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apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ’900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

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mar 14 2014

Ristorante Peccato di gola in mare – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Peccato di gola - Molo

Peccato di gola – Molo S.Elmo

 


Onda su onda il mare ci porterà alla deriva, in balia di un’orziadas barrosa e aggressiva. Voi tutti non sapete come può essere stimolante cenare vis a vis con un Ingegnere di lungo corso, e apprezzare dietro di lui il mutare periodico dello sfondo, cullati da un insolito ed assuefante dondolare del pavimento ai vostri piedi. Osservando a babordo il profilo di Cagliari ridipingersi ogni istante, secondo l’ipnotico salmodiare delle onde alle gelide carezze della bonaccia invernale, un lontano pensiero ci sovviene, sviluppando una molesta e razionale antinomia tra le nostre confuse idee ma… per vostra fortuna, me lo sono dimenticato…!
 

Peccato di gola - Interno

Peccato di gola – Interno

 

Dunque orbene, col senno di poi Jesus ha ben intuito la ragione per la quale il maitre tuttofare del “Peccato di gola”, abbia invitato gli asinini avventori ad accomodarsi su un tavolo lungo la fila centrale, in luogo di una più panoramica collocazione a ridosso delle vetrate laterali; invito, ovviamente disatteso. In effetti la non fastidiosissima inclinazione del nostro tavolo rendeva bene l’idea di come il ristorante non sia la ricostruzione estetica del sottocoperta di una imbarcazione qualunque, ma un reale vissuto bastimento che, ci verrà poi comunicato, ha in passato servito l’Istituto delle patrie galere, per la conduzione dei detenuti lungo i tragitti in mare, fino alla sua fonda definitiva.
 

Peccato di gola - Antipasti

Peccato di gola – Antipasti

 

E’ quasi piacevole attendere l’Ing.Marrocu al freddo del molo di Sant’Elmo, quando si può godere del dimenarsi del Raschione Ettore che, con ampio gesticolare e movimenti ritmici al telefono, cerca di fornire al burriccu ritardatario, le giuste indicazioni per giungere a destinazione. Una volta questi arrivato, con una autovettura non sua (ma per certe zone del cagliaritano la cosa risulta piuttosto normale, per cui non si fanno troppe domande) i tre burricchi possono quindi congiuntamente imbarcarsi. La sala del ristorante è il ponte di coperta del battello, chiuso e piacevolmente ristrutturato; gli elementi lignei e d’arredo marinareschi, non riescono comunque ad elevare il grado di eleganza oltre una certa misura, contenendo l’ambientazione entro una dimensione accessibile e pittoresca. Meno accattivante la TV satellitare, non efficientissima in merito alla ricezione del segnale, nonostante il parabolone collocato a terra, sulla banchina.
 

Peccato di gola - Zuppa cozze arselle

Peccato di gola – Zuppa cozze arselle

 

E’ empatico, gentile e parecchio indaffarato l’unico cameriere di sala, numericamente più che adeguato per gestire i pochi tavoli occupati, due terzi dei quali impegnati per intercessione di celebri iniziative promozionali online. Non pochi problemi ha dovuto gestire il maitre durante la serata, come il farsi carico del trasbordo di un grosso bombolone del gas, per le anguste scale diretta al ponte superiore, con l’aiuto della cuoca (e titolare?). Subito esclusa la possibilità di usufruire di menù fissi, ci facciamo indirizzare verso i classici antipasti di mare e ci informiamo sui primi di giornata. Curiosamente, il non più imberbe cameriere, resterà stupito dal nostro conoscere il significato del termine “tempura”: «io l’ho appreso la prima volta venendo a lavorare qui!». Poco fornita la cantina, dalla quale l’Ing.Marrocu attingerà un bianco DOC (Vermentino più Sauvignon) “Le Sabbie” delle cantine Meloni, uvaggi provenienti dalle campagne di Senorbì; vino, dobbiamo dire, comunque mesciuto con sufficiente esperienza ed eleganza.
 

