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apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ’900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

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ott 19 2013

Wazobia Food – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Wazobia - Ingresso

Wazobia – Ingresso

 

Sento il suo respiro nel silenzio della mia casa; scopro il calore patrigno del suo sole dentro il tepore dei nostri inverni. Infinitamente corro per i suoi altopiani, stando qui immobilmente costretto, e lascio la vermiglia terra sotto i miei piedi rivoltarsi e sconvolgersi in nuvole che la pioggia porterà via, fino a inseguire e cercare il profumo della salsedine, dove il grande Kworra si libera della vita, dove maggiormente brillano le stelle del Sud, dove ancora più immensi mi appaiono gli orizzonti dell’amore divino, “Amore” che forse riuscirà finanche a trovare il fiato per leggere questi lunghissimi e sconsiderati capoversi, al termine dei quali, finalmente, parleremo d’Africa e di Nigeria (a tavola).
 

Wazobia - Interno

Wazobia – Interno

 

Venerdì sera. Gira la manopola, muove le leve, preme freneticamente tutti i bottoni… in una nuvola di fumo nero, tra l’assordante rumore degli ingranaggi e il fischiare del vapore, nelle cupe segrete della propria dimora, il Raschione Ettore governa l’infernale macchina delle ciccionate, che nessuno ha mai visto, nessuno sa bene di cosa si nutra, né quali mirabolanti algoritmi implementi al suo interno, ma che ogni settimana, immancabilmente, discerne la nostra – perfino all’ultimo misterosa – destinazione. Dopo l’ennesimo sbuffo soffocato, e un acuto botto finale, sporco di fuliggine fin giù nelle mutande, il Burriccu dispensa il suo verdetto: «stasera si va da Wazobia.». Perché? «Non fare domande, ha deciso lei!». Non fateci quindi domande sull’opportunità, sui paragoni, sulle regole, sui parametri di giudizio, sulla burriccaggine e sulla sanità mentale di chicchessia: ha deciso lei, punto e basta!
 

Wazobia - Arancini

Wazobia – Arancini

Wazobia - Patate nigeriane

Patate nigeriane

 

Via Inglesias. 20.39. Nella primissima sera, per venire incontro alle prossime esigenze lavorative dell’Ingegner Marrocu – Inizialmente escluso dalla ciccionata per sequenziali misunderstanding e c..zzi e c.nni vari -, i tre Burricchi si trovano, proprio di fronte l’uscio, pittoresco ed anonimo nel medesimo tempo, della gastronomia “Wazobia Food”, elevata a ristorante per la presenza, al suo interno, di un limitato numero di tavolini e sedie in plastica rossa, e di una lunga mensola d’appoggio a muro, grazie ai quali è possibile quivi desinare, essendo affettuosamente serviti dalla solare titolare Helen. Non v’inganni però l’ampiezza de l’intrare, i generosi insulti rivolti al Raschione da parte di un iper-appuntorato Jesus e dell’Ing.Marrocu, hanno presto lasciato unicamente spazio ai complimenti per la cucina delle chef.
 

Wazobia - Risotto Pecora

Wazobia – Risotto Pecora

 

Il locale, piccolo, spoglio, ma molto pulito e dignitosamente arredato, si compone – monoliticamente e nello stesso ambiente – di sala da pranzo – delimitata da due piccole arcate successive – , bancone della gastronomia e dello spazio cucina, entro il quale abilmente armeggiano la titolare e l’aiuto-cuoca, e dal quale non abbiamo invero avvertito particolare fastidi, in termini di fumi o odori molesti. Nota più che positiva per la toilette: più linda e ordinata che in numerosi locali di livello, visitati! I pochi supellettili alle pareti, ricordano le origini nigeriane di Helen, alle quali la cucina del “Wa-Zo-Bia” si ispira. Molto interessanti sono la genesi e il significato del termine. Esso, sincreticamente, sintetizza la parola “venire” nelle tre lingue principali del Paese, definendone una nuova, comune (maggiori dettagli qui). Praticamente: vieni, vieni, vieni, ma anche “vengo, vengo, vengo”, in favore dei più maialoni e delle più maialone che ci seguono, appassionati/e del genere hard-cooking!
 

wazobia - riso kebab carote

Wazobia – Riso kebab carote

 

Il servizio del locale è pragmatico e dismesso. Al “wazobia” non troverete ceramiche raffinate o solida argenteria, ma piatti e posate di plastica e tovagliolini monouso. Troverete invero tutta la gentilezza, la disinteressata attenzione e le sincere premure della chef, non facilmente comprensibili e interpretabili  se non vicino alla linea dell’Equatore. Ne fa in qualche modo le spese Jesus che, dopo un ultimo fragoroso starnuto, deve subire circa dieci minuti di opera di convincimento che, tra l’ilarità dei commensali, lo porteranno a cedere sulla necessità di mettere il suppostone: «va bene, mi hai convinto, dopo provvedo e pubblico le foto su instagram!»
 

