mar
22
2014
Casablanca – Interno
Suonala ancora Jesus, suonala mentre passa il tuo tempo.
Questa è una canzone che sa già di profumi e di sapori d’Oriente ma, come un sogno beffardo che ratto svanisce, ti schiaffeggia con la realtà di ogni giorno, coi colori sbiaditi delle tue primavere, con la puzza dei tuoi vestiti, con la monotonia delle tue abitudini, con le tue discutibili frequentazioni che ogni fine settimana si manifestano per l’irrinunciabile rito pagano consumato sotto l’altare della buona tavola, che tu e i tuoi sacerdoti celebrate con gaudiosa e impegnata liturgia, senza mai risparmiarvi, senza mai veramente pensare al domani… Forse.
Casablanca – Ostriche S.Teodoro
Le discutibili frequentazioni di Jesus, probabilmente avrete già intuito, sono il Raschione Ettore e l’Ing.Marrocu, anch’essi prosperi e devoti sacerdoti della liturgia del Donkey Challenge, nel bene e nel male fedeli alla linea dell’opulenza da una parte, e dell’impegno incivile verso il lettore dall’altra, sempre quest’ultimo avido e insaziabile sperimentatore (virtuale) dell’offerta culinaria della Sardegna, dipinta e illuminata dal “lavoro” instancabile di tre navigati burricchi, che si ritrovano qui anche quest’oggi per informarvi, stimolarvi, indirizzarvi una volta di più, verso la gioia.
Ali di razza
Nasello ai ricci
Compagno d’avventura, per la seconda volta nella storia di questo blog, è il Burriccu Loi, Ingegnere operativo, nonché pittoresco personaggio della multiforme galassia asinina, anacronistico hippie nato con quarant’anni di ritardo, profondo estimatore di qualsiasi bizzarria alimentare, promotore di impareggiabili insegnamenti quale «dovremmo basare la nostra economia sulla Felicità Interna Lorda», «le carte di credito non mi servono», «l’agnello lo mangio volentieri, ma non terrò mai un animale morto nel mio frigo», prossimo cittadino del Bhutan e attuale temporaneo cittadino del Sol Levante, motivo per il quale potremo dire di lui qualsiasi amenità che tanto non ci sente (e soprattutto non ci legge).
Casablanca – Antipasti di mare I
E’ proprio il Burriccu Loi a indirizzare privatamente il Triumvirato verso quest’ultima non comune destinazione, che non molti hanno avuto il privilegio di conoscere e frequentare in quel della Via San Lucifero, in Cagliari. L’accesso non è pubblico ma riservato, previa richiesta telefonica, sulla falsariga dei numerosi circoli privati della città. E così il buon Ing.Loi, riuscendo chissaccome a reperire il prezioso numero di telefono, si faceva organizzatore della serata, poi coordinata nei tempi e nei modi dal Raschione Ettore.
Casablanca – Antipasti di mare II
Al nostro arrivo ci si fa incontro il padrone di casa, un gentile quanto austero omaccione canuto, dalle fattezze e dai modi a cavallo tra Dario Fo e il nonno di Heidi. Superato un breve vestibolo (quasi una anticamera) ci immettiamo nell’unica sala da pranzo, un breve corridoio che si estende dall’ingresso fino ad un piccolo bancone ad angolo, da dove il proprietario supervisiona i tavoli degli avventori. I tavoli stessi, sono disposti lateralmente a ridosso delle pareti, caratterizzate, per la parte basale da comuni piastrelle brune e, superiormente, da una bella vernice verde che richiama il colore del sovra-tovagliame.
Abbondanti le stampe e i suppellettili il cui tema generale, a dire la verità, ricorda più la Spagna che il Marocco, ma l’effetto è comunque accattivante e caratteristico.
Casablanca – Cartoccio di gamberi e asparagi
Arriva in orario secondo la sua tabella di marcia l’Ing. Marrocu, comunque un quarto d’ora dopo i tre colleghi, che nel frattempo avevano ingannato il tempo visitando un cantiere non a norma allestito dall’Ing.Loi nella zona, per poi accomodarsi cinque minuti prima che appunto arrivasse l’ultimo commensale. Oltre che il padrone di casa, il servizio è ben tenuto da due più giovani camerieri. Il menù è fissato da un canovaccio generale e quindi non abbiamo bisogno di meditare, ma ci proponiamo semplicemente di seguire il vento e de ci pappai tottu quello che arriva, tra l’altro come da nostra abitudine. Scegliamo però il vino bianco: DOCG “Canayli” del 2013 – Cantina Gallura -, dal gusto e dalla freschezza di un ottimo vino novello.
Casablanca – Astice
Diciamo subito che, per quanto ci riguarda, è stata notevole la sequenza di antipasti del Casablanca, in termini di qualità, quantità (dodici portate) e fantasia, con almeno tre quarti delle pietanze di non comune composizione: non particolarmente sofisticate o scenograficamente presentate, ma di certo ottimamente cucinate.
