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apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ‘900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

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feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

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giu 16 2013

Ristorante Sette Vizi – Cagliari

 Scritto da Jesus | 13 commenti | Commenta

Sette Vizi - Burriccu Pg

Sette Vizi – Interno Burriccu Pg

 

Ma tu guarda chi emerge ancora dal nostro lontano orizzonte, confuso tra una tavola imbandita e una scenografia degna dei racconti di Lewis Carrol… E’ Il celeberrimo Burriccu Pg, co-fondatore del Donkey Challenge e, al tempo medesimo, primo satellite del sistema solare asinino a venir colpito da capitis deminutio maxima, per ragioni diametralmente opposte alla manifesta opulenza della sua polo Lacoste. Nonostante ci saremmo aspettati di vederlo sul set del “Vizietto” anziché ai “Sette Vizi”, salutiamo con piacere la sua improvvisata irruzione nel bel mezzo del nostro solenne rito, durata il tempo di palesargli l’intenzione di scaricare su di lui una parte del conto finale. Ovviamente l’esperto e parsimonioso Burricu non si fa infinocchiare e fugge via. L’asino perde il pelo, ma non il vizio…
 

Sette Vizi - Antipasti

Sette Vizi – Antipasti

 

Più ancora di sera; il caldo nuovo dell’Estate si amalgama intimamente con il tepore umido della città. Dai vicoli e dalle vie del centro, splendidi mammiferi antropomorfi baluginano e incrociano i nostri passi, ipnoticamente rincorrendo le scie di mille licenziose stelle comete. La Cagliari che siamo avvezzi a conoscere si popola di creature, che vivono nella ebbra distorsione del pensiero aristotelico: forma e sostanza, forma è sostanza. Che forme, e che sostanze ci regala l’Estate! Qui d’ora in avanti, una di queste stelle noi seguiremo; nella serata che andiamo a raccontarvi, è questa riuscita a soddisfare, almeno una volta, ciascheduno dei sette vizi capitali.
 

Sette Vizi - Bocconcini finocchi ricotta e bottarga

Sette Vizi – Bocconcini finocchi ricotta e bottarga

 

Accidia. Perché oggi è Jesus a vergare, nuovamente e svogliatamente, le asinine avventure? Per merito e demerito dei mandroni che l’accompagnano, in particolare la nostra ospite @Miss_Parker76 la quale, senza mai pagare pegno, da troppo tempo viene accolta alla nostra tavola. La prossima volta non saremo così accondiscendenti!
Superbia. Seppure non pienamente in linea con il tema del suo stesso nome, è splendida e superba l’ambientazione del “Sette Vizi”. Collocato tra gli spazi della Medioteca di Cagliari, il locale prorompe all’esterno della galleria, con una lunga ed altissima vetrata che segue il profilo della sala principale, accompagnata da strane colonne cilindriche color bronzo, dal lontano sapore holliwoodiano. All’interno, l’arredamento è moderno e accattivante. Il bancone del bar è il primo degli elementi interessanti, ed è caratterizzato da un pannello frontale bianco, disordinatamente disseminato di testi (che poi abbiamo saputo) estratti da giornali degli anni ’70. In realtà l’effetto sarebbe stato equivalente se le frasi fossero state attinte da l’Unione Sarda il giorno di Sant’Efisio. La parte Nord della sala ospita un allestimento per concerti di musica dal vivo (era questa la serata, con conseguente musica pompata a palla!), mentre al lato opposto troviamo un ambiente tracciato da arredi essenziali ed eleganti, da stampe e suppellettili d’atmosfera e, soprattutto, da una parete che riproduce, con sesquipedali strutture di cartapesta, l’effetto di una libreria gigante.
 

Sette Vizi - Cozze marinate

Sette Vizi – Cozze alla marinara

 

Ira. Quando alle 20.45 esatte di Venerdì, i Burricchi in formazione completa, più Miss Parker, entrano nel locale, si rendono subito conto di quanto il personale sia numeroso, giovanile e – in generale – esteticamente apprezzabile. Invero, all’elevato numero di camerieri per metro quadro, non corrispondeva una repentina esecuzione del servizio, tanto che nell’attesa l’Ing.Marrocu ha avuto modo di curiosare lungamente per tutto il ristorante, salvo poi venire cacciato via in malo modo dalle cucine! Solidarizziamo con la giustificata ira dello chef, che ha visto invaso il suo territorio dall’invadente Ingegnere! Ad ogni modo, una volta raggiunti da cameriere e menù, abbiamo potuto valutare la consistenza dell’offerta culinaria del locale. In effetti il “Sette Vizi”, prima che un ristorante, è soprattutto un lounge bar di tendenza, e non ci avrebbe stupito trovare un menù che fosse il prolungamento naturale tra le sue due diverse anime. I piatti proposti, ciò nonostante, sembravano seguire una linea di ortodossia tradizionale cagliaritana, piuttosto che lasciar spazio a particolari fantasie o modernismi alimentari.
 

