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set 14 2013

Ristorante Punjabi – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Punjabi - Interno

Punjabi – Interno, Ing.Marrocu

 

Ravi, Chenab, Jhelum, Sutlej, Beas.
Posso solo pensarvi e per questo ancora non esistete. Posso navigarvi con la mente, e la mia mente già sa dove andare. Posso sentirvi stringere la vostra terra, ma la vostra terra non sa che io sono, né sa che esiste il Raschione Ettore, né ha mai sentito scorrere le lodi dell’Ing.Marrocu.
La Terra dei cinque fiumi, il suo popolo ed il suo idioma. Il Darśana, lo scorrere verso il grande Padre. Giunti al grande Padre, lì rifletteremo, lì ci purificheremo, lì daremo fuoco alla nostra carne inanimata, finché non riusciremo a trovare la risposta che andiamo cercando: perché siamo qui oggi, al Ristorante “Punjabi”?
 

Punjabi - Samosa

Punjabi – Samosa

 

Ebbene quest’ultimo impegnativo quesito, come la più estesa interrogazione sul fatto che ultimamente ci si stia spesso dedicando alla cucina etnica, non interessa il dominio della trascendenza, non oltrepassa i confini della epistemologia asinina o di una nuova ipotetica ricerca del nostro Karma. Ad onor del vero, ci hanno provato i Beatles un po’ di tempo or sono a ritrovare loro stessi per ristoranti indiani, e il risultato è stato piuttosto deludente: opere minori quali here comes the sunlet it be. A volte essere in quattro anziché tre non aiuta, e anche per questa ragione siamo qui oggi a parlarvi del “Punjabi”: perché Jesus non ha voglia di spostarsi e perché i ristoranti di cucina sarda a Cagliari li abbiamo (quasi) visitati tutti. Cosa mai ci inventeremo la prossima settimana?
 

Punjabi - Mix pakora

Punjabi – Mix pakora

 

Venerdì sera. Il protratto e tragicomico andirivieni del Raschione Ettore lungo la Via Pergolesi, alla ricerca – a piedi – della giusta traversa da imboccare, con Jesus che ininterrottamente insultava alle sue calcagna, e l’Ingegner Marrocu che, già pervenuto al locale, estendeva il turpiloquio via Twitter, è la prima pagina di questo nuovo anomalo Romanzo in seno al tomo del Donkey Challenge, che ha previsto per i Burricchi, in formazione tipo e in veste ufficiale, il testare i pregi e difetti della cucina indiana al ristorante “Punjabi”, sito nella centrale e poco parking friendly (150cv “a casinu“) Via Rossini, in Cagliari. Con cinque minuti di ritardo raggiunto lo spazientito Ingegnere, l’avventura poteva avere inizio.
 

Punjabi - Pulao

Punjabi – Pulao

 

Il Ristorante Punjabi, al suo interno, cerca di ricomporre sobriamente, almeno in ordine alla nostra percezione culturale, i colori e le atmosfere delle abitazioni del Punjab, la macro regione indo-asiatica che interessa i territori a cavallo tra India e Pakistan. La sala principale è quindi dominata, nelle pareti, nelle decorazioni e nei tendaggi, dalle tonalità del verde, del rosso e dell’arancio. In questo contesto stona visibilmente il proiettore della parete Sud-Ovest che, dirimpetto al bancone del bar, viene deputato alla proiezione di videoclip e soap opera bollywoodiane. Tra l’altro, lo stesso video proiettore è stato installato troppo a ridosso dello schermo, tanto da rendere impossibile una visione nitida delle immagini, al punto da cagionare l’auto-candidatura di Jesus per risolvere il problema: «qui ci sono due (!) ingegneri, vuole che non riusciamo a sistemarlo?». Per la cronaca, operazione fallita!
 

