☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
giu 8 2014

Ristorante Zupposofia – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Zupposofia - Interno

Zupposofia – Interno

 

Critica dell’energia vitale. La luna transita nel Leone, il seme ruggisce dal suo letto di humus, il miracolo della vita si compie.
Re Sole, che dall’alto nutri la nostra Terra, che i confini del possibile hai qui tracciato, che accarezzi i nostri Inverni e soffochi la nostra Estate, che con lo sguardo accompagni il respiro dei tuoi figli, il mutevole e ritmico ondeggiare del nostro ventre, il colorarsi effimero delle stagioni, nel docile alternarsi della morte e della vita.
Con te alla vita brindiamo, per te oggi la vita celebriamo, secondo il rito che sappiamo offrirti, secondo l’antropica passione che si eleva a spirito, secondo l’umano desiderio che si spinge oltre la frontiera del divino.
Battezziamo la nostra speranza, beviamo alla fonte del tuo eterno, e con quest’acqua sacra resisteremo per sette giorni, in attesa di ciccionare ancora.
 

Zupposofia - Formaggi

Zupposofia – Formaggi Biologici di Macomer

 

Sia mai che la famigerata e mirabolante macchina delle ciccionate, custodita e governata magistralmente dalla sapiente mano del Raschione, scelga un giorno per noi un ristorante dove «non si cucinano triglie arrosto»,  una terra che non ha mai accolto su proceddu arrostiu, un’osteria dove non si possano staccare le teste de su giarrettu a mussius, dove non celebrare il dominio nella catena alimentare, esempio di intelligenza, di ctonia prepotenza, di belligeranza umana.
Ma alto e nobile è l’impegno dei Burricchi su questa Terra. Ben altro è, oltre ciò che appare, che a voi tutti è finora, probabilmente, apparso. I profili longilinei del Raschione e dell’Ing.Marrocu, la falsa magrezza di Jesus, disillusa dal vizio dell’opulenza, significano ben altro.
 

Zupposofia - Bruschette

Bruschette

Zupposofia - Polpette di miglio

Polpette di miglio

 

Capita così, allora, che  la sera di un mercoledì qualunque, con l’Estate e il grande caldo ormai alle porte, il Triumvirato si ritrovi a convergere in quel della centrale Via Farina, in Cagliari.
Dopo Jesus e il Raschione Ettore – puntualissimi, anche a seguito di un parcheggio impossibile del Raschione nella improponibile Via Paoli – presto si intravvedeva all’orizzonte, appropinquandosi con passo calmo e sicuro, l’Ing.Marrocu. La ciccionata avrebbe da lì a poco, dopo i classici vicendevoli insulti di rito, avuto inizio.
 

Zupposofia - Tris di zuppe

Zupposofia – Tris di zuppe

 

“Zupposofia”, a dispetto di una insegna esterna essenziale e abbastanza anonima (iniziamo col suggerire una in legno o ferro battuto per attirare i passanti), è internamente una gemma. Strutturalmente il locale è ospitato negli spazi che un tempo furono della “Fenice Bianca” ma senza dubbio la recente ristrutturazione ha raggiunto risultati più apprezzabili dal punto di vista estetico. L’interno appare  intimo e sobriamente raffinato. Gli esigui spazi sono distribuiti su due sale, separate da generose arcate in muratura. Pareti e mobilia minimalista bianche, parquet in legno chiaro e mattoni ornamentali, sono elementi comuni. La prima sala, che dà sulla strada e che ospita un breve bancone da bar, si contraddistingue per gli eleganti tendaggi color latte, lampadari in fibra vegetale e un magnificente affresco decorativo sul tema di un albero stilizzato, color fucsia. Questa tonalità, in versione più sfumata, sta alla base dell’emblema caratteristico del locale, parimenti a un secondo colore, di più difficile divulgazione, che possiamo unicamente sintetizzare con il codice HTML #d5d7bc. Una specie di grigio chiaro, in cui dominano maggiormente le componenti rossa e verde, meno quella blu. Se c’è un significato alla base di tutto questo, non mi è dato saperlo anche se, con un minimo sforzo mentale, sono abbastanza sicuro di riuscire a trovarne uno coerente con la filosofia del ristorante. La seconda sala, più interna, risulta lateralmente impreziosita da nicchie di pietra in bassorilievo, mentre esiste uno terzo spazio dedicato al desinare all’aperto. Una sorta di piccolo cortile con riparo parasole, da cui è visibile la cucina, ricco di ornamenti vegetali (per lo più fiori e spezie), che personalmente avrei impreziosito con una piccola fontanella, per onorare la misticità dell’acqua oltre ché del sole.
 

Zupposofia - Zuppa dell'orto

Zupposofia – Zuppa dell’orto

 

A proposito di misticità dell’acqua e del sole, è difficile inquadrare correttamente la filosofia (“nutrire al di là del cibo”) alla base di “Zupposofia”, la filosofia della zuppa. Non è un ristorante prettamente e dogmaticamente (ringrazio la DDP per il suggerimento del termine) vegetariano o vegano, ma una sorta di tempio alimentare che celebra il ciclo del sole, della terra e della vita, affidando alla ontologia e alla spiritualità dell’agricoltura bio-dinamica l’essenza del proprio rito, in accordo con una ricercata armonia universale tra uomo e natura, per il nutrimento del proprio spirito. Ricondurre l’alimentazione dell’uomo e la sua interazione con l’ambiente ad un unico respiro universale, un unico movimento di ventre, escludendo da parte sua ogni violenta prevaricazione e sfruttamento chimico/intensivo. A dire la verità è stato certamente più facile ricondurre il colore dei capelli della giovane e gentilissima cameriera a quello delle tovagliette fucsia sui tavoli (what a class!), ma da qualcosa bisognava pur iniziare.

