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apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ’900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

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gen 27 2013

Ristorante Kiwi – Assemini

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Kiwi - Esterno

Kiwi – Esterno

 

Non è che io vada esattamente pazzo per il kiwi. Sia chiaro: indiscusso che proprio io abbia qualcosa in contrario nello sradicare una qualsivoglia pianta autoctona (猕猴桃), per provare a coltivarla con profitto dall’altra parte del Mondo, in condizioni di clima e ambiente microbiologico ostile; se così non fosse stato nei secoli, cosa mangeremmo qui ora, come frutto dalla nostra Terra? Forse solo il cardo selvatico e sa canciofa; nemmeno sa ficumorisca: niente pomodori, niente angurie, melone, niente patata… Non è che esattamente non mi piaccia quel sapore, insistentemente acidulo, che sa di lontano estro orientale … ma, perdio, consentite che mi piaccia di più il gusto dolce del piricocco nostrano?
 

Kiwi - Interno

Kiwi – Interno

 

Sabato mattina. E’ breva la giornata per i Burricchi. Alle dieci, con il sole già alto, Jesus è ancora croccau mentre il Raschione, infortunato qualche giorno prima, è concentrato sulla stimolazione criogenica della sua caviglia gonfia. Il V-Hot, apprezzato e titolato personaggio della galassia Donkeys – che forse ricorderete in altre esaltanti apparizioni – è invece già in piedi, impegnato nell’hobby della meccanica, per ristrutturare una preziosa Vespa d’epoca. Di lì a breve, Jesus, avrebbe fatto irruzione nella sua dimora, per procedere al cambiamento di una lampadina della 150cv: «non puoi farlo tu da solo burriccu???». «Ho cercato il video su youtube, il 90% delle persone lo fanno fare all’elettrauto: pitticcu su casinu!». Per fortuna che il V-Hot c’è!
 

Kiwi - Cruditè di ostriche

Kiwi – Cruditè di ostriche

 

Dati i tre minuti di ritardo con cui i due burricchi (ricordiamo che l’Ing.Marrocu è nuovamente uccel di bosco, in vacanza all’estero) si presetavano di fronte alla abitazione del Raschione, ci saremmo aspettati che questi si manifestasse lanciando insulti e brandendo minacciosamente una stampella di legno. Invero, solo una ben mimetizzata cavigliera rigida tradiva il suo accidentale malessere fisico, oltre ché un ben evidente passo claudicante. Dopo circa venti minuti, passati a discutere su quale fosse la strada migliore per risparmiare quei venti/trenta secondi di viaggio, i tre raggiungevano il ristorante Kiwi, collocato a metà strada tra i comuni di Assemini e Decimo. Nonostante qualche riferimento indichi che il locale si trova formalmente nel comune di Decimo, Jesus preferisce pubblicare la prima collocazione, giusto per fare un dispetto al Raschione, che sosteneva insistentemente la tesi opposta.
 

Kiwi - Antipasti di mare

Kiwi – Antipasti di mare

 

La struttura – che secondo l’insegna all’esterno dovrebbe contemplare anche i servizi di gelateria e pizzeria – è una sorta di moderna villa con un piccolo giardino verde perimetrale ed un ampio parcheggio, edificata su misura per banchetti e ricevimenti di nozze di medie dimensioni.
Oltre che ombrelloni e tavolini metallici da bar, compare, sempre all’esterno del ristorante, un grande gazebo bianco coperto, probabilmente utilizzato nelle attività del periodo invernale. Internamente, il locale si compone di un’unica ampia sala, disegnata con uno stile sardo-new style, a cavallo tra il rustico e moderno, interrotta nella distribuzione degli spazi da alcune arcate in muratura color paglierino, poggiate su solidi pilastri bianchi. La resa scenica complessiva è piuttosto confusa e caotica, soprattutto nei pressi dell’ingresso, dove primeggia il bancone da bar e dove troviamo collocati gli split delle pompe di calore, con effetto piuttosto approssimativo e antiestetico. Punto di non ritorno nella sindacabile ricerca estetica, è il TV LCD che troneggia sui tavoli, tra l’altro con una vistosa macchia scura al centro. Più ordinato ed apprezzabile ci pare invece il fondo della sala, dove striate pareti chiare sono state arricchite con splendide sculture lignee amorfe, e dove alcuni discreti tendaggi cercano di celare i moderni infissi, non propriamente eleganti.
 

