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mag 3 2014

Ristorante Hotel Monte Arcosu – Uta

 Scritto da Jesus | | Commenta

Monte Arcosu - Piscina

Monte Arcosu – Piscina

 

Giovani e anziani custodi del miracolo della vita; anime imbelli che avete per secoli vagato tra le bellezze del Creato, senza mai avvertirne e scorgerne il fondamento; monocordi mandibolatori di professione, che l’atto del deglutire avete elevato come vostra unica fonte di sostentamento fisico e morale. Rinnegate oggi il vostro oblio; inspirate ed ispirate il caldo alitare della Natura; oscurate il vostro sguardo ai falsi riverberi della luce; mirate le forme imponenti dei monti; purificate i vostri occhi con le acque dei limpidi torrenti, glorificate il pensiero di Jesus e infine disilludetevi di quanto appena letto, perché se l’avete fatto avete sacrificato ben troppa vita, verso il volgersi della vostra fine…. Fine.
 

Monte Arcosu - Interno

Monte Arcosu – Interno

 

Appunto la Natura ci mancava. Il freddo condersarsi della brina che punge la pelle,  il soffocante odore del bestiame nei campi, lo sprezzante colore delle foglie,  l’auto-erotico sfregar delle fronde degli alberi, l’agitarsi di colorati pennuti e il confortevole calore del sole, che dona ottimismo e rassicura ciascuno delle proprie speranze.
Tutto questo non avremo oggi modo di descrivere e raccontarvi perché, all’atto di indirizzarci verso l’oasi naturalistica del Monte Arcosu, l’indecifrabile macchina delle ciccionate del Raschione Ettore, stabiliva altresì che il rituale avrebbe dovuto consumarsi nelle ore notturne, negando quindi, dal principio, ogni possibile velleità di bird o donkey watching.
 

Monte Arcosu - Salumi

Monte Arcosu – Salumi

 

Arrivati non con qualche difficoltà al ristorante con la nuova quasi-cento cavalli del Raschione Ettore, dopo un lungo andirivieni condito da «alza i fari che non si vede niente» e «perché stiamo facendo questo giro inutile?», i Burricchi subitamente prendevano coscienza che la serata non sarebbe stata tranquilla e silenziosa. Nel parcheggio dell’hotel, decine di macchine con drappi bianchi, e un eco lontano di intrattenimento musicale, ci suggerivano che avremmo condiviso gli spazi con un banchetto nuziale. La certezza arriverà quando, nell’appropinquarci con passo da soma verso la struttura, riuscivamo poi a cogliere distintamente le parole dei testi di Pupo e dei Ricchi e poveri.
 

Monte Arcosu - Antipasti

Monte Arcosu – Antipasti

 

E’ senz’altro accattivante e ben curata l’ambientazione dell’Hotel Monte Arcosu. Immerso nella magia delle colline ai piedi dell’omonimo monte di Uta, architettonicamente ricorda una grande magione di campagna nella quale domina l’elegante piscina all’aperto. L’interno – o per lo meno la sala ristorante – si qualifica con arredi rustici, decori in pietra e tovagliame ocra/arancio, in tinta con alcune colonne portanti. Parte della sala destinata agli ospiti del matrimonio era confinata da pseudo-murature tensostrutturali, mentre i Burricchi venivano fatti accomodare in un più intimo e frequentato spazio nei pressi della reception. Il tavolino d’accomodo risulterà particolarmente minuto, tanto da necessitare una appendice mobile, onde consentire la comoda distribuzione delle portate; appendice, che verrà messa a dura prova dalle periodiche capocciate di un infante, lasciato allo stato brado dagli astanti progenitori. Non è particolarmente calorosa l’accoglienza riservata ai Burricchi da parte dei camerieri, probabilmente troppo impegnati nelle frenetiche attività della festa nuziale. Ad ogni modo venivamo fatti accomodare informalmente da un signore “in borghese” che poi si sarebbe affrancato presso tavolo di terzi avventori, presumibilmente suoi conoscenti diretti. A parte le questioni di forma (come una chewing-gum galeotta), il servizio si dimostrerà comunque sufficientemente rapido ed adeguato.
 

Monte Arcosu - Tortino carote spinaci

Tortino carote spinaci

Monte Arcosu - Melanzane

Melanzane

 


Esclusa ovviamente la possibilità di desinare con la pizza, ordiniamo abbastanza velocemente antipasti e primi, facendoci catturare dall’offerta di selezione di pietanze miste di terra e di mare. Difficoltà nella selezione del vino. Dopo una fase di titubanza da parte di Marrocu, il Burriccu Raschione comandava repentinamente una etichetta (la più costosa!) non gradita all’Ingegnere, che dopo un attimo di smarrimento, richiamava vistosamente il maître convenendo, pur di non dare soddisfazione all’antagonista asinino, con l’ipotesi di mediazione suggerita da Jesus: Torbato DOC di Sella&Mosca “Alghero”.
 

Monte Arcosu - Fregola

Monte Arcosu – Fregula con arselle

 

Diciamo subito che gli antipasti, sebbene composti da un numero considerevole di portate (tredici) e seppure abbiano esordito con un discreto vassoio di salumi (ottimo prosciutto crudo, ottima salsiccia sarda, anonimo prosciutto cotto!) nel complesso ci sono apparsi insignificanti, dal punto di vista della presentazione e dalla rendita in termini di gusto: «sembra il festival del sottolio». Inoltre, a prescindere dalla sovrabbondanza di olio, da riferirsi a buona parte dei piatti, dobbiamo rilevare di aver personalmente notato (almeno Jesus e l’Ing.Marrocu) un quasi comune denominatore di gusto nei condimenti: uno strano sapore, che pizzicava la lingua, come se le verdure e gli ortaggi fossero stati lavati e purificati con un utilizzo eccessivo di bicarbonato.
 