 

Zupposofia - Couscous di verdure

Zupposofia – Couscous di verdure

 

Punto di forza di “Zupposofia” sono senz’altro l’estrema gentilezza, la premura, la passione che il personale mette in quello che fa. La cena è durata circa due ore e mezza, di cui 45′ impiegati per desinare, e il restante del tempo a farci raccontare di allevamenti biologici, di agricoltura bio-dinamica e di scelte di vita tra Cagliari e Parigi. Oltre che la succitata giovane cameriera – a cui andrebbe attribuita una menzione speciale solo per l’essersi congedata singolarmente da ogni tavolo prima di tornare a casa, e alla quale il Raschione Ettore non ha potuto fare a meno di regalare le rose che il venditore di turno era riuscito a rifilargli – ad assistere i burricchi c’erano una ragazza più matura (la parigina) e un giovane maitre. E’ quest’ultimo a fare accomodare i burricchi nel cortile esterno, in un ampio tavolo da sei, nonostante fossimo solo in tre.
Il menù, giornalmente mutevole, viene sistematicamente vergato a mano, in bella calligrafia e su un foglio di quaderno, dalla cameriera, con l’antica tecnica della carta a carbone, incorniciato in una sorta di quadro mobile che passa da tavolo a tavolo. A farla da padrone, ovviamente, sono le zuppe e le vellutate ma, come vedremo, la scelta sarà ben più ampia.
 

Zupposofia - Macedonia

Zupposofia – Macedonia

 

Non volendo rinunciare ai nostri stereotipi alimentari, cerchiamo di inquadrare subito quello che poteva ricondursi ad antipasti, identificando subito un tagliere di formaggi biologici di Macomer. Questi, pecorini stagionati, caprino e crema di pecorino “Debbene” su letto di carasau e finocchietto, venivano accompagnati da deliziose confetture di prugne e di fichi e fragoline biologiche di stagione: buonissimi. Unitamente al tagliere, ordinavamo delle buone polpette di miglio allo zafferano e verdure, su letto di gazpacho andaluso. Oltre alla bontà delle bruschette, accompagnate da olio biologico di Dolianova, segnaliamo la possibilità di discernere sulla tipologia di stoviglie utilizzate nel servizio. A quelle “biologiche”, più in linea con le pratiche etiche del locale, essendo burricchi, abbiamo personalmente optato per le belle ceramiche tradizionali. Riguardo gli abbeveramenti, non abbiamo avuto predilezione per il vino biologico in menù, ma per una più accattivante (almeno per nostro gusto) birra artigianale sarda “Ale” del birrificio Dolmen di Uri – SS.
 

Zupposofia - Dessert

Zupposofia – Dessert

 

Dopo gli antipasti, le zuppe! L’ing. Marrocu sceglierà la “zuppa dell’orto” con legumi misti, al profumo d’alloro. Jesus opterà per il tris assortito (su quattro zuppe disponibili): zuppa dell’orto; vellutata di carote, cavolfiore, zucchine e menta; vellutata di sedano, rapa, finocchi, patate, e timo (eccellente!). L’unico appunto che possiamo muovere investe la quantità (eccessiva!) rapportata alla temperatura delle zuppe e alla calura ambientale: con l’arrivo della stagione estiva – come suggerito dal Raschione di ritorno dalla Russia, terra delle zuppe – sarebbe opportuno inserire nel menù più zuppe fredde, e ridurre le porzioni di quelle calde. Coerentemente il Raschione, in effetti, sceglieva il couscous di verdure e ceci mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che Marrocu si è anche divorato metà del tris di Jesus! Infine i dolci. Marrocu decideva per una fresca macedonia di stagione, con fragole kiwi e mele, mentre Jesus e il Raschione si concentravano su una torta di mele e arance. In versione al caffè per il Raschione, bagnata nella malvasia di Magomadas (Angioi) per Jesus. Il tutto accompagnato dalla medesima malvasia. La cena si concludeva quindi con caffè biologico alla moka, addolcito da zucchero biologico (così come biologico era il sale). Costo finale della cena, 30€ cadauno, da ritenersi almeno un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità del servizio, e degli ingredienti.

 

Splendido il locale, ideale per una cena romantica, da visitare con il proprio partner o in compagnia degli ultimi residui della propria coscienza etico-alimentarista, “Zupposofia” offre un menù che può soddisfare le esigenze dei vegetariani, più limitatamente dei vegani, ancora più limitatamente dei burricchi come noi. La cucina è semplice, ma gli ingredienti sono di primissimo livello. Un po’ povera la cantina, ma è di per sé difficile trovare vini che seguano la loro filosofia. Tre burricchi con menzione speciale per l’etica del locale, per la gentilezza del personale e per i capelli della cameriera.

 


VALUTAZIONE “Zupposofia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Zupposofia Indirizzo: Via Farina 22, Cagliari
Telefono: 3802634150    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


ott 12 2013

Il Tegamino Bianco – Quartu S.Elena

 Scritto da Jesus | 6 commenti | Commenta

Tegamino Bianco - Interno

Tegamino Bianco – Interno

 

Il tegamino è bianco. E’ bianco e sta sui fornelli. Il tegamino sta sui fornelli, e accanto a se ha un cuoco, una massaia; un impiegato, uno sciupafemmine, un marito premuroso o un azzeccagarbugli qualunque, che già per lui prevedono un dovere e una missione, una improrogabile incombenza sull’avanzare del proprio desiderio. Questa sera, in cucina, sarà lui a portare a termine un piccolo ed importante disegno, a determinare la gioia o il disgusto, la noia o la passione, la solitudine o il calore di una festa. E’ solo un tegamino, per di più è bianco, ma quando il coperchio spalanca e per un istante e accoglie i nostri culinari propositi, si trasforma nel primo protagonista della nostra vita: mica poco!
 

