☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
ott 27 2012

Ristorante Al Castello – Cagliari

 Scritto da Jesus | 9 commenti | Commenta

Al Castello - Castello S.Michele

Al Castello – Castello S.Michele

 

Con la voglia e sa gana di chi, penitente, deve risalire, con il solo uso delle sue rotule, l’erta di San Michele fino al suo Castello, per dopo rotolarsi dal declivio cosparso di catrame ed unguenti griffati D&G iniziamo, “alla vecchia maniera”, la disamina e il resoconto della ciccionata di quest’ultimo Venerdì di Ottobre, nell’AD MMXII.
E la iniziamo, questa disamina, con un breve ma intenso accenno all’evanescente figura dell’Ing.Marrocu, terzo Triumviro ufficiale, che i nostri lettori e lettrici divisano ormai insistentemente di rivedere – dopo settimane d’assenza – su queste pagine. Confidiamo che il governo canadese, che ha ospitato il vagabondo ingegnere durante il suo trip nordamericano, prenda una posizione chiara e decisa sull’argomento, e ce lo rimandi prontamente indietro, anche perché Jesus non vorrebbe presentarsi nuovamente in pubblico, con il Raschione, in formazione PACS!
 

Al Castello - Interno

Al Castello – Interno

 

Poco prima delle ore 21.00, nell’uggiosa serata di Venerdì, Jesus e il Raschione risalivano il colle di San Michele, non solleticando le proprie quattro rotule, ma per mezzo delle quattro ruote della 150cv presidenziale, che ha comunque sofferto e vagito non poco, nell’affrontare l’approssimativo sterrato e i numerosi dossi pseudo-artificiali, che portano su, fino ai parcheggi nei pressi degli ascensori comunali; a partire da questi, gli avventori del ristorante “Al Castello”, devono percorrere a piedi un suggestivo sentiero panoramico, da cui si ammirano, in tutta la loro notturna magnificenza, la città e il golfo di Cagliari. Ancor più accattivante prospettiva – possiamo immaginare -, avremmo avuto al crepuscolo, in una calda serata estiva inondati dagli sfumati ed accesi colori del tramonto. Lungo il non impegnativo cammino, ci si imbatte inevitabilmente nell’imponente (e abilmente illuminata) sagoma del Castello di S.Michele, fortezza difensiva medioevale, edificata nel X secolo D.C., oggi “Centro comunale d’Arte e Cultura” inaugurato nel 2011. Il descritto percorso turistico, non sarebbe invero necessario per arrivare al ristorante, in quanto direttamente raggiungibile (in auto) da una via secondaria interdetta al pubblico; motivo per il quale, nel caso abbiate particolari problemi di deambulazione, vi suggeriamo di richiedere l’accesso direttamente in fase di prenotazione.
 

Al Castello - Antipasti mare freddi

Al Castello – Antipasti mare freddi

 

Come indicato dalla gentile e giovane titolare (almeno abbiamo intuito fosse tale), il ristorante “Al Castello” è alloggiato nell’edificio che un tempo ospitava una caserma della Marina Militare, poco distante dallo storico maniero.
Alla solida struttura originaria dell’immobile, è stato aggiunto una sorta di funzionale gazebo perimetrale, che ospita la sala da pranzo e che è lateralmente delimitato da un’ampia vetrata, allestita al fine di valorizzare a pieno l’incantevole vista che si gode – su Cagliari – da lassù.
Le pareti e gli infissi della muratura interna, gli estesi drappeggi cremisi ed un efficace finto pozzo in pietra, ritagliano un’ambientazione di certo accattivante e romantica (suggerimento: l’utilizzo di candele al tavolo potrebbe esaltare questo fattore), sapientemente sostenuta da un’adeguata musica di sottofondo.
 

Al Castello - Antipasti terra mare caldi

Al Castello – Antipasti terra mare caldi

 

Aggirato il vestibolo di ingresso, ed introdotti nella sala panoramica, i due burricchi venivano fatti accomodare in un tavolo a ridosso della bella vetrata (per l’occasione aperta a beneficio del ricambio dell’aria e della voracità delle zanzare autunnali, acc!). Poco più tardi, arrivava l’unico gentile cameriere addetto al servizio che, nonostante qualche piccola sbavatura, si è dimostrato adeguatamente diligente e incisivo, aiutato fors’anche dall’esiguo numero di avventori presenti durante tutta la serata.
Notiamo subito nel menù – a dire la verità non particolarmente fantasioso, per il Burriccu Sollai, citiamo gli amati spaghetti alla bottarga! -, il “bouquet” di antipasti di mare e terra, che volentieri ordiniamo, parimenti ai primi piatti e, dopo una breve contrattazione determinata dall’assenza dell’etichetta inizialmente prescelta, il vino: Vermentino DOCG “Funtanaliras oro” della “Cantina del Vermentino” di Monti.
 

