☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆

Ristorante Paolo Perella – Villasalto

 Scritto da Matteo & Diana il 17 novembre 2013 alle 23:36 8 commenti | Commenta

Perella - Interno

Perella – Interno

 

Biddesartu, paese di campagna. Questo piccolo centro le cui terre furono dominate prima dai nuragici e poi da punici, romani, e che conobbero le incursioni dei vandali e dei bizantini, la presenza degli spagnoli, è la nostra meta. La Storia vuole che dopo un lungo peregrinare tre le cucine della moderna e femminista terra della Regina Elisabetta, a seguito di incontri con i mullah del medio oriente e poi con i sultani delle lontane Indie, una giovane fanciulla di montagna stregò un pacifico giramondo con la toque sul capo dal nome Paolo Perella. Il viaggio non è faticoso, la strada non è complicata. Nonostante il breve tragitto ci si riesce a fermare ben due volte. La prima per ammirare la bellezza tecnologica di un radiotelescopio di nuova realizzazione. Qui subito L’Ing. Marrosu polemizza sulla posizione dello strumento, facendo presente che quella zenitale sia totalmente inutile in quanto in quella direzione non si dovrebbe trovare nulla da osservare. Ne nasce un piccolo battibecco privo di logica e sicuramente di competenza; vengono scattate alcune foto dell’enorme apparecchio. Nelle vicinanze non c’è nessuno.

 

Perella - A tavola

Perella – A tavola

 

La seconda fermata è motivata dal desiderio di caffè al fine di giustificare necessità fisiologiche in quel di San Nicolò Gerrei. Dopo pochi minuti si giunge nel centro abitato di Villasalto. Strade deserte e silenziose accompagnano il passaggio dei sei. Si percorre la strada principale alla ricerca del numero civico 8 del Corso Repubblica. Ancora silenzio, aria più fresca e il suono singolo della campana dell’una. Brevissima passeggiata non troppo apprezzata dagli avventori di sesso maschile durante la quale l’Ing. Marrosu pone quesiti rispetto alla capacità di isolamento termico degli infissi utilizzati nelle abitazioni del paese. All’improvviso ci si trova di fronte al numero civico 8. Una piccola palazzina ospita al piano terra la sala e la cucina del Sig. Paolo Perella Si entra nel locale e subito si è accolti in modo caloroso, delicato e confidenziale al punto tale che L’ing. Marrosu si presenta dichiarandosi con questa sua nuova identità.

 

Perella - Antipasti

Perella – Antipasti

 

Ci si accomoda attorno a un grande tavolo rettangolare in un ambiente di piccole dimensioni. Alle pareti sono appesi immagini di antenati, di altri familiari e diplomi di merito. Il soffitto è in doghe dorate. Vasi con felci separano i vari tavoli garantendo la riservatezza degli ospiti. Il tavolo è apparecchiato in maniera semplice ma arricchito da agrumi, melagrane, mele cotogne, da un cesto di ghiande e uno di noci marocchine. Un decanter con cannonau biologico di proprietà fa bella mostra di sé al centro del tavolo in compagnia di un cesto di pane preparato con semola e latte di capra e senza mai usare, come ben precisa lo chef, l’acqua e la farina. Pane di un gusto tale che perfino il Raschione Ettore, riferendosi in particolar modo al carasau, definisce di una bontà eccezionale se non unica.

 

Perella - Antipasti e Cavolo

Perella – Antipasti e Cavolo

 

Vengono poi serviti dal Sig. Paolo Perella una serie di antipasti: crema di caprino invecchiato nelle botti di carrube con noci (ricetta di Orgosolo), tomino di pecora con tartufo di Nuoro, ricotta di giornata e mozzarella caprina, vassoio con prosciutto crudo stagionato quaranta mesi e salame di capra, cavolo con peperoni, olive e noci del Marocco, frittelle a base di latte caprino, melanzane, mela cotogna, tortino di cavolo, noci e succo di melagrano (ricette di Caprera). Tutti i piatti vengono piacevolmente descritti dallo chef, che risulta essere l’unico cameriere presente in sala, con digressioni sulla tipologia e qualità delle materie prime e sulle origini delle ricette. A seguito della descrizione dei piatti invita la compagnia a mangiare lentamente “qui è slow, non come nei ristoranti di Cagliari dove …“.

 

Perella - Ravioli

Perella – Ravioli

 

Tutto è eccezionale: la ricotta per la leggerezza, così come la mozzarella, La crema di caprino guarnita con noci per la semplicità, il tomino con il tartufo di Nuoro per la vivacità, Il prosciutto per la dolcezza, il salame per il suo gusto interculturale. Ogni pietanza acccarezza la gola. Il cavolo insaporito con peperoni, olive e noci del marocco, le frittelle e il tortino completano con gusti antichi l’insieme degli antipasti. Gusti caserecci. Il Sig. Perella ci tiene a precisare che la sua è la cucina delle vecchie cuoche di Orgosolo, dell’Isola di Caprera, delle tradizioni: “Potrei anche dire di inventarmi questi piatti, ma farei un torto alle donne che mi hanno fatto dono di questa conoscenza.”

