☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

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ott 12 2013

Il Tegamino Bianco – Quartu S.Elena

 Scritto da Jesus | 6 commenti | Commenta

Tegamino Bianco - Interno

Tegamino Bianco – Interno

 

Il tegamino è bianco. E’ bianco e sta sui fornelli. Il tegamino sta sui fornelli, e accanto a se ha un cuoco, una massaia; un impiegato, uno sciupafemmine, un marito premuroso o un azzeccagarbugli qualunque, che già per lui prevedono un dovere e una missione, una improrogabile incombenza sull’avanzare del proprio desiderio. Questa sera, in cucina, sarà lui a portare a termine un piccolo ed importante disegno, a determinare la gioia o il disgusto, la noia o la passione, la solitudine o il calore di una festa. E’ solo un tegamino, per di più è bianco, ma quando il coperchio spalanca e per un istante e accoglie i nostri culinari propositi, si trasforma nel primo protagonista della nostra vita: mica poco!
 

Tegamino Bianco - Tris d'autunno

Tegamino Bianco – Tris autunnale

 

Ottobre, giovedì sera. Già vien quasi tenerezza nel ricordare, a distanza di pochi giorni, il colossale appuntoramento che colse l’Ing.Marrocu in quel di Quartu S.Elena, e che ha scandito, nel regolare proporsi di fragorosi starnuti e nell’orografico accumularsi di fazzoletti di carta nei pressi del nostro tavolo, il progressivo evolversi della serata, di cui addì dodici andremo a dar rendiconto; serata, anormalmente organizzata in giorno feriale, proprio per venire incontro  alle esigenze dello stacanovista Ingegnere, che dapprima dichiarava di dover lavorare tutto il weekend – quindi potendo manco meno ipotizzare di scrivere lui questa recensione – per poi comunicare di aver cambiato turno. Tra l’altro, le maldestre quanto inefficaci precauzioni epidemiologiche dell’Ingegnere, hanno prodotto la prima vittima: Jesus, che mentre vi scrive ha la febbre prossima ai 101 gradi Fahrenheit!
 

Tegamino Bianco - Antipasti

Tegamino Bianco – Antipasti

 

E quindi, in quel di Quartu il Triumvirato del Donkey Challenge si ritrovava una sera, supportato dalla gentile ed eterea presenza della Donna del Presidente (DDP), da subito scorgendo, al puntualissimo incontro, l’uscio del novello ristorante “Il tegamino bianco”, che non poco anonimamente si propone sulla Via: la non centralissima “Luigi Merello”.
Apprezzando infinitamente l’araldica denominazione, accomodante l’archetipo dell’utensile di uso comune, suggeriamo di dotare la facciata esterna di insegna e lanternine d’atmosfera, onde rendere più accattivante l’ingresso. Superato quest’ultimo, ci si immette nello spoglio cortile di quella che appare, almeno strutturalmente, una magione campidanese, con copertura sviluppata a forma di elle. Escluso, per il clima non più generosissimo la possibilità di desinare all’aperto, procediamo lateralmente verso l’interno per poi, superato un breve vestibolo, accedere alla sala principale del ristorante.
 

Tegamino Bianco - Tris di primi

Tegamino Bianco – Tris di primi

 

L’atmosfera e lo stile della sala da pranzo sono deliziosamente costruiti sui principi di un arredamento elegante, minimale e moderno. Gli spazi si distribuiscono lungo uno uno splendido pavimento in legno rustico chiaro, dal quale emergono dei tavolini squadrati bianchi, con base impermeabile bruna, che rende superfluo l’utilizzo di tovagliame d’appoggio. Le tonalità cromatiche alle pareti e i punti luci si sviluppano con il raffinato equilibrio tra le sfumature del bianco e del grigio, mentre gli specchi e gli originali suppellettili d’arredo, donano un indiscusso tocco di classe a tutto l’ambiente. Annotiamo positivamente, infine, l’eleganza e la cura della toilette per la quale, invero, dobbiamo segnalare un piccolo difetto dell’uscio: maniglia della porta, rimasta in mano prima al Raschione, poi allo stesso Jesus, che si è dovuto ingegnare per ripristinarla.
 