Peccato di gola - Risotto alla pescatora

Risotto alla pescatora

Peccato di gola - Spaghetti ai ricci

Spaghetti ai ricci

 

Nonostante qualche piccolo scetticismo, determinato da quelle che ci sono apparse problematiche organizzative dello staff, dobbiamo ammettere che gli antipasti, seppure nella loro semplicità, ci sono apparsi preparati da un polso sicuro e “navigato”.
Trattavasi di una serie di cinque pietanze: frittura di bianchetti, insalata di polpo, buonissime cozze fritte, tempura di verdure, per terminare con una deliziosa zuppa di cozze e arselle in rosso.
 

Peccato di gola - Pesce spada

Peccato di gola – Pesce spada in guazzetto rosso

 

Medesima qualità dobbiamo registrare per i primi. L’Ingegner Marrocu, si rendeva protagonista, in ordine alla scelta del suo piatto, del ben codificato principio del gregge e del pastore, dapprima richiedendo degli accattivanti spaghetti agli scampi per poi, qualche minuto più tardi, modificare la sua ordinazione, avendo udito che al tavolo vicino era stato scelto un risotto alla pescatora: «ma scusi Ingegnere, gliel’ha proposto cinque minuti fa!». Ad ogni modo, ingegneristicamente parlando, la scelta risulterà produttiva, avendo ritrovato nel suo piatto, oltre che gli scampi, un sempre gradito assortimento di cozze e arselle. L’abbondanza del risotto del Marrocu era comparabile con quella degli spaghetti ai ricci di mare, condivisi tra Jesus e il Raschione Ettore. Per nostra fortuna Jesus, reduce dagli strascichi dell’ultimo monumentale puntore, ma soprattutto di un’altra ciccionata pomeridiana, non aveva troppa fame.
 

Peccato di gola - Tiramisù

Peccato di gola – Tiramisù

 


Lo stesso istinto all’inedia conduce i burricchi a richiedere solo un piccolo assaggio di secondo – ottimo pesce spada in guazzetto rosso – e, successivamente, un unico dolce – Tiramisù fatto in casa – per il Raschione Ettore: «Ci porti anche tre cucchiaini, così magari lo assaggiamo pure noi (susunki!)».
La cena terminava quindi con due caffè e, non essendo contemplata (e forse neanche mai teorizzata) in cantina la presenza di qualche “rum agricolo”, con le ultime gocce di Cynar per Jesus e con una grappa di discutibile qualità per il Marroccu. Costo finale 45€ cadauno, un 25% superiore al giusto dovuto.

 

Accattivante l’ambientazione, abbastanza spartano il servizio e l’organizzazione della cantina, il ristorante “Peccato di gola in mare” è comunque un locale rilassante e piacevole per assaporare una buona cucina veracemente cagliaritana cullati dalle onde del mare. Consigliatissimo d’Estate. Tre burricchi meno meno.

 
 

VALUTAZIONE “Peccato di gola in mare”: Tre Burricchi.
Ristorante Peccato di gola in mare Indirizzo: Molo Sant’Elmo, Cagliari
Telefono: 3405656797    [mostra in google maps]

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gen 22 2014

Ristorante Cibò Qibò – Terralba

 Scritto da Jesus | | Commenta

Cibò Qibò - Interno

Cibò Qibò – Interno

 

Intrappolata negli incubi della mente, confinata entro una impenetrabile trama multicolore, fatta di sensazioni, bisogni, desideri, la vera realtà è un unico fermo immagine colto nel centro di una sala da ballo, al culmine di una passionale ed isterica danza, in cui i ballerini si scambiano ripetutamente, senza una logica né predeterminazione, di partner.
Piccole mutazioni, possibili entro questi metafisici confini di apparenza, ci consentono di approssimare un modello o una sua istanza, per assecondare al nostro interesse e alla nostra intelligibilità, ciò che è al di fuori della nostra portata razionale, e che mai riusciremmo altrimenti a cogliere nella sua essenza. Ecco così che non vi sembrerà anomalo, mutare il vostro più istintuale ordine biologico, reindirizzando lo stesso concetto di “cibo”, verso una semiotica più eccentrica e concettuale. Ma la vera questione è: cosa significa “Qibò”???
 

