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feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

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dic 22 2013

Ristorante Thiamà – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Thiamà - Interno

Thiamà – Interno

 

Aspro e interminato Thiama. Pronto ad accogliere i passi lenti dei miti viandanti, lascivo e rovente nell’accarezzare la pelle di chi osa sfidarti, orgoglioso e spavaldo nel mostrare il tuo mare, gravido degli infiniti colori di vita e bellezza. A Nord scruti Yisra’el. E’ la Terra dove io nacqui, dove ogni anno a Dicembre riecheggia il mio nome, dove in questo istante, tra i tremori dell’Inverno e il venti caldi della tradizione, un vecchio ciccione nutre i suoi burricchi da slitta. Milioni di doni e migliaia di cugurre sono pronte a partire. La Notte più lunga è vicina. Speriamo di non tornare con questo brutto puntore anche stavolta… L’anno prossimo, mi sa che gli compro una 150 cavalli e ci pensiono la decappottabile rossa!
 

Thiamà - Antipasti di mare

Thiamà – Antipasti di mare

 

C’è qualcosa di atavico e di singolare quest’oggi. Si rinnova la tradizione asinina: il Burriccu muove un altro passo verso quello che non sappiamo ancora cosa sia, ma stavolta lo fa tirandosi dietro una anomala comitiva di commensali. C’è Jesus, c’è il Raschione Ettore, c’è la Donna del Presidente, c’è Miss Parker ma, ahimè, manca colui che non posso nominare, perché altrimenti mi censurano la recensione! Gridate quindi voi altri per me, cari fan, forte il suo nome. Che riecheggi per queste pagine come lo stridere di una porta che si spalanca alla verità, che appaia come una spada di Damocle sul capo dei Burricchi, fatale e imprescindibile che,  prima o poi, inesorabilmente colpirà!
 

Thiamà - Carpaccio di mare

Thiamà – Carpaccio di mare

 

Cagliari, Venerdì sera, ore 21.03. Faticosamente risalgono la Via Nazario Sauro Jesus e la Donna del Presidente, dopo vari giri a vuoto alla ricerca di un parcheggio fruibile. Ad attenderli, da qualche minuto, ci sono già il Raschione Ettore e Miss Parker – “burricca” di complemento di vecchia data – pronta subitamente a rimproverare i pochi minuti di ritardo e preventivamente lamentarsi per il “crudo di mare” che non sarebbe riuscita ad assaporare, come da migliore tradizione delle nostre ciccionate comuni. Vedremo che solo parzialmente le sue lamentele si dimostreranno fondate. Senza troppi indugi, dopo pochi convenevoli di rito, la compagnia varcava quindi la soglia del ristorante.
 

Thiamà - Flan di pecorino

Thiamà – Flan di pecorino

Thiamà - Ostriche

Thiamà – Ostriche

 

L’impatto con il locale è decisamente splendido. Di recente ristrutturazione, l’ambiente è caratterizzato da gradevolissime ed eleganti rifiniture, espresse in efficaci geometrie dallo stile pulito e moderno, con superbo utilizzo di colorati punti luce e suppellettili di sobria raffinatezza. L’avventore viene inizialmente accolto nella zona lounge bar, immersa in uno sfumato bagno di luce azzurrognola, per poi accedere lateralmente all’area ristorante, improntata su tonalità più calde. Il sapiente utilizzo della pietra e l’inusuale lucentezza dei pavimenti –  che si mantiene per tutta la superficie, finanche nelle toilette -, non possono che apparire encomiabili, dal punto di vista estetico.

 

Thiamà - Antipasti di terra

Thiamà – Antipasti di terra

 