Al Castello - Spaghetti allo scoglio

Al Castello – Spaghetti allo scoglio

 

Dobbiamo ora, purtroppo, rendicontare sulle note dolenti. Gli antipasti, arrivati rapidamente al tavolo – ad esclusione degli affettati di terra che possiamo decretare dignitosamente appetibili -, a nostro giudizio si sono rivelati assolutamente mediocri, in ordine alle materie prime utilizzate (non lontano il sospetto che i frutti di mare  fossero per la quasi totalità surgelati) alla preparazione e alla loro presentazione. In particolare, la zuppetta di cozze si è manifestata solo “esternamente” tiepida, tanto da far sospettare che fosse stata preparata, riposta in frigorifero e maldestramente riscaldata in ultimo, prima di essere a noi servita.
Alla richiesta di spiegazioni, ci è stato riferito (con tanto di scuse ufficiali dello chef) che, per un disguido, le cozze si erano raffreddate prima di raggiungere la loro destinazione: «Pare che le cozze siano arrivate fredde nel passaggio cucina-tundra-steppa-sala (Cit. Raschione, via LIVE Twitter #CICCIONATA)».
Oltre alla già citata zuppetta di cozze, gli antipasti erano composti da: piatto di terra con salsiccia sarda, pecorino fresco, ricotta affumicata, olive verdi sott’olio; lonza di maiale (mustela) su letto di carote e verdure; insalata di mare (seppie surimi cozze, peperoni, cipolle); insalata di polpo con aceto balsamico; moscardini alla diavola (che sinceramente non capiamo come potessero essere definiti “alla diavola”, e che comunque registriamo come il piatto peggiore del bouquet) con limone, su letto di verdure; insalata di polpi e moscardini su letto di lattuga iceberg; melanzane a “sa schiscionera” su letto di pane carasau.
 

Al Castello - Fregola con arselle

Al Castello – Fregola con arselle

 

Oltre alle cozze, abbiamo avuto seria difficoltà nell’identificare, nei pur numerosi antipasti, un appena lontano gusto di mare, con ingredienti – tra l’altro insistentemente riproposti, come il polpo e i moscardini -, che risultavano praticamente insapore.
Ben più gustosi, ci sono apparsi invece i primi piatti, probabilmente per merito delle arselle che, a differenza dei succitati mitili, riuscivano a trasferire un minimo di gusto e piacevolezza al condimento: spaghetti allo scoglio con cozze (!), arselle, seppie, gamberi e pomodori per Jesus, fregola con arselle per il Raschione.
A questo punto i burricchi, avendo immaginato per interpolazione la possibile qualità dei secondi piatti, decidevano di passare direttamente al dolce.
 

Al Castello - Sebada al miele

Sebada al miele

Al Castello - Mini viennetta

Mini viennetta

 

Per nulla conquistato dall’offerta della casa in merito ai dessert, Jesus dirottava la sua scelta verso una preconfezionata e altisonante “Mini Viennetta” Algida, che si è dimostrata in effetti piuttosto buona e ben presentata.
Meno entusiasmante, il dessert del Raschione: una Sebada al miele che, seppure esteticamente ben allestita (con arance, kiwi e pere) e felicemente preparata, veniva demolita da un dozzinale “millefiori”, utilizzato come condimento di base. Sarebbe bastato un miele appena più prestigioso…

 

La cena si concludeva quindi con un caffè («Gesucristu!») e un amaro “Montenegro” per Jesus (servito nel bicchiere originale), e con un “Jagermeister” per il Raschione. Costo complessivo della serata, 36€ cadauno (in origine 40€, poi scontati), commisurati con riferimento alla meravigliosa location, totalmente sovrastimati in merito alla qualità delle pietanze consumate.

Il ristorante “Al Castello” presenta senz’altro un notevole punto di forza nella sua posizione privilegiata e nell’intelligente allestimento estetico. Se parliamo di qualità delle materie prime e della cucina in generale, invero, non possiamo che esortare la titolare e il personale a cambiare totalmente registro: non tutti i turisti e non tutti i cagliaritani, si accontentano così facilmente! Un burriccu, con menzione speciale per il bel panorama.

 


VALUTAZIONE “Al Castello”: Un Burriccu con menzione speciale.
Ristorante Al Castello Indirizzo: Parco colle S.Michele, Cagliari
Telefono: 070554438    [mostra in google maps]
 

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ago 10 2012

Ristorante Eugenio – Quartu S.Elena

 Scritto da Jesus | 6 commenti | Commenta

Eugenio - Esterno

Eugenio – Esterno

 

Varcare i confini e la soglia del tempo, poco prima che le vacanze e le ferie arrivino, con tutto il loro ricco carico di ricordi, di mnesiche sensazioni, di voci e schiamazzi che si rincorrono e rivivono, alimentate dal calore della fine e bianca sabbia del Poetto (di un tempo), è come danzare su un pavimento crollato da anni, che ancora riesce a sostenere chi, con il pensiero, senta il desiderio di garbatamente calpestarlo.
Non è ora nostra intenzione melanconicamente approfondire, per nostra e vostra molestia, tutte le sensazioni e reminiscenze che un ristorante come “Eugenio” riesce a stimolare – ad onor di ciò, ciaschedun lettore faccia personale riflessione -, ma di questo “stargate” verso il passato, che i Donkeys incontrano dopo un lungo ininterrotto vagare, vogliamo oggi raccontarvi.
 

Eugenio - Interno

Eugenio – Interno

 

Giovedì sera, ore 20.20. Dopo alcuni minuti di viaggio, poco dopo essersi immessi sulla S.S.554, attraverso il “rotondone” di Flumini di Quartu, Jesus e il Raschione Ettore raggiungono “Eugenio”, storico e celeberrimo ristorante dell’hinterland cagliaritano.
Ad onor del vero, l’incursione dei burricchi in questo locale, arriva con sensibile ed incolpevole ritardo, rispetto ai loro auspici; il buon Raschione nei mesi scorsi, aveva infatti, ripetutamente ed insistentemente, cercato di prenotare un tavolo, vedendoselo comunque sempre negare, così come probabilmente sarebbe accaduto decenni or sono, ma con ben differenti motivazioni. L’anticipo di mezz’ora, rispetto all’orario canonico delle nostre ciccionate serali, è stato determinato dalla richiesta dell’Ing.Marrocu che, nonostante quello che affermi approssimativamente via twitter, arrivava poi lui stesso con qualche minuto di ritardo!
 

