☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
nov 8 2014

Ristorante Il Campidano – Samassi

 Scritto da Jesus | | Commenta

Il Campidano - Interno

Il Campidano – Interno

 

Tornano a piegarsi le spighe di grano, e gli steli dei papaveri, e l’erba e le viti nuove. Da ciascuna Via arriva un bagliore vermiglio, per peggio mostrarsi ai piedi dell’orizzonte. Ma prendendo poi guida di questo, nulla appare ribelle e vivo, nulla ruggisce verso il cielo, qui dove sto e tutt’attorno.
Distese di pavida terra, morsa e levigata dal sole, storie di passati primitivi, di fatiche e di maledette rassegnazioni. Tutto è dolore silente, tutto è posato; tutto tace e nulla si eleva orgoglioso, se non fiero di spremersi di sudore per una goccia di vino buono.
Cavalchiamo questa terra come formiche giganti, alla ricerca una qualunque meta. Presto troveremo le montagne e subito torneremo indietro, timorati dell’erta che ci attende. E’ il Campidano: è la nostra fortuna e disgrazia, la nostra libertà e la nostra prigione, il nostro nutrimento e la nostra fame.
 

Il Campidano - Seadas salate

Il Campidano – Seadas salate

 

Per quanto levigata e retta possa essere una Via, per quanto possano essere comodi i sedili in pelle della 150cv, non è facile tenere le mani salde sul volante per trenta minuti filati e non farsi sopraffare dalla pervasiva tentazione di capottarsi con violenza su un lato della SS.131, quando al tuo fianco trovi un intraprendente Ingegnere che cerca di convincerti ad entrare nel businness della fusione nucleare fredda, e un secondo Burriccu che battibecca tutto il tempo con il primo il quale, intanto, aveva già abbandonato i discorsi economici per dedicarsi alla frenetica modifica di tutte le impostazioni dei dispositivi presenti sul tuo cruscotto, autoradio compresa.
Il 27 Settembre, di Sabato mattina, questa sorte è toccata al martire Jesus che, fatti accomodare l’Ing.Marrocu e il Raschione Ettore, in tempo record e anticipo di trenta minuti rispetto alla tabella di marcia, riusciva a scaricare la zavorra asinina di fronte al ristorante “Il Campidano”, nel cuore di Samassi.
 

Il Campidano - Antipasti

Il Campidano – Antipasti

 

Il Ristorante è collocato nella struttura dell’omonimo Hotel, a conduzione familiare, nella Via principale del Paese. Al suo interno lo stile richiama subito alla mente, compostamente ed elegantemente, l’arredamento di una casa campidanese degli anni ’60/’70.
La sala da pranzo è una sorta di andito accogliente e luminoso, che si estende dall’ingresso delle cucine fino alla parete opposta, impreziosita centralmente da una sorta di pilastro sporgente decorato con mattoncini refrattari, che hanno catturato per qualunque minuto l’attenzione professionale dell’Ingegner Marrocu, il quale contemplava estasiato la composizione quasi si trattasse del Golden Gate di S.Francisco.
Eccellente la proposta musicale Jazz, diffusa in sottofondo. L’intrattenimento acustico ha avuto però un momento di oblio per effetto di un black-out intercorso durante il pranzo. Lo stesso Jesus si è comunque premurato di rifar partire il CD. Meno brillante, anzi possiamo dire indecoroso, l’impatto estetico dei servizi igienici, condivisi con altri spazi dell’hotel: da colonia estiva!
 

Il Campidano - Ravioli neri

Il Campidano – Ravioli neri

 

Di discreto livello invero il servizio, tenuto da un’unica cameriera, che non ha avuto difficoltà a dedicarci tutte le attenzioni del caso essendo gli unici clienti presenti in sala!
Unica imperfezione di rilievo che dobbiamo segnalare sta nella mescita del vino – un Torbato DOC “Terre Bianche cuvée 161″ di Sella&Mosca -, purtroppo servito eccessivamente caldo, tanto che l’ing. Marrocu, sciaguratamente si impossessava del ghiaccio del cestello per raffreddare il contenuto del suo bicchiere: orrore!
A parte questo “agghiacciante” episodio, dando uno sguardo al menù, subito ci possiamo render conto che la cucina de “Il Campidano”, è tutt’altro che scontata e banale. Lo chef è Alberto Sanna, un giovanissimo cuoco che si è fatto le ossa in quel della Costa Smeralda, per poi ritornare in Patria e prendere in mano le sorti e le redini del ristorante di famiglia.
 

Il Campidano - Fregola alla campidanese

Il Campidano – Fregola alla campidanese

 

Scegliamo quindi dal menù una serie di cinque antipasti che si dimostreranno “squartarati” in termini di gusto e tecnica realizzativa: duetto di seadas salate con patate e melanzane, formaggio; battuto di cavallo crudo con pesto leggero e noci; zuppetta di cozze con pomodorini, crostini di pane e basilico; carpaccio di muggine marinato alle erbette con mandorle e riduzione di malvasia;
calamari grigliati con pomodorini confit e pane fragrante.
Da sottolineare, all’atto di somministrazione della zuppetta di cozze, dapprima lo scherno del Raschione nei confronti di Jesus, per l’aver questo rischiato di sporcarsi e poi, a seguire, la rappresentazione scenica, da parte del medesimo Raschione, di tutto il calendario gregoriano per l’essersi visibilmente macchiato egli stesso.
 

Il Campidano - Polpo in crosta di carasau

Polpo in crosta di carasau

Il Campidano - Filetto di tonno scottato

Filetto di tonno scottato

 

Primi piatti altrettanto goduriosi. Ravioli neri con ripieno di gamberi e zafferano, crema alla bottarga e bottarga a scaglie per Jesus e Marrocu, fregola alla campidanese mantecata al pecorino per il Raschione.
Secondi piatti, immancabili e ugualmente di alto livello: filetto di tonno rosso scottato con funghi “portobello” arrostiti, polpo in crosta di carasau con patate e nocciole. Chapeau!
 

