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ott 12 2013

Il Tegamino Bianco – Quartu S.Elena

 Scritto da Jesus | 5 commenti | Commenta

Tegamino Bianco - Interno

Tegamino Bianco – Interno

 

Il tegamino è bianco. E’ bianco e sta sui fornelli. Il tegamino sta sui fornelli, e accanto a se ha un cuoco, una massaia; un impiegato, uno sciupafemmine, un marito premuroso o un azzeccagarbugli qualunque, che già per lui prevedono un dovere e una missione, una improrogabile incombenza sull’avanzare del proprio desiderio. Questa sera, in cucina, sarà lui a portare a termine un piccolo ed importante disegno, a determinare la gioia o il disgusto, la noia o la passione, la solitudine o il calore di una festa. E’ solo un tegamino, per di più è bianco, ma quando il coperchio spalanca e per un istante e accoglie i nostri culinari propositi, si trasforma nel primo protagonista della nostra vita: mica poco!
 

Tegamino Bianco - Tris d'autunno

Tegamino Bianco – Tris autunnale

 

Ottobre, giovedì sera. Già vien quasi tenerezza nel ricordare, a distanza di pochi giorni, il colossale appuntoramento che colse l’Ing.Marrocu in quel di Quartu S.Elena, e che ha scandito, nel regolare proporsi di fragorosi starnuti e nell’orografico accumularsi di fazzoletti di carta nei pressi del nostro tavolo, il progressivo evolversi della serata, di cui addì dodici andremo a dar rendiconto; serata, anormalmente organizzata in giorno feriale, proprio per venire incontro  alle esigenze dello stacanovista Ingegnere, che dapprima dichiarava di dover lavorare tutto il weekend – quindi potendo manco meno ipotizzare di scrivere lui questa recensione – per poi comunicare di aver cambiato turno. Tra l’altro, le maldestre quanto inefficaci precauzioni epidemiologiche dell’Ingegnere, hanno prodotto la prima vittima: Jesus, che mentre vi scrive ha la febbre prossima ai 101 gradi Fahrenheit!
 

Tegamino Bianco - Antipasti

Tegamino Bianco – Antipasti

 

E quindi, in quel di Quartu il Triumvirato del Donkey Challenge si ritrovava una sera, supportato dalla gentile ed eterea presenza della Donna del Presidente (DDP), da subito scorgendo, al puntualissimo incontro, l’uscio del novello ristorante “Il tegamino bianco”, che non poco anonimamente si propone sulla Via: la non centralissima “Luigi Merello”.
Apprezzando infinitamente l’araldica denominazione, accomodante l’archetipo dell’utensile di uso comune, suggeriamo di dotare la facciata esterna di insegna e lanternine d’atmosfera, onde rendere più accattivante l’ingresso. Superato quest’ultimo, ci si immette nello spoglio cortile di quella che appare, almeno strutturalmente, una magione campidanese, con copertura sviluppata a forma di elle. Escluso, per il clima non più generosissimo la possibilità di desinare all’aperto, procediamo lateralmente verso l’interno per poi, superato un breve vestibolo, accedere alla sala principale del ristorante.
 

Tegamino Bianco - Tris di primi

Tegamino Bianco – Tris di primi

 

L’atmosfera e lo stile della sala da pranzo sono deliziosamente costruiti sui principi di un arredamento elegante, minimale e moderno. Gli spazi si distribuiscono lungo uno uno splendido pavimento in legno rustico chiaro, dal quale emergono dei tavolini squadrati bianchi, con base impermeabile bruna, che rende superfluo l’utilizzo di tovagliame d’appoggio. Le tonalità cromatiche alle pareti e i punti luci si sviluppano con il raffinato equilibrio tra le sfumature del bianco e del grigio, mentre gli specchi e gli originali suppellettili d’arredo, donano un indiscusso tocco di classe a tutto l’ambiente. Annotiamo positivamente, infine, l’eleganza e la cura della toilette per la quale, invero, dobbiamo segnalare un piccolo difetto dell’uscio: maniglia della porta, rimasta in mano prima al Raschione, poi allo stesso Jesus, che si è dovuto ingegnare per ripristinarla.
 

Tegamino Bianco - Raviolini allo zafferano

Tegamino Bianco – Raviolini allo zafferano

 

Il servizio in sala, di sicuro livello, è garantito (per quanto abbiamo intuito) dagli stessi soci che hanno preso in carico il ristorante: una solare ed elegante signora – con abbigliamento in tinta all’ambiente – e un più informale collega: eleganza prossima a quella di Jesus, fate voi. Il terzo socio apprendiamo essere il cuoco, ovviamente indaffarato in cucina.
Notevole il menù, in particolar modo per la non convenzionalità delle pietanze, ma per certi versi dispersivo nella presentazione. Per definire il nostro percorso ci districhiamo tra le varie proposte, attingendo dall’interessante “Menù dell’oste impazzito” (di base 20 euro, per i nostri più susunki lettori), dalle “Specialità d’Autunno” e dal Menù a la carte. Volendo spaziare “per monti e per mare”, decidiamo di scegliere un rosso di prestigio: IGT Isola dei Nuraghi “Cagnulari”, delle cantine Chessa di Usini, perfettamente mesciuto dalla titolare e, come consuetudine, ben valutato dall’Ing.Marrocu.
 

