☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
giu 13 2014

Ristorante Sa Furria – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Sa Furria - Esterno

Sa Furria – Esterno

 

Mia nonna, senza rifletterci, un tempo mi ripeteva:
«Su baddarincu. Poni mesu tottu nudda e furria».
Metti, mezzo, nulla, tutto… e ritorna.
La girandola della vita. Prendi, lascia, togli, afferra, vinci, perdi, mangia, digerisci e mangia ancora. Jesus, il Raschione Marrocu. Ieri, oggi, domani e sempre.
Ci vediamo, ci ritroviamo intorno a una tavola. Non è stabile, non è in piano, ma cosa in realtà lo è davvero; neanche la terra sotto i nostri piedi… Tanto vale aspettare che ci scivoli sopra qualcosa, rotolando dalla cima della collina fin qui. Dopo di ché, se la cena sarà soddisfacente, rotoleremo pure noi; sulla pancia, sulla schiena, avanti, indietro e furria.
 

Sa Furria – Olive bruschette

 

Non c’è burriccu più ignorante e ottuso, di quello che non sa tornare sui propri passi, rivedere le sue opinioni, recedere da posizioni di comodo e rinunciare ad orgogliose testardaggini per rendere omaggio alla verità, piuttosto che al proprio personale interesse. Pochi sono i virtuosi che possano vantarsi per tali qualità e beh, certamente non li troverete tra i molentis di questo blog.
Né qui troverete oggi romanzata una vicenda per la quale possa manifestarsi l’occasione di dimostrare virtuosismi di onestà intellettuale. Quasi logisticamente ci staremmo, oggi. La via Sassari, sentiero primario della ristorazione cagliaritana abbiamo bazzicato in lungo e in largo prima di oggi, negli anni passati. Ristoranti che un tempo v’eran ivi, più o meno bene da noi valutati, oggi non quisquiliano più.
 

Sa Furria - Antipasti

Sa Furria – Antipasti

 

E’ il caso questo del ristorante che fu al civico 86, il “Bataclan“, uno dei primi che ha ospitato le ciccionate del Triumvirato, quando il Burriccu Pg non era stato ancora divorato dal demone della susunkaggine, quando l’Ing.Marrocu era un imberbe freelancer della ristorazione, non ancora integrato ed elevato al rango di Burriccu ufficiale.
Qui siamo ritornati ma l’insegna non è più la stessa. Ora c’è “Sa Furria”, ma il Bataclan in un certo senso è ancora lì, negli interni e negli arredi, che notiamo identici alla precedente gestione (e che quindi non ri-descriveremo), nel nome vergato sul menù, nell’atmosfera che sa di via Sassari. Qualcosa di diverso c’è, a partire dal gazebo esterno che ci accoglie, piacevolmente in una calda domenica primaverile, nonostante il via vai di persone alle nostre spalle e le macchine che circolano a un metro di distanza. C’è di nuovo anche il personale. Ricordavamo una sobria signora a quel tempo. Oggi invero ci accoglie un volenteroso cameriere oriundo tuttofare che, nonostante le apparenze, svolgerà più che dignitosamente il proprio compito, dimostrandosi gentile, puntuale e sufficientemente attento. Aiutato, c’è da dire, dal fatto che nel locale, per buona parte del tempo, eravamo presenti solo noi.
 

Sa Furria - Zuppa di cozze

Zuppa di cozze

Sa Furria - Polpo alla diavola

Polpo alla diavola

 

Dignitosamente il suo compito non lo svolgerà, ahimè, la 150cv, inizialmente deputata al traghettamento di Jesus e del Raschione, poi messa in garage per l’improvviso danneggiamento del radiatore :-( .
L’ingegner Marrocu, irriducibile promotore della industria teutonica, con serafica supponenza dichiarava: «non voglio neanche affrontare l’argomento!».
Responsabilità maggiore va attribuita però a quel c… di marciapiede e relativo scivolo con pendenza del 50%, sulla via del garage di Jesus.
Ad ogni modo, sostituita la vettura con la nuova quasi-100cv del Raschione, nessun sensibile ritardo è stato accumulato, anche grazie ad un imponderabile colpo di fortuna del medesimo Burriccu, che riuscirà a farsi varco tra le sature strisce blu di Piazza Yenne. Alle ore 21.02, come concordato, i burricchi erano comodamente seduti nello spazio esterno del ristorante, e consultavano il menù.
 