Kiwi - Aragostelle

Kiwi – Aragostelle

Kiwi - Zuppa di cozze

Kiwi – Zuppa di cozze

 

Proprio sul fondo della sala i tre burricchi vengono fatti accomodare, e scoprono subito che il freddo che avvertono (Jesus presenta ancora gli strascichi del puntore) dipende da un problema all’impianto di riscaldamento, al quale un tecnico in loco cercava di porre rimedio.
Il servizio in sala viene garantito da una giovane cameriera, un cameriere più anziano, e da un preparatissimo e gentile maître che, vi anticipiamo, per professionalità, cortesia e attenzione ai particolari, vale per metà la piacevolezza del pranzo, essendo riuscito finanche ad arginare, alcune evidenti disfunzioni organizzative che complessivamente abbiamo potuto rilevare.
 

Kiwi - Fregola con arselle

Kiwi – Fregola con arselle

 

La prima disfunzione è la disponibilità della cantina. Nonostante la prestigiosa carta dei vini, abbiamo dovuto indirizzare la nostra scelta, verso un pur buon vermentino “Costamolino” DOC del 2011, delle cantine Argiolas, a seguito di una contingente indisponibilità di molte altre etichette.
La degustazione del vino è stata portata a termine dal V-Hot e condotta in maniera impeccabile dal maître mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che il Raschione Ettore ha solo in minima parte attinto alla bottiglia del nettare, perché assolutamente ligio e piegato alle controindicazioni istoriate nel bugiardino dei propri antidolorifici: maledetto infortunio!
 

Kiwi - Spaghetti alle arselle

Kiwi – Spaghetti alle arselle

 

Gli ordinati antipasti di mare, arrivavano al tavolo in tempi pienamente (ed eticamente) ragionevoli mentre, a parte le buonissime ostriche crude richieste come integrazione, non possiamo giudicare con entusiasmo il valore complessivo delle portate presentate: dozzinale insalata di mare con polpo, cozze, calamari, surimi e “giardinera”; anonima insalatina di rucola e polpa di gambero (o surimi, non era ben chiara la differenza); polpo alla diavola con buona aromatizzazione di pomodori secchi; poco efficaci frittelle di gianchetti, dal retrogusto eccessivamente acido. Seguivano poi delle buone aragostelle in salsa catalana (pomodoro e cipolle) e una discutibile zuppetta di cozze: sufficientemente gustoso (tanto quanto è gustoso il sugo casar) il sugo, ma la qualità dei mitili in sé lasciava piuttosto a desiderare. Il V-Hot non apprezzava. Abbiamo apprezzato, invero, la qualità e il gusto dei panini messi a disposizione della tavolata.
 

Kiwi - Grigliata mista

Kiwi – Grigliata mista

 

Un secondo “grave episodio” (che ha dilatato in maniera considerevole i tempi del pranzo) viene registrato, nell’avvicinamento ai primi piatti. Il Raschione, che inizialmente aveva richiesto delle altisonanti trenette “Kiwi” con arselle, fiori di zucca e zafferano, veniva avvicinato (ad antipasti terminati da un pezzo) dal desolato maître, che faceva notare come i fiori di zucca fossero ormai fuori stagione, e quindi sarebbe stato necessario modificare gli ingredienti o scegliere una portata alternativa. Ci chiediamo: perché tenerlo allora in menù?  Ad ogni buon conto, il Raschione derubricava il suo piatto verso il medesimo scelto da Jesus: una fregola con arselle in rosso, molto gustosa e servita alla giusta temperatura (buddia!), nonostante fosse stata preparata con pasta evidentemente non artigianale. Buoni anche gli spaghetti alle arselle del V-Hot, che però segnalava un eccesso di sabbiolina, non efficacemente drenata dalla appetitosa conchilifera.
 