Tegamino Bianco - Raviolini allo zafferano

Tegamino Bianco – Raviolini allo zafferano

 

Il servizio in sala, di sicuro livello, è garantito (per quanto abbiamo intuito) dagli stessi soci che hanno preso in carico il ristorante: una solare ed elegante signora – con abbigliamento in tinta all’ambiente – e un più informale collega: eleganza prossima a quella di Jesus, fate voi. Il terzo socio apprendiamo essere il cuoco, ovviamente indaffarato in cucina.
Notevole il menù, in particolar modo per la non convenzionalità delle pietanze, ma per certi versi dispersivo nella presentazione. Per definire il nostro percorso ci districhiamo tra le varie proposte, attingendo dall’interessante “Menù dell’oste impazzito” (di base 20 euro, per i nostri più susunki lettori), dalle “Specialità d’Autunno” e dal Menù a la carte. Volendo spaziare “per monti e per mare”, decidiamo di scegliere un rosso di prestigio: IGT Isola dei Nuraghi “Cagnulari”, delle cantine Chessa di Usini, perfettamente mesciuto dalla titolare e, come consuetudine, ben valutato dall’Ing.Marrocu.
 

Tegamino Bianco - Asado australiano

Tegamino Bianco – Asado australiano

 

Dopo un primo brindisi, con un prosecco di benvenuto, i burricchi potevano dar fuoco alle polveri, e allora esordire con un assaggio di eccellenti ostriche di San Teodoro, degustate dai tre quarti dei commensali, perché alla DDP non piacciono!
La naturale tendenza femminile all’inedia, si è più volte manifestata durante tutta la cena, tanto da dover richiedere un super lavoro mandibolare da parte di Jesus per consumarne gli avanzi, e infino provocare l’interessata presa di posizione da parte dell’Ing.Marrocu: «la prossima volta mi siedo io vicino a lei!». Gli antipasti proseguivano quindi con un fantastico tris di prelibatezze: baby sufflè al pecorino erborinato “Brebiblu” (prodotto da Argiolas, erroneamente traslitterato come “Breby blu”), crostini con lardo e spolverata di tartufo nero,  cono (in realtà fagottino) di frittura di polpettine di carne e funghi porcini; il tutto accompagnato da presenza abbondante di foglie di songino (valerianella). Seguivano poi: crostini di burrata e alici su letto di carasau e songino, con condimento di un’erbetta aromatica non meglio identificata (Jesus l’aveva indicata come cipollina, ma il pistillo nero ci fa dubitare); ottime frittelle con fiori di zucca e pecorino e, per terminare, goduriosa impepata di cozze, ingurgitata per la metà delle porzioni da Jesus, in virtù del fatto che la DDP ne gradiva solo il sugo di condimento! Nota di merito, vogliamo anticipare, per la qualità estetica dei piatti da portata, mentre l’ingegner Marrocu, per ragioni di funzionalità manuale, si è più volte lamentato della usabilità delle forchette! Segnaliamo, infine, cestinetti di pane d’accompagno molto gustosi.
 

Tegamino Bianco - Creme Caramel

Tegamino Bianco – Creme Caramel

 

Primi piatti. Nel mentre che la DDP sceglieva sobriamente di dedicarsi ad un’unico primo piatto, gli ingordi triunviri pretendevano di ordinare un tris di pietanze che comprendessero quella di cui sopra: raviolini in crema di zafferano e brebiblu, paccheri al ragù di bue rosso, cous cous di pesce (nell’occasione astice) e verdure del “tegamino bianco”. Buonissimi!
Non paghi, i quattro (i tre) divisavano almeno un assaggio di carne. Dalla voluminosa proposta di carni alla brace, estrapolavano quindi un allettante asado australiano, servito praticamente vivo, con salsa chimichurri, su letto di pane carasau e decoro di rosmarino e pomodorini: eccellente!
 

Tegamino Bianco - Tiramisù retrò

Tiramisù retrò

Tegamino Bianco - Cheese cake

Cheesecake

 

La cena andava quindi concludendosi con i dessert: tiramisù “retrò” con amarene e piccolo cachi in recipiente di latta, su basamento di ardesia, per Jesus e DDP, creme caramel (senza lattosio) per l’Ing.Marrocu, cheesecake alle fragole e caramello per il Raschione, inevitabilmente accompagnati da ottimo passito di Pantelleria.
Fattosi tardi, e in considerazione della prossima dipartita del moribondo Ingegnere, i commensali decidevano di terminare le ostilità, senza caffè o amari. Costo complessivo della cena, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% al di sotto del giusto dovuto, in considerazione di qualità di portate e servizio.

Quartu Sant’Elena ci stupisce una volta di più, per l’ospitare un ulteriore nuovo ristorante di alto livello. Ambientazione elegante, servizio puntuale ed attento, menù originale ed appagante, attenzione estetica per i dettagli, fanno del “Tegamino bianco” un sicuro ricettacolo di amanti della cucina. Qualche segnalato difetto possiamo attribuirlo alla prima fase, di rodaggio e di apertura. Quattro burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.