Il Campidano - Dessert

Il Campidano – Dessert

 

Infine un trittico di dolci: composizione di frutta fresca con anguria, ananas, kiwi, more e gelato fiordilatte per l’Ing.Marrocu; crema bruciata di mandorle con croccantino per Jesus; tiramisu allo zenzero e composta di lamponi per il Raschione Ettore. Inoltre, lo chef ha voluto farci testare una sua quarta creazione sperimentale, di carattere non certamente estivo e probabilmente presente nel menù autunno/invernale: cannolo di carasau con ricotta di pecora e crema all’arancia!
Il pranzo si concludeva quindi con dei caffè e con una Liquirizia “Mirsyne” di Dolianova, per il Raschione e l’ing.Marrocu. Costo complessivo della esperienza 46€ cadauno, da giudicarsi adeguati.

 

Eccellente e non banale la cucina, il ristorante “Il Campidano” è di certo una perla culinaria nel cuore della pianura. Da aggiustare alcune imperfezioni in ordine al servizio e alla condizione ambientale (leggi i bagni). Quattro burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Il Campidano”: Quattro Burricchi.
Ristorante Il Campidano Indirizzo: Viale Stazione 29, Samassi
Telefono: 070.9388121    [mostra in google maps]
 

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giu 8 2014

Ristorante Zupposofia – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Zupposofia - Interno

Zupposofia – Interno

 

Critica dell’energia vitale. La luna transita nel Leone, il seme ruggisce dal suo letto di humus, il miracolo della vita si compie.
Re Sole, che dall’alto nutri la nostra Terra, che i confini del possibile hai qui tracciato, che accarezzi i nostri Inverni e soffochi la nostra Estate, che con lo sguardo accompagni il respiro dei tuoi figli, il mutevole e ritmico ondeggiare del nostro ventre, il colorarsi effimero delle stagioni, nel docile alternarsi della morte e della vita.
Con te alla vita brindiamo, per te oggi la vita celebriamo, secondo il rito che sappiamo offrirti, secondo l’antropica passione che si eleva a spirito, secondo l’umano desiderio che si spinge oltre la frontiera del divino.
Battezziamo la nostra speranza, beviamo alla fonte del tuo eterno, e con quest’acqua sacra resisteremo per sette giorni, in attesa di ciccionare ancora.
 

Zupposofia - Formaggi

Zupposofia – Formaggi Biologici di Macomer

 

Sia mai che la famigerata e mirabolante macchina delle ciccionate, custodita e governata magistralmente dalla sapiente mano del Raschione, scelga un giorno per noi un ristorante dove «non si cucinano triglie arrosto»,  una terra che non ha mai accolto su proceddu arrostiu, un’osteria dove non si possano staccare le teste de su giarrettu a mussius, dove non celebrare il dominio nella catena alimentare, esempio di intelligenza, di ctonia prepotenza, di belligeranza umana.
Ma alto e nobile è l’impegno dei Burricchi su questa Terra. Ben altro è, oltre ciò che appare, che a voi tutti è finora, probabilmente, apparso. I profili longilinei del Raschione e dell’Ing.Marrocu, la falsa magrezza di Jesus, disillusa dal vizio dell’opulenza, significano ben altro.
 

Zupposofia - Bruschette

Bruschette

Zupposofia - Polpette di miglio

Polpette di miglio

 

Capita così, allora, che  la sera di un mercoledì qualunque, con l’Estate e il grande caldo ormai alle porte, il Triumvirato si ritrovi a convergere in quel della centrale Via Farina, in Cagliari.
Dopo Jesus e il Raschione Ettore – puntualissimi, anche a seguito di un parcheggio impossibile del Raschione nella improponibile Via Paoli – presto si intravvedeva all’orizzonte, appropinquandosi con passo calmo e sicuro, l’Ing.Marrocu. La ciccionata avrebbe da lì a poco, dopo i classici vicendevoli insulti di rito, avuto inizio.
 

Zupposofia - Tris di zuppe

Zupposofia – Tris di zuppe

 

“Zupposofia”, a dispetto di una insegna esterna essenziale e abbastanza anonima (iniziamo col suggerire una in legno o ferro battuto per attirare i passanti), è internamente una gemma. Strutturalmente il locale è ospitato negli spazi che un tempo furono della “Fenice Bianca” ma senza dubbio la recente ristrutturazione ha raggiunto risultati più apprezzabili dal punto di vista estetico. L’interno appare  intimo e sobriamente raffinato. Gli esigui spazi sono distribuiti su due sale, separate da generose arcate in muratura. Pareti e mobilia minimalista bianche, parquet in legno chiaro e mattoni ornamentali, sono elementi comuni. La prima sala, che dà sulla strada e che ospita un breve bancone da bar, si contraddistingue per gli eleganti tendaggi color latte, lampadari in fibra vegetale e un magnificente affresco decorativo sul tema di un albero stilizzato, color fucsia. Questa tonalità, in versione più sfumata, sta alla base dell’emblema caratteristico del locale, parimenti a un secondo colore, di più difficile divulgazione, che possiamo unicamente sintetizzare con il codice HTML #d5d7bc. Una specie di grigio chiaro, in cui dominano maggiormente le componenti rossa e verde, meno quella blu. Se c’è un significato alla base di tutto questo, non mi è dato saperlo anche se, con un minimo sforzo mentale, sono abbastanza sicuro di riuscire a trovarne uno coerente con la filosofia del ristorante. La seconda sala, più interna, risulta lateralmente impreziosita da nicchie di pietra in bassorilievo, mentre esiste uno terzo spazio dedicato al desinare all’aperto. Una sorta di piccolo cortile con riparo parasole, da cui è visibile la cucina, ricco di ornamenti vegetali (per lo più fiori e spezie), che personalmente avrei impreziosito con una piccola fontanella, per onorare la misticità dell’acqua oltre ché del sole.
 