Eugenio - Insalata di mare

Eugenio – Insalata di mare

 

Il Ristorante si trova edificato all’ombra di un imponente nespolo dal sapore verghiano, collocato giusto lungo la strada statale, nel comune di Quartu.
Dall’esterno, la struttura appare semplice e con ben pochi orpelli, mentre gli infissi in alluminio, tradiscono il vissuto di un non recente passato che, negli anni ’60, ’70 (per quanto possano conoscere e approfondire tre burricchi trentenni), coronava “Eugenio” come uno dei più conosciuti e rinomati ristoranti della zona. L’architettura del locale, esternamente e all’interno, non sembra essere stata rinnovata in modo sensibile da allora. Lasciamo a voi valutare, se questo aspetto possa essere considerato un pregio oppure un difetto.
 

Eugenio - Frittelle

Frittelle di gianchetti

Eugenio - Melanzane

Melanzane in pastella

 

All’interno, l’impatto con il locale produce una serie di sensazioni marcatamente contraddittorie. Parallela alla bella veranda coperta – ahimè ben poco frequentata dato il non splendido panorama -, c’è la sala principale, dalle tinte chiare, dal soffitto scuro e dai caratteristici lampadari con annesso ventilatore, tipici degli anni ’70.
Le parete che dà sull’esterno è elegantemente striata d’arancio, mentre quella opposta, sviluppata su archi a volta (alcuni dei quali poco amabilmente ostruiti), separa la sala dagli ambienti di servizio ed è arricchita da numerose foto e stampe in bianco e nero.
 

Eugenio - Zuppa di cozze

Eugenio – Zuppa di cozze

 

Verso fondo del ristorante – piuttosto confuso e carico di elementi di dubbia eleganza, quali un rumoroso televisore sintonizzato su “Veline” e i frigoriferi delle bevande – compare un ampio pertugio, dal quale ogni tanto balugina il giovane cuoco, per consegnare le comande. In virtù degli inesorabili effetti del tempo, di suppellettili desueti e di qualche percettibile segno dell’umidità, l’ambiente nel suo complesso non si distingue certo per raffinatezza e compostezza estetica, ma riesce ad ogni modo a regalare delle vere nicchie di splendido arredo familiar-kitsh; inoltre, nel percorrere i suoi spazi essenziali e squadrati, si avverte e percepisce l’inebriante profumo della dolce vita cagliaritana.
 

Eugenio - Spaghetti al sugo di aragosta

Spaghetti al sugo di aragosta

 

In considerazione dell’ora non particolarmente tarda, i burricchi arrivavano quando il ristorante era ancora deserto, e venivano accolti da una gentile signora e da una ragazza più giovane, verosimilmente sua figlia.
Il servizio, seppure spiccatamente “alla mano”, risulterà invero rapido ed efficace, e impeccabili saranno i tempi della cucina, che dovranno forzatamente raccordarsi con quelli cagionati da un divertente imprevisto, che ha coinvolto il Raschione Ettore, e di cui narreremo tra breve.
La scelta del menù ricadeva, naturalmente, su un assaggio di antipasti di mare, che sarebbero stati accompagnati da un buon vermentino di Gallura D.O.C.G. “Funtanaliras”, il più appetibile della non generosissima carta dei vini.
 

Eugenio - Calamari arrosto

Eugenio – Calamari arrosto

 

Gli antipasti, e in generale le pietanze, proposti dalla cucina di Eugenio, sono quelle classiche della tradizione cagliaritana e, seppur non brillando per originalità e ricercatezza delle composizioni, esprimono, con la genuinità e la freschezza degli ingredienti, tutto il potenziale della nostra cucina, tanto da non lasciarci insoddisfatti. All’attenzione dei Donkeys sono quindi arrivate, nell’ordine: ottima insalata di mare con polpo, calamari, seppiette e surimi, frittelle di gianchetti, melanzane in pastella e, per concludere, una goduriosa zuppa di cozze. Il tutto veniva accompagnato da delle eccellenti bruschette all’olio e aglio, molto apprezzate dal Raschione. Potrebbe, tale sequenza di pietanze, apparire in qualche modo difettosa in termini di abbondanza, ma assicuriamo che, nell’ottica di un pasto che comprenda anche primo, secondo e dolce, risultava assolutamente adeguata.
 

Eugenio - Orata arrosto

Eugenio – Orata arrosto

Eugenio - Spigola arrosto

Eugenio – Spigola arrosto

 

Come prima accennato dobbiamo registrare, tra gli antipasti e il primo piatto, la temporanea dipartita del Raschione Ettore che, impossessatosi della 150cv di Jesus, ha impiegato il tempo record di 14’50”, per recarsi nella sua abitazione, provvedere all’accesso di madre sorella e cane  – che nel frattempo l’avevano chiamato per segnalargli di aver scordato le chiavi – e ritornare al ristorante, per sedersi comodamente al tavolo ed apprezzare, giusto in tempo, degli ottimi spaghetti al sugo di aragosta (non vogliamo chiederci perché siano stati chiamati in tale nome). In questo scompiglio, segnaliamo inoltre che Jesus ha colpevolmente scordato di provvedere alla cattura preventiva dell’immagine di succitato piatto, prima che i commensali lo sbranassero per almeno due terzi.
 