Tegamino Bianco - Asado australiano

Tegamino Bianco – Asado australiano

 

Dopo un primo brindisi, con un prosecco di benvenuto, i burricchi potevano dar fuoco alle polveri, e allora esordire con un assaggio di eccellenti ostriche di San Teodoro, degustate dai tre quarti dei commensali, perché alla DDP non piacciono!
La naturale tendenza femminile all’inedia, si è più volte manifestata durante tutta la cena, tanto da dover richiedere un super lavoro mandibolare da parte di Jesus per consumarne gli avanzi, e infino provocare l’interessata presa di posizione da parte dell’Ing.Marrocu: «la prossima volta mi siedo io vicino a lei!». Gli antipasti proseguivano quindi con un fantastico tris di prelibatezze: baby sufflè al pecorino erborinato “Brebiblu” (prodotto da Argiolas, erroneamente traslitterato come “Breby blu”), crostini con lardo e spolverata di tartufo nero,  cono (in realtà fagottino) di frittura di polpettine di carne e funghi porcini; il tutto accompagnato da presenza abbondante di foglie di songino (valerianella). Seguivano poi: crostini di burrata e alici su letto di carasau e songino, con condimento di un’erbetta aromatica non meglio identificata (Jesus l’aveva indicata come cipollina, ma il pistillo nero ci fa dubitare); ottime frittelle con fiori di zucca e pecorino e, per terminare, goduriosa impepata di cozze, ingurgitata per la metà delle porzioni da Jesus, in virtù del fatto che la DDP ne gradiva solo il sugo di condimento! Nota di merito, vogliamo anticipare, per la qualità estetica dei piatti da portata, mentre l’ingegner Marrocu, per ragioni di funzionalità manuale, si è più volte lamentato della usabilità delle forchette! Segnaliamo, infine, cestinetti di pane d’accompagno molto gustosi.
 

Tegamino Bianco - Creme Caramel

Tegamino Bianco – Creme Caramel

 

Primi piatti. Nel mentre che la DDP sceglieva sobriamente di dedicarsi ad un’unico primo piatto, gli ingordi triunviri pretendevano di ordinare un tris di pietanze che comprendessero quella di cui sopra: raviolini in crema di zafferano e brebiblu, paccheri al ragù di bue rosso, cous cous di pesce (nell’occasione astice) e verdure del “tegamino bianco”. Buonissimi!
Non paghi, i quattro (i tre) divisavano almeno un assaggio di carne. Dalla voluminosa proposta di carni alla brace, estrapolavano quindi un allettante asado australiano, servito praticamente vivo, con salsa chimichurri, su letto di pane carasau e decoro di rosmarino e pomodorini: eccellente!
 

Tegamino Bianco - Tiramisù retrò

Tiramisù retrò

Tegamino Bianco - Cheese cake

Cheesecake

 

La cena andava quindi concludendosi con i dessert: tiramisù “retrò” con amarene e piccolo cachi in recipiente di latta, su basamento di ardesia, per Jesus e DDP, creme caramel (senza lattosio) per l’Ing.Marrocu, cheesecake alle fragole e caramello per il Raschione, inevitabilmente accompagnati da ottimo passito di Pantelleria.
Fattosi tardi, e in considerazione della prossima dipartita del moribondo Ingegnere, i commensali decidevano di terminare le ostilità, senza caffè o amari. Costo complessivo della cena, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% al di sotto del giusto dovuto, in considerazione di qualità di portate e servizio.

Quartu Sant’Elena ci stupisce una volta di più, per l’ospitare un ulteriore nuovo ristorante di alto livello. Ambientazione elegante, servizio puntuale ed attento, menù originale ed appagante, attenzione estetica per i dettagli, fanno del “Tegamino bianco” un sicuro ricettacolo di amanti della cucina. Qualche segnalato difetto possiamo attribuirlo alla prima fase, di rodaggio e di apertura. Quattro burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.

 


VALUTAZIONE “Il tegamino bianco”: Quattro Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Il tegamino bianco Indirizzo: Via Merello 166, Quartu S.Elena
Telefono: 0708676237    [mostra in google maps]
 

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lug 14 2013

Ristorante Il Gatto – Cagliari

 Scritto da Jesus | 8 commenti | Commenta

Il Gatto - Interno

Il Gatto – Interno

 

Superteleburriccone… miao! Sono io il gatto, il peloso batuffolo senza scrupoli, che vi piace accarezzare,  che con scatto fulmineo vi offende il volto o le mani. Sono quello che sporca il vostro lindo salotto, che veloce vi attraversa la strada per cugurrarvi la giornata. Sono di certo io, quello che sentite cantare la notte con molesta ed impudica passione, che importuna il vostro sonno, che voi pensate di controllare ma dal quale siete e sarete dominati. Ho il mio fascino e non vi invidio, perché sono libero ben più di voi, perché mangio e mi sollazzo più di voi, perché faccio l’amore molto più di voi e, soprattutto, perché se non vi trovassi più oltre quell’uscio, mi sarebbe facile trovare qualcun altro!
 

Il Gatto - Insalata di polpo

Il Gatto – Insalata di polpo

 

Sabato sera. Preventivamente conoscendo la compagnia che di lì a poco avrebbe dovuto allietargli la serata, schematizzabile e sintetizzabile nella triade ortodossa del Donkey Challenge, il vostro amato Jesus si premurava, in sede organizzativa, di non dover dipendere dalle altrui feline voglie di libertà, sempre possibili nelle idee degli esuberanti burricchi; per cui disponeva, di concerto con i suoi colleghi,  l’utilizzo di due vettori per raggiungere la loro destinazione. Il Raschione Ettore avrebbe dovuto far sosta davanti alla dimora dell’infermo Ing.Marrocu, mentre Jesus stesso avrebbe provveduto alla propria movimentazione, cavalcando come d’abitudine la tracotante 150cv. Il diverso approccio al parcheggio delle due cellule asinine, si sarebbe quindi concretizzato in 15 minuti di temporale differenza. Da una parte Jesus, che procedeva diretto verso una rapida sosta a pagamento, arrivava in perfetto orario, mentre il Raschione e l’ingegnere impiegavano circa mezz’ora nell’individuare un parcheggio low-cost (per poi accusarsi vicendevolmente di susunkaggine). Gustosamente narreremo tra breve, quali risvolti abbia avuto a fine serata quest’atto di parsimonia, e davanti a quale lussurioso anfratto siano riusciti a trovare accomodo.
 

Il Gatto - Rucola e bottarga

Rucola e bottarga

Il Gatto - Guazzetto di cozze e arselle

Guazzetto

 

Il Gatto è uno dei storici e decennali ristoranti di Cagliari. La sua struttura ricorda molto, nell’atmosfera e nello stile, i locali tipici degli anni ’70, con alte pareti chiare, gradevole mobilia in arte povera, soffitto e arcate in muratura, qualche affresco e numerose bottiglie di vino investite dell’onere di sostenere il decoro di tutto l’ambiente, disegnato con piacevole e familiare gusto retrò. Gli spazi del ristorante si articolano in due sale trasversalmente contigue: la prima, nei pressi del vestibolo d’ingresso, più tranquilla, rilassante e aerata; la seconda, sebbene in maggior misura estesa, sensibilmente più rumorosa e frequentata. Dopo aver intuito che non avremmo voluto ordinare la pizza, ma che le nostre intenzione sarebbero state più bellicose, ben volentieri i camerieri hanno assecondato il nostro subitaneo desiderio di trasferire i nostri coperti nella prima sala, presso un tavolo di gran misura più ampio.
 

Il Gatto - Linguine all'aragosta

Il Gatto – Linguine all’aragosta

 

Il personale de “Il Gatto” è organicamente numeroso, attento, empatico e ben preparato. Oltre al maître di sala, che raccoglie ai tavoli le comande, assistono gli avventori due camerieri ed una giovane fanciulla. Inaspettatamente estesa e strutturata è la carta dei vini, che spazia da produzioni locali ad etichette internazionali, seppure dobbiamo rilevare che non tutte erano realmente disponibili nella cantina. Inoltre, fatto singolare, buona parte della proposta vinicola appariva interessare i vini rossi, a dispetto del menù (escluse le pizze) spiccatamente di mare. Ad ogni modo l’Ing.Marrocu, dopo varie ed incidentate riflessioni, sceglieva dal menù un Vermentino di Gallura DOCG “Capichera Vigna’ngena”, poi presentatosi di fatto (inesattezza della carta, segnalata al maître) un pur buon IGT “Capichera classico” del 2011. A fine serata, non volendo rinunciare ad un ulteriore bicchiere di vino, e non volendo tracannare l’ennesima bottiglia intera, i commensali optavano per una mezza ed obbligata porzione di un “Cala Reale” («…dei miei c.») DOC di Sella&Mosca, imposta al Raschione dalla scelta a maggioranza democratica di Jesus e dell’Ingegner Marrocu.
 

Il Gatto - Tagliatelle nero di seppia

Il Gatto – Tagliatelle nero di seppia

 

Come nostra abitudine cerchiamo di indirizzare la serata su un menù esclusivamente di pesce, richiedendo innanzitutto un assaggio misto di antipasti. Non sono numerose, in questo senso, le pietanze che ci vengono proposte, né particolarmente sofisticate, ma il trittico di mare che arriva al nostro tavolo – giusto poco prima di terminare le buonissime olive in salamoia – è tutt’altro che marginale e consueto: ottima insalata di polpo («si scioglie in bocca!») con rucola e pomodorini; buona insalata di rucola con scaglie di bottarga, gustosissimo guazzetto di cozze e arselle, con giusto dosaggio di piccantezza e prezzemolo, accompagnato da un gudurioso crostino di pane abbrustolito.
 

Il Gatto - Spigola arrosto

Il Gatto – Spigola arrosto

 

L’apice della soddisfazione alimentare nella serata è arrivato di certo con i primi. A dispetto del malizioso scetticismo con cui Jesus e dell’Ing.Marrocu hanno richiesto le proprie linguine all’aragosta («ma sono all’aragosta o al sugo di aragosta???») il loro piatto e quello del Raschione Ettore – delle tagliatelle al nero di seppia con arselle e scampi -, sono risultati a dir poco eccellenti in termini di materie prime, equilibrio di sapori e dosaggio delle spezie: chapeau!
Spazio c’era ancora, quindi, per un secondo. Mentre i fumi dell’alcol e di un covato rancore verso i difetti della società sarda, per poco non conducevano l’ing. Marrocu a sconsiderati e gratuiti gesti di violenza («ora prendo la bottiglia e la spacco in testa al primo che capita… porca p.!!!») ci veniva presentato al tavolo il cesto del pescato di giornata, dal quale avremmo dovuto attingere gli elementi per la nostra grigliata.
 

Il Gatto - Crema catalana

Il Gatto – Crema catalana

 

Invero, l’equilibrio e il probo senso del giudizio dei burricchi determinava una cernita senza eccessi, tanto da richiedere (anche questa volta senza l’approvazione del Raschione) un’unica grande spigola arrosto da dividere in tre. Da segnalare che i minacciati non brevissimi tempi di presentazione della grigliata  – per un presunto ingolfamento della cucina – sono stati sensibilmente ridotti da una paventata promessa di lauta mancia (poi concretizzatasi in termini di 15€ effettivi), a mo’ di palese corruzione, nei confronti della simpaticamente complice cameriera. La spigola arrosto, già eviscerata, pulita e servita con maestria da Jesus, è risultata piuttosto buona nel gusto e nel condimento, che probabilmente aveva come base un rivestimento di alloro, dato l’inconfondibile gusto trasferito alla carne del moronide.
 

Il Gatto - Zuppa inglese

Zuppa inglese

Il Gatto - Millesfoglie al cioccolato

Millesfoglie

 

Anche i dolci ci hanno amabilmente soddisfatto:  millesfoglie al cioccolato per il Raschione, zuppa inglese per Marrocu, crema catalana per Jesus, che non cedeva alla richiesta dell’Ingegnere di richiedere un’altra portata di suo gradimento, per poi poterne abusare! Il tutto era accompagnato da un buon moscato di Sicilia IGT “Ambar” delle cantine Florio, giusto per fare un dispetto – data la piega che avevano preso le nostre discussioni – alle produzioni indigene. Non avendoci soddisfatto il bouquet di liquori proposti, la cena si concludeva quindi con due caffè. Costo complessivo della serata 55€ cadauno, da giudicarsi un 15% superiori al giusto dovuto, ma comunque nel complesso sicuramente ben spesi.