Monte Arcosu - Culurgiones

Monte Arcosu – Culurgiones

 

Ad ogni modo, fatti salvi gli errori dovuti alla memoria, e all’assenza per turismo sessuale in Ukraina del Raschione Ettore, gli antipasti si articolavano in: salumi, insalate di mare con olive nere e peperoni, polpo con patate, pasticcio di funghi e pecorino, funghi sott’olio, insalata di tonno e pomodori, pesce azzurro marinato, involtini di melanzane arrosto, insalata di gamberi, piedini d’agnello, melanzane sott’olio e dignitoso tortino di carote e spinaci, servito un po’ troppo freddo. Al «vi siete arresi?» della cameriera, in fronte al fatto che le cibarie erano in gran parte rimaste nei loro accomodi (cosa anomala per i Burricchi!) abbiamo reagito con un pietoso silenzio.
I primi piatti, invero, sollevavano un poco la media, per effetto del gusto gradevole  «con questi andiamo sul sicuro» dei culurgiones (Di Azara?) con ripieno di patate e formaggio, conditi con pomodori e spolverata di bottarga, scelti da Jesus e Marrocu, mentre il Raschione Ettore non gradiva troppo la sua fregula con arselle, pomodori e prezzemolo, seppure l’irregolarità dei grani lasciasse pensare ad una pasta artigianale.
 

Monte Arcosu - Tiramisù alla banana

Tiramisù alla banana

Monte Arcosu - Macedonia

Macedonia

 

Dopo aver discusso sulla ipotesi di procedere con una grigliata mista, abortita per il fatto che (onestamente) ci veniva comunicato che i gamberoni erano in realtà congelati, passavamo direttamente ai dessert: macedonia per l’Ing. Marrocu, anomalo tiramisù alla banana («voi quando sentite parlare di banana vi ci buttate subito!») per Jesus e il Raschione. Se trattavasi di un esperimento dello chef, certamente è fallito: gusto indeciso tra l’aspro e l’annacquato. La cena si concludeva quindi con dei caffè, e con un fil’e ferru (acquavite) per Jesus.
Costo complessivo della serata 29€ cadauno, da ritenersi adeguati, almeno per quanto concerne il numero di portate che abbiamo ingurgitato.

 

L’Hotel Monte Arcosu è splendidamente collocato nell’omonima oasi naturalistica, immerso tra le verdi colline di Uta. Nonostante questo, dobbiamo dire che la cucina, in particolare antipasti e dolci, non si sono dimostrati all’altezza delle aspettative, forse a seguito del concomitante banchetto di nozze. Un burriccu con menzione speciale per la location.

 


VALUTAZIONE “Monte Arcosu”: Un Burriccu con menzione speciale.
Ristorante Hotel Monte Arcosu Indirizzo: Loc. Monte Arcosu, Uta – CA
Telefono: 070969291    [mostra in google maps]
 

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mar 16 2013

Taverna Su Milese – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Milese - Interno

Milese – Interno

 

Confiteor. Ho avuto serie difficoltà ad approcciarmi a quest’ultima recensione, che voi qui vedete vergata nero su bianco, estendersi e confinarsi lungo una stretta fila di caratteri sullo schermo, torcersi ermeticamente nell’alternarsi periodico dei paragrafi: prima a destra e poi a sinistra; a sinistra e poi di nuovo a destra, discendere e allinearsi verticalmente, quasi a seguire la misteriosa spirale della molecola della vita. Tutto questo vedete voi adesso così chiaramente espresso, nell’armonia delle geometrie, nel calore delle frasi già lette. Ma Jesus, hic et nunc,  avverte solo il vuoto da riempire, la lunghissima strada da percorrere d’innanzi a lui, e sa pagu gana che ha, di cadere spiritualmente verso il bianco fondo della pagina: speriamo che il DNA del burriccu, lo guidi fino alla luce senza troppi sforzi.
 

Milese - Carciofi e bottarga

Milese – Carciofi e bottarga

 

Accusatio I. Ma si può essere così Burricchi da organizzare una ciccionata, invitando peraltro un’ospite di spessore nazionale – la Burricca sindacalista Miss Parker -, e nemmeno premurarsi di scegliere un locale in cui sia possibile accedere con assoluta certezza, trascurando la imprescindibile pre-condizione della prenotazione?
Poi c’hanno ragione i volenterosi camerieri a doverci necessariamente rimbalzare perché i tavoli risultano già tutti riservati.
Alle 20.55 di Venerdì, per colpa imperdonabile del Raschione Ettore, il conclave cardinalizio del Donkey Challenge ancora non aveva individuato il possibile ristorante candidato alla somma liturgia settimanale.
 

Milese - Gamberi

Milese – Gamberi

 

Habemus Burriccum. Dopo un non lunghissimo girovagare per le strette vie della “Marina”, sotto una accennata pioggia purificatrice, la compagnia dei Burricchi raggiunge il locale che, secondo il piano alternativo del Raschione, avrebbe dovuto compensare il mancato iniziale approdo. Non c’è con loro il terzo Triumviro ufficiale, Ing. Marrocu, impegnato in una misteriosa ciccionata parallela – documentata dal medesimo con tanto di tweet live intrecciati con i nostri – mentre la nostra ospite, che già pregustava e disiggiava di assaporare pesce e molluschi crudi, non tratteneva il suo disappunto nello sbirciare il menù all’esterno del locale, non certo palesemente concentrato sulle più appetibili prelibatezze di mare. Trattavasi della Taverna “Su Milese”, collocata nella pittoresca e già battuta (nelle nostre escursioni culinarie) Via Barcellona, in quel di Cagliari. Questa volta, nonostante una non trascurabile presenza di clienti, non abbiamo problemi a trovare alloggio.
 