Punjabi - Subzi biryani

Punjabi – Subzi biryani

Punjabi - Bombay biryani

Punjabi – Bombay biryani

 

L’esperienza e il rapporto con il servizio del Punjabi non parte nel migliore dei modi. Il gentile titolare ci accompagna al nostro tavolo, in fondo alla sala, ma Jesus nota una piccola macchia di sporco sulla tovaglia e chiede di potersi alloggiare altrove. L’ “altrove” impatta invece, in traiettoria, con il flusso d’aria del condizionatore, per cui l’Ing.Marrocu reclama una terza soluzione. L’ultimo accomodo è per nostra fortuna gradevolmente apprezzato dall’ingegnere, anche perché veniamo sistemati proprio di fronte all’apertura che dà sulla cucina, e questo ci permette di intravedere i fuochi e gli chef al lavoro sul caratteristico forno tandoori in versione industriale.
 

Punjabi - Prawn narial

Punjabi – Prawn narial

 

L’interazione con i clienti è affidata al titolare indiano, a sua moglie (sarda) e a un terzo cameriere oriundo. Diciamo subito che sotto l’aspetto del servizio in generale, dobbiamo registrare note contrastanti. Da un lato sono efficaci i tempi della cucina, la disponibilità, l’empatia verso il cliente e le gestualità (vino mesciuto correttamente), mentre d’altro canto andrebbero registrati alcuni aspetti, tra i quali il mancato cambio sistematico delle posate. Buona la fornitura della cantina, dalla quale chiediamo di attingere un ottimo carignano del Sulcis DOC “Rocca Rubia”, della Cantina Santadi. La cernita di un rosso è determinata dal primo di carne comandato dal Marrocu. Per contro, la restante totalità delle pietanze era a base di pesce o verdure!  Proseguendo nella comanda, mentre per i primi, individuati nella categoria “Riso”, non abbiamo problemi, con qualche ovvia difficoltà scegliamo gli antipasti; il salomonico titolare ci viene però in soccorso: «vi faccio due mix pakora, che ce li ha (quasi) tutti»!
 

Punjabi - Mahi tikka

Punjabi – Mahi tikka

 

Il “pakora” è stato invero preceduto dai tipici e gustosi samosa indiani alle verdure, delle specie di saccottini fritti triangolari, molto gustosi. Il mix era invece composto da una serie  di verdure e frutti di mare ben pastellati, tra i quali individuiamo facilmente gamberoni fritti, cipolla e, verosimilmente, bocconcini di pollo marinati. Il tutto era accompagnato da ottime e soffici focacce all’aglio e alle patate cotte in tandoori e da un tris di salse caratteristiche: salsa agrodolce, salsa allo yogurt, zenzero e menta, salsa con yogurt (zenzero) e peperoncino verde fresco. Incuriosito dalla piccantezza di quest’ultima salsa, l’Ing.Marrocu chiedeva numi alla moglie del titolare, finanche pregando che gli venissero proposti i peperoncini al tavolo. In considerazione della celeberrima barrosaggine di Jesus e dell’Ingegnere («un mio amico li coltiva più piccanti»), non vi stupirà apprendere come la cosa sia poi degenerata in una sfida all’ultimo assaggio, con tanto di «non lo mangiare è piccantissimo!» seguito, successivamente, da un: «siete gli unici cagliaritani che mangiano peperoncino, respect!». In realtà segnaliamo che il Marrocu ha raggiunto in volto cento tonalità del piombo fuso, mentre Jesus ha lacrimato ininterrottamente per la successiva ora e mezza: 1.000.000 di gradi nella scala di Scoville!
 

Punjabi - Gamberoni

Punjabi – Gamberoni

 

Dopo essersi ripresi dallo shock termico (Il Raschione non ha accettato la sfida, a voi giudicare se per codarderia o intelligenza) i Donkeys potevano dedicarsi al primo. Tre piatti di riso, scelti da ognuno dei burricchi in singolo peso, e condivisi. Jesus, non amando le spezie, comanda un “Subzi biryani”, riso basmati con misto di verdure fresche speziate, declinate in melanzane, fagiolini e peperoni. Il riso scelto dall’ingegnere, “Bombay biryani”, era praticamente identico a quello di Jesus, con l’ulteriore aggiunta di bocconcini d’agnello, mentre il Raschione ha optato per un buonissimo “Pulao”, con verdure stufate e frutta fresca: zucchine, fagiolini peperoni, pesca e melone!
 

