☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
mar 29 2014

Su Zilleri ‘e su Doge – Cagliari

 Scritto da Jesus | 4 commenti | Commenta

Su Zilleri - Ingresso

Su Zilleri – Ingresso

 

Giocoforza attendendo il weekend e già scordandomi, in realtà, quando tutto ciò accadde, è tangibilmente ostico e faticoso narrare di tre asini vagabondi, di tre consumati e scostumati burricchi sellati, che nel loro impreciso e imprevedibile errare gozzovigliano impunemente per le Vie di una Città che, oramai, conoscono a menadito e della quale potrebbero mentalmente riprodurre ogni singolo dettaglio e sfumatura architettonica.
Fanno questo, invero, su un certo blog; mai però descrivendo panorami o anfratti, piuttosto concentrandosi, ad esempio, sulla regolarità di un chicco di riso, sulla lucentezza di una cocciula o sull’armonia strutturale di una zuppetta di cozze.
 

Su Zilleri - Interno

Su Zilleri – Interno

 

E anche oggi questo faremo, verificando se il recensendo “Su zilleri ‘e su Doge” (Lett.: l’osteria del Doge), in una Domenica di friusu de galera, si sia o meno meritato il titolo di ristorante sellato, garantendosi per questo il diritto di esporre il celeberrimo e prestigioso adesivo del Donkey Challenge.
Su “Zilleri” è un pittoresco locale collocato – in raccordo con la Piazza S.Giuseppe – al termine di Via Santa Croce, splendida e storica passeggiata cagliaritana, che accarezza l’omonimo bastione e dalla quale si può ammirare uno degli scorci più suggestivi della città. Ivi convergevano in tarda mattinata, Jesus il Raschione Ettore e l’Ing.Marrocu, con logistica poco eco-compatibile, giusto una settimana fa.
 

Su Zilleri - Cruditè

Su Zilleri – Cruditè di mare

 

Su “Doge”, non può che essere il titolare della osteria, lo chef Claudio Ara, le cui gesta in cucina abbiamo in passato avuto modo di raccontarVi. Meno c’entra, dobbiamo dirlo per quanto noi si possa capire, il tema di Venezia, che compare nel nome e nelle grafiche del locale, ma che mai riusciremo a individuare nel menù, né tantomeno nella ambientazione, apparentemente legata e a doppio filo con le inconfondibili tradizioni nostrane.
Gli spazi all’interno del ristorante si distribuiscono su tre ambienti: un vestibolo di ingresso, una piccola sala da pranzo accogliente e luminosa, e una terza sala più in penombra, sul fondo. I burricchi vengono fatti accomodare nella sala centrale, dominata da un’ampia finestra che dà su Via Santa Croce e caratterizzata da belle pareti bianche, decori in pietra, una bella specchiera d’epoca e da tanti piccoli suppellettili che ricordano la vecchia vita contadina.
 

Su Zilleri - Antipasti

Su Zilleri – Antipasti

 

E’ lo stesso chef Ara, in versione maître, a dirigere le operazioni, e finanche assisterci al tavolo, per un servizio che nel complesso si dimostrerà informale ma impeccabile. La cucina, e gli ingredienti in particolare, sono orgogliosamente tipici del territorio sardo, declinati con spunti non banali e assolutamente gradevoli. Durante il pranzo arriverà in sala fiananco un pescatore locale, brandendo due – parevano – palinurus regius (aligustas birdi) vive, che non avremo comunque modo di assaggiare per mancanza (ahimè) di ulteriore spazio nello stomaco. La contrattazione sulle pietanze e sul vino si dimostrerà non del tutto lineare, data la recente chiusura per ferie del ristorante, non ancora a regime dal punto di vista degli approvvigionamenti. In effetti, l’Ingegner Marrocu pareva andar a scegliere sistematicamente i piatti e le etichette quel giorno non disponibili. Alla fine, la cernita del nettare è ricaduta, per caloroso consiglio di Ara, su uno spettacolare IGT “Dignu” delle Cantine Depperu di Luras: un nebbiolo (rosso) vinificato bianco!
 

Su Zilleri - Linguine cocciulas asparagi

Su Zilleri – Linguine cocciulas asparagi

 

Dopo aver divorato, a testa, mezzo chilo di pane abbrustolito e carasau, accompagnati da un eccellente olio extra-vergine d’oliva “Sa mola de Orri” di Sarroch, iniziavano ad arrivare al tavolo i primi antipasti, nella fattispecie una graditissima insalata di carciofi, rucola, bottarga e scaglie di formaggio pecorino granglona; vivamente consigliata a chi adora i gusti amarognoli. Seguiva quindi una sontuosa cruditè di scampi e gamberi rossi di Villassimius, accompagnati da salsa vinaigrette, sale aromatizzato delle Hawaii (probabilmente la località delle ferie!) e pepe nero. Ancora, trippa (che Jesus non gradisce di suo, ma i commensali hanno apprezzato) di bue rosso con sugo di pomodoro e mentuccia, seguito da un fantastico tagliere di terra composto da: prosciutto crudo di Oliena, ricotta mustia di Thiesi, salsiccia e coppa di Ploaghe, pancetta di Samassi. Gli antipasti terminavano quindi con un gradevolissimo guazzetto di cozze e pomodori.
 