Sa Furria - Tagliolini agli scampi

Sa Furria – Tagliolini agli scampi

 

E’ facile la composizione della nostra cena. Il menù è ben dettagliato, ma non tutte le voci saranno disponibili, almeno non con ingredienti freschi. Ordiniamo gli assaggi di mare, che nella serata comprendevano quattro portate fredde e due calde. Ancora prima, nella breve attesa che ha preceduto l’arrivo delle prime pietanze, siamo stati intrattenuti da buone bruschette all’olio e da delle classiche olive in salamoia. Non si tratterà di piatti particolarmente elaborati, ma una serie di specialità della cucina cagliaritana (nota: il sito web riporta la possibilità di gustare pietanze finanche calabresi, indiane o bengalesi, che comunque non abbiamo notato), complessivamente, di discreta fattura. Il vino che le ha accompagnate è stato un ottimo Vermentino di Gallura Superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura. Nell’ordine arrivavano al nostro tavolo: carpaccio di tonno fresco con rucola, olio e pepe; insalata di mare, con gamberi, polpo, seppie, olive nere sottolio e pomodoro ciliegino; carpaccio di sardine con olio, prezzemolo e peperoni, su letto di radicchio; sardine fritte impanate con radicchio e limone. Questo relativamente ai piatti freddi. Quelli caldi erano polpo alla diavola (nel menù indicati come moscardini al pomodoro piccante) e zuppetta di cozze, entrambe con un sugo assolutamente di tutto rispetto, probabilmente l’elemento più positivo di tutta la cena, tanto da innescare una forte competizione tra Jesus e l’Ing.Marrocu a colpi di bruschetta, per l’ultimi assaggio di scarpetta!
 

Sa Furria - Risotto ai frutti di mare

Sa Furria – Risotto ai frutti di mare

 

Buoni i primi. Scenografici tagliolini agli scampi, con prezzemolo e pomodorini per Jesus e l’Ing. Marrocu – con forse il crostaceo un po’ troppo cotto -, risotto ai frutti di mare (gamberi) per il Raschione.
Qui finiva la cena di Jesus, che rinunciava al secondo («magari assaggio quelli degli altri»), ricevendo subitamente il generoso apprezzamento da parte dei propri commensali: «col cazz…!».
Il Raschione optava per un piatto di tonno cotto alla piastra con granella di mandorle (inizialmente il cameriere dichiarava non fossero disponibili, ma è stato presto smentito dallo chef), visivamente una sorta di tataki molto cotto. L’Ing. Marrocu si deliziava invece con un filetto di orata cotta al forno, alla vernaccia, condita con prezzemolo e olive verdi. Devo dire che, nonostante l’apprezzamento dell’Ingegnere, all’assaggio Jesus l’ha trovata altresì apprezzabile ma non esaltante.
 

Sa Furria - Tonno

Sa Furria – Tonno

Sa Furria - Orata

Sa Furria – Orata

 

Infine i dolci. La scelta per Jesus e Marrocu è ricaduta sulla frutta. Ananas per l’Ingegnere, melone per Jesus («dov’è il sale?»). Anche qui discorde l’opinione dei due burricchi, con un Jesus possibilista e il collega: «si vede che di melone non ci capisci nulla».
Il Raschione invero non rischiava, lanciandosi su un classico tiramisù della casa.
Niente caffè né amari, la ciccionata si concludeva qui. Costo totale, 38 euro cadauno, da giudicarsi un 15% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina onorevole, ma senza menzioni particolari.
 

Sa Furria - Tiramisù

Sa Furria – Tiramisù

Sa Furria - Melone

Sa Furria – Melone

Sa Furria - Ananas

Sa Furria – Ananas

 


Sa Furria è un discreto ristorante, che esprime una cucina semplice a tratti piacevole, senza però note di particolare rilievo. Comunque da non disdegnare, anche in virtù dalla atmosfera rilassata ed empatica creata dal personale. Due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Sa Furria”: Due Burricchi.
Ristorante Sa Furria Indirizzo: Via Sassari 86, Cagliari
Telefono: 3881274120    [mostra in google maps]
 

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giu 8 2014

Ristorante Zupposofia – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Zupposofia - Interno

Zupposofia – Interno

 

Critica dell’energia vitale. La luna transita nel Leone, il seme ruggisce dal suo letto di humus, il miracolo della vita si compie.
Re Sole, che dall’alto nutri la nostra Terra, che i confini del possibile hai qui tracciato, che accarezzi i nostri Inverni e soffochi la nostra Estate, che con lo sguardo accompagni il respiro dei tuoi figli, il mutevole e ritmico ondeggiare del nostro ventre, il colorarsi effimero delle stagioni, nel docile alternarsi della morte e della vita.
Con te alla vita brindiamo, per te oggi la vita celebriamo, secondo il rito che sappiamo offrirti, secondo l’antropica passione che si eleva a spirito, secondo l’umano desiderio che si spinge oltre la frontiera del divino.
Battezziamo la nostra speranza, beviamo alla fonte del tuo eterno, e con quest’acqua sacra resisteremo per sette giorni, in attesa di ciccionare ancora.
 

