☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
nov 17 2013

Ristorante Paolo Perella – Villasalto

 Scritto da Matteo & Diana | 8 commenti | Commenta

Perella - Interno

Perella – Interno

 

Biddesartu, paese di campagna. Questo piccolo centro le cui terre furono dominate prima dai nuragici e poi da punici, romani, e che conobbero le incursioni dei vandali e dei bizantini, la presenza degli spagnoli, è la nostra meta. La Storia vuole che dopo un lungo peregrinare tre le cucine della moderna e femminista terra della Regina Elisabetta, a seguito di incontri con i mullah del medio oriente e poi con i sultani delle lontane Indie, una giovane fanciulla di montagna stregò un pacifico giramondo con la toque sul capo dal nome Paolo Perella. Il viaggio non è faticoso, la strada non è complicata. Nonostante il breve tragitto ci si riesce a fermare ben due volte. La prima per ammirare la bellezza tecnologica di un radiotelescopio di nuova realizzazione. Qui subito L’Ing. Marrosu polemizza sulla posizione dello strumento, facendo presente che quella zenitale sia totalmente inutile in quanto in quella direzione non si dovrebbe trovare nulla da osservare. Ne nasce un piccolo battibecco privo di logica e sicuramente di competenza; vengono scattate alcune foto dell’enorme apparecchio. Nelle vicinanze non c’è nessuno.

 

Perella - A tavola

Perella – A tavola

 

La seconda fermata è motivata dal desiderio di caffè al fine di giustificare necessità fisiologiche in quel di San Nicolò Gerrei. Dopo pochi minuti si giunge nel centro abitato di Villasalto. Strade deserte e silenziose accompagnano il passaggio dei sei. Si percorre la strada principale alla ricerca del numero civico 8 del Corso Repubblica. Ancora silenzio, aria più fresca e il suono singolo della campana dell’una. Brevissima passeggiata non troppo apprezzata dagli avventori di sesso maschile durante la quale l’Ing. Marrosu pone quesiti rispetto alla capacità di isolamento termico degli infissi utilizzati nelle abitazioni del paese. All’improvviso ci si trova di fronte al numero civico 8. Una piccola palazzina ospita al piano terra la sala e la cucina del Sig. Paolo Perella Si entra nel locale e subito si è accolti in modo caloroso, delicato e confidenziale al punto tale che L’ing. Marrosu si presenta dichiarandosi con questa sua nuova identità.

 

Perella - Antipasti

Perella – Antipasti

 

Ci si accomoda attorno a un grande tavolo rettangolare in un ambiente di piccole dimensioni. Alle pareti sono appesi immagini di antenati, di altri familiari e diplomi di merito. Il soffitto è in doghe dorate. Vasi con felci separano i vari tavoli garantendo la riservatezza degli ospiti. Il tavolo è apparecchiato in maniera semplice ma arricchito da agrumi, melagrane, mele cotogne, da un cesto di ghiande e uno di noci marocchine. Un decanter con cannonau biologico di proprietà fa bella mostra di sé al centro del tavolo in compagnia di un cesto di pane preparato con semola e latte di capra e senza mai usare, come ben precisa lo chef, l’acqua e la farina. Pane di un gusto tale che perfino il Raschione Ettore, riferendosi in particolar modo al carasau, definisce di una bontà eccezionale se non unica.

 

Perella - Antipasti e Cavolo

Perella – Antipasti e Cavolo

 

Vengono poi serviti dal Sig. Paolo Perella una serie di antipasti: crema di caprino invecchiato nelle botti di carrube con noci (ricetta di Orgosolo), tomino di pecora con tartufo di Nuoro, ricotta di giornata e mozzarella caprina, vassoio con prosciutto crudo stagionato quaranta mesi e salame di capra, cavolo con peperoni, olive e noci del Marocco, frittelle a base di latte caprino, melanzane, mela cotogna, tortino di cavolo, noci e succo di melagrano (ricette di Caprera). Tutti i piatti vengono piacevolmente descritti dallo chef, che risulta essere l’unico cameriere presente in sala, con digressioni sulla tipologia e qualità delle materie prime e sulle origini delle ricette. A seguito della descrizione dei piatti invita la compagnia a mangiare lentamente “qui è slow, non come nei ristoranti di Cagliari dove …“.

 

Perella - Ravioli

Perella – Ravioli

 

Tutto è eccezionale: la ricotta per la leggerezza, così come la mozzarella, La crema di caprino guarnita con noci per la semplicità, il tomino con il tartufo di Nuoro per la vivacità, Il prosciutto per la dolcezza, il salame per il suo gusto interculturale. Ogni pietanza acccarezza la gola. Il cavolo insaporito con peperoni, olive e noci del marocco, le frittelle e il tortino completano con gusti antichi l’insieme degli antipasti. Gusti caserecci. Il Sig. Perella ci tiene a precisare che la sua è la cucina delle vecchie cuoche di Orgosolo, dell’Isola di Caprera, delle tradizioni: “Potrei anche dire di inventarmi questi piatti, ma farei un torto alle donne che mi hanno fatto dono di questa conoscenza.”

 

Perella - Funghi di carne

Perella – Funghi di carne

 

Al termine degli antipasti viene introdotto in tavola un vino leggero alla maniera di Santandi per le feste. Un vino per la digestione, frizzante e aromatizzato alle carrube, che viene particolarmente apprezzato dalle signore, nonostante la presenza di moscerini morti annegati. Tra qualche chiacchiera e dopo qualche tensione a seguito del quasi sputtanamento da parte dell’Ing Marrosu, Il Sig. Perrella si avvicina al tavolo rivolgendoci la seguente domanda: “Ma voi che lavoro fate? Vi ho visto particolarmente attenti!!” Dopo qualche minuto o forse dopo una decina di minuti arriva il primo. Ravioloni di pasta fresca di grano Capelli con ripieno di formaggio di capra, cipolla, e ghiande macinate, il tutto secondo la tradizione urzulese accompagnato da un dolcissimo sugo di pomodori freschi.

 

Perella - Castrato di capra Cordula

Perella – Castrato di capra Cordula

 

Anche il primo passa tra i sorrisi e il compiacimento dei commensali. Insieme ai ravioli bicchieri del cannonau biologico e del vin bianco con carrube. Ancora momenti di pausa e poi l’ingresso dei secondi e del contorno. Funghi di carne di aridelli (albero della famiglia dell’olivastro) insaporiti con olio, aglio, e noce moscata, questa giunta in seme dall’india a macinata con partiolari macchinari dal Sig. Perella. A seguire un dolcissimo arrosto di capretto castrato insieme a una cordula, il tutto accompagnato da qualche patata e da cipolle. Anche i secondi, tra qualche perplessità, si mostrano all’altezza. E ancora del cannonau e del vino bianco.