Tegamino Bianco - Tris d'autunno

Tegamino Bianco – Tris autunnale

 

Ottobre, giovedì sera. Già vien quasi tenerezza nel ricordare, a distanza di pochi giorni, il colossale appuntoramento che colse l’Ing.Marrocu in quel di Quartu S.Elena, e che ha scandito, nel regolare proporsi di fragorosi starnuti e nell’orografico accumularsi di fazzoletti di carta nei pressi del nostro tavolo, il progressivo evolversi della serata, di cui addì dodici andremo a dar rendiconto; serata, anormalmente organizzata in giorno feriale, proprio per venire incontro  alle esigenze dello stacanovista Ingegnere, che dapprima dichiarava di dover lavorare tutto il weekend – quindi potendo manco meno ipotizzare di scrivere lui questa recensione – per poi comunicare di aver cambiato turno. Tra l’altro, le maldestre quanto inefficaci precauzioni epidemiologiche dell’Ingegnere, hanno prodotto la prima vittima: Jesus, che mentre vi scrive ha la febbre prossima ai 101 gradi Fahrenheit!
 

Tegamino Bianco - Antipasti

Tegamino Bianco – Antipasti

 

E quindi, in quel di Quartu il Triumvirato del Donkey Challenge si ritrovava una sera, supportato dalla gentile ed eterea presenza della Donna del Presidente (DDP), da subito scorgendo, al puntualissimo incontro, l’uscio del novello ristorante “Il tegamino bianco”, che non poco anonimamente si propone sulla Via: la non centralissima “Luigi Merello”.
Apprezzando infinitamente l’araldica denominazione, accomodante l’archetipo dell’utensile di uso comune, suggeriamo di dotare la facciata esterna di insegna e lanternine d’atmosfera, onde rendere più accattivante l’ingresso. Superato quest’ultimo, ci si immette nello spoglio cortile di quella che appare, almeno strutturalmente, una magione campidanese, con copertura sviluppata a forma di elle. Escluso, per il clima non più generosissimo la possibilità di desinare all’aperto, procediamo lateralmente verso l’interno per poi, superato un breve vestibolo, accedere alla sala principale del ristorante.
 

Tegamino Bianco - Tris di primi

Tegamino Bianco – Tris di primi

 

L’atmosfera e lo stile della sala da pranzo sono deliziosamente costruiti sui principi di un arredamento elegante, minimale e moderno. Gli spazi si distribuiscono lungo uno uno splendido pavimento in legno rustico chiaro, dal quale emergono dei tavolini squadrati bianchi, con base impermeabile bruna, che rende superfluo l’utilizzo di tovagliame d’appoggio. Le tonalità cromatiche alle pareti e i punti luci si sviluppano con il raffinato equilibrio tra le sfumature del bianco e del grigio, mentre gli specchi e gli originali suppellettili d’arredo, donano un indiscusso tocco di classe a tutto l’ambiente. Annotiamo positivamente, infine, l’eleganza e la cura della toilette per la quale, invero, dobbiamo segnalare un piccolo difetto dell’uscio: maniglia della porta, rimasta in mano prima al Raschione, poi allo stesso Jesus, che si è dovuto ingegnare per ripristinarla.
 

Tegamino Bianco - Raviolini allo zafferano

Tegamino Bianco – Raviolini allo zafferano

 

Il servizio in sala, di sicuro livello, è garantito (per quanto abbiamo intuito) dagli stessi soci che hanno preso in carico il ristorante: una solare ed elegante signora – con abbigliamento in tinta all’ambiente – e un più informale collega: eleganza prossima a quella di Jesus, fate voi. Il terzo socio apprendiamo essere il cuoco, ovviamente indaffarato in cucina.
Notevole il menù, in particolar modo per la non convenzionalità delle pietanze, ma per certi versi dispersivo nella presentazione. Per definire il nostro percorso ci districhiamo tra le varie proposte, attingendo dall’interessante “Menù dell’oste impazzito” (di base 20 euro, per i nostri più susunki lettori), dalle “Specialità d’Autunno” e dal Menù a la carte. Volendo spaziare “per monti e per mare”, decidiamo di scegliere un rosso di prestigio: IGT Isola dei Nuraghi “Cagnulari”, delle cantine Chessa di Usini, perfettamente mesciuto dalla titolare e, come consuetudine, ben valutato dall’Ing.Marrocu.
 

Tegamino Bianco - Asado australiano

Tegamino Bianco – Asado australiano

 

Dopo un primo brindisi, con un prosecco di benvenuto, i burricchi potevano dar fuoco alle polveri, e allora esordire con un assaggio di eccellenti ostriche di San Teodoro, degustate dai tre quarti dei commensali, perché alla DDP non piacciono!
La naturale tendenza femminile all’inedia, si è più volte manifestata durante tutta la cena, tanto da dover richiedere un super lavoro mandibolare da parte di Jesus per consumarne gli avanzi, e infino provocare l’interessata presa di posizione da parte dell’Ing.Marrocu: «la prossima volta mi siedo io vicino a lei!». Gli antipasti proseguivano quindi con un fantastico tris di prelibatezze: baby sufflè al pecorino erborinato “Brebiblu” (prodotto da Argiolas, erroneamente traslitterato come “Breby blu”), crostini con lardo e spolverata di tartufo nero,  cono (in realtà fagottino) di frittura di polpettine di carne e funghi porcini; il tutto accompagnato da presenza abbondante di foglie di songino (valerianella). Seguivano poi: crostini di burrata e alici su letto di carasau e songino, con condimento di un’erbetta aromatica non meglio identificata (Jesus l’aveva indicata come cipollina, ma il pistillo nero ci fa dubitare); ottime frittelle con fiori di zucca e pecorino e, per terminare, goduriosa impepata di cozze, ingurgitata per la metà delle porzioni da Jesus, in virtù del fatto che la DDP ne gradiva solo il sugo di condimento! Nota di merito, vogliamo anticipare, per la qualità estetica dei piatti da portata, mentre l’ingegner Marrocu, per ragioni di funzionalità manuale, si è più volte lamentato della usabilità delle forchette! Segnaliamo, infine, cestinetti di pane d’accompagno molto gustosi.
 