Eugenio - Torta della nonna

Eugenio – Torta della nonna

Eugenio - Gelato al limone

Eugenio – Gelato al limone

 

Per il secondo piatto, le scelte dei tre donkeys si differenziano, inconsapevolmente convergendo nella più classica grigliata mista: buonissima orata arrosto per Jesus, spigola arrosto per l’Ing. Marrocu e degli eccellenti calamari arrosto con prezzemolo per il Raschione.
Dessert conclusivo per Marrocu, che ordinava un gelato al limone, per il Raschione, che apprezzava la “Torta della nonna” e per Jesus, che invero restava a digiuno, a causa di un inusuale mal di testa e per la quantità d’acqua fino ad allora ingurgitata, che gli aveva inesorabilmente saturato lo stomaco. Un caffè più “amaro Ramazzotti” per Jesus e un “Jägermeister” per il Raschione, ponevano termine alle ostilità.
Costo complessivo della cena, 43€ cadauno, da giudicarsi sinteticamente adeguato.
Non volendo qui considerare i vecchi fasti del ristorante, “Eugenio” si presenta al pubblico come un buon locale dal fascino anni ’70, che può essere apprezzato per la sua semplicità e il voler restare radicato ad un suggestivo passato, tanto da far assaporare ai propri clienti, atmosfere dal gusto ormai dimenticato. Buona, a tratti ottima la cucina che, sobria e genuina, riesce anch’essa a suscitare positive sensazioni. Invero, una salutare rinfrescata alle pareti e il passaggio ad infissi in legno (senza voler compromettere lo stile di base), renderebbe la location certamente più affascinante. Tre burricchi meno meno.

 

VALUTAZIONE “Eugenio”: Tre Burricchi.
Ristorante Eugenio Indirizzo: Viale Europa 4 (S.S.554), Quartu Sant’Elena
Telefono: 070830369 [mostra in google maps]

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mag 20 2012

Ristorantino Sa Tuedda – Settimo S.Pietro

 Scritto da Jesus | 13 commenti | Commenta

Sa Tuedda – Interno


 
All’approssimarsi della bella stagione, in una giornata che offre ai figli della Terra il piacere di un luminoso e confortevole sole, può risultare gradevole e non scontato abbandonare i grigi confini della città, per inoltrarsi verso la luce, alla ricerca di più ampi e incontaminati spazi.
Seppure risulti discutibile cosa s’intenda oggi per “incontaminato”, non è difficile regalare al nostro sguardo, il piacere di risolte ma ininterrotte figure di colori, che non concedano – giusto per il breve tempo di un faticoso sogno ad occhi aperti -, nel loro veloce avanzare, alcun onore al cemento, o alle violente stonature della asfissiante modernità.

 

Sa Tuedda - Bruschette olio Dolianova

Sa Tuedda – Bruschette olio Dolianova

Sa Tuedda - Razza bollita con patate e bottarga

Sa Tuedda – Razza bollita con patate e bottarga

 

Risulta facile quindi, percorrendo i pochi chilometri che ci separano dalle campagne, oltre le disordinate cittadine del cagliaritano, trovarsi tra verdi disabitate colline, interminati campi di grano, o irregolari variopinte coltivazioni, che disegnano un paesaggio ed un passaggio, in grado di offrirci l’antico sapore di un lontano, sconfinato orizzonte.
Terminato questo onirico stordimento, nei più miti confini dell’animo umano, si fa però strada un nuovo desiderio di intimità, per retrocedere, dalla vastità del latifondo, alla compostezza dell’aiuola e dell’orto di casa.

Sa Tuedda - Anguilla in sugo con uva sultanina

Sa Tuedda – Anguilla in sugo con uva sultanina

 

Il veloce tratto di strada, che separa la dimora di Jesus dalla cittadina di Settimo S.Pietro, è un breve, disagevole assaggio, dei sentimenti e delle emozioni sopra tracciate, che il vostro amato, nel fine mattinata di Sabato, affrontava in compagnia del Raschione Ettore e dell’ospite, ormai ricorrente, Ing. V-Hot, che i più cari e affezionati fan ben ricorderanno. Assente (questa volta giustificato) il terzo Triumviro ufficiale, Ing.Marrocu, oggi impegnato in gioviali attività e avvenimenti di Casata.
Destinazione dei tre Burricchi, il ristorantino
“Sa Tuedda” (tr.: l’aiuola, il piccolo orto), in quel di Settimo San Pietro, a pochi chilometri dal centro di Cagliari.

 

Sa Tuedda - Zuppetta di cozze

Sa Tuedda – Zuppetta di cozze

 

Il ristorantino (così recita l’insegna), è un piccolo gioiello a conduzione familiare, affacciato, in Settimo, nella esteticamente disimpegnata Via San Salvatore, arteria principale che attraversa longitudinalmente il Paese.
In effetti, l’impatto scenico esterno del locale non è particolarmente efficace, anche per via del temporaneo cantiere, predisposto al piano superiore del piccolo edificio.
L’allestimento interno, è invece gradevole e ben curato. Un’unica piccola sala con pareti dalle tonalità verdognole, è dominata dal suggestivo banconcino in pietra, dotato di una vetrinetta porta bottiglie, e sormontato da una struttura pensile, decorata con piccoli archi in legno e tegole in cotto, che fanno da riparo all’ingresso della cucina.

 

Sa Tuedda - Spaghetti al cartoccio di mare

Sa Tuedda – Spaghetti al cartoccio di mare

 

L’ambientazione, semplice ma di buon gusto, si compone di grandi e piccoli elementi d’arredo, quali quadri, mensole, libri, una bella credenza, e altri misurati decori.
Varcata la soglia del locale, veniamo accorti da un gentile e distinto signore – che poi si rivelerà essere un imprenditore edile occasionalmente prestato alla ristorazione -, che ci fa accomodare su un ampio e comodo tavolo, nei pressi della vetrina che dà sulla strada.
Nel concordare la scelta del menù, veniamo quindi eruditi sulla filosofia e sulle abitudini de “Sa Tuedda”: a parte qualche riconosciuta divagazione tracciata dal menù cartaceo, le pietanze del giorno che si possono gustare, sono quelle preparate dalla cuoca (la signora di casa) per soddisfare, equivalentemente e quotidianamente, le esigenze alimentari degli avventori o dei suoi fortunatissimi familiari.