Cibò Qibò - Antipasti di mare

Cibò Qibò – Antipasti di mare

 

Iniziamo volenterosi questa nuova avventura, che ci porterà una volta di più lontano, oltre l’orizzonte del cielo cagliaritano, per volontà della indecifrabile macchina delle ciccionate, decretante, per intermediazione del Raschione Ettore, una ulteriore avventura in quel di Terralba.
Arriva, come suo solito mesu drommiu, Jesus la Domenica mattina, all’appuntamento con gli altri due burricchi, programmato al consueto transitorio punto di incontro, sulla via della S.S.131: parcheggio “Mediaworld” di Sestu. Dopo brevi immutabili convenevoli, si decideva quale sarebbero stati vettore e auriga che avrebbero condotto il Donkey Challenge verso la gloria. Il fato volle che l’ancient wolkswagen dell’Ing.Marrocu, in accoppiata con lo stralunato Jesus venissero irrazionalmente, scelti. Il Raschione Ettore decretava quindi essere l’ora successiva, una delle più a rischio della sua vita, dal punto di vista della sicurezza e della incolumità fisica, predisponendo allora, sul sedile di dietro, le prime accortezze per la necessaria tutela personale.
 

Cibò Qibò - Cruditè di mare

Cruditè di mare

Cibò Qibò - Zuppetta di cozze e arselle

Zuppetta cozze e arselle

 

Dopo circa cinquanta minuti di viaggio, passati per lo più ad evitare le buche della statale, i gaggi lanciati a 180km/h, e le pontificazioni dell’Ing.Marrocu, sotto il costante diluvio domenicale, i Triumviri parcheggiavano in Via Marceddì, giusto in fronte al ristorante “Cibò Qibò”, immediatamente adiacente ad un altro locale, recentemente visitato e pluriburriccato dai tre corsari della ristorazione sarda.
 

Cibò Qibò - Tagliatelle rucola bottarga

Cibò Qibò – Tagliatelle rucola bottarga

 

Il “Cibò Qibò”, al suo interno, è piacevolmente intimo ed accogliente. L’atmosfera è quella di un locale tipico degli anni ’80, articolato in un’unica grande sala, caratterizzata da colonne e decori rosa salmone, una zona bar angolare all’ingresso, ben dosati punti luce, ampi tavoli con tovagliame bianco e crema. Una minore entropia nei temi delle stampe alla pareti, si renderebbe necessaria per dare un tono più armonico ai suppellettili, escludendone una pur leggera componente kitsch. Al nostro arrivo veniamo accolti dalla padrona di casa, che ci fa accomodare al tavolo e che successivamente registrerà le nostre comande. Durante il pranzo, verremo per lo più assistiti da un secondo giovane cameriere e, occasionalmente, dallo stesso cuoco, che ogni tanto baluginerà in sala, con tanto di grembiule e pietanze in mano.
 

Cibò Qibò - Risotto ai frutti di mare

Risotto ai frutti di mare

 

Quest’ultimo dato, più che una curiosa e gradita singolarità, è apparsa invero una necessità, cagionata dal numero considerevole di avventori presenti, fatto anomalo per le nostre avventure pomeridiane e/o domenicali; questo, anche per effetto dell’arrivo di due chiassose tavolate, che hanno ben presto saturato le capacità di accoglienza acustica della sala, sovrastando l’iniziale piacevolezza della musica Jazz in sottofondo. Dobbiamo registrare, in effetti, come questa situazione abbia in qualche modo inciso sulla qualità generale del servizio, impedendo, ad esempio, che ci venissero sostituite stoviglie e posate – relativamente agli antipasti – con la giusta tempestività, cagionando qualche piccolo problema di comunicazione (l’amaro di Jesus è arrivato con ghiaccio anziché liscio, come richiesto) e determinando un sensibile rallentamento dell’incedere del pranzo (durato circa tre ore).
 