Punjabi - Mousse al mango

Punjabi – Mousse al mango

 

Non paghi e non sazi, come loro abitudine, il triumvirato virava verso dei secondi di pesce: “Mahi tikka” per Jesus (leggerissimi “bocconcini di pesce spada, cotti in tandoor, marinati nello yogurt ed erbe delicate”), “Prawn narial” per il Raschione (gamberi con cocco e strana salsa di pomodoro, accompagnati da riso basmati), gamberoni “giganti” marinati con ajwaini e poi arrostiti per l’Ing.Marrocu. L’intenso sapore di questi ultimi ha fatto trasalire l’ingegnere («dovevo venire al ristorante indiano, per assaggiare i gamberoni meglio arrostiti di Cagliari!») tanto da richiedere nuovamente l’interlocuzione del titolare, scoprire che in realtà si trattava di gamberi congelati freschi, e imbastire una nuova lunghissima discussione su surgelamento, congelamento, ammoniaca, pescherecci di Mazara del Vallo, circo Orfei, storie d’amore a lieto fine: «l’avete provocato e adesso non si ferma più!»
Conclusi anche i secondi passiamo ai dessert. La scelta era univoca perché: «tutti gli altri dolci indiani che offrivamo non piacevano». Nonostante questo disadattamento culturale, tipico limite nostrano sardo – come confermerà l’Ing.Marrocu ferendo a bottigliate il primo passante per strada -, la mousse al mango propostaci era veramente ottima. Stranissimo il sapore delle perline di zenzero, cardamomo, liquirizia, e non so che altro, serviteci in ultimo come tradizionale elemento di fine pasto indiano («servono per pulire la bocca»). Tra il gusto di smarties e quello del sapone di marsiglia la percezione che un sardo medio potrebbe avere. La cena si concludeva quindi con due caffè, una grappa al cardamomo («leggerissima») per Marrocu, e un eccellente rum indiano per il Raschione. Costo complessivo 45€ cada-burriccu, da ritenersi, per quanto ne capiamo di cucina (indiana), un 10% eccessivo rispetto al giusto dovuto.

 

Il “Punjabi” è senza dubbio un buon locale, con una eccellente e genuina proposta di pietanze etniche, comunque modulate e apprezzabili dal variopinto e composito pubblico degli avventori cagliaritani. Bella e rilassante l’ambientazione, anche se il maxi schermo sarebbe meglio rimanesse spento. Ottima la cucina, in buona parte merito del forno tandoori, mentre qualche appunto lo dobbiamo muovere al servizio. In definitiva, complessivamente, il nostro giudizio finale è di tre burricchi, meno meno. Comunque bravi.

 

VALUTAZIONE “Punjabi”: Tre Burricchi.
Ristorante Punjabi Indirizzo: Via Rossini 65, Cagliari
Telefono: 0703110887 [mostra in google maps]

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ago 24 2013

Ristorante Lucitta – Arbatax

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Lucitta - Terrazza

Lucitta – Terrazza

 

Ogliastra. Terra di spazi aperti, di orizzonti bagnati dal mare. Terra di confine e di arrocco, di grotte e dirupi, di voragini e costoni rocciosi, di alte falesie ancorate su acque dal blu cristallino; di falchi che dominano il cielo, di spiagge e di megaliti, di vento e di chiese di montagna, di coste scoscese e di olivastri centenari, di sole e di ombre, di quiete e di fascino antico. Di antichi misteri, di leggende che si perdono nel tempo, di memoria, di tradizioni millenarie, di cavalli e burricchi allo stato brado, di divertimento e pericolo, di pace e di passione, di frastuono e di infiniti silenzi, che cullano e accarezzano valli e panorami distesi sulla frontiera della nostra storia.
 

