☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
lug 13 2014

Ristorante Il Dante – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Il Dante - Interno

Il Dante – Interno

 


Giunsero un dì nella val dei mori,
tenendo al passo gravosa soma,
tre anime prave, sanza timori.

Uno narrato per la folta chioma
l’altro fu spoglio, qual è Inverno;
il terzo visse per rasclar la rosa.

Portati qui dallo vagar etterno,
locande, vizi, per tutte l’ore;
e de’ susun’ si facevan scherno.

Sì la tavola lor dava Amore
che di seder non v’era mai pena
ma salir l’erta era dolore.
 

Il Dante - Zuppa di cozze e arselle

Il Dante – Zuppa di cozze e arselle

 


… E or che trovai quella giusta lena
che lo nero rio fa sì che scorra,
i’ cominciai questa nuova piena.

Speriamo invero che nessuno incòrra, in giusta e severa scomunica, per l’aver violato qui quella sacra metrica che da 700 anni riposa serena, e che abbiamo cercato di confinare in terzine da trentatré sillabe ciascuna. Omaggio e infinita reverenza alla potenza espressiva dell’Alighiero, che se avesse tenuto la nostra stessa lena, impiegata nello vergare questi pochi versi, avrebbe dato termine al suo capolavoro, approssimativamente, in quindici x 10 anni!
 

Il Dante - Patatine

Il Dante – Patatine

Il Dante - Focaccia

Il Dante – Focaccia

 


Giovedì sera, nella valle dei mori.

Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, una lonza leggera e presta molto, che di pel macolato era coverta;
La lince, la lussuria.  Il Raschione Ettore, nella opulenta composizione dei suoi abiti firmati, attende pazientemente il Virgilio che lo guiderà a destinazione.


… ma non sì che paura non mi desse la vista che m’apparve d’un leone;
La superbia, la tracotanza, la protervia della 150cv di Jesus, rimbomba per le strade cittadine. Vedendola arrivare, il Raschione sinc’assiccada; a breve, la direzione sarà fissata verso i portici di via Santa Alenixedda (complesso Ormus), in Cagliari.

Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame;
Avaro di puntualità; l’asciutta e longilinea figura dell’Ing.Marrocu compare all’orizzonte, quando già il Raschione e Jesus, da non poco, siedono comodamente al tavolo, del ristorante “Il Dante”, seccatamente impazienti e … morendisì de su famini!

Dopo tanto attendere, finalmente, la ciccionata poteva avere inizio.
 

Il Dante - Scabecciu

Il Dante – Scabecciu

 

Il ristorante “Il Dante” è caratterizzato da una ambientazione che potremmo definire di accennata ma non conclusa eleganza. I tavoli si distribuiscono su tre ambienti. Il primo si trova all’esterno, direttamente sulla passeggiata coperta mentre, volendo, ci si può accomodare in un grazioso cortiletto laterale (dal quale siamo rimasti lontani causa sinzulus!) oltre ché, ovviamente, nella sala interna. Le pareti e il soffitto di quest’ultima – dominata centralmente dal moderno bancone da Bar -, giocano con le tonalità del lilla chiaro e del bianco panna. Chiara è anche la pavimentazione, mentre i tavolini e le sedie sono in stile avveniristico-minimalista. Raffinati e d’atmosfera risultano gli scaffali retroilluminati all’angolo Est. La possibile signorilità della sala, viene però nel complesso mortificata dalle ampie aperture perimetrali, che di fatto creano una sorta di continuità spaziale con l’ambiente metropolitano esterno (compresi quindi graffiti e serrande chiuse). In questo caso un generoso impiego di tendaggi divisori potrebbe risolvere brillantemente il problema, una volta risistemati gli antiestetici frigoriferi distribuiti qua e là. Da segnalare infine, la sagoma cerata del Sommo Poeta, nei pressi dell’ingresso.
 

Il Dante - Linguine

Il Dante – Linguine Cozze Arselle

 

Al contrario di quello che si potrebbe presumere, il “Dante” non offre una cucina tipica del ‘300, ma (a parte il profilo pizzeria/bisteccheria) l’impronta si delinea presto di stampo casalingo-casteddaia, principalmente espressa ai fornelli dalla suocera della titolare. Questa (la titolare), di recente rimpatrio dalla terra dei teutoni, è colei che serve in sala, che ci accoglie, che ci fa accomodare e ci erudisce sul fatto che il menù è mutevole giornalmente. Quasi ci intimorisce, infine, mettendoci in guardia sulla malsana abbondanza delle porzioni; ammonimento che si rivelerà fondato relativamente al solo primo piatto comune. Ordiniamo quindi antipasti e primi, riservandoci eventualmente l’onere di un successivo assaggio di secondi. Dalla carta dei vini, sufficientemente fornita, l’Ing.Marrocu sceglieva una (alla fine saranno due) ottima bottiglia di Vermentino di Gallura Superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura”.
 