 

Perella - Gelato al pistacchio

Gelato al pistacchio

Perella - Pan di spagna integrale

Pan di spagna

 

A seguire bis di dessert: prima un apprezzatissimo gelato al pistacchio di Bronte, senza zucchero e dolcificato con miele di corbezzolo, guarnito con una riduzione di vino cotto e, a seguire, torta antica di pan di Spagna integrale. In conclusione caffè accompaganto da liquore di carruba, liquore di mirto e liquore di ginepro. Nota di merito per il dolcificante proposto con il caffé: uno squisito zucchero di canna grezzissimo con meraviglioso aroma di liquirizia tipico dei mascobado di più alto livello. Il pranzo si concludeva nella piena soddisfazione dei sei. Costo cadauno: 55€, considerato circa del 10% oltre il dovuto.

 
Sostanzialmente tutto ottimo; forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di più eccentrico. In questa occasione lo chef ha sicuramente badato alla sostanza piuttosto che giocare sulla stravaganza e sulla complessità dei piatti. Più forma che sostanza per un pranzo realizzato con un eccellente qualità delle materie prime e un corretto equlibrio nella misura delle quantità. Una considerazione particolare per la gentilezza del Sig. Perella che ci ha saputo coccolare, raccontare il territorio e qualche aneddoto della sua vita. Quattro burricchi con pieno merito.

 


VALUTAZIONE “Paolo Perella”: Quattro Burricchi.
Ristorante Paolo Perella Indirizzo: Corso Repubblica 8, Villasalto
Telefono: 070956298    [mostra in google maps]
 

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nov 2 2013

Ristorante Josto al Duomo – Oristano

 Scritto da Jesus | 8 commenti | Commenta

Josto - Duomo

Josto – Duomo, scorcio

 

Eccoci qui, Josto baldanzoso e audace, a cantare le tue gesta, a narrare del tuo sconsiderato coraggio, delle tue orme veloci sul terreno della battaglia, del rosso tuo che nutrì la terra, delle spavalde grida contro il nemico romano, di tuo padre sconvolto e in fuga; del tuo nome, del tuo straordinario e melodico nome, che ha superato le barriere del tempo e della storia, che ha attraversato i secoli accarezzando i miti e le leggende del nostro popolo, che qui sentiamo pronunciare e pronunciamo, per nostro vizio e per nostra colpa. Nostro malgrado sei qui oggi con noi, e gli occhi nostri non possiamo distogliere dal tuo sguardo giovane, fiero, infelice, valoroso e … da secoli spento.
 

Josto - Interno

Josto – Interno

 

Trentuno Ottobre. Nel pieno dell’atmosfera di Ognissanti, tra un molesto vibrar di batacchio e un diabolico «dolcetto o scherzetto», il Raschione riprende a tramare nelle segrete del proprio castello, per maggiormente infastidire la istintuale propensione di Jesus ad evitare lunghe escursioni oltre il suo naturale baricentro di mandronia. Dopo decimi di secondo di riflessione, la mefistofelica macchina delle ciccionate decreta: «Questa settimana si va a Oristano».
La presunta ragione è sempre la stessa: «A Cagliari i ristoranti li abbiamo terminati!».
Invitiamo quindi i nostri più affezionati lettori ad inviare personalmente al burriccu le segnalazioni sulle decine di ristoranti della zona che ancora abbiamo mancato, e che il Raschione, non si sa per quale motivo, ignora. In caso contrario, vi anticipo che dovrete presto iniziare ad apprezzare l’inedita formazione PACS Marrocu-Raschione!
 

Josto - Cruditè di mare

Josto – Cruditè di mare

 

Primo Novembre. Cavalca veloce le buche della SS.131, la teutonica autovettura dell’Ing.Marrocu il quale, come da sua abitudine, non manca di riproporre agli astanti sentite reprimende nei confronti dell’assetto socio-politico sardo, finanche arrivando a criticare gli effetti del clima sul paesaggio extra-urbano isolano.
Dopo oltre un’ora di viaggio, in anticipo di una mezz’ora rispetto alla prenotazione a nome X del Raschione – alloggiato il carro buoi nei pressi del ristorante “Josto al Duomo” -, i tre decidevano di concedersi una preventiva escursione nella vicina piazza del Duomo, per apprezzare la baroccheggiante bellezza della settecentesca cattedrale. Qui iniziavano, invero, le reprimende di Jesus, contro la struttura urbana sviluppatasi intorno al tempio – che non ne valorizza appieno la maestosità e l’impatto visivo – e contro le numerose auto, sgradevolmente disposte sul piazzale in fronte all’ingresso principale, che hanno impedito per un buon quarto d’ora di fotografare la magnificenza del paesaggio e per le quali l’Ing.Marrocu ha finanche chiesto l’intervento della forza “pubblica”. Censvra grave!
 

Josto - Polpo doppia cottura

Polpo in doppia cottura

Josto - Bottarga muggine affumicato

Bottarghe, muggine

 

Il Ristorante affaccia il proprio uscio nella centralissima Via Vittorio Emanuele, a pochi metri dall’imponente campanile della cattedrale, ed è collocato in una più ampia struttura che comprende un caratteristico Hotel (Il Duomo) e una piccola bottega di prodotti tipici locali. Al ristorante si accede proprio superando la reception dell’albergo. Qualche tavolo, nel periodo estivo, viene collocato in un cortile disposto a cavallo tra la bottega e la scala che porta alle camere, mentre la sala principale appare, nella composizione delle basse volte, come una vecchia cantina tinteggiata di bianco, nella quale sono stati inseriti più moderni elementi d’arredo. Questi ultimi, sono stati oggetto di erudita discussione da parte dell’Ing.Marrocu e di Jesus. Il primo apprezzandone l’impatto generale, il secondo criticandoli nella loro efficacia cromatica; nella pratica asserendo essere, il colore verde di alcuni elementi occasionali, in contrasto armonico con la tonalità gli infissi. A parer mio, occorrerebbe fare una scelta più marcata e decisa (nell’ottica del bruno o del verde) e decorare le arcate che, attualmente, appaiono eccessivamente spoglie.
 