Il personale del ristorante è gentile e preparato. Per la serata ci interfacciamo principalmente con un giovane cameriere, che ci fa accomodare ad un tavolo comodo e spazioso. Il servizio, a parte qualche trascurabile momento di indecisione iniziale, si rivelerà di  ottimo livello, con rapida e sistematica sostituzione di posate, stoviglie e bicchieri, impeccabile mescita del vino e dosatamente empatici accompagnamento ed assistenza. Da migliorare, invero, il supporto alla definizione della scelta di vino, liquori e amari, da parte dello sprovveduto avventore.  Prendiamo visione dei menù, scartando a priori i pur prestigiosi percorsi degustazione, per concentrarci sulla possibile architettura degli antipasti la quale, con estrema delusione di Miss Parker, non avrebbe potuto contemplare – almeno non nella loro totalità –  le divisate “cruditè di stagione”, limitate ad un assaggio di ostriche (presumibilmente di S.Teodoro). Si sceglieva quindi di articolare l’inizio pasto con tre porzioni di degustazione mista di mare e di terra, e l’integrazione di un carpaccio di mare. Per dovere di cronaca, riportiamo che la Donna del Presidente non gradisce alcuna cruditè, mitili compresi, per la gioia degli altri commensali che  avrebbero visto mancare un  pericoloso concorrente nella spartizione delle vivande.
 

Thiamà - Raviolo di spigola

Raviolo di spigola

Thiamà - Trofie al ragù di mare

Trofie al ragù di mare

 

Il vino cernito dal Raschione (in realtà mancava alla cantina la prima scelta) è stato un Torbato DOC di Alghero “Terre Bianche cuvée 161″ di Sella&Mosca, successivamente sostituito (suggerimento da parte di miss Parker) da un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj”, della cantina Tondini.
La degustazione si articolava quindi in: polpo in agrodolce al radicchio, bocconcini di salmone e cernia in agrodolce, cozze primavera (in delicata mousse acidula, simile al salmorejo andaluso), insalata di gamberi e pomodori cherry. Nel buon carpaccio di mare comparivano: tonno, salmone, pesce spada e gambero, impreziositi da una cornucopia di carasau e una foglia di basilico. Dopo l’assaggio di ostriche la nostra attenzione poteva spostarsi sulle pietanze di terra: un “sempreverde” flan di pecorino su vellutata di crescione, seguito da un tagliere (in ardesia)  con pecorino stagionato, sublime ricotta affumicata, salsiccia sarda, prosciutto crudo e guanciale.
 

Thiamà - Linguine all'astice

Thiamà – Linguine all’astice

 

Indiscussa la qualità delle materie prime,  possiamo valutare più che positivi gli antipasti, anche se, dato il contesto, ci saremmo aspettati maggior estro e cura estetica, relativamente alla composizione delle prime pietanze di mare e dei carpacci, oltre ché un miglior dosaggio generale dell’aceto. Tanto di cappello, invero, per la esecuzione media dei primi. Non questo per l’originalità dei piatti, quanto per il superbo equilibrio di sapori che hanno trovato la massima espressione nelle linguine all’astice di Jesus. La Donna del Presidente e il Raschione si sono deliziati invece con ravioli di spigola in rosso, al pomodoro cherry e (quasi impercettibile) bottarga, mentre miss Parker ha optato per delle meno brillanti trofie al ragù di mare, con “gambero, calamaretto, cozze e verde di zucchina”.
 

Thiamà - Millefoglie alla frutta

Millefoglie alla frutta

Thiamà - Tortino al cioccolato

Tortino al cioccolato

 

Paghi di quanto mangiato, la comitiva sceglieva di passare direttamente al dolce: tortino al cioccolato con cuore fondente per il Raschione, millefoglie alla frutta (kiwi, mela verde, fragole, cachi e banane) e crema alla vaniglia per i restanti commensali, che si sono trovati divisi sul giudizio della sfoglia, univocamente d’accordo invero sulla qualità della crema. Il tutto era accompagnato da un suggerito “Barolo Chinato” DOCG, in luogo di un passito che col senno di poi personalmente avrei preferito. La cena si concludeva con due caffè per Jesus e Miss Parker, un amaretto di Saronno con arancia e ghiaccio (vedere commenti in calce!) per la medesima, e un rum Ron Matusalem 23 per il Raschione, che reiterava la sua solita pantomima da esperto bevitore, richiedendo un bicchiere di ghiaccio d’accompagno, a lui assolutamente inutile. Costo complessivo 55€ cadauno, da ritenersi un 10% in eccesso rispetto ad un ipotetico ideale dovuto.