Il Ristorante “Il Gatto” ci ha positivamente stupito. Come spesso è accaduto nelle recensione degli storici locali del cagliaritano, non ci avrebbe sconcertato trovare una cucina e un servizio non effettivamente al passo con i tempi e con le nuove linee della ristorazione nostrana. In realtà abbiamo qui trovato un servizio professionale ed attento, una cucina semplice ma di indubbia qualità, ed un ambiente familiare e rilassante. Qualche cavilloso appunto si potrebbe avanzare, invero, sul numero limitato di antipasti, sulla carta dei vini e sulla fornitura di liquori e amari. Comunque, l’esegesi complessiva, assegna a “Il Gatto” tre meritati burricchi.

P.S.: Nota finale, per la quale siamo in debito con i nostri lettori. Nella spasmodica ricerca di un parcheggio NO-Cost, il Raschione Ettore aveva alloggiato la sua utilitaria proprio di fronte ad un noto night club della città. Parcheggio reso poi indisponibile all’atto del recupero dell’autovettura, visto che il proprietario aveva sistemato la sua mercedes proprio di fronte. Le maldestre avances delle oriunde signorine e le insistenze dello stesso amministratore, nell’abbandonarsi al richiamo del locale, non hanno però intaccato la fortezza degli integerrimi burricchi. Siamo asini, non siamo gatti: se ne parla dopo il matrimonio! :-P

 

VALUTAZIONE “Il Gatto”: Tre Burricchi.
Ristorante Il Gatto Indirizzo: Viale Trieste 15, Cagliari
Telefono: 070663596 [mostra in google maps]

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mar 23 2013

Ranch steak house – Sinnai

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Ranch steak house - Interno

Ranch steak house – Interno

 


Tanto greve mi fu questa carne, che inconsapevole vestì il mio pensiero, che caritatevole raccolse la mia essenza, che severa edificò le prigioni della mia anima.

Tanto ingrato fu il mio sangue, che timoroso cercò in me rifugio, che austero navigò la mia vita, che ribelle cercò di fuggirmi via.

E ora che la vedo lì sul piatto, disinvoltamente placida, smembrata e ferita, lacerata e scomposta, incisa e arsa da fiamme che mai arrivò a sentire, mi chiedo se questa sia ancora la mia, e non il povero banchetto di un burriccu qualunque.
 

Ranch steak house - Rosticini di pecora

Ranch steak house – Rosticini di pecora

 

Sette furono i burricchi, invitati all’ultimo “povero” banchetto del Donkey Challenge, in quel di Sinnai un tiepido Venerdì di Quaresima.
Organicamente disposti su una tavola oblunga, i commensali ammirano e dileggiano il loro Jesus, benedicente al centro. Fortunatamente non sono in tredici, altrimenti avrebbero avuto l’onere di eleggere un traditore d’ordinanza, che sarebbe stato schernito, schironato e cotto al termine della cena, qualora le provvigioni del ristorante “Ranch steak house” non fossero state in linea con le esigenze della loro stessa linea, ovverosia esigenze di ablazione e rimozione mentale.
 

Ranch steak house - Rosticini di maiale

Ranch steak house – Rosticini di maiale

 

Non parlerò della specifica composizione della tavolata, giusto per non disattendere eventuali esigenze di intrallazzo a cui taluni Triumviri ufficiali oggi assenti (non parlo di Jesus, né del Raschione Ettore) ci hanno abituato, e solo brevemente accennerò al come i tre minuti di ritardo di due prestigiosi e puntualissimi burricchi, siano stati cagionati da una difettosa interpretazione degli indirizzi senza civico, da parte di un tecnologico GPS integrato nel Nokia Pureview di Jesus («Il tuo navigatore dice più cazzate del Burriccu Taras»). Penserà il Raschione, ad articolare i doverosi insulti del caso; sottolineo solamente che, per effetto di un ulteriore e increscioso ritardo di una coppia (laica, speriamo) di commensali, non prima delle 21.10, il gruppo asinino ha potuto varcare la soglia del ristorante.
 

Ranch steak house - Antipasti di carne

Ranch steak house – Antipasti di carne

 

Ad una prima osservazione, il “Ranch steak house” si propone come un locale luminoso, ordinato ed asetticamente elegante, in contrapposizione all’idea che potremmo avere di una spartana bisteccheria, come una nostra atavica traduzione archetipica ci imporrebbe. Superato il vestibolo di ingresso ci si immette lateralmente nell’ampia sala da pranzo, caratterizzata da pareti dalle tonalità ocra pallido, terminanti una contro-soffittatura color latte dalle belle linee moderne. Buona parte della muratura, inoltre, è dominata da piccoli mattoncini orizzontali in pietra, occasionalmente interrotti da sagome bronzee, stilizzate sui temi della natura. L’arredamento è rustico ed essenziale mentre, come nostro solito, giudichiamo inopportuna la presenza di un vistoso televisore LCD sul fondo della sala. Per lo meno, in questa occasione, la TV risultava opportunamente silenziata.
 

Ranch steak house - Trofie e tortellini

Ranch steak house – Trofie e tortellini

 

l servizio in sala è affidato a due giovani camerieri, e alla empatica professionalità del titolare che, con fattezze e prorompenza da sportivo (praticamente il sosia di Dejan Stanković) intrattiene gli ospiti, suggerisce i percorsi culinari da intraprendere e, con abile maestria da macellaio, taglia e serve la carne direttamente ai tavoli.
In effetti tale maestria non appare casuale, dato che l’arte della macelleria è di casa in questa steak house, a differenza della celerità del servizio che, nonostante un locale praticamente semi-vuoto, si è dimostrato di una lentezza traumatica – in particolar modo nell’attesa dei primi piatti e dei caffè – tanto da farci concludere la cena dopo oltre tre ore di permanenza, per la gioia di uno dei commensali, che la mattina dopo avrebbe dovuto alzarsi alle sei (per non citarlo, il Burriccu Sollai). Beh, che dire … cazzi suoi…
 

Ranch steak house - Burriccu alla piastra

Ranch steak house – Burriccu alla piastra

 

Il menù è quasi interamente basato sulle carni e suoi formaggi, eccezion fatta per i “primi del giorno” che lo stesso titolare evita comunque di consigliare, non essendo la loro specialità. Ottimamente fornita la cantina, ma la cernita del vino viene affidata alla competenza dello chef (tanto per non citarlo) Taras che, in fase di formalizzazione della comanda, punta silenziosamente il dito verso il tavolo vicino. Trattavasi di un ottimo carignano IGT Isola dei Nuraghi “Misa” 2008, delle tenute di Carlo Pili, servito però un po’ troppo caldo e con un fastidioso difetto di depositi sul fondo. In effetti questa è una caratteristica  strutturale dell’etichetta, ma un attento sommelier avrebbe istruito le doverose ed efficaci contromisure da apportare.
 