 

Sa Tuedda - Fritturina di pescato

Sa Tuedda – Fritturina di pescato

 

Questo non significa, invero, che la cucina del ristorante e il servizio siano banali o poco qualificati: tutt’altro!
La richiesta fatta dai tre affamati Burricchi è quella di esordire con degli antipasti di mare, proseguire con un primo piatto, ed eventualmente terminare con un secondo. Il titolare, svelatosi successivamente fine conoscitore di vini – nonché pratico alchimista di sofisticate grappe casalinghe -, ci consiglia, tra le numerose e ricercate etichette della cantina, un vino bianco, vermentino DOCGS Aghiloia di Monti, composito dell’uvaggio fruttato del Funtanaliras, e quello più asciutto del S’Eleme; in quest’ultima annata, eccezionale!

 

Sa Tuedda - Seadinas alla ricotta

Sa Tuedda – Seadinas alla ricotta

 

Dopo aver gustato delle ottime ed invitanti bruschette condite da olio extra-vergine d’oliva dell’oleificio Perra di Dolianova, ci veniva quindi proposto un trittico di semplici, genuini, ma fenomenali antipasti: ali di razza bollita con patate e spolverata di bottarga, tranci di anguilla in sugo, con uva sultanina e prezzemolo, su letto di pane carasau (gustosissima), per finire con una inarrivabile zuppetta di cozze in salsina piccante. Il gusto delle cozze era talmente entusiasmante che Jesus, appena reduce da una personale intossicazione da mitili, capricciosamente pregava di poterne assaggiare una cruda. Quando si dice, su molenti chi non scrammenta mai!

 

Sa Tuedda - Crème brûlée

Sa Tuedda – Crème brûlée

Sa Tuedda - Sebada al miele di cardo

Sebada al miele di cardo

 

Il primo piatto può considerarsi all’altezza, se non superiore, alla squisitezza degli antipasti: spaghetti al cartoccio di mare con gamberi, cozze, calamari e granchione. Semplicemente, come direbbe il Raschione, sontuosi!
A quel punto, riconosciuta la propensione e l’amore per la cucina di mare, da parte degli asinini commensali, l’abile maître proponeva loro una fritturina di pescato di giornata, in luogo di già accennati piatti di terra quali agnello alla vernaccia o carne di pecora, che probabilmente già divisava di consumare lui stesso per intero, anziché condividerli con tre difficili competitor alimentari.

Sa Tuedda - Liquirizia, grappa Poli

Sa Tuedda – Liquirizia, grappa Poli

 

La piccola fritturina, di ottima fattura generale, era composta da calamari, muggine, gallinelle di mare e murena. Prendendo spunto dalle fette di limone poste a decoro, impagabili la discussione e gli aneddoti, relativi all’utilizzo del medesimo.
Concluse le portate principali, si passava quindi all’offerta dei dolci, che venivano accompagnati da uno strepitoso moscato della cantina di Ambrogio Locci, di Monserrato. Si iniziava con un assaggio condiviso di deliziose seadinas di ricotta, impreziosita da abb’e mele (saba di miele), per proseguire con una prima dicotomia di indirizzo: sebada al miele di cardo selvatico per il Raschione e il V.O., ottima Crème brûlée, servita in terrina di cotto per Jesus. Negata la possibilità di un caffè, per via dell’improvviso difetto del sistema di preparazione a cialde, si passava subitamente agli amari: liquore alla liquirizia “Tanca dei pavoni” per Ettore (a suo dire, la migliore mai consumata), grappa barricata “Poli” (tasso alcolico 55°) di Bassano del Grappa per Jesus e il V.O.
Da lì in poi, inizia una disquisizione rispetto ai termini di preparazione delle grappe, che porterà il vostro amato a prendere personalmente “visione”, di alcuni dei preparati alchemici sopra citati, tra cui una strepitosa grappa al miele. Gesù!
Costo finale del pranzo, 30€ cadauno, assolutamente ridicoli, in considerazione della qualità/quantità di quanto mangiato e del servizio che, a parte qualche piccola trascurabile sbavatura, si è rivelato sempre puntuale e attento.
Lontana dall’idea del latifondo della ristorazione, dalla sistematica e industriale organizzazione della cucina, “Sa Tuedda” rappresenta il piccolo orticello familiare, una piccola preziosa aiuola, dalla quale attingere i frutti più prelibati della nostra Terra, quando si abbia voglia di assaporare i veri e genuini sapori dell’intima tradizione culinaria, campidanese e non.
Tre meritati Burricchi, con menzione speciale.
 

VALUTAZIONE “Sa Tuedda”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Sa Tuedda Indirizzo: Via San Salvatore 14, Settimo S.Pietro
Telefono: 3280510511    [mostra in google maps]

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apr 28 2012

Ristorante La Finestra sul cielo – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Finestra sul cielo - Interno

Finestra sul cielo – Interno

 


Sì, ma ditemi, di quale cielo voi parlate, ora? E cosa c’è di veramente inarrivabile al di qua dei vostri umani pensieri?
Forse è il cielo citato pochi giorni or sono, quello della precessione degli equinozi, delle levate eliache e delle percettibili e luminescenti costellazioni?
Magari vi riferite all’oblio senza colori, per voi dipinto dal filosofeggiare di astuti pittori, destinati a spogliarsi delle sbiadite vesti porpora, non appena si troveranno oltre la tela… Oppure, ancora, ricordate il cielo dell’Alta fantasia, che mancò e nessuno mai raggiunse, o da cui nessuno mai riuscì di tornare indietro, per descriverla.
 