Zupposofia - Zuppa dell'orto

Zupposofia – Zuppa dell’orto

 

A proposito di misticità dell’acqua e del sole, è difficile inquadrare correttamente la filosofia (“nutrire al di là del cibo”) alla base di “Zupposofia”, la filosofia della zuppa. Non è un ristorante prettamente e dogmaticamente (ringrazio la DDP per il suggerimento del termine) vegetariano o vegano, ma una sorta di tempio alimentare che celebra il ciclo del sole, della terra e della vita, affidando alla ontologia e alla spiritualità dell’agricoltura bio-dinamica l’essenza del proprio rito, in accordo con una ricercata armonia universale tra uomo e natura, per il nutrimento del proprio spirito. Ricondurre l’alimentazione dell’uomo e la sua interazione con l’ambiente ad un unico respiro universale, un unico movimento di ventre, escludendo da parte sua ogni violenta prevaricazione e sfruttamento chimico/intensivo. A dire la verità è stato certamente più facile ricondurre il colore dei capelli della giovane e gentilissima cameriera a quello delle tovagliette fucsia sui tavoli (what a class!), ma da qualcosa bisognava pur iniziare.

 

Zupposofia - Couscous di verdure

Zupposofia – Couscous di verdure

 

Punto di forza di “Zupposofia” sono senz’altro l’estrema gentilezza, la premura, la passione che il personale mette in quello che fa. La cena è durata circa due ore e mezza, di cui 45′ impiegati per desinare, e il restante del tempo a farci raccontare di allevamenti biologici, di agricoltura bio-dinamica e di scelte di vita tra Cagliari e Parigi. Oltre che la succitata giovane cameriera – a cui andrebbe attribuita una menzione speciale solo per l’essersi congedata singolarmente da ogni tavolo prima di tornare a casa, e alla quale il Raschione Ettore non ha potuto fare a meno di regalare le rose che il venditore di turno era riuscito a rifilargli – ad assistere i burricchi c’erano una ragazza più matura (la parigina) e un giovane maitre. E’ quest’ultimo a fare accomodare i burricchi nel cortile esterno, in un ampio tavolo da sei, nonostante fossimo solo in tre.
Il menù, giornalmente mutevole, viene sistematicamente vergato a mano, in bella calligrafia e su un foglio di quaderno, dalla cameriera, con l’antica tecnica della carta a carbone, incorniciato in una sorta di quadro mobile che passa da tavolo a tavolo. A farla da padrone, ovviamente, sono le zuppe e le vellutate ma, come vedremo, la scelta sarà ben più ampia.
 

Zupposofia - Macedonia

Zupposofia – Macedonia

 

Non volendo rinunciare ai nostri stereotipi alimentari, cerchiamo di inquadrare subito quello che poteva ricondursi ad antipasti, identificando subito un tagliere di formaggi biologici di Macomer. Questi, pecorini stagionati, caprino e crema di pecorino “Debbene” su letto di carasau e finocchietto, venivano accompagnati da deliziose confetture di prugne e di fichi e fragoline biologiche di stagione: buonissimi. Unitamente al tagliere, ordinavamo delle buone polpette di miglio allo zafferano e verdure, su letto di gazpacho andaluso. Oltre alla bontà delle bruschette, accompagnate da olio biologico di Dolianova, segnaliamo la possibilità di discernere sulla tipologia di stoviglie utilizzate nel servizio. A quelle “biologiche”, più in linea con le pratiche etiche del locale, essendo burricchi, abbiamo personalmente optato per le belle ceramiche tradizionali. Riguardo gli abbeveramenti, non abbiamo avuto predilezione per il vino biologico in menù, ma per una più accattivante (almeno per nostro gusto) birra artigianale sarda “Ale” del birrificio Dolmen di Uri – SS.
 

Zupposofia - Dessert

Zupposofia – Dessert

 

Dopo gli antipasti, le zuppe! L’ing. Marrocu sceglierà la “zuppa dell’orto” con legumi misti, al profumo d’alloro. Jesus opterà per il tris assortito (su quattro zuppe disponibili): zuppa dell’orto; vellutata di carote, cavolfiore, zucchine e menta; vellutata di sedano, rapa, finocchi, patate, e timo (eccellente!). L’unico appunto che possiamo muovere investe la quantità (eccessiva!) rapportata alla temperatura delle zuppe e alla calura ambientale: con l’arrivo della stagione estiva – come suggerito dal Raschione di ritorno dalla Russia, terra delle zuppe – sarebbe opportuno inserire nel menù più zuppe fredde, e ridurre le porzioni di quelle calde. Coerentemente il Raschione, in effetti, sceglieva il couscous di verdure e ceci mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che Marrocu si è anche divorato metà del tris di Jesus! Infine i dolci. Marrocu decideva per una fresca macedonia di stagione, con fragole kiwi e mele, mentre Jesus e il Raschione si concentravano su una torta di mele e arance. In versione al caffè per il Raschione, bagnata nella malvasia di Magomadas (Angioi) per Jesus. Il tutto accompagnato dalla medesima malvasia. La cena si concludeva quindi con caffè biologico alla moka, addolcito da zucchero biologico (così come biologico era il sale). Costo finale della cena, 30€ cadauno, da ritenersi almeno un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità del servizio, e degli ingredienti.