Tegamino Bianco - Creme Caramel

Tegamino Bianco – Creme Caramel

 

Primi piatti. Nel mentre che la DDP sceglieva sobriamente di dedicarsi ad un’unico primo piatto, gli ingordi triunviri pretendevano di ordinare un tris di pietanze che comprendessero quella di cui sopra: raviolini in crema di zafferano e brebiblu, paccheri al ragù di bue rosso, cous cous di pesce (nell’occasione astice) e verdure del “tegamino bianco”. Buonissimi!
Non paghi, i quattro (i tre) divisavano almeno un assaggio di carne. Dalla voluminosa proposta di carni alla brace, estrapolavano quindi un allettante asado australiano, servito praticamente vivo, con salsa chimichurri, su letto di pane carasau e decoro di rosmarino e pomodorini: eccellente!
 

Tegamino Bianco - Tiramisù retrò

Tiramisù retrò

Tegamino Bianco - Cheese cake

Cheesecake

 

La cena andava quindi concludendosi con i dessert: tiramisù “retrò” con amarene e piccolo cachi in recipiente di latta, su basamento di ardesia, per Jesus e DDP, creme caramel (senza lattosio) per l’Ing.Marrocu, cheesecake alle fragole e caramello per il Raschione, inevitabilmente accompagnati da ottimo passito di Pantelleria.
Fattosi tardi, e in considerazione della prossima dipartita del moribondo Ingegnere, i commensali decidevano di terminare le ostilità, senza caffè o amari. Costo complessivo della cena, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% al di sotto del giusto dovuto, in considerazione di qualità di portate e servizio.

Quartu Sant’Elena ci stupisce una volta di più, per l’ospitare un ulteriore nuovo ristorante di alto livello. Ambientazione elegante, servizio puntuale ed attento, menù originale ed appagante, attenzione estetica per i dettagli, fanno del “Tegamino bianco” un sicuro ricettacolo di amanti della cucina. Qualche segnalato difetto possiamo attribuirlo alla prima fase, di rodaggio e di apertura. Quattro burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.

 


VALUTAZIONE “Il tegamino bianco”: Quattro Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Il tegamino bianco Indirizzo: Via Merello 166, Quartu S.Elena
Telefono: 0708676237    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


mag 10 2013

Villanova Cafè Bistrò – Cagliari

 Scritto da Ettore | 10 commenti | Commenta

Villanova - Interno

Villanova – Interno

 

Nella Karalis medioevale del XII secolo, guidati dai saggi consigli dell’Ingegner Merlino, tre cavalieri molto diversi tra loro, partono alla ricerca del Santo Graal. Galvano è attratto irresistibilmente dalla fregula, Parceval dal rigore mistico e dalle cose che non gli piacciono, Galaad dalle cruditè di pesce, ma assai intollerante all’infido e sempre presente Sir Lattosio. Si separarono, ciascuno per la propria strada e, dopo mille avventure, si ritrovarono in una elegante taverna nella villanova del feudo kalaritano a raccontare le proprie imprese, per offrirsi così al giudizio di una sorta di tribunale ainìno che stabilirà chi tra loro sarà degno di diventare il re del Graal, regno dei piaceri della tavola.

Villanova - Crostini

Villanova – Crostini

 

Grande l’attesa per il burattinaio della serata, per la presenza del quale innumerevoli insidie sono state superate
Galvano: Ma Ingegnere, il giovedi ho calcio a sette con gli scudieri, ca**o!!
Ing. Merlino: Possiamo ritardare la nostra cena, ne varrà la pena…
Parceval: Fate un po’ come cac**io volete!.. no’ mi ciccheisi…
Ma qualcosa non funzionò nelle alchimie dell’Ingegnere e fu proprio egli stesso la prima vittima a cadere, probabilmente per il non lontano attacco alle ricchezze rimediato in occasione della precedente battaglia ed evidentemente non ancora rimarginato; ma altre insidie di una serata imperfetta avrebbero colpito a breve anche i valorosi cavalieri.

 

Villanova - Patate pesce

Villanova – Patate pesce

 

Cagliari, quartiere Villanova, circa nove secoli dopo, giovedi 9 maggio 2013 ore 21:20. In anticipo, secondo il protocollo che vede le celebrazioni degli eccessi della tavola nel fine settimana, i due stoici burricchi titolari Ettore e Jesus, dopo aver assicurato un oneroso accomodamento per la fedele utilitaria eletta come auriga per la serata, convergevano verso la via Sulis per incontrare la più volte coinvolta Miss Parker di fronte al teatro della ennesima missione, il Villanova Cafè Bistrò. Pochi minuti prima, durante l’avvicinamento, un sms dell’Ing. Marrocu, vittima in settimana degli eccessi, probabilmente economici, del weekend precedente, manifestati sottoforma di sedicente virus gastro intestinale, comunicava ai compagni la propria assenza, approfittando della situazione per lanciare l’ennesima invettiva contro un paese nel quale l’eutanasia non è legale.