Zupposofia - Formaggi

Zupposofia – Formaggi Biologici di Macomer

 

Sia mai che la famigerata e mirabolante macchina delle ciccionate, custodita e governata magistralmente dalla sapiente mano del Raschione, scelga un giorno per noi un ristorante dove «non si cucinano triglie arrosto»,  una terra che non ha mai accolto su proceddu arrostiu, un’osteria dove non si possano staccare le teste de su giarrettu a mussius, dove non celebrare il dominio nella catena alimentare, esempio di intelligenza, di ctonia prepotenza, di belligeranza umana.
Ma alto e nobile è l’impegno dei Burricchi su questa Terra. Ben altro è, oltre ciò che appare, che a voi tutti è finora, probabilmente, apparso. I profili longilinei del Raschione e dell’Ing.Marrocu, la falsa magrezza di Jesus, disillusa dal vizio dell’opulenza, significano ben altro.
 

Zupposofia - Bruschette

Bruschette

Zupposofia - Polpette di miglio

Polpette di miglio

 

Capita così, allora, che  la sera di un mercoledì qualunque, con l’Estate e il grande caldo ormai alle porte, il Triumvirato si ritrovi a convergere in quel della centrale Via Farina, in Cagliari.
Dopo Jesus e il Raschione Ettore – puntualissimi, anche a seguito di un parcheggio impossibile del Raschione nella improponibile Via Paoli – presto si intravvedeva all’orizzonte, appropinquandosi con passo calmo e sicuro, l’Ing.Marrocu. La ciccionata avrebbe da lì a poco, dopo i classici vicendevoli insulti di rito, avuto inizio.
 

Zupposofia - Tris di zuppe

Zupposofia – Tris di zuppe

 

“Zupposofia”, a dispetto di una insegna esterna essenziale e abbastanza anonima (iniziamo col suggerire una in legno o ferro battuto per attirare i passanti), è internamente una gemma. Strutturalmente il locale è ospitato negli spazi che un tempo furono della “Fenice Bianca” ma senza dubbio la recente ristrutturazione ha raggiunto risultati più apprezzabili dal punto di vista estetico. L’interno appare  intimo e sobriamente raffinato. Gli esigui spazi sono distribuiti su due sale, separate da generose arcate in muratura. Pareti e mobilia minimalista bianche, parquet in legno chiaro e mattoni ornamentali, sono elementi comuni. La prima sala, che dà sulla strada e che ospita un breve bancone da bar, si contraddistingue per gli eleganti tendaggi color latte, lampadari in fibra vegetale e un magnificente affresco decorativo sul tema di un albero stilizzato, color fucsia. Questa tonalità, in versione più sfumata, sta alla base dell’emblema caratteristico del locale, parimenti a un secondo colore, di più difficile divulgazione, che possiamo unicamente sintetizzare con il codice HTML #d5d7bc. Una specie di grigio chiaro, in cui dominano maggiormente le componenti rossa e verde, meno quella blu. Se c’è un significato alla base di tutto questo, non mi è dato saperlo anche se, con un minimo sforzo mentale, sono abbastanza sicuro di riuscire a trovarne uno coerente con la filosofia del ristorante. La seconda sala, più interna, risulta lateralmente impreziosita da nicchie di pietra in bassorilievo, mentre esiste uno terzo spazio dedicato al desinare all’aperto. Una sorta di piccolo cortile con riparo parasole, da cui è visibile la cucina, ricco di ornamenti vegetali (per lo più fiori e spezie), che personalmente avrei impreziosito con una piccola fontanella, per onorare la misticità dell’acqua oltre ché del sole.
 