Ranch steak house - Parasangue di cavallo

Ranch steak house – Parasangue di cavallo

 

Ineccepibile la qualità delle carni, goduriosamente manifestatesi in tutte le sfumature più o meno tradizionali. Iniziamo col degustare dei fantastici rosticini di pecora all’abruzzese, su un letto di pane carasau con funzione di leccarda post cottura, licenziosamente sbranata una volta ingurgitata l’ultima briciola di carne.
Seguivano inoltre: ottimi spiedini di maiale accompagnati da una salsina messicana ai peperoni;  goulash di carne di cavallo, impiattato in una tortilla su una base di rucola fresca; eccellente (almeno per Jesus) accostamento di prosciutto crudo su base di pecorino fuso, impreziosito da miele tartufato.
Lo chef Taras, inoltre, chiedeva espressamente di assaggiare una tartare di manzo cruda, che dapprima arrivava al nostro tavolo su una base di mozzarella (la cui qualità era discutibile se comparata a quella dell’ingrediente primario), rucola e riduzione di aceto balsamico, per poi – su ulteriore richiesta di semplificazione -, venire derubricata in semplice carne e rucola.
 

Ranch steak house - Fiorentina alla piastra

Ranch steak house – Fiorentina alla piastra

 

Abbiamo già parlato della lentezza con cui sono stati prodotti i primi piatti. Non sappiamo bene cosa sia accaduto in cucina ma di certo, per una disarmonia termica della pasta, dobbiamo ipotizzare che alcune porzioni siano state riscaldate post-cottura, oppure impiattate in modo superficiale.
Ad ogni modo trattavasi di trofie prosciutto crudo e porcini, il cui condimento risultava comunque piuttosto gustoso a merito della indiscutibile qualità dei funghi, e di tortellini al burro e tartufo, molto meno brillanti delle compagne di piatto.
Proseguiva quindi la contrattazione sulle pietanze (ovviamente di carne) che sarebbero seguite come “secondi”. Escluso il pur bramato “sottopancia”, per un onestamente auto-denunciato problema di qualità nei residuati della dispensa, il titolare ci proponeva un trittico di tre differenti tipologia di carne.
 

Ranch steak house - Formaggi assortiti

Ranch steak house – Formaggi assortiti

 

La prima, confessiamo, è un assaggio di asino alla piastra, che abbiamo avuto modo di cannibalizzare a cuor leggero, anche perché magistralmente aromatizzato con pomodoro secco, prezzemolo e aglio, mentre ci sono risultati meno apprezzabili il gusto e la cottura del proposto parasangue di cavallo (comunque buono). Concludeva il trittico una sontuosa bistecca fiorentina di manzo che, come d’abitudine per il “Ranch”, è stata sezionata di fronte ai burricchi, e cotta direttamente sulla piastra al tavolo.
Non parendo oggettivamente interessante la proposta dell’unico dolce disponibile, lo chef Taras suggeriva di procedere con una degustazione di formaggi. In effetti l’assortimento di caprino, pecorino fresco e pecorino semi stagionato, accompagnato da confetture di fichi e di pera, è risultato piuttosto gradevole, almeno per i due terzi dei prodotti inclusi.
Dopo ulteriori attese, concludevamo la serata con dei caffè, con una sprite (marchio di fabbrica del Burriccu Sollai) e con una serie di rum Ron Zacapa 23YO. Costo totale della cena 42€ cadauno, abbastanza in linea con «tottu cussu ca ci seus pappau e buffau».

Volendo giudicare il “Ranch steak house” per la propria natura di bisteccheria e per le proprie eccellenze, la votazione sarebbe di assoluto valore. Il servizio lentissimo e non sempre attento, la qualità dei primi piatti e l’assenza di una vera carta dei dessert però, ridimensionano inevitabilmente il merito iniziale. Sono stato fino all’ultimo in dubbio se assegnare o meno un terzo burriccu, che formalmente dà la nostra benedizione a un locale.
Beh, considerando che personalmente mi vien voglia di tornarci solo per mangiare gli spiedini di pecora, e avendo considerato tutti i giudizi negativi dei miei commensali – sapendo che questi se ne lamenteranno -, alla fine non ho avuto dubbi: tre burricchi, meno meno meno.

 

VALUTAZIONE “Ranch steak house”: Tre Burricchi.
Ristorante Ranch steak house Indirizzo: Via Gennargentu 15, Sinnai
Telefono: 070767751 [mostra in google maps]

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dic 15 2012

Ristorante DiSapore – Cagliari

 Scritto da Jesus | 6 commenti | Commenta

DiSapore - Ingresso

DiSapore – Ingresso

 

Come promesso in quel di Cagliari, nella centrale Via Donizetti, con quello che già nella mente ritrovo annebbiato a seguito dell’Iselis che giusto poche ore orsono tracannai, ritengo sia opportuno esordire, in quest’ultima disamina, secondo le costumanze della vecchia abitudine, con una introduzione sobria e consunta, il linea con quanto capricciosamente e permalosamente dichiarato ieri a fine serata:
«se tu non vuoi scrivere la recensione, neppure io ne avrò voglia».
E quindi, adesso che veramente iscrivo, me ne frego e me ne fregherò!
Tale ruvida quanto teatralizzata presa di posizione, quasi si trattasse di un costruito e forzato dissapore, è stata espressa dal vostro amato Jesus, sulla soglia del ristorante “DiSapore”, nei confronti dell’ospite della serata, la neo-burricca Arianna, al suo diniego nel prendersi l’onere di scrivere questa recensione, che il burriccu mandrone, capziosamente e surrettiziamente cercava di scaricarle!
 