Finestra sul cielo - Antipasti

Finestra sul cielo – Antipasti

 

Ci dedicheremo invero quest’oggi, senza eccessi o utopiche disserzioni, a un ben più terreno ed effimero orizzonte, scrutabile dalle finestre al quarto piano del ristorante “La Finestra sul cielo”, in Cagliari.
Senza eccessi perché, nonostante il vostro amato abbia sollecitato i suoi burricchi colleghi, sul proporsi per lo scrivere l’ultima recensione, questi hanno infingardamente declinato ogni invito, caricando l’onere del lavoro sulle spalle dell’oberato molenti Jesus, che quindi quest’oggi terrà  – per protesta – una condotta letteraria e sintattica di basso profilo. Ulteriori forme di dissenso e nuove rivendicazioni sindacali, verranno presentate in seguito. Stay tuned!
 

Finesrra sul cielo - Scampi, Insalata mare, Tonno, Cozze

Finesrra sul cielo – Scampi, Insalata mare, Tonno con cipolle, Cozze marinate

 

Ore 20.55 di Venerdì sera. Nonostante le direttive del buon senso, dovrebbero scoraggiare lo svolgersi di ciccionate nelle ore immediatamente successive a lunghissime sessioni di lavoro, per venire incontro alle immeritevoli esigenze dell’altrimenti effimero Ing.Marrocu, Jesus e il Raschione Ettore decidevano di accogliere le sue capricciose richieste.
Rendez vous di fronte all’Hotel residence “Ulivi e Palme”, struttura di non particolare fascino architettonico, sita nella Via Bembo, in prossimità del cavalcavia dell’asse mediano di scorrimento.
La recensendo destinazione, è infatti integrata al quarto piano dell’Hotel e, per raggiungerla, è necessario oltrepassare vari ambienti – non propriamente eleganti -, come un’improvvisata saletta per fumatori, che fa da anticamera alla sala da pranzo, poco oltre i vani ascensore e un corridoio con gli alloggi degli ospiti dell’albergo.
 

Finestra sul cielo - Lumache al sugo

Finestra sul cielo – Lumache al sugo

 

L’interno del ristorante, nonostante il suggestivo panorama dello stagno di Molentargius e del golfo di Cagliari – che si possono apprezzare grazie alle numerose finestre lungo il perimetro -, non è comunque di straordinario e raffinato impatto scenico. Le pareti sono tinteggiate di un colore giallo acceso ed impreziosite, almeno nell’intenzione, da dozzinali drappeggi chiari.
Ciò che però rileviamo essere più sgraziato ed inelegante, dal punto di vista estetico, è il controsoffitto in pannelli di plastica bianca, visibilmente opacizzati dalla fuliggine. Seppure, ben capiamo, la nostra valutazione potrà sembrare oltremodo ingenerosa, precisiamo da subito che un tale allestimento, avrebbe potuto eleggersi gradevole e caratteristico in un altro contesto ambientale, ma che, data la location dalle potenzialità straordinarie, qui ci sovviene come una sorta di incredibile, disattesa occasione.
 

Finestra sul cielo - Linguine all'astice

Finestra sul cielo – Linguine all'astice

 

Il servizio in sala è comunque molto cordiale, empatico ed efficiente.
Un cameriere più anziano (forse il gestore?) e un giovane più in erba si alternano ai tavoli, simpaticamente e lungamente simulando un contenzioso a distanza, interrotto da generosi consigli sull’articolarsi della cena e sulle pietanze da scegliere.
In realtà sarebbe suggeribile, per il personale, un più attento coordinamento, considerando che, in più di un occasione, ci sarebbe stato chiesto se avessimo già ordinato la pietanza successiva. Ad ogni modo, nessuno spiacevole inconveniente, ha per ciò avuto luogo.
Non fornitissima la cantina, dalla quale scegliamo un vermentino di gallura DOCG “Funtanaliras”, l’etichetta più prestigiosa disponibile tra i vini bianchi.
 

Finestra sul cielo - Spaghetti alla mediterranea

Spaghetti alla mediterranea

Finestra sul cielo - Fregola con arselle

Finestra sul cielo – Fregola con arselle

 

Giustamente (con giustizia) negato al Marrocu il beneficio dell’assaggio ritualistico del vino, accogliamo la proposta di procedere con gli antipasti di mare, che si sarebbero dimostrati quantitativamente piuttosto consistenti, e complessivamente di distinta fattura, fatto salvo per alcune sgradevoli stonature: buonissimo carpaccio di salmone affumicato con mozzarelline e pomodorini, scabbecciu di dentice con peperoni, pinoli, melanzane e olive, grigliata di verdure con peperoni, melanzane, funghi champignon gratinati (con pomodorini e pan grattato), ottime cozze gratinate, scampi arrosto su letto di rucola e ceci, insalata di mare con cozze, seppie, polpo, gamberi, filetto di tonno con cipolla dolce, cozze marinate calde, per finire con degli strepitosi zizzigorrus (lumache) al sugo.
 

Finestra sul cielo - Seppie e gamberi arrosto

Finestra sul cielo – Seppie e gamberi arrosto

 

Le sgradevoli stonature a cui facciamo riferimento, riguardano la piacevolezza di taluni ingredienti, quali le cozze e i gamberi rossi, riproposti in più di una portata, e che a nostro personale giudizio apparivano di
– perlomeno – discutibile qualità:

«Ingegnere, questo gambero non meriterebbe più dignità che l’essere appeso, a mo’ di arbre magique, nella sua pur modesta autovettura!» (cit.Raschione).