Wazobia - Tortini di patate

Wazobia – Fagottini di patate

 

Abbiamo una qualche difficoltà ad interpretare il menù del Wazobia in funzione dei nostri canoni tradizionali. I piatti sono per la grande maggioranza “unici”, ben sufficienti per soddisfare gli appetiti più gravosi. Le foto delle pietanze, trasposte altresì sulla parete, sono un aiuto significativo per l’inesperto avventore, ma la grafica minuta ci impedisce di cogliere come qualcuna di queste sia accessibile esclusivamente previa prenotazione, ingenerando una qualche delusione negli ingordi astanti. Non si fa qui riferimento a una cucina prettamente nigeriana, ma con contaminazioni che hanno estrazioni ben differenti: arabe (Es. il Kebab), indiane, nostrane, africane e medio-orientali.
La cantina è limitata al frigo posto quasi a ridosso del nostro tavolo, dal quale attingiamo liberamente la birra. Jesus, ormai in preda ai fumi della febbre, riesce a versare della “Ichnusa” nel bicchiere già colmo di “Heineken” del Raschione. Moderata e serafica la sua reazione: solo un dieci per cento del calendario tirato giù!
Mettiamo subito in chiaro le cose. Le pietanze e il servizio non sono quelli a cui siamo e siete abituati, ma possiamo certamente affermare che la cucina del Wazobia, nella sua essenza più pura e generosa, è inopinatamente «sontuosa»!
 

Wazobia - Dolce

Wazobia – Dolce

 

Dopo aver ordinato i piatti, arrivano al nostro tavolo (a sorpresa) dei deliziosi arancini siciliani con riso basmati allo zafferano, melanzane, piselli e carote, accompagnati da piccantissima salsa al peperoncino (utilizzata da Jesus per liberarsi le vie aeree) e salsina acidula, allo yogurt (utilizzata da Jesus per neutralizzare la prima salsa). Più tardi assaggeremo le tipiche patate nigeriane (sapore simile a quelle americane ma più delicato) arrivate «via nave» e messe a nostra disposizione per l’assenza del platano, indisponibile per i piatti successivi. Le pietanze principali sono una goduria in termini di corposità dei sapori e abbondanza: l’Ing.Marrocu e Jesus scelgono una composizione di riso basmati alle verdure e spezie, cotto al vapore, carote e gustosissimo e abbondante kebab di carne di vitella e tacchino. Il Raschione richiedeva invece lo spezzatino (rice & stew) di pecora con spezie e riso basmati: «questo spezzatino è una lezione di cucina per tutti i sedicenti chef nostrani»! Jesus riusciva ad accaparrassi un pezzo di pecora schizzando visibilmente sugli abiti degli attoniti commensali.
Nonostante l’abbondanza e la pienezza degli stomachi, i burricchi desideravano testare qualche altra prelibatezza. Veniva quindi ordinato un assaggio di “meat pie”, buonissimi fagottini di patate, carote e carne. Altrettanto buono il dolce, unica scelta disponibile: millefoglie al cocco con miele e caramello.
La cena terminava così, velocemente e senza caffè o amari: «Raschione ti sfido a ordinare un rum agricolo, ora!». Costo complessivo 18 euro cadauno, da giudicarsi adeguato in funzione di un servizio e una ambientazione più che spartani, al cospetto di una cucina genuinamente appagante.

 

Non è un ristorante nell’accezione che comunemente gli attribuiamo, non è adatto a chi ama consumare le sue serate in ambienti eleganti e confortevoli, ma se volete immergervi anima e corpo in una esperienza etnico-sensoriale lontana dal rigore dei soliti schemi, il Wazobia food non potrà che soddisfarvi. Una cucina pragmatica e semplice, ma dal risultato al palato più che «sontuoso». Empatia del personale, infinita. In termini di soddisfazione nostra: tre burricchi pieni!

