☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
ago 3 2013

Ristorante Domo Mea – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Domo Mea - Interno

Domo Mea – Interno

 

Ma cosa mai ci faranno di Venerdì sera, sfiancati da una calda settima di lavoro, un probo e moralista ingegnere, un risoluto ed estraniato Raschione ed un abulico e sfaccendato («so’ stanco!») figlio di Dio, in quel del Viale Elmas, nota licenziosa enclave del piacere di strada cagliaritano?
Forse che quell’afa umida d’Agosto, che stringe e soffoca silenziosamente i polmoni, che spinge la coscienza verso la morsa di deliquio e irrealtà, abbia per un istante confuso e rimescolato le primigenie passioni dei nostri scapestrati eroi? Cosa andremmo allora a disquisire, rendicontare e recensire quest’oggi? Restate seduti, mettetevi comodi e non cambiate canale!
 

Domo Mea - Antipasti

Domo Mea – Antipasti

 

Recidivi. Non è invero la prima occasione per la quale il Triumvirato asinino trova l’ardire di ricongiungersi per queste strade. Ed oggi, i Burricchi hanno previsto di celebrare la loro pagana liturgia nei già visitati spazi di un vecchio ristorante (“Su pruppu e s’aligusta”) che da tempo ha cambiato nome e – più volte – gestione.
Il recente passaggio all’ultima conduzione del “Domo Mea” risulterà presto evidente, in ordine al periodo di transizione e assestamento, con riferimento ad alcuni rimarginabili difetti, che nel seguito avremo modo di approfondire, e alla esibizione di biglietti da visita, in cui i nomi dei vecchi proprietari risultano eco-compatibilmente depennati con deciso tratto di pennarello.
 

Domo Mea - Zuppa di cozze e arselle

Domo Mea – Zuppa di cozze e arselle

 

Venerdì sera. Nulla di particolarmente interessante da dettagliare nell’approccio alla ciccionata, se non un incidentale e fugace alterco verbale tra il Raschione e una signora, ultra settantenne, alla guida della sua claiming to be sa meri of the road utilitaria. Capziosamente segnalato in ultimo, dall’Ing.Marrocu, un suo possibile ritardo (risp: «eh, sticazzi») poi al contrario alloggiatosi di largo anticipo nel laterale parcheggio del ristorante, pronto ad accogliere Jesus e il Raschione al loro presentarsi – con consueta precisione svizzero-maniacale -, alle ore 21.00 in punto: «m. mia alla puntualità dei burricchi!!!»
Dopo i doverosi convenevoli di rito, i tre accedevano al ristorante dalla certamente più battuta via laterale, direttamente praticabile dal comodo riparo riservato alle auto dei clienti.
 

Domo Mea - Triglie Polpo Insalata di mare

Domo Mea – Triglie Polpo Insalata di mare

 

Il locale, a parte qualche differente suppellettile notato alle pareti, è strutturalmente identico a quello che ben ricordiamo dai tempi de “su pruppu e s’aligusta”. Organizzato su due sale contigue, caratterizzate da pavimentazione in ceramica bianca, pareti color paglierino chiaro e drappeggi vermigli, presenta alcuni elementi elegantemente decorativi, come specchi incorniciati d’oro, ma molti altri che riconducono velocemente l’impronta estetica verso quella di una trattoria di quartiere, più in accordo con l’accezione del proprio nome: “casa mia”. C’è da dire che non tutto il ristorante è stato preso in visione, per cui potrebbe esserci una più elegante sala, celata a quella popolosa, dove siamo stati alloggiati.
 

Domo Mea - Burrida

Domo Mea – Burrida

Domo Mea - Orata Sardine

Orata e Sardine marinate

 

Al nostro ingresso veniamo accolti da una gentile ed empatica cameriera, ma anche dalla molesta prorompenza di un televisore LCD sintonizzato su Rai3, che non ci siamo permessi di chiedere venisse spento, e di cui abbiamo finanche abusato, dapprima con un canale di musica caraibica (tra l’altro siamo stati informati di una prossima animazione a tema nel locale) per poi – assuefatti dalla nenia insopportabile – virare verso trasmissioni cult di DMAX, che ci hanno consentito di apprezzare il nostro pasto col sottofondo di spettacolari incidenti stradali ed improbabili omicidi indotti da ipnosi.
 

Domo Mea - Fregola con arselle

Domo Mea – Fregola con arselle

 

Dopo esserci accomodati ad uno spazioso tavolo per quattro, la cameriera “tuttofare” subito ci erudisce sulle consuetudini e i limiti determinati dal passaggio alla nuova gestione. In particolare, l’approvvigionamento dei vini bianchi aveva subito qualche rallentamento, tanto da indirizzare la nostra scelta forzatamente verso un Vermentino di Gallura DOC “Giogantinu”, della omonima cantina sociale di Berchidda, che personalmente non assaggiavo almeno dal 2006. La prima mescita del vino è avvenuta con sbrigativa risolutezza («neanche ve lo faccio assaggiare che tanto lo conoscete già!») ma questo è l’unico appunto che possiamo muovere al servizio, dimostratosi insperabilmente rapido e attento per tutta la sera, con continue richieste di feedback sul  gradimento di quello che stavamo assaggiando.
 

Domo Mea - Riso alla pescatora

Domo Mea – Riso alla pescatora

 

Prescindendo per nostro vezzo dalle possibili pietanze della bisteccheria, possiamo subitamente affermare che, nonostante la cucina del “Domo Mea” non si lanci in raffinati voli pindarici, ma sia piuttosto basata sui piatti tipici dell’ortodossia culinaria nostrana presentati con bucolica parsimonia di forma, ci hanno di certo positivamente sorpreso sia la qualità indubbia delle materie prime, sia la ricercata compostezza dei sapori che, con un impareggiabile controllo dei toni aciduli delle marinature e delle salse, ha trovato la sua apoteosi espressiva in una delle burride di gattuccio più delicate e gustose mai provate dai burricchi nella loro pur lunga carriera: chapeau!
 