Josto - Fregolina in rosso

Josto – Fregolina in rosso

 

Al nostro arrivo, al ristorante “Josto al Duomo”,  l’accoglienza è calorosa e formale al medesimo tempo. Da quel che capiamo la gestione è, almeno in parte, a carattere familiare. Il preparatissimo maître/titolare – inconfondibilmente il sosia del calciatore Pirlo – tradisce, sotto la folta barba, la sua giovane età, che comunque non gli impedisce di distinguersi per professionalità e savoir fair. A lui si affianca un altro giovane cameriere e due/tre ragazze che, con tutta probabilità, governano anche l’amministrazione dell’Hotel. Dobbiamo invero asserire che il servizio, pur di eccellente livello medio, durante il pranzo ha peccato di talune piccole veniali imperfezioni, quali non subitamente approvvigionare di pane il nostro tavolo, e il farci ritrovare, episodicamente, senza le dovute posate: poco male, Jesus ha saccheggiato il tavolo vicino! A tal proposito il maître, ci ha successivamente confidato che vi erano state alcune defezioni di personale dell’ultimo minuto, dispiacendosi di non aver potuto gestire sin dall’inizio le nostre comande, ed in particolar modo di non averci potuto indirizzare su una cernita di vini consona al nostro mangiare; cernita che, per la sciagurata avventatezza dello “Josto” Marrocu, si è rivelata, per certi versi, catastrofica!
 

Josto - Spaghettoni zucchine menta bottarga

Josto – Spaghettoni zucchine menta bottarga

 

La prima catastrofe dobbiamo attribuirla, in concorso di colpa, al voluminoso tomo che costituisce la carta dei vini presenti in cantina, e che ha confuso per eccessiva abbondanza l’inesperto Ingegnere. Infatti il buon Marrocu, non volendo considerare alcun consiglio, puntava deciso e a testa bassa su un DOC delle Dolomiti “Muller Thurgau” del 2012, cantine “Bolognani” di Lavis (TN), facendosi ingannare dall’errata attribuzione della gradazione sul menù. In realtà il nettare si rivelerà oltremodo leggero, considerando le cruditè di mare e i sapori decisi che saremmo andati di lì a poco ad affrontare. Terminata la bottiglia di Bolognani, a cavallo tra il primo ed il secondo assaggio di primi piatti, nuovamente, il cocciuto Ingegnere pretendeva di visionare la carta, comandando senza indugi un “Alsace Riesling” del 2009, delle cantine alsaziane (lato francese) Binner. Anche qui il fato si sarebbe dimostrato malandrino: le bottiglie dell’annata richiesta risultavano terminate, tanto da rendere indispensabile optare per una vendemmia due anni antecedente, il vino poi dimostrandosi eccessivamente liquoroso (per via probabilmente dell’ulteriore invecchiamento). Qui arriverà a nostra salvaguardia il maître che, per consentirci di sfruttare appieno il gusto del vino scelto, escogiterà un meraviglioso assaggio di formaggi assortiti.
 

Josto - Formaggi assortiti

Josto – Formaggi assortiti

 

Meravigliosa è la impagabile esplosione di gusto della proposta culinaria del “Josto”, che si manifesta con piatti ed ingredienti di primissima qualità,  tecnica di preparazione di altissimo livello e, al contempo, elaborazioni genuine e mai troppo complesse.
La prima portata è un plateau di cruditè di crostacei (gamberi e scampi) e carpacci di calamaro e dentice, impreziositi da una spolverata di pepe nero e germogli di (?) cipolla. Seguiva quindi un pedagogico assaggio “comparativo” di bottarga commerciale e casereccia (molto rara: aroma e gusto incredibili, avremo modo a fine pasto di constatarne la conservazione nel retrobottega dello shop!). La bottarga si accompagnava a buonissime lamelle di muggine affumicato, il tutto su letto di pane carasau impreziosito con un filo di olio d’oliva e i germogli di cui sopra. Gli antipasti terminavano con un impagabile polpo in doppia cottura, con deliziosa crema di limone e rucola, a compimento di un incredibile equilibrio tra il dolce e l’amaro: «questo piatto vale da solo la scampagnata!».
 

Josto - Torrone di Tonara

Josto – Torrone di Tonara

 


Identica la valutazione dei primi piatti. Dai sapori forti e genuini viriamo però, decisamente, verso l’equilibrio e la delicatezza. Partiamo con una fregolina (la pasta, ad onor del vero non ci è parsa artigianale) in rosso con pescato del giorno, dall’aspetto più simile ad una zuppa di pesce: gamberi, calamari, muggine e dentice. Piacevolissimo il gusto del sughetto, ben ponderato tra i sapori del pomodoro e del gambero. Il secondo “primo” era invece un piatto di “spaghettoni” (Jesus: «sarebbero stati meglio spaghettini, questi sono troppo grossi!») con zucchine, menta e bottarga vera.
 

Josto - Mostacciolo

Josto – Mostacciolo di Oristano

 

Come anticipato, a questo punto della ciccionata interviene il maître che ci propone, in luogo di un secondo piatto, un trittico di formaggi:  casizolu artigianale indigeno, fiore di Gavoi, Erborinato di Thiesi, accompagnati da ottima confettura di fichi. Marrocu «Se dobbiamo scegliere di morire per il colesterolo, questo è senza dubbio il modo migliore!».
Come avvicinamento ai dolci, irrompe la scenografica esposizione di un carrello con tagliere, mannaia e torrone di Tonara (vero anche questo, non di Dolianova!) che l’impavido Ingegner Marrocu ha divorato intingendo e leccandosi le dita, finanche davanti al maître: «lo faccio con onore!».
 

Tortino ai cereali e pistacchio

Tortino ai cereali

Josto - Apple crumble

Josto – Apple crumble

 

Impagabili i dessert che seguivano. Mostaccioli di Oristano per Jesus, disposti a mo’ di sandwich con gelato alla vaniglia e imbevuti nel vino, tortino ai cereali con gelato al pistacchio per l’Ing.Marrocu, apple crumble e vaniglia per il Raschione.
L’abbondante pranzo si concludeva quindi con dei caffè. La contrattazione degli amari, partita volutamente sul basso profilo («per me uno Stock 84») veniva presa in consegna dall’oculato maître che non poteva fare a meno di afferrare i burricchi per le orecchie: non ho quello che chiedete, ma ho qualcosa che potreste volere. Rum Caroni invecchiato dodici anni per il Raschione (non servito in bicchiere riscaldato come il burriccu senza essere in grado di apprezzare, amerebbe), cognac Martell XO Extra Old per Jesus e l’Ing. Marrocu.
L’esperienza qui si concludeva. Conto finale – da cui sono stati condonati amari e formaggi – 50€ cadauno, decisamente al di sotto del valore del pranzo appena consumato.

 

Se in quel di Oristano vi venite a trovare, e ricercate, di vostra abitudine, eccellenza e qualità, potete queste certamente cogliere in quel del ristorante “Josto al Duomo”. Una cucina orgogliosamente basata sulle tradizioni e su ingredienti del territorio, ma che riesce ad arrivare, nella fantasia dello chef e nell’offerta della cantina, fin oltre le sponde del nostro mare. Qualche piccolo difetto nel servizio, come indicato, dobbiamo identificarlo come episodico. Quattro burricchi.