 


VALUTAZIONE “Wazobia Food”: Tre Burricchi.
Ristorante Wazobia Food Indirizzo: Via Iglesias 23, Cagliari
Telefono: 3883647720 ‎    [mostra in google maps]
 

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lug 27 2013

BIC Bar & Italian cuisine – Sanluri

 Scritto da Franco | 2 commenti | Commenta

BIC - Esterno

BIC – Esterno

 

E’ in una torrida sera estiva dell’ultima decade di luglio, che i triumviri titolari più il burriccu di scorta Sollai (di seguito denominato “lo scrivente”), si ritrovano per una ormai “ultracentenaria” ciccionata. L’appuntamento è, come sempre per le ciccionate fuori porta, all’ombra dei cipressi in quel di Pauli, crocevia ideale per tutti i partecipanti, compreso l’Ing. Marrocu, neo “cerexino” d’adozione. Appuntamento fissato per le 20, e con solita solerzia svizzera, carovana pronta a muovere verso la culla del Medio Campidano. Non appena guadagnato l’abitacolo della berlina americana, un sempre indisciplinato Ing. Marrocu dà il via alle prime scaramucce e discussioni su: temperatura interna, sistemazione sedili, e regolazioni varie, dimostrandosi sempre avvezzo a manifestazioni sterili e provocatorie. Immancabile l’intervento del Raschione sull’itinerario da seguire, che dovrebbe secondo lui sempre prevedere un passaggio di fronte alla cattedrale dove egli presta servizio infrasettimanale.
 

BIC - Interno

BIC – Interno

 

Le escursioni fuori dai confini cagliaritani danno l’opportunità ai burricchi, come consuetudine, di apprezzare il frenetico avanzamento dei lavori nella SS 131, leggi Carlo Felice – che nell’arco degli anni è diventata consuetudine triste – e apprezzare i commenti di un sempre polemico Ing. Marrocu, che non esita ad inveire verso tutto ciò che dai più viene considerato motivo d’orgoglio regionale, come paesaggio, clima, mare e servizi in genere. Tra una deviazione, un restringimento di carreggiata ed una estemporanea prova di safety car, nei confronti di una utilitaria strombazzante guidata di una gentilissima signorina (burricca), i critici culinari guadagnano la destinazione alle ore 20:45 in punto, ben quindici minuti prima dell’orario di prenotazione, ma oltre quindici minuti dall’orario di chiusura di un Brico Center situato nei pressi del parcheggio, che avrebbe costituito un passatempo ideale per ammazzare il quarto d’ora d’avanzo alla ricerca di qualche pezzo da bricolage, e soprattutto avrebbe prolungato il tempo di permanenza oltre l’orario di lavoro dei commessi inferociti. Teatro del sollazzo settimanale è il Ristorante, Pizzeria, Pub etc., BIC, sito nella vecchia statale 131, all’altezza di Sanluri.
 

BIC - Antipasti

BIC – Antipasti

 

Il nome BIC non deriva da un nostalgico delle vecchie penne a sfera, penne che tanti di noi hanno visto accompagnarsi alla propria carriera scolastica, ma dall’acronimo di BAR & ITALIAN CUSINE, denominazione che troviamo decisamente azzeccata vista la location internazionale. Seppur con qualche minuto d’anticipo si decide di guadagnare l’ingresso della struttura, articolata su più sale, capaci di accogliere un gran numero di avventori. La configurazione “estiva” del locale ruota intorno ad un gazebo in legno (pub) dove viene servito un apericena a favore dei clienti meno avvezzi alla spesa in un ristorante – subito apostrofati con un aggettivo che per diplomazia lasciamo immaginare a chi legge – che si affaccia in un giardino con piscina e attigua copertura, sempre in legno ma priva delle amate controventature, sotto la quale trovano sistemazione un ventina di tavoli. Il giardino, arredato con dei divanetti, risulta abbastanza spoglio e spartano, ed è motivo di discussione tra i commensali, che audacemente si cimentano nel suggerire soluzioni di alta architettura per l’abbellimento dello stesso.
 

BIC - Pizzette fritte

Pizzette fritte

BIC - Carpaccio di tonno

Carpaccio di tonno

 

I burricchi vengono accolti da un affabile cameriere e fatti accomodare in una tavolo rettangolare, apparecchiato in maniera contraddittoria, con posate e bicchieri adeguati ma con dei discutibili fazzoletti di carta!! Il cameriere, che si rivelerà attento e affidabile, propone di iniziare con un aperitivo, che trovava convergenti i tre quarti della compagnia su uno Spritz, ed il solito Jesus controtendenza, arrevesciu, che optava invece per un Martini Bianco. Gli aperitivi venivano accompagnati con delle tartine di pane guttiau farcite con un formaggio spalmabile spolverato con della bottarga di muggine dal sapore molto delicato e gradevole. Si poteva così passare alle ordinazioni di antipasti e primi, e del nettare di accompagnamento, scelto da un sovrastimato Ing. Marrocu, che continua, nonostante attestati millantati, a dimostrare notevoli carenze in materia enologica. La scelta pertanto ricadeva su una etichetta toscana della cantina “Banfi”, Vermentino Toscano IGT “La Pettegola”, definito dopo la immancabile sceneggiata dell’assaggio come vino “leggero”, e rivelatosi invece abbastanza “pesantuccio”, visto un titolo alcolemetrico di tredici gradi. La somministrazione e l’assaggio venivano proposti da un secondo cameriere, ovviamente scambiato per il primo dal nostro assaggiatore, già in avanzato stato confusionale nonostante ancora sobrio.
 