Su Zilleri - Linguine ricci e favette

Su Zilleri – Linguine ricci e favette

 

Interessanti e gustosi i primi piatti, due paste che combinavano entrambe, nei loro condimenti, un ingrediente di terra e uno di mare. L’Ingegner Marrocu optava per linguine con cocciulas (arselle) e asparagi, mentre Jesus e il Raschione Ettore gustavano delle clamorose linguine alle favette e ai frutti di mare: «Scusate, ma uno di voi due non era fàbico?». Jesus: «Ingegnere, se un giorno mi vedrete accasciare al suolo, saprete perché!»
Come già anticipato, dopo i primi piatti decidevamo di passare direttamente al dessert: sebada al miele di acacia («lo saprò pur riconoscere il sapore di un miele, no?») per l’Ing.Marrocu e uno scenografico tiramisù con savoiardi di Fonni per Jesus e il Raschione. I dolci venivano (su richiesta) valorizzati da uno strepitoso (non per il blasfemo Jesus: «secondo me ha il sapore di uno spumante da 2 euro!») moscato d’Asti DOCG “I vignaioli di S.Stefano” del 2010. Quello che doveva essere un assaggio ha rischiato di trasformarsi in un infinito tracannamento, dato che la bottiglia di moscato è stata incautamente lasciata sul tavolo dei burricchi.
 

Su Zilleri - Tiramisù

Su Zilleri – Tiramisù

Su Zilleri - Sebada

Su Zilleri – Sebada

 

Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e, dopo varie contrattazioni sugli amari, con un caratteristico whiskey “Laphroaig”, invecchiato dieci anni e dal particolare sapore, distintamente affumicato.
Costo complessivo, 60€ cadauno, da ritenersi appena lievemente superiore al giusto dovuto, per una ciccionata comunque di elevato livello e di indubbio prestigio.

 

Caratteristico, romantico, accogliente, il ristorante “Su Zilleri ‘e su Doge” presenta in tutti i suoi particolari i pregi e la mano attenta dello chef Ara. Notevole la qualità delle materie prime utilizzate, mentre l’approccio della cucina risulta senza dubbio ricercata e non banale. Gli unici appunti sono legati all’indisponibilità di alcune pietanze e un limitato numero di liquori presenti in cantina. Quattro burricchi meno meno.

 

VALUTAZIONE “Su Zilleri ‘e su Doge”: Quattro Burricchi.
Ristorante Su Zilleri ‘e su Doge Indirizzo: Piazza S.Giuseppe 2, Cagliari
Telefono: 3271542216    [mostra in google maps]
 

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ago 17 2013

Ristorante L’Oasi – Carloforte

 Scritto da Jesus | | Commenta

L'Oasi - Interno

L’Oasi – Interno

 

Cosa ci sia al di là del mare è un dato di fatto, perché così è, anche se mutevole nel tempo. Quello che noi sappiamo o crediamo esservi, è ben altro problema; ma è sempre ciò che la nostra immaginazione o i nostri sogni insistentemente stuzzicano, a spingerci oltre il nostro ignoto, a condurci una calda mattinata d’Agosto verso un’isola lontana, per consapevolmente offrire in sacrificio la cara 150cv ad un mastodontico ciclope marino, e vederla poi spingere via, dal metallico ventre dello stesso, lontano dalle sicure e amate sponde. Questa terra vicina e distante, questa lingua sconosciuta e nota, queste vie grigie e ricche di colori accesi, ancora ci confondono.
Ma bastano pochi istanti di sguardi, di aria e di mare, per ritrovarsi consapevoli d’essere qui, e non al Mondo dolorosamente altrove.
 

L'Oasi - Fritto misto

L’Oasi – Fritto misto

 

Quattordici Agosto: uno, uno, uno, zero. In un giorno simbolicamente carico di valori e significati per il Donkey Challenge, il Raschione e l’Ing.Marrocu sono chissà dove, mentre Jesus e la Donna del Presidente, in tenuta da turisti ferragostani, da pochi minuti son sbarcati sull’isola di San Pietro, nella parte Sud-occidentale della Sardegna e del Sulcis-iglesiente.
Splendido enclave genovese, Patria del venerabile Anziano, l’isola vede risalire la sua storia al 1700, quando un gruppo di coloni, originari del quartiere di “Pegli”, si spostarono dall’oasi tunisina di Tabarka, verso disabitate sponde sarde, per fondarare “Carloforte”; quella stessa cittadina che ora, gioiosa e splendida, si mostra e ci appare con il suo lungomare, le sue strette stradine colorate, il suo arrampicarsi sul promontorio fin verso le mura, replicando ed esaltando nello stile e nelle voci che si odono per i suoi anfratti, la Genova più pittoresca ed antica.
 

L'Oasi - Tonno pomodori e cipolle

L’Oasi – Tonno pomodori e cipolle

 

Dopo un breve ed intenso girovagare esplorativo per il centro storico, Jesus si fa irrimediabilmente trasportare dai profumi del mare e della cucina, che subdolamente si insinuano e risalgono dalle strette stradine fino ad afferrarlo alle narici, quasi fossero un invisibile lazo che lo trascineranno seguendo un chissà quale intelligente progetto. Ed ecco, quasi all’improvviso, con la prorompenza della certezza assoluta, presentarlo di fronte l’uscio del locale che avrebbe accolto lui e la sua Signora.
Il Ristorante “L’Oasi” si colloca nella centralissima Via Gramsci, e fa angolo con la strettissima via Spano, da dove, come gamberetti dalle rocce, all’improvviso siamo sbucati.
 