 

Splendido il locale, ideale per una cena romantica, da visitare con il proprio partner o in compagnia degli ultimi residui della propria coscienza etico-alimentarista, “Zupposofia” offre un menù che può soddisfare le esigenze dei vegetariani, più limitatamente dei vegani, ancora più limitatamente dei burricchi come noi. La cucina è semplice, ma gli ingredienti sono di primissimo livello. Un po’ povera la cantina, ma è di per sé difficile trovare vini che seguano la loro filosofia. Tre burricchi con menzione speciale per l’etica del locale, per la gentilezza del personale e per i capelli della cameriera.

 


VALUTAZIONE “Zupposofia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Zupposofia Indirizzo: Via Farina 22, Cagliari
Telefono: 3802634150    [mostra in google maps]
 

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ago 3 2013

Ristorante Domo Mea – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Domo Mea - Interno

Domo Mea – Interno

 

Ma cosa mai ci faranno di Venerdì sera, sfiancati da una calda settima di lavoro, un probo e moralista ingegnere, un risoluto ed estraniato Raschione ed un abulico e sfaccendato («so’ stanco!») figlio di Dio, in quel del Viale Elmas, nota licenziosa enclave del piacere di strada cagliaritano?
Forse che quell’afa umida d’Agosto, che stringe e soffoca silenziosamente i polmoni, che spinge la coscienza verso la morsa di deliquio e irrealtà, abbia per un istante confuso e rimescolato le primigenie passioni dei nostri scapestrati eroi? Cosa andremmo allora a disquisire, rendicontare e recensire quest’oggi? Restate seduti, mettetevi comodi e non cambiate canale!
 

Domo Mea - Antipasti

Domo Mea – Antipasti

 

Recidivi. Non è invero la prima occasione per la quale il Triumvirato asinino trova l’ardire di ricongiungersi per queste strade. Ed oggi, i Burricchi hanno previsto di celebrare la loro pagana liturgia nei già visitati spazi di un vecchio ristorante (“Su pruppu e s’aligusta”) che da tempo ha cambiato nome e – più volte – gestione.
Il recente passaggio all’ultima conduzione del “Domo Mea” risulterà presto evidente, in ordine al periodo di transizione e assestamento, con riferimento ad alcuni rimarginabili difetti, che nel seguito avremo modo di approfondire, e alla esibizione di biglietti da visita, in cui i nomi dei vecchi proprietari risultano eco-compatibilmente depennati con deciso tratto di pennarello.
 

Domo Mea - Zuppa di cozze e arselle

Domo Mea – Zuppa di cozze e arselle

 

Venerdì sera. Nulla di particolarmente interessante da dettagliare nell’approccio alla ciccionata, se non un incidentale e fugace alterco verbale tra il Raschione e una signora, ultra settantenne, alla guida della sua claiming to be sa meri of the road utilitaria. Capziosamente segnalato in ultimo, dall’Ing.Marrocu, un suo possibile ritardo (risp: «eh, sticazzi») poi al contrario alloggiatosi di largo anticipo nel laterale parcheggio del ristorante, pronto ad accogliere Jesus e il Raschione al loro presentarsi – con consueta precisione svizzero-maniacale -, alle ore 21.00 in punto: «m. mia alla puntualità dei burricchi!!!»
Dopo i doverosi convenevoli di rito, i tre accedevano al ristorante dalla certamente più battuta via laterale, direttamente praticabile dal comodo riparo riservato alle auto dei clienti.
 

Domo Mea - Triglie Polpo Insalata di mare

Domo Mea – Triglie Polpo Insalata di mare

 

Il locale, a parte qualche differente suppellettile notato alle pareti, è strutturalmente identico a quello che ben ricordiamo dai tempi de “su pruppu e s’aligusta”. Organizzato su due sale contigue, caratterizzate da pavimentazione in ceramica bianca, pareti color paglierino chiaro e drappeggi vermigli, presenta alcuni elementi elegantemente decorativi, come specchi incorniciati d’oro, ma molti altri che riconducono velocemente l’impronta estetica verso quella di una trattoria di quartiere, più in accordo con l’accezione del proprio nome: “casa mia”. C’è da dire che non tutto il ristorante è stato preso in visione, per cui potrebbe esserci una più elegante sala, celata a quella popolosa, dove siamo stati alloggiati.
 

Domo Mea - Burrida

Domo Mea – Burrida

Domo Mea - Orata Sardine

Orata e Sardine marinate

 

Al nostro ingresso veniamo accolti da una gentile ed empatica cameriera, ma anche dalla molesta prorompenza di un televisore LCD sintonizzato su Rai3, che non ci siamo permessi di chiedere venisse spento, e di cui abbiamo finanche abusato, dapprima con un canale di musica caraibica (tra l’altro siamo stati informati di una prossima animazione a tema nel locale) per poi – assuefatti dalla nenia insopportabile – virare verso trasmissioni cult di DMAX, che ci hanno consentito di apprezzare il nostro pasto col sottofondo di spettacolari incidenti stradali ed improbabili omicidi indotti da ipnosi.
 

Domo Mea - Fregola con arselle

Domo Mea – Fregola con arselle

 

Dopo esserci accomodati ad uno spazioso tavolo per quattro, la cameriera “tuttofare” subito ci erudisce sulle consuetudini e i limiti determinati dal passaggio alla nuova gestione. In particolare, l’approvvigionamento dei vini bianchi aveva subito qualche rallentamento, tanto da indirizzare la nostra scelta forzatamente verso un Vermentino di Gallura DOC “Giogantinu”, della omonima cantina sociale di Berchidda, che personalmente non assaggiavo almeno dal 2006. La prima mescita del vino è avvenuta con sbrigativa risolutezza («neanche ve lo faccio assaggiare che tanto lo conoscete già!») ma questo è l’unico appunto che possiamo muovere al servizio, dimostratosi insperabilmente rapido e attento per tutta la sera, con continue richieste di feedback sul  gradimento di quello che stavamo assaggiando.
 

