☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
giu 13 2014

Ristorante Sa Furria – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Sa Furria - Esterno

Sa Furria – Esterno

 

Mia nonna, senza rifletterci, un tempo mi ripeteva:
«Su baddarincu. Poni mesu tottu nudda e furria».
Metti, mezzo, nulla, tutto… e ritorna.
La girandola della vita. Prendi, lascia, togli, afferra, vinci, perdi, mangia, digerisci e mangia ancora. Jesus, il Raschione Marrocu. Ieri, oggi, domani e sempre.
Ci vediamo, ci ritroviamo intorno a una tavola. Non è stabile, non è in piano, ma cosa in realtà lo è davvero; neanche la terra sotto i nostri piedi… Tanto vale aspettare che ci scivoli sopra qualcosa, rotolando dalla cima della collina fin qui. Dopo di ché, se la cena sarà soddisfacente, rotoleremo pure noi; sulla pancia, sulla schiena, avanti, indietro e furria.
 

Sa Furria – Olive bruschette

 

Non c’è burriccu più ignorante e ottuso, di quello che non sa tornare sui propri passi, rivedere le sue opinioni, recedere da posizioni di comodo e rinunciare ad orgogliose testardaggini per rendere omaggio alla verità, piuttosto che al proprio personale interesse. Pochi sono i virtuosi che possano vantarsi per tali qualità e beh, certamente non li troverete tra i molentis di questo blog.
Né qui troverete oggi romanzata una vicenda per la quale possa manifestarsi l’occasione di dimostrare virtuosismi di onestà intellettuale. Quasi logisticamente ci staremmo, oggi. La via Sassari, sentiero primario della ristorazione cagliaritana abbiamo bazzicato in lungo e in largo prima di oggi, negli anni passati. Ristoranti che un tempo v’eran ivi, più o meno bene da noi valutati, oggi non quisquiliano più.
 

Sa Furria - Antipasti

Sa Furria – Antipasti

 

E’ il caso questo del ristorante che fu al civico 86, il “Bataclan“, uno dei primi che ha ospitato le ciccionate del Triumvirato, quando il Burriccu Pg non era stato ancora divorato dal demone della susunkaggine, quando l’Ing.Marrocu era un imberbe freelancer della ristorazione, non ancora integrato ed elevato al rango di Burriccu ufficiale.
Qui siamo ritornati ma l’insegna non è più la stessa. Ora c’è “Sa Furria”, ma il Bataclan in un certo senso è ancora lì, negli interni e negli arredi, che notiamo identici alla precedente gestione (e che quindi non ri-descriveremo), nel nome vergato sul menù, nell’atmosfera che sa di via Sassari. Qualcosa di diverso c’è, a partire dal gazebo esterno che ci accoglie, piacevolmente in una calda domenica primaverile, nonostante il via vai di persone alle nostre spalle e le macchine che circolano a un metro di distanza. C’è di nuovo anche il personale. Ricordavamo una sobria signora a quel tempo. Oggi invero ci accoglie un volenteroso cameriere oriundo tuttofare che, nonostante le apparenze, svolgerà più che dignitosamente il proprio compito, dimostrandosi gentile, puntuale e sufficientemente attento. Aiutato, c’è da dire, dal fatto che nel locale, per buona parte del tempo, eravamo presenti solo noi.
 

Sa Furria - Zuppa di cozze

Zuppa di cozze

Sa Furria - Polpo alla diavola

Polpo alla diavola

 

Dignitosamente il suo compito non lo svolgerà, ahimè, la 150cv, inizialmente deputata al traghettamento di Jesus e del Raschione, poi messa in garage per l’improvviso danneggiamento del radiatore :-( .
L’ingegner Marrocu, irriducibile promotore della industria teutonica, con serafica supponenza dichiarava: «non voglio neanche affrontare l’argomento!».
Responsabilità maggiore va attribuita però a quel c… di marciapiede e relativo scivolo con pendenza del 50%, sulla via del garage di Jesus.
Ad ogni modo, sostituita la vettura con la nuova quasi-100cv del Raschione, nessun sensibile ritardo è stato accumulato, anche grazie ad un imponderabile colpo di fortuna del medesimo Burriccu, che riuscirà a farsi varco tra le sature strisce blu di Piazza Yenne. Alle ore 21.02, come concordato, i burricchi erano comodamente seduti nello spazio esterno del ristorante, e consultavano il menù.
 

Sa Furria - Tagliolini agli scampi

Sa Furria – Tagliolini agli scampi

 

E’ facile la composizione della nostra cena. Il menù è ben dettagliato, ma non tutte le voci saranno disponibili, almeno non con ingredienti freschi. Ordiniamo gli assaggi di mare, che nella serata comprendevano quattro portate fredde e due calde. Ancora prima, nella breve attesa che ha preceduto l’arrivo delle prime pietanze, siamo stati intrattenuti da buone bruschette all’olio e da delle classiche olive in salamoia. Non si tratterà di piatti particolarmente elaborati, ma una serie di specialità della cucina cagliaritana (nota: il sito web riporta la possibilità di gustare pietanze finanche calabresi, indiane o bengalesi, che comunque non abbiamo notato), complessivamente, di discreta fattura. Il vino che le ha accompagnate è stato un ottimo Vermentino di Gallura Superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura. Nell’ordine arrivavano al nostro tavolo: carpaccio di tonno fresco con rucola, olio e pepe; insalata di mare, con gamberi, polpo, seppie, olive nere sottolio e pomodoro ciliegino; carpaccio di sardine con olio, prezzemolo e peperoni, su letto di radicchio; sardine fritte impanate con radicchio e limone. Questo relativamente ai piatti freddi. Quelli caldi erano polpo alla diavola (nel menù indicati come moscardini al pomodoro piccante) e zuppetta di cozze, entrambe con un sugo assolutamente di tutto rispetto, probabilmente l’elemento più positivo di tutta la cena, tanto da innescare una forte competizione tra Jesus e l’Ing.Marrocu a colpi di bruschetta, per l’ultimi assaggio di scarpetta!
 