L'Oasi - Tutto tonno

L’Oasi – Tutto tonno

 

Al suo interno il locale è molto carino e caratteristico. Superato un breve vestibolo di ingresso, delimitato da una breve muratura, sormontata da una elegante barriera in ferro battuto, ci si immette in una piccola sala, caratterizzata da tavoli squadrati, pareti color paglierino chiaro, inserti in pietra, foto e decori in stile cittadino e marinaro. Deliziosi sono i punti luce, mentre non può non stonare il televisore LCD (comunque spento) collocato in fondo alla sala, vicino l’ingresso della cucina. A una seconda e più ampia sala, si può accedere lateralmente rispetto alla prima, mentre altri pittoreschi tavolini sono collocati all’esterno, insinuandosi fin verso via Spano. Se vogliamo trovare un rilevante difetto estetico, questo va individuato nell’insegna esterna, più adatta a una gelateria in contro-tono rispetto al ricercato stile dell’interno.
 

L'Oasi - Seppiette arrosto

L’Oasi – Seppiette arrosto

 

Il Personale è parecchio gentile ed empatico. Il Titolare, un ragazzo e una risoluta cameriera, tengono il servizio con velocità e precisione. Inevitabilmente basiamo il nostro menù sull’ingrediente principe di Carloforte: il tonno rosso! E’ nella tonnara a Nord dell’isola che lo scombridae della qualità più pregiata e apprezzata viene pescato, e indirizzato per rotte che arrivano fino all’altra parte del Mondo!
Il nostro percorso nei sapori di questa terra inizia però scegliendo il vino, cernita determinata dalla disponibilità di mezze bottiglie, essendo la Donna del Presidente non avvezza alle grandi bevute: Vermentino di Sardegna DOC “Cala Reale” delle cantine Sella & Mosca di Alghero.
 

L'Oasi - Profiterol

L’Oasi – Profiterol

 

Subitamente affermiamo che i piatti del ristorante sono quelli tipici carlofortini. La cucina è poco elaborata, ma senz’altro basata su qualità delle materie prime che –  con tutta probabilità per strutturali questioni di logistica – non può neanche lontanamente essere paragonata a quella che abbiamo abitudine di provare a Cagliari: eccezionale!
Scegliamo un antipasto di filetto di tonno fresco condito con olio, pomodori e cipolle, impreziosito da un rametto di mirto, e un fritto misto con polpette di tonno e frittelle, dal quale emergeva meravigliosamente il gusto di eccezionali orziadas (anemoni di mare). Chapeau!
 

L'Oasi - Sebada al miele

L’Oasi – Sebada al miele

 

La coppia presidenziale, in morigerato stile dietetico, sceglieva di procedere direttamente con il secondo, ma la comanda di Jesus (inizialmente tonno e pomodori) rapidamente mutava quando per errore veniva portato al nostro tavolo un appariscente antipasto “tutto tonno”: «ho cambiato idea, voglio questo!». Il piatto era composto da filetto di tonno, carpaccio, polpettine, bottarga di tonno, affumicato e musciame, dal gusto e dalla sapidità a dir poco intensi. Un ulteriore secondo piatto, consisteva in buonissime seppiette arrosto condite con brunoise di pomodorini, prezzemolo limone, decorate con il consueto rametto di mirto. I dolci che seguivano, invero, apparivano un gradino al di sotto delle altre portate, ma risultavano comunque gustosi: profiterol per la Donna del Presidente, sebada al miele per Jesus (che lo ha scelto ovviamente perché non amante delle sebada!) condito con “millefiori” anziché con il terminato miele di castagno. Il pranzo si concludeva quindi con due caffè. Costo complessivo: 36 euro cadauno, da ritenersi adeguato per ambientazione, servizio e qualità delle materie prime.

 

Ristorante pittoresco e caratteristico, personale gentile, ambiente confortevole, L’”Oasi” è veramente un rifugio dove trovare alimentare riparo dal mare in tempesta o dal sole accecante dell’isola di San Pietro. Tre burricchi con menzione speciale, per la qualità delle materie prime.

 

VALUTAZIONE “L’Oasi”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante L’Oasi Indirizzo: Via Gramsci 59, Carloforte
Telefono: 0781856701    [mostra in google maps]

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ago 3 2013

Ristorante Domo Mea – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Domo Mea - Interno

Domo Mea – Interno

 

Ma cosa mai ci faranno di Venerdì sera, sfiancati da una calda settima di lavoro, un probo e moralista ingegnere, un risoluto ed estraniato Raschione ed un abulico e sfaccendato («so’ stanco!») figlio di Dio, in quel del Viale Elmas, nota licenziosa enclave del piacere di strada cagliaritano?
Forse che quell’afa umida d’Agosto, che stringe e soffoca silenziosamente i polmoni, che spinge la coscienza verso la morsa di deliquio e irrealtà, abbia per un istante confuso e rimescolato le primigenie passioni dei nostri scapestrati eroi? Cosa andremmo allora a disquisire, rendicontare e recensire quest’oggi? Restate seduti, mettetevi comodi e non cambiate canale!
 