 

Ambientazione accattivante, servizio di ottimo livello; il “Thiamà” è un ristorante di indubbia qualità, che propone una cucina non troppo elaborata e piatti della tradizione sarda. Da questo punto di vista, maggior estro e coraggio nella articolazione del menù sarebbe più in linea con il concept stesso del locale. Data la recente apertura, è probabile che le cose si trasformino nel tempo, in questo senso. Per adesso tre burricchi con menzione speciale per ambientazione e servizio.

 


VALUTAZIONE “Thiamà”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Thiamà Indirizzo: Via Nazario Sauro 3, Cagliari
Telefono: 070278099    [mostra in google maps]
 

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set 29 2013

La Taverna di Castello, alla Marina – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Taverna Marina - Interno

Taverna Marina – Interno

 

Nulla di nuovo alla Marina. Solite vie, soliti odori, colori; soliti lontani schiamazzi e soliti Burricchi viandanti, che s’inerpicano sui falsopiani e discendono lungo i declivi dei santi e pluri venerati angiporto, che tanto hanno impegnato e alimentato le nostre passioni, e che piacere ci fa ritrovare oggi, quasi a cavallo del mese di Ottobre, identici come il caldo costume di Luglio li aveva vestiti. Stessa calura, stesso ciondolare allegro di lingue straniere, stesso reverente entusiasmo e stupefatto vociare ed ottimistica attesa: che dietro quell’angolo io scopra un anfratto mai veduto, e che più splendido sia di quello che lo precede, e che ancora prosegua scortato dalle solari pietre di tufo, grondanti profumi e genuino bucolico trasporto, fin su a raggiungere Castello e poi tornare indietro, perché la “Taverna” oggi è qui, e fin su non c’importa di salire.
 

Taverna Marina - Tagliere cinghiale

Taverna Marina – Tagliere cinghiale

 

Venerdì sera, ultimo week end di Settembre. La 150cv è in “recovery mode” e il Raschione non sa che ristorante scegliere per questa settimana, adducendo presunta saturazione del mercato asinino. Propone dapprima un ristorante sotto casa sua, salvo accorgersi successivamente che aveva chiuso i battenti giusto pochi giorni prima. Dato che non ha voglia di cercare oltre, il burriccu opta poi per “La Taverna di Castello” che abbiamo nel non lontano passato già visionato, ma che secondo lui può assumere il ruolo di nuovo locale, perché nel frattempo ha movimentato gli alloggi giù nel quartiere Marina. Sarà quindi questo non più che un aggiornamento, così come suggeriamo a lui di aggiornare le sue fonti, dato che solo passeggiando per le strette stradine del quartiere, sono saltati fuori almeno tre ristoranti non visitati: mandroni!
 

Taverna Marina - Funghi

Taverna Marina – Funghi

 

Jesus è nervoso. In primo luogo perché ha dovuto viaggiare in bus. Sceso alla fermata di ritorno da lavoro, vede lontano un bancomat: «speriamo che qualche c. non arrivi prima di me». Il fortunato arriva e, immediatamente dopo, per effetto della cugurra presidenziale il dispositivo si pianta bloccandogli la carta all’interno. E’ nervoso perché deve utilizzare lo scooter del Burriccu Sollai come vettore per raggiungere il ristorante, ma la sfortunata tattica del Raschione, innesca nuove dinamiche e porta lo stesso Sollai ad importunare un nuovo passeggero e protagonista della serata: la Cry! Dopo qualche minuto di viaggio sull’autovettura condotta dal Raschione, una telefonata arriva a sconvolgere nuovamente le nostre programmate vicissitudini: «non parte lo scooter, batteria morta, veniteci a prendere!»
21.05. Conclusasi felicemente l’operazione di pick-up, con circa venti minuti di ritardo sull’orario stabilito, Jesus e il Raschione raggiungevano finalmente la “Taverna di Castello alla Marina” dove già il Burriccu Sollai e la Cry li attendevano.
 

