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giu 13 2014

Ristorante Sa Furria – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Sa Furria - Esterno

Sa Furria – Esterno

 

Mia nonna, senza rifletterci, un tempo mi ripeteva:
«Su baddarincu. Poni mesu tottu nudda e furria».
Metti, mezzo, nulla, tutto… e ritorna.
La girandola della vita. Prendi, lascia, togli, afferra, vinci, perdi, mangia, digerisci e mangia ancora. Jesus, il Raschione Marrocu. Ieri, oggi, domani e sempre.
Ci vediamo, ci ritroviamo intorno a una tavola. Non è stabile, non è in piano, ma cosa in realtà lo è davvero; neanche la terra sotto i nostri piedi… Tanto vale aspettare che ci scivoli sopra qualcosa, rotolando dalla cima della collina fin qui. Dopo di ché, se la cena sarà soddisfacente, rotoleremo pure noi; sulla pancia, sulla schiena, avanti, indietro e furria.
 

Sa Furria – Olive bruschette

 

Non c’è burriccu più ignorante e ottuso, di quello che non sa tornare sui propri passi, rivedere le sue opinioni, recedere da posizioni di comodo e rinunciare ad orgogliose testardaggini per rendere omaggio alla verità, piuttosto che al proprio personale interesse. Pochi sono i virtuosi che possano vantarsi per tali qualità e beh, certamente non li troverete tra i molentis di questo blog.
Né qui troverete oggi romanzata una vicenda per la quale possa manifestarsi l’occasione di dimostrare virtuosismi di onestà intellettuale. Quasi logisticamente ci staremmo, oggi. La via Sassari, sentiero primario della ristorazione cagliaritana abbiamo bazzicato in lungo e in largo prima di oggi, negli anni passati. Ristoranti che un tempo v’eran ivi, più o meno bene da noi valutati, oggi non quisquiliano più.
 

Sa Furria - Antipasti

Sa Furria – Antipasti

 

E’ il caso questo del ristorante che fu al civico 86, il “Bataclan“, uno dei primi che ha ospitato le ciccionate del Triumvirato, quando il Burriccu Pg non era stato ancora divorato dal demone della susunkaggine, quando l’Ing.Marrocu era un imberbe freelancer della ristorazione, non ancora integrato ed elevato al rango di Burriccu ufficiale.
Qui siamo ritornati ma l’insegna non è più la stessa. Ora c’è “Sa Furria”, ma il Bataclan in un certo senso è ancora lì, negli interni e negli arredi, che notiamo identici alla precedente gestione (e che quindi non ri-descriveremo), nel nome vergato sul menù, nell’atmosfera che sa di via Sassari. Qualcosa di diverso c’è, a partire dal gazebo esterno che ci accoglie, piacevolmente in una calda domenica primaverile, nonostante il via vai di persone alle nostre spalle e le macchine che circolano a un metro di distanza. C’è di nuovo anche il personale. Ricordavamo una sobria signora a quel tempo. Oggi invero ci accoglie un volenteroso cameriere oriundo tuttofare che, nonostante le apparenze, svolgerà più che dignitosamente il proprio compito, dimostrandosi gentile, puntuale e sufficientemente attento. Aiutato, c’è da dire, dal fatto che nel locale, per buona parte del tempo, eravamo presenti solo noi.
 

Sa Furria - Zuppa di cozze

Zuppa di cozze

Sa Furria - Polpo alla diavola

Polpo alla diavola

 

Dignitosamente il suo compito non lo svolgerà, ahimè, la 150cv, inizialmente deputata al traghettamento di Jesus e del Raschione, poi messa in garage per l’improvviso danneggiamento del radiatore :-( .
L’ingegner Marrocu, irriducibile promotore della industria teutonica, con serafica supponenza dichiarava: «non voglio neanche affrontare l’argomento!».
Responsabilità maggiore va attribuita però a quel c… di marciapiede e relativo scivolo con pendenza del 50%, sulla via del garage di Jesus.
Ad ogni modo, sostituita la vettura con la nuova quasi-100cv del Raschione, nessun sensibile ritardo è stato accumulato, anche grazie ad un imponderabile colpo di fortuna del medesimo Burriccu, che riuscirà a farsi varco tra le sature strisce blu di Piazza Yenne. Alle ore 21.02, come concordato, i burricchi erano comodamente seduti nello spazio esterno del ristorante, e consultavano il menù.
 

Sa Furria - Tagliolini agli scampi

Sa Furria – Tagliolini agli scampi

 