 


VALUTAZIONE “Il tegamino bianco”: Quattro Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Il tegamino bianco Indirizzo: Via Merello 166, Quartu S.Elena
Telefono: 0708676237    [mostra in google maps]
 

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lug 6 2013

Pani e Casu Castello – Cagliari

 Scritto da Ettore | 7 commenti | Commenta

PanieCasu - Crepuscolo

PanieCasu – Crepuscolo

 

Dopo una settimana di pausa, causa lavori per la ludica(ma non per tutti) parentesi del #sharefooday di sabato 29 giugno, concedendo una tregua ai ristoratori isolani ancora non sottoposti al giudizio del terribile Triumvirato e che ormai respirano aria di esami nel weekend, il richiamo del campo riporta la comitiva asinina più famosa del cagliaritano sulle strade della lussuria alimentare, in un ormai raro weekend estivo, ripercorrendo i passi di quel lato della vecchia Karalis abitato un tempo dell’antica comunità ebraica, ma che col tempo ha ceduto il posto alla grande borghesia cagliaritana che, degli antichi Giudei, conserva le origini e l’attenzione alla spesa. Cagliari, quartiere Castello, venerdi 5 luglio ore 21:00; dopo una settimana di passione, che ha visto l’esordio ma anche l’indecorosa uscita del glorioso Donkey Team nel Terzo Memorial Zucca 2013, si ritroveranno a tavola, nella splendida cornice che il bastione di Santa Croce regala alla città, proprio gli attori di tale disfatta: Ettore, Jesus, un sempre imprevedibile ed indisciplinato Ing. Marrocu, la cui presenza non era stata prevista per propria iniziale esclusione, presa di posizione smentita pochi minuti prima dell’appuntamento, e la punta di diamante, l’Oliver Hutton della squadra sponsorizzata dal Donkey Challenge, l’Ingegnere burriccu Matteo Loi.

PanieCasu - Terrazza

PanieCasu – Terrazza

 

Teatro della serata sarà la terrazza sul bastione di Santa Croce del ristorante “Pani e Casu Castello”, nella omonima via, presso la struttura che un tempo ospitava il “Ristorante 51″, visitato nel marzo 2011. Auriga designata per la serata la fedele utilitaria di chi Vi scrive, che non poco ha dovuto lottare contro l’inettitudine dell’automobilista cagliaritano medio, per poter garantire la proverbiale puntualità dell’evento, nonostante il cambiamento di rotta imposto all’ultimo momento dall’Ing. Marrocu, in virtù di una rinnovata attenzione all’ecosostenibilità degli spostamenti del Triumvirato e all’impatto ambientale nel quartiere Castello. Prendiamo la sua, visto che è più piccola ed è più facile trovare parcheggio! Leggi: susunku!

 

 

PanieCasu - Antipasti

PanieCasu – Antipasti

 

Dopo aver trovato un adegato accomodamento per la vettura in the ass of the moon la compagnia è pronta al sacrificio alimentare. Serata gradevole e non particolarmente ventosa, l’ideale per rompere certi taboo del passato e ciccionare all’aperto. Rimandando alla recensione del precedente esercizio la descrizione degli ambienti interni, che non hanno subito apprezzabili modifiche nella disposizione e negli arredi. Veniamo fatti accomodare in un comodo tavolo da quattro, per il quale si è reso necessario apparecchiare il coperto non preventivato, operazione in realtà non celerissima, ma seguita comodamente ai propri posti da Ettore e Jesus, nonostante un improvvisato pistolotto sul Galateo dell’Ing. Marrocu che invitava tutti ad attendere in piedi. Il servizio, cortese e disponibile, è garantito da un giovane maitre, un cameriere e una giovane cameriera dell’est europeo e, a parte qualche piccola imprecisione di lieve entità è stato più che soddisfacente, grazie anche all’empatia degli interpreti, sebbene qualche volta poco coordinati fra loro.

PanieCasu - Salumi formaggi porcini

PanieCasu – Salumi formaggi porcini

 

Un aperitivo di benvenuto composto da gradevole flute di prosecco, apprezzabili olive sott’olio e ottime tartine a base di olive, pomodoro a cubetti, olio e origano hanno ingannato l’attesa per la presentazione del menu, avvenuta interamente per via orale da parte del maitre. Il locale condivide la stessa gestione dell’omonimo ristorante di Quartu Sant’Elena, anch’esso recensito in passato e offre dei percorsi interamente di terra, basati sui piatti semplici e genuini della tradizione contadina campidanese. Un ottimo IGT Cagnulari Isola dei Nuraghi Rosso 2011 delle cantine di Cherchi di Usini, scelto da Ettore in un momento di evidente difficoltà dell’Ing. Marrocu nel proporre un vino rosso adeguato, accompagnerà, in grande quantità, la serata.