Sa Furria - Risotto ai frutti di mare

Sa Furria – Risotto ai frutti di mare

 

Buoni i primi. Scenografici tagliolini agli scampi, con prezzemolo e pomodorini per Jesus e l’Ing. Marrocu – con forse il crostaceo un po’ troppo cotto -, risotto ai frutti di mare (gamberi) per il Raschione.
Qui finiva la cena di Jesus, che rinunciava al secondo («magari assaggio quelli degli altri»), ricevendo subitamente il generoso apprezzamento da parte dei propri commensali: «col cazz…!».
Il Raschione optava per un piatto di tonno cotto alla piastra con granella di mandorle (inizialmente il cameriere dichiarava non fossero disponibili, ma è stato presto smentito dallo chef), visivamente una sorta di tataki molto cotto. L’Ing. Marrocu si deliziava invece con un filetto di orata cotta al forno, alla vernaccia, condita con prezzemolo e olive verdi. Devo dire che, nonostante l’apprezzamento dell’Ingegnere, all’assaggio Jesus l’ha trovata altresì apprezzabile ma non esaltante.
 

Sa Furria - Tonno

Sa Furria – Tonno

Sa Furria - Orata

Sa Furria – Orata

 

Infine i dolci. La scelta per Jesus e Marrocu è ricaduta sulla frutta. Ananas per l’Ingegnere, melone per Jesus («dov’è il sale?»). Anche qui discorde l’opinione dei due burricchi, con un Jesus possibilista e il collega: «si vede che di melone non ci capisci nulla».
Il Raschione invero non rischiava, lanciandosi su un classico tiramisù della casa.
Niente caffè né amari, la ciccionata si concludeva qui. Costo totale, 38 euro cadauno, da giudicarsi un 15% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina onorevole, ma senza menzioni particolari.
 

Sa Furria - Tiramisù

Sa Furria – Tiramisù

Sa Furria - Melone

Sa Furria – Melone

Sa Furria - Ananas

Sa Furria – Ananas

 


Sa Furria è un discreto ristorante, che esprime una cucina semplice a tratti piacevole, senza però note di particolare rilievo. Comunque da non disdegnare, anche in virtù dalla atmosfera rilassata ed empatica creata dal personale. Due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Sa Furria”: Due Burricchi.
Ristorante Sa Furria Indirizzo: Via Sassari 86, Cagliari
Telefono: 3881274120    [mostra in google maps]
 

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nov 10 2013

Cronta Enoteca WineBar – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Cronta - Interno

Cronta – Interno


 
Fuori dal “Cronta”. Wine driven dixit.
«Tu devi andare in Piazza Yenne e gridare ad alta voce: IO SONO JESUS, allarghi le braccia e ti metti così, come il Cristo redentore! Ma non a Cagliari, perché a Cagliari ti insultano, non ti capiscono. Tu dovresti scrivere canzoni… non ovviamente canzoni intelligenti, ma per Vasco Rossi o per una boy band!»
Dentro il “Contra”. Paranoia driven dixit.
«Ingegnere, mi pare che, mentre passava, un cameriere abbia pronunciato il suo nome, mi sa che stavolta ci hanno sgamato
Nessun esordio, mi pareva oggettivamente più adeguato quest’oggi, anche perché, onestamente, a dispetto di una minuziosa ricerca online sul significato del termine “Cronta”, l’unico interessante riferimento individuato, è stato quello relativo a tale John Cronta, emigrato negli Stati Uniti, e censito in Oklahoma nell’Anno Domini 1910. Ohibò!
 
Cronta - Ostriche Fines de Claire

Cronta – Ostriche Fines de Claire

 

Sabato mattina. Ancora riecheggiano nello spazio adimensionale, le pretestuose e traballanti giustificazioni dell’Ingegner Marrocu, che ha nuovamente negato ai propri fan la possibilità di apprezzare un proprio componimento letterario.
Da qui l’inopinabile scelta di Jesus, di non calcare eccessivamente la mano sulla qualità e sulla appetibilità del presente rendiconto, non foss’altro perché, nel frattempo che esso viene redatto, l’autore sta guardando la TV in streaming, motivo per il quale l’unica spendibile fonte di ispirazione, parrebbe essere la tormentata vicenda di Anna Oxa in quel di Ballando con le stelle. Ohibò!
 

Cronta - Polpo e Zuppetta cozze arselle

Cronta – Polpo e Zuppetta cozze arselle

 

Ore 12.55. Arrivano con un certo anticipo i Burricchi Jesus e il Raschione Ettore, all’appuntamento in fronte al Ristorante/Enoteca/WineBar “Cronta”, situato nel ultra-trafficato Viale Armando Diaz. E’ stato inaspettatamente e ostinatamente irremovibile Il Raschione, nel proporre di utilizzare la di lui autovettura, per condurre Jesus verso questa nuova avventura. Spirito di sacrificio e dedizione alla causa, penserete voi… Nient’affatto: l’astuto Burriccu potrebbe aver architettato, per le settimane in divenire, una delle sue periodiche ed irritanti ciccionate “a casino”, e per questa ragione aver voluto evitare, strategicamente, che possa verificarsi il suo turno di conduzione. Diciamo subito che non sarà l’unico atto di presunta burriccaggine, da parte sua (e del Marrocu), che tenteremo di smascherare tra le righe di questo resoconto.
 

