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apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ‘900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

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mar 3 2014

Ristorante Vecchia Cagliari – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Vecchia Cagliari - Interno

Vecchia Cagliari – Interno

 

Vecchia Cagliari canuta e bianca, di bianco nulla hai da mostrare, giammai i tuoi lunghi capelli, tinti con la pioggia dei più caldi Inverni. Scura città della notte, i colori nascosti dietro silenziosi anfratti, le voci dell’Estate celate al di là di indecifrati ricordi, il calore dei passanti trattenuto nell’attesa della gioia che verrà.
Uno dopo l’altro i passi sulla Via sono rubati alla vita, sospesi alla incertezza, consapevoli che non è ora il loro tempo. Ogni tua strada conduce all’attesa: vecchia nascerai nuova, bella diverrai splendente, pudica ti ritroverai puttana, per offrirti a noi tutti con il calore che conosciamo, che da te non ci lascia scappar via.
Questa tediosa circonlocuzione, giusto per sottolineare il fatto che la pioggia ha un po’ rotto i coglioni.
 

Vecchia Cagliari - Pescato del giorno

Vecchia Cagliari – Pescato del giorno

 

Il puntore è, che lo si voglia o meno, il leitmotiv di queste settimane. Jesus starnutisce, tossisce, impreca, gira la faccia, impreca nuovamente, maledice i meccanismi alla base della retro-trascrizione dei retrovirus, pensa al suo genoma, alla sua salute di ferro, agli inverni passati per metà in maglietta a maniche corte, e per un’altra metà a letto, imbottito di paracetamolo. Assunto per via orale, si intende (vedi wazobia food)! Ma chi me lo fa fare, ma chi mi costringe e cosa mi costringe a ciccionare sempre è comunque? Sarà abitudine, sarà desiderio di gloria, sarà incoscienza, sarà callonaggine? Ai posteri l’ardua sentenza.
 

Vecchia Cagliari - Antipasti

Vecchia Cagliari – Antipasti

 

E’ il Raschione a condurre Jesus verso l’ultima meta. Di Sabato, a bordo della – una volta multicolore – utilitaria che il burriccu già pensa di aggiornare entro fine l’anno, per competere con la tracotanza della 150cv. Puntualissimi all’appuntamento, i due donkeys attendono l’arrivo del terzo Triumviro ufficiale, l’Ing.Marrocu, rimpatriato il giorno prima dall’altro capo del mondo (la Malesia, e altri paradisi che non ci è dato modo di sapere per la proverbiale riservatezza dell’ingegnere), e totalmente, incommensurabilmente stordito per effetto del Jet lag: «pronto scusate, mi sono svegliato dieci minuti or sono, arrivo con un po’ in ritardo».
 

Vecchia Cagliari - Zuppetta cozze e arselle

Vecchia Cagliari – Zuppetta cozze e arselle

 

Nella mezz’ora di ritardo che il vagabondo ingegnere ha accumulato, prima di presentarsi in quel di Viale Sant’Aventrace, in Cagliari, i suoi colleghi commensali hanno avuto modo di valutare alcuni tratti caratteristici del “Vecchia Cagliari”. Architettonicamente, il ristorante si presenta composto e austero. Gli ambienti sono distribuiti su due piani, il secondo dei quali non abbiamo avuto modo di visionare, se non dal punto di vista acustico, a causa di occasionali frastuoni che arrivavano dalla sala superiore. La sala al piano terra, invero, è sobriamente arredata in stile rustico, con pavimentazione simil-cotto, sovra-tovagliame scuro in contrasto con le pareti bianco latte; queste ultime sono impreziosite da nicchie ad arco, stampe in tema cittadino, e da alcuni comuni suppellettili, tipici della vita contadina. Accattivante e scenografica la vetrina del pesce fresco, che con opulenza accoglie il visitatore all’ingresso.
 