Si iniziava con un plateau di gustosissime ostriche di S.Teodoro, per poi proseguire con capesante e cozze gratinate, meno brillanti ali di razza marinate al limone, saporitissima insalata di tonno e fagiolini cannellini, e con uno spettacolare piatto di pesce nasello condito con ricci di mare. Superbe!
Casablanca – Frittura di calamari
La linea mediana degli antipasti veniva superata da un insolito e delizioso pulpo alla gallega (polpo alla galiziana, in accordo con il tema dell’ambientazione, tanto che ipotizziamo che lo chef in cucina, abbia avuto dei trascorsi nei ristoranti in terra iberica) con peperoncino e cipolle, per poi continuare con gattuccio di mare in agrodolce (scabecciu), insalata di seppie e carciofi, rana pescatrice con funghi cardoncelli, un incredibile carciofo ripieno di polpa di gamberi, per concludere con squisito cartoccio di gamberi e asparagi. Decisamente, chapeau!
Linguine ai ricci
Il pasto non proseguiva, come potevamo aspettarci, con un “primo piatto”, ma invero con un secondo che farà (scopriremo poi) le veci di un primo: veramente succulento astice in insalata – cottura perfetta e retrogusto di mare ben presente – accompagnato da una deliziosa salsina, probabilmente olio e interiora dello stesso crostaceo. Il gusto dell’astice veniva poi supportato da una frittura di calamari di buona fattura che però, a quel punto della serata, in considerazione della pienezza dei nostri stomaci, risultava abbastanza accessoria.
Fragole e limone
Pensando che la cena potesse qui terminare, ci ha stupito non poco la proposta indecente del titolare: «terminiamo con uno spaghettino?» che richiama più alla tradizione tutta romanesca del “digestivo”, piuttosto che alle abitudini indigene.
Ad ogni modo, forse perché strapieni, quest’ultimo piatto non risulterà all’altezza dei precedenti: linguine che sembravano condite con pochi ricci e con il sugo del ragù. Semplice e discreto, invece, il dessert che è seguito: ciotola di fragole condite con limone.
La cena si concludeva quindi senza amari e con due semplici caffè per Jesus e Loi.
Costo complessivo 37 euro, da considerarsi adeguati e finanche inferiore alla qualità e quantità di quanto mangiato.
Il Casablanca è un locale carino e pittoresco, caratterizzato da una cucina semplice ma gustosa, con piatti originali e con qualche contaminazione extra-cagliaritana. Non adatto per un primo appuntamento, ma di certo accogliente e piacevole per una serata con gli amici all’insegna della buona tavola. Tre burricchi con menzione speciale per l’abbondanza.
VALUTAZIONE “Casablanca”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Casablanca |
Indirizzo: Via S.Lucifero, Cagliari
Telefono: Non disponibile [mostra in google maps]
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commenta | tags: agrodolce, Ali, alla Gallega”, amari, antipasti di mare, antipasti primi, asparagi, astice, caffè, caffè per Jesus, cagliari, calamari, calamari fritti, canayli, cantina, capesante, carciofi, Carciofo ripieno, cartoccio, casablanca, chef, cipolle, commenti, cozze, cucina, dessert, docg, fagioli cannellini, fragole, funghi cardoncelli, gallura, gamberi, gambero, gattuccio, gratinate, indirizzo, insalata, limone, Loi, Lunguine, mappa, marocco, Nasello, opinioni, ostriche, peperoncino, polpa, polpo, prezzo, qualità, Rana pescatrice, razza, recensione, ricci, riccio, ristorante, s teodoro, San Teodoro, sardegna, scabbecciu, seppie, spagna, telefono, tonno, valutazioni, via san lucifero, vino bianco, zucchero
dic
10
2013
Grekà – Interno
“Sembrate mangiando caviale… invece è fico d’india”
Ma io mi domando se si può permettere ad elementi privi di qualunque nozione gastronomica di esprimere settimanalmente il loro volgare giudizio sfruttando piattaforme tecnologicamente avanzate ed il web intero, per giunta con un dominio .COM!! Personaggi incapaci di distinguere il pregiato caviale dalla ruvida polpa del fico d’india, al punto di attribuire ben tre burricchi a rinomate bettole del capoluogo, sedicenti “ingegneri elettronici” privi delle nozioni basilari di Calcolo Numerico.
Grekà – Antipasti
Se solo il Ministero della Verità indagasse su questi loschi elementi, scoperchierebbe un giro nebuloso di frodi fiscali, mazzette e quant’altro che muove questi tre fantocci prezzolati, veri burattini di prestigiosi e facoltosi Signori, che li manovrano qua e là, facendo loro credere di essere dei rispettabili recensori. In realtà tutto è finalizzato ad influenzare le scelte del pubblico, pilotando dei veri e propri tsunami di presenze o, al contrario, delle carestie terribili, per scongiurare le quali, i poveri gestori sono disposti ad offrire gratuitamente i pasti a questi signorotti arroganti, che per mascherare il loro basso lignaggio si spacciano per dottori.