Domo Mea - Grigliata mista

Domo Mea – Grigliata mista

 

A parte la sopraccitata burrida, gli antipasti si componevano di altre nove pietanze, più un apricena costituito da crostini con brunoise di pomodori, olio d’oliva, basilico e origano. Insalata di sedano e bottarga (eccellente) a scaglie; filetto di orata alla pizzaiola; frittelle di gianchetti (bianchetti); orata e sardine marinate; strepitosa zuppetta di cozze e arselle in rosso; insalata di mare con polpo, cozze, arselle, surimi (quasi perdonabile, dato il gusto complessivo del piatto); insalata di polpo; triglie scaloppate.
Per dovere di cronaca segnaliamo che non ci è stato possibile ordinare una desiderata cruditè di cozze, perché i buonissimi mitili acquistati in giornata non avevano comunque superato la pezzatura minima richiesta dallo chef.
Dopo qualche minuto arrivavano al nostro tavolo anche i già comandati primi piatti, che confermavano le impressioni degli antipasti: ottima fregola con le arselle (in realtà Jesus l’aveva comandata con le cozze, ma lui stesso sospettava un misunderstanding al momento dell’ordinazione) e buon Risotto alla pescatora per l’Ing.Marrocu, che accusava già una certa fatica all’accumulo alimentare, forse cagionata dal caldo.
 

Domo Mea - Sebada

Domo Mea – Sebada

 

Non potevano i tre, a quel punto, negarsi e rinnegare il piacere di una grigliata mista, ordinata in numero di due porzioni, costituita da pur buoni gamberoni argentini cotti con una leggera gratinatura di pane, un’orata e una spigola dal sapore significativo: «è buona pure sa mazza!».
La serata ha rischiato di concludersi senza dolci, avendo la cameriera inizialmente asserito: «li abbiamo finiti!». Dopo pochi istanti, comunque, ritornava sui suoi passi suggerendoci una Sebada al miele (di eucalipto) gustata pienamente dal Raschione e invece condivisa da Jesus e dal Marrocu (ormai arrivato “alla frutta”). Le sebada (o seadas) sono state accompagnate da un vino moscato di discutibile fattura.
La cena si concludeva quindi con due caffè, una liquirizia “Myrsine” di Dolianova per Marrocu e Raschione (che fortunatamente non ha neanche osato domandare un Rum agricolo) e un “Amaro 18″ Isolabella per Jesus («ha un gusto che è un incrocio tra un Cynar e un alka seltzer!»). Costo complessivo dell’operazione 30 euro cadauno, da giudicarsi un 25% inferiori al giusto dovuto, rimpinguati da meritata e significativa mancia.

A Cagliari e dintorni non si trovano solo ristoranti di lontana tradizione familiare, blasonati locali panoramici e accattivanti proposte d’alta cucina. Se sapete bene ricercare, è possibile trovare piccoli inesplorati anfratti dove ancora ci si può coccolare con una cucina semplice e genuina, espressa nella migliore accezione della tradizione cagliaritana. Nonostante qualche cosa sia ancora da registrare e qualcos’altro probabilmente non migliorerà, il “Domo Mea” è un ristorante che sicuramente ci sentiamo di consigliarvi. Tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Domo Mea”: Tre Burricchi.
Ristorante Domo Mea Indirizzo: Viale Elmas 79, Cagliari
Telefono: 0707545579 ‎    [mostra in google maps]
 

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apr 20 2013

Hostaria Sa Osa – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Sa Osa - Interno Ing. Marrocu

Sa Osa – Interno. Ing. Marrocu

 

E’ facile e difficile, allo stesso tempo, ricondurre razionalmente il pensiero a qualcosa di non circoscritto, non delimitato da solide geometrie e simbolicamente tracciato nell’immediatezza del segno o dell’allegoria. E’ difficile e facile, al tempo inverso, affermare una propria identità reale nel disordine dell’indefinito, nell’evanescenza dell’indeterminato, nell’olismo del complessivo, che accarezza la cinica prorompenza del nulla.
Adesso che la vedo qui, questa ‘osa, non mi è chiaro se mi sia più semplice scegliere la strada del trascendentale, tracciata dal buon Immanuel – che mai sono riuscito seriamente a dominare – o abbandonarmi alla ricchezza morale della Natura, così come suggerito da Google. Bene, ho deciso che prima mi preoccupo di questo dovere, poi eventualmente ci penso!
 

Sa Osa - Bruschette

Sa Osa – Bruschette

Sa Osa - Pre antipasto

Sa Osa – Pre antipasto

 

E’ già uno sforzo mentale, impegnarsi nel proprio diletto, conoscendo l’incombenza di un gravoso destino. Per questo le prime lodi di stasera vogliamo farle all’Ing.Marrocu che, nonostante gli impegni lavorativi e l’antelucano risveglio del giorno che sarebbe presto arrivato, ha scelto di non mancare al solenne appuntamento alimentare del fine settimana asinino. E auto-elogiamo pure tutti noi, i Burricchi del Donkey Challenge che, indefessamente da anni sostengono l’ebdomadario rito, nonostante la costante e istintuale certezza, che il giorno dopo si risveglieranno comunque Burricchi.
 

Sa Osa - Fritturina

Sa Osa – Fritturina

 

Venerdì sera, ore 20.45. In leggero anticipo per venire incontro agli impegni dell’Ing.Marrocu, il Triumvirato in formazione tipo si riunisce causalmente e casualmente per le vie della “Marina”. Dopo brevi convenevoli di benvenuto, che si accordavano con il passo spedito dei burricchi senza mai comunque interromperlo, i tre giungevano rapidamente alla loro destinazione: l’”Hostaria Sa Osa”; è lo stesso locale che, per un colpevole difetto di programmazione da parte del Raschione, qualche settimana prima aveva loro risolutamente negato asilo. Prima di varcare la soglia del locale, gli intensi profumi dei focolari, sfuggenti il mosaico di angiporto dell’antica Lapola, pervadono i sensi di Jesus, che manifesta tutto il suo apprezzamento per i ritrovati colori della città. Lo stesso Ing.Marrocu sembra lasciarsi cogliere, per un istante, dall’euforico risvegliarsi di una primaverile umanità cittadina, tanto da consigliare al Burriccu una diversa e più intensa destinazione: Istanbul!
 

Sa Osa - Antipasti

Sa Osa – Antipasti

 

L’hostaria “Sa Osa” è il ristorante che sostituisce la gestione del “Al Cavour”, collocato nell’omonima Via in quel del quartiere “Marina”. L’architetura e gli arredi del locale non hanno subito significative ricomposizioni con la nuova proprietà, motivo per il quale vi rimandiamo alla nostra recensione per maggiori dettagli sull’estetica generale. Registriamo e apprezziamo invero, un più accentuato buon gusto nella disposizione di decori e suppellettili in riferimento, ad esempio, al sobrio arazzo che potete notare dietro il malcelato capo dell’Ing.Marrocu, o al significativo e simbolico simulacro dedicato alla Dea Madre, su un davanzale della sala principale, dove ci siamo comodamente alloggiati. Ottima la scelta e la qualità della diffusione musicale in sala, anche se inizialmente ha procurato una richiesta di ridimensionamento dei decibel ambientalmente ingenerati.
 

Sa Osa - Tartare di tonno

Sa Osa – Tartare di tonno

 

Il tavolo a noi riservato era inizialmente diversamente collocato ma il cameriere che ci ha accolto, acutamente intuita una nostra possibile titubanza, ha provveduto subitamente a sistemarci in un migliore accomodo. In effetti il personale, numericamente adeguato, giovanile e alla mano, è risultato appropriatamente preparato ed efficiente, come più in generale – a parte qualche sbavatura che vedremo – lo è stato tutto il servizio. Perfetti, dobbiamo far notare, i tempi della cucina, che ha fatto registrare giusto un piccolo fisiologico rallentamento sul finire della cena, ma che ha gestito in maniera impeccabile i ritmi di presentazione delle differenti portate.
 

Sa Osa - Natalis di Araj ragù di polpo

Sa Osa – Natalis di Araj ragù di polpo

 

Jesus, che per sua abitudine prende in considerazione il menù cartaceo allo stesso modo con cui un maschio medio legge un manuale di istruzioni qualunque, giudica inizialmente piuttosto ordinari i piatti. In realtà verrà presto parzialmente smentito.
Il Raschione concorda con il maître un percorso di antipasti di mare (presente anche un menù di terra), mentre l’Ing.Marrocu rivendica nuovamente un suo presunto ius primae vini, scegliendo dalla «molto ben fornita» cantina un bianco Greco di Tufo DOCG del 2011, “Loggia della Serra” di Montefusco, che verrà proposto ed approvato con la consueta inopportuna teatralizzazione: «E’ solo per perdere tempo, tanto l’esito dell’assaggio è scontato».
In attesa degli antipasti, ci viene presentato un ottimo pre-antipasto composto da pomodorino confit su vellutata di cavolfiore e olive disidratate; delizia questa, che pensiamo sarebbe stato più opportuno accompagnare ad uno spumante di benvenuto, piuttosto che presentare come primo coinvolgimento del Greco di Tufo.
 

Sa Osa - Linguine

Sa Osa – Linguine

 

Gli antipasti, ottimamente presentati in porzioni singole e su stoviglie pre-riscaldate, si articolavano in alcune pietanze di eccellente fattura, accostate ad altre di meno unanime approvazione: fritturina del golfo con verdure “pastellate”, piuttosto buona relativamente a calamari, gamberetti e verdure, da dimenticare considerato nello specifico il gusto dei latterini; polpo in crema di patate tiepida allo zafferano di San Gavino con ornamento di prezzemolo, di cui era molto buona la crema ma non altrettanto ben dosata la cottura del polpo (abbastanza gommoso); eccellente zuppetta di cozze in rosso, con salsa di pomodoro piccante; discutibile insalatina di ceci, gamberi, rucola e pomodori, che sulla carta sarebbero dovuti essere ciliegini, ma che per la loro eccessiva acidità si slegavano totalmente dal gusto complessivo ed erano in antitesi con la riduzione di aceto balsamico; tonno fritto in agrodolce (in carpione) con cipolle, che dubitiamo fossero di Tropea; buona tartare di tonno crudo con salsa citronette (olio sale e limone, senza pepe). Registriamo, relativamente agli antipasti, l’accompagnamento della cena con ottime bruschette all’olio e pane Civraxu mentre, nell’ottica della ricerca dell’eccellenza, consigliamo di sostituire più spesso le posate con l’alternarsi delle varie portate.
 

Sa Osa - Millefoglie

Sa Osa – Millefoglie

 

Nonostante l’altisonanza dei primi piatti e la loro apprezzabile presentazione, il nostro giudizio non può andare molto oltre la sufficienza: Natalis (mezze maniche) di “Araj” al ragù di polpo, con pomodorini ciliegia e olio allo scalogno per il Raschione e l’Ing.Marrocu; linguine de “Sa Osa” allo (verosimilmente) zafferano, con gamberi, asparagi selvatici e pomodori per Jesus.
In funzione di una insospettabile inappetenza dell’Ing.Marrocu e dell’abbondanza dei primi, i Burricchi sceglievano di passare direttamente al dolce: particolarissimo sorbetto al limone fresco (probabilmente spremuto sul momento, e per questo troppo acido) per Jesus, ottimo millesfoglie con crema di zuppa inglese e granella di cioccolato, per i due restanti Triumviri. Considerata la fornitura di liquori – non di primissimo livello se confrontata con quella dei vini -, la cena si concludeva con un “Cynar” e un caffè per Jesus, e una grappa alla vernaccia per il Raschione («è più buono il mio colluttorio»), vampirizzata dal ripensamento del Marrocu, che formalmente dichiarava di voler saltare il giro.
Conto finale di difficile interpretazione: la composizione delle pietanze comandate era in qualche modo riconducibile (ma eccedente) ai menu fissi da 25€, conteggiati quindi in numero di quattro anziché tre, tanto da cagionare una spesa finale di 33€ cadauno, prezzo di certo inferiore alla qualità di quanto assaggiato e al servizio di cui abbiamo goduto.

La nuova “Hostaria Sa Osa” è senza dubbio un ristorante dalla buona impostazione generale, che presenta le sue eccellenze nella qualità del servizio e – ad esclusione dei liquori – nella cantina. La cucina appare a tratti brillante, a volte meno convincente, mentre l’ambientazione e la proposta musicale disegnano per gli avventori un’atmosfera di certo piacevole e rilassante. Ottimi i margini di miglioramento; per ora, tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Hostaria Sa Osa”: Tre Burricchi.
Ristorante Hostaria Sa Hosa Indirizzo: Via Cavour 48, Cagliari
Telefono: 0707568536    [mostra in google maps]
 

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gen 27 2013

Ristorante Kiwi – Assemini

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Kiwi - Esterno

Kiwi – Esterno

 

Non è che io vada esattamente pazzo per il kiwi. Sia chiaro: indiscusso che proprio io abbia qualcosa in contrario nello sradicare una qualsivoglia pianta autoctona (猕猴桃), per provare a coltivarla con profitto dall’altra parte del Mondo, in condizioni di clima e ambiente microbiologico ostile; se così non fosse stato nei secoli, cosa mangeremmo qui ora, come frutto dalla nostra Terra? Forse solo il cardo selvatico e sa canciofa; nemmeno sa ficumorisca: niente pomodori, niente angurie, melone, niente patata… Non è che esattamente non mi piaccia quel sapore, insistentemente acidulo, che sa di lontano estro orientale … ma, perdio, consentite che mi piaccia di più il gusto dolce del piricocco nostrano?
 

Kiwi - Interno

Kiwi – Interno

 

Sabato mattina. E’ breva la giornata per i Burricchi. Alle dieci, con il sole già alto, Jesus è ancora croccau mentre il Raschione, infortunato qualche giorno prima, è concentrato sulla stimolazione criogenica della sua caviglia gonfia. Il V-Hot, apprezzato e titolato personaggio della galassia Donkeys – che forse ricorderete in altre esaltanti apparizioni – è invece già in piedi, impegnato nell’hobby della meccanica, per ristrutturare una preziosa Vespa d’epoca. Di lì a breve, Jesus, avrebbe fatto irruzione nella sua dimora, per procedere al cambiamento di una lampadina della 150cv: «non puoi farlo tu da solo burriccu???». «Ho cercato il video su youtube, il 90% delle persone lo fanno fare all’elettrauto: pitticcu su casinu!». Per fortuna che il V-Hot c’è!
 

Kiwi - Cruditè di ostriche

Kiwi – Cruditè di ostriche

 

Dati i tre minuti di ritardo con cui i due burricchi (ricordiamo che l’Ing.Marrocu è nuovamente uccel di bosco, in vacanza all’estero) si presetavano di fronte alla abitazione del Raschione, ci saremmo aspettati che questi si manifestasse lanciando insulti e brandendo minacciosamente una stampella di legno. Invero, solo una ben mimetizzata cavigliera rigida tradiva il suo accidentale malessere fisico, oltre ché un ben evidente passo claudicante. Dopo circa venti minuti, passati a discutere su quale fosse la strada migliore per risparmiare quei venti/trenta secondi di viaggio, i tre raggiungevano il ristorante Kiwi, collocato a metà strada tra i comuni di Assemini e Decimo. Nonostante qualche riferimento indichi che il locale si trova formalmente nel comune di Decimo, Jesus preferisce pubblicare la prima collocazione, giusto per fare un dispetto al Raschione, che sosteneva insistentemente la tesi opposta.
 

Kiwi - Antipasti di mare

Kiwi – Antipasti di mare

 

La struttura – che secondo l’insegna all’esterno dovrebbe contemplare anche i servizi di gelateria e pizzeria – è una sorta di moderna villa con un piccolo giardino verde perimetrale ed un ampio parcheggio, edificata su misura per banchetti e ricevimenti di nozze di medie dimensioni.
Oltre che ombrelloni e tavolini metallici da bar, compare, sempre all’esterno del ristorante, un grande gazebo bianco coperto, probabilmente utilizzato nelle attività del periodo invernale. Internamente, il locale si compone di un’unica ampia sala, disegnata con uno stile sardo-new style, a cavallo tra il rustico e moderno, interrotta nella distribuzione degli spazi da alcune arcate in muratura color paglierino, poggiate su solidi pilastri bianchi. La resa scenica complessiva è piuttosto confusa e caotica, soprattutto nei pressi dell’ingresso, dove primeggia il bancone da bar e dove troviamo collocati gli split delle pompe di calore, con effetto piuttosto approssimativo e antiestetico. Punto di non ritorno nella sindacabile ricerca estetica, è il TV LCD che troneggia sui tavoli, tra l’altro con una vistosa macchia scura al centro. Più ordinato ed apprezzabile ci pare invece il fondo della sala, dove striate pareti chiare sono state arricchite con splendide sculture lignee amorfe, e dove alcuni discreti tendaggi cercano di celare i moderni infissi, non propriamente eleganti.
 

Kiwi - Aragostelle

Kiwi – Aragostelle

Kiwi - Zuppa di cozze

Kiwi – Zuppa di cozze

 

Proprio sul fondo della sala i tre burricchi vengono fatti accomodare, e scoprono subito che il freddo che avvertono (Jesus presenta ancora gli strascichi del puntore) dipende da un problema all’impianto di riscaldamento, al quale un tecnico in loco cercava di porre rimedio.
Il servizio in sala viene garantito da una giovane cameriera, un cameriere più anziano, e da un preparatissimo e gentile maître che, vi anticipiamo, per professionalità, cortesia e attenzione ai particolari, vale per metà la piacevolezza del pranzo, essendo riuscito finanche ad arginare, alcune evidenti disfunzioni organizzative che complessivamente abbiamo potuto rilevare.
 

Kiwi - Fregola con arselle

Kiwi – Fregola con arselle

 

La prima disfunzione è la disponibilità della cantina. Nonostante la prestigiosa carta dei vini, abbiamo dovuto indirizzare la nostra scelta, verso un pur buon vermentino “Costamolino” DOC del 2011, delle cantine Argiolas, a seguito di una contingente indisponibilità di molte altre etichette.
La degustazione del vino è stata portata a termine dal V-Hot e condotta in maniera impeccabile dal maître mentre, per dovere di cronaca, segnaliamo che il Raschione Ettore ha solo in minima parte attinto alla bottiglia del nettare, perché assolutamente ligio e piegato alle controindicazioni istoriate nel bugiardino dei propri antidolorifici: maledetto infortunio!
 

Kiwi - Spaghetti alle arselle

Kiwi – Spaghetti alle arselle

 

Gli ordinati antipasti di mare, arrivavano al tavolo in tempi pienamente (ed eticamente) ragionevoli mentre, a parte le buonissime ostriche crude richieste come integrazione, non possiamo giudicare con entusiasmo il valore complessivo delle portate presentate: dozzinale insalata di mare con polpo, cozze, calamari, surimi e “giardinera”; anonima insalatina di rucola e polpa di gambero (o surimi, non era ben chiara la differenza); polpo alla diavola con buona aromatizzazione di pomodori secchi; poco efficaci frittelle di gianchetti, dal retrogusto eccessivamente acido. Seguivano poi delle buone aragostelle in salsa catalana (pomodoro e cipolle) e una discutibile zuppetta di cozze: sufficientemente gustoso (tanto quanto è gustoso il sugo casar) il sugo, ma la qualità dei mitili in sé lasciava piuttosto a desiderare. Il V-Hot non apprezzava. Abbiamo apprezzato, invero, la qualità e il gusto dei panini messi a disposizione della tavolata.
 

Kiwi - Grigliata mista

Kiwi – Grigliata mista

 

Un secondo “grave episodio” (che ha dilatato in maniera considerevole i tempi del pranzo) viene registrato, nell’avvicinamento ai primi piatti. Il Raschione, che inizialmente aveva richiesto delle altisonanti trenette “Kiwi” con arselle, fiori di zucca e zafferano, veniva avvicinato (ad antipasti terminati da un pezzo) dal desolato maître, che faceva notare come i fiori di zucca fossero ormai fuori stagione, e quindi sarebbe stato necessario modificare gli ingredienti o scegliere una portata alternativa. Ci chiediamo: perché tenerlo allora in menù?  Ad ogni buon conto, il Raschione derubricava il suo piatto verso il medesimo scelto da Jesus: una fregola con arselle in rosso, molto gustosa e servita alla giusta temperatura (buddia!), nonostante fosse stata preparata con pasta evidentemente non artigianale. Buoni anche gli spaghetti alle arselle del V-Hot, che però segnalava un eccesso di sabbiolina, non efficacemente drenata dalla appetitosa conchilifera.
 

Kiwi - Sorbetto

Kiwi – Sorbetto

 

Nonostante le porzioni fossero state abbondanti e i fumi dei vari analgesici/antiepiretici presenti nel sangue dei 2/3 dei commensali, si decideva per una “piccola” grigliata mista. La lunga attesa è stata mitigata dalla presentazione di fresco pinzimonio (finocchio, sedano, carote, pomodori), corredato da una deliziosa salsa vinaigrette, preparata con maestria sul momento dall’ottimo maître: «meglio che farsela preparare dal Marrocu, no?!».
L’ottima ed abbondante («meno di questo non ce la facciamo!») grigliata al gradevole aroma d’alloro era costituita da una grossa spigola, un’orata, tre seppie e sei gamberi.
Non pienamente convinti dai dolci della casa proposti, i Burricchi sceglievano di terminare il pranzo con tre sorbetti al limone, dimostratisi veramente gustosi, probabilmente per effetto del buon dosaggio di scorze di limone amare, e dell’utilizzo di Vodka (almeno pensiamo). L’avventura culinaria si concludeva con dei caffé, non accompagnati da alcun ulteriore liquore. Costo complessivo dell’esperienza 40€ cadauno, da giudicarsi un 10% limabile per difetto rispetto al giusto dovuto.

Il Ristorante Kiwi presenta un certo numero di difetti. Innanzitutto il nome, che richiama l’idea di una discoteca e che risulta poco accattivante per chi dovesse scegliere un locale della zona, in funzione della sola pubblicità (questo per rispondere ai dubbi del maître sulla fragile popolarità del luogo). Altri più seri difetti sono l’organizzazione complessiva (vini e menù dovrebbero essere sempre sotto controllo) e una scelta di antipasti piuttosto banale e approssimativa. Per il resto abbiamo potuto notare una cucina dalle buone potenzialità e un servizio a dir poco impeccabile, che gli vale obiettivamente la menzione speciale. Due burricchi.
 

VALUTAZIONE “Kiwi”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Kiwi Indirizzo: SP Assemini/Decimo, Assemini
Telefono: 070946444    [mostra in google maps]

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set 30 2012

Ristorante Al Cavour – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Al Cavour - Ingresso Via Cavour

Al Cavour – Ingresso Via Cavour

 

Che cosa dire del Camillo di Cavour? Raffinato politico dell’Ottocento, appassionato patriota, fervente anticlericale, monarchico illuminato, primo ministro del Regno di Sardegna ma, soprattutto, quello della targa di Via Cavour, che non so bene chi sia, ma che fa tanto chic e mi piace sentirlo nominare, mentre cammino per le strette vie della Marina in una calda domenica di Settembre, o quando passo davanti a quel Garibaldi della Via Garibaldi, che senza accorgermene mi prosciuga in una serata tutta la paghetta; e allora volto i tacchi, sì che l’erta si volge in declivio, e dopo poco ritrovo la mia “Smart” bianca, che ho lasciato in zona pedonale – che tanto i vigili a quest’ora sono già a cena -, scendo veloce in Via Cavour (quello della targa) e la parcheggio lì, quasi di fronte al “Cavour”, che tanto i vigili adesso stanno tutti a guardare la partita, e poi loro multano quelli coi topini, mica quelli che portano i soldi! E se poi mi mettono la multa, c’è sempre papà che me la fa togliere…
 

Al Cavour - Interno

Al Cavour – Interno

 

Che bella sa essere la Cagliari di fine Settembre: calde serate senza afa, profumi di festa, disinvolti turisti che si insinuano, ordinati e attenti, negli angiporto più accoglienti e suggestivi della città, senza l’oppressione della fastidiosa ed invivibile calca estiva. I tavolini nei vicoli della “Marina”, stanno ancora lì, dove stavano all’inizio della bella stagione, così come si avvertono ancora la frenesia e il desiderio dell’Estate; e se non fosse che è la fine e non l’inizio, sarebbe ancora Estate: “com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire.”
Sabato sera, due losche figure asinine, rinchiuse in una rombante, ma – a dire la verità, date le piogge dei giorni scorsi – poco luccicante 150cv, scorrazzano veloci per le arterie cittadine, discutendo sulla zona più opportuna dove parcheggiare, arrivando dallo scorrevolissimo Viale Colombo.
 

Al Cavour - Bruschette all'olio

Bruschette all’olio

Al Cavour - Cruditè di cozze

Cruditè di cozze

 

Jesus: «Secondo me è meglio fermarci al molo “Ichnusa” e fare una breve passeggiata.
Raschione: «Cosa dici, entriamo nel porto che facciamo molto prima!»
Jesus: «Sarà… so già che, come tutte le cose che non decido io di persona, si rivelerà certamente una cazzata!»
Dopo aver percorso tutta via Roma lato mare, viale La Plaia, aver aggirato (magistralmente) un ingorgo ed essersi imbucati diligentemente nel porto, i due riescono a trovare per colpo di c… fortuna, una zona di sosta, decisamente più distante rispetto a quella indicata da Jesus dieci minuti prima. Come volevasi dimostrare, su giru de su molenti: burriccu!!!
 

Al Cavour - Gamberetti, diavola, scabecciu

Al Cavour – Gamberetti, diavola, scabecciu

 

Se non altro, il breve periodo di indugio accumulato, non è stato consumato nell’attesa dell’Ing.Marrocu, lui sì in forte ritardo, per effetto del traffico caotico del weekend, e della difficoltà nel trovare un parcheggio… in moto!
Grazie al consueto disallineamento temporale dell’ingegnere, abbiamo comunque avuto modo di assistere ad un signorile diverbio, poco fuori dal locale, tra il gestore/cameriere del “Cavour”, e un pittoresco personaggio con zainetto e bicicletta sgangherata, frequentatore storico del quartiere.
Alle ore 21.12, dopo i convenevoli di rito, i tre burricchi varcavano la soglia del Ristorante.
 

Al Cavour - Salmone, tonno, polpo

Al Cavour – Salmone, tonno, polpo

 

Il locale, al suo interno, si presenta elegante, accogliente e ben curato nei dettagli. Dall’ingresso di Via Cavour, si accede ad una prima piccola sala, in cui dominano una suggestiva volta ad arco e un bel bancone da bar color arancio striato, impreziosito da alcune piante ornamentali. La struttura si compone poi di altre due piccole sale, con pareti color ocra – sapientemente decorate con pietre di tufo chiaro -, in cui fanno bella mostra gli infissi e la mobilia dalle tonalità bruno antiche, uno splendido tetto con assi di legno, e il pavimento color ardesia; su quest’ultimo, sono disposti efficaci punti luce d’atmosfera, ed alcuni piccoli tavoli quadrati, dalla fisionomia e dall’impronta più moderne, ma bene innestati nell’architettura generale. Il ristorante inoltre, fa angolo con una viuzza laterale, nella quale vengono occasionalmente alloggiati i tavolini esterni, ad usufrutto di avventori forestieri ed indigeni. Unico appunto da muovere all’allestimento estetico del “Cavour”, è l’abuso dei diffusori acustici, veicolati da un moderno personal computer, che gracchiano molestamente sulle note di “Radio Sintony”. Giustamente l’Ing.Marrocu, ha prontamente richiesto la cessazione delle trasmissioni.
 

Al Cavour - Guazzetto di cozze

Guazzetto di cozze

Al Cavour - Ricotta miele bottarga

Ricotta miele bottarga

 

Il servizio in sala veniva garantito, in prevalenza, da una giovane e gentile cameriera. Servizio che, invero, si è dimostrato abbastanza disattento e approssimativo in taluni frangenti. Dal menu à la carte (presenti anche quelli “turistici”), scegliamo un assaggio di antipasti, con integrazione di cruditè di cozze (spavaldamente consumate, quasi per intero, da Jesus: «spereusu beni»!).
 

Al Cavour - Fregola con arselle

Al Cavour – Fregola con arselle

 

Soverchiando le velleità autolesionistiche del Raschione – forse intuendo dalle parole della cameriera la possibile entità delle porzioni -, Jesus e il Marrocu chiedevano di limitare a due soli coperti la misura degli antipasti. Nonostante questo, abbiamo avuto qualche difficoltà a terminare senza sforzi la serie di antipasti, proposti in forma numerosa ed abbondante. Più difficoltoso è stato l’ordinare il vino, poiché il personale sembrava non avere ben chiaro, oltre al nettare della casa, cosa vi fosse effettivamente in cantina. Ad ogni modo, la scelta è ricaduta su un evergreen: vermentino DOC “Costamolino”, delle cantine Argiolas che, nonostante fosse da noi ricordato per alcune annate non particolarmente brillanti, questa volta si è dimostrato, insperabilmente, eccellente!
 

Al Cavour - Spaghetti ai crostacei

Al Cavour – Spaghetti ai crostacei

 

Oltre alle cozze crude, e a delle deliziose bruschette salate all’olio (espressamente richieste), al tavolo dei donkeys sono stati presentati: insalata di gamberi, surimi, sedano e carote; gamberi in salsa rosa e sedano su letto di radicchio; gattuccio di mare a “scabecciu”; polpo alla diavola; carpaccio di salmone su letto di radicchio; salmone affumicato, noci e aceto balsamico su letto di verdure; insalata di polpo; tonno alla catalana con cipolle e pomodori; ricotta affumicata con miele e bottarga; guazzetto di cozze marinate con pepe nero (Raschione rivolto ai due voraci commensali: «mi avete lasciato quelle peggiori, disonesti!!!»).
Possiamo considerare gli antipasti di buon livello, con riferimento specifico alla qualità delle materie prime, con qualche punta di lodevole originalità (come la ricotta con miele e bottarga o il salmone con le noci e l’aceto balsamico, delizioso) ma di meno brillante implementazione tecnica e presentazione pratica (ad esempio lo “scabecciu” è stato servito eccessivamente freddo).
 

Al Cavour - Seada al miele

Sebada al miele

Al Cavour - Pannacotta al caramello

Pannacotta al caramello

 

Nell’attesa dei primi piatti, Jesus e il Marrocu,  decidevano di prendersi una “Passad’i acqua” per andare a comprare le sigarette. Al loro ritorno, una quasi amara sorpresa: oltre alla buona fregola con arselle aromatizzata con alloro e pomodori secchi – ordinata dal Raschione -, compariva sul tavolo un unico piatto di Spaghetti ai crostacei (in realtà spaghetti ai gamberi!). Poco male: considerata l’abbondanza del piatto, i due burricchi decidevano di condividerlo, piuttosto che ordinarne uno nuovo; spaghetti apprezzati da Jesus, meno dal Marrocu, ortodosso estremista de “sa gambera”.
Si decideva dunque, di passare direttamente ai dolci, che però si sono rivelati non all’altezza: sebada al miele per il Raschione («da discount!»), pannacotta al caramello, eccessivamente solida e stopposa, per Jesus e il Marrocu. La cena si concludeva qui, senza ulteriori orpelli. Il costo finale, di 23€ cadauno, è risultato piuttosto inferiore alla media delle nostre ciccionate, ma per il quale va contestualizzata l’assenza di secondi e amari e l’ordine – escludendo i dolci – di porzioni riferibili a due commensali anziché tre.
Il Ristorante “Cavour”, si presenta un ambiente accogliente e caratteristico. La sua cucina è semplice, ma basata su materie prime di buon livello; numerosissimi (menzione speciale) ed abbondanti gli antipasti. Più discutibili risultano essere il servizio, la dotazione della cantina, e la qualità dei dessert. Due Burricchi con menzione speciale.

 

VALUTAZIONE “Al Cavour”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Al Cavour Indirizzo: Via Cavour 48, Cagliari
Telefono: 070680313    [mostra in google maps]

 
 

Appendice. La serata si è conclusa con una degustazione di ottime e ricercate grappe, gentilmente offerte da un altro ristoratore della zona: Tony Frau, titolare de “La Tavernetta“, pochi metri più avanti, nella stessa via Cavour. Nel medesimo locale erano presenti il burriccu Orione – con un gruppo di amici -, e altri amici dell’Ing.Marrocu (come è piccolo il mondo!), con il quale l’ingegnere non si è sottratto (facendoci attendere 10 anni!) dal fare il figo! Grazie per la bella serata :D.


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lug 28 2012

Ristorante L’ippodromo – Cagliari

 Scritto da Jesus | 4 commenti | Commenta

Ippodromo - Esterno

Ippodromo – Esterno

 

Equidi, quadrupedi sulla pista; s’affrontano nella calca e nell’impeto della corsa, fianco contro fianco, ciascuno sentendo l’ansimare veloce dell’altro, ciascheduno bagnato dal sudore del vicino avversario, ognuno contro la propria fatica e i propri limiti, per trionfare su tutti, per eleggere il primato del proprio sangue, per glorificare la propria discendenza, per sentire ardere la fiamma della propria esistenza, divorata nel volgersi di una veloce passione, piuttosto che erosa dal lento e disonorevole oblìo della umana accidia.
Orsù, destatevi miei cari Burricchi! Assaporate lo spirito dei vostri fratelli purosangue, lottate nel delirio dell’arena, combattete senza timori e sentitevi vivi!

 

Ippodromo - Interno

Ippodromo – Interno

 

Venerdì sera. Viva e rinata, quasi a prendere esempio dal suo padre Jesus, morto e risorto in quel di terra Santa qualche millennio orsono, la 150cv, sfreccia e scorrazza nuovamente per le strade del cagliaritano, coraggiosamente (accallonatamente) sfidando, nella calca del traffico urbano, le sue sorelle, quasi tutte imbrigliate nella limitatezza di una meccanica dozzinale.
Il secondo fantino Ettore, si irrigidisce, avverte il pericolo, e alla fine pontifica: «Burriccu, non spuntare in seconda, che ti fotti di nuovo la frizione!».
Di lì a poco, verso le ore 21, i due burricchi avrebbero raggiunto la loro destinazione: ristorante “L’ippodromo”, in Cagliari, sul lungomare Poetto.

 

Ippodromo - Salmone

Ippodromo – Carpaccio di salmone

 

Il Ristorante/Pizzeria, si trova negli spazi riservati al vecchio ippodromo di Cagliari che, dopo aver percorso una breve strada sterrata, si raggiunge lasciandosi sulla destra il maneggio degli equidi, per arrivare infine al comodo ed amplissimo parcheggio in fronte al locale stesso, gestito e  organizzato, con discrezione, da un non più giovane parcheggiatore, che dà le indicazioni agli automobilisti in arrivo.
Arrivati naturalmente ben prima dell’Ingegner Marrocu, lontano dal correttamente interpretare qualsivoglia – pur semplice – indicazione stradale, Jesus e il Raschione hanno modo di apprezzare il non trascurabile numero di colleghi avventori che, nel frammezzo della loro attesa, avrebbero varcato la soglia del ristorante. Tale fattore condizionerà, vedremo, tutta la loro serata.

 

Ippodromo - Insalata di mare

Ippodromo – Insalata di mare

 

Al suo interno il ristorante, seppure non particolarmente impegnativo in termini di raffinatezza ed eleganza ambientale, si presenta gradevole, curato e ben climatizzato. Gli spazi sono distribuiti su diversi ambienti, dominati da pareti color arancio, piante ornamentali, infissi e mobilia verde scuri, e una sovrastruttura ad archi, che dà l’idea di trovarsi all’interno di un giardino coperto.
Ben numeroso (adeguato all’elevato numero di clienti) , gentile e volenteroso il personale, in certi casi comunque distratto e dispersivo, in taluni professionale e attento. Nonostante la cosa potrebbe andare contro radicate consuetudini e aspetti di natura pratica, un consiglio che ci sentiamo di dare in queste condizioni, è quello di distribuire il carico di lavoro assegnando un unico cameriere a diversi tavoli, piuttosto che differenziare i vari compititi e destinare ai propri clienti un interlocutore sempre nuovo nelle varie fasi della cena; in caso differente, si rischiano fastidiose distrazioni e un pericoloso difetto di coordinamento.

 

Ippodromo - Tonno fresco

Ippodromo – Tonno alla catalana

 

Quello che però ipotizziamo e riteniamo un grosso difetto de “L’Ippodromo”, almeno durante la stagione estiva, è il fatto che la cucina sia strutturalmente sottodimensionata, rispetto al numero gestito di coperti; altrimenti non si spiegherebbero i sesquipedali tempi d’attesa, manifestatisi in ogni fase della nostra ciccionata, che hanno condotto il solitamente composto Ing.Marrocu, a lamentarsi verbalmente con una incolpevole cameriera, finanche minacciando di non consumare i piatti già ordinati, per concludere velocemente il pasto.
Altro fattore negativo, che disegna il contesto di svolgimento della nostra cena
– sempre legato al numero di clienti – è il perenne brusio e la chiassosità della sala, alimentati da talune sguaiate e moleste avventrici, dall’ugola evidentemente ben allenata: «quale gaudio, quale gaiezza, di giovialitá son pregni i muri!»

 

Ippodromo - Zuppetta di cozze e arselle

Ippodromo – Zuppetta di cozze e arselle

 

Fatte queste doverose e non troppo lusinghiere premesse, possiamo invero rendicontare i nostri lettori sull’effettivo svolgersi della cena, che si è aperta con l’offerta di un buon prosecco di benvenuto, accompagnato dalle ottime olive marinate (consumate per intero nell’attesa degli antipasti) già presenti in tavola. Come di consueto ordiniamo dapprima un assaggio di antipasti di mare, valorizzati da una bottiglia di ottimo vermentino DOC Tuvaoes, delle cantine Cherchi, ahimè servito inspiegabilmente troppo caldo, e per il quale i Donkeys hanno fatto non poca fatica per ottenere, dopo un prolungato scorrere del tempo, adeguato e fresco riparo in un cestello del ghiaccio.
Gli antipasti, non abbondanti ma adeguati nell’ottica di una cena completa, erano costituiti da quattro differenti pietanze.

 

Ippodromo - Fregola

Ippodromo – Fregola

 

Trattavasi di: buona insalata di mare con polpo, seppie e gamberi, ottimo carpaccio di salmone su letto di pomodorini e lattuga, buon (ma qui il giudizio del Raschione si differenzia, in negativo, rispetto a quello dei commensali) tonno alla catalana con cipolle, pomodorini, su uguale letto di lattuga e rucola, per finire con una zuppa di cozze e arselle, parecchio saporite ma arrivate al tavolo eccessivamente fredde.
Per dovere di cronaca, segnaliamo che, tra l’aver ordinato gli antipasti e il loro effettivo usufrutto, sono passati all’incirca cinquanta minuti, e oltre.
Altrettanto gravoso è stato il tempo d’attesa, prima di riuscir d’addentare i primi piatti: buone (seppur con qualche difetto di cottura della pasta) linguine alla granseola e granchi (non ben identificati)  per Jesus e l’Ing.Marrocu, pessima fregola di mare (in realtà di sole cozze e arselle) presentata al cospetto del Raschione: «la peggiore che abbia mai mangiato!» e criticata persino da un attento cameriere: «non ha un bell’aspetto, redarguirò il cuoco!»

 

Ippodromo - Linguine alla granseola

Ippodromo – Linguine alla granseola

 

Nonostante spazio vi fosse per poter ingurgitare qualche altra pietanza – in particolar modo l’appetitosa aragasta osservata nel tavolo di una coppia al nostro fianco, per la quale fortunatamente il servizio è sembrato più rapido – dati i tempi d’attesa rapportabili alla filogenesi dei primati, i tre burricchi sceglievano di passare direttamente ai dolci, risultati questa volta impeccabili: semplice sorbetto al limone per Jesus, cassata siciliana dalla originale forma triangolare per il Raschione, zuppa inglese per l’Ingegner Marrocu. Quest’ultimo – vi segnaliamo – sul finire della cena, forse stimolato dai fumi alcolici del Tuvaoes ormai rinfrescato, forse infastidito dall’eccesso di attesa e dalla rumorosità della sala, si lasciava andare ad una serie interminabili di sproloqui non politically correct, su alcune discutibili peculiarità di pensiero dei sardi. Per chi fosse interessato, può visionare sul canale Twitter del Donkey Challenge: [http://seud.eu/?wgm]

 

Ippodromo - Zuppa inglese

Ippodromo – Zuppa inglese

Ippodromo - Cassata siciliana

Ippodromo – Cassata siciliana

 

Costo complessivo della cena, 44€ cadauno – comprensivi di due caffè e due dimenticabili grappe barricate finali -, da giudicarsi almeno un 25-30% superiore al giusto dovuto, in funzione di una serata determinata dagli intollerabili tempi d’attesa, che hanno inevitabilmente condizionano metabolismo ed evoluzione glicemica dei commensali, determinando conseguenti situazioni di non gradevolezza alimentare, come ad esempio la perdita d’appetito per sfinimento! Quello che possiamo banalmente consigliare ai gestori dell’Ippodromo, o di altri ristoranti con il medesimo problema nel periodo di maggior afflusso turistico, è quello di astenersi dall’accogliere più clienti, di quelli che in realtà si possano adeguatamente servire. Ovviamente, ben comprendiamo, questo può andare incontro a più stringenti esigenze di carattere economico, ma nella prospettiva della salvaguardia del proprio nome, è forse meglio guadagnare qualcosa di meno, piuttosto che compromettere, con spiacevoli situazioni di contorno, una cucina che è sembrata (a parte qualche eccezione) di discreto livello. Un burriccu!

 


VALUTAZIONE “L’Ippodromo”: Un Burriccu.
Ristorante L’Ippodromo Indirizzo: Viale Poetto, Cagliari
Telefono: 070.3838097    [mostra in google maps]
 

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