Kiwi - Sorbetto

Kiwi – Sorbetto

 

Nonostante le porzioni fossero state abbondanti e i fumi dei vari analgesici/antiepiretici presenti nel sangue dei 2/3 dei commensali, si decideva per una “piccola” grigliata mista. La lunga attesa è stata mitigata dalla presentazione di fresco pinzimonio (finocchio, sedano, carote, pomodori), corredato da una deliziosa salsa vinaigrette, preparata con maestria sul momento dall’ottimo maître: «meglio che farsela preparare dal Marrocu, no?!».
L’ottima ed abbondante («meno di questo non ce la facciamo!») grigliata al gradevole aroma d’alloro era costituita da una grossa spigola, un’orata, tre seppie e sei gamberi.
Non pienamente convinti dai dolci della casa proposti, i Burricchi sceglievano di terminare il pranzo con tre sorbetti al limone, dimostratisi veramente gustosi, probabilmente per effetto del buon dosaggio di scorze di limone amare, e dell’utilizzo di Vodka (almeno pensiamo). L’avventura culinaria si concludeva con dei caffé, non accompagnati da alcun ulteriore liquore. Costo complessivo dell’esperienza 40€ cadauno, da giudicarsi un 10% limabile per difetto rispetto al giusto dovuto.

Il Ristorante Kiwi presenta un certo numero di difetti. Innanzitutto il nome, che richiama l’idea di una discoteca e che risulta poco accattivante per chi dovesse scegliere un locale della zona, in funzione della sola pubblicità (questo per rispondere ai dubbi del maître sulla fragile popolarità del luogo). Altri più seri difetti sono l’organizzazione complessiva (vini e menù dovrebbero essere sempre sotto controllo) e una scelta di antipasti piuttosto banale e approssimativa. Per il resto abbiamo potuto notare una cucina dalle buone potenzialità e un servizio a dir poco impeccabile, che gli vale obiettivamente la menzione speciale. Due burricchi.
 

VALUTAZIONE “Kiwi”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Kiwi Indirizzo: SP Assemini/Decimo, Assemini
Telefono: 070946444    [mostra in google maps]

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feb 20 2011

Ristorante Tarvenae Arke’ – Quartu S.E.

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Arke' - Interno

Arke' – Interno

 

In principio fu l’Arché. Ente generatore, cosmologica essenza, ordine primo, eterea sostanza di tutto ciò che è sensibile e, di certo, intelligibile.
Da Talete a Spinoza,  da Anassimandro all’architetto Mangoni; quanti illustri filosofi, per preziosi istanti, ore e finanche anni del loro tormentato cammino, hanno sottratto all’inarrestabile correre del tempo, all’interminabile circolo dell’esistenza, il genio limpido del proprio pensiero, nel puro esercizio metafisico del limite umano…
Ed eccoci immaginare, duemilacinquecento anni fa, Eraclito di Efeso, innanzi ai bracieri di una antica taverna greca, adagiar le proprie membra per discutere e ragionare sull’essenza e sul calore di quel fuoco, che pareva, in quell’istante di sospensione del pensiero, in quell’attimo di osservazione e rapimento – che tutto così naturalmente lasciava scorrere – l’origine ultima e prima delle cose.