Taverna Marina - Antipasti mare

Taverna Marina – Antipasti mare

 

E’quindi inevitabile porsi subitamente nell’ottica del paragone. L’esperienza alla “Taverna di Castello” in Castello era stata eccellente. Qui troviamo non più una deliziosa piccola grotta in romantica penombra con pochissimi coperti disponibili, ma un locale più ampio e luminoso, articolato in un’unica sala con pareti e mobilia chiare, sobri decori e una serie di tavoli disposti all’esterno sulla Via Barcellona, per soddisfare il perverso piacere di desinare alla mercé dei venditori di (nell’ordine): rose, soprammobili, accendini, orecchie luminose e spade laser. Avvertiamo subito che la nuova ambientazione non potrà mai competere con la suggestione del Castello, ma di certo la posizione attuale diviene economicamente strategica, per attingere i propri avventori dall’infinita fiumana di turisti che discendono la Via.
 

Taverna Marina - Maccarrones

Taverna Marina – Maccarrones de busa

 

Il numero ben più elevato di clienti, inevitabilmente determina un rallentamento della velocità di cucina e servizio, per il quale non ci è dato modo, invero, di determinare la percentuale di mutazione rispetto alla recensione passata. Una cameriera, comunque, di certo l’abbiamo riconosciuta: «ci sgamerà subito, burriccu!!!».
Ad ogni modo, registriamo che dall’aver completato la formazione, alle 21.05, fino ad avere udienza almeno per i primi abbeveramenti, nell’occasione sono trascorsi 35 minuti circa. Nulla da dire, al contrario, sulla attitudine pratica del personale: puntuale e sistematico cambio di stoviglie e ceramiche, ineccepibile mescita del vino, la cui scelta e assaggio, in assenza del crumiro Ingegner Marrocu, è stata affidata al Raschione: ottimo rosso autoctono “Cagnulari”, cantina Santa Maria la Palma di Alghero.
 

Taverna Marina - Culurgiones

Taverna Marina – Culurgiones

 

L’anomala (per nostra abitudine) cernita del vino in qualche modo anticipa ed introduce il desiderio di assaporare per lo più pietanze di terra. L’iniziale intransigenza del Raschione è stata poi mitigata e formalizzata – in riferimento agli antipasti – con l’ordine di due porzioni di mix di “terra e mare”, articolati in otto portate (ne scopriremo cinque di mare). In esordio, arrivava in tavola un appagante tagliere di salumi e formaggi con prosciutto crudo e salsiccia su letto di rucola, fette di pecorino declinate in diversi gradi di stagionatura, il tutto accompagnato da confettura di fichi, particolarmente gradevole. Seguivano quindi dei buoni bocconcini di cinghiale al cannonau, parzialmente corrotti da una punta di acidità di troppo per proseguire con degli ottimi funghi (fritti) ripieni con pomodorini e dolce sardo, serviti su letto di carasau con formaggio fuso e accompagnati da miele millefiori.
 

Taverna Marina - Ravioli

Taverna Marina – Ravioli

 

Gli antipasti di mare si componevano di: buoni gianchetti (bianchetti) fritti accompagnati da polpettine di tonno e decoro di radicchio, carpaccio di pesce spada agli agrumi, insalata di polpo con melone e ananas (secondo Jesus il gusto dell’ananas copriva troppo quello del polpo, ma gli altri commensali l’hanno giudicata eccellente) per concludere con bocconcini di pesce spada in salsa primavera.
Giudizi contrastanti per i primi piatti. Jesus e la Cry si facevano affascinare dagli altisonanti maccarrones de busa in crema di ricci, nonostante di ricci non sia stagione e nonostante la cameriera gli avesse confermato che si trattava di prodotto surgelato. In realtà ricci surgelati, ancora ben colorati polposi e non acquosi abbiamo avuto modo di mangiarne; questi erano di qualità mediocre. Buoni invece i ravioli con speck e zafferano del burriccu Sollai e sontuosi i culurgiones con funghi porcini e guanciale del Raschione. Così come per gli antipasti, dobbiamo quindi giudicare anche i primi piatti mediamente positivi.
 