BIC - Riso Carnaroli gamberi cozze

BIC – Riso Carnaroli gamberi cozze

 

Le ostilità avevano così inizio con il susseguirsi di una serie di antipasti consistenti in: polpo con patate, che si presentava con una ottima consistenza ma con un condimento poco deciso, secondo il Raschione a causa di un olio d’oliva non all’altezza. A seguire: capesante con gambero rosso del Mediterraneo su vellutata di piselli, considerato da tutti gradevole ma non eccellente, visto l’abitudine alla crema di piselli di un burriccu occasionale che si diletta in cucina di stanza in Parteolla. Ancora Pizzetta fritta ripiena di bufala con coulis di pomodoro, dal gusto veramente notevole. Poi carpaccio di tonno marinato agli agrumi con finocchietto e scalogno, di buona fattura, e per concludere un sublime crostino con pomodorini e bottarga a pezzi.
 

BIC - Paccheri alla marinara

Paccheri alla marinara

BIC - Ravioli ricotta e capesante

Ravioli con capesante

 

La cena proseguiva quindi con la degustazione dei primi piatti, considerati senza dubbio il pezzo forte della cucina: ravioli dello chef con ripieno di ricotta e capesante per i burricchi anziani, Risotto “carnaroli” con gamberi e cozze, mantecato alle capesante, per il burriccu Marrocu, e Paccheri di Gragnano alla marinara, con gamberi, scampi, calamari, arselle e cozze per lo scrivente. Tutti i primi piatti si sono rivelati eccellenti, e di sicuro nettamente superiori al resto delle pietanze.
 

BIC - Tempura di gamberi rossi

BIC – Tempura di gamberi rossi

 

Terminati i primi piatti, i famelici burricchi decidono all’unanimità di ordinare anche i secondi, non prima di aver approvvigionato il nettare di accompagnamento, che veniva prontamente ordinato dal Raschione, che nonostante nessun titolo da esibire si dimostrava ben più preparato in materia del sovrastimato Ingegnere Civile. La scelta ricadeva sempre su un Vermentino, questa volta di Sardegna DOC, un eccellente “Longhera”, della cantina Carpante di Usini. In attesa dell’arrivo dei secondi piatti, la serata veniva in qualche modo allietata da Jesus, che iniziava a manifestare i sintomi di una fantomatica puntura di una mosca cosiddetta “cavallina”, che sfociavano ad un certo punto in una urticante fastidio agli zoccoli (peisi), tanto da portarlo a dover richiedere del ghiaccio supplementare, per evitare di dover immergere gli stessi zoccoli all’interno della suaglass.
 

BIC - Filetto di tonno croccante all'arancia

BIC – Filetto di tonno croccante all’arancia

 

Arrivavano a seguire i secondi piatti, equamente divisi tra i quattro commensali, consistenti in un ottimo filetto di tonno croccante all’arancia su letto di rucola e pinoli tostati, e in una tempura di gamberi, con una pastella non indimenticabile. In una cena che si rispetti non poteva di certo mancare l’apporto glicemico del dessert, ordinati tra lo stupore del cameriere, che avrà pensato… ma cantu azzz pappanta custusu? Venivano così ordinati una panna cotta al caramello per Jesus, Semifreddo al caffè per Raschione, Tagliata di ananas per il Marrocu, presentata al tavolo con due foglie dalle evidenti sembianze di padiglione auricolare ainino, e tortino al cioccolato freddo per lo scrivente. Immediatamente dopo l’ordinazione il cameriere portava al nostro tavolo la spiacevole notizia della mancanza del caramello, problema che veniva immediatamente risolto su suggerimento dell’Ing. Marrocu (allora l’accademia di Pirri a qualcosa sarà pur servita), con una preparazione espresso da parte dello chef del caramello, esecuzione peraltro non gradita a Jesus, che poi confessava di non gradire proprio come tipo di dessert la panna cotta, ma che impavido cercava di trovare uno chef che gli facesse cambiare opinione.
 

BIC - Dessert

BIC – Dessert

 

Anche i dessert venivano considerati di buona fattura, pur non raggiungendo l’eccellenza dei primi piatti. Per concludere gli immacabili digestivi ed i caffè. Cynar con ghiaccio per Jesus, Rum “Santa Teresa” per Raschione, Rum Pampero Riserva per il Marrocu, che contribuiva in maniera definitiva ad innescare la sua vena polemica nei confronti dell’incompetenza del Raschione in fatto di Rum agricoli, facendola sfociare in un pippa allucinante e interminabile, con tanto di reprise anche durante il viaggio di ritorno. Costo finale, € 44,41 cadauno, arrotondato per eccesso su inconsueto invito dal burriccu susunku per eccellenza, che poi subito cercava di rifarsi scroccando una sigaretta ai camerieri, e facendo incetta di vivident dalla scorta automobilistica dello scrivente.