 


VALUTAZIONE “Josto al Duomo”: Quattro Burricchi.
Ristorante Josto al Duomo Indirizzo: Via Vittorio Emanuele 34, Oristano
Telefono: 0783778061    [mostra in google maps]
 

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set 14 2013

Ristorante Punjabi – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Punjabi - Interno

Punjabi – Interno, Ing.Marrocu

 

Ravi, Chenab, Jhelum, Sutlej, Beas.
Posso solo pensarvi e per questo ancora non esistete. Posso navigarvi con la mente, e la mia mente già sa dove andare. Posso sentirvi stringere la vostra terra, ma la vostra terra non sa che io sono, né sa che esiste il Raschione Ettore, né ha mai sentito scorrere le lodi dell’Ing.Marrocu.
La Terra dei cinque fiumi, il suo popolo ed il suo idioma. Il Darśana, lo scorrere verso il grande Padre. Giunti al grande Padre, lì rifletteremo, lì ci purificheremo, lì daremo fuoco alla nostra carne inanimata, finché non riusciremo a trovare la risposta che andiamo cercando: perché siamo qui oggi, al Ristorante “Punjabi”?
 

Punjabi - Samosa

Punjabi – Samosa

 

Ebbene quest’ultimo impegnativo quesito, come la più estesa interrogazione sul fatto che ultimamente ci si stia spesso dedicando alla cucina etnica, non interessa il dominio della trascendenza, non oltrepassa i confini della epistemologia asinina o di una nuova ipotetica ricerca del nostro Karma. Ad onor del vero, ci hanno provato i Beatles un po’ di tempo or sono a ritrovare loro stessi per ristoranti indiani, e il risultato è stato piuttosto deludente: opere minori quali here comes the sunlet it be. A volte essere in quattro anziché tre non aiuta, e anche per questa ragione siamo qui oggi a parlarvi del “Punjabi”: perché Jesus non ha voglia di spostarsi e perché i ristoranti di cucina sarda a Cagliari li abbiamo (quasi) visitati tutti. Cosa mai ci inventeremo la prossima settimana?
 

Punjabi - Mix pakora

Punjabi – Mix pakora

 

Venerdì sera. Il protratto e tragicomico andirivieni del Raschione Ettore lungo la Via Pergolesi, alla ricerca – a piedi – della giusta traversa da imboccare, con Jesus che ininterrottamente insultava alle sue calcagna, e l’Ingegner Marrocu che, già pervenuto al locale, estendeva il turpiloquio via Twitter, è la prima pagina di questo nuovo anomalo Romanzo in seno al tomo del Donkey Challenge, che ha previsto per i Burricchi, in formazione tipo e in veste ufficiale, il testare i pregi e difetti della cucina indiana al ristorante “Punjabi”, sito nella centrale e poco parking friendly (150cv “a casinu“) Via Rossini, in Cagliari. Con cinque minuti di ritardo raggiunto lo spazientito Ingegnere, l’avventura poteva avere inizio.
 

Punjabi - Pulao

Punjabi – Pulao

 

Il Ristorante Punjabi, al suo interno, cerca di ricomporre sobriamente, almeno in ordine alla nostra percezione culturale, i colori e le atmosfere delle abitazioni del Punjab, la macro regione indo-asiatica che interessa i territori a cavallo tra India e Pakistan. La sala principale è quindi dominata, nelle pareti, nelle decorazioni e nei tendaggi, dalle tonalità del verde, del rosso e dell’arancio. In questo contesto stona visibilmente il proiettore della parete Sud-Ovest che, dirimpetto al bancone del bar, viene deputato alla proiezione di videoclip e soap opera bollywoodiane. Tra l’altro, lo stesso video proiettore è stato installato troppo a ridosso dello schermo, tanto da rendere impossibile una visione nitida delle immagini, al punto da cagionare l’auto-candidatura di Jesus per risolvere il problema: «qui ci sono due (!) ingegneri, vuole che non riusciamo a sistemarlo?». Per la cronaca, operazione fallita!
 

Punjabi - Subzi biryani

Punjabi – Subzi biryani

Punjabi - Bombay biryani

Punjabi – Bombay biryani

 

L’esperienza e il rapporto con il servizio del Punjabi non parte nel migliore dei modi. Il gentile titolare ci accompagna al nostro tavolo, in fondo alla sala, ma Jesus nota una piccola macchia di sporco sulla tovaglia e chiede di potersi alloggiare altrove. L’ “altrove” impatta invece, in traiettoria, con il flusso d’aria del condizionatore, per cui l’Ing.Marrocu reclama una terza soluzione. L’ultimo accomodo è per nostra fortuna gradevolmente apprezzato dall’ingegnere, anche perché veniamo sistemati proprio di fronte all’apertura che dà sulla cucina, e questo ci permette di intravedere i fuochi e gli chef al lavoro sul caratteristico forno tandoori in versione industriale.
 

Punjabi - Prawn narial

Punjabi – Prawn narial

 

L’interazione con i clienti è affidata al titolare indiano, a sua moglie (sarda) e a un terzo cameriere oriundo. Diciamo subito che sotto l’aspetto del servizio in generale, dobbiamo registrare note contrastanti. Da un lato sono efficaci i tempi della cucina, la disponibilità, l’empatia verso il cliente e le gestualità (vino mesciuto correttamente), mentre d’altro canto andrebbero registrati alcuni aspetti, tra i quali il mancato cambio sistematico delle posate. Buona la fornitura della cantina, dalla quale chiediamo di attingere un ottimo carignano del Sulcis DOC “Rocca Rubia”, della Cantina Santadi. La cernita di un rosso è determinata dal primo di carne comandato dal Marrocu. Per contro, la restante totalità delle pietanze era a base di pesce o verdure!  Proseguendo nella comanda, mentre per i primi, individuati nella categoria “Riso”, non abbiamo problemi, con qualche ovvia difficoltà scegliamo gli antipasti; il salomonico titolare ci viene però in soccorso: «vi faccio due mix pakora, che ce li ha (quasi) tutti»!
 

Punjabi - Mahi tikka

Punjabi – Mahi tikka

 

Il “pakora” è stato invero preceduto dai tipici e gustosi samosa indiani alle verdure, delle specie di saccottini fritti triangolari, molto gustosi. Il mix era invece composto da una serie  di verdure e frutti di mare ben pastellati, tra i quali individuiamo facilmente gamberoni fritti, cipolla e, verosimilmente, bocconcini di pollo marinati. Il tutto era accompagnato da ottime e soffici focacce all’aglio e alle patate cotte in tandoori e da un tris di salse caratteristiche: salsa agrodolce, salsa allo yogurt, zenzero e menta, salsa con yogurt (zenzero) e peperoncino verde fresco. Incuriosito dalla piccantezza di quest’ultima salsa, l’Ing.Marrocu chiedeva numi alla moglie del titolare, finanche pregando che gli venissero proposti i peperoncini al tavolo. In considerazione della celeberrima barrosaggine di Jesus e dell’Ingegnere («un mio amico li coltiva più piccanti»), non vi stupirà apprendere come la cosa sia poi degenerata in una sfida all’ultimo assaggio, con tanto di «non lo mangiare è piccantissimo!» seguito, successivamente, da un: «siete gli unici cagliaritani che mangiano peperoncino, respect!». In realtà segnaliamo che il Marrocu ha raggiunto in volto cento tonalità del piombo fuso, mentre Jesus ha lacrimato ininterrottamente per la successiva ora e mezza: 1.000.000 di gradi nella scala di Scoville!
 