Cibò Qibò - Linguine al sugo di capone

Linguine al capone

 

Ineccepibile, invero, la qualità della cucina e delle materie prime, risultate mediamente «sopra le righe».
Iniziamo le ostilità con un brindisi di benvenuto: prosecco di Valdobbiadene, che accompagniamo all’ottimo cestino di pane guttiau servito in tavola. Uno stuzzichino più elaborato avrebbe fatto certamente più effetto. Il vino scelto dall’Ing.Marrocu è un buon DOCG “Greco di tufo”, del 2012,  cantine Torricino, dal colore paglierino ambrato, che supponiamo naturale, anziché risultato dei primi effetti ossidativi del tempo.
Impossibile rinunciare alle cruditè di giornata (porzionate per due persone) costituite da ostriche (presumibilmente) di Arborea, e cocciule (arselle) di Marceddì. Jesus sfidava la sorte divorando (ovviamente dopo opportuna apertura) le arselle rimaste chiuse.
 

Cibò Qibò - Rana pescatrice

Cibò Qibò – Rana pescatrice

 

Ottimi gli stuzzichini di mare, di difficile suddivisione data la monoliticità della porzione: maruzzelle (lumachine di mare) in salsa piccante, involtino di salmone con zucchine, bocconi (murici) di mare, polpo alla diavola su crostino di pane, tortino di polpo su patata lessa e pomodoro, filetto di muggine su base di pomodoro e basilico con cipolla di Tropea, insalata di finocchi e bottarga, rosellina di ravanello.
Ottima la zuppetta di cozze e arselle, caratterizzata da un certo grado di piccantezza, piacevole live motive (e non leitmotiv!) in tutta la cucina del “Cibò”, finanche portato all’estremo ideale, con la presenza tra i dessert di una mousse al cioccolato e peperoncino.
 

Cibò Qibò - Sorbetto al limone

Sorbetto al limone

Cibò Qibò - Tiramisù

Tiramisù

 

Molto gustosi i primi piatti: tagliatelle con rucola, bottarga e pomodoro per il Raschione, risotto ai frutti di mare (ottenuto dopo lunga contrattazione in porzione singola, nonostante il menù prevedesse un minimo di due persone) per l’Ing. Marrocu, corpose linguine al sugo di capone (chelidonichthys lucernus) per Jesus. Eccellente, invero, il secondo (in attesa del quale si era provveduto a ordinare un buon pinzimonio di verdure): coda di rospo con carciofi e crema allo zafferano, con spolverata di peperoncino. Superiore!
Infine i dessert: scenografico e spumoso sorbetto al limone con decoro di mandarino per Jesus e l’Ing.Marrocu, tiramisù (meno brillante nella presentazione) per il Raschione. Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e – non essendo disponibile alcuna tipologia di amaro confacente ai desideri degli esigenti burricchi – , un solo “Ramazzotti” per Jesus.
Costo della giornata, 49 euro cadauno, da giudicarsi un 15% al di là del giusto dovuto. Da segnalare, al ritorno, la conduzione affidata alla coppia Raschione (pilota) Marrocu (navigatore), che pur di rinnegare le indicazioni fornite dal Nokia 41Mp di Jesus, preferivano finire in un pantano fangoso. Burriccusu!

Ottima la proposta culinaria, atmosfera rilassante finché la sala non si riempie troppo, a nostro parere il “Cibò Qibò” registra qualche problema nei tempi e nell’efficienza del servizio, probabilmente legati – nella circostanza – a un difetto numerico del personale. Per ora, la media della nostra valutazione è di Tre Burricchi.

 


VALUTAZIONE “Cibò Qibò”: Tre Burricchi.
Ristorante Cibò Qibò Indirizzo: Via Marceddì 193 , Terralba – OR
Telefono: 078383730    [mostra in google maps]
 

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ott 28 2013

Ristorante Le Mole – Is Molas golf club

 Scritto da Ettore | | Commenta

Le Mole - Buvette golf club

Le Mole – Buvette golf club

 

Unicuique suum, rielaborazione di suum cuique tribuere (a ciascuno il suo), sintetizzava tale Cicerone, formulando una delle locuzioni fondamentali del diritto romano.
Accade così che taluni esponenti della piccola borghesia cagliaritana vengano accostati ad attività sportive economicamente impegnative, quali il golf, piuttosto che ad altre ben più popolari, come l’italianissimo giuoco del “calcio”, indissolubilmente legato allo spirito dell’uomo medio il quale, al più, può pensare ad una Golf unicamente come mezzo di locomozione.
In questa ottica di rigida associazione, quando si asserisce is molentis a is molas (traduzione: Gli asini alla propria mola) può accadere che, per una volta, i diversi scenari si compenetrino armonicamente, in un quadro socio-culturale razionale e perfetto.