 

Villanova - Tonno Riso Thai

Villanova – Tonno Riso Thai

 

Di recentissima apertura, il Villanova Cafè Bistrò è ospitato al pian terreno di uno splendido palazzo di proprietà di un noto editore isolano. L’ingresso è preceduto da uno spazio attrezzato all’aperto capace di ospitare una ventina di coperti, disposti in lunghezza e delimitati su un lato dalla parete della strada che in quel punto si biforca, e sull’altro da una serie di piccole siepi. La sala interna è dominata da un ampio bancone del bar con una bella esposizione delle etichette della cantina della casa, mentre lo spazio antistante è stato diviso in due zone, comunicanti attraverso un arco, una delle quali dotata di un elegante pianoforte a coda che, grazie al musicista di turno, ha gradevolmente accompagnato la prima parte della serata, prima di cedere il passo ad una discutibile selezione musicale monoautore (Eagles a boccidura!).

Villanova - Cous Cous agnello

Villanova – Cous Cous agnello

 

Nell’altra sala un’ampia parete attrezzata custodisce stoviglie e tovagliame per l’arredamento dei tavoli, bianchi composti da unità quadrate da due coperti. Una serie di plafoniere e una lampada a piantana color porpora completano una ottima illuminazione degli ambienti garantita da una costellazione di faretti nella contro-soffittatura. Ampie vetrine che danno sulla via Sulis e gradevoli composizioni floreali rendono l’ambientazione particolarmente accattivante, alimentando le aspettative per la serata. Di fianco al bancone principale si trovano gli ingressi alle cucine ed ai servizi, poco distante dai quali veniamo fatti accomodare. Il servizio, molto formale e disponibile, è garantito da un maitre e altri due giovani camerieri e si rivelerà molto preciso, a parte qualche disattenzione di lieve entità. L’ambientazione molto elegante, nonostante la recentissima apertura richiama già clientela piuttosto conosciuta in sala, come un noto difensore del Cagliari Calcio, in compagnia di amici.

Villanova - Paccheri cozze vongole

Villanova – Paccheri cozze vongole

 

Notevole l’offerta della cantina, il cui assortimento spazia tra etichette isolane e nazionali e tra le quali chi Vi scrive ha individuato un superbo Vermentino di Gallura DOCG Branu delle cantine Surrau. Segnaliamo di essere stati informati, nel corso della serata, con molto rammarico da parte del maitre, dell’esaurimento delle scorte di Juannisolu, sebbene non fosse l’etichetta da noi scelta e la tavolata fosse già a metà bottiglia: mah! Molto articolata l’offerta della cucina, divisa in base alle fasce d’orario della giornata (colazione, lunch, aperitivo, cena). La prima difficoltà è individuare tra le voci l’offerta di antipasti, piuttosto limitata in assortimento ed elaborazione. Decidiamo di iniziare con la patata con pesce, una patata intera cotta in padella con del tonno a dadini, servita con melanzane, zucchine e peperoni grigliati, una selezione di bruschette: con tonno, melanzane, peperoni, con pomodoro, con guanciale e radicchio, con peperoni, con melanzane e tonno, con zucchine e melanzane, con arancia e crema di pecorino, con carne d’agnello e peperoni.

Villanova - Zabaione al Rum

Villanova – Zabaione al Rum

 

Entrambi gli antipasti, oltre alla poca elaborazione e scarsa presentazione, hanno subito evidenziato i limiti della cucina in termini di temperature di servizio dei piatti (bruschette fredde) e di continuità di sapori (patata con pesce senza alcun senso). Non soddisfatti della partenza, i burricchi decidono di proseguire con i primi piatti: riso Thai con limone e zenzero, servito con filetto di tonno scottato in crosta di pistacchi, a mio parere buono per entrambi i componenti, ma privo di senso nell’abbinamento, per la nostra ospite, un buon cous cous di verdure al curry, servito con agnello marinato alle erbe e cannonau per Jesus, notevoli paccheri in guazzetto di cozze e vongole per Ettore. Nel frattempo si è reso necessario un ricambio della bottiglia di vino esaurita, a cui non è corrisposto un ricambio dei calici; questa sarà una delle imprecisioni di un servizio che, tra l’altro, non si è curato di capire come mai la nostra ospite avesse lasciato il proprio piatto pieno almeno all’80% al momento del ritiro dei piatti.

Villanova - After eight

Villanova – After eight

 

Nonostante il lieve innalzamento del livello di qualità della cucina, la compagnia decide di saltare il secondo piatto e di passare direttamente al dessert: gradevole zabaione al rum, con crumble di amaretti e roselline di cioccolato fondente per i burricchi titolari, discreto after eight, semifreddo alla menta, cioccolato e vaniglia, per Miss Parker. La cena si è conclusa con caffè per l’ipertricotico somaro e per la nostra ospite, che si è poi curata di annullarne gli effetti con un Apfel alla mela verde, e con dell’ottimo rum Ron Zacapa etichetta nera, servito con cioccolato fondente, per chi Vi scrive. Al termine dei dolci compaiono in sala chef e aiuto cuoco, entrambi dalla tenera età, per intervistare i clienti circa l’andamento della cena; fatto questo che denota una certa attenzione alla soddisfazione del cliente. I tre commensali riporteranno agli interessati, in maniera molto cordiale, i propri(diversi) appunti sulla cucina, rilevando però un atteggiamento positivo nei confronti delle critiche costruttive. Curioso siparietto al momento della presentazione del conto: manca il totale! I tre commensali, decisamente alterati dai fumi dell’alcol, avrebbero dovuto fare i conti? Fortunatamente il maitre avrebbe recuperato la parte di ricevuta con il totale mancante. Costo dell’esperienza 55,34€ cad. burriccu, almeno un 15% sovra dimensionato rispetto alla qualità della cucina, nonostante l’ambientazione molto elegante ed esclusiva.