Milese - Antipasti sott'olio

Milese – Antipasti sott’olio

 

Al suo interno “Su Milese” ha un aspetto ordinato sobrio e gradevole. L’avventore viene accolto da una prima sala che, dalla soglia di ingresso si estende longitudinalmente fino al bancone di servizio e alla cucina, mentre un subitaneo disimpegno laterale conduce ad una seconda zona pranzo, caratterizzata da pareti albine, da un bel soffitto a volta, decori in pietra chiara e, sul fondo, inserti superiori in legno scuro. L’arredamento è spartano e minimalista, con piccoli tavoli squadrati vestiti con tovagliame di carta, sedie piuttosto rigide e alcune piccole stampe da muro, la cui cornice richiama il colore della pietra tutt’attorno.
 

Milese - Zuppa di cozze

Milese – Zuppa di cozze

 

Accusatio II. Diciamo subito che la serata non è stata esattamente caratterizzata da un servizio puntuale ed attento, probabilmente a causa di una organizzazione dei compiti male distribuita tra maître e cameriere. Effettivamente, nonostante non vi fosse il “tutto esaurito”, siamo riusciti a ricevere la carta, circa un quarto d’ora/venti minuti successivamente al nostro ingresso nel ristorante; il maître si è poi presentato al nostro tavolo dopo una ulteriore consistente attesa, senza possibilità di ricevere preventivamente una richiesta fornitura d’acqua naturale.
Il menù de “Su Milese” non si compone di pietanze che possano richiamare in modo inequivocabile le origini stesse del proprio nome (il paese di Milis, provincia di Oristano), ma presenta una serie di piatti piuttosto semplici, espressi senza particolare fantasia e carattere. Gli ingredienti utilizzati («noi trattiamo solo roba fresca») sembrano in realtà scelti nell’ottica di limitare al massimo l’esborso economico da parte del cliente, piuttosto che ispirati da una ricercata condotta sulla via della qualità. Questa filosofia potrà risultare estremamente positiva per taluni nostri parsimoniosi lettori (pecunia fit gustibus) ma non può certo soddisfare le esigenze dei viziati Triumviri del Donkey Challenge.
 

Milese - Lo scoglio del milese

Milese – Lo scoglio del milese

 

Accusatio III. Non essendo previsto un preciso percorso degustazione, scegliamo quindi quattro antipasti singoli da dividere in tre (che arriveranno prima delle nostre stoviglie!) e ordiniamo una buona bottiglia di “Filine”, Vermentino di Sardegna DOC della Cantina Dorgali. Il vino è pervenuto al tavolo eccessivamente caldo, tanto da cagionare una simpatica incomprensione tra Jesus e il cameriere: «Se ci fornisce il secchiello del ghiaccio, probabilmente riusciamo a recuperarlo» … «non è proprio un secchiello» … «Beh se è una terrina, va bene lo stesso!».
In realtà il gentile cameriere si riferiva a un semplice accomodo termico, che purtroppo si è reso disponibile solo a bottiglia abbondantemente tracannata.
Gli antipasti si articolavano in quattro portate dal gusto e dalla qualità complessivamente discutibili: carciofi con bottarga a scaglie (non male i carciofi ma la bottarga sarebbe stata meglio più abbondante) su letto di olio d’oliva; dozzinali gamberi argentini serviti freddi (e non impeccabilmente puliti) con pomodori e cipolle; terrificanti antipastini sott’olio, dal gusto eccessivamente acido, comprensivi di carciofi, olive e peperoncini ripieni; zuppetta di cozze il cui sugo, nonostante l’eccessivo impiego di prezzemolo, non era malvagio, mentre il sapore dei mitili era praticamente inesistente. Unico aspetto positivo, il gusto del pane d’accompagno.
 

Milese - Spaghetti ai ricci

Milese – Spaghetti ai ricci di mare

 

Reprimenda finalis. Anche i primi piatti si sono dimostrati di mediocre fattura. Gli spaghetti ai ricci di mare di Jesus erano tristemente asciutti, cirdini e senza sapore, mentre la polpa di riccio – evidentemente congelata – aveva più l’aspetto di piccoli tocchetti di ragù di carne (vedere foto).
Ancor peggio il pur altisonante “Scoglio del Milese”, con cozze, arselle e gamberi. Nonostante lo chef abbia negato questa circostanza, sia il Raschione che la nostra ospite (intollerante al lattosio) hanno denunciato il sospetto utilizzo di burro per cucinare la pietanza («beh se non è burro sarà margarina!») tanto da lasciare il piatto assolutamente immacolato.
Ad onor del vero, il personale si è decorosamente scusato, non conteggiando gli spaghetti nella traduzione del conto finale.
Terminati i primi piatti, in considerazione che null’altro probabilmente li avrebbe soddisfatti, i Burricchi non se la sono sentita di andare avanti e hanno chiesto direttamente il conto, che è stato di circa 16€ (secondo i nostri conti sarebbero dovuti essere 26, senza scorporo).

Carino, accogliente, e ben collocato in quel della “Marina”, Su Milese propone una cucina economica. ma di certo non in grado di soddisfare le aspettative dei palati più esigenti. Piuttosto mal organizzato il servizio, soprattutto nei tempi d’accoglienza. Un burriccu meno meno.

 


VALUTAZIONE “Su Milese”: Un Burriccu.
Taverna Su Milese Indirizzo: Via Barcellona 32, Cagliari
Telefono: 070680957    [mostra in google maps]
 

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ott 27 2012

Ristorante Al Castello – Cagliari

 Scritto da Jesus | 8 commenti | Commenta

Al Castello - Castello S.Michele

Al Castello – Castello S.Michele

 

Con la voglia e sa gana di chi, penitente, deve risalire, con il solo uso delle sue rotule, l’erta di San Michele fino al suo Castello, per dopo rotolarsi dal declivio cosparso di catrame ed unguenti griffati D&G iniziamo, “alla vecchia maniera”, la disamina e il resoconto della ciccionata di quest’ultimo Venerdì di Ottobre, nell’AD MMXII.
E la iniziamo, questa disamina, con un breve ma intenso accenno all’evanescente figura dell’Ing.Marrocu, terzo Triumviro ufficiale, che i nostri lettori e lettrici divisano ormai insistentemente di rivedere – dopo settimane d’assenza – su queste pagine. Confidiamo che il governo canadese, che ha ospitato il vagabondo ingegnere durante il suo trip nordamericano, prenda una posizione chiara e decisa sull’argomento, e ce lo rimandi prontamente indietro, anche perché Jesus non vorrebbe presentarsi nuovamente in pubblico, con il Raschione, in formazione PACS!
 