Vecchia Cagliari - Spaghetti ai ricci

Vecchia Cagliari – Spaghetti ai ricci

 

Meno positiva, dal nostro punto di vista, l’efficacia di esordio del servizio, colpevole di disattenzione – nonostante ripetute sollecitazioni – nei confronti dei due burricchi, per tutto il tempo di assenza dell’Ing.Marrocu. La giustificazione sul fatto che attendessimo un terzo commensale non regge al rimprovero di Jesus: «siamo qui mezz’ora, almeno una bottiglia d’acqua avremmo voluta averla» e alla celerità e reverenza con cui le richieste al tavolo vicino sono state soddisfatte: per quanto abbiamo potuto intuire, con tutta probabilità amici del cameriere. Le scuse del maître sono state comunque accettate, in virtù della gentilezza con cui il medesimo ha fatto ammenda. Da questo punto in poi, solo due appunti possiamo muovere al servizio medesimo: l’approssimazione con cui è stato mesciuto il vino (DOCG Vermentino superiore di Gallura “Canayli” della Cantina Gallura, Tempio Pausania) e la diacronia di presentazione del dolci, in riferimento al loro arrivo al tavolo.
 

Vecchia Cagliari - Risotto alla pescatora

Vecchia Cagliari – Risotto alla pescatora

 

Permalosamente stizziti per l’esordio non felice, dopo l’ordine di antipasti e primi, attendevamo con pregiudizio l’arrivo delle pietanze. In realtà ci siamo dovuti ricredere; a parte la presentazione, la qualità delle materie prime e la preparazione in sé risultavano mediamente più che soddisfacenti. Gli antipasti erano composti da otto portate, nel solco della più genuina tradizione cagliaritana: polpi alla diavola, insalata di polpo con patate, bocconi di mare (murici), burrida di gattuccio, scabecciu di cernia in bianco, cozze primavera con sedano e pomodori, frittelle di bianchetti, zuppa di cozze e arselle.
 

Vecchia Cagliari - Sebada al miele

Vecchia Cagliari – Sebada al miele

 

Notevoli i primi: abbondantemente condita pasta ai ricci di mare per Jesus e per il Raschione Ettore, risotto alla pescatora, con cozze arselle e gamberi, per l’Ing.Marrocu. Quest’ultimo, c’è da dire, ha manifestato meno entusiasmo rispetto ai commensali, ma il suo giudizio potrebbe essere stato turbato dalla condizione psicofisica alterata.
Scendiamo di livello con i dolci, come detto arrivati al tavolo in istanti differenti: sorbetto al limone per Jesus e Marrocu, seada al miele (dozzinale millefiori) per il Raschione. La cena si concludeva quindi con due caffè e, in considerazione della non appetibilità della cantina, senza amari. Costo complessivo, 28 euro cadauno, da ritenersi limabile di qualche euro al ribasso, rispetto al giusto dovuto.

Con una cucina di discreto livello, il ristorante “Vecchia Cagliari” difetta però di attenzione e cura dei particolari, in ordine alla presentazione delle pietanze, alla originalità dei piatti, e alla assistenza nei confronti del cliente. Nonostante si sia rischiato il burriccu senza un orecchio, assegnamo il giudizio di due burricchi, meno meno meno.

 


VALUTAZIONE “Vecchia Cagliari”: Due Burricchi.
Ristorante Vecchia Cagliari Indirizzo: Viale Sant’Avendrace 216, Cagliari
Telefono: 0702087140    [mostra in google maps]
 

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gen 22 2014

Ristorante Cibò Qibò – Terralba

 Scritto da Jesus | | Commenta

Cibò Qibò - Interno

Cibò Qibò – Interno

 

Intrappolata negli incubi della mente, confinata entro una impenetrabile trama multicolore, fatta di sensazioni, bisogni, desideri, la vera realtà è un unico fermo immagine colto nel centro di una sala da ballo, al culmine di una passionale ed isterica danza, in cui i ballerini si scambiano ripetutamente, senza una logica né predeterminazione, di partner.
Piccole mutazioni, possibili entro questi metafisici confini di apparenza, ci consentono di approssimare un modello o una sua istanza, per assecondare al nostro interesse e alla nostra intelligibilità, ciò che è al di fuori della nostra portata razionale, e che mai riusciremmo altrimenti a cogliere nella sua essenza. Ecco così che non vi sembrerà anomalo, mutare il vostro più istintuale ordine biologico, reindirizzando lo stesso concetto di “cibo”, verso una semiotica più eccentrica e concettuale. Ma la vera questione è: cosa significa “Qibò”???
 