Il Ristorante BIC, offre di sicuro una cucina di buona levatura, con una scelta comunque interessante di piatti semplici e più elaborati, una location informale ma comunque gradevole, anche se in una posizione non facilissima da raggiungere per i forestieri. Valutazione finale: tre meritati burricchi!!

 

VALUTAZIONE “B.I.C.”: Tre Burricchi.
Ristorante BIC Indirizzo: Km. 45 Strada Statale 131, Sanluri
Telefono: 0702359488 [mostra in google maps]

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lug 6 2013

Pani e Casu Castello – Cagliari

 Scritto da Ettore | 4 commenti | Commenta

PanieCasu - Crepuscolo

PanieCasu – Crepuscolo

 

Dopo una settimana di pausa, causa lavori per la ludica(ma non per tutti) parentesi del #sharefooday di sabato 29 giugno, concedendo una tregua ai ristoratori isolani ancora non sottoposti al giudizio del terribile Triumvirato e che ormai respirano aria di esami nel weekend, il richiamo del campo riporta la comitiva asinina più famosa del cagliaritano sulle strade della lussuria alimentare, in un ormai raro weekend estivo, ripercorrendo i passi di quel lato della vecchia Karalis abitato un tempo dell’antica comunità ebraica, ma che col tempo ha ceduto il posto alla grande borghesia cagliaritana che, degli antichi Giudei, conserva le origini e l’attenzione alla spesa. Cagliari, quartiere Castello, venerdi 5 luglio ore 21:00; dopo una settimana di passione, che ha visto l’esordio ma anche l’indecorosa uscita del glorioso Donkey Team nel Terzo Memorial Zucca 2013, si ritroveranno a tavola, nella splendida cornice che il bastione di Santa Croce regala alla città, proprio gli attori di tale disfatta: Ettore, Jesus, un sempre imprevedibile ed indisciplinato Ing. Marrocu, la cui presenza non era stata prevista per propria iniziale esclusione, presa di posizione smentita pochi minuti prima dell’appuntamento, e la punta di diamante, l’Oliver Hutton della squadra sponsorizzata dal Donkey Challenge, l’Ingegnere burriccu Matteo Loi.

PanieCasu - Terrazza

PanieCasu – Terrazza

 

Teatro della serata sarà la terrazza sul bastione di Santa Croce del ristorante “Pani e Casu Castello”, nella omonima via, presso la struttura che un tempo ospitava il “Ristorante 51″, visitato nel marzo 2011. Auriga designata per la serata la fedele utilitaria di chi Vi scrive, che non poco ha dovuto lottare contro l’inettitudine dell’automobilista cagliaritano medio, per poter garantire la proverbiale puntualità dell’evento, nonostante il cambiamento di rotta imposto all’ultimo momento dall’Ing. Marrocu, in virtù di una rinnovata attenzione all’ecosostenibilità degli spostamenti del Triumvirato e all’impatto ambientale nel quartiere Castello. Prendiamo la sua, visto che è più piccola ed è più facile trovare parcheggio! Leggi: susunku!

 

 

PanieCasu - Antipasti

PanieCasu – Antipasti

 

Dopo aver trovato un adegato accomodamento per la vettura in the ass of the moon la compagnia è pronta al sacrificio alimentare. Serata gradevole e non particolarmente ventosa, l’ideale per rompere certi taboo del passato e ciccionare all’aperto. Rimandando alla recensione del precedente esercizio la descrizione degli ambienti interni, che non hanno subito apprezzabili modifiche nella disposizione e negli arredi. Veniamo fatti accomodare in un comodo tavolo da quattro, per il quale si è reso necessario apparecchiare il coperto non preventivato, operazione in realtà non celerissima, ma seguita comodamente ai propri posti da Ettore e Jesus, nonostante un improvvisato pistolotto sul Galateo dell’Ing. Marrocu che invitava tutti ad attendere in piedi. Il servizio, cortese e disponibile, è garantito da un giovane maitre, un cameriere e una giovane cameriera dell’est europeo e, a parte qualche piccola imprecisione di lieve entità è stato più che soddisfacente, grazie anche all’empatia degli interpreti, sebbene qualche volta poco coordinati fra loro.