 

PanieCasu - Primi piatti pinzimonio

PanieCasu – Primi piatti pinzimonio

 

Senza alcun preavviso arrivano al tavolo una gradevole insalata di ceci, pomodori e rucola, inasaporita con una spolverata di pepe nero, ottime favette fresce saltate con pancetta, gradevoli melanzane a sa schiscionera (saltate in padella con pomodoro), una composizione di salsiccia secca, prosciutto crudo, lonza di maiale, su letto di pane carasau, un vassoio di ricotta secca e pecorino fresco su letto di carasau, impreziosito da ramoscelli di mirto bianco, ottima crema di pecorino piccante presentato con la stessa decorazione, eccellente carpaccio di funghi porcini con rucola e scaglie di grana. Antipasti più che soddisfacenti per presentazione e continuità di sapori, senza note di demerito, salvo il pecorino fresco di qualità non eccelsa. La prima bottiglia intanto cede il passo alla seconda.

PanieCasu - Fettine di burriccu ai ferri

PanieCasu – Fettine di burriccu ai ferri

 

Dopo qualche problema di comunicazione tra l’ipertricotico burriccu e il proprio sosia cameriere riusciamo ad ordinare i primi piatti, nella cui attesa i somari di mondo Marrocu e Loi discutono della vita nelle diverse capitali europee e del mondo. Dopo una fisiologica attesa giungono ottimi maccarrones de busa al sugo di cinghiale, insaporito con foglie d’alloro per l’Ing. Marrocu, straordinarie tagliatelle ai funghi porcini per chi Vi scrive, e ravioli al ripieno di carciofi per i rimanenti commensali; questi ultimi sono risultati inferiori rispetto alla qualità media, molto alta, degli altri. La conversazione intanto si sposta sulle tipologie di strutture in legno, alimentate dal tasso alcolemico in salita, considerato l’ulteriore ricambio della bottiglia di vino. Registriamo in queste occasioni la mancata sostituzione dei calici e il rito dell’assaggio, concesso solo la prima volta, ad ogni cambio.

PanieCasu - Bistecca di cavallo

PanieCasu – Bistecca di cavallo

 

Nonostante le perplessità sulla grande mole di calorie fino a quel momento assimilate, ma comunque stimolati positivamente dall’andamento della serata, i somari decidono di proseguire con i secondi piatti: bistecca di cavallo per l’Ing. Marrocu e atto di cannibalismo per i rimanti commensali che scelgono le fettine di burriccu ai ferri. Dopo un’attesa contenuta, accompagnata da un cesto di verdure fresche (ravanelli, finocchi, sedano), la compagnia può dedicarsi ai piaceri della carne, risultata ottima per selezione, taglio e cottura.
Immancabili i dolci, richiesti in porzioni ridotte: eccellenti raviolini di ricotta fritti con miele per Jesus ed Ettore e seada al miele, impreziosita da fette di limone, per i rimanenti ingegneri, accompagnati da discutibile Nasco della zona, maldestramente presentato in una bottiglia di grappa Giare affumicata Chardonnay di Dolianova: sa pagu classi!

PanieCasu - Raviolini

PanieCasu – Raviolini

PanieCasu - Seada

PanieCasu – Seada

 

La cena si è conclusa con caffè per tutti tranne il sottoscritto, mirto e liquore di liquirizia “Myrsine” di Dolianova, for free per tutti, dopo il pagamento del conto. Costo dell’esperienza: 41,375€ cad. burriccu, da giudicarsi in linea con la qualità del servizio offerto.
Pani e Casu Castello, grazie alla pluriennale esperienza della gestione riesce ad offrire la possibilità di apprezzare la cucina tipica della tradizione contadina campidanese, in una invidiabile ambientazione a prezzi accessibili sia per il turista, sia per il cliente abituale, garantendo in ogni caso un livello di qualità decisamente soddisfacente, nonostante i difetti di lieve entità riscontrati: tre somarelli stiracchiati e adesivo-rating in arrivo.

Colgo l’occasione per ringraziare l’Ing. Loi per questa prima discesa da burriccu sul campo di calcio a burriccu in missione: piacevolissima e divertentissima compagnia; speriamo possa essere l’inizio di una nuova avventura, visto che sembra trovarsi molto più a proprio agio che in area di rigore, e che la prossima volta possa caricarsi dell’onere della prosa.