Cibò Qibò - Antipasti di mare

Cibò Qibò – Antipasti di mare

 

Iniziamo volenterosi questa nuova avventura, che ci porterà una volta di più lontano, oltre l’orizzonte del cielo cagliaritano, per volontà della indecifrabile macchina delle ciccionate, decretante, per intermediazione del Raschione Ettore, una ulteriore avventura in quel di Terralba.
Arriva, come suo solito mesu drommiu, Jesus la Domenica mattina, all’appuntamento con gli altri due burricchi, programmato al consueto transitorio punto di incontro, sulla via della S.S.131: parcheggio “Mediaworld” di Sestu. Dopo brevi immutabili convenevoli, si decideva quale sarebbero stati vettore e auriga che avrebbero condotto il Donkey Challenge verso la gloria. Il fato volle che l’ancient wolkswagen dell’Ing.Marrocu, in accoppiata con lo stralunato Jesus venissero irrazionalmente, scelti. Il Raschione Ettore decretava quindi essere l’ora successiva, una delle più a rischio della sua vita, dal punto di vista della sicurezza e della incolumità fisica, predisponendo allora, sul sedile di dietro, le prime accortezze per la necessaria tutela personale.
 

Cibò Qibò - Cruditè di mare

Cruditè di mare

Cibò Qibò - Zuppetta di cozze e arselle

Zuppetta cozze e arselle

 

Dopo circa cinquanta minuti di viaggio, passati per lo più ad evitare le buche della statale, i gaggi lanciati a 180km/h, e le pontificazioni dell’Ing.Marrocu, sotto il costante diluvio domenicale, i Triumviri parcheggiavano in Via Marceddì, giusto in fronte al ristorante “Cibò Qibò”, immediatamente adiacente ad un altro locale, recentemente visitato e pluriburriccato dai tre corsari della ristorazione sarda.
 

Cibò Qibò - Tagliatelle rucola bottarga

Cibò Qibò – Tagliatelle rucola bottarga

 

Il “Cibò Qibò”, al suo interno, è piacevolmente intimo ed accogliente. L’atmosfera è quella di un locale tipico degli anni ’80, articolato in un’unica grande sala, caratterizzata da colonne e decori rosa salmone, una zona bar angolare all’ingresso, ben dosati punti luce, ampi tavoli con tovagliame bianco e crema. Una minore entropia nei temi delle stampe alla pareti, si renderebbe necessaria per dare un tono più armonico ai suppellettili, escludendone una pur leggera componente kitsch. Al nostro arrivo veniamo accolti dalla padrona di casa, che ci fa accomodare al tavolo e che successivamente registrerà le nostre comande. Durante il pranzo, verremo per lo più assistiti da un secondo giovane cameriere e, occasionalmente, dallo stesso cuoco, che ogni tanto baluginerà in sala, con tanto di grembiule e pietanze in mano.
 

Cibò Qibò - Risotto ai frutti di mare

Risotto ai frutti di mare

 

Quest’ultimo dato, più che una curiosa e gradita singolarità, è apparsa invero una necessità, cagionata dal numero considerevole di avventori presenti, fatto anomalo per le nostre avventure pomeridiane e/o domenicali; questo, anche per effetto dell’arrivo di due chiassose tavolate, che hanno ben presto saturato le capacità di accoglienza acustica della sala, sovrastando l’iniziale piacevolezza della musica Jazz in sottofondo. Dobbiamo registrare, in effetti, come questa situazione abbia in qualche modo inciso sulla qualità generale del servizio, impedendo, ad esempio, che ci venissero sostituite stoviglie e posate – relativamente agli antipasti – con la giusta tempestività, cagionando qualche piccolo problema di comunicazione (l’amaro di Jesus è arrivato con ghiaccio anziché liscio, come richiesto) e determinando un sensibile rallentamento dell’incedere del pranzo (durato circa tre ore).
 