Punjabi - Gamberoni

Punjabi – Gamberoni

 

Dopo essersi ripresi dallo shock termico (Il Raschione non ha accettato la sfida, a voi giudicare se per codarderia o intelligenza) i Donkeys potevano dedicarsi al primo. Tre piatti di riso, scelti da ognuno dei burricchi in singolo peso, e condivisi. Jesus, non amando le spezie, comanda un “Subzi biryani”, riso basmati con misto di verdure fresche speziate, declinate in melanzane, fagiolini e peperoni. Il riso scelto dall’ingegnere, “Bombay biryani”, era praticamente identico a quello di Jesus, con l’ulteriore aggiunta di bocconcini d’agnello, mentre il Raschione ha optato per un buonissimo “Pulao”, con verdure stufate e frutta fresca: zucchine, fagiolini peperoni, pesca e melone!
 

Punjabi - Mousse al mango

Punjabi – Mousse al mango

 

Non paghi e non sazi, come loro abitudine, il triumvirato virava verso dei secondi di pesce: “Mahi tikka” per Jesus (leggerissimi “bocconcini di pesce spada, cotti in tandoor, marinati nello yogurt ed erbe delicate”), “Prawn narial” per il Raschione (gamberi con cocco e strana salsa di pomodoro, accompagnati da riso basmati), gamberoni “giganti” marinati con ajwaini e poi arrostiti per l’Ing.Marrocu. L’intenso sapore di questi ultimi ha fatto trasalire l’ingegnere («dovevo venire al ristorante indiano, per assaggiare i gamberoni meglio arrostiti di Cagliari!») tanto da richiedere nuovamente l’interlocuzione del titolare, scoprire che in realtà si trattava di gamberi congelati freschi, e imbastire una nuova lunghissima discussione su surgelamento, congelamento, ammoniaca, pescherecci di Mazara del Vallo, circo Orfei, storie d’amore a lieto fine: «l’avete provocato e adesso non si ferma più!»
Conclusi anche i secondi passiamo ai dessert. La scelta era univoca perché: «tutti gli altri dolci indiani che offrivamo non piacevano». Nonostante questo disadattamento culturale, tipico limite nostrano sardo – come confermerà l’Ing.Marrocu ferendo a bottigliate il primo passante per strada -, la mousse al mango propostaci era veramente ottima. Stranissimo il sapore delle perline di zenzero, cardamomo, liquirizia, e non so che altro, serviteci in ultimo come tradizionale elemento di fine pasto indiano («servono per pulire la bocca»). Tra il gusto di smarties e quello del sapone di marsiglia la percezione che un sardo medio potrebbe avere. La cena si concludeva quindi con due caffè, una grappa al cardamomo («leggerissima») per Marrocu, e un eccellente rum indiano per il Raschione. Costo complessivo 45€ cada-burriccu, da ritenersi, per quanto ne capiamo di cucina (indiana), un 10% eccessivo rispetto al giusto dovuto.

 

Il “Punjabi” è senza dubbio un buon locale, con una eccellente e genuina proposta di pietanze etniche, comunque modulate e apprezzabili dal variopinto e composito pubblico degli avventori cagliaritani. Bella e rilassante l’ambientazione, anche se il maxi schermo sarebbe meglio rimanesse spento. Ottima la cucina, in buona parte merito del forno tandoori, mentre qualche appunto lo dobbiamo muovere al servizio. In definitiva, complessivamente, il nostro giudizio finale è di tre burricchi, meno meno. Comunque bravi.

 

VALUTAZIONE “Punjabi”: Tre Burricchi.
Ristorante Punjabi Indirizzo: Via Rossini 65, Cagliari
Telefono: 0703110887 [mostra in google maps]

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ago 31 2013

Ristorante Sushi Tao – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Tao - Interno

Tao – Interno

 

Lento sulla Via, il burriccu si fermò di colpo. Allentò lo sguardo e inseguì i profumi del fior di loto. Scosse la testa per un rapido istante, seguendo brevemente il profilo di un’ideale sinusoide; non per stizza o fastidio, né per bisogno di cercare un qualche immotivato sollievo al caldo ed ipnotico concerto di cicale… piuttosto, perché così doveva essere. Nell’infinito passato, il Saggio aveva caricato il suo dorso con due bisacce, una per ogni lato, in perfetto stridente equilibrio di forma e gravosità di peso. La prima e ultima bisaccia era di color bianco terso, e sulla sua superficie non era possibile scorgere alcuna differente sfumatura o apparente difetto di candore. L’ultima e prima bisaccia era nera più della pece, un nero così corvino e intenso che nessun uomo aveva mai veduto prima. Alcuno conosceva il contenuto delle bisacce, né il burriccu volle porsi mai la domanda: era così, perché così doveva essere. Il burriccu ripartì. Dietro di lui, sentì vibrare e riempirsi il proprio passato. Davanti a lui, la risonanza sconvolse il futuro. Era così, perché così doveva essere.
 

Tao - Wakame sunomono, Cruditè

Tao – Wakame sunomono, Cruditè

 

C’è qualcosa di anomalo e perverso in tutto questo. Cosa mai sarà accaduto agli ortodossi appetiti di questa monotona e inerziale comitiva, per aver infine concesso, all’interminabile canovaccio dei ristoranti visitati, un prestigioso ed inusitato mutamento, sulla Via del Sol Levante? Parliamoci chiaro, di cultura, cucina e tradizioni orientali i Burricchi conoscono ben poco, oppure conoscono talmente tanto da non pensare neanche lontanamente di poterne accarezzare le corde tra le irriverenti pagine di questo blog. Il bianco è bianco perché lo vediamo tutto. Il nero è nero perché non lo vediamo affatto. Insomma, nell’uno o nell’altro caso sappiamo bene cosa stiamo o non stiamo vedendo. In questo caso il Raschione si è espresso: «Ho prenotato al Sushi Tao». Jesus non ha fatto domande. Sarà così, perché così doveva essere… forse!
 