Al Castello - Interno

Al Castello – Interno

 

Poco prima delle ore 21.00, nell’uggiosa serata di Venerdì, Jesus e il Raschione risalivano il colle di San Michele, non solleticando le proprie quattro rotule, ma per mezzo delle quattro ruote della 150cv presidenziale, che ha comunque sofferto e vagito non poco, nell’affrontare l’approssimativo sterrato e i numerosi dossi pseudo-artificiali, che portano su, fino ai parcheggi nei pressi degli ascensori comunali; a partire da questi, gli avventori del ristorante “Al Castello”, devono percorrere a piedi un suggestivo sentiero panoramico, da cui si ammirano, in tutta la loro notturna magnificenza, la città e il golfo di Cagliari. Ancor più accattivante prospettiva – possiamo immaginare -, avremmo avuto al crepuscolo, in una calda serata estiva inondati dagli sfumati ed accesi colori del tramonto. Lungo il non impegnativo cammino, ci si imbatte inevitabilmente nell’imponente (e abilmente illuminata) sagoma del Castello di S.Michele, fortezza difensiva medioevale, edificata nel X secolo D.C., oggi “Centro comunale d’Arte e Cultura” inaugurato nel 2011. Il descritto percorso turistico, non sarebbe invero necessario per arrivare al ristorante, in quanto direttamente raggiungibile (in auto) da una via secondaria interdetta al pubblico; motivo per il quale, nel caso abbiate particolari problemi di deambulazione, vi suggeriamo di richiedere l’accesso direttamente in fase di prenotazione.
 

Al Castello - Antipasti mare freddi

Al Castello – Antipasti mare freddi

 

Come indicato dalla gentile e giovane titolare (almeno abbiamo intuito fosse tale), il ristorante “Al Castello” è alloggiato nell’edificio che un tempo ospitava una caserma della Marina Militare, poco distante dallo storico maniero.
Alla solida struttura originaria dell’immobile, è stato aggiunto una sorta di funzionale gazebo perimetrale, che ospita la sala da pranzo e che è lateralmente delimitato da un’ampia vetrata, allestita al fine di valorizzare a pieno l’incantevole vista che si gode – su Cagliari – da lassù.
Le pareti e gli infissi della muratura interna, gli estesi drappeggi cremisi ed un efficace finto pozzo in pietra, ritagliano un’ambientazione di certo accattivante e romantica (suggerimento: l’utilizzo di candele al tavolo potrebbe esaltare questo fattore), sapientemente sostenuta da un’adeguata musica di sottofondo.
 

Al Castello - Antipasti terra mare caldi

Al Castello – Antipasti terra mare caldi

 

Aggirato il vestibolo di ingresso, ed introdotti nella sala panoramica, i due burricchi venivano fatti accomodare in un tavolo a ridosso della bella vetrata (per l’occasione aperta a beneficio del ricambio dell’aria e della voracità delle zanzare autunnali, acc!). Poco più tardi, arrivava l’unico gentile cameriere addetto al servizio che, nonostante qualche piccola sbavatura, si è dimostrato adeguatamente diligente e incisivo, aiutato fors’anche dall’esiguo numero di avventori presenti durante tutta la serata.
Notiamo subito nel menù – a dire la verità non particolarmente fantasioso, per il Burriccu Sollai, citiamo gli amati spaghetti alla bottarga! -, il “bouquet” di antipasti di mare e terra, che volentieri ordiniamo, parimenti ai primi piatti e, dopo una breve contrattazione determinata dall’assenza dell’etichetta inizialmente prescelta, il vino: Vermentino DOCG “Funtanaliras oro” della “Cantina del Vermentino” di Monti.
 

Al Castello - Spaghetti allo scoglio

Al Castello – Spaghetti allo scoglio

 

Dobbiamo ora, purtroppo, rendicontare sulle note dolenti. Gli antipasti, arrivati rapidamente al tavolo – ad esclusione degli affettati di terra che possiamo decretare dignitosamente appetibili -, a nostro giudizio si sono rivelati assolutamente mediocri, in ordine alle materie prime utilizzate (non lontano il sospetto che i frutti di mare  fossero per la quasi totalità surgelati) alla preparazione e alla loro presentazione. In particolare, la zuppetta di cozze si è manifestata solo “esternamente” tiepida, tanto da far sospettare che fosse stata preparata, riposta in frigorifero e maldestramente riscaldata in ultimo, prima di essere a noi servita.
Alla richiesta di spiegazioni, ci è stato riferito (con tanto di scuse ufficiali dello chef) che, per un disguido, le cozze si erano raffreddate prima di raggiungere la loro destinazione: «Pare che le cozze siano arrivate fredde nel passaggio cucina-tundra-steppa-sala (Cit. Raschione, via LIVE Twitter #CICCIONATA)».
Oltre alla già citata zuppetta di cozze, gli antipasti erano composti da: piatto di terra con salsiccia sarda, pecorino fresco, ricotta affumicata, olive verdi sott’olio; lonza di maiale (mustela) su letto di carote e verdure; insalata di mare (seppie surimi cozze, peperoni, cipolle); insalata di polpo con aceto balsamico; moscardini alla diavola (che sinceramente non capiamo come potessero essere definiti “alla diavola”, e che comunque registriamo come il piatto peggiore del bouquet) con limone, su letto di verdure; insalata di polpi e moscardini su letto di lattuga iceberg; melanzane a “sa schiscionera” su letto di pane carasau.
 