Cibò Qibò - Linguine al sugo di capone

Linguine al capone

 

Ineccepibile, invero, la qualità della cucina e delle materie prime, risultate mediamente «sopra le righe».
Iniziamo le ostilità con un brindisi di benvenuto: prosecco di Valdobbiadene, che accompagniamo all’ottimo cestino di pane guttiau servito in tavola. Uno stuzzichino più elaborato avrebbe fatto certamente più effetto. Il vino scelto dall’Ing.Marrocu è un buon DOCG “Greco di tufo”, del 2012,  cantine Torricino, dal colore paglierino ambrato, che supponiamo naturale, anziché risultato dei primi effetti ossidativi del tempo.
Impossibile rinunciare alle cruditè di giornata (porzionate per due persone) costituite da ostriche (presumibilmente) di Arborea, e cocciule (arselle) di Marceddì. Jesus sfidava la sorte divorando (ovviamente dopo opportuna apertura) le arselle rimaste chiuse.
 

Cibò Qibò - Rana pescatrice

Cibò Qibò – Rana pescatrice

 

Ottimi gli stuzzichini di mare, di difficile suddivisione data la monoliticità della porzione: maruzzelle (lumachine di mare) in salsa piccante, involtino di salmone con zucchine, bocconi (murici) di mare, polpo alla diavola su crostino di pane, tortino di polpo su patata lessa e pomodoro, filetto di muggine su base di pomodoro e basilico con cipolla di Tropea, insalata di finocchi e bottarga, rosellina di ravanello.
Ottima la zuppetta di cozze e arselle, caratterizzata da un certo grado di piccantezza, piacevole live motive (e non leitmotiv!) in tutta la cucina del “Cibò”, finanche portato all’estremo ideale, con la presenza tra i dessert di una mousse al cioccolato e peperoncino.
 

Cibò Qibò - Sorbetto al limone

Sorbetto al limone

Cibò Qibò - Tiramisù

Tiramisù

 

Molto gustosi i primi piatti: tagliatelle con rucola, bottarga e pomodoro per il Raschione, risotto ai frutti di mare (ottenuto dopo lunga contrattazione in porzione singola, nonostante il menù prevedesse un minimo di due persone) per l’Ing. Marrocu, corpose linguine al sugo di capone (chelidonichthys lucernus) per Jesus. Eccellente, invero, il secondo (in attesa del quale si era provveduto a ordinare un buon pinzimonio di verdure): coda di rospo con carciofi e crema allo zafferano, con spolverata di peperoncino. Superiore!
Infine i dessert: scenografico e spumoso sorbetto al limone con decoro di mandarino per Jesus e l’Ing.Marrocu, tiramisù (meno brillante nella presentazione) per il Raschione. Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e – non essendo disponibile alcuna tipologia di amaro confacente ai desideri degli esigenti burricchi – , un solo “Ramazzotti” per Jesus.
Costo della giornata, 49 euro cadauno, da giudicarsi un 15% al di là del giusto dovuto. Da segnalare, al ritorno, la conduzione affidata alla coppia Raschione (pilota) Marrocu (navigatore), che pur di rinnegare le indicazioni fornite dal Nokia 41Mp di Jesus, preferivano finire in un pantano fangoso. Burriccusu!

Ottima la proposta culinaria, atmosfera rilassante finché la sala non si riempie troppo, a nostro parere il “Cibò Qibò” registra qualche problema nei tempi e nell’efficienza del servizio, probabilmente legati – nella circostanza – a un difetto numerico del personale. Per ora, la media della nostra valutazione è di Tre Burricchi.