Arke' - Zuppa cozze e arselle

Arke' – Zuppa cozze e arselle


Parecchi secoli più tardi, una triade di pensatori nobili (Jesus, Raschione Ettore, Ing.Marrocu), di nobile lignaggio – o, se più piace, di aìnino pedigree – spinti dall’eterno fuoco della gozzoviglia e della lussuria alimentare, si accingevano a filosofare su una nuova incombente crapula settimanale, adagiando le stanche membra su accomodanti basamenti, per predisporre e disporre un’altra sospensione di pensiero, un ponderato deliquio dei sensi, in luogo di un parimenti nobile libito mandibolare.
Ricettacolo del solenne rito, il Ristorante Tarvenæ Arke’, al principio del nobile (il Raschione Ettore, è a V.stra disposizione per spiegare il perché) Viale Colombo di Quartu S.Elena, che giusto in quel punto confluisce nell’altisonante Viale Marconi, quasi a trasfigurare il circolo ininterrotto di un inafferrabile inizio e di una indeterminabile fine.

Arke' - Gamberi carciofi bottarga

Arke' – Gamberi carciofi bottarga


Il ristorante si affaccia quindi all’origine del punto di convergenza geometrico tra i due succitati viali, che creano una sorta di ampia isola pedonale, in buona parte invasa dagli spazi del ristorante, a mo’ di gazebo coperto ed esterno alla sala principale. Quest’ultima viene interrotta, nella sua continuità ideale, da un breve accogliente vestibolo, che si risolve dopo un rapido salir di scale, accompagnato dalla fastosa luminosità di uno splendido cesto di agrumi.
Altrettanto splendida e luminosa è quindi, seppur di dimensioni piuttosto limitate, la sala interna.
Nonostante l’intento semiotico di arredi ed ornamenti non appaia consapevolmente espresso, l’impatto complessivo è quello di un ben riuscito sincretismo tra la prorompente modernità dello scorrere urbano – che si fa largo per mezzo delle ampie e luminescenti vetrine – e un più ricercato impegno di colori e luci soffuse, che col ben dosato impiego di tonalità dal rosso pompeiano all’ocra egizio, riconduce il pensiero dall’attuale fredda espressione del nostro presente, alle più antiche e calde atmosfere del romantico tempo passato.

Arke' - Insalata gamberi sedano pomodori

Arke' – Insalata gamberi sedano pomodori


Il servizio di sala, è garantito, per la maggiore, da una giovane gentile cameriera, particolarmente solerte negli intenti, ma nel complesso piuttosto acerba.
Contrattiamo con lei la serie di antipasti di mare più graditi, in contrapposizione alla rigidità degli assaggi proposti dal menu, e congiuntamente già fissiamo nei primi piatti, il termine ultimo del pranzo, per effetto di un contingente impegno alimentare già fissato per la sera.
Ad ogni modo intelligentemente ci viene proposto l’assaggio di un primo di mare e uno di terra, in luogo di una preferenza monofonica.
Assecondiamo con sospetto la proposta di accompagnare le pietanze ad un semplice vinello bianco della casa – rivelatosi infatti piuttosto mediocre – manifestata, forse, a dileggio di una scelta più prestigiosa, per effetto della primitiva impressione che tre affamati burricchi possono destare.

Arke' - Polpo in agrodolce

Arke' – Polpo in agrodolce


Diciamo subito, invero, che la sequenza di antipasti arrivata agli occhi e sotto le fauci dei Donkey, è stata veramente apprezzabile. Ingredienti genuini, abbondanza delle pietanze e splendida presentazione, costituiscono senza ombra di dubbio il punto di forza del ristorante Tavernæ Arke’.
Si inizia con una splendida fantasia di gamberi, carciofi amari e bottarga, esteticamente impreziosita da una rosellina (ringraziamo il Raschione Ettore per la delicata espressione poetica) di carota sfoglia. Seguiva una deliziosa insalata di gamberi, sedano e pomodori, un meno eccellente polpo in agrodolce con aceto balsamico (forse un po’ troppo duro).