Al Castello - Fregola con arselle

Al Castello – Fregola con arselle

 

Oltre alle cozze, abbiamo avuto seria difficoltà nell’identificare, nei pur numerosi antipasti, un appena lontano gusto di mare, con ingredienti – tra l’altro insistentemente riproposti, come il polpo e i moscardini -, che risultavano praticamente insapore.
Ben più gustosi, ci sono apparsi invece i primi piatti, probabilmente per merito delle arselle che, a differenza dei succitati mitili, riuscivano a trasferire un minimo di gusto e piacevolezza al condimento: spaghetti allo scoglio con cozze (!), arselle, seppie, gamberi e pomodori per Jesus, fregola con arselle per il Raschione.
A questo punto i burricchi, avendo immaginato per interpolazione la possibile qualità dei secondi piatti, decidevano di passare direttamente al dolce.
 

Al Castello - Sebada al miele

Sebada al miele

Al Castello - Mini viennetta

Mini viennetta

 

Per nulla conquistato dall’offerta della casa in merito ai dessert, Jesus dirottava la sua scelta verso una preconfezionata e altisonante “Mini Viennetta” Algida, che si è dimostrata in effetti piuttosto buona e ben presentata.
Meno entusiasmante, il dessert del Raschione: una Sebada al miele che, seppure esteticamente ben allestita (con arance, kiwi e pere) e felicemente preparata, veniva demolita da un dozzinale “millefiori”, utilizzato come condimento di base. Sarebbe bastato un miele appena più prestigioso…

 

La cena si concludeva quindi con un caffè («Gesucristu!») e un amaro “Montenegro” per Jesus (servito nel bicchiere originale), e con un “Jagermeister” per il Raschione. Costo complessivo della serata, 36€ cadauno (in origine 40€, poi scontati), commisurati con riferimento alla meravigliosa location, totalmente sovrastimati in merito alla qualità delle pietanze consumate.

Il ristorante “Al Castello” presenta senz’altro un notevole punto di forza nella sua posizione privilegiata e nell’intelligente allestimento estetico. Se parliamo di qualità delle materie prime e della cucina in generale, invero, non possiamo che esortare la titolare e il personale a cambiare totalmente registro: non tutti i turisti e non tutti i cagliaritani, si accontentano così facilmente! Un burriccu, con menzione speciale per il bel panorama.

 


VALUTAZIONE “Al Castello”: Un Burriccu con menzione speciale.
Ristorante Al Castello Indirizzo: Parco colle S.Michele, Cagliari
Telefono: 070554438    [mostra in google maps]
 

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set 23 2012

Picasso Café Restaurant – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Picasso - Interno

Picasso – Interno

 

«A los doce años sabía dibujar como Rafael, pero necesité toda una vida para aprender a pintar como un niño

Yo soy Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Annibali Picasso – Olè!

L’abbandono della prospettiva, la diserzione dello spazio, l’autorità del colore, sospinti e confinati con violenza sulla tela, afferrati e urlati al mondo in un vortice psichedelico di cognizione ed emozione. Ogni tratto è un segno di vita, ogni dettaglio è un delirio di umana passione.
 

Picasso - Tagliere di terra

Picasso – Tagliere di terra

 

«Su questo tessuto di tela bianca, che ha come confini la vita fuori dall’arte, scopro il mio campo di battaglia, in cui un solo soldato solitario, combatterà la sua guerra contro se stesso.»

Entro questi ovattati confini, oltre i quali potete trovare quella cosa inutile che non è Donkey Challenge, settimanalmente combattono, i vostri amati donkeys, le loro colorate e allegoriche battaglie, condotte contro l’inedia e il sobrio vivere per conquistare, con fatica e determinazione, le più alte vette della buona cucina e delle nostrane, culinarie tradizioni.
La guernica che adesso qui dipingiamo, descrive la nostra nuova battaglia, vissuta in una tiepida notte di fine Estate in quel di Cagliari. I “feroci nemici” di oggi saranno, vedremo tra breve, due giovani ed avvenenti fanciulle, che hanno sudato non poco nel guerreggiare con quattro esigenti ed incontentabili burricchi, difendendo con passione il loro arrocco.
 

Picasso - Bruschette al pomodoro

Picasso – Bruschette al pomodoro

 

Giovedì sera. Il giorno prima della ciccionata l’ingegner Marrocu – felicemente integrato in una comitiva “tutti cacciavite” -, viene intercettato dalla donna del presidente, in un noto e pluriburriccato locale cagliaritano. In quell’occasione, sollecitato indirettamente da Jesus – in contatto medianico/mediatico dalla sua cameretta – dichiarava che non avrebbe potuto presentarsi all’empio svolgersi del rito, per imprescindibili impegni di lavoro.
Venerdì sera, ore 20.59. Allorquando Jesus e il Raschione, arrivati nella stretta via Ospedale ed individuata l’antimimetica sagoma del Burriccu Sollai, volgevano lo sguardo verso il ristorante “Picasso café”, riuscivano a scorgere, con trattenuti accenni di giubilo e stupore, la plumbea figura dell’ingegnere, che intanto s’era scientemente celato sull’ingresso del locale, per produrre manifesta e rumorosa sorpresa, già sindacando sul fatto che fosse arrivato qualche minuto prima dei due comunque puntuali burricchi. Ancora prima, aveva paventato telefonicamente la remota ipotesi del suo arrivo, a dispetto del forfait iniziale. Come “ospite” aggiunto alla prima prenotazione, avrebbe poi causato non pochi problemi di benessere ambientale, ai tre più irreprensibili (nella condotta) colleghi.
 