Zupposofia - Zuppa dell'orto

Zupposofia – Zuppa dell’orto

 

A proposito di misticità dell’acqua e del sole, è difficile inquadrare correttamente la filosofia (“nutrire al di là del cibo”) alla base di “Zupposofia”, la filosofia della zuppa. Non è un ristorante prettamente e dogmaticamente (ringrazio la DDP per il suggerimento del termine) vegetariano o vegano, ma una sorta di tempio alimentare che celebra il ciclo del sole, della terra e della vita, affidando alla ontologia e alla spiritualità dell’agricoltura bio-dinamica l’essenza del proprio rito, in accordo con una ricercata armonia universale tra uomo e natura, per il nutrimento del proprio spirito. Ricondurre l’alimentazione dell’uomo e la sua interazione con l’ambiente ad un unico respiro universale, un unico movimento di ventre, escludendo da parte sua ogni violenta prevaricazione e sfruttamento chimico/intensivo. A dire la verità è stato certamente più facile ricondurre il colore dei capelli della giovane e gentilissima cameriera a quello delle tovagliette fucsia sui tavoli (what a class!), ma da qualcosa bisognava pur iniziare.

 

Zupposofia - Couscous di verdure

Zupposofia – Couscous di verdure

 

Punto di forza di “Zupposofia” sono senz’altro l’estrema gentilezza, la premura, la passione che il personale mette in quello che fa. La cena è durata circa due ore e mezza, di cui 45′ impiegati per desinare, e il restante del tempo a farci raccontare di allevamenti biologici, di agricoltura bio-dinamica e di scelte di vita tra Cagliari e Parigi. Oltre che la succitata giovane cameriera – a cui andrebbe attribuita una menzione speciale solo per l’essersi congedata singolarmente da ogni tavolo prima di tornare a casa, e alla quale il Raschione Ettore non ha potuto fare a meno di regalare le rose che il venditore di turno era riuscito a rifilargli – ad assistere i burricchi c’erano una ragazza più matura (la parigina) e un giovane maitre. E’ quest’ultimo a fare accomodare i burricchi nel cortile esterno, in un ampio tavolo da sei, nonostante fossimo solo in tre.
Il menù, giornalmente mutevole, viene sistematicamente vergato a mano, in bella calligrafia e su un foglio di quaderno, dalla cameriera, con l’antica tecnica della carta a carbone, incorniciato in una sorta di quadro mobile che passa da tavolo a tavolo. A farla da padrone, ovviamente, sono le zuppe e le vellutate ma, come vedremo, la scelta sarà ben più ampia.
 

Zupposofia - Macedonia

Zupposofia – Macedonia

 

Non volendo rinunciare ai nostri stereotipi alimentari, cerchiamo di inquadrare subito quello che poteva ricondursi ad antipasti, identificando subito un tagliere di formaggi biologici di Macomer. Questi, pecorini stagionati, caprino e crema di pecorino “Debbene” su letto di carasau e finocchietto, venivano accompagnati da deliziose confetture di prugne e di fichi e fragoline biologiche di stagione: buonissimi. Unitamente al tagliere, ordinavamo delle buone polpette di miglio allo zafferano e verdure, su letto di gazpacho andaluso. Oltre alla bontà delle bruschette, accompagnate da olio biologico di Dolianova, segnaliamo la possibilità di discernere sulla tipologia di stoviglie utilizzate nel servizio. A quelle “biologiche”, più in linea con le pratiche etiche del locale, essendo burricchi, abbiamo personalmente optato per le belle ceramiche tradizionali. Riguardo gli abbeveramenti, non abbiamo avuto predilezione per il vino biologico in menù, ma per una più accattivante (almeno per nostro gusto) birra artigianale sarda “Ale” del birrificio Dolmen di Uri – SS.
 

Zupposofia - Dessert

Zupposofia – Dessert

 

Dopo gli antipasti, le zuppe! L’ing. Marrocu sceglierà la “zuppa dell’orto” con legumi misti, al profumo d’alloro. Jesus opterà per il tris assortito (su quattro zuppe disponibili): zuppa dell’orto; vellutata di carote, cavolfiore, zucchine e menta; vellutata di sedano, rapa, finocchi, patate, e timo (eccellente!). L’unico appunto che possiamo muovere investe la quantità (eccessiva!) rapportata alla temperatura delle zuppe e alla calura ambientale: con l’arrivo della stagione estiva – come suggerito dal Raschione di ritorno dalla Russia, terra delle zuppe – sarebbe opportuno inserire nel menù più zuppe fredde, e ridurre le porzioni di quelle calde. Coerentemente il Raschione, in effetti, sceglieva il couscous di verdure e ceci mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che Marrocu si è anche divorato metà del tris di Jesus! Infine i dolci. Marrocu decideva per una fresca macedonia di stagione, con fragole kiwi e mele, mentre Jesus e il Raschione si concentravano su una torta di mele e arance. In versione al caffè per il Raschione, bagnata nella malvasia di Magomadas (Angioi) per Jesus. Il tutto accompagnato dalla medesima malvasia. La cena si concludeva quindi con caffè biologico alla moka, addolcito da zucchero biologico (così come biologico era il sale). Costo finale della cena, 30€ cadauno, da ritenersi almeno un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità del servizio, e degli ingredienti.