E’ facile la composizione della nostra cena. Il menù è ben dettagliato, ma non tutte le voci saranno disponibili, almeno non con ingredienti freschi. Ordiniamo gli assaggi di mare, che nella serata comprendevano quattro portate fredde e due calde. Ancora prima, nella breve attesa che ha preceduto l’arrivo delle prime pietanze, siamo stati intrattenuti da buone bruschette all’olio e da delle classiche olive in salamoia. Non si tratterà di piatti particolarmente elaborati, ma una serie di specialità della cucina cagliaritana (nota: il sito web riporta la possibilità di gustare pietanze finanche calabresi, indiane o bengalesi, che comunque non abbiamo notato), complessivamente, di discreta fattura. Il vino che le ha accompagnate è stato un ottimo Vermentino di Gallura Superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura. Nell’ordine arrivavano al nostro tavolo: carpaccio di tonno fresco con rucola, olio e pepe; insalata di mare, con gamberi, polpo, seppie, olive nere sottolio e pomodoro ciliegino; carpaccio di sardine con olio, prezzemolo e peperoni, su letto di radicchio; sardine fritte impanate con radicchio e limone. Questo relativamente ai piatti freddi. Quelli caldi erano polpo alla diavola (nel menù indicati come moscardini al pomodoro piccante) e zuppetta di cozze, entrambe con un sugo assolutamente di tutto rispetto, probabilmente l’elemento più positivo di tutta la cena, tanto da innescare una forte competizione tra Jesus e l’Ing.Marrocu a colpi di bruschetta, per l’ultimi assaggio di scarpetta!
 

Sa Furria - Risotto ai frutti di mare

Sa Furria – Risotto ai frutti di mare

 

Buoni i primi. Scenografici tagliolini agli scampi, con prezzemolo e pomodorini per Jesus e l’Ing. Marrocu – con forse il crostaceo un po’ troppo cotto -, risotto ai frutti di mare (gamberi) per il Raschione.
Qui finiva la cena di Jesus, che rinunciava al secondo («magari assaggio quelli degli altri»), ricevendo subitamente il generoso apprezzamento da parte dei propri commensali: «col cazz…!».
Il Raschione optava per un piatto di tonno cotto alla piastra con granella di mandorle (inizialmente il cameriere dichiarava non fossero disponibili, ma è stato presto smentito dallo chef), visivamente una sorta di tataki molto cotto. L’Ing. Marrocu si deliziava invece con un filetto di orata cotta al forno, alla vernaccia, condita con prezzemolo e olive verdi. Devo dire che, nonostante l’apprezzamento dell’Ingegnere, all’assaggio Jesus l’ha trovata altresì apprezzabile ma non esaltante.
 

Sa Furria - Tonno

Sa Furria – Tonno

Sa Furria - Orata

Sa Furria – Orata

 

Infine i dolci. La scelta per Jesus e Marrocu è ricaduta sulla frutta. Ananas per l’Ingegnere, melone per Jesus («dov’è il sale?»). Anche qui discorde l’opinione dei due burricchi, con un Jesus possibilista e il collega: «si vede che di melone non ci capisci nulla».
Il Raschione invero non rischiava, lanciandosi su un classico tiramisù della casa.
Niente caffè né amari, la ciccionata si concludeva qui. Costo totale, 38 euro cadauno, da giudicarsi un 15% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina onorevole, ma senza menzioni particolari.
 

Sa Furria - Tiramisù

Sa Furria – Tiramisù

Sa Furria - Melone

Sa Furria – Melone

Sa Furria - Ananas

Sa Furria – Ananas

 


Sa Furria è un discreto ristorante, che esprime una cucina semplice a tratti piacevole, senza però note di particolare rilievo. Comunque da non disdegnare, anche in virtù dalla atmosfera rilassata ed empatica creata dal personale. Due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Sa Furria”: Due Burricchi.
Ristorante Sa Furria Indirizzo: Via Sassari 86, Cagliari
Telefono: 3881274120    [mostra in google maps]
 

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mag 16 2014

Ristorante Tricoli – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Tricoli - Interno

Tricoli – Interno

 

Un’altra punta, un altro monte. Giù verso le colline c’è Gairo a Sud-Ovest, Lanusei a Est. Le vie sono impervie e selvagge, la natura rigogliosa e ostile. Qui sulle vette, nelle giornate limpide, riusciamo a scorgere il Tirreno; Apeliote arriva portando con sé il suo profumo e ipnotizza il nostro passo. Ancora due giorni di errare e saremo a destinazione. Durante il cammino la mia mano aperta accarezza il corbezzolo, il mirto, il lentisco. Gli aromi intensi della terra tradiscono il rigore rigido della roccia, la brezza al crepuscolo mescola il grugnito dei cinghiali al richiamo lontano dei gabbiani. Gea è la nostra casa, e qui vagheremo e torneremo per mille anni ancora.
 

Tricoli - Antipasti

Tricoli – Antipasti

 

Si appropinquano Jesus e il Raschione Ettore, verso il geometrico punto di raccordo tra la via Baylle e Via Savoia, nel quartiere “Marina”, in Cagliari.
L’intersezione ad angolo acuto, tra le due Vie, crea un piccolo slargo triangolare, che ospita la statua in tufo di S.Agostino, e si apre alle sue spalle con la facciata frontale del ristorante “Tricoli”.
Prospetticamente celato dietro il Santo, compare infine la longilinea figura dell’Ing.Marrocu, che già da qualche minuto attendeva i colleghi burricchi nei pressi dell’ingresso del ristorante. Ancora un minuto di ritardo e il puntiglioso Ingegnere avrebbe provveduto a inviare i suoi insulti, per mezzo del suo popolare Samsung Galaxy.
 