Cronta - Tartare di salmone

Cronta – Tartare di salmone

 

Da subito enorme ci appare la superficie che il Cronta dedica all’alloggio dei propri avventori. Già all’esterno del locale un certo numero di appoggi rialzati – con botti in legno chiaro a far da basamento – e una serie di garbati divanetti, consentono di desinare o gustare un buon bicchiere di vino sotto l’alto porticato; porticato che risulta trovarsi, invero, a un paio di metri dal caotico traffico cittadino.
All’interno, gli spazi della sala da pranzo sono distribuiti intervallando eleganti file di tavoli – drappeggiati con tovagliame bianco crema -, a solide scaffalature lignee, in cui alloggiano una infinità di bottiglie provenienti da ogni parte del Mondo; talune di queste serializzate in gruppi, qualcheduna disposta nella propria confezione di prestigio. Personalmente avrei maggiormente condito l’ambientazione – e gli scaffali in particolare – con estemporanei suppellettili a tema e, magari, con elementi dal forte impatto bucolico, quali la paglia e il fieno. La possibilità pratica che i clienti passino a pochi centimetri dal tavolo di altri avventori, durante la doverosa analisi delle bottiglie, avrebbe dovuto maggiormente pesare nella scelta della topologia degli ambienti, mentre l’angolo dedicato alla vendita di prodotti enogastronomici risulta percettibilmente slegato dal resto degli arredi, tanto da necessitare, a nostro parere, di un utilizzo opportuno di séparé.
 

Cronta - Tagliolini al tartufo bianco

Cronta – Tagliolini al tartufo bianco

 

Notevole la qualità del servizio. Appena ventenne il (non sedicente tale) responsabile di sala, affiancato da altri colleghi e da un giovane enologo, che sembra di certo avere il polso della propria cantina e, in particolar modo, uno straordinario database di annate ed etichette nella propria testa. Impossibile pensare neanche lontanamente ad una carta dei vini – occorrerebbero su per giù dodici tomi – ma la cernita viene suggerita direttamente dall’enologo o, nel nostro caso, indotta dal lungo pellegrinaggio dell’Ingegner Marrocu tra gli scaffali e il comparto frigo. Dopo circa dieci anni di speculazioni mentali («io non riconosco una sprite da una cocacola») il primo verdetto: bianco Sauvignon neozelandese del 2009 “Sliding Hill” (collina che scivola), della regione dei vini Marlborough. La prima cosa che vogliamo evidenziare di questo vino, non è l’intenso profumo fruttato e il gusto ben strutturato, ma la particolare e disarmonica etichetta, che “scorre” lateralmente lungo una faglia cartacea, e in cui è rappresentato un inquietante sismogramma. De gustibus! A seguito della scelta dei primi e del secondo, convergeremo poi a un rosso cileno Emiliana “Coyam”, sempre del 2009, della Colchagua Valley, scenograficamente decantato (con decanter) e decantato (con lodi) al nostro tavolo.
 

Cronta - Trofie porcini bottarga

Cronta – Trofie porcini bottarga

 

Interessante e ben strutturato è anche il menù stagionale del Cronta, che suggeriamo comunque di aggiornare, onde evitare la privazione di divisate pietanze (quali il tonno non disponibile per le tartare) e nel quale consigliamo di correggere rapidamente quel unwatchable “Ostriche Fin Der Clark”, così prossimo alla nostra istintuale burriccaggine!
Scegliamo quindi, come antipasti, una porzione di sei ostriche (Fines de Claire), due porzioni di deliziosa (almeno secondo Marrocu, meno entusiasti i suoi commensali) zuppetta di cozze e arselle, e due piatti di delicatissimo polpo con patate, radicchio e salsina al limone. Gli antipasti terminano con una concordata tartare di salmone (buona), accompagnata da un trittico di salsine all’olio di oliva piccante, allo yogurt, e una petit brunoise di pomodorini.
 

Cronta - Tagliata argentina

Cronta – Tagliata argentina

 

Il meglio di sé, la cucina del “Cronta”, l’avrebbe però evidenziato con i primi piatti. Il Raschione ordinava delle sontuose trofie con porcini e bottarga («ti c… da finanche soffrire di incontinenza») mentre Jesus e il buon Marrocu non potevano farsi scappare il più classico degli aromi autunnali: tagliolini al tartufo bianco d’Alba, che abbiamo avuto modo di gustare solo dopo alcuni minuti dall’arrivo al tavolo in quanto, nel frattempo, l’Ingegnere ancora vagava per la cantina, a mo’ di Diogene alla ricerca del vino più adeguato. Terminati i primi, rimanendo circa tre quarti di bottiglia da decantare e consumare, i tre pensavano bene di comandare una porzione di tagliata di manzo argentina, servita su espressa richiesta praticamente cruda. Gradevole il sapore, ma qualità e presentazione, a contorno, non risultavano paragonabili a quelle dei primi.
 