 

VALUTAZIONE “Pani e Casu Castello”: Tre Burricchi.
Ristorante Pani e Casu Castello Indirizzo: Via Santa Croce 51, Cagliari
Telefono: 0708586629 [mostra in google maps]

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mar 30 2013

Ristorante Sapori d’Ogliastra – Cagliari

 Scritto da Ettore | 3 commenti | Commenta

Sapori d'Ogliastra - Interno

Sapori d’Ogliastra – Interno

 

Così come ad Oriente, in quel maledetto venerdi nell’anno 33 d.J. un noto narratore della Galilea, dopo una cena con vecchi amici e un successivo momento di relax presso l’uliveto di famiglia, si ritrovò a seguire un percorso di una quindicina di tappe col peso della croce, simbolo di sentenza definitiva e perciò spauracchio di tutti gli osti del luogo, quasi due millenni più tardi, in quel di Cagliari, si celebrava il rito della passione di un noto somaro dell’hinterland cagliaritano, sotto il peso della croce del proprio giudizio e di quello dei compagni, continua quello che ormai è un viaggio con un inizio ma che non conosce fine, diretto, per questa occasione sulle traccie che conducono verso il levante. L’Ogliastra, stupenda vetrina della natura selvaggia e incontaminata della nostra isola, ma anche terra di profumi e di sapori, che tanti hanno provato vanamente a riprodurre, è la direzione indicata.
 

Sapori d'Ogliastra - Antipasti

Sapori d’Ogliastra – Antipasti

 

Cagliari, venerdi 29 marzo ore 20:45. La compagnia del Donkey Challenge, nella serata in cui rientra in servizio un latitante Ing. Marrocu, quattro somari Ettore, Jesus di Galilea, il burriccu Franco, ad un anno lunare esatto dal proprio arruolamento per la causa [vedi], e il burriccu Raffaele, attendono il solito indisciplinato ritardatario ipotricotico burriccu all’esterno della stazione designata per la serata, “Sapori d’Ogliastra”, nella centrale via Pessina, mentre la circostante vita metropolitana regala spettacoli di follia di vario genere. Incuranti dell’elemento ritardatario, si può comunque cominciare.
 

Sapori d'Ogliastra - Risotto agli scogli rossi

Sapori d’Ogliastra – Risotto agli scogli rossi

 


Il locale nasce sulle ceneri del già recensito e pluriburriccato ristorante Su Passu. L’ampia porta sulla vetrina d’ingresso in legno verde immette nell’unica sala principale, sviluppata in lunghezza fino a terminare su un vistoso bancone, da alcuni definito più adatto per un esercizio di lavanderia, che separa gli spazi riservati ai clienti dal bar. Immediatamente al di là del bancone, un appariscente frigo per le bibite rovina la complessiva eleganza dell’ambientazione, nella quale le rifiniture di colore verde scuro dell’ingresso vengono riprese nelle pareti, nei rivestimenti delle sedie e nell’ampio rosone sul soffitto che garantisce una buona illuminazione.
 

Sapori d'Ogliastra - Primi piatti

Sapori d’Ogliastra – Primi piatti

 

Le pareti sono decorate con piccole arcate in bassorilievo in cui trovano alloggio fotografie di suggestivi paesaggi ogliastrini, mentre sul lato destro è ricavata una appendice nel quale è inserita una piccola zona con un tavolo per due persone. Un corto muretto sulla stessa parete delimita l’ingresso ai servizi, mentre un paravento in legno, nel qual trovano disposizione diverse bottiglie da esposizione, nasconde una piccola zona multimediale con la cassa. Il numero dei coperti in sala non supera la quarantina. Veniamo fatti accomodare su un ampio tavolo, comodo per tutti tranne per un coperto eccessivamente costretto a ridosso di un muretto separatore, posto ovviamente riservato dalla comitiva per il ritardatario Ing. Marrocu.
 

Sapori d'Ogliastra - Orata in crosta di sale

Sapori d’Ogliastra – Orata in crosta di sale

 


Il servizio, cortese e disponibile, è garantito da una giovane cameriera, che ci confesserà durante la serata di amare poco il tipo di cucina in quanto osservante del protocollo vegano.
Su richiesta ci viene offerto un gradevole spumante Valmarone brut, accompagnato da olive confit e ottimo pane carasau con olio d’oliva. Poco entusiasmante l’offerta della cantina, soprattutto per i vini bianchi, tra cui l’unica etichetta disponibile è un anonimo Menhir della Cantina Sociale Ogliastra. L’offerta della cucina, ben assortita, spazia tra i percorsi di mare e di terra tipici della cucina ogliastrina.
 