Tricoli - Crostini

Tricoli – Crostini

Tricoli - Zuppetta di Cozze

Zuppetta di Cozze

 

Il locale, di recente ristrutturazione, al suo interno è splendido. Articolato su due ambienti contigui, è quasi interamente rivestito da mattoni in pietra e caratterizzato da archi e ruvide volte a crociera. Completano l’arredamento lampadari a goccia simil-cristallo, eleganti ornamenti alle pareti, un bancone a cavallo tra le sale e mobilia minimalista, con tanto di tovaglie plastificate; di quelle che potete trovare nelle vostre cucine, per intenderci. A prescindere dalla validità dell’idea di fondo, per questo ultimo aspetto personalmente avrei evitato di utilizzare temi e fantasie non in linea con l’ambientazione, ma comunque l’effetto finale non è spiacevole.
 

Tricoli - Tagliatelle all'astice

Tricoli – Tagliatelle all’astice

 

Diciamo subito, quello che ci ha lasciato perplessi durante la serata trascorsa al Tricoli (al netto di un breve black-out occorso a metà ciccionata) è che, a dispetto di un numero considerevole di camerieri – buona parte dei quali in tutta evidenza ben preparati e desiderosi di compiere al meglio il proprio lavoro -, il servizio ha drammaticamente difettato in ordine ad un serio e sistematico coordinamento centrale, tanto da cagionare una serie di asincronie e imperfezioni durante tutto l’incedere della cena; errori non facilmente giustificabili per un locale che aspira ad essere di livello. Come presto vedremo, tali imperfezioni fanno da contraltare a una cucina che, a parer nostro, si dimostrerà di ottimo livello.
 

Tricoli - Risotto

Tricoli – Risotto gamberi porcini

 

Al nostro arrivo una graziosa cameriera oriunda, richiamata da un ragazzo al bar, ci conduce al nostro tavolo che, dopo esserci accomodati, si paleserà essere quello sbagliato. Concluso finalmente l’accomodo, prendiamo confidenza con il menù, stampato in modo provvisorio e approssimativo, data la recente apertura. Ordiniamo velocemente gli antipasti, ma dobbiamo giocoforza rimandare la cernita del vino. La carta, arriverà infatti con colpevole ritardo, al pari del vino stesso dopo le prime portate, nonostante il prodigarsi dei camerieri. Ad ogni buon conto il nettare, naturalmente scelto dall’Ing.Marrocu, era un ottimo Vermentino di Gallura superiore DOCG “Monteoro”, di Sella&Mosca.
 

Tricoli - Grigliata mista

Tricoli – Grigliata mista

 

Gli antipasti, un misto di terra e di mare, esordivano con un tagliere di salumi tipici ogliastrini: prosciutto crudo, salsiccia sarda, coppa di maiale e testa in cassetta. A parte quest’ultima pietanza, personalmente non particolarmente amata da Jesus, dobbiamo valutare molto positivamente la qualità dei salumi, così come l’eccellente polpo con patate e bottarga e l’insalata di mare che è seguita. Quest’ultima era evidentemente composta con ingredienti freschi (prevalentemente cozze e seppie), non congelati, difficilmente individuabili nella media delle insalate di mare che di sovente possiamo apprezzare nel cagliaritano. Stesso discorso per il guazzetto di cozze in bianco: buonissime, tanto che le avrei lasciate cuocere un minuto di meno per esaltarne il già delizioso sapore di mare. Degni di nota anche i crostini con crema di pomodoro e peperoni, presentati già prima degli antipasti per spezzare la fame in attesa dell’esordio.
 

Tricoli - Torta di mele

Tricoli – Crostata di mele

 

Tutto genuino e gustoso, quindi, anche se non particolarmente originale e accattivante dal punto di vista della presentazione. Anche i primi si confermano decisamente positivi. Il Raschione e l’Ing. Marrocu ordinavano un risotto con gamberi e funghi porcini, mentre Jesus si lasciava conquistare da un piatto di pericolosissime tagliatelle all’astice. Pericolosissime in termini di rischio per la incolumità degli indumenti dei propri commensali. Il cameriere, intuendo la molesta bellicosità di Jesus, con tanto di bavaglino al bavero («mi parisi Alberto Sordi») preventivamente dotava il medesimo di una quantità industriale di salviette umidificate. Che l’Iddio possa rendergliene merito.
 

Tricoli - Macedonia

Tricoli – Macedonia

 

La pietanza più significativa della serata, è stata però la sontuosa grigliata mista di pesce, dall’aspetto vicino alle grandi “parrillade” catalane: aragostelle, scampi, gamberi, seppie e un’orata alla griglia. Oltre che gustosa, certamente fuori misura, se relazionata alla richiesta di piccolo “assaggio” da parte dei già satolli Burricchi.
Spazio però rimaneva ancora per i dolci. Jesus e il Raschione decidevano di deliziarsi con una buona crostata di mele, mentre l’Ing. Marrocu si “accontentava” di una semplice macedonia di frutta con ciliegie, fragole, kiwi e mele.
Anche qui dobbiamo registrare qualche problema nella richiesta di abbinamento del dessert ad un vino passito. Gli ottimi “Angialis” di Argiolas, arriveranno anch’essi in ritardo, tanto che l’Ing. Marrocu aveva già terminato la sua macedonia.
La cena si concludeva quindi con dei caffè e due rum, – Mathusalem per il Raschione e Ron Zacapa 23 per Marrocu -, neanche a farlo apposta arrivati in ritardo. Costo della serata 39 euro cadauno, da giudicarsi congrui.

 

Il Ristorante Tricoli si presenta con una ambientazione accattivante e piacevole, ideale per serate romantiche o all’insegna della convivialità. Ottima la cucina, anche se non particolarmente originale. Nonostante la buona volontà, il servizio si è dimostrato totalmente privo di un coordinamento. Complessivamente e mediamente, tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Tricoli”: Tre Burricchi.
Ristorante Tricoli Indirizzo: Via Baylle 83, Cagliari
Telefono: 0707332675    [mostra in google maps]
 

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mar 14 2014

Ristorante Peccato di gola in mare – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Peccato di gola - Molo

Peccato di gola – Molo S.Elmo

 


Onda su onda il mare ci porterà alla deriva, in balia di un’orziadas barrosa e aggressiva. Voi tutti non sapete come può essere stimolante cenare vis a vis con un Ingegnere di lungo corso, e apprezzare dietro di lui il mutare periodico dello sfondo, cullati da un insolito ed assuefante dondolare del pavimento ai vostri piedi. Osservando a babordo il profilo di Cagliari ridipingersi ogni istante, secondo l’ipnotico salmodiare delle onde alle gelide carezze della bonaccia invernale, un lontano pensiero ci sovviene, sviluppando una molesta e razionale antinomia tra le nostre confuse idee ma… per vostra fortuna, me lo sono dimenticato…!
 

Peccato di gola - Interno

Peccato di gola – Interno

 

Dunque orbene, col senno di poi Jesus ha ben intuito la ragione per la quale il maitre tuttofare del “Peccato di gola”, abbia invitato gli asinini avventori ad accomodarsi su un tavolo lungo la fila centrale, in luogo di una più panoramica collocazione a ridosso delle vetrate laterali; invito, ovviamente disatteso. In effetti la non fastidiosissima inclinazione del nostro tavolo rendeva bene l’idea di come il ristorante non sia la ricostruzione estetica del sottocoperta di una imbarcazione qualunque, ma un reale vissuto bastimento che, ci verrà poi comunicato, ha in passato servito l’Istituto delle patrie galere, per la conduzione dei detenuti lungo i tragitti in mare, fino alla sua fonda definitiva.
 

Peccato di gola - Antipasti

Peccato di gola – Antipasti

 

E’ quasi piacevole attendere l’Ing.Marrocu al freddo del molo di Sant’Elmo, quando si può godere del dimenarsi del Raschione Ettore che, con ampio gesticolare e movimenti ritmici al telefono, cerca di fornire al burriccu ritardatario, le giuste indicazioni per giungere a destinazione. Una volta questi arrivato, con una autovettura non sua (ma per certe zone del cagliaritano la cosa risulta piuttosto normale, per cui non si fanno troppe domande) i tre burricchi possono quindi congiuntamente imbarcarsi. La sala del ristorante è il ponte di coperta del battello, chiuso e piacevolmente ristrutturato; gli elementi lignei e d’arredo marinareschi, non riescono comunque ad elevare il grado di eleganza oltre una certa misura, contenendo l’ambientazione entro una dimensione accessibile e pittoresca. Meno accattivante la TV satellitare, non efficientissima in merito alla ricezione del segnale, nonostante il parabolone collocato a terra, sulla banchina.
 

Peccato di gola - Zuppa cozze arselle

Peccato di gola – Zuppa cozze arselle

 

E’ empatico, gentile e parecchio indaffarato l’unico cameriere di sala, numericamente più che adeguato per gestire i pochi tavoli occupati, due terzi dei quali impegnati per intercessione di celebri iniziative promozionali online. Non pochi problemi ha dovuto gestire il maitre durante la serata, come il farsi carico del trasbordo di un grosso bombolone del gas, per le anguste scale diretta al ponte superiore, con l’aiuto della cuoca (e titolare?). Subito esclusa la possibilità di usufruire di menù fissi, ci facciamo indirizzare verso i classici antipasti di mare e ci informiamo sui primi di giornata. Curiosamente, il non più imberbe cameriere, resterà stupito dal nostro conoscere il significato del termine “tempura”: «io l’ho appreso la prima volta venendo a lavorare qui!». Poco fornita la cantina, dalla quale l’Ing.Marrocu attingerà un bianco DOC (Vermentino più Sauvignon) “Le Sabbie” delle cantine Meloni, uvaggi provenienti dalle campagne di Senorbì; vino, dobbiamo dire, comunque mesciuto con sufficiente esperienza ed eleganza.
 

Peccato di gola - Risotto alla pescatora

Risotto alla pescatora

Peccato di gola - Spaghetti ai ricci

Spaghetti ai ricci

 

Nonostante qualche piccolo scetticismo, determinato da quelle che ci sono apparse problematiche organizzative dello staff, dobbiamo ammettere che gli antipasti, seppure nella loro semplicità, ci sono apparsi preparati da un polso sicuro e “navigato”.
Trattavasi di una serie di cinque pietanze: frittura di bianchetti, insalata di polpo, buonissime cozze fritte, tempura di verdure, per terminare con una deliziosa zuppa di cozze e arselle in rosso.
 

Peccato di gola - Pesce spada

Peccato di gola – Pesce spada in guazzetto rosso

 

Medesima qualità dobbiamo registrare per i primi. L’Ingegner Marrocu, si rendeva protagonista, in ordine alla scelta del suo piatto, del ben codificato principio del gregge e del pastore, dapprima richiedendo degli accattivanti spaghetti agli scampi per poi, qualche minuto più tardi, modificare la sua ordinazione, avendo udito che al tavolo vicino era stato scelto un risotto alla pescatora: «ma scusi Ingegnere, gliel’ha proposto cinque minuti fa!». Ad ogni modo, ingegneristicamente parlando, la scelta risulterà produttiva, avendo ritrovato nel suo piatto, oltre che gli scampi, un sempre gradito assortimento di cozze e arselle. L’abbondanza del risotto del Marrocu era comparabile con quella degli spaghetti ai ricci di mare, condivisi tra Jesus e il Raschione Ettore. Per nostra fortuna Jesus, reduce dagli strascichi dell’ultimo monumentale puntore, ma soprattutto di un’altra ciccionata pomeridiana, non aveva troppa fame.
 

Peccato di gola - Tiramisù

Peccato di gola – Tiramisù

 


Lo stesso istinto all’inedia conduce i burricchi a richiedere solo un piccolo assaggio di secondo – ottimo pesce spada in guazzetto rosso – e, successivamente, un unico dolce – Tiramisù fatto in casa – per il Raschione Ettore: «Ci porti anche tre cucchiaini, così magari lo assaggiamo pure noi (susunki!)».
La cena terminava quindi con due caffè e, non essendo contemplata (e forse neanche mai teorizzata) in cantina la presenza di qualche “rum agricolo”, con le ultime gocce di Cynar per Jesus e con una grappa di discutibile qualità per il Marroccu. Costo finale 45€ cadauno, un 25% superiore al giusto dovuto.

 

Accattivante l’ambientazione, abbastanza spartano il servizio e l’organizzazione della cantina, il ristorante “Peccato di gola in mare” è comunque un locale rilassante e piacevole per assaporare una buona cucina veracemente cagliaritana cullati dalle onde del mare. Consigliatissimo d’Estate. Tre burricchi meno meno.

 
 

VALUTAZIONE “Peccato di gola in mare”: Tre Burricchi.
Ristorante Peccato di gola in mare Indirizzo: Molo Sant’Elmo, Cagliari
Telefono: 3405656797    [mostra in google maps]

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gen 22 2014

Ristorante Cibò Qibò – Terralba

 Scritto da Jesus | | Commenta

Cibò Qibò - Interno

Cibò Qibò – Interno

 

Intrappolata negli incubi della mente, confinata entro una impenetrabile trama multicolore, fatta di sensazioni, bisogni, desideri, la vera realtà è un unico fermo immagine colto nel centro di una sala da ballo, al culmine di una passionale ed isterica danza, in cui i ballerini si scambiano ripetutamente, senza una logica né predeterminazione, di partner.
Piccole mutazioni, possibili entro questi metafisici confini di apparenza, ci consentono di approssimare un modello o una sua istanza, per assecondare al nostro interesse e alla nostra intelligibilità, ciò che è al di fuori della nostra portata razionale, e che mai riusciremmo altrimenti a cogliere nella sua essenza. Ecco così che non vi sembrerà anomalo, mutare il vostro più istintuale ordine biologico, reindirizzando lo stesso concetto di “cibo”, verso una semiotica più eccentrica e concettuale. Ma la vera questione è: cosa significa “Qibò”???
 

Cibò Qibò - Antipasti di mare

Cibò Qibò – Antipasti di mare

 

Iniziamo volenterosi questa nuova avventura, che ci porterà una volta di più lontano, oltre l’orizzonte del cielo cagliaritano, per volontà della indecifrabile macchina delle ciccionate, decretante, per intermediazione del Raschione Ettore, una ulteriore avventura in quel di Terralba.
Arriva, come suo solito mesu drommiu, Jesus la Domenica mattina, all’appuntamento con gli altri due burricchi, programmato al consueto transitorio punto di incontro, sulla via della S.S.131: parcheggio “Mediaworld” di Sestu. Dopo brevi immutabili convenevoli, si decideva quale sarebbero stati vettore e auriga che avrebbero condotto il Donkey Challenge verso la gloria. Il fato volle che l’ancient wolkswagen dell’Ing.Marrocu, in accoppiata con lo stralunato Jesus venissero irrazionalmente, scelti. Il Raschione Ettore decretava quindi essere l’ora successiva, una delle più a rischio della sua vita, dal punto di vista della sicurezza e della incolumità fisica, predisponendo allora, sul sedile di dietro, le prime accortezze per la necessaria tutela personale.
 

Cibò Qibò - Cruditè di mare

Cruditè di mare

Cibò Qibò - Zuppetta di cozze e arselle

Zuppetta cozze e arselle

 

Dopo circa cinquanta minuti di viaggio, passati per lo più ad evitare le buche della statale, i gaggi lanciati a 180km/h, e le pontificazioni dell’Ing.Marrocu, sotto il costante diluvio domenicale, i Triumviri parcheggiavano in Via Marceddì, giusto in fronte al ristorante “Cibò Qibò”, immediatamente adiacente ad un altro locale, recentemente visitato e pluriburriccato dai tre corsari della ristorazione sarda.
 

Cibò Qibò - Tagliatelle rucola bottarga

Cibò Qibò – Tagliatelle rucola bottarga

 

Il “Cibò Qibò”, al suo interno, è piacevolmente intimo ed accogliente. L’atmosfera è quella di un locale tipico degli anni ’80, articolato in un’unica grande sala, caratterizzata da colonne e decori rosa salmone, una zona bar angolare all’ingresso, ben dosati punti luce, ampi tavoli con tovagliame bianco e crema. Una minore entropia nei temi delle stampe alla pareti, si renderebbe necessaria per dare un tono più armonico ai suppellettili, escludendone una pur leggera componente kitsch. Al nostro arrivo veniamo accolti dalla padrona di casa, che ci fa accomodare al tavolo e che successivamente registrerà le nostre comande. Durante il pranzo, verremo per lo più assistiti da un secondo giovane cameriere e, occasionalmente, dallo stesso cuoco, che ogni tanto baluginerà in sala, con tanto di grembiule e pietanze in mano.
 

Cibò Qibò - Risotto ai frutti di mare

Risotto ai frutti di mare

 

Quest’ultimo dato, più che una curiosa e gradita singolarità, è apparsa invero una necessità, cagionata dal numero considerevole di avventori presenti, fatto anomalo per le nostre avventure pomeridiane e/o domenicali; questo, anche per effetto dell’arrivo di due chiassose tavolate, che hanno ben presto saturato le capacità di accoglienza acustica della sala, sovrastando l’iniziale piacevolezza della musica Jazz in sottofondo. Dobbiamo registrare, in effetti, come questa situazione abbia in qualche modo inciso sulla qualità generale del servizio, impedendo, ad esempio, che ci venissero sostituite stoviglie e posate – relativamente agli antipasti – con la giusta tempestività, cagionando qualche piccolo problema di comunicazione (l’amaro di Jesus è arrivato con ghiaccio anziché liscio, come richiesto) e determinando un sensibile rallentamento dell’incedere del pranzo (durato circa tre ore).
 

Cibò Qibò - Linguine al sugo di capone

Linguine al capone

 

Ineccepibile, invero, la qualità della cucina e delle materie prime, risultate mediamente «sopra le righe».
Iniziamo le ostilità con un brindisi di benvenuto: prosecco di Valdobbiadene, che accompagniamo all’ottimo cestino di pane guttiau servito in tavola. Uno stuzzichino più elaborato avrebbe fatto certamente più effetto. Il vino scelto dall’Ing.Marrocu è un buon DOCG “Greco di tufo”, del 2012,  cantine Torricino, dal colore paglierino ambrato, che supponiamo naturale, anziché risultato dei primi effetti ossidativi del tempo.
Impossibile rinunciare alle cruditè di giornata (porzionate per due persone) costituite da ostriche (presumibilmente) di Arborea, e cocciule (arselle) di Marceddì. Jesus sfidava la sorte divorando (ovviamente dopo opportuna apertura) le arselle rimaste chiuse.
 

Cibò Qibò - Rana pescatrice

Cibò Qibò – Rana pescatrice

 

Ottimi gli stuzzichini di mare, di difficile suddivisione data la monoliticità della porzione: maruzzelle (lumachine di mare) in salsa piccante, involtino di salmone con zucchine, bocconi (murici) di mare, polpo alla diavola su crostino di pane, tortino di polpo su patata lessa e pomodoro, filetto di muggine su base di pomodoro e basilico con cipolla di Tropea, insalata di finocchi e bottarga, rosellina di ravanello.
Ottima la zuppetta di cozze e arselle, caratterizzata da un certo grado di piccantezza, piacevole live motive (e non leitmotiv!) in tutta la cucina del “Cibò”, finanche portato all’estremo ideale, con la presenza tra i dessert di una mousse al cioccolato e peperoncino.
 

Cibò Qibò - Sorbetto al limone

Sorbetto al limone

Cibò Qibò - Tiramisù

Tiramisù

 

Molto gustosi i primi piatti: tagliatelle con rucola, bottarga e pomodoro per il Raschione, risotto ai frutti di mare (ottenuto dopo lunga contrattazione in porzione singola, nonostante il menù prevedesse un minimo di due persone) per l’Ing. Marrocu, corpose linguine al sugo di capone (chelidonichthys lucernus) per Jesus. Eccellente, invero, il secondo (in attesa del quale si era provveduto a ordinare un buon pinzimonio di verdure): coda di rospo con carciofi e crema allo zafferano, con spolverata di peperoncino. Superiore!
Infine i dessert: scenografico e spumoso sorbetto al limone con decoro di mandarino per Jesus e l’Ing.Marrocu, tiramisù (meno brillante nella presentazione) per il Raschione. Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e – non essendo disponibile alcuna tipologia di amaro confacente ai desideri degli esigenti burricchi – , un solo “Ramazzotti” per Jesus.
Costo della giornata, 49 euro cadauno, da giudicarsi un 15% al di là del giusto dovuto. Da segnalare, al ritorno, la conduzione affidata alla coppia Raschione (pilota) Marrocu (navigatore), che pur di rinnegare le indicazioni fornite dal Nokia 41Mp di Jesus, preferivano finire in un pantano fangoso. Burriccusu!

Ottima la proposta culinaria, atmosfera rilassante finché la sala non si riempie troppo, a nostro parere il “Cibò Qibò” registra qualche problema nei tempi e nell’efficienza del servizio, probabilmente legati – nella circostanza – a un difetto numerico del personale. Per ora, la media della nostra valutazione è di Tre Burricchi.

 


VALUTAZIONE “Cibò Qibò”: Tre Burricchi.
Ristorante Cibò Qibò Indirizzo: Via Marceddì 193 , Terralba – OR
Telefono: 078383730    [mostra in google maps]
 

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ago 3 2013

Ristorante Domo Mea – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Domo Mea - Interno

Domo Mea – Interno

 

Ma cosa mai ci faranno di Venerdì sera, sfiancati da una calda settima di lavoro, un probo e moralista ingegnere, un risoluto ed estraniato Raschione ed un abulico e sfaccendato («so’ stanco!») figlio di Dio, in quel del Viale Elmas, nota licenziosa enclave del piacere di strada cagliaritano?
Forse che quell’afa umida d’Agosto, che stringe e soffoca silenziosamente i polmoni, che spinge la coscienza verso la morsa di deliquio e irrealtà, abbia per un istante confuso e rimescolato le primigenie passioni dei nostri scapestrati eroi? Cosa andremmo allora a disquisire, rendicontare e recensire quest’oggi? Restate seduti, mettetevi comodi e non cambiate canale!
 

Domo Mea - Antipasti

Domo Mea – Antipasti

 

Recidivi. Non è invero la prima occasione per la quale il Triumvirato asinino trova l’ardire di ricongiungersi per queste strade. Ed oggi, i Burricchi hanno previsto di celebrare la loro pagana liturgia nei già visitati spazi di un vecchio ristorante (“Su pruppu e s’aligusta”) che da tempo ha cambiato nome e – più volte – gestione.
Il recente passaggio all’ultima conduzione del “Domo Mea” risulterà presto evidente, in ordine al periodo di transizione e assestamento, con riferimento ad alcuni rimarginabili difetti, che nel seguito avremo modo di approfondire, e alla esibizione di biglietti da visita, in cui i nomi dei vecchi proprietari risultano eco-compatibilmente depennati con deciso tratto di pennarello.
 

Domo Mea - Zuppa di cozze e arselle

Domo Mea – Zuppa di cozze e arselle

 

Venerdì sera. Nulla di particolarmente interessante da dettagliare nell’approccio alla ciccionata, se non un incidentale e fugace alterco verbale tra il Raschione e una signora, ultra settantenne, alla guida della sua claiming to be sa meri of the road utilitaria. Capziosamente segnalato in ultimo, dall’Ing.Marrocu, un suo possibile ritardo (risp: «eh, sticazzi») poi al contrario alloggiatosi di largo anticipo nel laterale parcheggio del ristorante, pronto ad accogliere Jesus e il Raschione al loro presentarsi – con consueta precisione svizzero-maniacale -, alle ore 21.00 in punto: «m. mia alla puntualità dei burricchi!!!»
Dopo i doverosi convenevoli di rito, i tre accedevano al ristorante dalla certamente più battuta via laterale, direttamente praticabile dal comodo riparo riservato alle auto dei clienti.
 

Domo Mea - Triglie Polpo Insalata di mare

Domo Mea – Triglie Polpo Insalata di mare

 

Il locale, a parte qualche differente suppellettile notato alle pareti, è strutturalmente identico a quello che ben ricordiamo dai tempi de “su pruppu e s’aligusta”. Organizzato su due sale contigue, caratterizzate da pavimentazione in ceramica bianca, pareti color paglierino chiaro e drappeggi vermigli, presenta alcuni elementi elegantemente decorativi, come specchi incorniciati d’oro, ma molti altri che riconducono velocemente l’impronta estetica verso quella di una trattoria di quartiere, più in accordo con l’accezione del proprio nome: “casa mia”. C’è da dire che non tutto il ristorante è stato preso in visione, per cui potrebbe esserci una più elegante sala, celata a quella popolosa, dove siamo stati alloggiati.
 

Domo Mea - Burrida

Domo Mea – Burrida

Domo Mea - Orata Sardine

Orata e Sardine marinate

 

Al nostro ingresso veniamo accolti da una gentile ed empatica cameriera, ma anche dalla molesta prorompenza di un televisore LCD sintonizzato su Rai3, che non ci siamo permessi di chiedere venisse spento, e di cui abbiamo finanche abusato, dapprima con un canale di musica caraibica (tra l’altro siamo stati informati di una prossima animazione a tema nel locale) per poi – assuefatti dalla nenia insopportabile – virare verso trasmissioni cult di DMAX, che ci hanno consentito di apprezzare il nostro pasto col sottofondo di spettacolari incidenti stradali ed improbabili omicidi indotti da ipnosi.
 