Domo Mea - Riso alla pescatora

Domo Mea – Riso alla pescatora

 

Prescindendo per nostro vezzo dalle possibili pietanze della bisteccheria, possiamo subitamente affermare che, nonostante la cucina del “Domo Mea” non si lanci in raffinati voli pindarici, ma sia piuttosto basata sui piatti tipici dell’ortodossia culinaria nostrana presentati con bucolica parsimonia di forma, ci hanno di certo positivamente sorpreso sia la qualità indubbia delle materie prime, sia la ricercata compostezza dei sapori che, con un impareggiabile controllo dei toni aciduli delle marinature e delle salse, ha trovato la sua apoteosi espressiva in una delle burride di gattuccio più delicate e gustose mai provate dai burricchi nella loro pur lunga carriera: chapeau!
 

Domo Mea - Grigliata mista

Domo Mea – Grigliata mista

 

A parte la sopraccitata burrida, gli antipasti si componevano di altre nove pietanze, più un apricena costituito da crostini con brunoise di pomodori, olio d’oliva, basilico e origano. Insalata di sedano e bottarga (eccellente) a scaglie; filetto di orata alla pizzaiola; frittelle di gianchetti (bianchetti); orata e sardine marinate; strepitosa zuppetta di cozze e arselle in rosso; insalata di mare con polpo, cozze, arselle, surimi (quasi perdonabile, dato il gusto complessivo del piatto); insalata di polpo; triglie scaloppate.
Per dovere di cronaca segnaliamo che non ci è stato possibile ordinare una desiderata cruditè di cozze, perché i buonissimi mitili acquistati in giornata non avevano comunque superato la pezzatura minima richiesta dallo chef.
Dopo qualche minuto arrivavano al nostro tavolo anche i già comandati primi piatti, che confermavano le impressioni degli antipasti: ottima fregola con le arselle (in realtà Jesus l’aveva comandata con le cozze, ma lui stesso sospettava un misunderstanding al momento dell’ordinazione) e buon Risotto alla pescatora per l’Ing.Marrocu, che accusava già una certa fatica all’accumulo alimentare, forse cagionata dal caldo.
 

Domo Mea - Sebada

Domo Mea – Sebada

 

Non potevano i tre, a quel punto, negarsi e rinnegare il piacere di una grigliata mista, ordinata in numero di due porzioni, costituita da pur buoni gamberoni argentini cotti con una leggera gratinatura di pane, un’orata e una spigola dal sapore significativo: «è buona pure sa mazza!».
La serata ha rischiato di concludersi senza dolci, avendo la cameriera inizialmente asserito: «li abbiamo finiti!». Dopo pochi istanti, comunque, ritornava sui suoi passi suggerendoci una Sebada al miele (di eucalipto) gustata pienamente dal Raschione e invece condivisa da Jesus e dal Marrocu (ormai arrivato “alla frutta”). Le sebada (o seadas) sono state accompagnate da un vino moscato di discutibile fattura.
La cena si concludeva quindi con due caffè, una liquirizia “Myrsine” di Dolianova per Marrocu e Raschione (che fortunatamente non ha neanche osato domandare un Rum agricolo) e un “Amaro 18″ Isolabella per Jesus («ha un gusto che è un incrocio tra un Cynar e un alka seltzer!»). Costo complessivo dell’operazione 30 euro cadauno, da giudicarsi un 25% inferiori al giusto dovuto, rimpinguati da meritata e significativa mancia.

A Cagliari e dintorni non si trovano solo ristoranti di lontana tradizione familiare, blasonati locali panoramici e accattivanti proposte d’alta cucina. Se sapete bene ricercare, è possibile trovare piccoli inesplorati anfratti dove ancora ci si può coccolare con una cucina semplice e genuina, espressa nella migliore accezione della tradizione cagliaritana. Nonostante qualche cosa sia ancora da registrare e qualcos’altro probabilmente non migliorerà, il “Domo Mea” è un ristorante che sicuramente ci sentiamo di consigliarvi. Tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Domo Mea”: Tre Burricchi.
Ristorante Domo Mea Indirizzo: Viale Elmas 79, Cagliari
Telefono: 0707545579 ‎    [mostra in google maps]
 

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lug 6 2013

Pani e Casu Castello – Cagliari

 Scritto da Ettore | 7 commenti | Commenta

PanieCasu - Crepuscolo

PanieCasu – Crepuscolo

 

Dopo una settimana di pausa, causa lavori per la ludica(ma non per tutti) parentesi del #sharefooday di sabato 29 giugno, concedendo una tregua ai ristoratori isolani ancora non sottoposti al giudizio del terribile Triumvirato e che ormai respirano aria di esami nel weekend, il richiamo del campo riporta la comitiva asinina più famosa del cagliaritano sulle strade della lussuria alimentare, in un ormai raro weekend estivo, ripercorrendo i passi di quel lato della vecchia Karalis abitato un tempo dell’antica comunità ebraica, ma che col tempo ha ceduto il posto alla grande borghesia cagliaritana che, degli antichi Giudei, conserva le origini e l’attenzione alla spesa. Cagliari, quartiere Castello, venerdi 5 luglio ore 21:00; dopo una settimana di passione, che ha visto l’esordio ma anche l’indecorosa uscita del glorioso Donkey Team nel Terzo Memorial Zucca 2013, si ritroveranno a tavola, nella splendida cornice che il bastione di Santa Croce regala alla città, proprio gli attori di tale disfatta: Ettore, Jesus, un sempre imprevedibile ed indisciplinato Ing. Marrocu, la cui presenza non era stata prevista per propria iniziale esclusione, presa di posizione smentita pochi minuti prima dell’appuntamento, e la punta di diamante, l’Oliver Hutton della squadra sponsorizzata dal Donkey Challenge, l’Ingegnere burriccu Matteo Loi.