Arke' - Fritto misto

Arke' – Fritto misto


Seguiva ancora una impressionante quanto squisita zuppa di cozze e arselle, accompagnata da un letto di pane carasau e bruschette inzuppate.
La qualità e il sapore delle cozze è segnalabile come tra le più buone sperimentate dal palato degli esperti burricchi, nella loro lunga peregrinazione.
Altrettanto notevole il piatto successivo: un sfolgorante assortimento di gamberi, passere di mare, calamari, (forse) meduse, triglie fritte su un letto di pane carasau, spaghetti fritti e ornamento di limoni a fette. Buonissimo! Un’ultima cosa degna di segnalazione, nell’ambito degli antipasti e non solo, la bontà e la fragranza del pane che ne guidava l’incedere.

Arke' - Trofiette pecorino e Linguine all'astice

Arke' – Trofiette pecorino e Linguine all'astice


Contraddittorio invece il giudizio che dobbiamo esprimere, nostro malgrado, per il binomio che ha caratterizzato l’assaggio dei primi piatti. Da un lato il primo di terra: trofiette al pecorino, carciofi e guanciale; sull’altro fronte una tipica espressione della cucina di mare: linguine all’astice.
Parliamo di contraddizione in luogo del frapporsi di tre differenti giudizi, positivi e negativi, che si rivolgevano, più o meno simmetricamente e indistintamente, verso il piatto di terra o di mare, da parte di ciascuno dei prestigiosi commensali.
Complessivamente, comunque, non possiamo giudicare queste portate lontanamente all’altezza della magnificenza degli antipasti.

Arke' - Affogato al cioccolato

Arke' – Affogato al cioccolato


Arrivati a questo punto del pranzo, gli ormai satolli Triumviri non intendevano comunque negarsi la tradizionale e liturgica esperienza del dessert.
Mentre Jesus e il Raschione Ettore, recedevano dalla prima linea di una battaglia iper-calorica, richiedendo un semplice sorbetto al limone, allungato con vodka – che ad onor del vero è risultato penoso – l’irriducibile Ingegner Marrocu ordinava una splendida coppa di affogato al cioccolato con panna e nocciole, da lui stesso definito «delizioso», alla richiesta di giudizio da parte della curiosa cameriera.
Il pasto si è concluso con tre caffè, con un liquore alla liquirizia per il Raschione e una grappa barricata per Jesus.
Da notare l’anomala astemìa dell’Ingegner Marrocu, protratta – ad eccezione del contingente assaggio del «discreto (leggi mediocre)» vino bianco – per l’intero pasto e determinata da un eccesso di inserimento etilico negli avvenimenti intercorsi la sera prima.
Costo del pasto cadauno 30€, da ritenersi adeguato rispetto alla qualità di quanto consumato e del servizio offerto.

Riguardo al giudizio finale, non possiamo non sottolineare la splendida ambientazione del ristorante e l’eccellenza degli antipasti. Il servizio complessivo, qualità dei primi piatti, del vino e del dolce, non sono risultati invece all’altezza. A malincuore, quindi non possiamo che assegnare due soli burricchi, accompagnati da una menzione speciale per la ricercatezza estetica del locale.

 
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Tavernae Arkè BIS.

 
A seguito di una successiva, quanto casuale, visita dei Burricchi Ettore e Jesus avvenuta lunedi 30 dicembre 2013, e a seguito di un eccellente percorso eno-gastronomico, che in tale occasione ci è stato proposto, il giudizio ha visto una pesante integrazione di burricchi. Rendicontiamo brevemente e mediaticamente l’esperienza, proponendo la seguente galleria di immagini, che descrivono le fatiche sul campo.