Picasso - Raviolini ai funghi porcini

Picasso – Raviolini ai funghi porcini

 

L’ingresso dei quattro equidi nel ristorante, sembra quasi l’introduzione di una commedia pirandelliana, la cui protagonista è la graziosa e gentilissima cameriera dai tratti nordici che, contemporaneamente al nostro arrivo, vedeva incidentalmente presentarsi altri due gruppi di commensali, all’unisono rivendicanti la loro prenotazione, tanto da creare non poco disordine e caos, fino al punto di indurla a sincretizzare logisticamente i burricchi, con gli avventori di un altro tavolo!
Durante la serata, la stessa cameriera verrà insistentemente importunata dalla puntigliose richieste del Tetriumvirato – di Jesus in particolare – mantenendo, sempre e comunque, un approccio empatico e cordiale, nonché un istintuale ed incorruttibile sorriso sulle labbra. Personalmente, io ci avrei servito il veleno per topi!
 

Picasso - Trofiette noci gorgonzola

Picasso – Trofiette noci gorgonzola

 

Strutturalmente, il locale si presenta con un grande vestibolo d’ingresso e con accattivanti pareti vermiglie, decorate da riproduzioni d’opere del geniale pittore iberico, verosimilmente riconducibili al periodo cubista analitico. Il vestibolo, muta rapidamente in una graziosa zona bar, in cui sembrano comunque non integralmente valorizzati gli spazi architettonici. Una prima sala da pranzo laterale, ospita le tavolate più consistenti mentre, più in fondo al locale, compare una saletta più intima e riservata, che sarebbe ritrovo ideale per cene all’insegna della quiete e del romanticismo, se non fosse per l’immancabile, molesto, televisore LCD – tra l’altro con un evidente problema di saturazione degli altoparlanti -, che violenta irrimediabilmente l’ambientazione. «Non vi piace? Eppure i nostri clienti lo vogliono per guardarsi il Tg a pranzo». «Allora forse è meglio che cambiate clientela! »
 

Picasso - Bistecca patatine

Picasso – Bistecca patatine

 

In quest’ultimo riservato ambiente, vengono fatti accomodare i quattro asinini clienti, in un piccolo tavolo quadrato che – come da prenotazione -, doveva e poteva accoglierne esclusivamente tre.
L’esordio relazionale con la cameriera, non mancava di gag subitamente esilaranti.

C.: «Potete scegliere dal menù questo e questo…»
J.: «Ehm, come scusi?»
C.: «Non avete, il coupon? avete “scontu”???»
S.: «No, abbiamo i soldi!»
C.: «Allora scegliete tutto quello che volete!»

Il menù del “Picasso” – tra l’altro interamente scritto a mano su carta quadrettata, con bella calligrafia, 10 anni!!! – si compone quasi esclusivamente di piatti di terra, di non articolatissima composizione, ed è particolarmente ampio e variegato; una diversa e più ricercata filosofia, avrebbe preferito restringere il numero di pietanze proposte, per concentrarsi su piatti di maggiore elaborazione e qualità.
 

Picasso - Carpaccio rucola e grana

Picasso – Carpaccio rucola e grana

 

Di buon grado, i burricchi si adeguavano all’offerta della cucina, indirizzandosi obbligatoriamente sugli antipasti di terra, e contestualmente comandavano un rosso DOC “Perdera” di Argiolas.
Gli antipasti erano costituiti da un variopinto tagliere, allestito con pecorino semi stagionato, ricotta vaccina, mortadella speziata, salsiccia sarda piccante, salame, testa in cassetta (tutto senza particolari eccellenze) con successiva appendice di olive sott’olio (simil-saclà) e bruschettine al pomodoro (buone).
Decisamente più interessanti i primi piatti, di marcato proponimento autunnale: trofiette alle noci e gorgonzola per il Raschione Ettore e per l’Ing.Marrocu, Raviolini ai funghi porcini, burro e salvia, per Jesus e il Burriccu Sollai.
A questo punto, già ordinati ed attesi i secondi piatti, l’Ing.Marrocu, dopo esser brevemente uscito dal locale per una malsana pausa sigaretta, ritornava al tavolo con la fronte corrugata e una notizia inquietante da comunicarci: «Ragazzi, la situazione è questa, c’è una ispezione ASL in corso, la cucina è bloccata e io mi devo alzare alle 5 e mezza. Ciao ciao!». La dipartita del preoccupato ingegnere – a dire la verità non contestata o contrastata con partecipazione da nessuno dei commensali – è risultata pressoché frettolosa, perché dopo pochi minuti, conclusasi felicemente l’ispezione, si sarebbe di nuovo materializzata la cortese cameriera (sempre la stessa, solo occasionalmente sostituita da un ragazzo, altrettanto gentile), con le pietanze richieste qualche decina di minuti prima («Vorrei una bistecca, che tagli avete?».«Le facciamo da 350g!»).
 

Picasso - Torta al cioccolato

Picasso – Torta al cioccolato

 

Relativamente al burriccu Sollai, trattavasi di una buona costata di manzo, senza condimento (l’alternativa era aglio e prezzemolo), servita con contorno di patatine fritte; Jesus e il Raschione, invero, si erano fatti conquistare da un carpaccio di manzo con rucola e grana, rivelatosi piuttosto buono, benché Jesus non abbia gradito (perché non particolarmente amante di quest’erba) la presenza della rucola, unico difetto, a suo dire, dei carpacci rucola e grana. Vi chiederete, a questo punto, perché un soggetto mentalmente equilibrato, debba ordinare una pietanza che non ama, in presenza di un’ampia scelta di più apprezzate pietanze, e questa domanda contiene già di per sé la risposta che cercate!
La cena si concludeva quindi con una discreta torta (gelato) al cioccolato, con la canonica sprite digestiva per Sollai, con una eccellente liquirizia “Tanca dei pavoni” per Ettore, e con un caffè e un “Cynar” per Jesus. Il prezzo finale, 22€ cadauno, è da giudicarsi un 15-20% sotto la soglia ideale.