Il Dante - Gamberi

Il Dante – Gamberi arrosto

Il Dante - Calamari

Il Dante – Calamari

 

La serata extra-mandibolare dei Burricchi è stata scandita da tre condizioni e avvenimenti di rilevanza particolare.
Primo. Sa pagu classi dell’Ing.Marrocu che, a un certo punto, ha sfoderato il suo fiammante tablet sud-coreano per seguirsi in streaming la partita del giorno.
Secondo. Lo stesso Marrocu, ha intrattenuto una lunga e inconcludente conversazione con la cameriera, sulla possibilità di andare a lavorare in Germania come aspirante assistente gelataio, con tanto di contatti vicendevolmente scambiati. Inconcludente perché, come ampiamente preventivato, l’ingegnere si trova ancora qui tra noi.
Infine, dobbiamo segnalare la presenza in sala di una minuta e austera (e probabilmente oriunda, dall’accento) Beatrice che, dapprima osservandoci insistentemente durante il nostro vagare, ci ha poi raggiunto con un: «io non mi sbaglio, voi siete degli intellettuali (ci ha proprio cassati in pieno, ndr.!)». Da qui una sequenza ininterrotta di surreali scambi di battute, a cavallo tra frasi solenni e attribuzione di giudizi «Lui (il Raschione, ndr.) sta sempre zitto, ma ci sta studiando», di racconti inverosimili, lezioni di vita e di rimproveri, che ci hanno impegnato in una interazione continua con l’anziana Signora (in particolare l’Ing.Marrocu), fino a vederla accomodarsi al nostro tavolo e infine sentirci chiedere di accompagnarla a casa!
 

Il Dante - Macedonia di fragole

Macedonia di fragole

Il Dante – Millefoglie

 

Per tornare alla cronaca culinaria, gli antipasti sono partiti con una abbondante zuppa di cozze e arselle con pomodoro fresco e peperoncino, seguita poi da una esigua porzione (tanto da scatenare una controversia sulla divisione della polpa) di gattuccio di mare a scabecciu, patate fritte, focaccia con pecorino fuso e focaccia con olio d’oliva e origano.
Mediamente, possiamo giudicare la qualità dei piatti discreta ma non particolarmente esaltante, in termini di gusto e di presentazione.
 

Il Dante - Jesus & Dante

Il Dante – Jesus & Dante

 


Buone invece le linguine in rosso, con pomodori cozze e arselle, come già accennato distribuite in quantità sesquipedale.
Dopo un intermezzo con pinzimonio di verdure (immancabile la lezione della Signora sulle qualità anti-ossidanti dei pomodori) arrivavano – intanto, precedentemente ordinati – i secondi: gamberi arrosto con condimento di radicchio, pomodoro, prezzemolo e limone, e calamari arrosto.
Infine i dolci: millefoglie con crema al limone e miele per il Raschione, macedonia di fragole e limone per il Marrocu. Sorbetto (forse) per Jesus.
La cena si concludeva quindi con due semplici caffè. Costo complessivo 40 euro cadauno (determinati principalmente da un sensibile sovraccarico sul vino), da giudicarsi un 15% eccessivo rispetto al giusto dovuto, in funzione della ambientazione e della  qualità generale di cucina e servizio.

 



Punto di forza de “Il Dante” è senza dubbio l’atmosfera rilassata e familiare, che consente di passare delle serate all’insegna della piacevolezza informale. La cucina ha avuto qualche spunto positivo, ma a nostro avviso non supera comunque la soglia per conquistare l’ambito adesivo. Due burricchi.
 


VALUTAZIONE “Il Dante”: Due Burricchi.
Ristorante Il Dante Indirizzo: Via S.Alenixedda 111, Cagliari
Telefono: 07043261    [mostra in google maps]
 

 

A l’alta burriccata qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio a quelle,
sì come la volta che mi scavò la fossa,

il piatto crudo di cozze e arselle.

che l’Iddio ci perdoni.