 

Splendido il locale, ideale per una cena romantica, da visitare con il proprio partner o in compagnia degli ultimi residui della propria coscienza etico-alimentarista, “Zupposofia” offre un menù che può soddisfare le esigenze dei vegetariani, più limitatamente dei vegani, ancora più limitatamente dei burricchi come noi. La cucina è semplice, ma gli ingredienti sono di primissimo livello. Un po’ povera la cantina, ma è di per sé difficile trovare vini che seguano la loro filosofia. Tre burricchi con menzione speciale per l’etica del locale, per la gentilezza del personale e per i capelli della cameriera.

 


VALUTAZIONE “Zupposofia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Zupposofia Indirizzo: Via Farina 22, Cagliari
Telefono: 3802634150    [mostra in google maps]
 

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giu 2 2014

Locanda Monti Paulis – Genoni

 Scritto da Jesus | | Commenta

Monti Paulis - Interno

Monti Paulis – Interno

 

In viaggio verso le paludi. Genoni oltre la collina. L’aria leggera, i colli verdi, il tepore della primavera, le giovenche sul prato, i cavalli bradi. Questa cavalcata cerchiamo di farla lesti come il vento, lanciandoci giù verso il pendio, risalendo l’asprezza dei monti, assaporando la ritmica violenza degli zoccoli, facendoci un tutt’uno con il calore e con il sudore dell’animale che guidiamo, tuffandoci in orgiastiche rettitudini e sfuggenti dettagli di vita, soffiati addosso da questo tempo patrigno, alla velocità del pensiero. Alla cime di corsa, che il tempo non attende, né il profumo dei pesci sulla graticola, che non durerà in eterno, ma che in eterno nutrirà questa Terra, ovviamente dopo aver nutrito noi.
 

Monti Paulis - Bruschette antipasti

Monti Paulis – Bruschette antipasti

 

«Lasci chiuso il finestrino, Ingegnere, non fosse mai che riuscissimo a respirare un po’ di natura, quando possiamo invece deliziare le narici con la frizzante aria condizionata della nuova quasi-cento cavalli del Raschione.
Ammiri il paesaggio, Ingegnere, questa non è l’erba cirdina e scolorita che Lei s’è avvezzato a criticare, quando si innescata la reprimenda verso i costumi e le abitudini sarde. E’ un verde intenso e rigoglioso che ci piace, identico a quello sparato sullo schermo, dal profilo colore iper-saturato del suo telefono Samsung Galaxy.
Scendo un secondo a leggere la mappa del parco… Ho trovato la nostra destinazione, è chiarissima, peccato che si siano dimenticati di scriverci anche un “voi siete qui”. Raschione, ti conviene telefonare e chiedere indicazioni. Ah, la Sardegna, Ingegnere!»
 

Monti Paulis - Antipasti

Monti Paulis – Antipasti

 

L’arrivo alla locanda “Monti Paulis” in quel del “Bosco di Monti”, presso Genoni, non è stato dei più agevoli, anche perché quegli aggeggiucoli conosciuti come Global Positioning System non sembravano prenderci troppo sul serio; ma una volta abbassato il finestrino, per interrogare un paesano di passaggio, l’Ing.Marrocu brevemente poteva rincuorarsi sulla semplicità dell’impresa: «Sempre dritto fino al cartello».
Detto questo e tralasciato qualche difficoltoso particolare, dopo un meraviglioso percorso nella rilassante quiete della campagna di Genoni, raggiungiamo di Sabato mattina un ristretto altopiano panoramico nel quale, discretamente e senza insegne, è collocata una piccola locanda. Una costruzione color ocra, presumibilmente degli anni ’80, architettonicamente abbastanza anonima, sovrastata dalla collina alle sue spalle e circondata da ineleganti tendaggi parasole.
 