Sapori d'Ogliastra - Bistecca cavallo

Sapori d’Ogliastra – Bistecca cavallo

 

Concordiamo per iniziare con una degustazione di antipasti di mare. In poco tempo arrivano al tavolo una notevole insalata di polpo con patate e spolverata di bottarga, servita in quantità industriale, ma divorata senza problemi dai famelici avventori, un meno gradevole salmone marinato, una buona insalata di finocchi e bottarga e una sesquipedale zuppa di cozze e arselle, ottima per sapore e condimento, ma poco convincente nell’aspetto dei gusci dei mitili e difettosa di cottura, tanto da non essere consumata integralmente. Antipasti mediamente buoni, nonostante la sempre discutibile scelta di inserire il salmone fra i prodotti tipici del nostro mare.
 

Sapori d'Ogliastra - Panna cotta

Sapori d’Ogliastra – Panna cotta

 

Stimolati dall’esordio positivo, la vorace compagnia decide di proseguire provando tutte le possibili scelte di primi piatti e uscendo, per alcuni elementi, persino dal consueto percorso di mare. Dopo una fisiologica attesa arrivano una squisita fregola in brodo di muggine per Jesus, un sontuoso risotto Perda Longa con gamberi e porcini per Ettore, ottimi spaghetti all’Isolotto con vongole e bottarga per il burriccu Franco, ottimo risotto agli Scogli Rossi con sugo ai frutti di mare per l’Ing. Marrocu, straordinaria fregola alla Golgo per il burriccu Raffaele. Primi piatti ineccepibili, con diverse punte di eccellenza.
 

Sapori d'Ogliastra - Ricotta e miele

Ricotta e miele

Sapori d'Ogliastra - Tiramisù

Tiramisù

 

La qualità crescente e la follia del somaro che cerca sempre di infrangere certe regole alimentari non scritte convince i commensali a continuare con i secondi piatti. L’attesa per la preparazione si consuma all’insegna di scottanti rivelazioni di alcuni commensali che confessano di aver acquistato coupon per la frequenza di corsi CISCO online con la vana ambizione di diventare un esperto sistemista, ma soprattutto di essere stati allievi della celeberrima Scuola Internazionale della preparazione del Sushi di Pirri: quale onore desinare con voi!! Ad alleggerire l’entità di tali notizie arrivano due ottime costate di cavallo per chi Vi scrive e per l’ipotricotico burriccu, una buona bistecca di Manzo per Franco e due ineccepibili orate al sale per Raffaele e Jesus non ancora risorto, accompagnate da patate fritte e verdure in pinzimonio. Ettore e Franco sopperiscono all’esaurimento della bottiglia con della meno nobile, ma assolutamente appropriata, birra Ichnusa.
Immancabile nella dieta ainina, arriva il momento del dessert: gradevole ricotta salata con miele su letto di pane guttiau per Ettore, Raffaele e Marrocu, buon tiramisu per Franco e sontuosa panna cotta al caramello per Jesus. Purtroppo il momento non è stato accompagnato da un buon passito per i limiti già esposti della cantina, limiti che diventano addirittura imbarazzanti nella proposta degli amari: a posto così. Grazie!!
Costo dell’esperienza: 54€ cad. burriccu, almeno un 20% superiore rispetto alla qualità dell’offerta, eccesso che speriamo che non rientri nell’ottica di copertura degli oneri di una serata con un numero eccessivamente ridotto di clienti.
Di recente apertura, il ristorante Sapori d’Ogliastra ci ha positivamente convinto per la scelta degli ingredienti e per alcuni piatti veramente notevoli, mentre assolutamente da adeguare alla qualità della cucina è la cantina, sia nella proposta di etichette, sia nell’assortimento di liquori, al momento decisamente insufficiente. Al netto di alcune sbavature rilevate, che auspichiamo si possano risolvere con il raggiungimento della condizione di regime, riteniamo comunque il locale dotato di buone potenzialità per affermarsi nella zona: tre somarelli meno meno meno.
Colgo l’occasione per ringraziare gli ormai abituali burricchi ospiti Franco e Raffaele che tanto hanno contribuito per una divertente serata in compagnia.

 

VALUTAZIONE “Sapori d’Ogliastra”: Tre Burricchi.
Ristorante Sapori d’Ogliastra Indirizzo: Via Pessina 8, Cagliari
Telefono: 3388559178    [mostra in google maps]

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ago 25 2012

Ristorante nuovo Royal – Cagliari

 Scritto da Jesus | 8 commenti | Commenta

Royal - Bonaria

Royal – Basilica di Bonaria, scalinata

 


La porti un “burriccone” a Firenze,

che un giorno tre somari incontrerò,
e se non brinderemo col Nepente,
un Chianti delle valli gli offrirò…

Ma se li incontrerò giusto domani,
tra un mese, un anno o forse un dì,
avrò sempre il mio Chianti fra le mani,
mentre il Nepente ohibò, vedremo lì!