 

Perella - Funghi di carne

Perella – Funghi di carne

 

Al termine degli antipasti viene introdotto in tavola un vino leggero alla maniera di Santandi per le feste. Un vino per la digestione, frizzante e aromatizzato alle carrube, che viene particolarmente apprezzato dalle signore, nonostante la presenza di moscerini morti annegati. Tra qualche chiacchiera e dopo qualche tensione a seguito del quasi sputtanamento da parte dell’Ing Marrosu, Il Sig. Perrella si avvicina al tavolo rivolgendoci la seguente domanda: “Ma voi che lavoro fate? Vi ho visto particolarmente attenti!!” Dopo qualche minuto o forse dopo una decina di minuti arriva il primo. Ravioloni di pasta fresca di grano Capelli con ripieno di formaggio di capra, cipolla, e ghiande macinate, il tutto secondo la tradizione urzulese accompagnato da un dolcissimo sugo di pomodori freschi.

 

Perella - Castrato di capra Cordula

Perella – Castrato di capra Cordula

 

Anche il primo passa tra i sorrisi e il compiacimento dei commensali. Insieme ai ravioli bicchieri del cannonau biologico e del vin bianco con carrube. Ancora momenti di pausa e poi l’ingresso dei secondi e del contorno. Funghi di carne di aridelli (albero della famiglia dell’olivastro) insaporiti con olio, aglio, e noce moscata, questa giunta in seme dall’india a macinata con partiolari macchinari dal Sig. Perella. A seguire un dolcissimo arrosto di capretto castrato insieme a una cordula, il tutto accompagnato da qualche patata e da cipolle. Anche i secondi, tra qualche perplessità, si mostrano all’altezza. E ancora del cannonau e del vino bianco.

 

Perella - Gelato al pistacchio

Gelato al pistacchio

Perella - Pan di spagna integrale

Pan di spagna

 

A seguire bis di dessert: prima un apprezzatissimo gelato al pistacchio di Bronte, senza zucchero e dolcificato con miele di corbezzolo, guarnito con una riduzione di vino cotto e, a seguire, torta antica di pan di Spagna integrale. In conclusione caffè accompaganto da liquore di carruba, liquore di mirto e liquore di ginepro. Nota di merito per il dolcificante proposto con il caffé: uno squisito zucchero di canna grezzissimo con meraviglioso aroma di liquirizia tipico dei mascobado di più alto livello. Il pranzo si concludeva nella piena soddisfazione dei sei. Costo cadauno: 55€, considerato circa del 10% oltre il dovuto.

 
Sostanzialmente tutto ottimo; forse ci si sarebbe aspettato qualcosa di più eccentrico. In questa occasione lo chef ha sicuramente badato alla sostanza piuttosto che giocare sulla stravaganza e sulla complessità dei piatti. Più forma che sostanza per un pranzo realizzato con un eccellente qualità delle materie prime e un corretto equlibrio nella misura delle quantità. Una considerazione particolare per la gentilezza del Sig. Perella che ci ha saputo coccolare, raccontare il territorio e qualche aneddoto della sua vita. Quattro burricchi con pieno merito.

 


VALUTAZIONE “Paolo Perella”: Quattro Burricchi.
Ristorante Paolo Perella Indirizzo: Corso Repubblica 8, Villasalto
Telefono: 070956298    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 

4 / 5 stars     

Commenti via Facebook

8 Commenti su “Ristorante Paolo Perella – Villasalto”

  • Jesus Dice:

    Ringraziamo innanzitutto il burriccu (e per nessuno mi sento di ritenere più appropriato tale titolo) Loi, nonché ingegner Loi, nonché collega dell’ormai conclamato e sedicente tale, “Ing.MARROSU” il quale, nel varcar l’uscio del ristorante e salutare lo chef di fama Perella, riusciva subitamente farsi stregare dallo sguardo magnetico del medesimo, tanto da auto esplicitarsi ex-abruto, tra lo stupore generale, salvo poi rettificare la propria identità, nel tardivo e ritrovato controllo della propria auto-determinazione.
    Non è la prima stravaganza che dobbiamo registrare in questa ciccionata, financo nella manifestazioni della tavola che, al contrario di quello testé evidenziato in sede di sinossi dal Burriccu Loi, qualche effetto di originalità lo hanno pur determinato.
    Come ben sapete non è comunque mio costume, su questo blog, concentrarmi sulle frivolezze del cibo e della tavola. Per cui non posso non divagare sull’ambientazione curiosamente e deliziosamente kitsch del ristorante, sugli incredibili attestati e titoli onorifici incorniciati ed esposti in bella mostra sulle pareti – tra cui spicca una medaglia d’oro “primario panificio elettromeccanico, specializzato nella lavorazione moderna igienica” -, sulle meravigliose stampe in stile holliwoodiano dei componenti la famiglia Perella; ma soprattutto, non posso non citare le incredibili e mirabolanti avventure raccontate dallo chef giramondo, protagonista di episodi in grado di farci scrutare idealmente l’interno di sommergibili nucleari russi in terra di Scandinavia e in periodo di guerra fredda, determinati perché, a suo dire, al tempo lui andava in giro vestito eccentricamente da chef: altre epoche!
    Unica nota dolente. Va bene lo slow food, ma sentirsi minacciare che saremmo andati via alle 6 (arrivo alle 13 in punto), per poi realmente lasciare il ristorante alle 17.40 a qualcuno potrebbe parere eccessivo, tanto da chiedersi: vale la pena farsi tutta quella strada ed investire una giornata intera per mangiare da Perella?
    La risposta è: vale la pena per giocare al rally sulle bellissime curve della statale, con la 150cv, e vale la pena perché è Perella. Un’isola di imprevedibile, magica ebbrezza e stordimento alimentare, fuori dal comune.

  • coach Dice:

    “Il tavolo è apparecchiato in maniera semplice ma arricchito da agrumi, melagrane, mele cotogne, da un cesto di ghiande e uno di noci marocchine”

    Io avrei lasciato anche un pò di foraggio e qualche carota, tanto per quello che ne capite!!!!.
    :-) :-)

  • Luca Dice:

    Ciao, ottima recensione, come sempre. Ma l’Oasi del fungo in quel di Teti non lo avete ancora provato? Saluti ragazzi.

    • Jesus Dice:

      Ciao, in effetti no, anche perché la distanza dalla casa madre rende la gita piuttosto impegnativa.
      Ad ogni modo passiamo la tua segnalazione alla mefistofelica macchina delle ciccionate del Raschione. Quando saremo in zona, o quando questa ci imporrà di visitarlo, non mancheremo!

  • coach Dice:

    Mitico “L’Oasi”

  • Ettore Dice:

    Il confine tra il Sarrabus e il Gerrei, ai piedi dello spettacolo offerto dai Monti dei Sette Fratelli, un viaggio di sessanta chilometri, tra percorsi ostili, natura, ma anche strutture avveniristiche, che alimentano la piccola economia di noti parsimoniosi somari, ultimamente non pervenuti. L’elemento che domina questa domenica di metà ottobre sembra il relax e la spensieratezza, come quella di taluni elementi dalla testa fresca che non riescono a gestire il peso del bluff e che rimediano solo in extremis proponendo, per l’occasione, una nuova identità; fortunatamente il destino volle che la follia del primo fosse paragonabile distanza dalla realtà dell’altro interlocutore. Rilassatezza che accompagna la scansione dei tempi e che alla fine lascia spazio solo per i bei ricordi.
    A grande richiesta arriva l’agognato momento del ristorante di Paolo Perella anche per la comitiva di recensori più famosa dell’isola, rimpiguata per l’occasione dal cronista della giornata, il burriccu Ing. Loi, dalla consorte Diana e dalla Donna del Presidente. Ambientazione curiosa, una strana convivenza tra lo stile rustico delle tipiche tavole dei contadini e un tocco di rifiniture anni ottanta che ricordano il Kilton dei tempi migliori, servizio garantito dallo stesso titolare che con le sue descrizioni ed aneddoti ci ha accompagnato attraverso un percorso enogastronomico di straordinario impatto in termini di sapori e tradizioni. Dal primo spizzico di pane i burricchi capiscono subito che non si sarebbe trattato di una esperienza convenzionale, e ogni piatto si è rivelato un crescendo di gusto ed emozioni, al punto che la presentazione di un secondo piatto schiettamente “normale” ha lasciato un pizzico di amaro per il livellamento del crescendo fino ad allora rilevato.
    Chef, allevatore, alchimista, un fenomeno che riesce a trasmettere nel migliore dei modi le proprie passioni, trascinando la clientela in un vortice di entusiasmo contagioso, probabilmente catalizzato dalle ingenti quantità di nettare che ha accompagnato il percorso, questo è Paolo Perella, e chi ama mangiare bene non può esimersi da andare a visitarlo prima di morire.
    Ringrazio gli ospiti per la gradevolissima compagnia e per il contributo alla prosa, con cui mi allineo nel giudizio: quattro somarelli sacrosanti!!

  • iskander66 Dice:

    Bravi, finalmente siete andati a visitare colui che in Sardegna è in grado di offrire la migliore esperienza gastronomica possibile. Paolo Perella dimostra l’esistenza di un Dio benigno. Che il Cielo lo conservi a lungo.

Lascia un Commento