Grekà – Straccetti ai ricci di mare
Il resto del “pizzo” viene elargito sotto forma di derrate alimentari, festini gratuiti oppure…in contanti. Il malcapitato di questa settimana è il ristorante Grekà di Terralba, apprezzatissimo sul web dai frequentatori di siti e newsgroup trasparenti, liberi da qualunque forma di manipolazione, stortura, remunerazioni, vantaggi. Cosa potranno dire i sedicenti recensori che, all’arrivo in loco, stavano perfino sbagliando ristorante, ed erano già in prossimità dell’uscio di un esercizio adiacente al targhet quando solo la caparbietà e l’ostinazione di Ettore hanno evitato la rovina per un povero ristoratore che non era (ancora) nel mirino del clan…
Grekà – Linguine al nero di seppia
Il Grekà si presenta dall’esterno con una elegante vetrata ma con l’ingresso defilato e, invero, non immediatamente identificabile; lo spazio da essa racchiuso comprende il guardaroba ed una dozzina di coperti. Varcato l’uscio vero e proprio del locale, si osserva subito un ambiente elegante ma non sfarzoso, con alternanza di diversi materiali e colori rilassanti. Le sedute sono tutte in pelle nera, le pareti bianche e tutta una serie di arredi, quali un bancone che separa la sala dalla cucina, porte di servizio ed espositori per bottiglie, è realizzata evidentemente su misura, in legno, immaginiamo in rovere tinto color miele.
Grekà – Picana di angus argentino
Il menù offre, oltre al menù tradizionale dello chef, una selezione a forte carattere stagionale, basata sui ricci di mare, che catturerà l’attenzione dei recensori. Si comincia con crostini di pane di semola grigliati con polpa di ricci a crudo, servita, questa, in una ciotola di vetro trasparente che ne evidenzia la freschezza e con tre cucchiaini a disposizione: chi più ne vuole, più ne prenda! Crostone con lardo rosa di Pozzomaggiore e ricci: un eccellente connubio tra ingredienti di mare e di terra; casizolu del Montiferru arrosto su letto di carasau con miele di Sulla: una delizia per il palato carpaccio di bue rosso di Seneghe su letto di carasau con rucola e grana: delicatissimo. Inutile sottolineare che la scelta degli ingredienti sposa la ferrea filosofia del Km zero. Tutto davvero freschissimo e molto buono con una punta di eccellenza, a mio avviso, per su casizolu arrosto.
Grekà – Fichi d’India alla griglia
La scelta del vino, anch’essa foraggiata dal clan, è ricaduta su un superbo DOC Parallelo 41 2012 di Sella e Mosca – Alghero che ha accompagnato anche i primi piatti così composti e suddivisi: linguine caserecce al nero di seppia per Dott. Frau (Jesus) e straccetti di pasta fresca ai ricci di mare per Ettore e chi vi scrive. Sicuramente piatti di ottimo livello. Chiesto il menù per ordinare il secondo piatto, all’unanimità Frau e Marrocu deliberano, ignorando il parere del Raschione: picanha di angus argentino (il che vanifica tutto il Km zero, arrivando a quota 10000 Km), cotto allo spiedo con sale grosso e patata cotta sotto la cenere, accompagnato da un DOC Carignano del Sulcis Vecchie Vigne 2009 di 6Mura – Giba.
Grekà – Mousse al torrone
E si arriva così ai dolci, con mousse al torrone e pistacchi per Marrocu e fico d’india grigliato con miele e gelato al fico per gli altri commensali, ormai frastornati dall’ulteriore ingestione di alcool, sotto forma di Nasco Latinia di Santadi. L’esperienza volge così al termine non senza avere scroccato pure un caffè a testa, offerto cordialmente dalla casa, e ordinato ulteriori ottimi digestivi quali Grappa barricata per Jesus e Rum Cubaney Tesoro Gran Riserva 25 anni XO, servito con bicchiere riscaldato e relativa acqua con ghiaccio per Ettore, che lo ha bevuto come fosse un Gatorade alla fine della maratona di New York, e per Marrocu che lo ha gustato con più classe.
Grekà – Formaggi assortiti del territorio
Conto totale (ovviamente non corrisposto ma regolarmente fatturato per non insospettire il Ministero della Verità) è di € 67 cadauno, forse un pizzico sovrastimato per ingraziarsi gli uomini del clan e ridurre il debito, ma il clan conosce bene il reale valore della merce e non si lascia sedurre da scontrini con cifre altisonanti: ciò ha portato nel finale ad un inasprimento dei toni, con esplicite minacce verbali e qualche assaggio di contatto fisico (schiaffoni) che hanno indotto il gestore a valutare un prossimo trasloco del ristorante in luoghi più sicuri (verosimilmente il capoluogo sardo) in modo tale da poter interloquire direttamente coi Signori piuttosto che col tramite dei rozzi emissari che hanno peraltro lamentato il disagio della trasferta a bordo della vetusta Yaris TDI 110 di Ettore. Quattro somari.