Domo Mea - Antipasti

Domo Mea – Antipasti

 

Recidivi. Non è invero la prima occasione per la quale il Triumvirato asinino trova l’ardire di ricongiungersi per queste strade. Ed oggi, i Burricchi hanno previsto di celebrare la loro pagana liturgia nei già visitati spazi di un vecchio ristorante (“Su pruppu e s’aligusta”) che da tempo ha cambiato nome e – più volte – gestione.
Il recente passaggio all’ultima conduzione del “Domo Mea” risulterà presto evidente, in ordine al periodo di transizione e assestamento, con riferimento ad alcuni rimarginabili difetti, che nel seguito avremo modo di approfondire, e alla esibizione di biglietti da visita, in cui i nomi dei vecchi proprietari risultano eco-compatibilmente depennati con deciso tratto di pennarello.
 

Domo Mea - Zuppa di cozze e arselle

Domo Mea – Zuppa di cozze e arselle

 

Venerdì sera. Nulla di particolarmente interessante da dettagliare nell’approccio alla ciccionata, se non un incidentale e fugace alterco verbale tra il Raschione e una signora, ultra settantenne, alla guida della sua claiming to be sa meri of the road utilitaria. Capziosamente segnalato in ultimo, dall’Ing.Marrocu, un suo possibile ritardo (risp: «eh, sticazzi») poi al contrario alloggiatosi di largo anticipo nel laterale parcheggio del ristorante, pronto ad accogliere Jesus e il Raschione al loro presentarsi – con consueta precisione svizzero-maniacale -, alle ore 21.00 in punto: «m. mia alla puntualità dei burricchi!!!»
Dopo i doverosi convenevoli di rito, i tre accedevano al ristorante dalla certamente più battuta via laterale, direttamente praticabile dal comodo riparo riservato alle auto dei clienti.
 

Domo Mea - Triglie Polpo Insalata di mare

Domo Mea – Triglie Polpo Insalata di mare

 

Il locale, a parte qualche differente suppellettile notato alle pareti, è strutturalmente identico a quello che ben ricordiamo dai tempi de “su pruppu e s’aligusta”. Organizzato su due sale contigue, caratterizzate da pavimentazione in ceramica bianca, pareti color paglierino chiaro e drappeggi vermigli, presenta alcuni elementi elegantemente decorativi, come specchi incorniciati d’oro, ma molti altri che riconducono velocemente l’impronta estetica verso quella di una trattoria di quartiere, più in accordo con l’accezione del proprio nome: “casa mia”. C’è da dire che non tutto il ristorante è stato preso in visione, per cui potrebbe esserci una più elegante sala, celata a quella popolosa, dove siamo stati alloggiati.
 

Domo Mea - Burrida

Domo Mea – Burrida

Domo Mea - Orata Sardine

Orata e Sardine marinate

 

Al nostro ingresso veniamo accolti da una gentile ed empatica cameriera, ma anche dalla molesta prorompenza di un televisore LCD sintonizzato su Rai3, che non ci siamo permessi di chiedere venisse spento, e di cui abbiamo finanche abusato, dapprima con un canale di musica caraibica (tra l’altro siamo stati informati di una prossima animazione a tema nel locale) per poi – assuefatti dalla nenia insopportabile – virare verso trasmissioni cult di DMAX, che ci hanno consentito di apprezzare il nostro pasto col sottofondo di spettacolari incidenti stradali ed improbabili omicidi indotti da ipnosi.
 

Domo Mea - Fregola con arselle

Domo Mea – Fregola con arselle

 

Dopo esserci accomodati ad uno spazioso tavolo per quattro, la cameriera “tuttofare” subito ci erudisce sulle consuetudini e i limiti determinati dal passaggio alla nuova gestione. In particolare, l’approvvigionamento dei vini bianchi aveva subito qualche rallentamento, tanto da indirizzare la nostra scelta forzatamente verso un Vermentino di Gallura DOC “Giogantinu”, della omonima cantina sociale di Berchidda, che personalmente non assaggiavo almeno dal 2006. La prima mescita del vino è avvenuta con sbrigativa risolutezza («neanche ve lo faccio assaggiare che tanto lo conoscete già!») ma questo è l’unico appunto che possiamo muovere al servizio, dimostratosi insperabilmente rapido e attento per tutta la sera, con continue richieste di feedback sul  gradimento di quello che stavamo assaggiando.
 

Domo Mea - Riso alla pescatora

Domo Mea – Riso alla pescatora

 

Prescindendo per nostro vezzo dalle possibili pietanze della bisteccheria, possiamo subitamente affermare che, nonostante la cucina del “Domo Mea” non si lanci in raffinati voli pindarici, ma sia piuttosto basata sui piatti tipici dell’ortodossia culinaria nostrana presentati con bucolica parsimonia di forma, ci hanno di certo positivamente sorpreso sia la qualità indubbia delle materie prime, sia la ricercata compostezza dei sapori che, con un impareggiabile controllo dei toni aciduli delle marinature e delle salse, ha trovato la sua apoteosi espressiva in una delle burride di gattuccio più delicate e gustose mai provate dai burricchi nella loro pur lunga carriera: chapeau!
 