Monti Paulis - Spaghetti ai frutti di mare

Monti Paulis – Spaghetti ai frutti di mare

 

Varcata la soglia di ingresso, dopo un breve vestibolo che si defila oltre il bancone del Bar, ci si accomoda in una luminosa veranda perimetrale, nella quale per l’occasione i Burricchi verranno collocati, al pari di altri avventori presenti. Oltre questo perimetro esterno esiste una sala più interna, dominata da un moderno forno/barbecue e da una sorta di falsa parete che simula la sezione di una catasta di legno. Lo stile è rustico, con pavimento in cotto, tendaggi e tovagliame in stoffa scozzese, suppellettili caratteristici a decoro dell’ambiente. Invero dobbiamo sottolineare, ahimè, che i colori ormai sbiaditi delle pareti e i vistosi segni di umidità alla base dei muri, non rendono di certo onore al locale. Certamente, andrebbe data al più presto una pesante rinfrescata.
 

Monti Paulis - Fregola con triglie

Monti Paulis – Fregola con triglie

 

Discorso opposto dobbiamo fare  per la cucina del Monte Paulis. Se l’intonaco scrostato tradisce una certa incuria e disattenzione per i dettagli estetici, di segno diametralmente opposto, vedremo, appariva la filosofia dello chef ai fornelli. La scelta del menù avviene sostanzialmente in sede di prenotazione. Già in quella fase il Raschione, custode delle nostre abitudini alimentari, predisponeva tre menù di mare (anziché di terra), predilezione che avrebbe poi cagionato un sussulto di rimpianto da parte dell’Ing.Marrocu, allorché questi coglieva passare sotto il proprio naso un sontuoso maialetto da latte arrosto, indirizzato verso il tavolo di avventori terzi.
Estrema la gentilezza e l’ospitalità del personale. Il maître che ci accoglie, è colui che si è cristianamente premurato di farci giungere correttamente a destinazione, dando indicazioni telefoniche al Raschione. Accomodatici nella veranda perimetrale, il nostro pranzo esordiva con un prosecco di benvenuto, olive in salamoia e bruschette di pane abbrustolito e olio, predisposte davanti ai nostri occhi su espressa richiesta dell’Ingegner Marrocu. Escludendo dal principio la possibilità di desinare con il nettare della casa (con ovvio ulteriore aggravio sul costo del menù fisso), la cernita del vino (dalla non fornitissima cantina) ricadeva su un ottimo Vermentino Superiore di Gallura DOCG “Poesis”, una vera poesia di vino bianco, della azienda agricola “Cau”, nei pressi di Telti.
 

Monti Paulis - Cartoccio di mare

Monti Paulis – Cartoccio di mare

 

Gli antipasti si articolavano in una serie di sette meravigliose portate, prodotte dallo chef (Adriano Zucca) in funzione dei prodotti disponibili in giornata, secondo la tradizione sarda, e oristanese in particolare, rivisitata in chiave moderna, con ricette originali e ricercate in termini di accostamento di sapori, e con un occhio di riguardo alla presentazione. In particolare giungevano al nostro tavolo: polpo arrosto (in doppia cottura) su crema di patate; crostini di muggine (cefalo) e porri, con riduzione di pomodoro e spolverata di bottarga; involtini di rombo con capperi e zucchine; involtini di sardine con melanzane e carote; cestinetti di orata gratinata con pomodori secchi; panadine di gallinella di mare, patate, pomodori; cozze gratinate. Chapeau!
 

Monti Paulis - Dessert

Monti Paulis – Dessert

 

Tanto di cappello anche per i primi piatti. Spaghetti ai frutti di mare, con arselle seppie e bottarga, seguiti da una sontuosa fregula alle triglie e pomodori! Terminata la prima bottiglia di vino (congiuntamente la scorta di “Poesis” della cantina), il maître ci suggeriva di testare – cioè fare da cavie, anche perché egli non l’aveva mai provato! – un particolare “Karinniu” dei vigneti di Santu Teru, Nurallao. Scelta che risulterà azzardata, dato che il nettare si rivelerà essere più naturalmente indicabile come vino da dessert. Come sua abitudine, l’Ing. Marrocu porterà via con sé la bottiglia, questa volta mezzo piena, da inserire nella sua collezione personale di “vuoti di prestigio”.
Proseguendo lietissimamente con il pranzo, di elevato livello si dimostrerà anche il secondo piatto: cartoccio di mare con pesce scorfano, spigola gamberi cozze. Come direbbe il Raschione: struppiau!
Anche i dolci, accompagnati da un moscato della casa, si paleseranno ineccepibili: fragole con crema di mascarpone; crostata alle mele con meringa su letto di crema pasticcera e miele e decoro di mentuccia.
Il pranzo si concludeva quindi con i caffè, con una liquirizia “Tanca dei Pavoni” per Marrocu, e con una acquavite “Abbardente” di Santu Lussurgiu, per Jesus. Costo complessivo, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità delle pietanze e per l’oggettivo valore commerciale degli abbeveraggi. Rimpianto per non aver assaggiato il menù di terra. Marrocu, sul finale del pasto, chiedeva di poter provare il maialetto, ma dalle cucine facevano sapere che l’avevano finito loro! Salutati gli chef al lavoro (intenti a sfilettare pesce per la sera), il maître si è improvvisato impiegato dell’ufficio turistico del Paese, erudendoci sulle bellezze naturalistiche e archeologiche di interesse della zona. Encomiabile.

 

La locanda “Monte Paulis” è un angolo di paradiso per gli amanti della cucina sarda. Inserito in un contesto naturalistico che di per sé vale una visita in quel di Genoni, offre ai viandanti un’offerta culinaria di alto livello. Peccato per i difetti di manutenzione della struttura, e per la cantina non troppo fornita. Quattro burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Monti Paulis”: Quattro Burricchi.
Locanda Monti Paulis Indirizzo: Loc.Giara di Genoni, Genoni
Telefono: 3284915576    [mostra in google maps]
 

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feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

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dic 29 2013

Ristorante Mondo e Luca – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Mondo e Luca - Interno

Mondo e Luca – Interno

 

Giusto un po’ di freddo non basta a trattenerci l’appetito. Giusto qualche difficoltà a trovar parcheggio, nel primo giorno dei saldi invernali, non ci scoraggia dall’affrontar la strada. Giusto qualche piccolo disequilibrio in seno al Donkey Challenge non ci impedisce di programmare, come ogni settimana, la predestinata e indiscussa incursione a sorpresa in qualchedun ristorante della Sardegna, per regalare a voi e noi il godimento o il fastidio di una inderogabile critique de le restaurant.
Se questo appuntamento ha per voi stessi qualche valore, più che gli elementi della natura e gli eventi del post-creato, abbiate timore della involontà, de sa pagu gana, della monotonia, della noia, in poche parole… di noi stessi. Con questa simpatica prolusione, parte la recensione di quest’oggi.
 

Mondo e Luca - Tris di mare

Mondo e Luca – Polpo, tonno, burrida

 

Venerdì sera. Gelida serata di fine anno, parcheggio “a casino”. Non sono gli zoccoli di qualche tradizionale bipede amico del Triumvirato, ma il rumore dei tacchi della Donna del Presidente (DDP) – e della Cognata del Presidente (CDP) -, a confondere il consueto e banale tramestio della Cagliari by Night. Su verso il colle di Stampace il fiato si fa corto, la fame diviene pungente, il desiderio di conquistare il sonno del giusto, dopo una giornata di assoluto non nulla, inizia a far capolino. Ma chi ha inventato le vacanze?
Alle 21.05, speditamente arrivando in fronte al “Mondo e Luca”, Jesus e il Raschione Ettore, come galateo impone, precedono le due donzelle nel sbirciar oltre la soglia del ristorante.
 

Mondo e Luca - Sedano e bottarga

Sedano e bottarga

Mondo e Luca - Carciofi e bottarga

Carciofi e bottarga

 

Esteticamente, il locale ci stupisce sin dall’entrata. La porta di ingresso, e tutto quello che vi sta attorno, non sono molto dissimili da ciò che si può osservare di fronte ad un comune ufficio postale o una stazione dei vigili urbani, se non fosse per una scostumata escrescenza superiore: una petulante luce stroboscopica che irrompe con psichedelica coercizione sull’avventore in arrivo, importunandolo fin dal marciapiede. Superato un disimpegno ascendente ci si immette in una prima sala (una seconda laterale non l’abbiamo visitata) caratterizzata da sedie di colore verde, mobilia povera e dai tratti tipici di una trattoria, eccezion fatta per una bella successione di tele artistiche sulla parete Nord-Est. Note di demerito da assegnare per lo specchio a forma di cuore nella toilette, e per un disarmonico proteggi muro in vetro/plexiglass, che corre lungo tutto il perimetro della sala. Sostituito da una striscia di tonalità verde acido, o da pietre decorative, darebbe un’impronta totalmente differente all’ambiente.
 