VALUTAZIONE “Grekà”: Quattro Burricchi. |
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Ristorante Grekà |
Indirizzo: Via Marceddì 195 , Terralba
Telefono: 078381761 [mostra in google maps]
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1 commento | tags: alghero, antipasti di mare, antipasti di terra, bruschette, bue rosso di seneghe, cantine di santadi, cantine sella e mosca, carignano, carpaccio di bue, carpaccio di carne, casizolu, crostini di pane, cubanye 25 xo, cucina di mare, cucina di terra, dessert, fichi d’india grigliati, gelato al fico, giba, grappa barricata, lardo di Pozzomaggiore, latinia, linguine al nero di seppia, miele, montiferru, mousse al torrone, nasco, nero di seppia, pane carasau, pane di semola, parallelo 41, patata alla brace, patata cotta sotto la cenere, picanha di angus argentino, pistacchi, ricci, ricci crudi, ricci di mare, risotto al nero di seppia, rum agricolo, straccetti di pasta ai ricci, straccetti di pasta fresca, sulcis, taglio brasiliano, torbato, uova di riccio, vermentino, vigne antiche, vino bianco, vino rosso
nov
30
2013
Da Fortunato – Interno
Dopo attente riflessioni, presa da una insana follia, ho pensato bene di aggregarmi ai burricchi confidando in una ciccionata sontuosa (viste le mie precedenti esperienze con la formazione forse dovrei desistere, ma sono un inguaribile ottimista). Alla mia richiesta di unirmi all’ultimo momento vengo ricattata: mi si richiede la recensione e la puntualità. Pur potendo soddisfare senza batter ciglio entrambe le richieste viene fuori il mio animo da sindacalista e ricambio facendo tre ulteriori proposte. Alla fine della contrattazione stabiliamo ora e luogo del rendez vous: appuntamento alle ore 20:30 a Cagliari, nei dintorni di viale Elmas (e lì inizio un po’ a preoccuparmi…); puntuale come un orologio svizzero mi presento all’indirizzo stabilito dove i tre asinelli mi attendono al freddo ed al gelo, presso la trattoria “Da Fortunato”, nella via Garigliano.
Da Fortunato – Antipasti freddi
Al nostro ingresso la prima cosa che mi colpisce è l’odore da ristorante cinese (che, tra l’altro, è ancora addosso alla mia maglia); al secondo impatto mi colpiscono i colori eleganti (il ristorante è bianconero, e già questo in me suscita avversione!) ma, dopo una più attenta analisi, mi accorgo che si tratta di una finta eleganza che personalmente non apprezzo. In una trattoria preferirei avesse uno stile casereccio, piuttosto che colori freddi e tinte chiaro scure per poi scoprire, avvicinandomi al tavolo, tovaglie e tovaglioli di carta. Altro punto a sfavore il televisore acceso per tutta la serata. In sala a servire un solo cameriere, probabilmente il gestore, che si garantirà comunque un servizio efficiente, a tratti stile formula 1, vista la velocità nel presentare gli antipasti.
Da Fortunato – Antipasti caldi
Passiamo alle cose per le quali vale la pena vivere (mi riferisco al cibo!); ci lasciamo a guidare nella degustazione attraverso una serie di antipasti caldi e freddi, ma prima arriva la scelta del vino: un buon DOC “Is Argiolas”, delle omonime cantine, che ci accompagnerà per tutta la serata, in due bottiglie, servito in maniera impeccabile, con assaggio performato dall’Ing. Marrocu. Il cameriere si presenta immediatamente dopo la comanda, portando una serie di antipasti freddi seguiti a breve distanza (troppo breve!) da quelli caldi. A mio parere in generale quelli caldi erano in linea con quello che deve essere il cibo da trattoria, classico e casereccio.
Da Fortunato – Zizzigorrus al sugo
La menzione speciale a mio avviso va ai piedini di agnello al sugo, veramente ottimi, ed alla trippa (anche se avrei fatto un sugo più ristretto e avrei aggiunto la mentuccia); discrete, anche se non esaltanti, le lumache al sugo, mentre a mio avviso i bocconi di mare(murici) non risultavano apprezzabili, probabilmente anche per il fatto che sono stati mangiati praticamente gelidi. Discorso a parte meritano le fave, piaciute molto ai miei commensali ma non a me, a causa dell’aggiunta di finocchietto, ma si tratta di gusti e nel giudizio mi lascio guidare dai ben più esperti burricchi.
