☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


gen 7 2012

La locanda di Baccalamanza – Capoterra

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

La locanda di Baccalamanza – Viale

 

‘Eπιφάνια. Epifania. «Seu deu!»
Sono io, sono qui per voi, e per voi mi manifesto. Sentite la mia voce: è il vento che sferza le vostre valli, è la tormenta che si abbatte sulle vostre montagne, sono le disperate strida che si confondono e soffocano per mano della bufera.
Non sono per questo Mondo le mie parole, e non verga la terra il mio passo, perché non possiate mai seminare e cogliere il frutto della mia essenza.
Non cercatemi dentro di voi, non elevate gli occhi al cielo, ma solo digiunate di pensieri, di buio purificate le vostre passioni, di luce penetrate la vostra mente finché, allora, sarò io a trovarvi.

La locanda di Baccalamanza – Interno

 

Un solo giorno ti concedo, una notte sola sarà tua eppure, di nuovo ancora, qui tu non mi vedrai.
Non sai chi sei e Non sai parlare, ma avverti che tutto io lascio scorrere; nulla sento il bisogno di narrarti, nulla ti dirò che è certo, ma solo che tutto quello che ho è qui per te.
Gelide feste e gelida fine; giorni di silenziosi tormenti, consumate in una notte di vera, epocale burrasca. Tormenti di pensieri per Jesus, tormenti di ingordigia per il Raschione Ettore, tormentata insonnia per l’Ing.Marrocu, alle prese con i malfermi infissi della sua dimora, asserviti al melodioso fiato di un iracondo Eolo.

La locanda di Baccalamanza – Antipasti

 


Con la gelida mattinata che seguiva la tormenta, un nuovo impegnativo risveglio, attendeva fatale gli spirituali Triumviri.
In questa occasione di festa, abbigliati con gli sfarzosi costumi dei Mangi, i tre burricchi si apprestavano a risalire in sella per concludere il lungo cammino ispirato e guidato dalla luce della cometa alimentare.
Cammino che, iniziato in una notte d’Autunno, sulla soglia raffinata e regale del “Castello di greta“, – innalzato nel tempo perduto fin su, a toccare il cielo -, doveva culminarsi nella riscoperta del terreno, della vera origine e natura di noi stessi:  «Polvere eravate e polvere ritornerete».

La locanda di Baccalamanza – Lasagnette ricci carciofi

 

Ma il tortuoso viaggio verso il terminale approdo, esigeva d’improvviso interrompersi, per assecondare un lontano, apocrifo desiderio. L’incontro dei regali quadrupedi con il quarto Mangio, di cui antica leggenda narra : « io vengo separatamente dagli altri santi Re che ti hanno reso omaggio e di cui tu hai ricevuto i doni».
Non più un Re, ma una Regina invero, non più la Greta salvata dai principi burricchi, ma la bella Michela, collega del Magio Marrocu e nostra gradita ospite in questa fortunata occasione.
Destinazione: “La locanda di Baccalamanza”, che prende il nome della località che l’accoglie e che viene condotta, per l’appunto, dalla stessa gestione del “Greta’s”.

La locanda di Baccalamanza – Tortelli di zucca

 

Immergendosi nelle campagne di Capoterra, percorrendo le non tortuose stradine che verso i monti sfuggono al mare, si trova un’oasi di terrena lussuria: sono le vigne, gli orti, gli uliveti della “Locanda di Baccalamanza”.
La “Locanda” non è di certo un ristorante convenzionale, né un agriturismo o una semplice struttura adibita per accogliere ricevimenti ed eventi non lontano dalla città, ma piuttosto uno splendido complesso ctonio, intimamente legato alle tradizioni agricole e al fascino delle coltivazioni di una ben custodita proprietà terriera.
La componente “ristorativa” della locanda, si articola in numerosi locali, architetturalmente indipendenti, dedicati a differenti tipologie, e diversamente numerabili aggregazioni di ospiti.

La locanda di Baccalamanza – Spizzula e ghetta

 

Tralasciando le componenti deputate ad ospitare matrimoni e grosse convention (potete per questo fare riferimento al loro sito internet) dedichiamoci qui, all’accoglienza riservata agli avventori convenzionali. Percorso un breve viale e un giardino particolarmente curato, dopo aver seguito le indicazioni di un energico (pensiamo) agricoltore dall’accento oriundo, ci introduciamo nella sala da pranzo principale del ristorante. L’ambientazione interna è relativamente semplice, e richiama alla mente l’idea di un suggestivo rifugio di montagna: alte pareti rosse senza particolari ornamenti, maestoso tetto sporgente in legno, infissi di color verde, che per la gioia dell’Ing.Marrocu lasciavano invero penetrare dei fastidiosi spifferi di vento. Tavole rotonde ben imbandite e posate d’argento ai posti tavola. Più caratteristiche ed accoglienti, alcune salette interne, caratterizzate da decori in pietra, caminetto tradizionale, dettagli ed arredi più puntigliosamente curati.