Lodevole l’iniziativa della bella proprietaria che, visibilmente mortificata, é arrivata in sala per scusarsi personalmente del ritardo – tra l’altro neanche particolarmente pesante -, cagionato dall’ispezione a sorpresa («E’ la prima che subiamo da quando siamo aperti» … chiedetevi perché, proprio in concomitanza con l’arrivo dei burricchi!), con la quale Jesus ha poi imbastito la discussione relativa all’opportunità di tenere o meno un televisore in sala, in luogo di un adeguato impianto di amplificazione acustica, con relativa musica d’atmosfera in sottofondo, e di cacciare a pedate, eventuali clienti che ne richiedessero nuova installazione.
Impagabile l’episodio finale per il quale, già fuori dal locale, siamo stati rincorsi dalla stessa proprietaria, che aveva interpretato come errore di calcolo («Questi non sbagliano, sono Ingegneri … o susunki! cit.») i dieci euro elargiti come mancia, a riconoscimento della comunque piacevole serata:

«Scusi ma i suoi clienti non lasciano mai la mancia?»
«No mai, perché?».
«Gliel’ho detto che deve cambiare clienti!»

Il “Picasso café”, è caratterizzato da un’ambientazione gradevole e da una atmosfera familiare e rilassante, confezionata attraverso l’empatica gentilezza del personale (menzione speciale). Un meno appassionato panegirico, possiamo imbastire per la qualità della cucina (comunque discreta), che sembra compressa e condizionata dalla scelta del target di riferimento. Suggeriamo, a rischio di perdere qualche cliente per l’inevitabile innalzarsi dei prezzi, di puntare di più su una cucina ricercata e di qualità, che potrebbe rendere il ristorante un saldo punto di riferimento della Cagliari culinaria. Due burricchi con menzione speciale.

 


VALUTAZIONE “Picasso café”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Picasso café Indirizzo: Via Ospedale 33, Cagliari
Telefono: 3492901317 [mostra in google maps]
 

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ago 25 2012

Ristorante nuovo Royal – Cagliari

 Scritto da Jesus | 8 commenti | Commenta

Royal - Bonaria

Royal – Basilica di Bonaria, scalinata

 


La porti un “burriccone” a Firenze,

che un giorno tre somari incontrerò,
e se non brinderemo col Nepente,
un Chianti delle valli gli offrirò…

Ma se li incontrerò giusto domani,
tra un mese, un anno o forse un dì,
avrò sempre il mio Chianti fra le mani,
mentre il Nepente ohibò, vedremo lì!

La porti un “burriccone” a Firenze,
che i tre somari li ho incontrati già,
m’hanno svuotato tutte le credenze,
e or’ non ho più nulla da mangiar!!!

 

Royal - Interno

Royal – Interno

 

Che solcare il mare e varcare la soglia di nuovi orizzonti non sia cosa da poco,  lo sappiamo bene qui al Donkey Challenge (o se volete, La guida del Somaro, come recentemente siamo stati ribattezzati).
Noi, austeri radicali della forchetta, radicati alle nostre accomodanti e ortodosse abitudini alimentari, ben poche volte abbiamo sentito il bisogno di tralignare dal nostro ossequioso vagare alla ricerca del gusto e delle tradizioni sarde, seppur espresse e interpretate da benemeriti progressisti della cucina, in pura chiave speculativa. Eppure, sappiate, la cucina che amiamo e veneriamo, con le nostre periodiche e solenni liturgie pagane, non è il centro del nostro e del vostro Universo.
«E pur si muove!» Sosteneva un celeberrimo chef toscano, di cui, per burriccagine, non mi sovviene il nome… Tutto questo pistolotto, introduce la modalità con cui e per la quale, i tre burricchi si siano avvicinati, questo fine settimana, seppure in quel di Casteddu, alla cucina toscana.
 

Royal - Antipasti

Royal – Antipasti di terra

 

Giovedì sera. «Jesus, scegli: domani andiamo in esterna, facciamo 50Km e dopo cena torniamo indietro ubriachi, oppure si va al Royal che ha riaperto da poco».
Venerdì sera, ore 21 circa.  Il ben poco volenteroso Jesus e il diligente Raschione Ettore, contemplano affascinati i contorni distesi e materni della basilica di Nostra Signora di Bonaria, accesa e accomodata su di un lungo tappeto di gradini bianchi, che sinuosamente discendono il declivio, fin quasi a raggiungere i loro piedi.
A poche decine di metri di distanza, al civico 52/A del Viale Diaz, ha riaperto da poco il ristorante toscano “Nuovo Royal”, un tempo ubicato nella non distante via Bottego.
 

Royal - Salumi, polpette, tartine

Royal – Salumi, polpette, tartine al paté di fegato

 

Con una elegante e distinta porta di vetro sfumato, il ristorante si affaccia discretamente sul Viale.
Varcato l’uscio di ingresso e superato un minuto bancone da bar, ci si immette in una graziosa e ben curata sala da pranzo, dominata dalle tonalità dell’arancio, arredata e decorata con credenze in legno, quadri, mensole, bottiglie di vino, e da numerosi e accattivanti punti luce, che si estendono linearmente lungo gli angoli e le strutture portanti del locale. Una quindicina di tavoli squadrati, per all’incirca sessanta coperti in tutto, sono distribuiti sul parquet in legno chiaro, tra le poche nicchie e i pilastri, fino a raggiungere la cucina a vista in fondo alla sala, dalla quale si possono scorgere almeno quattro fra cuochi/e e aiutanti, taluni con fisionomia indigena, alcuni con tratti somatici spiccatamente maremmani.
 