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giu 8 2014

Ristorante Zupposofia – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Zupposofia - Interno

Zupposofia – Interno

 

Critica dell’energia vitale. La luna transita nel Leone, il seme ruggisce dal suo letto di humus, il miracolo della vita si compie.
Re Sole, che dall’alto nutri la nostra Terra, che i confini del possibile hai qui tracciato, che accarezzi i nostri Inverni e soffochi la nostra Estate, che con lo sguardo accompagni il respiro dei tuoi figli, il mutevole e ritmico ondeggiare del nostro ventre, il colorarsi effimero delle stagioni, nel docile alternarsi della morte e della vita.
Con te alla vita brindiamo, per te oggi la vita celebriamo, secondo il rito che sappiamo offrirti, secondo l’antropica passione che si eleva a spirito, secondo l’umano desiderio che si spinge oltre la frontiera del divino.
Battezziamo la nostra speranza, beviamo alla fonte del tuo eterno, e con quest’acqua sacra resisteremo per sette giorni, in attesa di ciccionare ancora.
 

Zupposofia - Formaggi

Zupposofia – Formaggi Biologici di Macomer

 

Sia mai che la famigerata e mirabolante macchina delle ciccionate, custodita e governata magistralmente dalla sapiente mano del Raschione, scelga un giorno per noi un ristorante dove «non si cucinano triglie arrosto»,  una terra che non ha mai accolto su proceddu arrostiu, un’osteria dove non si possano staccare le teste de su giarrettu a mussius, dove non celebrare il dominio nella catena alimentare, esempio di intelligenza, di ctonia prepotenza, di belligeranza umana.
Ma alto e nobile è l’impegno dei Burricchi su questa Terra. Ben altro è, oltre ciò che appare, che a voi tutti è finora, probabilmente, apparso. I profili longilinei del Raschione e dell’Ing.Marrocu, la falsa magrezza di Jesus, disillusa dal vizio dell’opulenza, significano ben altro.
 

Zupposofia - Bruschette

Bruschette

Zupposofia - Polpette di miglio

Polpette di miglio

 

Capita così, allora, che  la sera di un mercoledì qualunque, con l’Estate e il grande caldo ormai alle porte, il Triumvirato si ritrovi a convergere in quel della centrale Via Farina, in Cagliari.
Dopo Jesus e il Raschione Ettore – puntualissimi, anche a seguito di un parcheggio impossibile del Raschione nella improponibile Via Paoli – presto si intravvedeva all’orizzonte, appropinquandosi con passo calmo e sicuro, l’Ing.Marrocu. La ciccionata avrebbe da lì a poco, dopo i classici vicendevoli insulti di rito, avuto inizio.
 

Zupposofia - Tris di zuppe

Zupposofia – Tris di zuppe

 

“Zupposofia”, a dispetto di una insegna esterna essenziale e abbastanza anonima (iniziamo col suggerire una in legno o ferro battuto per attirare i passanti), è internamente una gemma. Strutturalmente il locale è ospitato negli spazi che un tempo furono della “Fenice Bianca” ma senza dubbio la recente ristrutturazione ha raggiunto risultati più apprezzabili dal punto di vista estetico. L’interno appare  intimo e sobriamente raffinato. Gli esigui spazi sono distribuiti su due sale, separate da generose arcate in muratura. Pareti e mobilia minimalista bianche, parquet in legno chiaro e mattoni ornamentali, sono elementi comuni. La prima sala, che dà sulla strada e che ospita un breve bancone da bar, si contraddistingue per gli eleganti tendaggi color latte, lampadari in fibra vegetale e un magnificente affresco decorativo sul tema di un albero stilizzato, color fucsia. Questa tonalità, in versione più sfumata, sta alla base dell’emblema caratteristico del locale, parimenti a un secondo colore, di più difficile divulgazione, che possiamo unicamente sintetizzare con il codice HTML #d5d7bc. Una specie di grigio chiaro, in cui dominano maggiormente le componenti rossa e verde, meno quella blu. Se c’è un significato alla base di tutto questo, non mi è dato saperlo anche se, con un minimo sforzo mentale, sono abbastanza sicuro di riuscire a trovarne uno coerente con la filosofia del ristorante. La seconda sala, più interna, risulta lateralmente impreziosita da nicchie di pietra in bassorilievo, mentre esiste uno terzo spazio dedicato al desinare all’aperto. Una sorta di piccolo cortile con riparo parasole, da cui è visibile la cucina, ricco di ornamenti vegetali (per lo più fiori e spezie), che personalmente avrei impreziosito con una piccola fontanella, per onorare la misticità dell’acqua oltre ché del sole.
 