Le Mole - Interno

Le Mole – Interno

 

Sotto queste premesse, tre somari della Cagliari qualunque, erravano un giorno, alla ricerca di nuovi territori da esplorare, in fuga da una città che ormai ha ben poco da offrire e che sta diventando asfissiante con la sua inusuale calura di uno strano Autunno; calura che, alle porte di Novembre, non riesce a scacciare gli ultimi colpi di coda dell’Estate. Essi si ritrovavano quindi in viaggio verso Ovest, a bordo della fedele utilitaria nipponica del buon Ettore, unico mezzo disponibile, con la tracotante 150CV furbescamente accomodata nei sotterranei più inarrivabili di via La Playa e la teutonica vettura dell’Ing. Marrocu parcheggiata e smontata nei suoi componenti fondamentali nei sobborghi pirresi, al mero fine di renderla meno appetibile all’avido potenziale ospite usufruttuario. Destinazione: le colline di Pula, che tanto care furono al buon Jesus, ove, a breve, si sarebbe consumato l’ennesimo sacrificio di elementi fondamentali della dieta mediterranea.

Le Mole - Spaghetti

Le Mole – Spaghetti

 

Domenica 27 ottobre, ore 12:45. Dopo un breve – seppur tormentato da inutili commenti sul confort della navigazione e sulla taratura delle sospensioni dell’autovettura di chi Vi scrive – viaggio, i somari si ritrovano alla sbarra d’ingresso del celebre Is Molas resort, nella omonima località. Ivi, dopo aver ignorato con disinvoltura i controlli dell’addetto alla sicurezza, la comitiva si mette alla ricerca dell’oggetto del desiderio: il ristorante Le Mole. Il locale è integrato nella struttura del golf club, emblema di opulenza per la creme cagliaritana, ai bordi dei campi teatro di importanti manifestazioni sportive internazionali. I somari chiedono conferma della prenotazione alla reception, non senza un minimo di apprensione per probabile inadeguatezza nell’abbigliamento di qualche elemento, nonostante l’abbondanza di griffe esibite.
Ettore: Il giorno che ci mandano via a son’è gorru, sarei curioso di vedere cosa twitteresti!
Jesus: Nel caso, onore a loro!

Le Mole - Orecchiette

Le Mole – Orecchiette

 

Il ristorante si trova allo stesso livello dell’ingresso ai campi, adiacente agli spogliatoi femminili, per l’occasione violati da due distratti elementi, e vi si accede applicando il metodo della forza bruta alla porta d’ingresso. Un piccolo disimpegno separa l’accesso ai servizi e alle cucine da un vistoso bancone, che segna il confine della sala, unica, di pianta quadrata; tre lati di questa, godono di ampia visuale sui campi da golf, grazie a delle enormi vetrate riparate dal sole da appositi tendaggi chiari. In legno i pilastri centrali, le decorazioni dei muri e il soffitto, nel quale dominano le travi “a vista” e da cui cadono singolari lampadari a globo. La sala può ospitare circa settanta coperti su tavoli di diversa forma e dimensione, rivestiti da eleganti tovaglie color crema. Meno elegante la scelta della tipologia di sedie, in metallo nero e plastica bianca, tipiche da bar dello sport. Il servizio in sala, che si rivelerà assolutamente professionale, cortese e disponibile, è garantito da un maître di mezza età e da un giovane cameriere, entrambi in tinta abbinata al tovagliame in sala: che classe!!

Le Mole - Salmone in crosta di sesamo

Le Mole – Salmone in crosta di sesamo

 

Veniamo fatti accomodare in un ampio tavolo rotondo, a ridosso di una delle vetrate, quasi proiettati nel verde e nella natura dei green circostanti, natura che faceva sentire la propria presenza in sala tramite ronzanti ambasciatori che si aggiravano a ridosso del vetro, rompendo uno strano silenzio, rilassante per alcuni, inquietante per altri, che ha accompagnato l’intero pranzo: un po’ di musica di sottofondo sarebbe stata più che gradita. Discretamente assortita l’offerta della cantina, interamente di produzione isolana, sebbene poche fossero le etichette di livello superiore registrate, ma comunque in grado di darci il piacere di far designare al sottoscritto (il parsimonioso sommelier usufruiva dei servizi) un ottimo DOC “Tuvaoes” 2012 delle cantine Cherchi di Usini, servito in maniera ineccepibile col rito dell’assaggio, performato per l’occasione dal discernente, nel pieno rispetto del protocollo, mentre in sala altri nobili palati ordinavano “Ichnusa” in bottiglia, servita in inusuale vassoio in argento. L’offerta della cucina non è ecessivamente articolata, prevede comunque percorsi di terra e di mare, con modalità di fruizione tramite menù a prezzo fisso o a la carte.

Le Mole - Spigola di Calasetta

Le Mole – Spigola di Calasetta

 

Singolare l’assenza di antipasti nel menù, nonostante la possibilità di usufruire di piccoli stuzzichini a buffet (king bowl di insalata), decisamente non in linea con il resto dell’offerta e per questo gentilmente scartati. Questa limitazione è stata probabilmente indotta dalle esigenze di tempo della clientela del circolo, stabile e selezionata. Come da tradizione la comitiva si orienta su un menù di mare, che inizia con i primi piatti, nell’attesa dei quali è stato possibile degustare dell’ottimo pane carasau con olio aromatizzato al rosmarino, praticamente una droga che accompagnerà tutto il pasto. Dopo fisiologici tempi di preparazione giungono al tavolo spaghetti con cozze, carciofi e peperoncino per Jesus e Marrocu, presentati come due colline in un elegante piatto allungato e delle sontuose orecchiette con alici, broccoli e parmigiano per Ettore.

Le Mole - Torta di mele

Le Mole – Torta di mele

 

Entrambi i primi piatti si son rivelati ottimi per scelta di ingredienti e preparazione, sebbene si debba registrare una certa abbondanza di olio che ha costretto il buon Jesus a compromettere la propria già discutibile presentabilità con l’impudico utilizzo del bavaglino, tra lo scherno dell’Ing. Marrocu che, dopo appena pochi minuti, l’avrebbe seguito a ruota! A conferma di una ritrovata sintonia tra l’ipotricotico e l’ipertricotico burriccu, l’attesa per i secondi piatti si consuma tra sogni e progetti per una vita migliore, lontano dai limiti della società isolana, ma anche italiana e, guarda caso, proprio per bocca di chi si lamenta di ciccionate al di fuori dei confini dell’hinterland cagliaritano. L’ordine seguente, per i due, si conferma il medesimo: spigola di Calasetta con porri croccanti e salsa al limone, mentre chi Vi scrive sceglieva invece una scaloppa di salmone in crosta di sesamo con zenzero in agro, soia e wasabi. Lo zenzero, erroneamente assaporato senza accompagnamento, ha compromesso il senso del gusto per i prossimi due mesi.
Ettore: «provatelo: è come mangiare un arbre magique!»

Le Mole - Coppa gelato

Le Mole – Coppa gelato

 

Secondi piatti sopra le righe, sebbene l’estetica della presentazione del salmone fosse eccessivamente inficiata dall’abbondanza, nel piatto, di olio aromatizzato e soia. L’offerta di dessert nell’angolo glicemico non brilla per assortimento, ma mantiene comunque il livello di qualità sopra la sufficienza: torta di mele per Ettore e coppa gelato al pistacchio e stracciatella per i restanti somari. A conclusione del pranzo, mentre Ettore e l’Ing. Marrocu contrattavano la giusta etichetta di rum agricolo (alla fine Ron Zacapa 12) – con cui annullare gli effetti di un caffè da dimenticare (Ing. Marrocu: deve essere il primo dell’autunno!) -, Jesus optava per un popolare cynar: sa pagu classi!!
Costo dell’esperienza: 50€ cad. burriccu, forse un 10% al di sopra dell’offerta, ma comunque allineato al blasone della struttura.