Sette Vizi - Linguine al cartoccio

Sette Vizi – Linguine al cartoccio

 

Gola. Rinnegati i menù a prezzo fisso, dalla carta scegliamo, per iniziare, tutte le portate di mare, includendo – sempre con la dovuta gentilezza – finanche le leccornie che la nostra ospite non avrebbe potuto mangiare per questioni di intolleranza: «cazzi suoi!»
Tra i vini oralmente suggeritici, il primo scelto (senza particolare coscienza) dall’Ingegner Marrocu è un originale Vermentino Rubiu IGT, delle omonime birrerie artigianali di Iglesias. Sappiamo bene che «chi non risica non rosica», ma pensiamo (ovviamente a nostro personalissimo gusto) di non aver ricevuto maggior delusione, nella nostra pur interminata carriera: esperimento fallito! Ad ogni buon conto, consumata frettolosamente la prima bottiglia, l’incidentale etichetta veniva prontamente sostituita da un ben più apprezzabile Vermentino di Sardegna DOC “Sanremy” della vitivinicola Ferruccio Deiana, di Settimo S.Pietro. Da rimarcare come ineccepibile la cernita del nettare da parte del personale, con rituale di assaggio istintualmente attribuita all’Ing.Marrocu, con successiva opportuna sostituzione dei calici durante la transizione tra la prima e la seconda etichetta.
 

Sette Vizi - Fregola con arselle

Sette Vizi – Fregola con arselle

 

E’ discusso e contrastato, tra i commensali, il giudizio sui singoli antipasti presentati al nostro tavolo, ma in virtù dello ius primae judícium, da parte dell’autore, non posso che definire le pietanze sì complessivamente soddisfacenti dal punto di vista della qualità degli ingredienti di base, ma errate in riferimento alle mescolanze, alla cottura, e ai dosaggi del sale e delle spezie: burrida di gattuccio di mare (piuttosto anonima); caponata di cernia con peperoni, melanzane, zucchine;  frittelle di gianchetti (talmente grasse da aver richiesto il condimento di limone da parte di Miss Parker); insalata di polpo; bocconcini di ricotta, finocchi e bottarga (mix di sapori discutibile) su letto di rucola; cozze alla marinara (buone ma eccessivamente salate).
 

Sette Vizi - Grigliata mista

Sette Vizi – Grigliata mista

 

Lussuria. Mentre aveva inizio una palese esibizione di ammiccamenti tra una cameriera e uno dei commensali (per questioni di privacy censuriamo il nome: IM), poi conclusosi in un nulla di fatto, la vera lussuria si consumava – in senso alimentare – con i primi piatti, che sono risultati così gustosi e ben preparati da ritenerli opera di una diversa mano, rispetto ai dozzinali antipasti: linguine al cartoccio con gamberi, scampi, cozze, arselle e pomodorini per Jesus e Miss Parker (probabilmente le più buone mai assaggiate), fregola con arselle (eccellente ma in quantità dietetica) per il Raschione e l’Ing.Marrocu.
Invidia. Data la sensibile varianza di qualità delle portate presentate, per meglio formulare un giudizio esaustivo, non potevamo non procedere con i secondi. La scelta ricadeva, quasi forzatamente, su una grigliata mista, contrattata al ribasso quantitativo con il cameriere, che ci aveva messo in guardia sulla rilevante pezzatura del pescato. In realtà al nostro tavolo la spigola e l’orata, oltre a risultare del tutto insapori, arrivavano decisamente sotto-dimensionate, tanto da provare non poca invidia nei confronti di due giovinetti stranieri (tra l’altro ben assistiti linguisticamente dal cameriere poliglotta) che al tavolo a fianco divoravano pesci di ben altra entità. La grigliata si componeva altresì di tre seppiette e quattro gamberi, presumibilmente argentini.
 

Sette Vizi - Dessert

Sette Vizi – Dessert

 

Avarizia. Delusione dobbiamo esprimere per i dessert, nella fattispecie tre assaggi di frutta e un tiramisù, non tanto in termini di gusto (più che soddisfacente), ma per la qualità delle presentazioni. La foto qui a fianco dimostra l’avarizia nell’impegno creativo, profuso da parte della cucina. Da un locale del genere, abituato a servire spettacolari cocktail e frappé, avremmo preteso qualcosa di ben più appariscente… Comunque: ananas per l’ing.Marrocu, Anguria per Jesus, fragole per Miss Parker e tiramisù per il buon Raschione.
La cena si concludeva quindi con tre caffè, un “Branca menta” per l’Ing.Marrocu e un rum “Isautier” per il Raschione, che da un po’ di tempo ha deciso – istigato da altri prestigiosi burricchi – che fa molto figo risultare esperti di questa tipologia di liquori, pur non risultando in alcun modo competente per apprezzarli! Costo complessivo della serata: 47,50€ cadauno – arrotondati a 50 perché non avevamo voglia di cincischiare con il cambio -, da ritenersi adeguati per ambientazione e servizio, eccessivi di un buon 20%, se comparati alla qualità media delle pietanze.

Seppur possa vantare una elegante e ben strutturata ambientazione, i “Sette Vizi” non eccelle, a parte episodici picchi di vero ed apprezzato gusto, nell’esercizio del vizio capitale a noi più caro: la gola. Qualità estetica e funzionale del servizio, promosse invece a pieni voti. Due burricchi con menzione speciale.

 

VALUTAZIONE “Sette Vizi”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Sette Vizi Indirizzo: Via Mameli 168/F, Cagliari
Telefono: 3488419663    [mostra in google maps]

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