Arkè - Pane carasau con olio

Arkè – Bruschette carasau con olio

Arkè - Zuppa cozze porcini

Arkè – Zuppa cozze porcini

Arkè - Ostriche fin de claire

Arkè – Ostriche fin de claire

Arkè - Carpaccio tonno

Arkè – Carpaccio tonno all’arancia

Arkè - Crudite gamberi scampi

Arkè – Crudite gamberi scampi

Arkè - Raviolini di cernia ricci scampi

Arkè – Raviolini di cernia ricci scampi

Arkè - Spaghetti orziadas ricci

Arkè – Spaghetti orziadas ricci

Arkè - Tortino ricotta arance

Arkè – Tortino ricotta arance

Arkè - Rum Matusalem 23YO

Arkè – Rum Matusalem 23YO





Vino: bianco Vermentino DOC “Tuvaoes” 2012 delle cantine Cherchi, Usini.
Antipasti: Zuppa di cozze e funghi porcini; carpaccio di tonno rosso con arancia e spezie; cruditè di gamberi e scampi; ostriche “Fine de Claire”(Bretagna).
Primi piatti: spettacolari spaghetti mantecati ai ricci e orziadas (anemoni di mare) con pomodorini e orziadas fritte per Ettore; sontuosi raviolini al ripieno di cernia con ricci e scampi per Jesus.
Dessert: eccellente tortino alla ricotta e arancia servito su letto di cioccolato fuso.
Passito: Moscato artigianale.
Liquori: Rum Matusalem Gran Reserva 23YO per Ettore.

Nella nostra ri-valutazione il Ristorante Arkè ci stupisce per un’ottima qualità della cucina, risultato di un eccellente connubio tra ingredienti di prima scelta e una assoluta maestria nell’intrepretare felici accostamenti di sapori che hanno reso l’esperienza di altissimo livello. Rispetto alla prima valutazione ci ha impressionato soprattutto la capacità del matre in sala di capire e soddisfare le esigenze delle diverse tipologie della variegata clientela, clientela che occupavo la quasi totalità dei coperti disponibili, seppure si trattasse di un lunedi pomeriggio antivigilia dei festeggiamenti del nuovo anno. Quattro somarelli stiracchiati.
 


VALUTAZIONE “Tavernæ Arke’”: Quattro Burricchi.
Ristorante Tavernæ Arke’ Indirizzo: Viale Colombo 9, Quartu S.E.
Telefono: 070883663   [mostra in google maps]
 

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ott 10 2010

Ristorante Dal Corsaro – Cagliari

 Scritto da Jesus | 7 commenti | Commenta

Dal Corsaro - Interni

Dal Corsaro – Interni

 

Cagliari, ore 13.10. I Triumviri storici Jesus e Raschione Ettore si dirigono celermente al luogo fissato per il rendez-vous. Ad attenderli il terzo neo Triumviro ufficiale, Dott.Ing.Marrocu.
Jesus cerca di contattare il quarto ospite, aggiunto per questa giornata, il burriccu Pg, un tempo Triumviro, ormai degradato al ruolo di occasionale comparsa.
Il burriccu, dopo aver dato la sua disponibilità, sembra essersi oscurato: non risponde ai messaggi, il telefono è spento. Data la lunga frequentazione ed esperienza con i susunki, Jesus ne conosce bene la psicologia di base; inizialmente accettano con entusiasmo una proposta o un invito poi, con l’approssimarsi della spesa, inizia a prevalere in loro l’istinto di conservazione economica…

Dal Corsaro - Ing. Marrocu

Dal Corsaro – Ing. Marrocu


… Se non sono abbastanza scaltri da escogitare una scusa per liberarsi dall’impegno, a quel punto evitano di farsi rintracciare, salvo dopo redarguire la controparte di non essersi fatta sentire in precedenza. Motivo per il quale, i due malpensanti burricchi escogitano un piano d’azione per intercettare il soggetto all’uscita dal corso CISCO, ed inchiodarlo al legno delle proprie responsabilità. 
Con loro profonda sorpresa, in realtà il burriccone li attendeva nel luogo dell’incontro, con l’obsoleto telefono miseramente scarico; l’Ing. Marrocu li avrebbe invece raggiunti di lì a poco.
Ancora Pg non conosceva la destinazione, scelta giustappunto dai Triumviri per onorare la sua presenza: ristorante “Dal Corsaro”, uno dei più rinomati  – e cari, questo è il motivo della scelta! – della Cagliari bene. Appena realizza di tale perfido disegno, Il burriccu sbianca in volto ma non fa una piega, trattiene in gola le sue emozioni ed evita di lamentarsi, sapendo quale ondata di schernimento l’avrebbe altrimenti raggiunto. Vedremo che non sarà il solo episodio di arginamento delle proprie emozioni, in questo pomeriggio.