Domo Mea - Grigliata mista

Domo Mea – Grigliata mista

 

A parte la sopraccitata burrida, gli antipasti si componevano di altre nove pietanze, più un apricena costituito da crostini con brunoise di pomodori, olio d’oliva, basilico e origano. Insalata di sedano e bottarga (eccellente) a scaglie; filetto di orata alla pizzaiola; frittelle di gianchetti (bianchetti); orata e sardine marinate; strepitosa zuppetta di cozze e arselle in rosso; insalata di mare con polpo, cozze, arselle, surimi (quasi perdonabile, dato il gusto complessivo del piatto); insalata di polpo; triglie scaloppate.
Per dovere di cronaca segnaliamo che non ci è stato possibile ordinare una desiderata cruditè di cozze, perché i buonissimi mitili acquistati in giornata non avevano comunque superato la pezzatura minima richiesta dallo chef.
Dopo qualche minuto arrivavano al nostro tavolo anche i già comandati primi piatti, che confermavano le impressioni degli antipasti: ottima fregola con le arselle (in realtà Jesus l’aveva comandata con le cozze, ma lui stesso sospettava un misunderstanding al momento dell’ordinazione) e buon Risotto alla pescatora per l’Ing.Marrocu, che accusava già una certa fatica all’accumulo alimentare, forse cagionata dal caldo.
 

Domo Mea - Sebada

Domo Mea – Sebada

 

Non potevano i tre, a quel punto, negarsi e rinnegare il piacere di una grigliata mista, ordinata in numero di due porzioni, costituita da pur buoni gamberoni argentini cotti con una leggera gratinatura di pane, un’orata e una spigola dal sapore significativo: «è buona pure sa mazza!».
La serata ha rischiato di concludersi senza dolci, avendo la cameriera inizialmente asserito: «li abbiamo finiti!». Dopo pochi istanti, comunque, ritornava sui suoi passi suggerendoci una Sebada al miele (di eucalipto) gustata pienamente dal Raschione e invece condivisa da Jesus e dal Marrocu (ormai arrivato “alla frutta”). Le sebada (o seadas) sono state accompagnate da un vino moscato di discutibile fattura.
La cena si concludeva quindi con due caffè, una liquirizia “Myrsine” di Dolianova per Marrocu e Raschione (che fortunatamente non ha neanche osato domandare un Rum agricolo) e un “Amaro 18″ Isolabella per Jesus («ha un gusto che è un incrocio tra un Cynar e un alka seltzer!»). Costo complessivo dell’operazione 30 euro cadauno, da giudicarsi un 25% inferiori al giusto dovuto, rimpinguati da meritata e significativa mancia.

A Cagliari e dintorni non si trovano solo ristoranti di lontana tradizione familiare, blasonati locali panoramici e accattivanti proposte d’alta cucina. Se sapete bene ricercare, è possibile trovare piccoli inesplorati anfratti dove ancora ci si può coccolare con una cucina semplice e genuina, espressa nella migliore accezione della tradizione cagliaritana. Nonostante qualche cosa sia ancora da registrare e qualcos’altro probabilmente non migliorerà, il “Domo Mea” è un ristorante che sicuramente ci sentiamo di consigliarvi. Tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Domo Mea”: Tre Burricchi.
Ristorante Domo Mea Indirizzo: Viale Elmas 79, Cagliari
Telefono: 0707545579 ‎    [mostra in google maps]
 

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lug 6 2013

Pani e Casu Castello – Cagliari

 Scritto da Ettore | 7 commenti | Commenta

PanieCasu - Crepuscolo

PanieCasu – Crepuscolo

 

Dopo una settimana di pausa, causa lavori per la ludica(ma non per tutti) parentesi del #sharefooday di sabato 29 giugno, concedendo una tregua ai ristoratori isolani ancora non sottoposti al giudizio del terribile Triumvirato e che ormai respirano aria di esami nel weekend, il richiamo del campo riporta la comitiva asinina più famosa del cagliaritano sulle strade della lussuria alimentare, in un ormai raro weekend estivo, ripercorrendo i passi di quel lato della vecchia Karalis abitato un tempo dell’antica comunità ebraica, ma che col tempo ha ceduto il posto alla grande borghesia cagliaritana che, degli antichi Giudei, conserva le origini e l’attenzione alla spesa. Cagliari, quartiere Castello, venerdi 5 luglio ore 21:00; dopo una settimana di passione, che ha visto l’esordio ma anche l’indecorosa uscita del glorioso Donkey Team nel Terzo Memorial Zucca 2013, si ritroveranno a tavola, nella splendida cornice che il bastione di Santa Croce regala alla città, proprio gli attori di tale disfatta: Ettore, Jesus, un sempre imprevedibile ed indisciplinato Ing. Marrocu, la cui presenza non era stata prevista per propria iniziale esclusione, presa di posizione smentita pochi minuti prima dell’appuntamento, e la punta di diamante, l’Oliver Hutton della squadra sponsorizzata dal Donkey Challenge, l’Ingegnere burriccu Matteo Loi.