Tao - Wanton fritti con gamberi e branzino

Tao – Wanton fritti con gamberi e branzino

 

Venerdì sera, agli sgoccioli del mese di Agosto. La serata dei Burricchi Jesus e Raschione, declinati in malinconica formazione PACS per la giustificata assenza dell’Ing.Marrocu, inizia con i consueti amorevoli insulti, rivolti reciprocamente, dapprima in funzione di una differente idea nell’approccio al parcheggio, per poi proseguire per effetto dello sconsiderato abuso del Raschione in merito agli strumenti di ripresa fotografica, da egli sistematicamente impiegati nel momento di massimo pericolo per la salvaguardia del nostro anonimato. Tant’è vero che, prima di varcare la soglia del “Sushi Tao”, il burriccu si fa notare a causa dei numerosi ed inutili scatti prodotti per immortalarne l’ingresso, nei pressi del quale sostava casualmente una nostra vecchia conoscente che, pensando di essere l’oggetto delle mediatiche attenzioni, ci salutava imbarazzata!
 

Tao - Riso al wok

Tao – Riso al wok

Tao - Udon di farina bianca al misto mare

Udon di farina bianca

 

Volendo seguire una linea di condotta critica, mediante l’impiego di punti di riferimento puramente occidentali, mi sento di dire che l’interno del ristorante sia piuttosto gradevole ed elegante. Superato il vestibolo di ingresso ci si immette una grande sala, accompagnata lateralmente dal bancone del sushi-bar e confinata verticalmente dalle tonalità scure di pavimento e soffitto, dal quale piovono numerosi elementi d’arredo e di illuminazione dall’aspetto sottile e squadrato, quasi degli origami che tentano di replicare, con maggiore impatto e raffinatezza, i tre pesci ornamentali di carta appesi nei pressi del bancone stesso. La prima sala subitamente si apre sui margini di una seconda, che la segue in senso longitudinale con poche soluzioni di continuità visiva. Tutti gli spazi divisori e laterali sono occupati da bassi tavolini, molto ravvicinati tra loro, e da sedie e divanetti imbottiti, che nello stile e nella struttura richiamano molto bene l’idea del mangiare orientale, senza per questo difettare per le (per noi) scomode posture nipponiche. Il difetto principale che possiamo attribuire al “Sushi Tao” è invero l’acustica. Dato il numero elevato di clienti e la loro distribuzione ravvicinata, il chiasso prodotto a metà serata è stato sensibilmente molesto.
 

Tao - Scampi al vapore

Tao – Scampi al vapore

 

Il servizio in sala è incredibilmente veloce ed efficiente: tre o quattro cameriere non indigene si alternano freneticamente ai tavoli, gestendo le comande attraverso l’utilizzo di palmari collegati direttamente con la cucina. La rapidità con cui siamo riusciti ad approvvigionarci del vino e delle prime pietanze, ci ha portato a ipotizzare che, in condizioni normali, sia possibile desinare in maniera appagante in meno di quarantacinque minuti. Unica defaillance, per quanto ci riguarda, è stata l’attesa per il secondo piatto di Jesus, arrivato qualche minuto dopo quello del Raschione. Il menù è piuttosto lungo e articolato e, per quel che possiamo noi profani intendere, non è ben chiaro e distinto il confine tra i piatti tipicamente giapponesi, cinesi e orientali in genere. Escludendo a priori il richiedere composizioni di sushi e sashimi (rimandiamo a wikipedia per approfondimenti) e non potendo confidare nella piena affinità linguistica con il personale, ci affidiamo al nostro intuito e a “google” per comandare piatti il più possibile compatibili con le nostra scala di giudizio. In virtù di una apprezzabilissima (in senso nostrano) cantina, ci è però semplice ordinare il vino: Vermentino di Sardegna D.O.C. Tuvaoes (2011) delle cantine Cherchi, mesciuto in maniera impeccabile dalla cameriera, anche se veramente apprezzato solo dopo un periodo di ulteriore raffreddamento nella suaglass: «mancu mali non era adeguato, te lo sei scolato tutto!»
 

Tao - Tempura di gamberi in salsa piccante

Tao – Tempura di gamberi in salsa piccante

 

Come antipasti scegliamo tre pietanze, ovviamente a base pesce. Si inizia con i gustosi Wonton (fagottini di pasta, cinesi) fritti al ripieno di gamberi e branzino, serviti su letto di lattuga e accompagnati con una salsa agrodolce al pomodoro, dal sapore appena meno intenso del ketchup. Seguiva un piatto di wakame sunomono, ossia una zuppetta acidula di alga giapponese wakame (Undaria pinnatifida, ma Wikipedia sostiene ne esista un surrogato dell’Atlantico) e cetrioli, accompagnata da cruditè di mare: branzino, tonno rosso, salmone, scampi e gamberi; nel complesso molto buono, escludendo la qualità dei gamberi, per la quale Jesus ha avuto qualcosa da ridire. Il Terzo antipasto era configurato come un ottimo e particolare tris di tartare: tonno rosso condito con brunoise di cipolle e pepe nero, salmone con mele e semi di sesamo, branzino con cocco. Ogni tartare era condita, inoltre, con finissimo e sporadico inserimento di erbette, che non siamo riusciti pienamente a identificare. Identificabilissimo invero, l’atteggiamento intransigente e occlusivo del Raschione verso l’utilizzo delle bacchette di legno. Dopo i primi maldestri tentativi, si è fatto subito portare coltello e forchetta, per poi riprendere le arcaiche stoviglie, affascinato dall’indiscutibile abilità di Jesus (con il trascurabile difetto di dover richiedere, con qualche difficoltà, lo smacchiatore a fine pasto: «secondo me non ha capito e ti porta un altro dolce!»).
 

Tao - Tortino al cioccolato e gelato al Tè verde

Tao – Tortino al cioccolato e gelato al Tè verde

 

Ottimi i primi. Jesus, dopo un rapido sguardo su “google immagini”, ordina degli Udon (vermicelli) di farina bianca (presumibilmente farina 00, senza crusca) al misto mare. All’arrivo del piatto la titubanza del Raschione e della cameriera facevano dubitare Jesus in merito ad un possibile errore («ma che m… avevo ordinato???») che di fatto non c’era stato. Il condimento degli udon si particolareggiava in eccellenti cozze e arselle, e in meno brillanti gamberi e seppie. Identificabile, per brevi frangenti, la presenza dello zenzero il cui sapore, simile al nostro detersivo per i piatti, è molto apprezzato nella cucina orientale. Ad ogni buon conto il piatto era notevole, in particolar modo per l’appetibilità e la leggerezza della pasta, godibilissima nonostante l’aspetto esteriore potesse far prevedere un progressivo appesantimento mandibolare nel suo consumo. Il Raschione consumava invece del riso al Wok (il particolare tegame cinese) con polpa di granchi e condimento di (sosteneva) pomodori e zucchine.
 