PanieCasu - Terrazza

PanieCasu – Terrazza

 

Teatro della serata sarà la terrazza sul bastione di Santa Croce del ristorante “Pani e Casu Castello”, nella omonima via, presso la struttura che un tempo ospitava il “Ristorante 51″, visitato nel marzo 2011. Auriga designata per la serata la fedele utilitaria di chi Vi scrive, che non poco ha dovuto lottare contro l’inettitudine dell’automobilista cagliaritano medio, per poter garantire la proverbiale puntualità dell’evento, nonostante il cambiamento di rotta imposto all’ultimo momento dall’Ing. Marrocu, in virtù di una rinnovata attenzione all’ecosostenibilità degli spostamenti del Triumvirato e all’impatto ambientale nel quartiere Castello. Prendiamo la sua, visto che è più piccola ed è più facile trovare parcheggio! Leggi: susunku!

 

 

PanieCasu - Antipasti

PanieCasu – Antipasti

 

Dopo aver trovato un adegato accomodamento per la vettura in the ass of the moon la compagnia è pronta al sacrificio alimentare. Serata gradevole e non particolarmente ventosa, l’ideale per rompere certi taboo del passato e ciccionare all’aperto. Rimandando alla recensione del precedente esercizio la descrizione degli ambienti interni, che non hanno subito apprezzabili modifiche nella disposizione e negli arredi. Veniamo fatti accomodare in un comodo tavolo da quattro, per il quale si è reso necessario apparecchiare il coperto non preventivato, operazione in realtà non celerissima, ma seguita comodamente ai propri posti da Ettore e Jesus, nonostante un improvvisato pistolotto sul Galateo dell’Ing. Marrocu che invitava tutti ad attendere in piedi. Il servizio, cortese e disponibile, è garantito da un giovane maitre, un cameriere e una giovane cameriera dell’est europeo e, a parte qualche piccola imprecisione di lieve entità è stato più che soddisfacente, grazie anche all’empatia degli interpreti, sebbene qualche volta poco coordinati fra loro.

PanieCasu - Salumi formaggi porcini

PanieCasu – Salumi formaggi porcini

 

Un aperitivo di benvenuto composto da gradevole flute di prosecco, apprezzabili olive sott’olio e ottime tartine a base di olive, pomodoro a cubetti, olio e origano hanno ingannato l’attesa per la presentazione del menu, avvenuta interamente per via orale da parte del maitre. Il locale condivide la stessa gestione dell’omonimo ristorante di Quartu Sant’Elena, anch’esso recensito in passato e offre dei percorsi interamente di terra, basati sui piatti semplici e genuini della tradizione contadina campidanese. Un ottimo IGT Cagnulari Isola dei Nuraghi Rosso 2011 delle cantine di Cherchi di Usini, scelto da Ettore in un momento di evidente difficoltà dell’Ing. Marrocu nel proporre un vino rosso adeguato, accompagnerà, in grande quantità, la serata.

 

PanieCasu - Primi piatti pinzimonio

PanieCasu – Primi piatti pinzimonio

 

Senza alcun preavviso arrivano al tavolo una gradevole insalata di ceci, pomodori e rucola, inasaporita con una spolverata di pepe nero, ottime favette fresce saltate con pancetta, gradevoli melanzane a sa schiscionera (saltate in padella con pomodoro), una composizione di salsiccia secca, prosciutto crudo, lonza di maiale, su letto di pane carasau, un vassoio di ricotta secca e pecorino fresco su letto di carasau, impreziosito da ramoscelli di mirto bianco, ottima crema di pecorino piccante presentato con la stessa decorazione, eccellente carpaccio di funghi porcini con rucola e scaglie di grana. Antipasti più che soddisfacenti per presentazione e continuità di sapori, senza note di demerito, salvo il pecorino fresco di qualità non eccelsa. La prima bottiglia intanto cede il passo alla seconda.

PanieCasu - Fettine di burriccu ai ferri

PanieCasu – Fettine di burriccu ai ferri

 

Dopo qualche problema di comunicazione tra l’ipertricotico burriccu e il proprio sosia cameriere riusciamo ad ordinare i primi piatti, nella cui attesa i somari di mondo Marrocu e Loi discutono della vita nelle diverse capitali europee e del mondo. Dopo una fisiologica attesa giungono ottimi maccarrones de busa al sugo di cinghiale, insaporito con foglie d’alloro per l’Ing. Marrocu, straordinarie tagliatelle ai funghi porcini per chi Vi scrive, e ravioli al ripieno di carciofi per i rimanenti commensali; questi ultimi sono risultati inferiori rispetto alla qualità media, molto alta, degli altri. La conversazione intanto si sposta sulle tipologie di strutture in legno, alimentate dal tasso alcolemico in salita, considerato l’ulteriore ricambio della bottiglia di vino. Registriamo in queste occasioni la mancata sostituzione dei calici e il rito dell’assaggio, concesso solo la prima volta, ad ogni cambio.

PanieCasu - Bistecca di cavallo

PanieCasu – Bistecca di cavallo

 

Nonostante le perplessità sulla grande mole di calorie fino a quel momento assimilate, ma comunque stimolati positivamente dall’andamento della serata, i somari decidono di proseguire con i secondi piatti: bistecca di cavallo per l’Ing. Marrocu e atto di cannibalismo per i rimanti commensali che scelgono le fettine di burriccu ai ferri. Dopo un’attesa contenuta, accompagnata da un cesto di verdure fresche (ravanelli, finocchi, sedano), la compagnia può dedicarsi ai piaceri della carne, risultata ottima per selezione, taglio e cottura.
Immancabili i dolci, richiesti in porzioni ridotte: eccellenti raviolini di ricotta fritti con miele per Jesus ed Ettore e seada al miele, impreziosita da fette di limone, per i rimanenti ingegneri, accompagnati da discutibile Nasco della zona, maldestramente presentato in una bottiglia di grappa Giare affumicata Chardonnay di Dolianova: sa pagu classi!