 
Il ristorante Le Mole regala parentesi enogastronomiche più che soddisfacenti, in un incantevole scenario naturale dominato dal relax, e garantisce alla esigente clientela del circolo del golf pasti di livello in tempi contenuti; il tutto, condito da un servizio impeccabile. Gli avventori occasionali probabilmente non rimarranno impressionati dalla particolarità dei piatti, ma potranno comunque trovare ampia soddisfazione. In queste condizioni possiamo, senza indugi, attribuire tre somarelli pieni.

 


VALUTAZIONE “Le Mole: Tre Burricchi.
Ristorante Le Mole Indirizzo: Is molas resort – Località Is Molas, Pula
Telefono: 0709241006    [mostra in google maps]
 

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set 22 2013

AgriHotel Morada – Villa San Pietro

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Morada - Interno

Morada – Interno

 

«E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.» Mt.16,18.
E poi ti dico: tu sei un burriccu, e su questo blog edificherai il Donkey Challenge, e le stelle saranno la tua dimora. La biada sarà il tuo nutrimento, e le forze della susunkaggine non prevarranno sulla mia mensa.
A te darò le chiavi del mio regno, dove per locande vagherai senza meta, dove troverai i miei discepoli, dove chi t’incontrerà verrà giudicato, dai vivi e dai morti, dal Raschione Ettore e dall’Ingegner Marrocu, sempre in termini di controventature, ovviamente… Chiudi la porta quando esci e, soprattutto, fatti rilasciare lo scontrino, che Minosse non digerisce bene gli evasori fiscali!
 

Morada - Antipasti

Morada – Antipasti

 

Ventuno Settembre. Giusto per celebrare, in quest’ultimo giorno d’Estate, l’onorata visita del Padre dei cristiani in Terra sarda, esigendo e celebrando loro, più laicamente e paganamente, una nuova e solenne liturgia della tavola, i Triumviri del Donkey Challenge si ritrovano, stretti dal mesto profumo della stagione che scivola via, in quel della cittadina che porta in sé il nome del primo Vescovo di Roma e della cattolicità tutta.
Seppure a qualcuno potesse risultare prosaica e blasfema la nostra condotta, questi non si stupiscano: certamente lo è, ma tanto qui da noi sono sempre i più furbi ad averla vinta!
 

Morada - Gamberoni e guanciale

Morada – Gamberoni e guanciale

 

Ore 21. A proposito di furberie; a prima vista non sembrerebbe chiaro cosa abbia spinto il Raschione Ettore ad organizzare un cervellotico quanto inusuale piano logistico di avvicinamento alla ciccionata, prevedendo dapprima il pickup dell’Ingegner Marrocu, direttamente al termine del suo turno di lavoro, l’alloggio della sua utilitaria poi – giusto in fronte ad un presidiato obiettivo ultra sensibile – , e la successiva sostituzione della medesima, come vettore di transizione, in favore della attempata volkswagen dello stesso ingegnere: «non preoccupatevi, con le forze dell’ordine ho regolato tutto io!»
Dopo circa mezz’ora di viaggio, tra strade statali e sconnesse mulattiere pedemontane, i Donkeys raggiungono il locale scelto per la serata: L’ Agrihotel “Morada” (la dimora), ben collocato nelle colline del Paese di Villa San Pietro.
 

Morada - Cozze primavera

Morada – Cozze primavera

 

La dimensione della visitando struttura la svelano, seppure nella penombra della notte, le numerose autovetture allestite a festa nello sterrato che circonda lateralmente l’immobile.
Il “Morada” è un sesquipedale complesso che si compone di un hotel, un ristorante, due cucine, e una sala matrimoni, disposti a diverse altezze e circondati dal verde di un vasto prato inglese. Questo, almeno per riferirci alla parte che abbiamo potuto visionare di persona, non potendo e volendo andare in escursione per tutti gli ambienti.
Il Ristorante è di per sé non eccessivamente esteso, ma carino e accogliente. Alcuni tavoli trovano alloggio nella panoramica veranda esterna mentre, all’interno, la sala principale è dominata da un solido caminetto centrale, intorno al quale sono disposti gli altri tavoli lignei. Il caminetto e le chiare pareti del locale sono decorate con bucolici e gradevoli affreschi sul tema delle arance, emblema della gestione passata.
 