PanieCasu - Terrazza

PanieCasu – Terrazza

 

Teatro della serata sarà la terrazza sul bastione di Santa Croce del ristorante “Pani e Casu Castello”, nella omonima via, presso la struttura che un tempo ospitava il “Ristorante 51″, visitato nel marzo 2011. Auriga designata per la serata la fedele utilitaria di chi Vi scrive, che non poco ha dovuto lottare contro l’inettitudine dell’automobilista cagliaritano medio, per poter garantire la proverbiale puntualità dell’evento, nonostante il cambiamento di rotta imposto all’ultimo momento dall’Ing. Marrocu, in virtù di una rinnovata attenzione all’ecosostenibilità degli spostamenti del Triumvirato e all’impatto ambientale nel quartiere Castello. Prendiamo la sua, visto che è più piccola ed è più facile trovare parcheggio! Leggi: susunku!

 

 

PanieCasu - Antipasti

PanieCasu – Antipasti

 

Dopo aver trovato un adegato accomodamento per la vettura in the ass of the moon la compagnia è pronta al sacrificio alimentare. Serata gradevole e non particolarmente ventosa, l’ideale per rompere certi taboo del passato e ciccionare all’aperto. Rimandando alla recensione del precedente esercizio la descrizione degli ambienti interni, che non hanno subito apprezzabili modifiche nella disposizione e negli arredi. Veniamo fatti accomodare in un comodo tavolo da quattro, per il quale si è reso necessario apparecchiare il coperto non preventivato, operazione in realtà non celerissima, ma seguita comodamente ai propri posti da Ettore e Jesus, nonostante un improvvisato pistolotto sul Galateo dell’Ing. Marrocu che invitava tutti ad attendere in piedi. Il servizio, cortese e disponibile, è garantito da un giovane maitre, un cameriere e una giovane cameriera dell’est europeo e, a parte qualche piccola imprecisione di lieve entità è stato più che soddisfacente, grazie anche all’empatia degli interpreti, sebbene qualche volta poco coordinati fra loro.

PanieCasu - Salumi formaggi porcini

PanieCasu – Salumi formaggi porcini

 

Un aperitivo di benvenuto composto da gradevole flute di prosecco, apprezzabili olive sott’olio e ottime tartine a base di olive, pomodoro a cubetti, olio e origano hanno ingannato l’attesa per la presentazione del menu, avvenuta interamente per via orale da parte del maitre. Il locale condivide la stessa gestione dell’omonimo ristorante di Quartu Sant’Elena, anch’esso recensito in passato e offre dei percorsi interamente di terra, basati sui piatti semplici e genuini della tradizione contadina campidanese. Un ottimo IGT Cagnulari Isola dei Nuraghi Rosso 2011 delle cantine di Cherchi di Usini, scelto da Ettore in un momento di evidente difficoltà dell’Ing. Marrocu nel proporre un vino rosso adeguato, accompagnerà, in grande quantità, la serata.

 

PanieCasu - Primi piatti pinzimonio

PanieCasu – Primi piatti pinzimonio

 

Senza alcun preavviso arrivano al tavolo una gradevole insalata di ceci, pomodori e rucola, inasaporita con una spolverata di pepe nero, ottime favette fresce saltate con pancetta, gradevoli melanzane a sa schiscionera (saltate in padella con pomodoro), una composizione di salsiccia secca, prosciutto crudo, lonza di maiale, su letto di pane carasau, un vassoio di ricotta secca e pecorino fresco su letto di carasau, impreziosito da ramoscelli di mirto bianco, ottima crema di pecorino piccante presentato con la stessa decorazione, eccellente carpaccio di funghi porcini con rucola e scaglie di grana. Antipasti più che soddisfacenti per presentazione e continuità di sapori, senza note di demerito, salvo il pecorino fresco di qualità non eccelsa. La prima bottiglia intanto cede il passo alla seconda.

PanieCasu - Fettine di burriccu ai ferri

PanieCasu – Fettine di burriccu ai ferri

 

Dopo qualche problema di comunicazione tra l’ipertricotico burriccu e il proprio sosia cameriere riusciamo ad ordinare i primi piatti, nella cui attesa i somari di mondo Marrocu e Loi discutono della vita nelle diverse capitali europee e del mondo. Dopo una fisiologica attesa giungono ottimi maccarrones de busa al sugo di cinghiale, insaporito con foglie d’alloro per l’Ing. Marrocu, straordinarie tagliatelle ai funghi porcini per chi Vi scrive, e ravioli al ripieno di carciofi per i rimanenti commensali; questi ultimi sono risultati inferiori rispetto alla qualità media, molto alta, degli altri. La conversazione intanto si sposta sulle tipologie di strutture in legno, alimentate dal tasso alcolemico in salita, considerato l’ulteriore ricambio della bottiglia di vino. Registriamo in queste occasioni la mancata sostituzione dei calici e il rito dell’assaggio, concesso solo la prima volta, ad ogni cambio.