Royal - Tagliatelle porcini coniglio selvatico

Royal – Tagliatelle porcini coniglio selvatico

 

Toscano è anche il sigaro ostentato dall’Ingegner Marrocu al suo arrivo, dopo i dieci minuti di fisiologico ritardo, durante i quali, accomodatisi al loro tavolo, i due colleghi burricchi hanno resistito non poco, prima di assaggiare il delizioso cocktail di benvenuto proposto: una miscela di spumante e succo d’arancia, molto gradito.
Il personale di sala è piuttosto numeroso. Le ordinazioni vengono redatte, con il classico taccuino e penna biro, da una gentile e piuttosto risoluta signora toscana (probabilmente la titolare), mentre contiamo altri quattro camerieri/e, taluni piuttosto professionali ed efficaci, altri (probabilmente apprendisti di primo pelo) più approssimativi e distratti, nei modi e nelle movenze, tanto da cagionare qualche pur non significativo danno durante il progredire della serata.
 

Royal - Risotto alla crema di tartufo

Risotto alla crema di tartufo

Royal - Trofiette al pesto di pistacchi

Trofiette al pesto di pistacchi

 

Come segnalato durante il LIVE sulla nostra pagina Twitter (hashtag #ciccionata), i difetti che dobbiamo rilevare per il “Royal” sono due, uno strutturale, uno più facilmente arginabile. L’acustica della piccola sala non è da Teatro lirico per cui, con il progressivo affollarsi del locale, l’ambiente diviene piuttosto rumoroso e molesto, anche se nei limiti della tollerabilità. Il secondo appunto riguarda l’erudizione, da parte dei camerieri, degli avventori, in merito alle pietanze che vengono servite. Non essendo avvezzi alla cucina toscana, sarebbe stato interessante apprendere i nomi e gli ingredienti di base delle pietanze, nel frattempo che venivano presentate in tavola. Questa accortezza (a costo zero) dovrebbe essere una prassi consolidata e sistematica per qualunque ristorante e sarà oggetto, come tanti altri suggerimenti, di una guida/decalogo rivolto ai ristoratori, redatto prossimamente sulla base dell’esperienza dei burricchi. Per l’appunto: la guida del somaro (www.guidadelsomaro.com).
 

Royal - Bistecca fiorentina

Royal – Bistecca fiorentina

 

Fatte queste doverose considerazioni, da questo punto in poi, diamo idealmente la parola allo chef del “Royal”, per il quale abbiamo solo elogi ed apprezzamenti da manifestare.
La cucina toscana è essenzialmente “di terra”, per cui di terra sono gli antipasti che ci sono stati proposti, giustamente abbinati ad un ottimo Chianti Cellini DOCG, della “Fattoria il Palagio”, che ha comunque abbisognato di un certo periodo di stemperamento, per poter essere apprezzato al meglio.
Gli antipasti erano composti da: ottima insalata di carote, cardi, cipolle carciofi e maionese, dal gusto leggermente amarognolo; panzanella di pane raffermo con zucchine e pomodori; melanzane e zucchine alla griglia, tortino di  fromaggio e zucchine, stuzzichini di pomodori e formaggio fresco; cipolle in agrodolce, olive, salamino, carciofi sott’olio; frittura di mele in pastella, fiori di zucca e melanzane; succulento assortimento di salumi toscani, accompagnati da polpette di carne e crostini di paté di fegato, maldestramente interpretato come “macinato” dal Raschione. Il tutto, ricco di verdure, considerabile di eccellente fattura e ben equilibrato a livello quantitativo e calorico.
 

Royal - Cantucci e vinsanto

Cantucci e vinsanto

 

In ordine alla nostra cena, dopo gli ottimi antipasti, la cucina ha dato il meglio di sé con i primi piatti: straordinario risotto in crema di tartufo per Jesus, trofiette al pesto di pistacchi e pomodorini per il Raschione, gustosissime tagliatelle ai funghi porcini e coniglio selvatico per il Marrocu, che comunque pignoleggiava la presenza di qualche ossicino di troppo.
Terminati i primi, nonostante l’abbondanza delle pietanze, i tre commensali, per assaporare la regina della tavola toscana, non potevano non spartirsi una “fiorentina” da circa 900g. Una delle carni più tenere e gustose mai assaggiate, accompagnata da (non eccellenti) patate arrosto.
 

Royal - Pesche affogate

Royal – Pesche cotte affogate nel Chianti

 

Conclusa quest’ultima “fatica”, ai tre burricchi veniva offerto un pre-dolce, costituito dai classici cantucci toscani, imbevuti nell’ottimo Vinsanto (trebbiano e malvasia) che Jesus ha voluto preservare (come digestivo) sino alla fine del pasto.
Il dessert vero e proprio è stato (per i soli Raschione e Marrocu) una eccellente composizione di pesche cotte affogate nel chianti, con gelato alla crema.
Con due caffè e due ottime creme di mirto, sono terminate quindi le ostilità.
Da registrare, inoltre: numerosi “rimbalzi” da parte di avventori che chiedevano di sedersi ad un tavolo con la sala stracolma (consigliamo di prenotare!), un versamento di Chianti sul nostro tavolo da parte del cameriere, un versamento di Chianti da parte del Raschione sulla propria “Lacoste” da 70€, un versamento di liquore sul suo telefono da parte del Marrocu.
Costo complessivo dei versamenti (e quindi della cena) 21€ cadauno, assolutamente ridicoli rispetto alla qualità e quantità di quanto assaporato, e vergognosamente non arrotondati da una pur meritatissima e lauta mancia, per effetto di una cronica carenza di contanti e resto. Contiamo di correggere tale difetto, in prossime personali occasioni.
Il ristorante (nuovo) Royal, propone una cucina fortemente radicata nella genuinità delle tradizioni toscane, in un ambiente familiare e moderno. I gusti e le sensazioni provate, non sono quelle tipiche della nostra terra, ma di sicuro spessore ed impatto emozionale. Assolutamente da non perdere!
Tre burricchi con menzione speciale.

 


VALUTAZIONE “Royal”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Royal Indirizzo: Viale A.Diaz 52/A, Cagliari
Telefono: 070341313    [mostra in google maps]
 

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