La locanda di Baccalamanza – Tagliatelle olive astice porcini

 

Il personale e il servizio è quello del Greta’s, per cui non possiamo che riconfermarlo come ineccepibile. Accoglienza calorosa riservata ai Burricchi perché, nonostante la convinzione del Raschione di non venire riconosciuti malgrado le nostra recente esperienza in quel di castello (Jesus per questa ragione era scettico su un così repentino ripresentarsi), e nonostante la premura con cui era stata mantenuta segreta fino all’ultimo la destinazione, le prime parole proferite dalla giovane cameriera sono state: «Oh, i burricchi!!».
Censura grave per il Raschione! Aspetto positivo della vicenda:  i Triumviri hanno potuto felicemente trascurare ogni principio di prudenza, producendosi nei più appassionati, liberi e vicendevoli insulti, senza risparmiarsi e assecondando così la loro ainina natura, per il divertimento della loro ospite.

La locanda di Baccalamanza – Astice letto di avocado

 

Benché la itinerante cucina della “Locanda” sia la medesima della Greta’s, il menù viene periodicamente aggiornato, motivo per il quale i Burricchi hanno potuto apprezzare piatti assolutamente difformi dalla passata esperienza, comunque preparati con la medesima inopinabile maestria. Dopo un piacevole brindisi di benvenuto, sostenuto da pane carasau, condito con patè di salmone e olive nere buonissimi, i quattro commensali ordinavano gli antipasti e sceglievano il vino di giornata. Ecco quindi il riproporsi del “famigerato” Bianco della Locanda, nuragus particolarmente leggero, prodotto dai vigneti del ristorante e insignito anch’esso, parimenti al suo gemello cremisi, dell’ancestrale simbolo del femminino profano, emblema distintivo dell’azienda; terminata la bottiglia, la scelta ricadeva su un altrettanto buon nuragus “Selegas” della cantine Argiolas.

La locanda di Baccalamanza – Frittura calamari gamberoni

 

Quattro, finalmente, gli antipasti scelti dai burricchi: petali di bottarga in crema di sedano su letto di verdure, fritturina mista dell’orto in cestino di carasau, superbo baccalà fritto con purea di melanzane e cialdine di polenta, fagottini marinari alla ricotta e finocchietto con crema di legumi. Impagabili per preparazione e presentazione, ed accompagnati da un olio extravergine d’oliva, anch’esso di genuina produzione autoctona.
I primi piatti sono risultati, anch’essi, all’altezza delle aspettative: gran tortelli di zucca gialla con pesto di rucola, mandorle e pistacchi tostati per Jesus, “Spizzula e ghetta” con julienne di calamari, pistacchi e scorzette di limone per Michela, tagliatelle alle olive nere, astice e funghi porcini divorate da Marrocu, lasagnette con ricci e carciofi e condimento di pistacchi per il Raschione. Buonissimi! A questo punto i commensali raggiungevano un compromesso che mediava tra la saggia intenzione di terminare subitamente le ostilità, manifestata dall’Ing.Marrocu e dalla nostra ospite, e i più bellicosi proponimenti di Ettore e Jesus.

Crema al torroncino

Strudel di mele

 

I quattro ordinavano quindi una porzione di astice con cipolle, limone e letto di avocado, e una spettacolare frittura di calamari e gamberoni “in camicia”, su letto di patate fritte. Tutto da dividere in quattro misurate porzioni.
Portate intere, invero per i dolci: Crema al torroncino in scodellina di cioccolato fondente aromatizzato al cognac per il Raschione e l’Ingegnere, più tradizionale strudel di mele con gelato alla vaniglia per i restanti commensali. Unico appunto da muovere al personale, nell’incedere del luculliano pasto, è quello di non aver proposto un adeguato moscatino (magari di produzione locale) come giusto accompagnamento per i dessert.
Il pranzo terminava quindi con i caffè, liquori alla liqurizia (“eclisse”, eccellente!) e una grappa barricata per Jesus.
Di 55€ il conto cada-burriccu finale, giustamente sostenuto per due quote dall’Ing.Marrocu, e da giudicarsi assolutamente adeguato alla qualità della cucina, come era facile aspettarsi.
Gradevole appendice al pranzo, le divertenti discussioni con il personale e il rinnovarsi della proposta, da parte dell’Ing.Marrocu, di farsi assumere come tuttofare, durante la visita alle sesquipedali e modernissime cucine.
Partendo dal saldo ormeggio della cucina, non è nostra intenzione fare dei paragoni tra questa esperienza è quella del “Greta’s”, che per la propensione di Jesus a divisare il cielo, rappresenta comunque l’ideale estetica elevazione, per tali piaceri dei sensi. La madre Terra, non può comunque essere meno meritevole: quattro burricchi.


VALUTAZIONE “La locanda di Baccalamanza”: Quattro Burricchi.
Rist. La locanda di Baccalamanza Indirizzo: Località Baccalamanza, Capoterra
Telefono: 070728321    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook