☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
lug 25 2014

Ristorante Le Notre Rêve – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Notre Reve - Interno

Notre Reve – Interno

 


Dépit de tout, je me réveille tous les jours,
et mes rêves restent à mes yeux, autant les papillons aiment une même fleur.
J’ai laissé les idées colorées derrière moi, et ce que je vois devant, est maintenant seulement la couleur de mes chaussures, quand je porte attention où je mets mes pieds.
Étape par étape, j’ai traversé villes ternes et champs vierges.
Mes jambes sont lourdes, comme la façon dont je marche. Je ne veux pas donner un nouveau souffle à mes espoirs, et n’attends rien d’autre que m’endormir, rêver encore et enfin me réveiller demain.
 

Notre Reve - Antipasti

Notre Reve – Antipasti

 

E’ terribilmente improbabile e arduo riuscire ad alterare l’azione dei vetusti e cigolanti ingranaggi della macchina delle ciccionate, custodita nelle umide segrete della fortezza medievale dimora del Raschione Ettore.
Era già pronta a vomitare l’ultima feroce sentenza e catapultarci chissà dove nel mare nostrum della ristorazione. Il coraggioso intervento turbativo del guastatore Jesus, con l’utilizzo di una cannuga po figumorisca ben innestata nell’ultimo treno epicicloidale, ha prodotto invece una felice variazione di programma. Unico difetto della soluzione, il difficile alloggiamento delle autovetture dei burricchi – una volta di più colpevoli di diaspora antieconomica -, i quali avrebbero dovuto parcheggiare “a casinu“.
 

Notre Reve - Ravioli di cernia

Notre Reve – Ravioli di cernia

 

La cosa ovviamente, non turbava più di tanto l’Ing.Marrocu capace di trovare, come sua abitudine, un più o meno legittimo approdo, a pochi metri di distanza del locale e in piena zona a traffico limitato, valicandone il confine appena un secondo prima che scattasse il divieto serale. Jesus e il Raschione invero – trovandosi sistemati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro -, si vedevano costretti a risalire l’irta collina pedibus calcantibus, fino a raggiungere, in quel di Via San Giovanni in Cagliari, la loro agognata destinazione. A pochi passi dal già recensito “Kuvee”, chiuso per la stagione estiva, compare il ristorante pub bisteccheria “Le Notre Rêve” (il nostro sogno), pronto ad accogliere l’ebdomadario rito dei Triumviri.
 

Notre Reve - Tagliatelle

Notre Reve – Tagliatelle

 

Dopo aver atteso pazientemente che l’Ing.Marrocu terminasse di sfruttare a pieno il suo abbonamento mobile “Fastdonkey”, alle ore 21 in punto oltrepassavamo l’uscio del locale.
La struttura interna di quest’ultimo si articola su due sale. La prima è una sorta di salotto dedicato alla zona pub, con sedili in legno e stoffa, pareti color ocra e pavimentazione rustica.
La seconda sala, allo stesso tempo adiacente e separata dalla prima, ospita una decina di piccoli tavoli squadrati, sedie rustiche, tovagliame chiaro e una pavimentazione scura, discretamente composita ed elaborata. Ci accomodiamo all’angolo Est, e subito ci sorprendiamo per la maestosa effige del Dio Bacco che fa capolino da una tela sistemata in una sorta di nicchia alle nostre spalle.
 

Notre Reve - Tonno scottato

Tonno scottato

Notre Reve - Scottona bavarese

Scottona bavarese

 

Abbiamo qualche difficoltà iniziale a relazionarci con il maître: un ragazzo spigliato e gentile, che ci intima subitamente di rivolgerci a lui con il “tu”. Rispondiamo, altrettanto velocemente: «come lei desidera!»
A parte l’aver dovuto richiedere più volte l’arrivo dell’acqua al tavolo, il servizio è stato piuttosto attento e metodico, comunque non particolarmente oberato di lavoro per il numero esiguo di astanti.
 

Notre Reve - Pera al cannonau

Notre Reve – Pera al cannonau

 

Come nostra abitudine, ordiniamo antipasti e primi piatti trovandoli ben categorizzati, sul menù cartaceo, in sapori di mare e di terra. Scegliamo ovviamente anche i vini. Il primo è un bianco: Vermentino di Gallura DOCG “Branu” di Surrau, per il quale l’Ing.Marrocu, già scramentau in passato, chiederà notizie certe sul prezzo. Per sua gioia il corrispettivo si rivelerà assolutamente abbordabile, se misurato rispetto al prestigio dell’etichetta. La seconda bottiglia sarà un rosso (monica, cannonau, bovale), in esclusiva funzione dell’ultima portata di carne: “La Giara”, della omonima cantina di Usellus.
Gli antipasti sono ottimi. Iniziamo con un incredibile pecorino fuso (provenienza: stessa madre del maître!) su letto di pane carasau, del quale L’ing.Marrocu pretenderà a gran voce il bis. Seguiranno poi dei succulenti bocconcini di tonno al brandy e arancio, un polpo  con patate alla glassa di aceto balsamico e uno squisito tris di affumicati: pesce spada, tonno rosso e salmone (unico ingrediente non nostrano), su letto di verdure, accompagnate da una curiosa e voluminosa testa di radicchio, disposta al centro del plateau.
 

Notre Reve - Sebada

Notre Reve – Sebada

 

Impeccabili i primi. Buoni i ravioli di cernia con pomodorini e bottarga richiesti da Jesus e Marrocu, eccellenti le tagliatelle “flambate” al brandy, con gamberi e zucchine, scelte dal Raschione.
Per i secondi, i Burricchi optavano a favore di un bis terra-mare, con bistecca di scottona bavarese (cottura richiesta al sangue) e tonno scottato, al vinaigrette di agrumi e pepe rosa. Memore di lamentele subite da vari clienti, in riferimento alla cottura del tonno, il maître teneva a precisare che per la cucina scottato significava “poco cotto”. Quando, a fine serata, lo chef si sarebbe presentato al nostro tavolo Jesus boriosamente avrebbe affermato: «tutto buono, ma il tonno era un po’ troppo cotto».
Risposta: «la prossima volta ve lo porto vivo!»
Buoni anche i dolci. Seadas di Tertenia al miele di anacardo con fiocchi d’arancio per il Raschione Ettore, meno brillanti pere al cannonau con cioccolato e nocciole, per Jesus e Marrocu.
La cena si concludeva quindi con tre caffè e due rum “Ron Zacapa” 15YO per Marrocu e Raschione, servito con bicchiere di ghiaccio e cioccolatini. Costo finale, 44€ cadauno, da ritenersi adeguati al valore della cena.

 

Con piatti semplici ma non banali, il ristorante “Le Notre Reve” propone una cucina di tutto rispetto, nel cuore della Cagliari cittadina. L’ambientazione e l’atmosfera che fanno da contorno sono gradevoli, anche se non guasterebbero un po’ più di eleganza e formalismi da parte del personale. Tre burricchi.

 


VALUTAZIONE “Le Notre Reve”: Tre Burricchi.
Ristorante Le Notre Reve Indirizzo: Via S.Giovanni 222, Cagliari
Telefono: 070.665629    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


apr 6 2014

Ristorante Villa di Chiesa – Iglesias

 Scritto da Jesus | | Commenta

Villa di Chiesa - Ingresso

Villa di Chiesa – Ingresso

 

Se dresse l’église, de la terre pour regarder le ciel, et son clocher est le bras de celui qui cherche de sortir de l’eau pour respirer.
Si innalza la chiesa dal terreno a cercare il cielo, e il suo campanile è la mano di colui che cerca di uscire dall’acqua per ritrovare il respiro.
Servono un campanile,  una locanda e un municipio per far nascere una città; bastano una preghiera, un bicchiere di vino e una bugia per creare una comunità.
E tutto questo qualunque sia il cielo sotto le stelle o il terreno sotto i propri piedi.
Ora narreremo a voi di una città e di mille chiese, di una piazza e un ristorante, di una cucina e di tre burricchi, che il loro vagare ha portato proprio qui: a Villa di Chiesa.
Tra le viuzze del centro storico, tra gli sguardi sbigottiti e sospetti dei passanti («ma chinic. funti custus»)  gli asinini viandanti recuperano le loro idee, si confondono con l’architettura locale, ammirano i colori dell’arredo urbano, fino a convergere, infine, alla piazza del Municipio e lì prendere confidenza con questa nuova avventura…
 

Villa di Chiesa - Interno

Villa di Chiesa – Interno

 

E’ inaspettatamente piacente il centro storico di Iglesias, a dispetto della discutibile architettura che lo circonda. Stradine e edifici di origine medievale che si sposano con costruzioni di inizio ‘900, nella sintesi armoniosa di colore ed eleganza tipiche di più blasonate città europee, dimostrandosi ricca di fascino e di storia antica. Marrocu: «da questo scorcio sembra di essere a Parigi». Raschione: «Come a Quartucciu…».
L’intermezzo turistico si è reso necessario per un eccesso di prudenza logistica, da parte del Raschione, che ha organizzato la partenza da Cagliari un’ora e mezzo prima del prenzo. Tempo impiegato per raggiungere l’antica città delle chiese: 25 minuti, con la teutonica vettura dell’Ing.Marrocu.
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare I

Villa di Chiesa – Carosello di mare I

 

Dopo il ludico urbano vagabondaggio, appena i morsi della fame davano le prime avvisaglie, i burricchi varcavano la soglia del ristorante “Villa di Chiesa”, subito confrontandosi, al suo interno, con quello che, in tutta evidenza, appariva un conviviale quanto chiassoso bagordo celebrativo, tanto che venivano ratto scortati oltre la prima luminosa sala e condotti, superato un breve dislivello, in un secondo ambiente sul fondo, privo di illuminazione naturale e improntato su linee d’arredamento sussumibili allo stile degli anni ’80. Pareti color crema, interrotte nella loro continuità da piccole arcate ribassate, circoscrivono mobilia e suppellettili dalle ricorrenti tonalità verdi e nere. Una timida fontana senz’acqua non riesce a conquistare appieno lo spazio, mentre dobbiamo denunciare un certo grado di trascuratezza nei dettagli, quali un fastidioso eccesso di antiestetiche prese e scatole elettriche alle pareti, alcune delle quali dozzinalmente scoperte, con tanto di cavi “a vista”. Appena di pochi euro sarebbe il costo per accomodare il tutto: perché non farlo?
 

Villa di Chiesa - Carosello di mare II

Villa di Chiesa – Carosello di mare II

 

Veniamo accolti e assistiti da un distinto ma informale maître, dalle fattezze molto simili al cantante Gatto Panceri, che si scontrerà con l’irrequietezza e la poca propensione di Jesus nell’accogliere i suggerimenti altrui: «vedo che lei non segue i miei suggerimenti!»
Difficile l’accoglimento totale delle nostre richieste, per effetto di alcune pietanze del menù non disponibili, e in particolar modo è stato difficile per il maître esaudire richieste dell’Ing. Marrocu, che si concedeva minuti aggiuntivi per scegliere, come sua abitudine, bottiglie di vino poi rivelatesi non presenti in cantina. Alla fine, ripiegherà su un pur ottimo DOC “Parallelo 41″, torbato/sauvignon del 2012, cantine Sella&Mosca di Alghero.
Il pranzo si è sviluppato piuttosto lentamente, forse per effetto della libagione nella sala principale, mentre dobbiamo dire che il servizio (tenuto da altri due camerieri), seppur complessivamente sufficiente, ha avuto isolati momenti di smarrimento, come ad esempio nello spiacevole oblio dei nostri moscati, ordinati per accompagnare i dolci e mai arrivati.
 

Villa di Chiesa - Raviolini di cernia scampi

Villa di Chiesa – Raviolini di cernia scampi

 

Tutto il processo di selezione e di attesa degli antipasti è stato condito dal frenetico tentativo del Raschione di inserire la lunghissima quanto improponibile chiave wifi del locale (poi rivelatasi inefficace, in virtù di un verosimile blocco MAC), fornita dal cameriere, tra i continui e molesti solleciti dei suoi commensali, che l’hanno tediato fino a farlo sbottare con giustificati insulti e con un autolesionistico moto di astensione dal vino (non rimasto imbevuto)!
L’attesa degli antipasti è stata comunque ripagata in virtù della qualità dei piatti a noi presentati. Non scontati, mediamente abbastanza curati nella presentazione ma, soprattutto, ricercati dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori: un continuo gioco tra note dolciastre e componenti amare che in certi frangenti ci ha conquistato.
 

Villa di Chiesa - Tagliatelle nero di seppia

Tagliatelle nero di seppia

Villa di Chiesa - Spaghetti di paranza

Spaghetti di paranza

 

Il “carosello di mare”, ordinato in termini di due porzioni, era composto da otto differenti portate: vaschetta con gambero scottato (sarebbe stato meglio servirla un po’ più calda) su crema di ceci, impreziosita da rami di finocchio; salmone marinato all’arancia e verdure; insalata di tonno (questo dall’aspetto discutibile, da tonno in scatola!), rucola, cipolle pomodorino e scorza di limone; bocconcini di muggine con cipolla fritti su letto di verdure; cozze con purea di arancia e verdure; quadrati di polenta al nero di seppia con muggine scottato e carpaccio di zucchine e pomodori; seppie in umido con piselli, accompagnate da crostini di pane fritti; insalata di polpo con radicchio e aceto balsamico.
 

Villa di Chiesa - Calamari arrosto

Villa di Chiesa – Calamari arrosto

 

Anche i primi piatti si riveleranno piuttosto goderecci; seguivano la linea del gioco di sapori individuata negli antipasti: accattivanti raviolini di cernia con scampi, pomodorini e cipollotto fresco per l’Ingegner Marrocu; tagliatelle al nero di seppia in crema di patate, cappone e bottarga, impreziosita da scorze di limone per il Raschione Ettore; spaghetti di paranza con calamaretto fresco e panure al limone, con spolverata di bottarga (forse sarebbe stato meglio spolverarla meno, anche se il gusto non appariva comunque eccessivamente invasivo) per Jesus.
Il secondo era anch’esso inevitabile, porzionato per due: ottimi calamari arrosto (cottura perfetta) con pomodorini e decoro di mirto e finocchietto.
 

Villa di Chiesa - Bis di fritti

Villa di Chiesa – Bis di fritti

 

Notevole il dessert del Raschione e dell’Ing.Marrocu che, a differenza di un dismesso Jesus, che si accontentava di un semplice sorbetto al limone, sceglievano di concludere il pranzo con un sontuoso “bis di fritti”: raviolini alla crema, seadas al miele di acacia, salame di cioccolato e nocciole, fragole e vaschetta di crema pasticcera con pezzi di cioccolato. Superbe!
L’esperienza terminava con tre caffè, un rum “Ron Zacapa XO” per Marrocu, e un Mathusalem per il Raschione; accattivante il bicchiere con cui è stato servito, difettante invero di opportuno riscaldamento e accompagnamento ghiacciato. Costo complessivo, 51 euro cadauno, da ritenersi in eccesso di un 15-20% rispetto al giusto dovuto.

 
Con qualche difetto di ambientazione e di servizio, il “Villa di Chiesa” si distingue comunque per una cucina ricercata e apprezzabile, dal punto di vista dell’equilibrio dei sapori e della ricerca del gusto.
Vale inoltre la pena pensare di andarci per visitare il centro storico della bella Iglesias, la città del Màestro Jack! Tre burricchi pieni.

 

VALUTAZIONE “Villa di Chiesa”: Tre Burricchi.
Ristorante Villa di Chiesa Indirizzo: Piazza Municipio 9, Iglesias
Telefono: 078131641 [mostra in google maps]

 Condividi su Facebook 


set 30 2012

Ristorante Al Cavour – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Al Cavour - Ingresso Via Cavour

Al Cavour – Ingresso Via Cavour

 

Che cosa dire del Camillo di Cavour? Raffinato politico dell’Ottocento, appassionato patriota, fervente anticlericale, monarchico illuminato, primo ministro del Regno di Sardegna ma, soprattutto, quello della targa di Via Cavour, che non so bene chi sia, ma che fa tanto chic e mi piace sentirlo nominare, mentre cammino per le strette vie della Marina in una calda domenica di Settembre, o quando passo davanti a quel Garibaldi della Via Garibaldi, che senza accorgermene mi prosciuga in una serata tutta la paghetta; e allora volto i tacchi, sì che l’erta si volge in declivio, e dopo poco ritrovo la mia “Smart” bianca, che ho lasciato in zona pedonale – che tanto i vigili a quest’ora sono già a cena -, scendo veloce in Via Cavour (quello della targa) e la parcheggio lì, quasi di fronte al “Cavour”, che tanto i vigili adesso stanno tutti a guardare la partita, e poi loro multano quelli coi topini, mica quelli che portano i soldi! E se poi mi mettono la multa, c’è sempre papà che me la fa togliere…
 

Al Cavour - Interno

Al Cavour – Interno

 

Che bella sa essere la Cagliari di fine Settembre: calde serate senza afa, profumi di festa, disinvolti turisti che si insinuano, ordinati e attenti, negli angiporto più accoglienti e suggestivi della città, senza l’oppressione della fastidiosa ed invivibile calca estiva. I tavolini nei vicoli della “Marina”, stanno ancora lì, dove stavano all’inizio della bella stagione, così come si avvertono ancora la frenesia e il desiderio dell’Estate; e se non fosse che è la fine e non l’inizio, sarebbe ancora Estate: “com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire.”
Sabato sera, due losche figure asinine, rinchiuse in una rombante, ma – a dire la verità, date le piogge dei giorni scorsi – poco luccicante 150cv, scorrazzano veloci per le arterie cittadine, discutendo sulla zona più opportuna dove parcheggiare, arrivando dallo scorrevolissimo Viale Colombo.
 

Al Cavour - Bruschette all'olio

Bruschette all’olio

Al Cavour - Cruditè di cozze

Cruditè di cozze

 

Jesus: «Secondo me è meglio fermarci al molo “Ichnusa” e fare una breve passeggiata.
Raschione: «Cosa dici, entriamo nel porto che facciamo molto prima!»
Jesus: «Sarà… so già che, come tutte le cose che non decido io di persona, si rivelerà certamente una cazzata!»
Dopo aver percorso tutta via Roma lato mare, viale La Plaia, aver aggirato (magistralmente) un ingorgo ed essersi imbucati diligentemente nel porto, i due riescono a trovare per colpo di c… fortuna, una zona di sosta, decisamente più distante rispetto a quella indicata da Jesus dieci minuti prima. Come volevasi dimostrare, su giru de su molenti: burriccu!!!
 

Al Cavour - Gamberetti, diavola, scabecciu

Al Cavour – Gamberetti, diavola, scabecciu

 

Se non altro, il breve periodo di indugio accumulato, non è stato consumato nell’attesa dell’Ing.Marrocu, lui sì in forte ritardo, per effetto del traffico caotico del weekend, e della difficoltà nel trovare un parcheggio… in moto!
Grazie al consueto disallineamento temporale dell’ingegnere, abbiamo comunque avuto modo di assistere ad un signorile diverbio, poco fuori dal locale, tra il gestore/cameriere del “Cavour”, e un pittoresco personaggio con zainetto e bicicletta sgangherata, frequentatore storico del quartiere.
Alle ore 21.12, dopo i convenevoli di rito, i tre burricchi varcavano la soglia del Ristorante.
 

Al Cavour - Salmone, tonno, polpo

Al Cavour – Salmone, tonno, polpo

 

Il locale, al suo interno, si presenta elegante, accogliente e ben curato nei dettagli. Dall’ingresso di Via Cavour, si accede ad una prima piccola sala, in cui dominano una suggestiva volta ad arco e un bel bancone da bar color arancio striato, impreziosito da alcune piante ornamentali. La struttura si compone poi di altre due piccole sale, con pareti color ocra – sapientemente decorate con pietre di tufo chiaro -, in cui fanno bella mostra gli infissi e la mobilia dalle tonalità bruno antiche, uno splendido tetto con assi di legno, e il pavimento color ardesia; su quest’ultimo, sono disposti efficaci punti luce d’atmosfera, ed alcuni piccoli tavoli quadrati, dalla fisionomia e dall’impronta più moderne, ma bene innestati nell’architettura generale. Il ristorante inoltre, fa angolo con una viuzza laterale, nella quale vengono occasionalmente alloggiati i tavolini esterni, ad usufrutto di avventori forestieri ed indigeni. Unico appunto da muovere all’allestimento estetico del “Cavour”, è l’abuso dei diffusori acustici, veicolati da un moderno personal computer, che gracchiano molestamente sulle note di “Radio Sintony”. Giustamente l’Ing.Marrocu, ha prontamente richiesto la cessazione delle trasmissioni.
 

Al Cavour - Guazzetto di cozze

Guazzetto di cozze

Al Cavour - Ricotta miele bottarga

Ricotta miele bottarga

 

Il servizio in sala veniva garantito, in prevalenza, da una giovane e gentile cameriera. Servizio che, invero, si è dimostrato abbastanza disattento e approssimativo in taluni frangenti. Dal menu à la carte (presenti anche quelli “turistici”), scegliamo un assaggio di antipasti, con integrazione di cruditè di cozze (spavaldamente consumate, quasi per intero, da Jesus: «spereusu beni»!).
 

Al Cavour - Fregola con arselle

Al Cavour – Fregola con arselle

 

Soverchiando le velleità autolesionistiche del Raschione – forse intuendo dalle parole della cameriera la possibile entità delle porzioni -, Jesus e il Marrocu chiedevano di limitare a due soli coperti la misura degli antipasti. Nonostante questo, abbiamo avuto qualche difficoltà a terminare senza sforzi la serie di antipasti, proposti in forma numerosa ed abbondante. Più difficoltoso è stato l’ordinare il vino, poiché il personale sembrava non avere ben chiaro, oltre al nettare della casa, cosa vi fosse effettivamente in cantina. Ad ogni modo, la scelta è ricaduta su un evergreen: vermentino DOC “Costamolino”, delle cantine Argiolas che, nonostante fosse da noi ricordato per alcune annate non particolarmente brillanti, questa volta si è dimostrato, insperabilmente, eccellente!
 

Al Cavour - Spaghetti ai crostacei

Al Cavour – Spaghetti ai crostacei

 

Oltre alle cozze crude, e a delle deliziose bruschette salate all’olio (espressamente richieste), al tavolo dei donkeys sono stati presentati: insalata di gamberi, surimi, sedano e carote; gamberi in salsa rosa e sedano su letto di radicchio; gattuccio di mare a “scabecciu”; polpo alla diavola; carpaccio di salmone su letto di radicchio; salmone affumicato, noci e aceto balsamico su letto di verdure; insalata di polpo; tonno alla catalana con cipolle e pomodori; ricotta affumicata con miele e bottarga; guazzetto di cozze marinate con pepe nero (Raschione rivolto ai due voraci commensali: «mi avete lasciato quelle peggiori, disonesti!!!»).
Possiamo considerare gli antipasti di buon livello, con riferimento specifico alla qualità delle materie prime, con qualche punta di lodevole originalità (come la ricotta con miele e bottarga o il salmone con le noci e l’aceto balsamico, delizioso) ma di meno brillante implementazione tecnica e presentazione pratica (ad esempio lo “scabecciu” è stato servito eccessivamente freddo).
 

Al Cavour - Seada al miele

Sebada al miele

Al Cavour - Pannacotta al caramello

Pannacotta al caramello

 

Nell’attesa dei primi piatti, Jesus e il Marrocu,  decidevano di prendersi una “Passad’i acqua” per andare a comprare le sigarette. Al loro ritorno, una quasi amara sorpresa: oltre alla buona fregola con arselle aromatizzata con alloro e pomodori secchi – ordinata dal Raschione -, compariva sul tavolo un unico piatto di Spaghetti ai crostacei (in realtà spaghetti ai gamberi!). Poco male: considerata l’abbondanza del piatto, i due burricchi decidevano di condividerlo, piuttosto che ordinarne uno nuovo; spaghetti apprezzati da Jesus, meno dal Marrocu, ortodosso estremista de “sa gambera”.
Si decideva dunque, di passare direttamente ai dolci, che però si sono rivelati non all’altezza: sebada al miele per il Raschione («da discount!»), pannacotta al caramello, eccessivamente solida e stopposa, per Jesus e il Marrocu. La cena si concludeva qui, senza ulteriori orpelli. Il costo finale, di 23€ cadauno, è risultato piuttosto inferiore alla media delle nostre ciccionate, ma per il quale va contestualizzata l’assenza di secondi e amari e l’ordine – escludendo i dolci – di porzioni riferibili a due commensali anziché tre.
Il Ristorante “Cavour”, si presenta un ambiente accogliente e caratteristico. La sua cucina è semplice, ma basata su materie prime di buon livello; numerosissimi (menzione speciale) ed abbondanti gli antipasti. Più discutibili risultano essere il servizio, la dotazione della cantina, e la qualità dei dessert. Due Burricchi con menzione speciale.

 

VALUTAZIONE “Al Cavour”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Al Cavour Indirizzo: Via Cavour 48, Cagliari
Telefono: 070680313    [mostra in google maps]

 
 

Appendice. La serata si è conclusa con una degustazione di ottime e ricercate grappe, gentilmente offerte da un altro ristoratore della zona: Tony Frau, titolare de “La Tavernetta“, pochi metri più avanti, nella stessa via Cavour. Nel medesimo locale erano presenti il burriccu Orione – con un gruppo di amici -, e altri amici dell’Ing.Marrocu (come è piccolo il mondo!), con il quale l’ingegnere non si è sottratto (facendoci attendere 10 anni!) dal fare il figo! Grazie per la bella serata :D.


 Condividi su Facebook