Mondo e Luca - Antipasti

Mondo e Luca – Antipasti

 

Il servizio in sala è verosimilmente tenuto dal titolare (Mondo?) e, a latere, da un secondo ragazzo (Gianluca???), con modalità informali ma piuttosto precise e attente. I quattro asinini commensali vengono assistiti dal più anziano dei due, che si dimostrerà affabile e disponibile. Il menù viene presentato “a la carte”, ma può essere considerato un canovaccio di prima misura, poiché parecchie risulteranno essere le pietanze extra, accessibili visivamente dal bancone in sala o dall’itinerante cesto del pescato del giorno. Dopo qualche minuto di esitazione e un giro turistico al succitato bancone, concordiamo una serie di otto antipasti (sette di mare, uno di terra) che, vedremo, diventeranno nove per un improvviso e insalubre sfizio di Jesus.
 

Mondo e Luca - Spaghetti alle orziadas

Mondo e Luca – Spaghetti alle orziadas

 

Inaspettatamente ben fornita la cantina del ristorante, dal quale il Raschione, per prolungamento ideale rispetto alla settimana precedente, attingeva un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj” della cantina Tondini, poi seguito da un più classico (sempre Vermentino) “I Graniti” di Pedra Majore.
Gli antipasti erano quindi così organizzati e composti: buone insalata di polpo e buona burrida, anonimo tonno con pomodoro secc0 (che stranamente aveva sapore di sedano!) apprezzabili insalate di sedano e bottarga a scaglie e carciofi con spolverata di bottarga, favette verdi saltate, deliziose maruzzelle (lumachine) di mare piccanti mangiate interamente da Jesus, per finire con una buon guazzetto di cozze in rosso, al peperoncino.
 

Mondo e Luca - Spaghetti ai ricci

Spaghetti ai ricci

Mondo e Luca - Fregola

Fregola con arselle

 

Terminati gli antipasti, arrivava al nostro tavolo il titolare, brandendo il cesto del pescato, e proponendoci un sesquipedale pesce San Pietro da cuocere al forno. Desiderosi di provare i primi piatti i burricchi declinavano la proposta e rilanciavano con la loro comanda. Stimabile l’iniziativa di Jesus che, avendo intravisto nella vetrina degli antipasti la presenza di arengu (aringhe) affumicate, le domandava come intrattenimento in attesa dei primi e, per la gioia delle sue transaminasi GTP, le ingurgitava per i tre quarti del totale!
I primi piatti risulteranno poi davvero ottimi: inusuali e apprezzati spaghetti alle orziadas (anemoni di mare) per il Raschione, spaghetti con “colata” di ricci di mare per Jesus e CDP,  fregola con arselle per la DDP la quale, con sacrilego sortilegio e come sua abitudine, ha eliminato i molluschi di condimento. Non chiedeteci il perché!
 

Mondo e Luca - Parago carciofi patate

Mondo e Luca – Parago carciofi patate

 


Conclusa quest’ultima sessione di lavoro, ecco ripresentarci il cesto dei pesci entro il quale, in luogo dell’esagerato San Pietro, individuiamo un più contenuto Parago, da cucinare con patate e carciofi (al forno). In realtà Jesus avrebbe preferito una meno originale spigola di media pezzatura, e in effetti qui esiste una certa distanza tra il giudizio dei vari commensali, sul risultato finale del piatto. D’ogni buon conto, dobbiamo comunque segnalare che l’attesa del pesce è stata intrattenuta da graditissimo pinzimonio con verdure di stagione: sedano, radicchio, pomidoro e arravonella rossa.
 

Mondo e Luca - Crema catalana

Crema catalana

Mondo e Luca - Sebada

Sebada al miele

 

La cena – costantemente accompagnata da pane abbrustolito e bruschette di pane carasau all’olio d’oliva- si concludeva con i dessert: sorbetto al limone analcolico per Jesus e DDP, sebada artigianale con dozzinale miele millefiori (perché non usarne uno più prestigioso per dare con semplicità un tono superiore al dolce?) per il Raschione, crema catalana alla fiamma (!) per la CDP. Due caffè pessimi (bruciati) e due insperati rum Ron Zacapa 23YO per Raschione e CDP, decretavano quindi la fine delle ostilità. Costo finale 45€ cadauno, da ritenersi un 10% superiori al giusto dovuto.

 

Il Ristorante Mondo e Luca presenta i caratteri di una buona trattoria, dove si possono trovare pesce fresco e taluni piatti (i primi) cucinati con maestria e generosità. Altre pietanze proposte si mantengono invece, come l’ordine estetico generale del locale e il servizio, in quel limbo della cucina, dove si individuano discontinui elementi di lode, senza però particolari originalità o eccellenze. Per noi, due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Mondo e Luca”: Due Burricchi.
Ristorante Mondo e Luca Indirizzo: Via Goffredo Mameli 101, Cagliari
Telefono: 070670480    [mostra in google maps]
 

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