PanieCasu - Raviolini

PanieCasu – Raviolini

PanieCasu - Seada

PanieCasu – Seada

 

La cena si è conclusa con caffè per tutti tranne il sottoscritto, mirto e liquore di liquirizia “Myrsine” di Dolianova, for free per tutti, dopo il pagamento del conto. Costo dell’esperienza: 41,375€ cad. burriccu, da giudicarsi in linea con la qualità del servizio offerto.
Pani e Casu Castello, grazie alla pluriennale esperienza della gestione riesce ad offrire la possibilità di apprezzare la cucina tipica della tradizione contadina campidanese, in una invidiabile ambientazione a prezzi accessibili sia per il turista, sia per il cliente abituale, garantendo in ogni caso un livello di qualità decisamente soddisfacente, nonostante i difetti di lieve entità riscontrati: tre somarelli stiracchiati e adesivo-rating in arrivo.

Colgo l’occasione per ringraziare l’Ing. Loi per questa prima discesa da burriccu sul campo di calcio a burriccu in missione: piacevolissima e divertentissima compagnia; speriamo possa essere l’inizio di una nuova avventura, visto che sembra trovarsi molto più a proprio agio che in area di rigore, e che la prossima volta possa caricarsi dell’onere della prosa.

 

VALUTAZIONE “Pani e Casu Castello”: Tre Burricchi.
Ristorante Pani e Casu Castello Indirizzo: Via Santa Croce 51, Cagliari
Telefono: 0708586629 [mostra in google maps]

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nov 3 2012

Ristorante L’Oca Bianca – Cagliari

 Scritto da Ettore | | Commenta

Oca Bianca - Ingresso

Oca Bianca – Ingresso

 

Per l’ambizioso lettore che cerca l’interpretazione del sistema secondo un prontuario di simboli antichi possono venire incontro i chackra della tradizione indu. Si tratta di sette vortici di energia che hanno la funzione di assorbire quella universale per alimentare i vari livelli del campo energetico, collegarli con il corpo fisico, ed infine rilasciarla all’esterno. Il perfetto funzionamento del sistema energetico è sinonimo di buona salute e, di conseguenza, la totale apertura di tutti i chakra consente di raggiungere quel livello energetico che i grandi maestri orientali chiamano Illuminazione.
 

Oca Bianca - Interno

Oca Bianca – Interno

 

Proprio nel primo chackra, il Muladhara, localizzato ahimè nelle zone meno nobili del corpo umano, ricorre la simbologia del dio Brahma, signore dell’origine dell’universo, dotato di quattro volti e rappresentato come un fanciullo. La sua cavalcatura è l’oca bianca dal capo striato, animale che nella tradizione indù rappresenta l’anima e che viene identificato con il cigno dai traduttori occidentali. I quattro volti della divinità avrebbero contemplato, oltre a tre noti somari Jesus, Ettore e il rientrante Ing. Marrocu, la presenza del burriccu dal capo blucerchiato Dott. Melis, simbolo della mera parsimonia e vittima della stessa negatività introdotta nel sistema e dei propri timori per una folle spesa fuori dal bilancio.
 

Oca Bianca - Antipasti

Oca Bianca – Antipasti

 

Cagliari, venerdi 2 novembre, quartiere Marina, ore 20:45. Nel giorno della commemorazione dei defunti, dopo aver trovato un fortunato accomodamento vista mare per la fedele utilitaria, in barba alle più funeste previsioni di parcheggio del sedicente navigatore (cuccurra) Jesus, i due stoici somari potevano godersi uno scorcio della movida cagliaritana ed approfittare dei tempi favorevoli, prima di riabbracciare il presunto defunto e ritardatario Ing. Marrocu, di ritorno da un viaggio in terra americana, viaggio che apporterà alla causa solamente improbabili racconti, non supportati da adeguata documentazione, per consumare un aperitivo a base di prosecco e gamberi presso il friendly ristorante La Tavernetta, poco distante dalla meta designata per le celebrazioni dell’ennesima ciccionata: il ristorante L’Oca Bianca, nella centrale via Napoli.
 

Oca Bianca - Ravioli freschi della casa

Ravioli freschi della casa

Oca Bianca - Tagliatelle zafferano bottarga nocciola

Tagliatelle allo zafferano

 

Il locale è sviluppato su tre livelli, dei quali il pian terreno è dedicato alla cassa, alle cucine e ad un angolo bar/caffetteria, mentre i rimanenti ospitano le sale per i clienti. Le pareti color crema fanno risaltare il muro di protezione per la scala color antracite e sono arredate con grossi specchi e stampe retrò che, unite alla particolare musica di sottofondo, riportano i Donkeys ai tempi della Belle Epoque nella Ville Lumiere degli inizi del secolo scorso.
 

Oca Bianca - Filetto di manzo al Porto

Oca Bianca – Filetto di manzo al Porto

 

Completano il quadro un singolare accostamento fra indecifrabili lampadari a goccia colorati di dubbio gusto, probabilmente frutto di regali di nozze reciclati, e ventilatori da soffitto rossi, stile anni ’60 che, uniti ad un efficiente impianto di condizionamento, garantiscono una temperatura in sala ottimale in qualunque periodo. Suggestivo l’effetto regalato da potenti fari alogeni collocati all’esterno in modo da illuminare a giorno, dal basso verso l’alto, le finestre che danno sulla via Napoli, protette sul lato interno da efficaci tende i cui colori ben si sposano con quelli delle pareti.
 