Tao - Dolce di riso giapponese

Tao – Dolce di riso giapponese

 

Buoni anche i secondi piatti. Scampi al vapore su letto di spaghetti di soia per Jesus, interamente sgusciati con le bacchette (e le mani); tempura di gambari in salsa (non troppo) piccante per il Raschione.
Nonostante lo stupore della cameriera («彼らはどれだけ食べる») i due burricchi ordinavano i dolci: strepitoso tortino al cioccolato caldo con gelato al tè verde e decoro di fragole e ananas per il Raschione, inquietante dolce di riso giapponese, ottimamente presentato ma dalla consistenza simile ai marshmallow e dal sapore di camomilla, per Jesus. La cena terminava con due buoni caffè, un liquore alla liquirizia (pro Raschione) “Myrsine” e un “Amaro Ramazzotti” per Jesus. Costo complessivo 55€ cadauno, probabilmente un 10% eccessivi rispetto alla qualità di quanto mangiato, anche se sicuramente ben spesi.

 

Il “Sushi Tao” è un ristorante di indubbia qualità non esclusivamente riservato agli amanti della cucina orientale, che propone piatti apprezzabili e godibili in senso universale. Menzione speciale per il servizio, veloce, onnipresente e affidabile. Unico consiglio: sarebbe interessante avere un mediatore culturale che spiegasse all’avventore , nel dettaglio, l’origine e la composizione delle pietanze. Tre burricchi star.

 

VALUTAZIONE “Sushi Tao”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Sushi Tao Indirizzo: Via Sonnino 48, Cagliari
Telefono: 0708577572    [mostra in google maps]

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apr 27 2013

Ristorante Fork – Cagliari

 Scritto da Avvocato Pisano | 2 commenti | Commenta

Fork - Interno Marrocu

Fork – Interno Marrocu

 

Ecc.mo Jesus, Presidente della Corte ainina, Sigg.ri Giudici Raschione, Marrocu e Dessì, ritengo che il mio ruolo di PM incaricato di sviluppare l’accusa in questa ciccionata sarà benché minimo. Potrei tranquillamente rimettermi alle foto pubblicate ma per evitare l’infamante accusa di pigrizia qualcosa va pur detta. Per questo motivo mi limiterò, sebbene non sarà una cosa molto breve, a sottoporre alla vostra attenzione gli aspetti salienti di questa cena affinché, anche a prescindere dalle mie personali richieste di assegnazione dei famigerati/amati burricchi valutativi, ognuno possa formarsi il proprio giudizio lodando o condannando. Ma rilevato che anche il più affezionato dei nostri lettori, considerata l’inutile premessa, è già tentato di spegnere il proprio multimediale apparecchio di lettura, veniamo ai fatti.
 

Fork - Tartara di salmone

Fork – Tartara di salmone

 

Fork = forchetta. “La forchetta è una posata da tavola con due o più punte (generalmente quattro) denominate rebbi e disposte a pettine, usata per infilzare cibi solidi e portarli alla bocca o per tenerli fermi e tagliarli per mezzo di un coltello” (cit. Wikipedia). Dubito che qualcuno abbia mai consultato la conosciutissima enciclopedia on line per sapere il significato di questa parola. Uno degli utensili più usati nel mondo occidentale non ha bisogno di presentazioni, il suo quotidiano uso è ormai dato per scontato. Sebbene un “Fork” nell’ambito dell’ingegneria del software e dell’informatica, indichi lo “sviluppo di un nuovo progetto software che parte dal codice sorgente di un altro già esistente”, per noi poveri burricchi, la cui unica ambizione è la soddisfazione del rito gastronomico settimanale, la parola evoca una sola immagine: ciccionata.
 

Fork - Antipasti

Fork – Antipasti

 

E così che venerdi sera, 26 aprile, alle ore 21 in punto, sotto la nuova insegna raffigurante una forchetta a quattro rebbi, il Triumvirato titolare si unisce ai BdC (burricchi di complemento) Dessì e Pisano per saggiare le potenzialità di questo nuovo locale. Siamo a Cagliari al n. 28 del V.le Regina Margherita, conosciuta sede del più famoso Dal Corsaro. Lo chef  Stefano Deidda ha sdoppiato il locale originario per offrire al suo pubblico due formule diverse: la proposta gourmet del ristorante originario nella sala a destra dell’ingresso; il nuovo bistrot, alla portata di un pubblico più vasto ed eterogeneo, nella sala a sinistra. In quest’ultima, tavoli quadrati si alternano ad altri rotondi di dimensioni maggiori: ad uno di questi viene fatta accomodare la comitiva ainina. Lo stile dei locali é moderno, elegante e semplice al tempo stesso. Le sedute confortevoli. Alle pareti inserti luminosi rendono bella l’atmosfera, in minima parte rovinata da tracce di umidità localizzate sul fondo, in prossimità della cucina e degli eleganti bagni. Una solerte cameriera porta in tavola la carta dei piatti, la carta dei vini e … udite, udite… la carta delle birre! A sottolineare l’informalità del bistrot il fatto che parrebbero menù realizzati con una semplice stampante…
 

Fork - Gazpacho andaluso

Fork – Gazpacho andaluso

 

Non c’è il vino scelto dal Marrocu: l’alternativa proposta dalla cameriera, un Pedraia della Cantina di Santadi, viene accolta come una liberazione dall’imbarazzo della scelta. Allo stesso Marrocu il teatrale assaggio del Nuragus proposto: se i commensali trattengono l’ilarità, abituati alla sceneggiata, la cameriera capisce la situazione e sembra ridersela tra sè e sé. In tavola arriva anche il primo cestino di pane di produzione propria: panini al sesamo ed ai semi di papavero… una bontà! L’entusiasmo è tale che il cestino del pane verrà ripristinato tre volte nel corso della serata. Al momento dell’ordinazione degli antipasti il caos. Al “ci porti tutto, ci dividiamo tutto” iniziale, che mette in crisi da impiattamento il paziente maître (non avezzo allo sbranatorio stile burricco), dopo pugnace confronto segue un più equilibrato … “tenga fuori solo il tagliere di salumi… ma prendiamo doppia porzione di gazpacho…”.
 