DiSapore - Interno

DiSapore – Interno

 

La bella fanciulla, che già aveva incautamente convenuto di presenziare (onerosamente!) alla ciccionata, come seconda classificata del concorso “vinci una giornata da burriccu“, ha giustamente schivato questa ulteriore trappola, lasciando tale faticosa incombenza a chi, con pagu gana, ora vi scrive.
Cagliari, ore 20.45. Dopo un breve e poco impegnativo percorso, e dopo aver identificato un anfratto per accomodare l’utilitaria del Raschione, Jesus e il suo collega burriccu raggiungevano la propria ospite, che già da tempo li attendeva, visibilmente infreddolita ed impaziente, all’esterno del locale. Dopo gli affettuosi convenevoli, e i doverosi improperi rivolti all’indirizzo dell’Ing.Marrocu, che come d’abitudine si faceva attendere, i tre decidevano di non sostare ulteriormente al freddo, e varcare la soglia del ristorante.
 

DiSapore - Antipasti

DiSapore – Antipasti

 

Ad accoglierli subitamente, la gentilezza del maître e il sorriso della cameriera al bancone d’ingresso, che offriva loro una graditissima sangria di benvenuto, dal gusto acidulo ed amarognolo, piuttosto distante dalla dolcezza della ricetta valenciana o catalana, ma di sicura, piena gradevolezza.
Il locale appare moderno e abbastanza ben curato. Superato il vestibolo d’ingresso, si percorre una sala che alterna pareti color crema a elementi dalle tonalità pistacchio; colore questo, che viene riproposto in alcune stampe ornamentali e in piccoli accessori da tavola, come saliere e salviette di carta. L’ambiente si allarga lateralmente verso il fondo della sala stessa, dove si trova l’ingresso delle cucine. Il soffitto, si caratterizza come una sinuosa e tagliente fenditura scavata verticalmente, dove trovano alloggio numerosi e suggestivi punti luce. Qualche elemento di disordine estetico dobbiamo invero rilevarlo, come la qualità discutibile dei quadri alle pareti (de gustibus…), la scelta della musica di sottofondo e la disposizione eccessivamente regolare e schematica dei tavoli; condizione quest’ultima, che capiamo comunque essere vincolata alla struttura allungata del locale.
 

DiSapore - Uova di quaglia bottarga

Uova di quaglia bottarga

DiSapore - Zuppa di cozze

Zuppa di cozze

 

Nonostante qualche circoscritto scivolone formale (per esempio, il vino dovrebbe essere servito prima alle signore o, equivalentemente, ai burricchi il cui nome inizia con la P e finisce con la G) e qualche asincronia nella tempistica di presentazione dei piatti, il servizio si è dimostrato sufficientemente adeguato e, soprattutto, velocissimo, tanto da indurre seri problemi nel processo di copertura LIVE dell’evento su Twitter.
Il effetti il maître, dopo averci inizialmente interrogato sull’orientamento preferenziale della nostra cena (terra o mare) ci propone e indirizza rapidamente nella scelta degli antipasti della casa che, a quanto pare, cambiano nello specifico di giorno in giorno. La comanda delle successive portate, viene così rimandata al seguito. Intanto però, abbiamo da subito modo di apprezzare delle ottime bruschette all’olio d’oliva, accomodate al nostro tavolo come incipit e intrattenimento pre-antipasto, nonché accompagnamento a tutto il resto della cena.
 

DiSapore - Linguine ai ricci

DiSapore – Linguine ai ricci

 

Il vino deputato a sostenere le piacevoli dissertazioni della festosa conventicola, è stato un “Iselis” delle cantine Argiolas (l’Ing.Marrocu non apprezza particolarmente questa etichetta, ma il Raschione senza curarsene la sceglie di sovente) che viene presentato come “ultima bottiglia” nella cantina, senza etichetta per un raro difetto di imbottigliamento, quasi ad affermarsi come un “Gronchi rosa” della enologia nostrana. A tal proposito, è stato divertente in seguito assistere, alla riproposizione di una seconda “ultima bottiglia” di Iselis, da parte del cameriere al tavolo affianco.
Dopo pochi minuti, prima addirittura che ci venissero consegnate le bottiglie d’acqua, le prime pietanze erano già state servite in tavola, così come gli insulti rivolti al Raschione Ettore, che si voleva nuovamente imporre – cagionando inutili fastidi e perdite di tempo – come fotografo ufficiale, ben consapevole che tutti i suoi scatti vengono sistematicamente censurati alla Vostra decenza.
 

DiSapore - Fregola con le arselle

DiSapore – Fregola con le arselle

 

Gli antipasti si componevano di sei portate piuttosto semplici – cinque fredde, una calda – preparate però con prodotti gustosi e genuini. La nostra ospite, invero, non ha gradito particolarmente una eccessiva abbondanza d’olio d’oliva che ha caratterizzato talune tra le composizioni proposte: insalata di mare con polpo, surimi, seppie, gamberi e peperoni; carpaccio di pesce spada; polpo con patate; scaglie di bottarga di muggine e sedano, eccellenti uova di quaglia con bottarga (unica particolarità della serie), per finire con una gustosissima zuppetta di cozze, che i burricchi sono riusciti a consumare fino all’ultima goccia, sottraendola alle grinfie del cameriere che, troppo frettolosamente, cercava di ritirare per fare ordine in tavola.
 