Oca Bianca - Tagliata di filetto con provola e rucola

Tagliata con provola

Oca Bianca - Filetto di Tonno

Filetto di Tonno

 

I tavoli sono quadrati in legno scuro, rivestiti da tovaglie color crema, le sedie nere. All’uscita delle rampe di scale trovano posto i servizi. Complessivamente ciascuna sala può ospitare circa 20-25 coperti. Veniamo fatti accomodare al secondo piano, in una sala con tutti i coperti occupati durante il corso della (lunga) serata. Il servizio al nostro piano è garantito da una giovane e simpatica cameriera, che si alternerà con una altrettanto giovane collega ed un terzo cameriere.
 

Oca Bianca - Cheese cake frutti di bosco

Oca Bianca – Cheese cake ai frutti di bosco

 

L’Oca Bianca propone una interessante offerta di terra e di mare che spazia tra la cucina italiana, piatti etnici e pizzeria. Nonostante la tentazione di orientarsi su piatti etnici, i tre somari riconoscono la propria incompetenza nel settore e convergono verso un percorso di piatti tipici della tradizione nostrana. Notevole la scelta della cantina, fra cui il buon Ettore individua il nettare prescelto: il più volte lodato Vermentino DOC 2011 Tuvaoes delle cantine di Giovanni Cherchi di Usini (SS), servito con l’immancabile rito dell’assaggio del nostro esperto sommelier Ing. Marrocu, talmente esperto che per tutta la serata pensava fosse un Funtanaliras: burriccu!!
Essendo formalmente negata la possibilità di una degustazione di antipasti, i tre voraci avventori selezionano quattro piatti tra le varie alternative di menu. Dopo una prima attesa contenuta iniziano le danze: ottimo carpaccio di polpo all’arancia con vellutata di zucchine, notevole insalata di carciofi con scaglie di bottarga su un letto di pani carasau, straordinario tomino di capra grigliato con miele di corbezzolo e noci su un letto di rucola: spettacolo! In un secondo tempo arriva l’unico antipasto caldo della serata: notevole polpo scottato con patate e aceto balsamico. Terminati con soddisfazione gli antipasti i burricchi devono attendere abbastanza per i primi piatti, attesa consumata dal racconto di improbabili aneddoti dell’Ing. Marrocu in terra straniera:
Ing. M.: La cosa che più mi infastidiva era che una persona su tre aveva una pistola!
E.: Era Lei era uno dei tre?!
 

Oca Bianca - Torta irlandese

Torta irlandese

Oca Bianca - Semifreddo al torroncino

Semifreddo al torroncino

 

I primi piatti confermano, a parte qualche dubbio insinuato dal nostro ipotricotico burriccu, e per questo da considerarsi ininfluente, i medesimi livelli di qualità fino ad allora apprezzati: ottimi ravioli della casa con ricotta e verdure per Jesus e tagliatelle allo zafferano con bottarga e nocciole, valutate ottime secondo chi Vi scrive, mentre meno gradevoli risultavano al fine palato dell’Ing. Marrocu che rilevava sentori di aglio eccessivamente riscaldato.
Stimolati dalla qualità dei piatti e favoriti da una oculata scelta degli antipasti che ha evitato precoci sensazioni di sazietà, i tre voraci triumviri scelgono di provare i secondi piatti. Nella notevole attesa che seguirà potranno apprezzare un discreto ricambio di clientela in sala, a favore delle nuove generazioni e delle quote rosa, con notevoli punte di eccellenza nel risultato finale. Luci e ombre anche per i secondi piatti: tagliata di filetto con provola e rucola per l’ipertricotico Jesus, valutata non entusiasmante ed eccessivamente cotta, filetto di manzo al Porto, valutato eccessivamente dolce, probabilmente perchè condito con un vino dolce e liquoroso, filetto di tonno al pepe nero e radicchio per Ettore, variante questa della proposta iniziale del menu che prevedeva sesamo nero, indisponibile per la serata, ottimo per sapore, ma eccessivamente piccante per chi l’ha scelto.
Non avendo ancora raggiunto la saturazione alimentare i tre somari non rinunciano ad assaporare i dessert della casa: impegnativa torta irlandese al cioccolato con marmellata all’arancia e pan di Spagna imbevuto nella birra Guinness, per un NON amante del genere, Jesus, ottimo semifreddo al torroncino con granella di pistacchi per l’Ing. Marroccu, straordinaria cheese cake ai frutti di bosco per Ettore. La cena si conclude con caffè per Jesus e Marrocu, abba ardente Santu Lussurgiu per Jesus e ottimo liquore di liquirizia Myrsine (Dolianova). Costo dell’esperienza: 53,34€ cad. burriccu, probabilmente un 10% eccessivo rispetto alla qualità complessiva del servizio provato, e comunque meritevole di una mancia d’integrazione, quota ripartita non uniformemente tra i tre compagni di merende e che vede Jesus, vittima del resto, come azionista di maggioranza.

Un notevole assortimento dell’offerta che garantisce qualità elevata dalla pizzeria alla cucina etnica, passando per la cucina nostrana, unita ad un servizio preciso e puntuale e ad una gradevole e particolare ambientazione fanno de L’Oca Bianca il teatro ideale per piacevoli serate accompagnate dal buon cibo. I costi non popolari probabilmente scoraggeranno molti parsimoniosi avventori, ma per quanto ci riguarda, non avendo rilevato sbavature di entità, non possiamo che conferire l’encomiabile giudizio di tre burricchi: complimenti!

 

VALUTAZIONE “L’Oca Bianca”: Tre Burricchi.
Ristorante L’Oca Bianca Indirizzo: Via Napoli 38, Cagliari
Telefono: 070664339 [mostra in google maps]

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