Da Fortunato – Funghi e ravioli
Valutazione diversa per gli antipasti freddi. Nel complesso li ho trovati mediamente mediocri, per quanto concerne l’insalata di sedano, cetrioli, gamberetti (precotti) e ceci, e le verdure grigliate (buonissimi i peperoni, ma non le melanzane); cozze con pomodoro e sedano gradevoli, buona l’insalata di polpo e patate e ottimi i culurgiones grigliati con l’accompagamento di funghi cardoncelli; punta negativa nello scabecciu in bianco di gattuccio, a mio avviso eccessivamente acetato (lo so che non si dice ma mi piaceva il suono!).
Orata alla vernaccia
Spigola alla vernaccia
Saltati i primi – più per necessità che per scelta vera e propria (il cameriere prima ci consiglia di passare al pesce e, successivamente su pressante richiesta del buon Jesus, che sembra non poter resistere al richiamo del carboidrato, si lancia suggerendoci degli spaghetti alla bottarga!) -, decidiamo, per obbligata proposta in menù, di prendere orate e spigole alla vernaccia con patate, che si rivelano motivo sufficente per promuovere la ciccionata. Entrambi i tipi di pesce si presentavano ottimi al gusto, cotti perfettamente e conditi in maniera magistrale (una menzione speciale va al buon Jesus, che mi ha porzionato il pesce, consentedomi di gustare entrambe le tipologie).
Da Fortunato – Dolce
Per terminare abbiamo preso (anche in questo caso non per scelta) il dolce della casa, una sorta di pasticcio con crema di mascarpone, biscotti pan di stelle, nocciole, cocco, cioccolato bianco e fondente, presentato in elegantissimo contenitore in alluminio monouso. Ricordando la mia intolleranza al lattosio ed essendo a corto di enzimi, mi sono limitata ad un assaggio; lascio ai commensali il giudizio. La cena si è conclusa con caffè per me e Jesus ed amari presentatici come produzione propria: limonello per me e l’Ing. Marrocu, mirto per Ettore e fil’è ferru(acquavite) per l’ipertricotico burriccu. A mio modesto parere, visto il colore e la mancaza di residui (tipici dei liquori artigianali di cui modestamente mi intendo, dato che in casa abbiamo una distilleria clandestina), dubito che fossero caserecci.
Il conto si è rivelato 30 euro cadauno, a mio avviso leggermente al di sopra della qualità degustata, se non fosse stato per l’ottimo secondo piatto. Giudizio finale tre somarelli superstiracchiati (fosse possibile, ne assegnerei due e mezzo).
7 commenti | tags: acquavite, amari, antipasti, antipasti di mare, bocconi di mare, caffè, cardullin’è petza, ceci, cioccolato, cocco, cozze primavera, cucina di mare, culurgiones arrosto, dessert, docli della casa, dolci, fave, fave bollite, funghi cardoncelli, gattuccio, insalata mediterranea, is argiolas doc, limoncello, liquori artigianali, lumache al sugo, melanzane, mirto, moscato, murici, nocciole, orata alla vernaccia, pan di stelle, peperoni, pesce a scabbecciu, piedi d’agnello, polpo con patate, secondi piatti, sedano, sizzigorrus, spigola alla vernaccia, trattoria, trippa al sugo, verdure grigliate, vermentino, vino, vino bianco
feb
2
2013
Black Diamond – Interno
”The world is a book, and those who do not travel read only one page.”
Il ciuco è bestia, per antonomasia, ben poco avvezza alla ricerca di nuovi orizzonti.
Si narra che un non più giovanissimo esemplare, coinvolto in misteriosi sortilegi, si trasforma in asinus biancus, specie rarissima. Esso, mosso da intelligenza inusuale, quasi umana, e positiva curiosità verso il mondo che lo circonda, girovaga per il globo, deridendo tutti i susunki che incontra nel suo vagare, impegnati a portare sulla groppa qualunque fardello, col solo scopo di ricolmare le proprie bisacce di beni futili e pacchiani. Lungo un tratturo, presso la contea di Cambridgeshire incontra, in una cupa e nevosa giornata, segnata da un gelido vento del nord, una simpatica coppia di pupazzi di neve infreddoliti che incedevano in senso opposto, strettamente abbracciati l’un l’altro col tentativo di scambiarsi calore… Nel vedere ciò, il nostro asinus si offre per dare loro un lume e, con uno zoccolo, segna il terreno con la scritta: h = Q/(A⋅ΔT⋅Δt) = q/(A⋅ΔT) …Era il Coefficiente di scambio termico!
Black Diamond – Bruschette
I simpatici pupazzi, di chiara cultura anglosassone, un po’ cirdini nei modi ma di grande apertura mentale, ne intuirono la portata, ringraziarono il viandante e lo invitarono a visitare il castello presso cui risiedeva il loro Sovrano.