PanieCasu - Salumi formaggi porcini

PanieCasu – Salumi formaggi porcini

 

Un aperitivo di benvenuto composto da gradevole flute di prosecco, apprezzabili olive sott’olio e ottime tartine a base di olive, pomodoro a cubetti, olio e origano hanno ingannato l’attesa per la presentazione del menu, avvenuta interamente per via orale da parte del maitre. Il locale condivide la stessa gestione dell’omonimo ristorante di Quartu Sant’Elena, anch’esso recensito in passato e offre dei percorsi interamente di terra, basati sui piatti semplici e genuini della tradizione contadina campidanese. Un ottimo IGT Cagnulari Isola dei Nuraghi Rosso 2011 delle cantine di Cherchi di Usini, scelto da Ettore in un momento di evidente difficoltà dell’Ing. Marrocu nel proporre un vino rosso adeguato, accompagnerà, in grande quantità, la serata.

 

PanieCasu - Primi piatti pinzimonio

PanieCasu – Primi piatti pinzimonio

 

Senza alcun preavviso arrivano al tavolo una gradevole insalata di ceci, pomodori e rucola, inasaporita con una spolverata di pepe nero, ottime favette fresce saltate con pancetta, gradevoli melanzane a sa schiscionera (saltate in padella con pomodoro), una composizione di salsiccia secca, prosciutto crudo, lonza di maiale, su letto di pane carasau, un vassoio di ricotta secca e pecorino fresco su letto di carasau, impreziosito da ramoscelli di mirto bianco, ottima crema di pecorino piccante presentato con la stessa decorazione, eccellente carpaccio di funghi porcini con rucola e scaglie di grana. Antipasti più che soddisfacenti per presentazione e continuità di sapori, senza note di demerito, salvo il pecorino fresco di qualità non eccelsa. La prima bottiglia intanto cede il passo alla seconda.

PanieCasu - Fettine di burriccu ai ferri

PanieCasu – Fettine di burriccu ai ferri

 

Dopo qualche problema di comunicazione tra l’ipertricotico burriccu e il proprio sosia cameriere riusciamo ad ordinare i primi piatti, nella cui attesa i somari di mondo Marrocu e Loi discutono della vita nelle diverse capitali europee e del mondo. Dopo una fisiologica attesa giungono ottimi maccarrones de busa al sugo di cinghiale, insaporito con foglie d’alloro per l’Ing. Marrocu, straordinarie tagliatelle ai funghi porcini per chi Vi scrive, e ravioli al ripieno di carciofi per i rimanenti commensali; questi ultimi sono risultati inferiori rispetto alla qualità media, molto alta, degli altri. La conversazione intanto si sposta sulle tipologie di strutture in legno, alimentate dal tasso alcolemico in salita, considerato l’ulteriore ricambio della bottiglia di vino. Registriamo in queste occasioni la mancata sostituzione dei calici e il rito dell’assaggio, concesso solo la prima volta, ad ogni cambio.

PanieCasu - Bistecca di cavallo

PanieCasu – Bistecca di cavallo

 

Nonostante le perplessità sulla grande mole di calorie fino a quel momento assimilate, ma comunque stimolati positivamente dall’andamento della serata, i somari decidono di proseguire con i secondi piatti: bistecca di cavallo per l’Ing. Marrocu e atto di cannibalismo per i rimanti commensali che scelgono le fettine di burriccu ai ferri. Dopo un’attesa contenuta, accompagnata da un cesto di verdure fresche (ravanelli, finocchi, sedano), la compagnia può dedicarsi ai piaceri della carne, risultata ottima per selezione, taglio e cottura.
Immancabili i dolci, richiesti in porzioni ridotte: eccellenti raviolini di ricotta fritti con miele per Jesus ed Ettore e seada al miele, impreziosita da fette di limone, per i rimanenti ingegneri, accompagnati da discutibile Nasco della zona, maldestramente presentato in una bottiglia di grappa Giare affumicata Chardonnay di Dolianova: sa pagu classi!

PanieCasu - Raviolini

PanieCasu – Raviolini

PanieCasu - Seada

PanieCasu – Seada

 

La cena si è conclusa con caffè per tutti tranne il sottoscritto, mirto e liquore di liquirizia Myrsine di Muravera, for free per tutti, dopo il pagamento del conto. Costo dell’esperienza: 41,375€ cad. burriccu, da giudicarsi in linea con la qualità del servizio offerto.
Pani e Casu Castello, grazie alla pluriennale esperienza della gestione riesce ad offrire la possibilità di apprezzare la cucina tipica della tradizione contadina campidanese, in una invidiabile ambientazione a prezzi accessibili sia per il turista, sia per il cliente abituale, garantendo in ogni caso un livello di qualità decisamente soddisfacente, nonostante i difetti di lieve entità riscontrati: tre somarelli stiracchiati e adesivo-rating in arrivo.