Lucitta - Antipasti

Lucitta – Antipasti

 

Estate. Le vacanze non si negano a nessuno, tantomeno alla placida quiete del burriccu, raggiunta con ininterrotta e devota attitudine al duro lavoro, protratta lungo il freddo inverno e finanche alle soglie di questo ultimo, torrido Agosto.
L’Ogliastra è stata scelta dal Donkey Challenge per placare i demoni della fatica, per rigenerare le membra e lo spirito, per dare conforto e nutrimento alle ultime residue energie. Tristemente assente l’Ing.Marrocu, ecco quindi Jesus, il Raschione Ettore, la Donna del Presidente (DDP), la Cognata del Presidente (CDP), e la sua amica Monica, prendere temporaneamente possesso di queste Terre, tra bagni di sole, spiagge, piscine, escursioni in montagna, e una buona dose di componente alcolica nella propria dieta.
I nostri lettori subitamente trasaliranno: ma tutto questo relax, avrà per caso condotto i famosi burricchi, ad interrompere la loro inarrestabile attività mangereccia? Direi proprio di no…
 

Lucitta - Fantasia di crudi

Lucitta – Fantasia di crudi

 

In quel di Arbatax, soleggiata frazione di Tortolì, una fresca serata di vacanza, la pittoresca comitiva di turisti trova accomodo al Ristorante Lucitta, famoso punto di riferimento in ordine alla ristorazione della costa ogliastrina.
Il locale si affaccia direttamente sulla via che porta al mare, a un centinaio di metri dalla spiaggia in località Porto Frailis, ed è strutturalmente identificabile come una sobria casa di villeggiatura che si eleva sul percorso dei bagnanti. Il suo interno, mediamente elegante nello stile, si configura come una piccola sala non nettamente separata dalla zona della cucina, ma si può dire che la gran parte della attività estiva del locale si svolge sull’ampia veranda esterna, che si estende coperta per una prima parte, per poi proseguire totalmente all’aperto sulla terrazza, più verso il mare.
 

Lucitta - Linguine al ragù di mare

Lucitta – Linguine al ragù di mare

 

L’avventore viene accolto, oltre che dal personale, da un curioso avviso che in esordio estingue ogni velleità culinaria a base di pizza. In effetti il movimento di una pizzeria si scorge al di là del muretto di recinzione, nascosto dalle siepi, ma non è chiaro quale sia il suo ingresso. Il servizio in sala del “Lucitta” è garantito da un esperto maître (che ad onor del vero non gestisce tutte le comande) e da due giovani cameriere le quali, nonostante un approccio propositivo ed empatico verso il cliente, gestiscono con minore distacco e professionalità i rapporti con il medesimo, ad esempio discutendo tra loro a due passi dai tavoli, o disapprovando con decisione le scelte dell’avventore, qualora queste rischiassero di condurlo a prolungate attese, per effetto di irrilevanti tecnicismi e limiti strutturali della cucina: «abbiamo solo un bollitore!»
 

Lucitta - Tortelli di pesce

Lucitta – Tortelli di pesce

 

In assenza dell’Ing.Marrocu, è il Raschione Ettore il delegato per la scelta del vino, inevitabilmente bianco, in accordo con le esigenze del nostro ordine, e in disaccordo – abbiamo successivamente appreso – rispetto ai gusti personali della ospite Monica: DOC di uve Torbato e Sauvignon “Parallelo 41″ delle cantine Sella&Mosca di Alghero. Il Menù del “Lucitta” si articola in percorsi di terra e di mare e si può subito dire che, per la ricercatezza degli ingredienti, la cura nella preparazione e nelle presentazioni (almeno nell’intenzione, dato che il pignolo Jesus ha avuto qualcosa da ridire!) si pone un gradino sopra la gran parte dei locali della zona, più orientati alle consuetudini della cucina tradizionale, in onore del turista prima che della licenziosa passione alimentare. Segnaliamo come ottimo l’intendimento, da parte del ristorante, di indicare nel menù l’origine delle materie prime, con tanto di riferimento ai produttori e fornitori delle medesime.
 