Dal Corsaro - Stuzzichini di Pane

Dal Corsaro – Stuzzichini di Pane


Ed eccoci quindi varcare la soglia del “Corsaro”, e venire gentilmente accomodati ad un confortevole e spazioso tavolo rettangolare.
Gli arredi del locale, particolarmente sobri e al contempo eleganti, ci ricordano una sala da tè dell’aristocrazia di inizio ’900. In quest’ottica stilistica, non stupisce il fatto che la sala principale sia piuttosto ampia, ma il numero di coperti non eccessivo, tanto che l’ambiente risulta ben lontano dall’essere opprimente e caotico. Un raffinato lampadario in ferro pende dal soffitto mentre, posti a decoro alla luce di una finestra aperta, notiamo le cornici di numerose onorificenze e premi guadagnati di recente dallo chef. Il servizio, garantito dall’unica carinissima cameriera (più che sufficiente per il numero esiguo di avventori), ci é apparso subito eccellente in termini di disponibilità, efficacia ed empatia, profusa nei confronti dei burricchi che cercavano, con ogni sorta di goliardica interazione, di scardinarne la adorabile compostezza professionale, tracimante di più informali e deliziosi sorrisi. Impagabile!

Dal Corsaro - Polpo arrosto

Dal Corsaro – Polpo arrosto


Come stuzzichino iniziale, ai Donkeys viene offerto un vassoio di raffinate prelibatezze di pane: focacce, grissini aromatizzati, panini con cipolle, tutti veramente gustosi ed adeguate per aggredire la fame, nell’attesa dei concordati assaggi di antipasti, scelti da un menu abbastanza ricco, finanche di eleganti contorsioni linguistiche quali:
Per garantirvi la massima freschezza e sicurezza dei prodotti molto delicati ad alta deperibilità utilizziamo tecniche di conservazione a temperatura negativa“.
Veniamo dunque a descrivere gli antipasti, serviti in raffinate porcellane o cristalli, che venivano sostituiti singolarmente ad ogni portata.
Iniziamo con un ottimo polpo arrosto, accompagnato da “salsa al lemon grass e pomodorini appassiti”, decorati con finocchietto e crauti.

Dal Corsaro - Involtino di triglia

Dal Corsaro – Involtino di triglia e arancia

Dal Corsaro - Fantasia di prosciutto di Villagrande

Dal Corsaro – Fantasia di prosciutto di Villagrande

Dal Corsaro - Gran piatto del Crudo

Dal Corsaro – Gran piatto del Crudo


Seguiva un saporitissimo involtino di triglia, con salsina e scorze di arancia, finocchietto, broccoli e carciofini saltati in padella, il tutto decorato con scenografiche gocce d’aceto balsamico.
Ancora ci veniva servito una tradizionale fantasia del celeberrimo prosciutto di Villagrande, impreziosito da spezie aromatizzanti e accompagnato da due appariscenti (ma, a dire il vero, dal sapore piuttosto anonimo) gnocchi fritti.
Infine, per concludere gli antipasti,  ecco uno splendido piatto con specialità crude:  tonno, pesce spada, gamberi, gianchetti, sardine, il tutto sapientemente acceso dal sapore dell’aceto balsamico, da pomodorini tritati, varie spezie e salsine, tra le quali il famigerato “Guacamole” (in realtà wasabi, vedi nota di Gianni ndr.), a base di avocado, di origine Atzeca e dalle proprietà termodinamiche prossime a quelle di una fiamma ossidrica.