Fu così che i tre si diressero verso la City Londinese, precisamente presso la Torre di Londra. Qui il valido asinus stringe un forte legame con il Re e i suoi cortigiani, dai quali impara i segreti e subisce il fascino dell’occultismo, la stregoneria, la magia nera. Con essi partecipa a sedute spiritiche tra le quali una è sicuramente la più avvincente…
Black Diamond -Antipasti
Presso la Torre, è custodito il famosissimo Koh-i-Noor (diamante-i-neero), antesignano dell’ i-phone, che venne posto nel centro della buia sala, illuminata da pochi moccoli, per valutare se riceveva reti wi-fi…
Ma niente. Allora il burricco (si, proprio burricco!) propose di poggiarvi tutti, contemporaneamente, un dito sopra (nel suo caso uno zoccolo) in modo tale da fare tutti da antenna…
Ma qualcosa nell’esperimento andò storto. Un’ esplosione di energia, seguita da un lampo, accecò i presenti ed il burricco rimase ciecato per diversi lunghi minuti, sentendo un senso di sbandamento che gli ricordava il movimento di un aeroplano in balia di correnti verticali…Quando riaprì gli occhi si ritrovò ancora, dinnanzi agli occhi, il Black Diamond, ma stavolta la compagnìa si era trasformata in un branco di somari già visti.
Black Diamond – Polpo alla diavola
Tutt’attorno non sembrava più Londra e dinnanzi a lui si ergeva un fatiscente manufatto; chiese agli astanti dove si trovassero e la domanda regala al Raschione Ettore (Ing. Prasciolu) l’occasione per scoccare una delle battute migliori del suo repertorio: ” Ma cosa siamo a Beirut?”. Lasciamo immaginare all’occasionale lettore che grasse risa di divertimento possano aver fatto seguito, e quali possano essere le battute meno rilevanti!
Ripresosi dallo shock (della battuta), l’ormai perenne burricco, si appropinqua timidamente alla preziosa gemma nera a esacisottaedro, trasformatasi in un ristorante, e ne varca la soglia.
Black Diamond – Zuppa di cozze
Dinnanzi ai suoi occhi un ambiente ampio ed accogliente, moderno per l’epoca (A.D. 2013), con sapiente alternanza nell’utilizzo di materiali eterogenei, dal parquet “bruciato” all’acciaio satinato del parapetto, fino ai muri allisciati in stile “stucco veneziano”, intervallati da pilastri evidenziati con gradevoli listelli in pietra; tutto con colori dal marron al beige e con forme prevalentemente rettilinee, chiare, pulite. Il servizio in sala, per l’occasione non esattamente gremita, è nelle mani di un attento e cortese cameriere che propone in primis la scelta tra mare e terra, poi il menù a mente e suggerisce, trovando riscontro, un assaggio di antipasti misti, due portate di primi e vino bianco. Il vino scelto è un DOCG Monteoro 2011 delle Cantine di Sella e Mosca di Alghero.
Black Diamond – Spaghetti ai ricci
Inizia così il banchetto preceduto da deliziose bruschette con e senza pomodoro fresco, seguite a ruota da insalata murici (bocconi di mare) con sedano, pomodori e limone davvero delicata; insalata di sedano e bottarga a scaglie; scabecciu bianco di gattuccio non eccellente; cocktail di gamberi in salsa rosa discreto; polpo alla diavola con un leggero accento dolciastro ma gradevole; zuppa di cozze in rosso, a nostro avviso troppo dolce il sughetto, probabilmente in virtù di un eccessivo utilizzo di zucchero finalizzato alla riduzione dell’acidità del pomodoro.
Black Diamond – Fregola con arselle
Come primi la scelta delle due portate ricade su spaghetti ai ricci ottimi e fregola con arselle in rosso, ancora dolciastra! Stupisce il dolce: tortino morbido al cioccolato fondente per il Raschione e tiramisù della casa: buono perché non nauseante (forse lo zucchero era finito!) per gli altri due. Finale con caffè per tutti, ramazzotti per Jesus, jeghermaister per Ettore e mirto per l’asinus biancus.
Il conto finale è di € 35 cadauno, da pagare in contanti per l’assenza di pos, solo parzialmente giustificata dalla recente apertura del locale, ha creato panico tra la comitiva: l’asinus biancus aveva ancora con sé delle prestigiose Sterline inglesi, scevre da qualunque maleficio, ma purtroppo inutilizzabili in profana e sacra terra nostrana.
Tiramisu
Tortino al cioccolato
Ettore è quindi costretto ad un irrisorio prestito e, mentre con una mano dona, con l’altra digita il seguente messaggio rivolto al Marrocu:
dottore proceda pure con un giroconto di euro 40,00
a favore di E.P.
IBAN * IT52Q0xxxx016000000xxxxxxxx
Presso IW BANK S.p.A.
Via Cavriana, 20
20134 Milano
Nessuna speranza per chi rimane in sella al burricco. SUSUNKU.