Cronta - Tiramisù

Cronta – Tiramisù

Cronta - Crostata di albicocche

Cronta – Crostata

 

Inarrivabile la bontà del dolce acquisito dal Raschione e da Marrocu, un classico Tiramisù, notificata dall’ingegnere allo stesso cameriere, mentre più nella norma, per quanto ottimamente presentata, la crostata di albicocche scelta da Jesus («tra il tronchetto al cioccolato e una crostata all’albicocche, non posso che scegliere il piricocco!»). Oggettivamente incommensurabile, invero, il gusto del passito di Pantelleria d’accompagno “Ben Ryé” 2010, delle cantine “Donnafugata”: una spanna sopra qualsiasi altro passito mai provato. Tre bicchieri Gambero Rosso, cinque bottiglie l’Espresso, 95/100 WineEnthusiast Magazine ecc. ecc.
Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè, un rum Ron Zacapa 23YO per il Raschione, Zacapa XO (Extra Old) per l’Ing.Marrocu, che come d’abitudine pretendeva il liquore solo dopo averlo visto magistralmente servito (con tanto di ghiaccio e fette d’arancia) al Raschione. Costo complessivo del pasto, 73 euro cadauno, da valutarsi comunque un 15% oltre il giusto dovuto. Ad ogni modo, in considerazione della piacevole esperienza appena consumata, Jesus elevava di sua sponte a 80 euro la sua quota, non seguito però a ruota dai suoi più susunki commensali, che si arenavano a 75: «Darò di più quando mi affaccerò fuori dal locale e vedrò la Torre Eiffel anziché la Cariplo…. Ops, ma non c’è più nemmeno la Cariplo, dove andremo a finire!»

 
Più di una Enoteca, più di un winebar, più di una brasserie o di un ristorante, il “Cronta” è un caleidoscopio di piaceri per gli amanti del vino e della buona tavola. Encomiabile la fornitura della cantina, mentre la cucina, nell’incedere delle pietanze, si è quasi sempre dimostrata di elevato livello. Quattro burricchi meno meno.

P.S.: Al termine delle ostilità, segnaliamo il verificarsi dell’avvenimento più terribile, l’incubo peggiore per l’anonima intemperanza del Triumvirato: «Allora, quanti burricchi abbiamo vinto???» L’Ing. Marrocu, rivolto a Jesus: «Questa è colpa sua che pubblica la mia foto a destra e a manca!». Impagabile…

 


VALUTAZIONE “Cronta”: Quattro Burricchi.
Ristorante Cronta Indirizzo: Viale Armando Diaz 21, Cagliari
Telefono: 0706670212    [mostra in google maps]
 

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set 24 2013

Ristorante Mare Nostrum – Torino [extra]

 Scritto da Daravaius | 1 commento | Commenta

Mare Nostrum - Sala.

Mare Nostrum – Sala

 

In principio era il verbo e il verbo era presso il Triumvirato, e il verbo era Raschione, Jesus e l’Ing.Marrocu. Questo era in principio presso il Donkey Challenge e compito dell’apprendista asinino fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità: il cibo è sacro.
15 settembre dell’Anno Domini 2013. Augusta Taurinorum. Torino. La prima capitale d’Italia. Ancor prima, capitale del regno sardo piemontese. Il filo rosso che lega la città sabauda a Casteddu, non foss’altro per le innumerevoli regine, re, principi e principesse che monopolizzano la toponomastica del centro, è tangibile; quindi, quale città migliore per provare a rendere omaggio al triumvirato asinino piu’ famoso del regno con una prima recensione extra insulare? Cospargendosi il capo di cenere ed indossando il saio dell’umiltà, il neofita, alla sua prima recensione, accompagna la gentile compagna di viaggio M.S. a festeggiare il suo trentesimo genetliaco in una serata gastronomica.

 

Mare Nostrum - Cannolicchi, involtino di gambero, crocchetta di dentice.

Mare Nostrum – Cannolicchi, gambero impanato, crocchetta di patate e dentice.

 

La serata è fresca, M.S. è ancora ignara della destinazione. Da via Carlo Alberto al museo del risorgimento, all’interno della Galleria Subalpina e sbucando poi in piazza Castello si dirigevano verso via Po, i portici della città sono qualcosa di unico, gli odori misti di libri usati e kebab, pipe e tram, ordine e anarchia, identificano via Po.  Alla fine si apre Piazza Vittorio, con la Gran Madre che incute rispetto. Ci si addentra nelle vie quadre che rispettano ancora la geometria dei castrum romani, in zona Vanchiglia. La toponomastica motteggia ancora i due portandoli in un ristorante di pesce, sito in via Pescatore, si spera il nome sia di buon auspicio, il ristorante Mare Nostrum. Ma perché un ristorante di pesce a Torino? Perché Torino è la piu’ grande città del sud e c’è stata dopo il 2006 una crescita esponenziale della ristorazione.

 

Mare Nostrum - Alici, tortino, ventresca.

Mare Nostrum – Alici, tortino, ventresca.

Mare Nostrum - Polpetta di ricciola e cous cous con polpo.

Mare Nostrum – Polpetta, cous cous di polpo.

 

All’ingresso si viene accolti col sorriso e con la prenotazione, indispensabile. Vengono fatti accomodare  in una stanza sulla sinistra con ancora dei tavoli liberi che sarebbero stati occupati da lì a poco. Il locale è antico, arredato stile trattoria, con mobili in legno che rendevano l’ambiente molto informale. I tavoli in noce, le tovaglie in lino, le posate in argento e i bicchieri di cristallo. La cura degli arredi alle pareti con dei quadri antichi, delle stampe, degli oggetti antichi d’uso comune come stadere, boccali e cesti arricchivano senza creare l’effetto barocco e pesante che alcuni ristoranti hanno. Il ristorante non è molto grande, ha un locale sulla sinistra, vicino ala cucina diviso in due spazi, con circa trenta posti in totale e una stanza molto piu’ grande di fronte all’ingresso arredata in stile piu’ elegante con lampadari in vetro enormi che sovrastano la sala. La clientela sembrava a proprio agio. Composta all’apparenza da persone avvezze alla buona cucina, senza notare la comitiva del sabato sera o pippialla varia. Il cameriere che li ha accompagnati per tutta la serata, ha illustrato loro la filosofia del locale.

 

Mare Nostrum - Rigatoni con crudo di tonno e pesto.

Mare Nostrum – Rigatoni con crudo di tonno e pesto di Lampedusa.