Dal Corsaro - Risotto gamberi e limone

Dal Corsaro – Risotto gamberi e limone


Il goliardico Ing. Marrocu,  invitava con una certa insistenza il buon Jesus ad assaggiarne una abbondante porzione, ma rimaneva stupefatto dal notevole autocontrollo del vostro amato che, una volta messa la salsa in bocca, non batteva ciglio e anzi commentava con un laconico: «buona».

Terminati gli antipasti, che nonostante l’aspetto da “nouvelle-cuisine” delle porzioni, avevano già piuttosto riempito i Triumviri ufficiali e l’ospite annesso,  si poteva passare al primo piatto, scelto medesimo da tutti i commensali: risotto ai gamberi e limone.
Sulla qualità di questo piatto ci sarebbe un attimo da discutere. La scorza di limone triturato che condiva il riso andava a ripescare, nella sorgente mnestica delle idee di Jesus, alcuni ricordi d’infanzia relativi alla preparazione delle torte cucinate in occasione delle ricorrenze familiari; le teglie e gli strumenti di cucina che il micro Jesus andava ad assaporare in queste occasioni, avevano lo stesso sapore. D’altro canto dobbiamo sottolineare che, nonostante il gusto complessivo apprezzabile, tale condimento contribuiva a rendere il riso piuttosto farinoso e pesante, tanto da rendere impossibile ai commensali proseguire con un secondo piatto. I burricchi passavano quindi direttamente al dolce.

Dal Corsaro - Cannolo crema di ricotta

Dal Corsaro – Cannolo crema di ricotta


Il buon Jesus preferiva andare sul leggero, ma non in termini alcolici, dato che comandava un sorbetto al limone preparato con vodka, accompagnando la comanda alla capricciosa richiesta di poter (forse perché trascinato dalla regressione infantile precedente) usufruire di una comoda cannuccia, che permettesse di compiere il minor sforzo possibile nel consumare il dessert, in virtù di un occasionale ma antipatico problema muscolare.
La solerte cameriera, intuendo il valore psichiatrico dell’istanza, si premurava di servire il buonissimo sorbetto, accompagnato a due splendide cannucce rosa/celeste – maschietto/femminuccia, tanto da strappare a Jesus un commosso e sentito ringraziamento.

Gli altri tre commensali volgevano invece il loro interesse su di un Cannolo con crema di ricotta, zafferano e mandorle caramellate, ben apprezzato da tutti ad eccezione del Raschione Ettore, che lamentava la non eccellente qualità del ripieno. Da segnalare inoltre che, prima del dessert, ai burricchi è stata gentilmente offerta una ottima granita speziata, dal potere fortemente digestivo.


Infine i quattro decidevano di concludere il pasto, senza ordinare il caffè finale, perché l’Ing.Marrocu proponeva di degustarlo in un locale poco distante, di cui ben conosceva e apprezzava il barista.
Il costo complessivo, comprensivo di due bottiglie di ottimo vermentino  “Costamolino” DOC delle cantine Argiolas, è stato di 57€ cadauno.
La qualità del servizio è stata eccellente, la ricercatezza e presentazione dei piatti è sicuramente d’alta scuola, anche se occasionalmente i gusti personali hanno condotto a una inevitabile divergenza di giudizio. Il prezzo pagato, comunque, ci è sembrato una quindicina di euro superiore all’equo ideale, a prescindere dalle numerose decorazioni vantate dallo chef.
Ciò nonostante, questo non ha impedito ai burricchi di elargire un cospicuo riconoscimento economico alla meritevole cameriera, di cui ahimè abbiamo mancato di carpire il nome.



VALUTAZIONE “Dal Corsaro”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Dal Corsaro Indirizzo: Viale Regina Margherita 28, Cagliari
Telefono: 070664318    [mostra in google maps]
 

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