PanieCasu - Bistecca di cavallo

PanieCasu – Bistecca di cavallo

 

Nonostante le perplessità sulla grande mole di calorie fino a quel momento assimilate, ma comunque stimolati positivamente dall’andamento della serata, i somari decidono di proseguire con i secondi piatti: bistecca di cavallo per l’Ing. Marrocu e atto di cannibalismo per i rimanti commensali che scelgono le fettine di burriccu ai ferri. Dopo un’attesa contenuta, accompagnata da un cesto di verdure fresche (ravanelli, finocchi, sedano), la compagnia può dedicarsi ai piaceri della carne, risultata ottima per selezione, taglio e cottura.
Immancabili i dolci, richiesti in porzioni ridotte: eccellenti raviolini di ricotta fritti con miele per Jesus ed Ettore e seada al miele, impreziosita da fette di limone, per i rimanenti ingegneri, accompagnati da discutibile Nasco della zona, maldestramente presentato in una bottiglia di grappa Giare affumicata Chardonnay di Dolianova: sa pagu classi!

PanieCasu - Raviolini

PanieCasu – Raviolini

PanieCasu - Seada

PanieCasu – Seada

 

La cena si è conclusa con caffè per tutti tranne il sottoscritto, mirto e liquore di liquirizia “Myrsine” di Dolianova, for free per tutti, dopo il pagamento del conto. Costo dell’esperienza: 41,375€ cad. burriccu, da giudicarsi in linea con la qualità del servizio offerto.
Pani e Casu Castello, grazie alla pluriennale esperienza della gestione riesce ad offrire la possibilità di apprezzare la cucina tipica della tradizione contadina campidanese, in una invidiabile ambientazione a prezzi accessibili sia per il turista, sia per il cliente abituale, garantendo in ogni caso un livello di qualità decisamente soddisfacente, nonostante i difetti di lieve entità riscontrati: tre somarelli stiracchiati e adesivo-rating in arrivo.

Colgo l’occasione per ringraziare l’Ing. Loi per questa prima discesa da burriccu sul campo di calcio a burriccu in missione: piacevolissima e divertentissima compagnia; speriamo possa essere l’inizio di una nuova avventura, visto che sembra trovarsi molto più a proprio agio che in area di rigore, e che la prossima volta possa caricarsi dell’onere della prosa.

 

VALUTAZIONE “Pani e Casu Castello”: Tre Burricchi.
Ristorante Pani e Casu Castello Indirizzo: Via Santa Croce 51, Cagliari
Telefono: 0708586629 [mostra in google maps]

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giu 19 2012

Ristorante La Marinella – Quartu Sant’Elena

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

La Marinella - Ingresso

La Marinella – Ingresso

 

Pochi di voi non conoscono, non amano, non disprezzano o non sono indifferenti, alla discografia di De André.
Ciò che rende godibile e apprezzabile qualsiasi forma d’Arte, che è Arte perché godibile e godibile perché è Arte, non è l’estetica del percettibile – che è di per sé serendipità, e non ha ragion d’essere come valore assoluto nel reale -, ma l’intuito e l’espressione del sensibile che l’hanno generata. L’intuizione e l’espressione, non scindibili e distinguibili oltre i limiti del nucleare secondo Benedetto Croce, riescono a rendere meraviglioso – grazie a un folle impulso interpretativo – un ridicolo, banale motivetto per sdolcinate fanciulle, quale “La canzone di Marinella”, non per l’armonia e la metrica della sua lirica, non per la struggente vicenda d’amore e tragedia che questa dipinge, ma perché narra la storia (vera) di una rozza e villana prostituta, annegata nel fiume Tanaro.
 

La Marinella - Interno

La Marinella – Interno

 

Per chi non avesse mai danzato intorno all’ardente fuoco della realtà, per appena accarezzarlo senza bruciarsi, un poco socchiudendo le palpebre per non restare accecato, preghiamo di non cercare le fiamme tra queste righe, ma di intuire e leggere il calore che ne ha dato ragione.

Sabato mattina, ore 12.50. Di nuovo sulla strada del mare, i due Biumviri Jesus e Raschione Ettore, trovano un cielo quasi plumbeo a scrutare il loro veloce incedere sul Viale Colombo di Quartu. La 150 cv, offre prezioso e confortevole riparo dalla prima, umida calura estiva. Il pensiero si estranea verso terre lontane e, solenne e severo, accarezza il ricordo dell’uccel di bosco Ing.Marrocu, sempre più inconsapevolmente compromesso, nella sua posizione di Triumviro ufficiale in seno al
Donkey Challenge. Pochi minuti ancora, e i due inappuntabili burricchi sarebbero arrivati alla loro ebdomadaria destinazione: ristorante “La Marinella”, storico locale quartese, integrato fin dentro la spiaggia del lungomare.
 

La Marinella - Tonno con uva passa, Pesce spada

La Marinella – Tonno con uva passa, Pesce spada

La Marinella - Burrida, Insalata di mare

La Marinella – Burrida, Insalata di mare

 

Alla sala da pranzo del ristorante, si accede percorrendo dapprima un breve corridoio esterno, superando poi il vestibolo d’ingresso – con la bella vetrina del pesce fresco in mostra -, e svoltando, infine, sulla destra (alla sinistra, pensiamo ci sia l’area riservata ai clienti della pizzeria) dove l’avventore viene accolto in un grande e luminoso salone, ben climatizzato e separato dalla spiaggia da ampie vetrate, probabilmente a specchio, dato l’insistente sbirciare di irriverenti e spigliati marmocchi, con paletta e secchiello d’ordinanza.
 