Zupposofia - Zuppa dell'orto

Zupposofia – Zuppa dell’orto

 

A proposito di misticità dell’acqua e del sole, è difficile inquadrare correttamente la filosofia (“nutrire al di là del cibo”) alla base di “Zupposofia”, la filosofia della zuppa. Non è un ristorante prettamente e dogmaticamente (ringrazio la DDP per il suggerimento del termine) vegetariano o vegano, ma una sorta di tempio alimentare che celebra il ciclo del sole, della terra e della vita, affidando alla ontologia e alla spiritualità dell’agricoltura bio-dinamica l’essenza del proprio rito, in accordo con una ricercata armonia universale tra uomo e natura, per il nutrimento del proprio spirito. Ricondurre l’alimentazione dell’uomo e la sua interazione con l’ambiente ad un unico respiro universale, un unico movimento di ventre, escludendo da parte sua ogni violenta prevaricazione e sfruttamento chimico/intensivo. A dire la verità è stato certamente più facile ricondurre il colore dei capelli della giovane e gentilissima cameriera a quello delle tovagliette fucsia sui tavoli (what a class!), ma da qualcosa bisognava pur iniziare.

 

Zupposofia - Couscous di verdure

Zupposofia – Couscous di verdure

 

Punto di forza di “Zupposofia” sono senz’altro l’estrema gentilezza, la premura, la passione che il personale mette in quello che fa. La cena è durata circa due ore e mezza, di cui 45′ impiegati per desinare, e il restante del tempo a farci raccontare di allevamenti biologici, di agricoltura bio-dinamica e di scelte di vita tra Cagliari e Parigi. Oltre che la succitata giovane cameriera – a cui andrebbe attribuita una menzione speciale solo per l’essersi congedata singolarmente da ogni tavolo prima di tornare a casa, e alla quale il Raschione Ettore non ha potuto fare a meno di regalare le rose che il venditore di turno era riuscito a rifilargli – ad assistere i burricchi c’erano una ragazza più matura (la parigina) e un giovane maitre. E’ quest’ultimo a fare accomodare i burricchi nel cortile esterno, in un ampio tavolo da sei, nonostante fossimo solo in tre.
Il menù, giornalmente mutevole, viene sistematicamente vergato a mano, in bella calligrafia e su un foglio di quaderno, dalla cameriera, con l’antica tecnica della carta a carbone, incorniciato in una sorta di quadro mobile che passa da tavolo a tavolo. A farla da padrone, ovviamente, sono le zuppe e le vellutate ma, come vedremo, la scelta sarà ben più ampia.
 

Zupposofia - Macedonia

Zupposofia – Macedonia

 

Non volendo rinunciare ai nostri stereotipi alimentari, cerchiamo di inquadrare subito quello che poteva ricondursi ad antipasti, identificando subito un tagliere di formaggi biologici di Macomer. Questi, pecorini stagionati, caprino e crema di pecorino “Debbene” su letto di carasau e finocchietto, venivano accompagnati da deliziose confetture di prugne e di fichi e fragoline biologiche di stagione: buonissimi. Unitamente al tagliere, ordinavamo delle buone polpette di miglio allo zafferano e verdure, su letto di gazpacho andaluso. Oltre alla bontà delle bruschette, accompagnate da olio biologico di Dolianova, segnaliamo la possibilità di discernere sulla tipologia di stoviglie utilizzate nel servizio. A quelle “biologiche”, più in linea con le pratiche etiche del locale, essendo burricchi, abbiamo personalmente optato per le belle ceramiche tradizionali. Riguardo gli abbeveramenti, non abbiamo avuto predilezione per il vino biologico in menù, ma per una più accattivante (almeno per nostro gusto) birra artigianale sarda “Ale” del birrificio Dolmen di Uri – SS.
 

Zupposofia - Dessert

Zupposofia – Dessert

 

Dopo gli antipasti, le zuppe! L’ing. Marrocu sceglierà la “zuppa dell’orto” con legumi misti, al profumo d’alloro. Jesus opterà per il tris assortito (su quattro zuppe disponibili): zuppa dell’orto; vellutata di carote, cavolfiore, zucchine e menta; vellutata di sedano, rapa, finocchi, patate, e timo (eccellente!). L’unico appunto che possiamo muovere investe la quantità (eccessiva!) rapportata alla temperatura delle zuppe e alla calura ambientale: con l’arrivo della stagione estiva – come suggerito dal Raschione di ritorno dalla Russia, terra delle zuppe – sarebbe opportuno inserire nel menù più zuppe fredde, e ridurre le porzioni di quelle calde. Coerentemente il Raschione, in effetti, sceglieva il couscous di verdure e ceci mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che Marrocu si è anche divorato metà del tris di Jesus! Infine i dolci. Marrocu decideva per una fresca macedonia di stagione, con fragole kiwi e mele, mentre Jesus e il Raschione si concentravano su una torta di mele e arance. In versione al caffè per il Raschione, bagnata nella malvasia di Magomadas (Angioi) per Jesus. Il tutto accompagnato dalla medesima malvasia. La cena si concludeva quindi con caffè biologico alla moka, addolcito da zucchero biologico (così come biologico era il sale). Costo finale della cena, 30€ cadauno, da ritenersi almeno un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità del servizio, e degli ingredienti.