 

Cucina esclusivamente di mare e col pescato del giorno. Il menu riportava i prezzi degli antipasti, dei primi e dei secondi, nell’ordine 20, 16 e 22 euro e la carta dei vini. Quindi in base al pescato, il cuoco e i suoi cinque assistenti organizzano il menu che viene poi proposto ai clienti. Gli antipasti sono sempre una degustazione di vari bocconcini, all’incirca otto che permettono poi il proseguimento della cena. Come vino si opta per un Gewurztraminer 2012, non brillando per originalità, ma puntando sulla sicurezza, nonostante vi fosse la tentazione di un Arneis. Fortunatamente visto che il solo D.P. consuma il vino viene portata una bottiglia da 0,375l. L’attento cameriere una volta aperta la bottiglia, chiede a chi far assaggiare e versa, dopo l’assenso del tronfio D.P., il nettare degli dei altoatesini in un calice. Gli antipasti hanno illuminato gli occhi e soddisfatto il palato: alici marinate con pepe rosa, pinoli, prezzemolo e peperoncino, tortino di zucchine con cernia, ventresca di tonno cruda con salsa, cannolicchi al forno, involtino di zucchina e gambero impanato, crocchetta di patate e dentice, polpetta calda di ricciola e cous cous con polpo in salsa. Antipasti perfetti in qualità, quantità e tempi di attesa.

 

Mare Nostrum - Tagliolini con gamberi viola e bufala.

Mare Nostrum – Tagliolini con gamberi viola e crema di mozzarella di bufala.

 

Come primi M.S. si è indirizzata verso tagliolini con gamberi viola di Santa Margherita mantecati con acqua di pomodoro fresco, completati con crema di mozzarella di bufala di Aversa; D.P. oltre una mezza porzione dei succitati tagliolini ha voluto anche una mezza porzione di rigatoni con crudo di tonno e pesto di Lampedusa, probabilmente i rigatoni prevalgono sui tagliolini, il pesto era leggero e il tonno crudo metteva il cappello a un piatto molto riuscito. Il secondo è stato scelto da entrambi di comune accordo da dividere poi in due piatti (scelta azzeccata vista la quantità della porzione): filettini di pesce castagna alla Eoliana, infarinati con cipolla, mandorle tostate e marsala, serviti con un misto di verdure grigliate. Il gusto di questo piatto una volta entrato in bocca, si incuneava nel palato ed arrivava alla parte del cervello deputata al piacere, sfiorando le pareti del centro di comando dell’orgasmo.

 

Mare Nostrum - Filettini di pesce castagna alla Eoliana.

Mare Nostrum – Filettini di pesce castagna alla Eoliana.

 

I due ormai satolli, consapevoli che rinunciando al dessert, avrebbero rinunciato a qualcosa di eccelso, visto che tutti i dolci erano fatti in casa, decidono comunque che era troppo. D.P. prende il caffè che, contrariamente a quello di tanti ristoranti, risulta molto buono. A fine cena a tutti i commensali viene offerto un marsala o un digestivo e D.P. accetta volentieri una grappa morbida e declina l’offerta del cameriere ad un secondo, gratuito bis. A questo punto della serata i due sono soddisfatti e felici. In attesa del conto commentano le bontà eccelse dei piatti e cercano di trattenere nei cassetti della memoria del gusto tutti quei sapori. Il conto di 50 euro a testa è da ritenersi molto onesto vista la qualità, la freschezza e la quantità del prodotto ittico consumato.

 
Il ristorante Mare Nostrum è una calda oasi siciliana sotto le Alpi, che mette al primo posto il prodotto fresco, la varietà dei menù, la competenza nel trattare il pescato. Le foto non sono state fatte in previsione di questa recensione ma solo per ricordo personale, ma vista la soddisfazione palatale e sensoriale sembrava un peccato non far saper ai seguaci asinini la bontà di questo posto. Quindi M.S. e D.P. concedono, o meglio propongono quattro burricchi con menzione speciale per la qualità del prodotto primario per questo ristorante, portato ogni giorno dalla Liguria da una cooperativa di pescatori.

Con profondo rispetto,

M.S. e D.P.

 
NDR: Ringraziando Dario per aver raccontato in maniera impeccabile la propria esperienza tramite il Donkey Challenge, precisiamo che il ristorante non potrà essere inserito nella classifica generale in quanto fuori dalla zona di competenza che, al momento, ci siamo dati, ovvero i confini isolani.

 

VALUTAZIONE “Mare Nostrum”: Quattro Burricchi con menzione speciale.
AgriHotel Mare Nostrum Indirizzo: Via Matteo Pescatore 16, Torino
Telefono: 0118394543 [mostra in google maps]

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nov 10 2012

Ristorante La Bohème – Cagliari

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Boheme - Interno

Boheme – Interno

 

«Ma che gelida manina» Jesus, fredda di un “puntore” che te lo ricorderai finché campi.
Paonazzo di tosse, corrugato in fronte, ti riesce appena un accenno di parola, che già ti manca il fiato per completarla.
Schivi i dottori e le supposte, ti lasci dominare dalla sorte, ma ancora per questa settimana, sotto il chiarore della luna, al tuo ebdomadario appuntamento con lo scialo, non manchi di recitare.
«Mi mì, è arrivato Jesus!», senti gridare da sopra il palco del tuo magnificente delirio, ma il tuo pubblico e i tuoi attori, oggi subiranno una lirica fatta di germi e  di batteri. Come tuo dire… ‘azzi loro: si declina ogni responsabilità morale e materiale sull’argomento!
 