Ad ogni modo, intenderei promuovere globalmente gli antipasti, in particolar modo per le più buone lumache al sugo finora assaggiate lungo il nostro escursus, giudicando i difetti segnalati, accidentali.
 

Finestra sul cielo - Spigona arrosto

Spigona arrosto

Finestra sul cielo - Orata arrosto

Orata arrosto

 

Senza appello e giustificazione, invero, è la bocciatura che dobbiamo, nostro malgrado, decretare per i primi piatti. Abbastanza positivi gli spaghetti alla mediterranea scelti dal Marrocu, conditi con zafferano, vongole, cozze e bottarga, che risentivano inevitabilmente, della qualità dei succitati mitili;
sciagurata, invero, la preparazione delle linguine all’astice (tra l’altro, il crostaceo in sé era eccellente!) scelte da Jesus e la fregola con le arselle del Raschione, entrambe insensatamente demolite dalla pochezza e dall’eccessiva acidità del sugo al pomodoro, utilizzato come base.
 

Finestra sul cielo - Semifreddo alla nocciola

Finestra sul cielo – Semifreddo alla nocciola

 

Tra il primo e il secondo, segnaliamo un intermezzo digestivo, con la proposta di verdura rossa, sedano e finocchi, preso a pretesto dall’ingegner Marrocu per esibirsi nella personale composizione (con i prodotti presenti in tavola) del più improbabile dei condimenti: una poltiglia alchemica, elaborata con olio d’oliva, olio piccante, pepe nero sale e limone, assolutamente immangiabile!
Nella media, l’appetibilità di una concordata grigliata mista: seppie, gamberi, orata e spigola arrosto, di cui citerei esclusivamente la bontà delle seppie, e che avrei suggerito di meglio ricomporre, per motivi scenografici, in un unico piatto organico, anziché su tre differenti ceramiche.
 
Il finale della cena è anch’esso contraddittorio: eccellenti sorbetti alcolici al limone per Jesus e l’Ing.Marrocu, mediocre semifreddo della casa alla nocciola, impreziosita con crema ai frutti di bosco, per il Raschione. Conclusione con due buoni liquori alla liquirizia “Pacini” e un mirto per Jesus. Conto finale decurtato dai 40€ cadauno formali, ai 30€ sostanziali, da giudicarsi promozionali e leggermente al di sotto del giusto dovuto.
Il Ristorante “La finestra sul cielo” vanta una location invidiabile, non però adeguatamente valorizzata. La cucina è di buon livello ma risente di talune gravi distrazioni, che andrebbero sanate con una maggiore ricercatezza e attenzione da parte dello chef. Ad ogni modo, un posto sereno e gradevole, consigliato per serate non particolarmente impegnative e formali. Due burricchi.
 


VALUTAZIONE “La finestra sul cielo”: Due Burricchi.
Ristorante La Finestra sul cielo Indirizzo: Hotel Ulivi e Palme, Via Bembo 25, Cagliari
Telefono: 0704512770    [mostra in google maps]
 

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ago 14 2011

Osteria San Domenico – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Osteria San Domenico - Cortile Interno

Osteria San Domenico – Cortile Interno

 

Al liminale interludio del mese dedicato all’imperatore Augusto, al culmine ultimo del mentale disequilibrio tra le fatiche del prima e l’attesa del poi, alla soglia dell’origine del fine (anno), ha inizio per Voi e per Tutti l’ultima – cronologicamente parlando – cena della irriducibile conventicola ainina, del sinedrio degli affamati burricchi, mai disposti a rinunciare, per qualunque ragione e di fronte a qualsivoglia impedimento, a celebrale il proprio rito.
Ha inizio per Jesus che, ormai libero dagli asfissianti pensieri del suo impegno metafisico, si chiede la ragion per cui, passeggiando per il centro città, ancora non sia giunto il tempo di scorgere l’esuberante follia della festa, la devastante insubordinazione delle note di un’assolo di musica Jazz, l’ebbrezza non composta di un sogno a colori, in luogo del conscio e intollerabile grigiore notturno; l’ardire di vivere Cagliari, follemente e senza tregua, per tutta una notte.

Osteria San Domenico - Polpo Sardine Tonno

Osteria San Domenico – Polpo Sardine Tonno


Ha inizio per il Raschione Ettore, che le stesse domande di Jesus ben più di una volta si è posto, trovando facile risposta nella scontata inettitudine altrui. Ha inizio per l’Ingegner Marrocu, più pragmaticamente soddisfatto di essersi esibito in un parcheggio da manuale, giusto in fronte al luogo prescelto per l’appuntamento. Ha inizio per il dottor Melis, preoccupato di doversi esibire in un esborso paragonabile al costo della ciccionata scorsa. Ha inizio, infine, per il quinto ospite della serata, il V-Hot versione By-Night, ufficiale manutentore della 150CV di Jesus, in procinto di affrontare l’interminabile viaggio verso la luce (del sole, si spera).
L’Osteria San Domenico è il palcoscenico per lo spettacolo che Vi attende: grazioso ristorante a cavallo tra la Via San Domenico e il traverso Vico Garibaldi. Ovviamente, in Cagliari.

Osteria San Domenico - Antipasti

Osteria San Domenico – Antipasti


Il Ristorante – che nel suo composito nome esprime la novella di Jesus, confinato tra il giorno di festa a lui dedicato e l’origine delle fatiche tramutate in esordio della baldoria – si articola in due eleganti sale interne, sobriamente arredate con mobilia povera, soluzioni e tonalità di buon gusto, uso sapiente di luci e pareti a specchio, oltre ché un pittoresco cortiletto esterno il quale sembra sgomitare, per la sua ricercata signorilità, con la sgarbata irruenza della espressione urbana.
In tale spazio, decorato alle pareti con l’azzurro del mare e arricchito da imponenti parasole vermigli (immaginiamo utilissimi nell’ora di pranzo), si accomodavano i cinque odierni commensali.