Fork - Primi

Fork – Primi

 

Esauriti i tempi tecnici di preparazione arrivano contemporaneamente in tavola: cartoccio di calamari fritti e intigolo agrodolce, tartara di salmone alla mela verde profumata al limone, zuppetta di cozze in rosso, doppia porzione di gazpacho andaluso, Falafel (polpette di ceci) aromatizzate alle erbe accompagnate da due salse (allo zafferano ed agrodolce), involtini di pasta di riso e julienne di verdure. Di fronte allo scarseggiare degli antipasti Jesus denuncia l’accaparramento della coppia Marrocu – Raschione. Nota stampa di quest’ultimo che non tiene ad essere incluso in una coppia che contenga il Marrocu. Materie prime semplici, esecuzione impeccabile. Segnalazione dovuta per i gustosissimi Falafel ed entusiasmo conclamato per il gazpacho andaluso. Di fronte alla consueta gara del “cosa ci ha messo dentro?”, Jesus taglia la testa al toro e interpella in merito la titolare. Segue un pronto “Chiedo a mio figlio gli ingredienti esatti” e la subitanea risposta: pomodoro, origano fresco, peperone giallo, cetriolo, cipolla rossa, olio extravergine e crostini di pane. Jesus estasiato teorizza allora l’esecuzione di “polaretti” al gazpacho… E’ il vino…
 

Fork - Merluzzo con panatura alle erbe

Fork – Merluzzo con panatura alle erbe

 

Ottimi anche i primi ordinati: Paella Valenciana (mare e terra) per il Raschione e Pisano, calamarata Verrigni al coccio con melanzane, cozze e pomodoro per Jesus, ravioli al ripieno di branzino con sugo allo zafferano per il Marrocu, crema di pesci misti appena piccante con crostini ed erba cipollina per il Dessì. I piatti preriscaldati mantengono il tutto alla temperatura ottimale e permettono gli assaggi reciproci tra i commensali. Se la crema di pesci misti del burriccu Dessì viene cannibalizzata da tutti gli astanti, Jesus, nonostante i buoni giudizi altrui sul piatto da lui ordinato, non ne apprezza il livello di acidità e manifesta alla titolare le sue perplessità sulla combinazione di sapori. Il burriccu Pisano, arrivato alla metà della sua ottima paella, intravede la possibilità di assaggiare in maniera approfondita anche la calamarata (dai sapori a lui graditissimi) ed offre a Jesus l’opportunità di fare scambio di portata. Lo stesso si perfeziona con reciproca soddisfazione di entrambi. Ed intanto anche la seconda bottiglia di Pedraia è andata …
 

Fork - Muggine al vino bianco

Muggine al vino bianco

Fork - Fritto di piccola pesca

Fritto di piccola pesca

 

La cameriera, nel ritirare i piatti dei primi, con aria complice dice “prendiamo un dolcetto?”… Alla subitanea risposta dei tre quinti dei commensali “veramente volevamo un secondo…”, sgrana gli occhi e dice “Davvero ??”. Giusto per non patire crisi d’astinenza nella degustazione dei secondi viene anche ordinata la terza bottiglia di Pedraia. Alla domanda della cameriera se fosse possibile portare altra etichetta qualora non vi fossero in fresco bottiglie del vino richiesto segue un “non fasciamoci la testa prima, verifichi per cortesia…”. Torna al tavolo la titolare con l’offerta di due vini in alternativa, tra cui l’eccellente Karmis dell’azienda vinicola Contini. Impossibile resistere: il Karmis fluisce nei bicchieri che, con professionalità, vengono correttamente sostituiti per assaporare il nuovo nettare.
 

Fork - Dessert

Fork – Dessert

 


E’ l’ora dei secondi: filetto di merluzzo con panatura alle erbe, pomodorini, olive e capperi per il Raschione, fritto di piccola pesca del Golfo per il burriccu Pisano, muggine al vino bianco con olive, alloro e patate per Jesus. Mentre i primi due trovano più che soddisfacenti ed equilibrati i piatti da loro ordinati, anche se sicuramente inferiori ai primi, Jesus insiste e persiste nell’ordinare cibi a lui non particolarmente graditi nella speranza di potersi stupire del risultato finale: nonostante il di lui nome, anche questa volta niente miracoli… Anche la terza bottiglia di vino finisce…
 

Fork - Semifreddo

Fork – Semifreddo

 

Arriva purtroppo, in ogni ciccionata che si rispetti, il momento conclusivo dell’ordinazione del dolce ma, in questo caso, la bontà delle degustazioni precedentemente iniziate non accenna a concludersi. E allora: gelato alla vaniglia affogato al cioccolato per il Marrocu (L’ingegnere smentisce: affogato al caffè, indicazione errata del Raschione! Ndr), Tiramisu per il Dessì, crema bruciata alla vaniglia con gelato e sciroppo ai frutti di bosco per il Pisano, tortino al cuore morbido di cioccolato con gelato alla vaniglia per il Raschione, semifreddo alle pere e grappa per Jesus. In accompagnamento viene proposta una Malvasia di Bosa data dalla titolare come “non ancora in commercio”: “Salto di Coloras”, di Angelo Angioi. Poi, per non farsi mancare niente, rum venezuelano Santa Teresa Gran Reserva, servito con dei tartufini della casa. Tutto ottimo. Unica nota negativa? Un caffè finale non all’altezza di tutto il resto.

Poteva mancare, come in ogni processo (alimentare) che si rispetti, il colpo di scena finale? Assolutamente no!! Mentre il Marrocu faceva notare alla titolare che l’eccellenza della cena stonava con l’uso di un piatto da dolce leggermente sbeccato, la stessa, rilevando che ciò non sarebbe dovuto capitare, riferiva che confidava comunque in una recensione migliore di quella attribuita tanti anni fa dal Donkey Challenge, presente lo stesso Marrocu riconosciuto in foto (vedere foto incriminata, ndr)… Il Triumvirato più famoso di Cagliari e dintorni vedeva miseramente cadere la copertura per la foto del suo titolare più assenteista… Vale comunque il solito discorso: anche se potenzialmente riconoscibili, difficile approntare all’improvviso una cena di questa qualità se alle spalle non hai professionalità ed ottima materia prima a disposizione.
Conto finale: € 54 a testa, assolutamente adeguato alla qualità di quanto assaggiato, del servizio in sala ed anche in considerazione delle ottime e numerose bevande di accompagnamento.

Il nuovo bistrot “Fork” è un’intelligente iniziativa che dà la possibilità a più ampie fasce di avventori di degustare impeccabili e classici piatti della cucina italiana ed internazionale ad un prezzo sicuramente più accessibile della tradizionale proposta gourmet del ristorante “Dal Corsaro”, senza abbassare la qualità. La sala piena e l’informalità dell’ambiente sembrerebbero darne puntuale conferma. A questa Ecc.ma Corte confermare o meno questo giudizio. Per le ragioni copiosamente esposte, questa accusa chiede l’attribuzione di quattro burricchi pieni.

 


VALUTAZIONE “Fork”: Quattro Burricchi.
Ristorante Fork Indirizzo: Viale Regina Margherita 28, Cagliari
Telefono: 070664318    [mostra in google maps]
 

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