La Marinella - Salmone affumicato

La Marinella – Salmone affumicato

 

Di colore verde sono le sedie in legno, mentre le tovaglie ai tavoli si presentano con un bel giallo paglierino, così come la parete opposta alla grande vetrata, che è comunque quasi per intero ricoperta da un’esposizione di maglie da giuoco di famosi calciatori (probabilmente essi stessi occasionali avventori) del recente passato sportivo, settorialmente organizzate in funzione del ruolo tattico del giocatore. Senza voler entrare nel merito dell’impatto estetico complessivo di tali atipici elementi d’arredo, registriamo, come accidentale difetto estetico del locale, qualche crepatura nella vetrata, probabile conseguenza di incivili atti vandalici, consumati nottetempo.
Valore aggiunto dell’ambientazione è, come ovvio, il ritrovarsi praticamente sulla spiaggia, dalla quale è possibile ammirare le non frenetiche attività di belle e discinte bagnanti, impegnate nel moderno rituale di doratura e valorizzazione dell’epidermide.
 

La Marinella - Cozze marinate

Cozze marinate

La Marinella - Polpetti alla diavola

Polpetti alla diavola

 

Nonostante qualche piccola sbavatura, è buona la qualità del servizio offerta dal numeroso personale.
Le ordinazioni iniziali vengono prese in carico da un giovinetto e successivamente, da un conciso e puntuale maître più anziano. Richiediamo quindi i canonici antipasti di mare, integrati da una zuppa di cozze e arselle, e ci facciamo sedurre nella scelta di un’etichetta oristanese a noi sconosciuta: Vermentino DOC Pariglia, della cantina Contini, risultato poi particolarmente gradevole per profumo e sapidità, correttamente mesciuto e accomodato nell’apposito secchiello del ghiaccio.
 

La Marinella - Zuppa di cozze e arselle

La Marinella – Zuppa di cozze e arselle

 

Gli antipasti proposti, si articolavano in otto (sette più una) portate, non particolarmente originali ma complessivamente, a parte qualche incertezza, di buona fattura. Venivano quindi serviti: buona insalata di mare con gamberi, polpo, seppie e cozze, delicatissima burrida con noci olio e aceto, mediocre pesce spada con cipolline e cetriolini, ottimo tonno con uva sultanina (consigliamo di abbondare maggiormente con tale condimento, per rendere il piatto ancora più appetitoso), carpaccio di salmone affumicato (per Jesus dal gusto un po’ troppo deciso) con pepe rosso e capperi, buoni polpetti alla diavola, per finire con un abbondante piatto di cozze marinate. Riguardo quest’ultima portata, dobbiamo distinguere il giudizio del Raschione Ettore da quello di Jesus, che ha trovato eccessivo l’utilizzo di olio d’oliva nel condimento.
 

La Marinella - Fregola con le arselle

La Marinella – Fregola con arselle

 

Meno marcato, tale eccesso si è palesato anche nella zuppa di cozze e arselle
– richiesta come supplemento agli antipasti- , risultata comunque complessivamente ottima e in grado, vista la consistenza qualitativa e quantitativa, di costituire di per sé un secondo, capace di soddisfare le ambizioni alimentari dei due esigenti Burricchi.
La scelta del primo piatto è stata condizionata dal desiderio del Raschione Ettore di consumare il suo piatto preferito: fregola con arselle; il vincolo imposto dal menù, di ordinare perlomeno due porzioni della pietanza, ha quindi indotto il misericordioso Jesus ad adeguarsi, nonostante non sia un particolare estimatore di questa specialità. Ad ogni modo, seppur visibilmente non artigianale, la fregola è risultata piuttosto buona, anche per effetto della eccellente qualità delle arselle.
 

La Marinella - Sebada al miele

La Marinella – Sebada al miele

 

Per la cronaca e per il piacere del Burriccu Sollai, registriamo agli atti che, in caso di libertà nella scelta, Jesus avrebbe optato per degli spaghetti alla bottarga («Ma itta seusu in ristoranti o da zia mia?», cit.)!
Meno positivo l’approccio ai dolci; dal non amplissimo ventaglio di proposte, Jesus optava per un semplice  sorbetto al limone (buono), mentre il raschione sceglieva di deliziarsi con una tradizionale sebada al miele, il cui condimento risultava però un dozzinale e poco brillante millefiori.
Conclusione del pasto con due caffè e un liquore alla liquirizia (poi rivelatosi l’”odiato” Animanera) per il Raschione.
Costo complessivo del pranzo 42€ cadauno, forse da ritenersi un 10% eccessivo rispetto alla qualità complessiva della cucina, ma adeguato data la comunque accattivante ubicazione.
Con la sua ambientazione particolare e pittoresca – che ha storicamente assunto la sua impronta e non sarebbe corretto pensare di cambiare -, il ristorante “La Marinella” è un luogo dove si può apprezzare una buona cucina, in un contesto suggestivo e al contempo poco impegnato. Dal nostro modesto punto di vista, inoltre, non sarebbe difficile, curando maggiormente alcuni dettagli nella preparazione dei piatti e nella scelta degli ingredienti, fare un grosso salto di qualità in cucina. Due Burricchi con menzione speciale per la location.

 

VALUTAZIONE “La Marinella”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante La Marinella Indirizzo: Viale Golfo di Quartu 47, Quartu S.E. – CA
Telefono: 070810126    [mostra in google maps]

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