Boeheme - Zuppetta di cozze

Boeheme – Zuppetta di cozze

 

Giovedì sera. Venti minuti alle venti. Quattro navigati attori della tavola, indossando il loro costume e le orecchie di scena, già fremendo di salir sul palco; sono Jesus, il Raschione Ettore, l’Ingegner Marrocu, e un quarto (poco) misterioso ospite: il burriccu Tony Frau, che – per chi non avvertisse familiare questo nome – probabilmente avrete già notato, immortalato tra le gigantografie all’esterno del mercato di S.Benedetto.
Quando c’è la fama! Il palcoscenico per questa ennesima opulenta rappresentazione del gusto, è il Ristorante “La Bohème”, locale di relativamente recente apertura, ispirato – almeno nel nome – alla celeberrima opera lirica di Puccini e non casualmente ubicato nella via Lai, poco distante dal Teatro Lirico di Cagliari.
 

Boheme - Cavolo e alici

Cavolo e alici

Boheme - Insalata di polpo

Insalata di polpo

 

Il ristorante, al suo interno, è composto da un’unica sala ordinata e geometricamente piuttosto regolare. L’allestimento architettonico, solo brevemente e localmente accenna alle allegorie d’arredo bohémienne, concentrate per lo più su una sorta di comò d’epoca, situato nei pressi dell’ingresso della cucina, impreziosito da una piccola ed elegante specchiera, da alcuni vasi di fiori cremisi, e da uno splendido grammofono color argento. Sul resto della sala – piuttosto spoglia d’arredi, a parte alcune stampe d’epoca alle pareti – domina un più moderno bancone da bar, tinteggiato con tonalità bianche e rosa. Un tempo, era presente in sala un pianoforte, che il titolare-lavapiatti-musicista, si dilettava a suonare per i propri clienti, ma che le signore anziane del quartiere, hanno poi spiacevolmente preteso che tacesse.
 

Boheme - Crostini ai ricci

Boheme – Crostini ai ricci

 

L’inquietante acustica della struttura, viene pesantemente messa alla prova da un fastidiosissimo cicalino elettronico, che accoglie i clienti ad ogni dischiudersi della porta d’ingresso, con un molesto messaggio di benvenuto multilingue. Non dubitiamo che il cicalino non fosse stato previsto da chi ha ideato e predisposto l’arredo (l’illuminata ex del titolare). Suggeriamo al responsabile di valorizzare meglio l’impronta e l’anima del ristorante, per esempio diffondendo in sala la musica di Puccini, piuttosto che arie pop di radio 105: «quella ci serve per coprire le urla che vengono dalla cucina!»
Il servizio in sala viene garantito dal titolare, che con piglio amichevole e con una flemma composta e rilassante, suggerisce e serve i piatti, con fare tempestivo, attento e professionale.
 

Boheme - Calamari fritti

Boheme – Calamari fritti

 

Per una scelta di attenzione e qualità sulle materie prime, l’offerta gastronomica del ristorante viene limitata e condizionata alla spesa di prodotti freschi, acquistati in giornata, tanto che il proprietario suggerisce di indicare eventuali pietanze che si vorrebbero assaporare, già in fase di anticipata prenotazione.
Concordiamo volentieri un assaggio di quattro antipasti di giornata, e sottoponiamo all’istinto casuale del Raschione la cernita del vino, selezionato dalle poche bottiglie disponibili, fisicamente e congiuntamente presentate alla nostra tavola: un apprezzabile Vermentino “Blu” della cantina “Santa Maria la Palma” di Alghero.
 

Boheme - Tagliolini ai ricci e alla boheme

Boheme – Tagliolini ai ricci e alla boheme

 

Sin dalla presentazione degli antipasti – che possiamo giudicare complessivamente di buona fattura – , evinciamo facilmente la buona tecnica della cucina, che riesce a presentare piatti di tutto rispetto, basati sui non tantissimi ingredienti a disposizione. Al nostro cospetto, sono stati presentati: deliziosa zuppetta di cozze e pomodorini, che ha preteso un successivo bis con integrazione di arselle; insalata di cavolo e alici; insalata di polpo (questo invero, abbastanza insapore e forse un po’ troppo duro: «avremmo bisogno di un abbattitore, ma costa troppo»). Gli antipasti terminavano con uno squisito assaggio di crostini ai ricci di mare freschi, buonissimi! Degno di nota anche il pane, servito e costantemente approvvigionato alla nostra tavola.
 

Boheme - Millefoglie al carasau

Boheme – Millefoglie al carasau

 

Durante l’incedere degli antipasti, i burricchi prendevano atto della sciagurata abitudine di Tony Frau, di evitare per principio qualsiasi primo piatto, tanto da vedersi costretti a differenziare la portata successiva, con un binomio primi/secondi serviti all’unisono. Dopo tutto il tempo necessario a produrre una frittura, la divina justitia ha così provveduto ad elargire dei «dozzinali» calamari fritti per il burriccu Tony, mentre i restanti commensali hanno avuto modo di apprezzare due eccellenti porzioni di tagliolini: ai ricci di mare, e alla “bohème”; questi ultimi si componevano di una pasta al nero di seppia, con pomodorini arselle e asparagi. Da registrare che Jesus, al limite fisico della propria già malsana sopravvivenza, ha lasciato praticamente metà dei tagliolini sul piatto, chiedendo in ultimo che gli venisse servita una bombola d’ossigeno!
 