 

Splendido il locale, ideale per una cena romantica, da visitare con il proprio partner o in compagnia degli ultimi residui della propria coscienza etico-alimentarista, “Zupposofia” offre un menù che può soddisfare le esigenze dei vegetariani, più limitatamente dei vegani, ancora più limitatamente dei burricchi come noi. La cucina è semplice, ma gli ingredienti sono di primissimo livello. Un po’ povera la cantina, ma è di per sé difficile trovare vini che seguano la loro filosofia. Tre burricchi con menzione speciale per l’etica del locale, per la gentilezza del personale e per i capelli della cameriera.

 


VALUTAZIONE “Zupposofia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Zupposofia Indirizzo: Via Farina 22, Cagliari
Telefono: 3802634150    [mostra in google maps]
 

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giu 2 2014

Locanda Monti Paulis – Genoni

 Scritto da Jesus | | Commenta

Monti Paulis - Interno

Monti Paulis – Interno

 

In viaggio verso le paludi. Genoni oltre la collina. L’aria leggera, i colli verdi, il tepore della primavera, le giovenche sul prato, i cavalli bradi. Questa cavalcata cerchiamo di farla lesti come il vento, lanciandoci giù verso il pendio, risalendo l’asprezza dei monti, assaporando la ritmica violenza degli zoccoli, facendoci un tutt’uno con il calore e con il sudore dell’animale che guidiamo, tuffandoci in orgiastiche rettitudini e sfuggenti dettagli di vita, soffiati addosso da questo tempo patrigno, alla velocità del pensiero. Alla cime di corsa, che il tempo non attende, né il profumo dei pesci sulla graticola, che non durerà in eterno, ma che in eterno nutrirà questa Terra, ovviamente dopo aver nutrito noi.
 

Monti Paulis - Bruschette antipasti

Monti Paulis – Bruschette antipasti

 

«Lasci chiuso il finestrino, Ingegnere, non fosse mai che riuscissimo a respirare un po’ di natura, quando possiamo invece deliziare le narici con la frizzante aria condizionata della nuova quasi-cento cavalli del Raschione.
Ammiri il paesaggio, Ingegnere, questa non è l’erba cirdina e scolorita che Lei s’è avvezzato a criticare, quando si innescata la reprimenda verso i costumi e le abitudini sarde. E’ un verde intenso e rigoglioso che ci piace, identico a quello sparato sullo schermo, dal profilo colore iper-saturato del suo telefono Samsung Galaxy.
Scendo un secondo a leggere la mappa del parco… Ho trovato la nostra destinazione, è chiarissima, peccato che si siano dimenticati di scriverci anche un “voi siete qui”. Raschione, ti conviene telefonare e chiedere indicazioni. Ah, la Sardegna, Ingegnere!»
 

Monti Paulis - Antipasti

Monti Paulis – Antipasti

 

L’arrivo alla locanda “Monti Paulis” in quel del “Bosco di Monti”, presso Genoni, non è stato dei più agevoli, anche perché quegli aggeggiucoli conosciuti come Global Positioning System non sembravano prenderci troppo sul serio; ma una volta abbassato il finestrino, per interrogare un paesano di passaggio, l’Ing.Marrocu brevemente poteva rincuorarsi sulla semplicità dell’impresa: «Sempre dritto fino al cartello».
Detto questo e tralasciato qualche difficoltoso particolare, dopo un meraviglioso percorso nella rilassante quiete della campagna di Genoni, raggiungiamo di Sabato mattina un ristretto altopiano panoramico nel quale, discretamente e senza insegne, è collocata una piccola locanda. Una costruzione color ocra, presumibilmente degli anni ’80, architettonicamente abbastanza anonima, sovrastata dalla collina alle sue spalle e circondata da ineleganti tendaggi parasole.
 

Monti Paulis - Spaghetti ai frutti di mare

Monti Paulis – Spaghetti ai frutti di mare

 

Varcata la soglia di ingresso, dopo un breve vestibolo che si defila oltre il bancone del Bar, ci si accomoda in una luminosa veranda perimetrale, nella quale per l’occasione i Burricchi verranno collocati, al pari di altri avventori presenti. Oltre questo perimetro esterno esiste una sala più interna, dominata da un moderno forno/barbecue e da una sorta di falsa parete che simula la sezione di una catasta di legno. Lo stile è rustico, con pavimento in cotto, tendaggi e tovagliame in stoffa scozzese, suppellettili caratteristici a decoro dell’ambiente. Invero dobbiamo sottolineare, ahimè, che i colori ormai sbiaditi delle pareti e i vistosi segni di umidità alla base dei muri, non rendono di certo onore al locale. Certamente, andrebbe data al più presto una pesante rinfrescata.
 

Monti Paulis - Fregola con triglie

Monti Paulis – Fregola con triglie

 

Discorso opposto dobbiamo fare  per la cucina del Monte Paulis. Se l’intonaco scrostato tradisce una certa incuria e disattenzione per i dettagli estetici, di segno diametralmente opposto, vedremo, appariva la filosofia dello chef ai fornelli. La scelta del menù avviene sostanzialmente in sede di prenotazione. Già in quella fase il Raschione, custode delle nostre abitudini alimentari, predisponeva tre menù di mare (anziché di terra), predilezione che avrebbe poi cagionato un sussulto di rimpianto da parte dell’Ing.Marrocu, allorché questi coglieva passare sotto il proprio naso un sontuoso maialetto da latte arrosto, indirizzato verso il tavolo di avventori terzi.
Estrema la gentilezza e l’ospitalità del personale. Il maître che ci accoglie, è colui che si è cristianamente premurato di farci giungere correttamente a destinazione, dando indicazioni telefoniche al Raschione. Accomodatici nella veranda perimetrale, il nostro pranzo esordiva con un prosecco di benvenuto, olive in salamoia e bruschette di pane abbrustolito e olio, predisposte davanti ai nostri occhi su espressa richiesta dell’Ingegner Marrocu. Escludendo dal principio la possibilità di desinare con il nettare della casa (con ovvio ulteriore aggravio sul costo del menù fisso), la cernita del vino (dalla non fornitissima cantina) ricadeva su un ottimo Vermentino Superiore di Gallura DOCG “Poesis”, una vera poesia di vino bianco, della azienda agricola “Cau”, nei pressi di Telti.
 

Monti Paulis - Cartoccio di mare

Monti Paulis – Cartoccio di mare

 

Gli antipasti si articolavano in una serie di sette meravigliose portate, prodotte dallo chef (Adriano Zucca) in funzione dei prodotti disponibili in giornata, secondo la tradizione sarda, e oristanese in particolare, rivisitata in chiave moderna, con ricette originali e ricercate in termini di accostamento di sapori, e con un occhio di riguardo alla presentazione. In particolare giungevano al nostro tavolo: polpo arrosto (in doppia cottura) su crema di patate; crostini di muggine (cefalo) e porri, con riduzione di pomodoro e spolverata di bottarga; involtini di rombo con capperi e zucchine; involtini di sardine con melanzane e carote; cestinetti di orata gratinata con pomodori secchi; panadine di gallinella di mare, patate, pomodori; cozze gratinate. Chapeau!
 

Monti Paulis - Dessert

Monti Paulis – Dessert

 

Tanto di cappello anche per i primi piatti. Spaghetti ai frutti di mare, con arselle seppie e bottarga, seguiti da una sontuosa fregula alle triglie e pomodori! Terminata la prima bottiglia di vino (congiuntamente la scorta di “Poesis” della cantina), il maître ci suggeriva di testare – cioè fare da cavie, anche perché egli non l’aveva mai provato! – un particolare “Karinniu” dei vigneti di Santu Teru, Nurallao. Scelta che risulterà azzardata, dato che il nettare si rivelerà essere più naturalmente indicabile come vino da dessert. Come sua abitudine, l’Ing. Marrocu porterà via con sé la bottiglia, questa volta mezzo piena, da inserire nella sua collezione personale di “vuoti di prestigio”.
Proseguendo lietissimamente con il pranzo, di elevato livello si dimostrerà anche il secondo piatto: cartoccio di mare con pesce scorfano, spigola gamberi cozze. Come direbbe il Raschione: struppiau!
Anche i dolci, accompagnati da un moscato della casa, si paleseranno ineccepibili: fragole con crema di mascarpone; crostata alle mele con meringa su letto di crema pasticcera e miele e decoro di mentuccia.
Il pranzo si concludeva quindi con i caffè, con una liquirizia “Tanca dei Pavoni” per Marrocu, e con una acquavite “Abbardente” di Santu Lussurgiu, per Jesus. Costo complessivo, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% inferiori al giusto dovuto, per la qualità delle pietanze e per l’oggettivo valore commerciale degli abbeveraggi. Rimpianto per non aver assaggiato il menù di terra. Marrocu, sul finale del pasto, chiedeva di poter provare il maialetto, ma dalle cucine facevano sapere che l’avevano finito loro! Salutati gli chef al lavoro (intenti a sfilettare pesce per la sera), il maître si è improvvisato impiegato dell’ufficio turistico del Paese, erudendoci sulle bellezze naturalistiche e archeologiche di interesse della zona. Encomiabile.