Votazione inappellabile 3 burricchi con menzione speciale
P.s.: Ettore le faccio i miei più affettuosi auguri di buon compleanno.
VALUTAZIONE “Black Diamond”: Tre Burricchi con menzione speciale. |
Ristorante Black Diamond |
Indirizzo: Via del Fangario 32, Cagliari
Telefono: 070278129 [mostra in google maps]
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2 commenti | tags: alghero, amari, antipasti di mare, arselle, black diamond, bocconi, bottarga, bruschette, caffè, cagliari, Cantine Sella&Mosca, cioccolato, cocktail di gamberi, commenti, conto, costo, cucina, cucina sarda, della casa, dessert, docg, dolce, fondente, foto, fregola, gattuccio, in rosso, indirizzo, insalata, jeghermaister, limone, mappa, mare, menù, mirto, monteoro, murici, opinioni, pane, piatti, polpo alla diavola, pomodori, pomodoro fresco, prezzo, primi, qualità, ramazzotti, recensione, ricci di mare, ristorante, salsa rosa, sardegna, scabecciu bianco, sedano, spaghetti, telefono, tiramisu, tortino morbido, Valutazione, vino, zuppa di cozze
gen
12
2013
S’Abbuffara – Via Barcellona
Una lunga e stretta via, con un marcato e molesto declivio, che un poco intimidisce e lascia intendersi come malagevole accomodamento, è una tavola quasi infinita, da bandire e imbandire con mille squisitezze e leccornie: arrosti appetitosi innaffiati da vino rosso, colorati e succulenti frutti di mare accompagnati da deliziose salse agli agrumi, corposa selvaggina in umido condita con spezie e sapori di montagna, energici ed aromatici salumi delle valli, delicate zuppe dal gusto raffinato, piacevoli e generosi condimenti di ogni sorta, guarnitissimi ed opulenti dolciumi, composti e decorati con la maestria di un artista, in un orgiastico tripudio di porcellane e cristalli, ricolmi di inebrianti e seducenti nettari degli Dei.
S’Abbuffara – Interno
Di questi lascivi e peccaminosi pensieri sono ricolme – in quel di Cagliari la sera di Venerdì – le menti monotonali e monotone di Jesus e del Raschione Ettore che, in obbligata formazione PACS e a digiuno da parecchie ore, risalgono la Via Barcellona, percorrendo da parte a parte il quartiere “La Marina”, nel tiepido capoluogo sardo. L’idea della loro nuova destinazione, il ristorante “S’Abbuffara”, s’insinua nei loro distorti meccanismi mentali, trasformando ogni dettaglio dell’arredo urbano, in corrispondenti allucinazioni alimentari: una finestra si trasforma in una torta salata, una lampadina è una pasta di zucchero, una crepa sul muro diviene una fetta di Sacher.
Quando alle 20.45, in netto anticipo rispetto alla prenotazione, il menù esposto fuori dal locale si presentava a Jesus come l’Arcangelo Emanuele (il Màestro!), che gli annunciava la presenza di un maialetto da latte nel suo seno, i Donkeys intuivano che non sarebbe stato il caso di indugiare oltre, e decidevano di varcare la soglia del ristorante.
S’Abbuffara – Antipasti
Ad accogliere i due affamati Burricchi, è il giovane e sorridente maître/titolare del locale, che con informale gentilezza cagliaritana, li indirizza verso un ampio tavolo (che avrebbe dovuto ospitare anche il diffidato Ing.Marrocu) in un angolo della sala principale. La medesima sala, risulta defilata lateralmente rispetto al vestibolo e all’atrio di ingresso, congiungendosi con quest’ultimo, per mezzo di una spartana apertura rettangolare, che divora la parete bianca per circa un terzo. Il pavimento, appare di una tonalità bruno scura, ben intonandosi con i copri-tovaglie dei tavoli, con il maestoso soffitto in legno grezzo, e con le caratteristiche sedie verde acido, che lo stesso titolare ci dirà provenire dal “Corte noa” di Pula. Anche gli infissi, la mobilia e (intelligentemente) il frigo delle bevande all’ingresso sono in legno, ma suggeriamo di uniformarne le varie sfumature di colore, per evitare un certo disordine cromatico, da noi ben notato.
S’Abbuffara – Moscardini e ceci
“S’Abbuffara” è aperto da pochi giorni per cui, in attesa che vengano consegnati i menù cartacei definitivi, il maître si propone di suggerirci lui stesso pietanze e vino, supportato da un canovaccio di fogli A4, che si sviluppava con due diverse tipologie di percorso: di terra e di mare. Come da nostra abitudine ci indirizziamo verso il mare, e scegliamo un “Iselis bianco” di Argiolas, come vino di supporto, tra le etichette della cantina, sufficientemente fornita.