Boheme - Mousse al cioccolato

Boheme – Mousse al cioccolato

 

Data l’abbondanza dei primi piatti, e in virtù dell’istintuale inappetenza di Tony Frau, i burricchi decidevano di passare direttamente al dolce: ottimi sorbetti al limone per Jesus e Marrocu, buonissima mousse al cioccolato e panna per Tony, originalissima Millefoglie con pane carasau, crema chantilly e frutti di bosco per il Raschione. La cena si è conclusa con un liquore alla liquirizia “Maruzzo” per tre, e con una “ispezione” alle cucine, condotta da Marrocu e Jesus, a seguito di un ripetuto “fare il figo” del proprietario, che ne rivendicava l’impeccabile pulizia e lucentezza. In effetti, le cucine hanno superato la prova dei fatti, anche grazie al minuzioso barcamenarsi dello chef tuttofare. Quest’ultimo si presentava esteticamente e comportamentalmente del tutto simile al Marrocu, con cui ha condiviso gli ultimi trenta minuti della serata, a discutere di chissà cosa: «beato a lui!» 
Costo complessivo della cena, 35€ cadauno, da giudicarsi equilibrati in relazione alla qualità del servizio e del mangiato.
Segnaliamo, per terminare, l’insistenza con cui il titolare sosteneva di averci già visto da qualche parte, senza riuscire mai a risolvere il suo facile enigma. Anche lui (come “Zaira” ndr.) non ha creduto a Jesus, quando affermava che lavorava in TV; chissà perché…

Il Ristorante “La Bohème”, si presenta come un gradevole locale a conduzione simil-familiare, in cui qualche stonatura estetica non riesce a compromettere l’intima piacevolezza dell’ambientazione, e dove l’abilità e la fantasia dello chef, riescono abilmente a sopperire alle ristrettezze dell’offerta. Di certo, comunque,  una serata positiva. Tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “La Bohème”: Tre Burricchi.
Ristorante La Bohème Indirizzo: Via Enrico Lai 48, Cagliari
Telefono: 070482444    [mostra in google maps]
 

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lug 28 2012

Ristorante L’ippodromo – Cagliari

 Scritto da Jesus | 4 commenti | Commenta

Ippodromo - Esterno

Ippodromo – Esterno

 

Equidi, quadrupedi sulla pista; s’affrontano nella calca e nell’impeto della corsa, fianco contro fianco, ciascuno sentendo l’ansimare veloce dell’altro, ciascheduno bagnato dal sudore del vicino avversario, ognuno contro la propria fatica e i propri limiti, per trionfare su tutti, per eleggere il primato del proprio sangue, per glorificare la propria discendenza, per sentire ardere la fiamma della propria esistenza, divorata nel volgersi di una veloce passione, piuttosto che erosa dal lento e disonorevole oblìo della umana accidia.
Orsù, destatevi miei cari Burricchi! Assaporate lo spirito dei vostri fratelli purosangue, lottate nel delirio dell’arena, combattete senza timori e sentitevi vivi!

 

Ippodromo - Interno

Ippodromo – Interno

 

Venerdì sera. Viva e rinata, quasi a prendere esempio dal suo padre Jesus, morto e risorto in quel di terra Santa qualche millennio orsono, la 150cv, sfreccia e scorrazza nuovamente per le strade del cagliaritano, coraggiosamente (accallonatamente) sfidando, nella calca del traffico urbano, le sue sorelle, quasi tutte imbrigliate nella limitatezza di una meccanica dozzinale.
Il secondo fantino Ettore, si irrigidisce, avverte il pericolo, e alla fine pontifica: «Burriccu, non spuntare in seconda, che ti fotti di nuovo la frizione!».
Di lì a poco, verso le ore 21, i due burricchi avrebbero raggiunto la loro destinazione: ristorante “L’ippodromo”, in Cagliari, sul lungomare Poetto.

 

Ippodromo - Salmone

Ippodromo – Carpaccio di salmone

 

Il Ristorante/Pizzeria, si trova negli spazi riservati al vecchio ippodromo di Cagliari che, dopo aver percorso una breve strada sterrata, si raggiunge lasciandosi sulla destra il maneggio degli equidi, per arrivare infine al comodo ed amplissimo parcheggio in fronte al locale stesso, gestito e  organizzato, con discrezione, da un non più giovane parcheggiatore, che dà le indicazioni agli automobilisti in arrivo.
Arrivati naturalmente ben prima dell’Ingegner Marrocu, lontano dal correttamente interpretare qualsivoglia – pur semplice – indicazione stradale, Jesus e il Raschione hanno modo di apprezzare il non trascurabile numero di colleghi avventori che, nel frammezzo della loro attesa, avrebbero varcato la soglia del ristorante. Tale fattore condizionerà, vedremo, tutta la loro serata.

 

Ippodromo - Insalata di mare

Ippodromo – Insalata di mare

 

Al suo interno il ristorante, seppure non particolarmente impegnativo in termini di raffinatezza ed eleganza ambientale, si presenta gradevole, curato e ben climatizzato. Gli spazi sono distribuiti su diversi ambienti, dominati da pareti color arancio, piante ornamentali, infissi e mobilia verde scuri, e una sovrastruttura ad archi, che dà l’idea di trovarsi all’interno di un giardino coperto.
Ben numeroso (adeguato all’elevato numero di clienti) , gentile e volenteroso il personale, in certi casi comunque distratto e dispersivo, in taluni professionale e attento. Nonostante la cosa potrebbe andare contro radicate consuetudini e aspetti di natura pratica, un consiglio che ci sentiamo di dare in queste condizioni, è quello di distribuire il carico di lavoro assegnando un unico cameriere a diversi tavoli, piuttosto che differenziare i vari compititi e destinare ai propri clienti un interlocutore sempre nuovo nelle varie fasi della cena; in caso differente, si rischiano fastidiose distrazioni e un pericoloso difetto di coordinamento.