Lucitta - Tonno in crosta di sesamo

Lucitta – Tonno in crosta di sesamo

 

L’esordio è più che positivo. Per accompagnarci verso gli antipasti ci viene fornito uno stuzzichino caratterizzato da una sorta di crocchetta fritta di tonno, accompagnata da cipolla rossa, salsina agrodolce e riduzione di crema al basilico, non valorizzante, invero, alcun brut di benvenuto, che ne sarebbe stata la sua gradita apoteosi. Da evidenziare, al contrario, l’eccellente fornitura di pane, come accompagno di tutta la cena, declinata in pane carasau, ottimi panini, focacce, pizzette e pane alla cipolla. La parte centrale degli antipasti iniziava con un’ottima fantasia di crudo, composta da tartare di tonno, carpaccio di pesce spada, gamberi rossi e scampi, esaltata da brunoise di pesche, crema di basilico e anguria fresca. Dobbiamo registrare che, in questa portata, la qualità di scampi e gamberi spiccava nettamente sopra il gusto di tonno e pesce spada, decisamente meno apprezzabili.
 

Lucitta - Raviolini

Lucitta – Raviolini

 

Le entrée proseguivano quindi con un delizioso polpo arrostito su crema di patate, paprika e decoro di rosmarino, e con una fantastica tartare di pecora, accompagnata da carasau e fonduta di pecorino, su letto di verdure e decoro di timo: «struppiau!».
Qui le strade dei commensali venivano a dividersi. Jesus, Raschione, DDP e CDP puntavano su un primo, mentre Monica ordinava un buonissimo (e cotto alla perfezione) tonno in crosta di sesamo, con peperoni rossi e riduzione di aceto balsamico, arrivato qualche minuto prima degli altri piatti. Nel dettaglio, Jesus, il Raschione e la CDP ordinavano dei tortelli di pesce con cozze, bottarga e pomodorini arrostiti – a dire il vero apprezzati appieno solo da Jesus -, mentre venivano uniformemente riconosciute come eccellenti, le linguine al ragù di mare con pinoli e basilico, scelti dalla DDP.
 

Lucitta - Sebada

Lucitta – Sebada

Lucitta - Tortino al cioccolato

Lucitta – Tortino

 

Sublimi i dolci: tortino al cuore morbido di cioccolato con con gelato alla vaniglia e crema ai frutti di bosco («da orgasmo!») per il Raschione, sebada al miele con gelato allo zafferano e gocce di estratto di mango per la CDP, raviolini fritti con formaggio fresco di capra e crumble per Jesus e DDP. La cena si concludeva quindi con dei caffè, un rum “Caroni heavy trinidad” per il Raschione, un mirto per Jesus e CDP, e forse qualcos’altro che mi sfugge perché il burriccu è attualmente ammandronato in spiaggia anziché qui a darmi assistenza. Costo complessivo della serata, 42€ cadauno circa, da ritenersi assolutamente adeguati, interamente finanziati dalla CDP, che ha bruciato sullo scatto il lento Raschione, forse appesantito dalla quota in contanti fornitagli da Jesus.

 

Il Ristorante “Lucitta”, è senza dubbio un’isola felice nel cuore dell’Ogliastra, ideale per chi vuole gustare una cucina che va al di là dell’offerta tradizionalmente riservata ai turisti estivi. Ottime e particolari sono le composizioni di mare e i dolci mentre, per compiere il vero salto di qualità, suggeriamo di rivedere le gestualità e i formalismi del servizio, attualmente impostati più verso i caratteri di una pizzeria, in luogo di un ristorante di alto livello. Quattro burricchi, meno meno meno.

 


VALUTAZIONE “Lucitta”: Quattro Burricchi.
Ristorante Lucitta Indirizzo: Viale Europa, Arbatax – Tortolì
Telefono: 0782664095    [mostra in google maps]
 

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