Anche per il numero non eccessivo di clienti, il servizio (il maître era coadiuvato da una premurosa cameriera) e la cucina, si sono dimostrati da subito rapidissimi, tanto da consentirci di rincasare ben prima della 23, giusto in tempo per seguire il reality dei “Club Dogo” su MTV, e così esorcizzare l’irritante offerta musicale del locale: «Le canzoni di Tiziano Ferro, mi fanno venire in mente il recente lifting di George Clooney!»
S’Abbuffara – Fregola
Gli antipasti di mare si articolavano in cinque differenti portate, presentate in rapida successione e quasi congiuntamente al tavolo, nonostante accortezza imporrebbe di servire verso la fine i piatti caldi, onde evitare possibili raffreddamenti:
buoni (anche se piuttosto freddi) gamberi bolliti, conditi con olio e limone; gustosi moscardini al sugo e ceci; insalata di polpo con aglio e prezzemolo (che «sarebbe stato apprezzato dallo chef Taras» per la ostentata durezza); ottimi carciofi freschi con spolverata di bottarga, forse la cosa più buona assaggiata in serata. Piatti fin qui particolarmente semplici, che non brillavano certo per fantasia ed estetica della composizione, ma che abbiamo avuto modo di apprezzare per la buona qualità degli ingredienti di mare, evidenziata dal gradevole profumo delle pietanze. Molto meno positivo, invero, l’ultimo antipasto della serie, la zuppa di cozze su pane carasau che, oltre a essere composta da mitili che in buona parte risultavano semi-chiusi e insapori, era caratterizzata da un sugo non all’altezza, forse eccessivamente cotto o degenerato da un inopportuno dosaggio degli ingredienti (come ad esempio il prezzemolo).
S’Abbuffara – Seppie al vino bianco
Medesimo discorso deve essere fatto per il primo piatto, comune ai due navigati molentis – fregola ai frutti di mare – che, oltre a basarsi su una pasta palesemente industriale, data l’uniformità dei grani, presentava, ahimè, un evidente difetto nel sugo di preparazione, impostato su un eccesso di acidità di base. Il gusto dei pur buoni frutti di mare (cozze, arselle, moscardini, seppiette) ne risultava quindi inevitabilmente compromesso.
Al contempo, la voce suadente e romantica di Tiziano Ferro avvolgeva la sala, tanto da infondere coraggio ai venditori di rose, che si presentavano al tavolo dei due Burricchi confidando nel riproporsi del mito androgino di Aristofane, e provocando così l’ilarità degli altri avventori: «prende rosa?» … «non mi pare il caso!»
S’Abbuffara – Calamari e porcini
Nel mentre che l’ultimo venditore pakistano, riusciva per sfinimento ad inc… tre euro al Raschione, come contropartita per una dozzinale pila-portachiavi, in luogo dei meravigliosi laser zoomorfi con tanto di effetti sonori (gli mancava solo il burriccu!), potevamo assaporare i secondi piatti, precedentemente ordinati e arrivati anch’essi con estrema celerità: seppie al vino bianco con contorno di pomodoro e radicchio per Jesus; calamari ai funghi porcini e uguale ornamento d’insalata per il Raschione Ettore.
Queste ultime pietanze, rispetto alla fregola precedentemente analizzata, ben si potevano distinguere per qualità, originalità e presentazione (particolarmente efficaci i solidi piatti di vetro), anche se “tottu vizius” Jesus, ha evitato accuratamente di consumare le zampette delle seppie, un pochino troppo abbrustolite.
S’Abbuffara – Tiramisu ai frutti di bosco
Il pasto poteva quindi concludersi con i dessert: particolare tiramisù ai frutti di bosco per il Raschione, semplice sorbetto al limone (servito crediamo per scelta senza la usuale cannuccia), per Jesus.
Dopo una breve disquisizione tra il maître ed il Raschione, sulla nomenclatura delle grappe, il Burriccu decide per una grappa barricata “Anghelu Ruju” di Sella e Mosca come ammazzacaffé, mentre il sempre originale Jesus richiede un caffè e una “Vecchia Romagna etichetta nera”, in onore delle atmosfere anni ’80: «a quel punto potevi prendere uno Stock 84, burriccu!».
Costo complessivo della serata, 35€ cadauno, da ritenersi adeguato ed economico, considerati il pasto completo e la bottiglia di Iselis tracannata. Per chi fosse interessato, abbiamo notato esposto, invero, un menù degustazione mare da 25€ e terra da 20.
Di recente apertura, collocato nel cuore della “Marina”, il ristorante “S’Abbuffara” si propone come locale informale e accogliente, per serate non particolarmente impegnative. Buona la qualità del servizio mentre la cucina, semplice e senza particolari elaborazioni, ha accusato qualche difetto (non sappiamo quanto accidentale) nella preparazione dei sughi. Difetti di esperienza, che probabilmente verranno sanati con il tempo. Nel frattempo, la nostra personale valutazione è di due Burricchi.
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