 

Ippodromo - Tonno fresco

Ippodromo – Tonno alla catalana

 

Quello che però ipotizziamo e riteniamo un grosso difetto de “L’Ippodromo”, almeno durante la stagione estiva, è il fatto che la cucina sia strutturalmente sottodimensionata, rispetto al numero gestito di coperti; altrimenti non si spiegherebbero i sesquipedali tempi d’attesa, manifestatisi in ogni fase della nostra ciccionata, che hanno condotto il solitamente composto Ing.Marrocu, a lamentarsi verbalmente con una incolpevole cameriera, finanche minacciando di non consumare i piatti già ordinati, per concludere velocemente il pasto.
Altro fattore negativo, che disegna il contesto di svolgimento della nostra cena
– sempre legato al numero di clienti – è il perenne brusio e la chiassosità della sala, alimentati da talune sguaiate e moleste avventrici, dall’ugola evidentemente ben allenata: «quale gaudio, quale gaiezza, di giovialitá son pregni i muri!»

 

Ippodromo - Zuppetta di cozze e arselle

Ippodromo – Zuppetta di cozze e arselle

 

Fatte queste doverose e non troppo lusinghiere premesse, possiamo invero rendicontare i nostri lettori sull’effettivo svolgersi della cena, che si è aperta con l’offerta di un buon prosecco di benvenuto, accompagnato dalle ottime olive marinate (consumate per intero nell’attesa degli antipasti) già presenti in tavola. Come di consueto ordiniamo dapprima un assaggio di antipasti di mare, valorizzati da una bottiglia di ottimo vermentino DOC Tuvaoes, delle cantine Cherchi, ahimè servito inspiegabilmente troppo caldo, e per il quale i Donkeys hanno fatto non poca fatica per ottenere, dopo un prolungato scorrere del tempo, adeguato e fresco riparo in un cestello del ghiaccio.
Gli antipasti, non abbondanti ma adeguati nell’ottica di una cena completa, erano costituiti da quattro differenti pietanze.

 

Ippodromo - Fregola

Ippodromo – Fregola

 

Trattavasi di: buona insalata di mare con polpo, seppie e gamberi, ottimo carpaccio di salmone su letto di pomodorini e lattuga, buon (ma qui il giudizio del Raschione si differenzia, in negativo, rispetto a quello dei commensali) tonno alla catalana con cipolle, pomodorini, su uguale letto di lattuga e rucola, per finire con una zuppa di cozze e arselle, parecchio saporite ma arrivate al tavolo eccessivamente fredde.
Per dovere di cronaca, segnaliamo che, tra l’aver ordinato gli antipasti e il loro effettivo usufrutto, sono passati all’incirca cinquanta minuti, e oltre.
Altrettanto gravoso è stato il tempo d’attesa, prima di riuscir d’addentare i primi piatti: buone (seppur con qualche difetto di cottura della pasta) linguine alla granseola e granchi (non ben identificati)  per Jesus e l’Ing.Marrocu, pessima fregola di mare (in realtà di sole cozze e arselle) presentata al cospetto del Raschione: «la peggiore che abbia mai mangiato!» e criticata persino da un attento cameriere: «non ha un bell’aspetto, redarguirò il cuoco!»

 

Ippodromo - Linguine alla granseola

Ippodromo – Linguine alla granseola

 

Nonostante spazio vi fosse per poter ingurgitare qualche altra pietanza – in particolar modo l’appetitosa aragasta osservata nel tavolo di una coppia al nostro fianco, per la quale fortunatamente il servizio è sembrato più rapido – dati i tempi d’attesa rapportabili alla filogenesi dei primati, i tre burricchi sceglievano di passare direttamente ai dolci, risultati questa volta impeccabili: semplice sorbetto al limone per Jesus, cassata siciliana dalla originale forma triangolare per il Raschione, zuppa inglese per l’Ingegner Marrocu. Quest’ultimo – vi segnaliamo – sul finire della cena, forse stimolato dai fumi alcolici del Tuvaoes ormai rinfrescato, forse infastidito dall’eccesso di attesa e dalla rumorosità della sala, si lasciava andare ad una serie interminabili di sproloqui non politically correct, su alcune discutibili peculiarità di pensiero dei sardi. Per chi fosse interessato, può visionare sul canale Twitter del Donkey Challenge: [http://seud.eu/?wgm]

 

Ippodromo - Zuppa inglese

Ippodromo – Zuppa inglese

Ippodromo - Cassata siciliana

Ippodromo – Cassata siciliana

 

Costo complessivo della cena, 44€ cadauno – comprensivi di due caffè e due dimenticabili grappe barricate finali -, da giudicarsi almeno un 25-30% superiore al giusto dovuto, in funzione di una serata determinata dagli intollerabili tempi d’attesa, che hanno inevitabilmente condizionano metabolismo ed evoluzione glicemica dei commensali, determinando conseguenti situazioni di non gradevolezza alimentare, come ad esempio la perdita d’appetito per sfinimento! Quello che possiamo banalmente consigliare ai gestori dell’Ippodromo, o di altri ristoranti con il medesimo problema nel periodo di maggior afflusso turistico, è quello di astenersi dall’accogliere più clienti, di quelli che in realtà si possano adeguatamente servire. Ovviamente, ben comprendiamo, questo può andare incontro a più stringenti esigenze di carattere economico, ma nella prospettiva della salvaguardia del proprio nome, è forse meglio guadagnare qualcosa di meno, piuttosto che compromettere, con spiacevoli situazioni di contorno, una cucina che è sembrata (a parte qualche eccezione) di discreto livello. Un burriccu!

 


VALUTAZIONE “L’Ippodromo”: Un Burriccu.
Ristorante L’Ippodromo Indirizzo: Viale Poetto, Cagliari
Telefono: 070.3838097    [mostra in google maps]
 

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