Colgo l’occasione per ringraziare l’Ing. Loi per questa prima discesa da burriccu sul campo di calcio a burriccu in missione: piacevolissima e divertentissima compagnia; speriamo possa essere l’inizio di una nuova avventura, visto che sembra trovarsi molto più a proprio agio che in area di rigore, e che la prossima volta possa caricarsi dell’onere della prosa.

 

VALUTAZIONE “Pani e Casu Castello”: Tre Burricchi.
Ristorante Pani e Casu Castello Indirizzo: Via Santa Croce 51, Cagliari
Telefono: 0708586629 [mostra in google maps]

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apr 6 2013

Ristorante Da Lucio – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Da Lucio - Interno

Da Lucio – Interno

 

Lucio, lux, lucis, sei nato nella luce, sotto la luce hai vissuto il tuo tempo, con la luce hai nutrito i tuoi giorni, verso la luce scorre il tuo fato.
Io non so quanta luce occorra per trovare il proprio piacere, né immagino quanto buio si debba incontrare prima di scorgere il lume del proprio destino.
Forse il Diogene cinico e pazzo, ancora percorre le sue strade per trovare gli altri e se stesso, ma il suo passo è lento e pretenzioso, visionario e inappagato.
Vedete, questa è la nostra lanterna, questo è il nostro vagare: un viaggio lungo e incessante per le irte mulattiere della ristorazione sarda, per offrire a noi e a tutti, ogni riverbero di piacere alimentare.
 

Da Lucio - Focacce Antipasti

Da Lucio – Focacce Antipasti

 

Del nostro lungo vagare alla ricerca di ogni luce e bagliore di gusto e sapori, qualcosa sanno i nostri più assidui lettori, e qualcosa sanno in quel del Corso Vittorio Emanuale II. In particolare, per più d’una volta i Donkeys si sono fermati all’altezza del civico 190, per introdursi negli spazi ancora oggi dedicati a San Crispino. All’interno del ristorante “Da Lucio”, perenne si conserva l’antica teca innalzata in onore del Santo, benché più volte, negli anni e nei mesi passati, il locale abbia voluto cambiare gestori, proprietari e insegna. La  tempestiva visita dei Burricchi, dopo tali numerose transizioni, mai è stata fausta e propizia (cuccurre!) alla proprietà di turno: questa volta andrà meglio?
 

Da Lucio - Antipasti di mare

Da Lucio – Antipasti di mare

 

Il Raschione ci ricasca: lancia i burricchi all’avventura,  invia le truppe al fronte con l’arma di una lontana e vaghissima idea e senza alcuna programmazione, ovvero prenotazione. Dato per malato – con tanto di certificato medico – l’Ing.Marrocu, dopo un non breve navigare alla ricerca di parcheggio nei pressi del Corso Vittorio in Cagliari, alle 21 di Venerdì il gruppo residuo di Triumviri, riesce comunque a raggiungere il Ristorante “Da Lucio”, di recentissima apertura. Il nome, direttamente chiama in causa il titolare di origini calabresi; ed è lui stesso che, parimenti a un giovane e spigliato cameriere, accoglie Jesus e il Raschione al loro arrivo: «Buonasera, siamo in due c’è posto???». Risp: «Eh, a voglia!».
 

Da Lucio - Trenette dello chef

Da Lucio – Trenette dello chef

 

Da principio, diciamo che la struttura del locale, dalla nostra ultima “ispezione”, ha subito importanti rivisitazioni . L’ampia sala principale appare sempre suddivisa in due aree contigue e distinte, separate da una coppia di grossi piloni centrali, ma dalle pareti è scomparsa la vecchia colorazione arancio, avvicendatasi con eleganti tonalità bianche e lilla, arricchite da belle stampe in stile moderno. Il mutamento più palese, invero, riguarda la cucina: ora direttamente esposta alla vista dei clienti, grazie all’abbattimento di un muro divisorio trasversale. Il piccolo seminterrato adibito a cantina, è stato inoltre reso fruibile dagli avventori, mentre sono state conservate le vecchie (e un po’ scomode) sedie sagomate, color crema.
 