Domo Mea - Fregola con arselle

Domo Mea – Fregola con arselle

 

Dopo esserci accomodati ad uno spazioso tavolo per quattro, la cameriera “tuttofare” subito ci erudisce sulle consuetudini e i limiti determinati dal passaggio alla nuova gestione. In particolare, l’approvvigionamento dei vini bianchi aveva subito qualche rallentamento, tanto da indirizzare la nostra scelta forzatamente verso un Vermentino di Gallura DOC “Giogantinu”, della omonima cantina sociale di Berchidda, che personalmente non assaggiavo almeno dal 2006. La prima mescita del vino è avvenuta con sbrigativa risolutezza («neanche ve lo faccio assaggiare che tanto lo conoscete già!») ma questo è l’unico appunto che possiamo muovere al servizio, dimostratosi insperabilmente rapido e attento per tutta la sera, con continue richieste di feedback sul  gradimento di quello che stavamo assaggiando.
 

Domo Mea - Riso alla pescatora

Domo Mea – Riso alla pescatora

 

Prescindendo per nostro vezzo dalle possibili pietanze della bisteccheria, possiamo subitamente affermare che, nonostante la cucina del “Domo Mea” non si lanci in raffinati voli pindarici, ma sia piuttosto basata sui piatti tipici dell’ortodossia culinaria nostrana presentati con bucolica parsimonia di forma, ci hanno di certo positivamente sorpreso sia la qualità indubbia delle materie prime, sia la ricercata compostezza dei sapori che, con un impareggiabile controllo dei toni aciduli delle marinature e delle salse, ha trovato la sua apoteosi espressiva in una delle burride di gattuccio più delicate e gustose mai provate dai burricchi nella loro pur lunga carriera: chapeau!
 

Domo Mea - Grigliata mista

Domo Mea – Grigliata mista

 

A parte la sopraccitata burrida, gli antipasti si componevano di altre nove pietanze, più un apricena costituito da crostini con brunoise di pomodori, olio d’oliva, basilico e origano. Insalata di sedano e bottarga (eccellente) a scaglie; filetto di orata alla pizzaiola; frittelle di gianchetti (bianchetti); orata e sardine marinate; strepitosa zuppetta di cozze e arselle in rosso; insalata di mare con polpo, cozze, arselle, surimi (quasi perdonabile, dato il gusto complessivo del piatto); insalata di polpo; triglie scaloppate.
Per dovere di cronaca segnaliamo che non ci è stato possibile ordinare una desiderata cruditè di cozze, perché i buonissimi mitili acquistati in giornata non avevano comunque superato la pezzatura minima richiesta dallo chef.
Dopo qualche minuto arrivavano al nostro tavolo anche i già comandati primi piatti, che confermavano le impressioni degli antipasti: ottima fregola con le arselle (in realtà Jesus l’aveva comandata con le cozze, ma lui stesso sospettava un misunderstanding al momento dell’ordinazione) e buon Risotto alla pescatora per l’Ing.Marrocu, che accusava già una certa fatica all’accumulo alimentare, forse cagionata dal caldo.
 

Domo Mea - Sebada

Domo Mea – Sebada

 

Non potevano i tre, a quel punto, negarsi e rinnegare il piacere di una grigliata mista, ordinata in numero di due porzioni, costituita da pur buoni gamberoni argentini cotti con una leggera gratinatura di pane, un’orata e una spigola dal sapore significativo: «è buona pure sa mazza!».
La serata ha rischiato di concludersi senza dolci, avendo la cameriera inizialmente asserito: «li abbiamo finiti!». Dopo pochi istanti, comunque, ritornava sui suoi passi suggerendoci una Sebada al miele (di eucalipto) gustata pienamente dal Raschione e invece condivisa da Jesus e dal Marrocu (ormai arrivato “alla frutta”). Le sebada (o seadas) sono state accompagnate da un vino moscato di discutibile fattura.
La cena si concludeva quindi con due caffè, una liquirizia “Myrsine” di Dolianova per Marrocu e Raschione (che fortunatamente non ha neanche osato domandare un Rum agricolo) e un “Amaro 18″ Isolabella per Jesus («ha un gusto che è un incrocio tra un Cynar e un alka seltzer!»). Costo complessivo dell’operazione 30 euro cadauno, da giudicarsi un 25% inferiori al giusto dovuto, rimpinguati da meritata e significativa mancia.

A Cagliari e dintorni non si trovano solo ristoranti di lontana tradizione familiare, blasonati locali panoramici e accattivanti proposte d’alta cucina. Se sapete bene ricercare, è possibile trovare piccoli inesplorati anfratti dove ancora ci si può coccolare con una cucina semplice e genuina, espressa nella migliore accezione della tradizione cagliaritana. Nonostante qualche cosa sia ancora da registrare e qualcos’altro probabilmente non migliorerà, il “Domo Mea” è un ristorante che sicuramente ci sentiamo di consigliarvi. Tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Domo Mea”: Tre Burricchi.
Ristorante Domo Mea Indirizzo: Viale Elmas 79, Cagliari
Telefono: 0707545579 ‎    [mostra in google maps]
 

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