Il Villanova Cafè Bistrò, grazie ad una location invidiabile e ad un servizio molto preciso, garantisce gradevoli momenti di relax ed intimità, che al momento non sono accompagnati da una cucina di livello, probabilmente per una ambiziosa scommessa su personale che deve ancora formarsi completamente e che auspichiamo possa dare il proprio miglior contributo nel corso del tempo. Al momento non possiamo attribuire, vista l’esperienza, più di due somarelli.

 


VALUTAZIONE “Villanova cafè”: Due Burricchi.
Ristorante Villanova cafè Indirizzo: Via Sulis 32/36C, Cagliari
Telefono: 070666569    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


mar 9 2013

Ristorante Galaia city – Cagliari

 Scritto da Jesus | 10 commenti | Commenta

Galaia City - Interno

Galaia City – Interno

 

G: «Oh Ingegnere, Ingegnere, perché sei tu Ingegnere? Rinnega i Burricchi e rifiuta la tua stessa laurea. E se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che mi pagherai la cena, e io sarò sarò per sempre una fan del Donkey Challenge

I: «Signorina, francamente mi paiono eccessive entrambe le soluzioni proposte; la invito quindi, in subordine, a lanciarmi la sua lunga treccia, onde discutere, privatamente ed economicamente, delle nostre questioni sentimentali.»

G: «Son solamente le tue orecchie a essermi ostili, rinnega dunque i tuoi soldi, e resterai sempre il mio Ingegnere!»

I: «Signorina, ho capito che per me forse risulta più conveniente cambiare di balcone, quasi quasi ritiro la mia affrettata proposta, e speditamente mi reco a mangiare alla Galaia!»
 

Galaia City - Tutto tonno

Galaia City – Tutto tonno

 

Con la scelta conservativa e distaccata di un ipotetico (!) parsimonioso Ingegnere, teatralizzata all’ombra del balcone di questa breve ed estemporanea parodia shakespeariana, iniziamo il rendiconto per questa settimana – come per altre centocinquanta settimane addietro abbiamo fatto -, sul nostro ebdomadario appuntamento con la liturgia della tavola. Teatro del solenne rito, intrapreso in coincidenza della festività dell’otto Marzo, è il ristorante “Galaia City”, custode più delle tradizioni e della cucina tabarchina (Galaia, balcone ndr.) piuttosto che di quelle veronesi, e probabile espressione cittadina traslata di un quasi omonimo esercizio, collocato nel suggestivo enclave carlofortino, nell’Isola di San Pietro.
 

Galaia City - Capponata di tonno

Galaia City – Cappunada di tonno

 

Venerdì sera, ore 20.58. Jesus e il Raschione Ettore, dopo un fulmineo e fortunoso accomodamento della 150cv, già sostano di fronte all’ingresso del locale in quel di Viale Diaz, in Cagliari. I due Burricchi con curiosità attendono l’Ingegner Marrocu, terzo Triumviro ufficiale che, come da lui stesso annunciato, dovrebbe presentarsi con una gentile ospite, in grado di onorare adeguatamente la femminina ricorrenza.
In realtà, come ampiamente pronosticato, passati pochi minuti, la disforica figura dell’auto dell’ingegnere, si manifesta con il solo conducente a bordo. Ricevute indicazioni su dove collocare il teutonico mezzo, dopo qualche ulteriore attesa, l’Ingegnere raggiunge i suoi asinini colleghi. La ciccionata, a questo punto, in quasi perfetto orario rispetto al calendario stabilito, può avere inizio.
 

Galaia City - Panissa

Panissa

Galaia City - Zuppa cozze e arselle

Guazzetto cozze

 

Il “Galaia city” si alloggia negli spazi che un tempo furono del non proprio rimpianto “Jubilaeum“, e risulta integrato in una graziosa palazzina (che, a dire il vero, avrebbe bisogno di una rinfrescata esterna per ravvivarne i colori) dal sobrio stile liberty, centralmente dominata da balconcino in ferro che, decorato con un appariscente allestimento floreale, timidamente si affaccia sulla Via. L’interno del ristorante è dicotomicamente suddiviso in sale laterali; la prima – la zona servizi – ,  è costituita dal vestibolo di ingresso, che si estende longitudinalmente fino alla cucina. Sulla sinistra, si apre poi la spaziosa sala da pranzo, alla prima parallela. L’ambientazione appare al contempo calda ed elegante, con abbondanti decori in pietra, pavimentazione rustica, uno splendido controsoffitto in legno e un ben contestualizzato caminetto scuro, arricchito da strani elementi d’arredo in simil-porcellana bianca. Disegnano inoltre l’atmosfera, punti luce e drappeggi color latte, raffinate sedie imbottite, tovaglie beige e numerose stampe di bucolica vita tabarchina.
 

Galaia City - Carbonara di mare

Galaia City – Carbonara di mare

 

Accomodati al loro spazioso tavolo, i Burricchi vengono subito serviti di bevande di primo soccorso e pane da pasteggio (piuttosto buono), ma devono attendere non pochissimo prima che il maître, impegnato in amabili discussioni con ciascheduna tavolata, potesse raggiungerli per l’ordinazione di cibarie e vino. Il servizio in sala, di discreto livello, veniva inoltre garantito da due giovani camerieri (di ambo i sessi), e da un empatico cameriere più anziano, che poi scopriremo (fuori dal locale, a fine serata) aver girato mezza Europa, prima di poter raggiungere l’ultima culinaria destinazione. I discorsi, in questo caso, inevitabilmente si sono spostati sulle comuni conoscenze in quel di Carloforte, tanto da verificare il collegiale entusiasmo, di fronte alla figura del nostro leggendario Padre ispiratore: il burriccu “Anziano”, al cui fantasioso insulto e turpiloquio dobbiamo gran parte dell’ispirazione di questo sito!
 