DiSapore - Grigliata mista

DiSapore – Grigliata mista

 

I primi si sono mantenuti sullo stesso livello, abbastanza gustosi e ben preparati ma senza particolare trascendenze. Linguine ai ricci di mare, più una ottima (almeno per il gusto di Jesus e Marrocu) fregola artigianale con arselle, decisamente “callada”.
Sulla attribuzione della qualità di artigianale, per quest’ultimo piatto, i commensali hanno parecchio disquisito, in virtù di una conformazione sì piuttosto irregolare – tipica delle preparazioni caserecce – della pasta, ma di una granulosità atipicamente e sospettosamente fine. Questo aspetto, dovrebbe essere quindi approfondito.
Dobbiamo in qualche modo lodare la scelta equilibrata delle porzioni da parte della cucina, più che sufficienti per soddisfare le fauci di quattro burricchi, ma che non hanno cagionato problemi di appesantimento, nonostante il veloce procedere della cena.
 

DiSapore - Sebada al miele

DiSapore-Sebada al miele

 

Cena che quindi è potuta proseguire, con la contrattazione di una grigliata mista, composta da due orate, una spigola e sei gamberi arrosto. Genuinità e freschezza del pesce indiscutibile – preparato a sa casteddaia con sa mazza (interiora) inside, mentre si potrebbe sindacare su una forse troppo marcata disidratazione del pescato in fase di cottura.
I gamberi, invero (le uniche leccornie assaggiate da Arianna in questo caso), sono risultati eccellenti.
Spazio c’era a quel punto, ancora per i dolci che, come qualità complessiva, si sono dimostrati un gradino al di sotto delle portate precedenti: tiramisù della casa per Arianna (che ha rilevato una bizzarra liquidità sul fondo del dessert), sebada con dozzinale millefiori per il Raschione e pesantissima torta al cioccolato per Jesus, terminata con molte difficoltà, esclusivamente per sfidare apertamente il cameriere. L’Ing.Marrocu, pur vantandosi di tenersi leggero con un semplice sorbetto al limone, ha poi preteso che gli venisse consegnato un cucchiaino, con il quale ha impropriamente attinto dai dolci di tutti gli altri commensali. Tutta questa fase, è stata accompagnata da un ottimo vino passito Angialis (cantine Argiolas) IGT “Isola dei nuraghi”.
 

DiSapore - Tiramisù

Tiramisù

DiSapore - Torta al cioccolato

Torta al cioccolato

 

La cena si concludeva quindi, con due caffé (per Jesus e Arianna), due liquori alla liquirizia “Maruzzo” per il Raschione e il Marrocu, un Cynar per Jesus, e con un limoncello della casa (non particolarmente brillante) per la nostra ospite.
Costo complessivo della serata 35,50€ cadauno, da giudicarsi adeguati e forse finanche inferiori al giusto dovuto. Da notare come, immancabilmente, una lauta mancia sia stata finanziata dai commensali, ad esclusione di uno il cui nome inizia con la M, che anzi ha trattenuto per sé l’arrotondamento, pagando meno della quota richiesta.

 

Di recente apertura, il ristorante DiSapore può vantare una ambientazione gradevole, e una cucina che, pur non arrivando ad alte vette di eccellenza, può rendere alimentarmente piacevole la vostra serata. Velocissimo il servizio facilitato, nel nostro caso, dal numero non eccessivo di clienti in sala. Tre burricchi meno meno.

Un doveroso ringraziamento, va alla nostra piacevolissima ospite Arianna, che ha accettato il nostro invito e subito le nostre bizzarrie, senza malfidarsi di tre burricchi commensali a sorpresa. Grazie a nome del Donkey Challenge.

 

VALUTAZIONE “DiSapore”: Tre Burricchi.
Ristorante DiSapore Indirizzo: Via Donizetti 51/A, Cagliari
Telefono: 07041869 [mostra in google maps]

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ott 13 2012

Ristorante Jacaranda – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Jacaranda - Interno

Jacaranda – Interno

 


Nel grigio senza luce. Ebbene non è piacevole il Poetto d’Autunno. Triste, spoglio, privo di gioia, di luce, di voglia di luce, d’animo di celebrazione e di festa.
E delle lunghe camminate sotto la luna, delle mille insegne, del milione di passi confusi tra le gaie risa e lo squillante tramestio delle bicchierate goduriose, ora che ne rimane?
Dei licenziosi balli, degli inviti a nozze, delle conquiste e delle delusioni, della mistica magia dei movimenti di Salsa del Prof.Gessa, non ci sovviene altro che uno sbiadito ricordo, nel buio di quest’ultimo fine settimana?
 

Jacaranda - Antipasti

Jacaranda – Antipasti

 

Alla ricerca del colore. Venerdì sera, ore 20.55. Jesus e il Raschione Ettore, “inconsolabilmente” privi della compagnia del terzo triumviro ufficiale, Ing.Marrocu, temporaneamente disperso tra le Street e le Avenue di Nuova York, parcheggiano – nel buio e nel silenzio del Viale Poetto -, senza sforzi e poco distanti dalla loro destinazione: uno dei pochi vantaggi del lungomare in bassa stagione.
Un’esplosione di colori. La Jacaranda (iacaranda), pianta di origine tropicale, è in natura un inno al colore, al giubilo, alla festa, espressa e manifestata con le infinite e prorompenti sfumature del blu dei suoi fiori.
Di questo infinito blu, nel ricordo dell’Estate ormai andata via, in questa notte di metà Ottobre, i Burricchi fanno ricerca. Alle ore 21 in punto, gentilmente accolti dal gestore/cameriere, il monco Triumvirato faceva discretamente ingresso al “Jacaranda”.
 

Jacaranda - Gamberi al vapore con crema di ceci

Jacaranda – Gamberi al vapore con crema di ceci

 

Il Ristorante è felicemente ubicato all’altezza della “prima fermata” del lungomare Poetto, a pochi passi dalla famosa “spiaggia dei centomila”, ed è riservatamente integrato nella struttura dell’Hotel “Chentulunas”, di cui riprende l’apprezzabile tema estetico generale, e diversi pregevoli decori dell’interno.
Alcuni tavolini bianchi sono disposti all’esterno del locale – coperti da eleganti tentaggi -, ad usufrutto della bella stagione mentre, lateralmente, individuiamo una piccola veranda più riparata.
Dapprima, i burricchi si accingevano a quivi soggiornare poi, scorgendo taluni bellicosi nematoceri sulle pareti, sceglievano di riparare nella sala interna.
 