Osteria San Domenico - Fregola con le vongole

Osteria San Domenico – Fregola con le vongole


A servirli, dapprima una giovane ed aggraziata cameriera mora, gentilissima ma particolarmente rigida nei movimenti e, successivamente, un più anziano cameriere (titolare?) di una cortesia e garbata pacatezza, francamente difficili da ritrovare nei confronti dei clienti, in qualsivoglia esercizio commerciale. Particolarmente oneroso il suo lavoro perché, oltre che disquisire con il divertito Ing.Marrocu su aneddoti legati all’origine del Vermentino, si è dovuto prodigare in chilometriche interazioni con la cucina, non tanto per trasferire le numerose pietanze sul tavolo dei burricchi – al cui servizio venivano in soccorso due ulteriori collaboratori – ma piuttosto per affrontare la raffica di richieste di delucidazioni da parte dei medesimi, sulla composizione e preparazione di ciascuna deliziosa pietanza, sulle quali non dava l’impressione essere particolarmente preparato.

Osteria San Domenico - Tagliatelle al ragù di cernia

Osteria San Domenico – Tagliatelle al ragù di cernia


La cena iniziava quindi con un graditissimo brindisi di benvenuto su un cocktail a base di spumante, probabilmente brut. Il Buon Ettore concordava quindi, con il cameriere, la bottiglia di vino da immolare per la serata. In onore del dott.Melis (giusto per ragioni di stimolo economico) veniva scelto un ottimo Funtanaliras DOCG di Monti, etichetta oro; annata 2010.
Inevitabili gli antipasti di mare. Si iniziava con un buon polpo marinato, squisite sardine marinate con olio e aceto balsamico, per proseguire con del tonno fresco, condito con soli olio e prezzemolo, ma di gusto e delicatezza francamente rari. Si procedeva poi con verdure grigliate, eccellenti polpette di cernia, meno positivi “mangiatutto” con aceto, deliziose mousse di cipolle con prezzemolo e grana, per finire con dei superbi fagiolini (cornetti secondo l’esperienza brianzola del cameriere) con calamari e aceto balsamico. Spettacolari!

Osteria San Domenico - Grigliata mista

Osteria San Domenico – Grigliata mista


Primi piatti d’obbligo e in linea con la qualità assoluta degli antipasti: fregola con le vongole, seguita – per tutti i commensali – da un pressoché glorioso piatto di tagliatelle artigianali, al ragù di cernia: «Da applauso!».
Imperiale e fonte di prolungata diatriba tra l’addetto alla cottura e l’Ing.Marrocu, la grigliata mista conclusiva: seppiette, gamberoni arrosto, orate e spigole di mare aperto. Per quattro quinti degli astanti, sontuosa!
L’origine del contendere è stata la cottura della spigola, oggettivamente e per certi versi inadeguata, con tanto di venature rosse nella carne. L’Ing.Marrocu faceva notare la cosa al cameriere, che immediatamente si proponeva di sostituire il pesce (comunque divorato al 95%!).

Osteria San Domenico - Tiramisù

Osteria San Domenico – Tiramisù


Prima che arrivasse la nuova e più curata versione del prodotto ittico – poi risultata la più buona spigola mai assaggiata – delizioso siparietto dell’addetto alla cottura, che cercava invano di spiegare all’irremovibile ingegnere quanto sia differente la cottura del pesce di mare in luogo di uno d’allevamento; tutto questo, accompagnando l’improvvisata lezione da soggetto dimostrativo crudo, in mano. Impagabile!
Altrettanto gustoso l’episodio legato alla scelta dei dessert. Il cameriere così proferiva: «Abbiamo due tiramisù e tre pannacotte».
L’ingenuo Ing. Melis e il buon V-Hot, avvezzi a ristoranti più inclini ad una offerta alimentare di tipo “industriale”, subitamente immaginavano differenti tipologie di dolci: «ma quanti tipi di tiramisù esistono?».

Osteria San Domenico - Pannacotta

Osteria San Domenico – Pannacotta


La realtà era ben diversa. Erano rimaste a disposizione solo due porzioni di tiramisù e tre pannacotte, preparate anch’esse artigianalmente, e che sono state così ripartite: tiramisù per il Raschione e il Dott. Melis, pannacotta ai frutti di bosco per Jesus e il V-Hot, pannacotta al caramello per l’Ing.Marrocu che – a questo punto, maliziosamente pensiamo, con premeditazione – si vedeva inizialmente recapitare il dolce errato per poi proferire, con voce unisona rispetto ai propri commensali: «deliziosa!»
Un mirto per il V-Hot, acquavite per Jesus e (mediocre) liquore alla liquirizia per il Raschione Ettore e l’Ing. Marrocu, concludevano quindi la serata culinaria.
Costo complessivo, 50€ cadauno, da giudicarsi un 10% superiore al giusto dovuto.

L’osteria San Domenico è senza dubbio un ristorante elegante e piacevole. La qualità della cucina e la genuinità del mangiato sono, senza possibilità di smentita, ottime. Qualche perplessità rimane per l’efficienza del servizio, comunque assolutamente compensata da quel tocco di ricercata e delicata “follia”, richiamata nel tedioso preambolo, la quale, nell’irrazionale scala di valori che accompagna il vagare di Jesus per questo Mondo (no compass on this Earth, shows my direction), costituisce comunque menzione speciale.


VALUTAZIONE “Osteria San Domenico”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante
 Osteria San Domenico
Indirizzo: Via San Domenico 95, Cagliari
Telefono: 3479886182 [mostra in google maps]

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