Da Lucio - Fregola

Da Lucio – Fregola

 

Scambiamo subito due battute con il maître/titolare, il Sig.Lucio, che subitamente si presenta al nostro tavolo e ci erudisce sulle pietanze presenti in menù. Inoltre apprendiamo come, in questa fase di avviamento, non sia ancora attiva per il ristorante, una stabile e studiata rete di approvvigionamento delle materie prime; cosa che ha consentito a Jesus di criticare la premura con cui il Raschione decide sistematicamente di catapultarsi in un locale di nuova apertura, senza concedere alcun fisiologico assestamento, per esigenze esclusivamente mediatiche. Ad ogni modo, chiediamo di iniziare il nostro escursus con un assortimento di antipasti di mare, seguiti dai primi piatti; inoltre, scegliamo di stappare – proveniente da una già ben fornita cantina -, un’ottima bottiglia di vino “Iselis” bianco, delle cantine Argiolas. Da questo momento, il servizio sarà quasi interamente garantito dal cameriere più giovane, mediamente abbastanza efficiente, ma non privo di distrazioni, come quella di servire il vino pochi secondi dopo lo spumante di benvenuto (tra l’altro non accompagnato da alcuno stuzzichino, delle olive sarebbero bastate!) o di congedarsi dal tavolo, prima che i commensali avessero potuto assaggiare il loro nettare, per convalidarne il valore.
 

Da Lucio - Granchione alla catalana

Da Lucio – Granchione alla catalana

 

All’arrivo degli antipasti, le prime impressioni sono buone: ottima la qualità delle cozze in zuppa, quella dei bocconi di mare (lasciati in bagno tiepido salato), e delle ostriche di Arborea, a dispetto della confessata e discutibile provenienza (Metro). Particolarmente appetitose, inoltre, risultavano essere le focacce aromatizzate, sfornate dal pizzaiolo ufficiale (altra novità del ristorante) e accompagnate ai piatti, parimenti al pane in tavola. Purtroppo, ben più critici dobbiamo essere nei confronti delle successive pietanze: anonimi gamberi all’arancia (più verosimilmente, al contorno di arancia); mediocre torta salata con piselli e radicchio (servita troppo fredda); insapore insalata di seppie con olio, limone, cipolle, sedano e peperoni; imbarazzante insalata di mare con gamberi, seppie, polpo (congelato) e condimento di prezzemolo.
 

Da Lucio - Tiramisù

Tiramisù

 

Malauguratamente, la qualità non migliorava con i primi piatti. Il Raschione Ettore ordinava le “Trenette” dello chef, servite al cartoccio e condite con panna, gamberi e pomodorini. Sebbene la pasta venisse presentata come “di Gragnano”, gli ingredienti fossero altisonanti e l’impiattamento risultasse accattivante, di certo il valore complessivo risultava fortemente condizionato dalla qualità dei gamberi (i medesimi degli antipasti) e da un uso improprio della panna. Molto migliore il sapore della fregola alle arselle scelta da Jesus, che difettava però per un eccessivo grado di cottura e per una pur minima presenza di sabbiolina, non perfettamente filtrata dalle buone conchilifere.
 

Da Lucio - Crema catalana

Crema catalana

 

Sicuramente positiva, ci pare la scelta di presentare ai clienti il pesce disponibile alla cottura su un apposito e ben fornito carrello. Tra il pescato di giornata, scorgiamo il più caratteristico dei crostacei sardi, un granchione da 1 Kg, e chiediamo che ci venga preparato alla “catalana”, con pomodoro olio cipolle e limone. Il risultato ci è sembrato abbastanza positivo nella preparazione del condimento ma, paradossalmente, il gusto del granchione in sé appariva più sanza lodo che sanza ‘nfamia, probabilmente per un disidratante eccesso di cottura. Tra l’altro, farà piacere sapere ai nostri lettori, che il Raschione non ama le chele dei crostacei, a causa della eccessiva fatica necessaria per consumarli: «pitticcu su mandroni!».
Per concludere, impietoso deve essere, il nostro giudizio sui dolci. Il tiramisù del Raschione, ma soprattutto la crema catalana di Jesus erano imbarazzanti: una poltiglia immangiabile di crema fredda, arricchita con uno strato di caramello oltremodo compatto. I velocissimi tempi di presentazione, ci fanno ipotizzare che fossero stati preparati la mattina e maldestramente rivisitati sul momento. Un caffè, una liquirizia “Eclisse” per il Raschione (arbitrariamente arricchita con un cubetto di ghiaccio) e un Cynar per Jesus, hanno chiuso le ostilità. Costo finale: 50€ cadauno, che commisurati a come e a quanto abbiamo mangiato, possiamo ritenere un 20% superiori al giusto ideale.

Allestito in un ambiente finalmente gradevole ed elegante, dotato di un’ottima carta dei vini, e nonostante una buona impostazione generale, il ristorante “Da Lucio” presenta ancora numerosi difetti in ordine alla cucina e al servizio; difetti che, con il tempo e con le nostre osservazioni, speriamo possano essere in qualche modo sanati. Due burricchi, meno meno.

 


VALUTAZIONE “Da Lucio”: Due Burricchi.
Ristorante Da Lucio Indirizzo: Corso V.Emanuele II 190, Cagliari
Telefono: 070671013    [mostra in google maps]
 

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