Galaia City - Pansotti

Galaia City – Pansotti

 

La cucina del “Galaia City”, come abbondantemente preannunciato, è quella tipica dell’isola di San Pietro, con un buon numero di ricette tradizionali integrate da qualche piatto di carattere più universale. Nonostante le intenzioni di un confuso e disorientato Ing.Marrocu – che all’arrivo del maître subitamente esordiva con: «per me degli spaghetti allo scoglio!» – , i Donkeys si proponevano di iniziare la cena con antipasti di mare, e lo facevano intraprendendo la suggerita (dal menù) strada di esplorazione del tonno, vera specialità carlofortina, cucinato e proposto in differenti prelibate visitazioni. Qualche difficoltà vi è stata per il vino, quando la pretesa cernita da parte dell’Ing.Marrocu, veniva ahimè vanificata in seguito ad un default della cantina, e quindi prontamente avvicendata dalla più esosa richiesta del Raschione: un Vermentino IGT dei “Colli del Limbara” Ruinas, cantina Depperu.
«Lei sa vincere solo per infortunio dell’avversario!».
Dopo una breve attesa, e dopo la richiesta sostituzione del piatto (causa, poca brillantezza) da parte dell’esigentissimo Ingegnere, le pietanze arrivavano al nostro tavolo.
 

Galaia City - Panzerotto di ricotta con miele

Galaia City – Panzerotto di ricotta con miele

 

Gli antipasti, di ottimo livello, si manifestavano quindi con una composizione “Tutto tonno”, con una colorata Cappunada, con un piatto di strepitosa Panissa di farina ceci, e con una più familiare zuppetta di cozze marinate, comunque deliziosa.
Più specificatamente, la composizione di tonno si articolava in: cuore di tonno (il muscolo) su julienne di carote; musciame; fagiolata di tonno con cipolle; bottarga di tonno su letto di verdure.
La cappunada di tonno era composta da tonnina, cipolla, pomodori, capperi sotto sale, contorno di uova sode con riduzione di aceto balsamico; il tutto ben presentato e accompagnato da gallette di pane. Piccolo appunto sugli antipasti che spesso facciamo: sarebbe più conveniente servire le pietanze calde separatamente ed in un secondo momento, per evitarne possibili fastidiosi raffreddamenti.
 

Galaia City - Canestrelli

Galaia City – Canestrelli

 

Complessivamente meno convincenti, a dire il vero, i primi piatti. L’Ing. Marrocu comandava una “carbonara di mare” con tonno, cozze, cannolicchi, prezzemolo e spolverata di bottarga. Nonostante l’ottima qualità del condimento (in particolar modo le cozze erano molto gustose), gli spaghetti risultavano troppo al dente (non per il Raschione, Taras docet!), eccessivamente salati e senza una particolare armonia di sapori. Più positivo invero, il piatto di Jesus e del Raschione Ettore, scelto in subordine al non disponibile Cous cous ( «Vagni a pijò u cascà!»): pansotti (ravioli) al ripieno di ricotta e spinaci, con crema alle noci e condimento di prezzemolo, piuttosto buoni.
Neppure i dolci, invero, ci hanno lasciato particolarmente entusiasti ma, data la nostra ignoranza in merito alla cucina tabarchina, non ci è dato modo di sapere se per incidentale problemi di preparazione, o per un strutturale deficit della ricetta tradizionale: canestrelli  con zucchero a velo, bagnati in un moscato della casa (non brillante) per Jesus e l’Ing.Marrocu, mono-panzerotto di ricotta con miele per il Raschione.
La cena si è quindi conclusa con due caffè, due “run zacapa” (servito in bicchieri riscaldati, ma umidi) per il Raschione e Marrocu, e un classico cynar per Jesus. Un secondo giro di amari è stato offerto successivamente dalla casa. Costo complessivo della serata 42€ cadauno, da considerarsi relativamente adeguato, anche in funzione del costo del vino scelto.

Trovare un nuovo enclave culinario carlofortino in quel di Cagliari fa certamente piacere. Apprezzabile l’ambientazione e l’espressione della cucina tabarchina del ristorante, in un contesto piacevole e caldamente empatico. Una più rigorosa attenzione per i dettagli da parte di chef e servizio, e una maggiore cura per la carta dei dolci, potrebbe elevare il locale a un rango ben più prestigioso. Tre burricchi meno meno.

 

VALUTAZIONE “Galaia City”: Tre Burricchi.
Ristorante Galaia City Indirizzo: Viale Armando Diaz 37, Cagliari
Telefono: 0707566090 [mostra in google maps]

 Condividi su Facebook 


ago 4 2012

Ristorante Spinnaker, dal Corsaro al mare

 Scritto da Dott.Melis | 4 commenti | Commenta

Spinnaker - Esterno

Corsaro al mare – Esterno

 

Sono Guybrush Threepwood, un temibile pirata! Maledico ancora la sorte che mi ha fatto scivolare nella gola della scimmia di pietra. Che fine avevano fatto i miei sogni di saccheggiare galeoni e ubriacarmi di grog? Mi dissero: “Tre piccole prove e sarai un pirata come noi!” Tutto normale!? Se solo avessi potuto reggere il ripugnante intruglio che quei poveracci di lupi di mare tracannavano, il resto sarebbe stato uno scherzo.Come potevo immaginare che avrei incontrato una donna bella e potente con un corteggiatore molto geloso e troppo stupido per capire che era morto da parecchi anni? E come potevo attraversare la scimmia di pietra per cercare un uomo che camminasse tre pollici da terra e desse fuoco alla sua barba ogni giorno?
 