La porti un “burriccone” a Firenze,
che i tre somari li ho incontrati già,
m’hanno svuotato tutte le credenze,
e or’ non ho più nulla da mangiar!!!

 

Royal - Interno

Royal – Interno

 

Che solcare il mare e varcare la soglia di nuovi orizzonti non sia cosa da poco,  lo sappiamo bene qui al Donkey Challenge (o se volete, La guida del Somaro, come recentemente siamo stati ribattezzati).
Noi, austeri radicali della forchetta, radicati alle nostre accomodanti e ortodosse abitudini alimentari, ben poche volte abbiamo sentito il bisogno di tralignare dal nostro ossequioso vagare alla ricerca del gusto e delle tradizioni sarde, seppur espresse e interpretate da benemeriti progressisti della cucina, in pura chiave speculativa. Eppure, sappiate, la cucina che amiamo e veneriamo, con le nostre periodiche e solenni liturgie pagane, non è il centro del nostro e del vostro Universo.
«E pur si muove!» Sosteneva un celeberrimo chef toscano, di cui, per burriccagine, non mi sovviene il nome… Tutto questo pistolotto, introduce la modalità con cui e per la quale, i tre burricchi si siano avvicinati, questo fine settimana, seppure in quel di Casteddu, alla cucina toscana.
 

Royal - Antipasti

Royal – Antipasti di terra

 

Giovedì sera. «Jesus, scegli: domani andiamo in esterna, facciamo 50Km e dopo cena torniamo indietro ubriachi, oppure si va al Royal che ha riaperto da poco».
Venerdì sera, ore 21 circa.  Il ben poco volenteroso Jesus e il diligente Raschione Ettore, contemplano affascinati i contorni distesi e materni della basilica di Nostra Signora di Bonaria, accesa e accomodata su di un lungo tappeto di gradini bianchi, che sinuosamente discendono il declivio, fin quasi a raggiungere i loro piedi.
A poche decine di metri di distanza, al civico 52/A del Viale Diaz, ha riaperto da poco il ristorante toscano “Nuovo Royal”, un tempo ubicato nella non distante via Bottego.
 

Royal - Salumi, polpette, tartine

Royal – Salumi, polpette, tartine al paté di fegato

 

Con una elegante e distinta porta di vetro sfumato, il ristorante si affaccia discretamente sul Viale.
Varcato l’uscio di ingresso e superato un minuto bancone da bar, ci si immette in una graziosa e ben curata sala da pranzo, dominata dalle tonalità dell’arancio, arredata e decorata con credenze in legno, quadri, mensole, bottiglie di vino, e da numerosi e accattivanti punti luce, che si estendono linearmente lungo gli angoli e le strutture portanti del locale. Una quindicina di tavoli squadrati, per all’incirca sessanta coperti in tutto, sono distribuiti sul parquet in legno chiaro, tra le poche nicchie e i pilastri, fino a raggiungere la cucina a vista in fondo alla sala, dalla quale si possono scorgere almeno quattro fra cuochi/e e aiutanti, taluni con fisionomia indigena, alcuni con tratti somatici spiccatamente maremmani.
 

Royal - Tagliatelle porcini coniglio selvatico

Royal – Tagliatelle porcini coniglio selvatico

 

Toscano è anche il sigaro ostentato dall’Ingegner Marrocu al suo arrivo, dopo i dieci minuti di fisiologico ritardo, durante i quali, accomodatisi al loro tavolo, i due colleghi burricchi hanno resistito non poco, prima di assaggiare il delizioso cocktail di benvenuto proposto: una miscela di spumante e succo d’arancia, molto gradito.
Il personale di sala è piuttosto numeroso. Le ordinazioni vengono redatte, con il classico taccuino e penna biro, da una gentile e piuttosto risoluta signora toscana (probabilmente la titolare), mentre contiamo altri quattro camerieri/e, taluni piuttosto professionali ed efficaci, altri (probabilmente apprendisti di primo pelo) più approssimativi e distratti, nei modi e nelle movenze, tanto da cagionare qualche pur non significativo danno durante il progredire della serata.
 