 

La locanda “Monte Paulis” è un angolo di paradiso per gli amanti della cucina sarda. Inserito in un contesto naturalistico che di per sé vale una visita in quel di Genoni, offre ai viandanti un’offerta culinaria di alto livello. Peccato per i difetti di manutenzione della struttura, e per la cantina non troppo fornita. Quattro burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Monti Paulis”: Quattro Burricchi.
Locanda Monti Paulis Indirizzo: Loc.Giara di Genoni, Genoni
Telefono: 3284915576    [mostra in google maps]
 

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mag 16 2014

Ristorante Tricoli – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Tricoli - Interno

Tricoli – Interno

 

Un’altra punta, un altro monte. Giù verso le colline c’è Gairo a Sud-Ovest, Lanusei a Est. Le vie sono impervie e selvagge, la natura rigogliosa e ostile. Qui sulle vette, nelle giornate limpide, riusciamo a scorgere il Tirreno; Apeliote arriva portando con sé il suo profumo e ipnotizza il nostro passo. Ancora due giorni di errare e saremo a destinazione. Durante il cammino la mia mano aperta accarezza il corbezzolo, il mirto, il lentisco. Gli aromi intensi della terra tradiscono il rigore rigido della roccia, la brezza al crepuscolo mescola il grugnito dei cinghiali al richiamo lontano dei gabbiani. Gea è la nostra casa, e qui vagheremo e torneremo per mille anni ancora.
 

Tricoli - Antipasti

Tricoli – Antipasti

 

Si appropinquano Jesus e il Raschione Ettore, verso il geometrico punto di raccordo tra la via Baylle e Via Savoia, nel quartiere “Marina”, in Cagliari.
L’intersezione ad angolo acuto, tra le due Vie, crea un piccolo slargo triangolare, che ospita la statua in tufo di S.Agostino, e si apre alle sue spalle con la facciata frontale del ristorante “Tricoli”.
Prospetticamente celato dietro il Santo, compare infine la longilinea figura dell’Ing.Marrocu, che già da qualche minuto attendeva i colleghi burricchi nei pressi dell’ingresso del ristorante. Ancora un minuto di ritardo e il puntiglioso Ingegnere avrebbe provveduto a inviare i suoi insulti, per mezzo del suo popolare Samsung Galaxy.
 

Tricoli - Crostini

Tricoli – Crostini

Tricoli - Zuppetta di Cozze

Zuppetta di Cozze

 

Il locale, di recente ristrutturazione, al suo interno è splendido. Articolato su due ambienti contigui, è quasi interamente rivestito da mattoni in pietra e caratterizzato da archi e ruvide volte a crociera. Completano l’arredamento lampadari a goccia simil-cristallo, eleganti ornamenti alle pareti, un bancone a cavallo tra le sale e mobilia minimalista, con tanto di tovaglie plastificate; di quelle che potete trovare nelle vostre cucine, per intenderci. A prescindere dalla validità dell’idea di fondo, per questo ultimo aspetto personalmente avrei evitato di utilizzare temi e fantasie non in linea con l’ambientazione, ma comunque l’effetto finale non è spiacevole.
 

Tricoli - Tagliatelle all'astice

Tricoli – Tagliatelle all’astice

 

Diciamo subito, quello che ci ha lasciato perplessi durante la serata trascorsa al Tricoli (al netto di un breve black-out occorso a metà ciccionata) è che, a dispetto di un numero considerevole di camerieri – buona parte dei quali in tutta evidenza ben preparati e desiderosi di compiere al meglio il proprio lavoro -, il servizio ha drammaticamente difettato in ordine ad un serio e sistematico coordinamento centrale, tanto da cagionare una serie di asincronie e imperfezioni durante tutto l’incedere della cena; errori non facilmente giustificabili per un locale che aspira ad essere di livello. Come presto vedremo, tali imperfezioni fanno da contraltare a una cucina che, a parer nostro, si dimostrerà di ottimo livello.
 