Morada - Ravioli

Morada – Ravioli

 

Al nostro arrivo, veniamo accolti dall’unica cameriera di sala – per altro più che sufficiente per il numero modesto di avventori -, che si dimostrerà sufficientemente efficace con il suo stile ultra-formale e dimesso. Ogni tanto baluginava tra i tavoli il (probabile) gestore, per noi prodigo di informazioni sulla storia del ristorante e sui prestigiosi ospiti che esso occasionalmente accoglie (Es. Fiorello!).
E’ anomala invece la prassi per la quale – almeno nel nostro caso – l’avventore, prima che venga consultato nel merito, viene condotto verso un implicito menù degustazione, probabilmente in accordo con quanto offerto agli ospiti dell’Hotel oppure, maliziosamente parlando, a quelli delle cerimonie in corso (in realtà, come detto, le cucine dovrebbero essere separate).
 

Morada - Tonno in crosta di mirto

Morada – Tonno in crosta di mirto

 

Invero, tra tutte le pietanze proposte, abbiamo avuto modo di scegliere singolarmente solo i dessert; le altre sono arrivate al nostro tavolo in maniera improvvisa, naturale e quasi scontata senza che ce ne lamentassimo (come nostra abitudine ci avremmo mangiato tutto ugualmente), non prima però che il Raschione avesse potuto selezionare il vino per la serata (direttamente dal discreto frigorifero alloggiato lateralmente al caminetto): Vermentino di Sardegna DOC “Cannisonis” delle cantine Massidda, a dire il vero non particolarmente apprezzato dall’Ing.Marrocu, che ne ha perfino delegato il rituale dell’assaggio al Raschione, in virtù di una indisposizione dovuta alle recenti fatiche lavorative.
 

Morada - Tortino al cioccolato

Morada – Tortino al cioccolato

 


Nello specifico, tra una boccata d’aria e una visita delle pelose mascotte dell’albergo, arrivavano al nostro tavolo: tempura di pescato e verdure (molto buona, ma fredda, evidentemente preparata qualche ora prima, peccato), ottimo flan di pecorino © su (verosimilmente) vellutata di insalata verde e polvere di bottarga, insalata di gamberi pomodori e zucchine, eccellente tonno alla griglia con cubetti di arance su vellutata di melanzane, buonissime cozze primavera su letto di rucola e spolverata di bottarga, buoni gamberoni arrosto, parzialmente spellati e avvolti nel guanciale.
 

Morada - Croccante

Morada – Croccante

 

Molto buono anche il primo: ravioli con ripieno di gorgonzola e noci, e delicato condimento al pesto di noci e gamberi. E’ soggettivo, invero, il giudizio sulla composizione del secondo: tonno in crosta di mirto con emulsione di aceto balsamico; parrebbe che faccia impazzire Fiorello ma, almeno secondo Jesus, presentava un eccesso di aceto che andava a coprire l’ottimo aroma di mirto. Sontuosi i dessert: semplice sorbetto al limone per Jesus, tortino al cuore di cioccolato e crema di fragole e frutti di bosco per il Raschione, gelato al croccante (sponsorizzato calorosamente dal gestore) con crema di fragole, more e ribes per il satollo ingegnere, che da principio era incerto sul poter terminare la sua porzione, per poi quasi richiedere del pane per riuscire a farne scarpetta!
La cena si concludeva con due caffè e un Rum J.Bally per il Raschione (Il proposto “Mount Gay” era stato scartato per questione di ortodossia cristiana!). Costo complessivo della serata 35€ cadauno, da giudicarsi un quindici per cento inferiore al giusto dovuto.

Il “Morada” non è solo un ristorante e una struttura adatta alle grande cerimonie. Se si ha voglia di addentrarsi tra le colline di Villa San Pietro, ci si può piacevolmente accomodare in un ambiente discreto e rilassante e gustare piatti certamente non comuni. Qualche piccolo difetto di preparazione delle pietanze e la poca flessibilità nella proposta della cucina, non spostano di molto il nostro positivo giudizio. Tre burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.

 

VALUTAZIONE “Morada”: Tre Burricchi con menzione speciale.
AgriHotel Morada Indirizzo: Loc. Su Guventeddu, Villa San Pietro
Telefono: 070907543    [mostra in google maps]

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