Royal - Risotto alla crema di tartufo

Risotto alla crema di tartufo

Royal - Trofiette al pesto di pistacchi

Trofiette al pesto di pistacchi

 

Come segnalato durante il LIVE sulla nostra pagina Twitter (hashtag #ciccionata), i difetti che dobbiamo rilevare per il “Royal” sono due, uno strutturale, uno più facilmente arginabile. L’acustica della piccola sala non è da Teatro lirico per cui, con il progressivo affollarsi del locale, l’ambiente diviene piuttosto rumoroso e molesto, anche se nei limiti della tollerabilità. Il secondo appunto riguarda l’erudizione, da parte dei camerieri, degli avventori, in merito alle pietanze che vengono servite. Non essendo avvezzi alla cucina toscana, sarebbe stato interessante apprendere i nomi e gli ingredienti di base delle pietanze, nel frattempo che venivano presentate in tavola. Questa accortezza (a costo zero) dovrebbe essere una prassi consolidata e sistematica per qualunque ristorante e sarà oggetto, come tanti altri suggerimenti, di una guida/decalogo rivolto ai ristoratori, redatto prossimamente sulla base dell’esperienza dei burricchi. Per l’appunto: la guida del somaro (www.guidadelsomaro.com).
 

Royal - Bistecca fiorentina

Royal – Bistecca fiorentina

 

Fatte queste doverose considerazioni, da questo punto in poi, diamo idealmente la parola allo chef del “Royal”, per il quale abbiamo solo elogi ed apprezzamenti da manifestare.
La cucina toscana è essenzialmente “di terra”, per cui di terra sono gli antipasti che ci sono stati proposti, giustamente abbinati ad un ottimo Chianti Cellini DOCG, della “Fattoria il Palagio”, che ha comunque abbisognato di un certo periodo di stemperamento, per poter essere apprezzato al meglio.
Gli antipasti erano composti da: ottima insalata di carote, cardi, cipolle carciofi e maionese, dal gusto leggermente amarognolo; panzanella di pane raffermo con zucchine e pomodori; melanzane e zucchine alla griglia, tortino di  fromaggio e zucchine, stuzzichini di pomodori e formaggio fresco; cipolle in agrodolce, olive, salamino, carciofi sott’olio; frittura di mele in pastella, fiori di zucca e melanzane; succulento assortimento di salumi toscani, accompagnati da polpette di carne e crostini di paté di fegato, maldestramente interpretato come “macinato” dal Raschione. Il tutto, ricco di verdure, considerabile di eccellente fattura e ben equilibrato a livello quantitativo e calorico.
 

Royal - Cantucci e vinsanto

Cantucci e vinsanto

 

In ordine alla nostra cena, dopo gli ottimi antipasti, la cucina ha dato il meglio di sé con i primi piatti: straordinario risotto in crema di tartufo per Jesus, trofiette al pesto di pistacchi e pomodorini per il Raschione, gustosissime tagliatelle ai funghi porcini e coniglio selvatico per il Marrocu, che comunque pignoleggiava la presenza di qualche ossicino di troppo.
Terminati i primi, nonostante l’abbondanza delle pietanze, i tre commensali, per assaporare la regina della tavola toscana, non potevano non spartirsi una “fiorentina” da circa 900g. Una delle carni più tenere e gustose mai assaggiate, accompagnata da (non eccellenti) patate arrosto.
 

Royal - Pesche affogate

Royal – Pesche cotte affogate nel Chianti

 

Conclusa quest’ultima “fatica”, ai tre burricchi veniva offerto un pre-dolce, costituito dai classici cantucci toscani, imbevuti nell’ottimo Vinsanto (trebbiano e malvasia) che Jesus ha voluto preservare (come digestivo) sino alla fine del pasto.
Il dessert vero e proprio è stato (per i soli Raschione e Marrocu) una eccellente composizione di pesche cotte affogate nel chianti, con gelato alla crema.
Con due caffè e due ottime creme di mirto, sono terminate quindi le ostilità.
Da registrare, inoltre: numerosi “rimbalzi” da parte di avventori che chiedevano di sedersi ad un tavolo con la sala stracolma (consigliamo di prenotare!), un versamento di Chianti sul nostro tavolo da parte del cameriere, un versamento di Chianti da parte del Raschione sulla propria “Lacoste” da 70€, un versamento di liquore sul suo telefono da parte del Marrocu.
Costo complessivo dei versamenti (e quindi della cena) 21€ cadauno, assolutamente ridicoli rispetto alla qualità e quantità di quanto assaporato, e vergognosamente non arrotondati da una pur meritatissima e lauta mancia, per effetto di una cronica carenza di contanti e resto. Contiamo di correggere tale difetto, in prossime personali occasioni.
Il ristorante (nuovo) Royal, propone una cucina fortemente radicata nella genuinità delle tradizioni toscane, in un ambiente familiare e moderno. I gusti e le sensazioni provate, non sono quelle tipiche della nostra terra, ma di sicuro spessore ed impatto emozionale. Assolutamente da non perdere!
Tre burricchi con menzione speciale.

 


VALUTAZIONE “Royal”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Royal Indirizzo: Viale A.Diaz 52/A, Cagliari
Telefono: 070341313    [mostra in google maps]
 

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