Corsaro al mare – Terrazza

 

Chi non conosce le avventure del mitico protagonista di Donkey….ehm…Monkey Island, l’avventura grafica più popolare di tutti i tempi. Scomodiamo questo mostro sacro dei mari per introdurre il luogo della perversione adiposa dei perennemente affamati Donkeys; l’eterna ricerca della terraferma porta loro al piano alto del ristorante Dal Corsaro al Mare, nella sempre piacevole quanto celeberrima e superaffollata “Marina piccola”.
In una delle sere più bascose dell’estate casteddaia, l’ora dell’adunata è fissata per le 21:00 sincronizzati come un clock digitale ecco Jesus in una sorprendente versione hatless, il raschione Ettore con l’immancabile occhialino di lince, e il Dott. Melis che dopo una lunga assenza decide che è ora di tornare a mettere trippa in cascina. In leggero ritardo ecco anche il lungo-latitante burriccu Pg.
 

Corsaro al mare – Carpaccio di salmone

 

Il locale fornisce un servizio di ristorante, pizzeria e gelateria. L’ambientazione all’ingresso del porticciolo turistico offre uno spettacolo di luci e umanità unico, esaltato dal panorama della terrazza presso cui è offerto il servizio di ristorazione. Gli arredi sono minimali ma eleganti, i tavoli rotondi apparecchiati con eleganti tovaglie verdi. Al centro della terrazza domina la struttura di sostegno del gazebo di copertura, elegantemente impreziosita con piante rampicanti. Il servizio è garantito da un caposala e da un secondo cameriere.
Il menu che ci viene presentato fa subito capire che, comunque vada, il salasso sarà inevitabile. Tuttavia, chiedere ai Donkeys di non farsi scollettare è come chiedere a Dracula di donare il sangue, quindi sa pappada può avere inizio.
 

Corsaro al mare – Flan di pecorino

 

La scelta dei piatti non è ampissima ma comunque molto interessante e ricade sulla usuale carrellata di antipasti di mare: carpaccio di salmone con pepe rosa impreziosito con foglie di finocchio, flan di pecorino con bottarga su crema di formaggio, polpette di cernia con crema di patate, couscous con cozze e pomodorini, cruditè di mare a base di ostriche e cozze, tartara di salmone e pesce spada, tutto di ottima qualità e in quantità più che sufficiente per ciò che un antipasto dev’essere.
La scelta del vino ricade quindi sullo splendido Iselis delle cantine Argiolas, già più volte sperimentato e giustamente lodato su queste pagine.
 

Corsaro al mare – Polpette

Couscous

Corsaro al mare – Cruditè

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corsaro al mare – Fregula sarda

 


La cena prosegue con un primo per tutti i commensali: spaghetti di Gragnano all’astice fresco per Pg e Jesus, giudicati di buona qualità e abbondanti anche se un po’ troppo salati; fregula sarda al ragù di calamaro e gamberi per gli altri due Donkeys, molto buona anche se non eccelsa o comunque non tale da essere ricordata. L’abbondanza delle porzioni nei primi piatti, e la consapevolezza che il conto finale era ormai sufficientemente alimentato dalla perfida scelta delle portate per mente di Jesus ed Ettore, ci ha fatto desistere dalla richiesta del secondo piatto, orientandoci direttamente sul dessert.
 

Spinnaker - Spaghetti all'astice

Corsaro al mare – Spaghetti all'astice

 

I tempi sono tutto sommato accettabili per una sala che presenta poco meno di quaranta persone ma è sul dessert che torna in mente la recente esperienza dell’Ippodromo evocata da Jesus: passano infatti più di trenta minuti prima che quest’ultimo possa gustarsi un soufflé freddo alle arance di Muravera (ottimo) e che gli altri tre ciccioners facciano altrettanto con un perfetto al croccante di mandorle e salsa di fragole, sicuramente non male ma senza infamia e senza lode.
La serata si chiude con caffè per Jesus e Pg, grappa barricata per Ettore e l’ipertricotico burriccu, limoncello per Pg e mirto per me medesimo. Ccorrispettivo pagato di 76,50 euro cada burriccu, giudicati senz’altro superiori di un 25-30 % per una cena senza secondo e con una qualità media complessiva che non giustifica un prezzo finale così elevato.
 

Perfetto al croccante

Soufflè freddo alle arance

Soufflè freddo alle arance

 

La collocazione in una zona fortemente frequentata da turisti con una certa disponibilità economica e la qualità degli ingredienti e della preparazione dei piatti, caratteristica della storica organizzazione del Corsaro, fanno dello Spinnaker un ristorante altamente esclusivo, indicato per chi gradisce essere associato alla Cagliari che spende o che semplicemente vuole fare un figurone con i propri ospiti. La qualità indiscutibile dei piatti, sebbene con qualche ombra di semplice “normalità” lo collocano tra quelli consigliati dalla nostra esigente selezione, con la valutazione di tre meritati somarelli.

 

VALUTAZIONE “Spinnaker – Dal Corsaro al mare”: Tre Burricchi.
Ristorante Dal Corsaro al mare Indirizzo: Via Marina Piccola, Cagliari
Telefono: 070370295 [mostra in google maps]

 Condividi su Facebook