Jacaranda - Ostriche S. Teodoro

Jacaranda – Ostriche S. Teodoro

 

La non estesa sala principale, si estende in maniera irregolare, longitudinalmente accarezzata da un suggestivo bancone da bar, da cui emergono una splendida specchiera, una strana lampada a forma di riccio di mare, e altri piccoli elementi di arredo, ben armonizzati nel loro contesto. Le sfumature del lilla dominano cromaticamente la scena, mentre i piccoli tavoli in legno, le sedie minimaliste, i bicchieri multicolore, stampe di vecchi casotti e vari suggestivi punti luce, disegnano un ambiente elegante e moderno. Apprezzabile la diffusione acustica di musica anni 70/80, mentre dobbiamo appuntare su certi piccoli peccati d’estetica – a cui facilmente si potrà porre rimedio -, quali: la presenza di tasselli non pienamente nascosti nella muratura, una vetrina della frutta non brillantemente allestita, la porta della cucina sempre aperta, e una pila di sedie, maldestramente abbandonate in fondo alla sala.
 

Jacaranda - Tagliatelle al nero, astice cognac

Jacaranda – Tagliatelle al nero, con gamberi astice e cognac

 

Seduti e accomodati al proprio tavolo, i burricchi prendevano subito confidenza con l’ambiente e con il cameriere che, durante l’evolversi della serata, è stato capace di garantire un servizio di ottimo livello, accompagnato da una ben equilibrata dose di empatia. C’è da dire che, data l’esigua presenza di avventori in sala, sia il servizio che la cucina non sono mai stati particolarmente sollecitati. Qualche piccola accidentale distrazione, ha invece prodotto la rottura di alcune stoviglie, senza che venissero per questo scomodate benemerite figure della misticità popolare: «Jesus, io veramente non capisco come sia possibile rompere un bicchiere senza chiamare in causa qualche Santo del Paradiso!»
 

Jacaranda - Filetto di spigola al sauvignon

Jacaranda – Filetto di branzino al Sauvignon

 

Il menù del “Jacaranda”, parimenti alla selezione dei vini, è ben strutturato e di elevatissima caratura.
Dalla selezione à la carte (presenti anche menù fissi più economici) sceglievamo di esordire con un assortimento di sei (l’alternativa era quattro) portate d’antipasti, accompagnate da un eccellente vermentino IGT superiore Capichera Viormennay, Isola dei Nuraghi: delizioso pasticcio di seppie al cabernet-sauvignon su letto di carasau; insalata di polpo, rucola, pomodorini e aceto balsamico; frittelle di gianchetti aromatizzati all’arancia; impeccabile soutè di cozze gratinate; gustosi gamberi al vapore con crema di ceci, e un assaggio di impareggiabili ostriche di San Teodoro: «Queste ostriche sono come le sarde, piccole ma buonissime!»
 

Jacaranda - Gelato alla birra con pinoli

Jacaranda – Gelato alla birra con pinoli

 

Di pari e più elevato livello, è risultato il primo piatto, ordinato comune dai due belligeranti burricchi: strepitose tagliatelle al nero con astice fresco, gamberi e Cognac, conditi con pomodori e foglioline di prezzemolo. Chapeau!
La cena è stata un crescendo di deliziose emozioni, che sono culminate nella scelta di un unico secondo piatto (da dividere in due, ma in realtà le porzioni erano più che abbondanti): filetto di branzino al Sauvignon, con polpa di ricci e asparagi di mare; questi ultimi (Salicornia) sono vegetali non comunissimi per le nostre tavole, dotati di una sapidità piuttosto marcata, e capaci di garantire un gradevolissimo e strutturato apporto, nella salatura dei piatti di mare. A domanda precisa di Jesus, il cameriere rispondeva: «questi li compriamo dal “Cozzaro Nero”, al mercato del pesce di San Benedetto».
 

Jacaranda - Semifreddo menta e cioccolato

Jacaranda – Semifreddo menta e cioccolato

 

Ugualmente apprezzabile la selezione dei dolci, con portate tradizionali e altre meno comuni, quali il Gelato alla birra e pinoli (la ricetta indicata sul menù prevedeva le arachidi, non disponibili), comandato dal Raschione Ettore, e un ben appariscente semifreddo alla menta e cioccolato – divorato da Jesus-, servito su uno scenografico accomodo di cristallo blu, in memoria del mare e dell’Estate che questa sera, almeno dal punto di vista dei nostri peccati di gola, abbiamo ritrovato.
La cena si concludeva quindi, con un caffè e un amaro “Cynar” per Jesus, nonché con una grappa barricata “Anghelu Ruju” di Sella&Mosca per il Raschione. Costo complessivo dell’esperienza, 65€ cadauno, sicuramente ben commisurati all’elevatissimo livello qualitativo di cucina e servizio, e rimpinguati con una adeguata mancia.
Da segnalare, il gradevole scambio di vedute, a fine serata, con l’illuminato gestore/proprietario, in merito a vari aspetti della gestione del Turismo a Cagliari, e sul fatto che, in città, dovrebbero essere più numerosi i locali frequentati e apprezzati, non solo per il basso costo e il televisore in sala!

Il giudizio che diamo al “Jacaranda”, non può che essere pregno di elogi e apprezzamenti, conseguiti per una cucina di altissimo livello, prodotti e materie prime di primissima qualità, e un servizio più che all’altezza. Ci informano che, in realtà, le specialità dello chef sono legate all’ingrediente dei ricci di mare; sarebbe quindi doveroso visitare questo delizioso ristorante, all’appropinquarsi della loro stagione. Quattro Burricchi!

 

VALUTAZIONE “Jacaranda”: Quattro Burricchi.
Ristorante Jacaranda Indirizzo: Viale Poetto 122, Cagliari
Telefono: 0704510266    [mostra in google maps]
 

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