 


VALUTAZIONE “Cibò Qibò”: Tre Burricchi.
Ristorante Cibò Qibò Indirizzo: Via Marceddì 193 , Terralba – OR
Telefono: 078383730    [mostra in google maps]
 

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dic 29 2013

Ristorante Mondo e Luca – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Mondo e Luca - Interno

Mondo e Luca – Interno

 

Giusto un po’ di freddo non basta a trattenerci l’appetito. Giusto qualche difficoltà a trovar parcheggio, nel primo giorno dei saldi invernali, non ci scoraggia dall’affrontar la strada. Giusto qualche piccolo disequilibrio in seno al Donkey Challenge non ci impedisce di programmare, come ogni settimana, la predestinata e indiscussa incursione a sorpresa in qualchedun ristorante della Sardegna, per regalare a voi e noi il godimento o il fastidio di una inderogabile critique de le restaurant.
Se questo appuntamento ha per voi stessi qualche valore, più che gli elementi della natura e gli eventi del post-creato, abbiate timore della involontà, de sa pagu gana, della monotonia, della noia, in poche parole… di noi stessi. Con questa simpatica prolusione, parte la recensione di quest’oggi.
 

Mondo e Luca - Tris di mare

Mondo e Luca – Polpo, tonno, burrida

 

Venerdì sera. Gelida serata di fine anno, parcheggio “a casino”. Non sono gli zoccoli di qualche tradizionale bipede amico del Triumvirato, ma il rumore dei tacchi della Donna del Presidente (DDP) – e della Cognata del Presidente (CDP) -, a confondere il consueto e banale tramestio della Cagliari by Night. Su verso il colle di Stampace il fiato si fa corto, la fame diviene pungente, il desiderio di conquistare il sonno del giusto, dopo una giornata di assoluto non nulla, inizia a far capolino. Ma chi ha inventato le vacanze?
Alle 21.05, speditamente arrivando in fronte al “Mondo e Luca”, Jesus e il Raschione Ettore, come galateo impone, precedono le due donzelle nel sbirciar oltre la soglia del ristorante.
 

Mondo e Luca - Sedano e bottarga

Sedano e bottarga

Mondo e Luca - Carciofi e bottarga

Carciofi e bottarga

 

Esteticamente, il locale ci stupisce sin dall’entrata. La porta di ingresso, e tutto quello che vi sta attorno, non sono molto dissimili da ciò che si può osservare di fronte ad un comune ufficio postale o una stazione dei vigili urbani, se non fosse per una scostumata escrescenza superiore: una petulante luce stroboscopica che irrompe con psichedelica coercizione sull’avventore in arrivo, importunandolo fin dal marciapiede. Superato un disimpegno ascendente ci si immette in una prima sala (una seconda laterale non l’abbiamo visitata) caratterizzata da sedie di colore verde, mobilia povera e dai tratti tipici di una trattoria, eccezion fatta per una bella successione di tele artistiche sulla parete Nord-Est. Note di demerito da assegnare per lo specchio a forma di cuore nella toilette, e per un disarmonico proteggi muro in vetro/plexiglass, che corre lungo tutto il perimetro della sala. Sostituito da una striscia di tonalità verde acido, o da pietre decorative, darebbe un’impronta totalmente differente all’ambiente.
 

Mondo e Luca - Antipasti

Mondo e Luca – Antipasti

 

Il servizio in sala è verosimilmente tenuto dal titolare (Mondo?) e, a latere, da un secondo ragazzo (Gianluca???), con modalità informali ma piuttosto precise e attente. I quattro asinini commensali vengono assistiti dal più anziano dei due, che si dimostrerà affabile e disponibile. Il menù viene presentato “a la carte”, ma può essere considerato un canovaccio di prima misura, poiché parecchie risulteranno essere le pietanze extra, accessibili visivamente dal bancone in sala o dall’itinerante cesto del pescato del giorno. Dopo qualche minuto di esitazione e un giro turistico al succitato bancone, concordiamo una serie di otto antipasti (sette di mare, uno di terra) che, vedremo, diventeranno nove per un improvviso e insalubre sfizio di Jesus.
 

Mondo e Luca - Spaghetti alle orziadas

Mondo e Luca – Spaghetti alle orziadas

 

Inaspettatamente ben fornita la cantina del ristorante, dal quale il Raschione, per prolungamento ideale rispetto alla settimana precedente, attingeva un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj” della cantina Tondini, poi seguito da un più classico (sempre Vermentino) “I Graniti” di Pedra Majore.
Gli antipasti erano quindi così organizzati e composti: buone insalata di polpo e buona burrida, anonimo tonno con pomodoro secc0 (che stranamente aveva sapore di sedano!) apprezzabili insalate di sedano e bottarga a scaglie e carciofi con spolverata di bottarga, favette verdi saltate, deliziose maruzzelle (lumachine) di mare piccanti mangiate interamente da Jesus, per finire con una buon guazzetto di cozze in rosso, al peperoncino.
 