Tricoli - Risotto

Tricoli – Risotto gamberi porcini

 

Al nostro arrivo una graziosa cameriera oriunda, richiamata da un ragazzo al bar, ci conduce al nostro tavolo che, dopo esserci accomodati, si paleserà essere quello sbagliato. Concluso finalmente l’accomodo, prendiamo confidenza con il menù, stampato in modo provvisorio e approssimativo, data la recente apertura. Ordiniamo velocemente gli antipasti, ma dobbiamo giocoforza rimandare la cernita del vino. La carta, arriverà infatti con colpevole ritardo, al pari del vino stesso dopo le prime portate, nonostante il prodigarsi dei camerieri. Ad ogni buon conto il nettare, naturalmente scelto dall’Ing.Marrocu, era un ottimo Vermentino di Gallura superiore DOCG “Monteoro”, di Sella&Mosca.
 

Tricoli - Grigliata mista

Tricoli – Grigliata mista

 

Gli antipasti, un misto di terra e di mare, esordivano con un tagliere di salumi tipici ogliastrini: prosciutto crudo, salsiccia sarda, coppa di maiale e testa in cassetta. A parte quest’ultima pietanza, personalmente non particolarmente amata da Jesus, dobbiamo valutare molto positivamente la qualità dei salumi, così come l’eccellente polpo con patate e bottarga e l’insalata di mare che è seguita. Quest’ultima era evidentemente composta con ingredienti freschi (prevalentemente cozze e seppie), non congelati, difficilmente individuabili nella media delle insalate di mare che di sovente possiamo apprezzare nel cagliaritano. Stesso discorso per il guazzetto di cozze in bianco: buonissime, tanto che le avrei lasciate cuocere un minuto di meno per esaltarne il già delizioso sapore di mare. Degni di nota anche i crostini con crema di pomodoro e peperoni, presentati già prima degli antipasti per spezzare la fame in attesa dell’esordio.
 

Tricoli - Torta di mele

Tricoli – Crostata di mele

 

Tutto genuino e gustoso, quindi, anche se non particolarmente originale e accattivante dal punto di vista della presentazione. Anche i primi si confermano decisamente positivi. Il Raschione e l’Ing. Marrocu ordinavano un risotto con gamberi e funghi porcini, mentre Jesus si lasciava conquistare da un piatto di pericolosissime tagliatelle all’astice. Pericolosissime in termini di rischio per la incolumità degli indumenti dei propri commensali. Il cameriere, intuendo la molesta bellicosità di Jesus, con tanto di bavaglino al bavero («mi parisi Alberto Sordi») preventivamente dotava il medesimo di una quantità industriale di salviette umidificate. Che l’Iddio possa rendergliene merito.
 

Tricoli - Macedonia

Tricoli – Macedonia

 

La pietanza più significativa della serata, è stata però la sontuosa grigliata mista di pesce, dall’aspetto vicino alle grandi “parrillade” catalane: aragostelle, scampi, gamberi, seppie e un’orata alla griglia. Oltre che gustosa, certamente fuori misura, se relazionata alla richiesta di piccolo “assaggio” da parte dei già satolli Burricchi.
Spazio però rimaneva ancora per i dolci. Jesus e il Raschione decidevano di deliziarsi con una buona crostata di mele, mentre l’Ing. Marrocu si “accontentava” di una semplice macedonia di frutta con ciliegie, fragole, kiwi e mele.
Anche qui dobbiamo registrare qualche problema nella richiesta di abbinamento del dessert ad un vino passito. Gli ottimi “Angialis” di Argiolas, arriveranno anch’essi in ritardo, tanto che l’Ing. Marrocu aveva già terminato la sua macedonia.
La cena si concludeva quindi con dei caffè e due rum, – Mathusalem per il Raschione e Ron Zacapa 23 per Marrocu -, neanche a farlo apposta arrivati in ritardo. Costo della serata 39 euro cadauno, da giudicarsi congrui.

 

Il Ristorante Tricoli si presenta con una ambientazione accattivante e piacevole, ideale per serate romantiche o all’insegna della convivialità. Ottima la cucina, anche se non particolarmente originale. Nonostante la buona volontà, il servizio si è dimostrato totalmente privo di un coordinamento. Complessivamente e mediamente, tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Tricoli”: Tre Burricchi.
Ristorante Tricoli Indirizzo: Via Baylle 83, Cagliari
Telefono: 0707332675    [mostra in google maps]
 

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apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ‘900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

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