Mondo e Luca - Spaghetti ai ricci

Spaghetti ai ricci

Mondo e Luca - Fregola

Fregola con arselle

 

Terminati gli antipasti, arrivava al nostro tavolo il titolare, brandendo il cesto del pescato, e proponendoci un sesquipedale pesce San Pietro da cuocere al forno. Desiderosi di provare i primi piatti i burricchi declinavano la proposta e rilanciavano con la loro comanda. Stimabile l’iniziativa di Jesus che, avendo intravisto nella vetrina degli antipasti la presenza di arengu (aringhe) affumicate, le domandava come intrattenimento in attesa dei primi e, per la gioia delle sue transaminasi GTP, le ingurgitava per i tre quarti del totale!
I primi piatti risulteranno poi davvero ottimi: inusuali e apprezzati spaghetti alle orziadas (anemoni di mare) per il Raschione, spaghetti con “colata” di ricci di mare per Jesus e CDP,  fregola con arselle per la DDP la quale, con sacrilego sortilegio e come sua abitudine, ha eliminato i molluschi di condimento. Non chiedeteci il perché!
 

Mondo e Luca - Parago carciofi patate

Mondo e Luca – Parago carciofi patate

 


Conclusa quest’ultima sessione di lavoro, ecco ripresentarci il cesto dei pesci entro il quale, in luogo dell’esagerato San Pietro, individuiamo un più contenuto Parago, da cucinare con patate e carciofi (al forno). In realtà Jesus avrebbe preferito una meno originale spigola di media pezzatura, e in effetti qui esiste una certa distanza tra il giudizio dei vari commensali, sul risultato finale del piatto. D’ogni buon conto, dobbiamo comunque segnalare che l’attesa del pesce è stata intrattenuta da graditissimo pinzimonio con verdure di stagione: sedano, radicchio, pomidoro e arravonella rossa.
 

Mondo e Luca - Crema catalana

Crema catalana

Mondo e Luca - Sebada

Sebada al miele

 

La cena – costantemente accompagnata da pane abbrustolito e bruschette di pane carasau all’olio d’oliva- si concludeva con i dessert: sorbetto al limone analcolico per Jesus e DDP, sebada artigianale con dozzinale miele millefiori (perché non usarne uno più prestigioso per dare con semplicità un tono superiore al dolce?) per il Raschione, crema catalana alla fiamma (!) per la CDP. Due caffè pessimi (bruciati) e due insperati rum Ron Zacapa 23YO per Raschione e CDP, decretavano quindi la fine delle ostilità. Costo finale 45€ cadauno, da ritenersi un 10% superiori al giusto dovuto.

 

Il Ristorante Mondo e Luca presenta i caratteri di una buona trattoria, dove si possono trovare pesce fresco e taluni piatti (i primi) cucinati con maestria e generosità. Altre pietanze proposte si mantengono invece, come l’ordine estetico generale del locale e il servizio, in quel limbo della cucina, dove si individuano discontinui elementi di lode, senza però particolari originalità o eccellenze. Per noi, due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Mondo e Luca”: Due Burricchi.
Ristorante Mondo e Luca Indirizzo: Via Goffredo Mameli 101, Cagliari
Telefono: 070670480    [mostra in google maps]
 

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ott 4 2013

Ristorante Sardegna 85 – Cagliari

 Scritto da Ettore | | Commenta

Sardegna 85 - Interno

Sardegna 85 – Interno

 

L’anno dell’uscita della Groenlandia dalla Comunità Europea, l’anno del sequestro della nave da crociera Achille Lauro, l’anno della prima versione della suite Windows 1.0, l’anno del ritrovamento del relitto del Titanic, ma anche l’anno del mega concerto di beneficienza Live Aid, organizzato tra Londra e Filadelfia con i migliori gruppi del momento, tra cui ricordiamo Phil Collins che si presentò in entrambe le sedi, a distanza di tre ore, grazie ad un volo del Concorde (what a class!!), ma sorattutto l’anno della grande nevicata, che regalò a Cagliari un insolito, freddo candore, in tempi in cui i casteddai non potevano disporre di strumenti social per esternare adeguatamente l’anomalo evento: con queste pillole l’ottantacinque rimpinguava le pagine dei libri di storia per le generazioni che ci hanno seguito, fissando in maniera indelebile certi ricordi, influenzando in maniera pesante le scelte dei nuovi imprenditori che si sono affacciati nel capoluogo isolano, alcuni dei quali non hanno mancato di dedicare le proprie attività proprio a quell’anno.

 

Sardegna 85 - Guazzetto

Sardegna 85 – Guazzetto

 

Niente di tutto ciò è minimamente passato nella mente della spensierata comitiva asinina che, occasionalmente di giovedi, 3 ottobre, si ricongiungeva, in formazione titolare secondo una perfetta Trinità, nelle strade del quartiere Marina del capoluogo isolano, al termine di una giornata di lavoro, cazzeggio e calcio a sette che molto ricorda, per intensità, quella del sopra citato cantante inglese. Si tratta invece di perfetta sinfonia tra fantasia e toponomastica stradale cagliaritana il motore creativo che ha prodotto il nome della destinazione prescelta per l’ennesima celebrazione settimanale dei sapori: il ristorante Sardegna 85, neanche a dirlo, nella omonima via e nell’omonimo civico.

 

Sardegna 85 - Antipasti I

Sardegna 85 – Antipasti I

 

Il locale, passato recentemente ad una gestione oriunda, nasce sulle ceneri del già recensito ristorante Jannas. L’ambientazione ha mantenuto l’estrema semplicità negli arredi della precedente visita, in una struttura gradevolmente rifinita, centrata su una unica sala principale, che si affaccia sul lato dell’ingresso direttamente sulla strada per mezzo di ampie vetrate che riempiono l’intera parete nord, caratterizzata da un elegante soffitto in legno con travi a vista dal quale pendono diversi punti luce che, assicurano una illuminazione uniforme, sebbene poco suggestiva; in fondo alla sala domina un banco con la cassa e la zona bar, di fianco al disimpegno che porta ai servizi, mentre l’accesso alle cucine è ricavato nella parete ovest; i tavoli sono composti da unità quadrate in legno massello, apparecchiate con tovaglie pastello e tovaglioli monouso.

 

Sardegna 85 - Antipasti II

Sardegna 85 – Antipasti II

 

Le pareti cremisi, decorate con inserti in pietra, sono arredate con qualche monogafia e supellettili varie. Nella zona est una pratica parete attezzata funge da esposizione per le bottiglie della cantina. A differenza della precedente gestione è presente una terrazza con tavoli all’aperto, riparati da opportuni ombrelloni, nella via Sardegna. Vista la tipica serata d’ottobre calda e umida, preferiamo riservare un tavolo all’interno. Il servizio è garantito da un giovane maitre e una giovane ed empatica cameriera, ripresa nel corso della serata dal nostro ipertricotico condottiero per la scelta, a quanto pare poco convenzionale, sul posizionamento di alcuni segni di riconoscimento, e si rivelerà piuttosto efficiente, cordiale e disponibile, sebbene non caratterizzato da eccessi di formalismo.

 

Sardegna 85 - Ostriche

Sardegna 85 – Ostriche

 

Apprendiamo durante le discussioni che il personale in sala non è cambiato nelle persone dalla vecchia gestione e, probabilmente per via della celebrità mediatica del nostro ipotricotico somaro, la cameriera riconosce i nostri visi come familiari; per garantire il consueto anonimato la compagnia sta al gioco e opta per il depistaggio.
Cameriera: Vi ho gia visti qui! Siete già venuti, vero?
Jesus: Ehm… sì forse per qualche festa di laurea!.. (depistaggio)
Ettore: Sì, per la laurea di XXX, ricordi? (affermazioni mendaci)
L’offerta della cantina del locale, non eccessivamente articolata, garantisce comunque qualche etichetta apprezzabile, tra le quali il nosto buriccu sommelier individua in ineccepibile DOC Torbato “Terre Bianche” delle cantine Sella e Mosca di Alghero, servito con l’immancabile, quanto pedante, rito dell’assaggio, che da anni ormai si conclude sempre con: Straodinario!

 

Sardegna 85 - Trofie arselle bottarga

Sardegna 85 – Trofie arselle bottarga

 

La cucina propone percorsi di terra e di mare, con la possibilità di fruizione tramite menù fisso o a la carte, modalità questa peferita dalla comitiva che, anche in questa occasione, non tradisce i prodotti del (nostro?) mare. Con decisione ci accordiamo pe una degustazione di antipasti di mare con qualche aggiunta fuori menu. Dopo una breve e fisiologica attesa, consumata in un clima da bar dello sport in cui l’Ing. Marrocu, da buon difensore sbarazzino, si lamentava per talune conclusioni in rete difettose di precisione nella partita disputata in serata, arrivano al tavolo un piatto di burrida di gattuccio senza infamia e senza lode, una insalata di mare qualità metro, un discutibile cocktail di gamberi in salsa rosa su letto di lattuga, un discreto piatto di tonno con cipolle, una mediocre insalata di tonno affumicato, non eccezionali murici (bocconi di mare), gradevoli moscardini alla diavola, apprezzabili frittelle di gianchetti con asparagi di mare, un guazzetto di cozze e arselle dalla doppia faccia: impalpabili le prime, buone le seconde.

 

Sardegna 85 - Astice alla catalana

Sardegna 85 – Astice alla catalana

 

Terminava la degustazione un discreto plateau di ostriche della zona. Antipasti solo parzialmente soddisfacenti in qualità e serviti senza discriminazione tra piatti freddi e caldi. Visto l’esordio non brillante, ma comunque fiduciosi nel proseguo, i triumviri decidono per un assaggio di primo piatto: trofie con arselle e bottarga. L’attesa contenuta viene consumata con lezioni di tattica e tecnica calcistica dell’Ing. Marrocu che, opportunamente stimolato dal perfido Jesus, trova l’occasione per lanciare la solita invettiva contro le usanze e le contraddizioni del cagliaritano medio, stereotipo perfettamente impersonato da sè medesimo. Il primo regala un po’ di soddisfazione ai commensali: buona cottura e rotondità di gusto, nonostante qualcuno abbia registrato un eccesso di salinità.

 

Sardegna 85 - Rum

Sardegna 85 – Rum

 

Il crescendo di qualità e i tempi celeri di servizio fanno propendere per un assaggio di secondo piatto: la scelta ricade su quello più altisonante, astice alla catalana. In poco tempo il nobile crostaceo è pronto per il giudizio: discutibile presentazione, taglio e suddivisione maldestra, consistenza e gusto da rivedere. Sarebbe dovuto essere accompagnato da verdure fresche in pinzimonio, ma queste sono arrivate in tavola nei titoli di coda. Delusione e senso di costipazione impongono una scelta soft per l’immancabile parentesi glucidica: apprezzabile, sebbene non eccessivamente consistente, sorbetto al limone. La cena si è conclusa con caffè per Jesus e l’Ing. Marrocu e rum Pampero anejo especial per chi Vi scrive e l’ipotricotico burriccu. Costo dell’esperienza: 43,33€ cad. burriccu, probabilmente un 5% superiore alla qualità dell’offerta.

 
Nonostante la nuova denominazione, non cambia l’essenza di una struttura ristorativa che ha diverse lacune da colmare nella qualità della cucina, dalla scelta di alcuni ingredienti alle tecniche di preparazione. Per i difetti riscontrati, al netto della gentilezza e della disponibilità del personale in sala, al momento non possiamo formulare una valutazione superiore a quella della gestione precedente: due burricchi meno meno per Sardegna 85.

 

VALUTAZIONE “Sardegna 85″: Due Burricchi.
Ristorante Sardegna 85 Indirizzo: Via Sardegna 85, Cagliari.
Telefono: 070657902 [mostra in google maps]

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