Taverna Marina - Dessert

Taverna Marina – Dessert

 

Invero, mediamente al limite della sufficienza, almeno per le nostre attese, i dessert, che apparivano non fascinosamente impiattati e con un generale stucchevole eccesso di zucchero: crema catalana per Jesus,  creme caramel per la Cry, tiramisù per il burriccu Sollai e semifreddo al croccante di mandorle con guarnitura di caramello per il Raschione. La cena si concludeva con due caffè, rum Ron Zacapa 23yo per Jesus (a cui non piace il rum, ovviamente, ma l’ha preso solo perché non guidava lui!)  rum Santa Teresa per Ettore, convenzionale Sprite per il burriccu Sollai.
Costo finale della cena 31€ cadauno, da giudicarsi un 15% inferiori rispetto a quello che ci saremmo potuto aspettate.

 

La Taverna di Castello alla Marina, si conferma un ristorante di discreto livello, ma risente dei difetti di una filosofia che, probabilmente, strizza l’occhio più al turista di passaggio piuttosto che all’insoddisfabile appassionato di cibo, che sale fin su a Castello per provare un’esperienza culinaria fuori dal comune. Buoni antipasti e primi, deludenti i dessert. Il secondo piatto è stato saltato per compensare i tempi piuttosto lunghi del servizio. Tre burricchi meno meno.

 

VALUTAZIONE “La Taverna di Castello alla Marina”: Tre Burricchi.
La Taverna di Castello, Marina Indirizzo: Via Barcellona 45/47, Cagliari
Telefono: 0703110056    [mostra in google maps]

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set 22 2013

AgriHotel Morada – Villa San Pietro

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Morada - Interno

Morada – Interno

 

«E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.» Mt.16,18.
E poi ti dico: tu sei un burriccu, e su questo blog edificherai il Donkey Challenge, e le stelle saranno la tua dimora. La biada sarà il tuo nutrimento, e le forze della susunkaggine non prevarranno sulla mia mensa.
A te darò le chiavi del mio regno, dove per locande vagherai senza meta, dove troverai i miei discepoli, dove chi t’incontrerà verrà giudicato, dai vivi e dai morti, dal Raschione Ettore e dall’Ingegner Marrocu, sempre in termini di controventature, ovviamente… Chiudi la porta quando esci e, soprattutto, fatti rilasciare lo scontrino, che Minosse non digerisce bene gli evasori fiscali!
 

Morada - Antipasti

Morada – Antipasti

 

Ventuno Settembre. Giusto per celebrare, in quest’ultimo giorno d’Estate, l’onorata visita del Padre dei cristiani in Terra sarda, esigendo e celebrando loro, più laicamente e paganamente, una nuova e solenne liturgia della tavola, i Triumviri del Donkey Challenge si ritrovano, stretti dal mesto profumo della stagione che scivola via, in quel della cittadina che porta in sé il nome del primo Vescovo di Roma e della cattolicità tutta.
Seppure a qualcuno potesse risultare prosaica e blasfema la nostra condotta, questi non si stupiscano: certamente lo è, ma tanto qui da noi sono sempre i più furbi ad averla vinta!
 

Morada - Gamberoni e guanciale

Morada – Gamberoni e guanciale

 

Ore 21. A proposito di furberie; a prima vista non sembrerebbe chiaro cosa abbia spinto il Raschione Ettore ad organizzare un cervellotico quanto inusuale piano logistico di avvicinamento alla ciccionata, prevedendo dapprima il pickup dell’Ingegner Marrocu, direttamente al termine del suo turno di lavoro, l’alloggio della sua utilitaria poi – giusto in fronte ad un presidiato obiettivo ultra sensibile – , e la successiva sostituzione della medesima, come vettore di transizione, in favore della attempata volkswagen dello stesso ingegnere: «non preoccupatevi, con le forze dell’ordine ho regolato tutto io!»
Dopo circa mezz’ora di viaggio, tra strade statali e sconnesse mulattiere pedemontane, i Donkeys raggiungono il locale scelto per la serata: L’ Agrihotel “Morada” (la dimora), ben collocato nelle colline del Paese di Villa San Pietro.
 

Morada - Cozze primavera

Morada – Cozze primavera

 

La dimensione della visitando struttura la svelano, seppure nella penombra della notte, le numerose autovetture allestite a festa nello sterrato che circonda lateralmente l’immobile.
Il “Morada” è un sesquipedale complesso che si compone di un hotel, un ristorante, due cucine, e una sala matrimoni, disposti a diverse altezze e circondati dal verde di un vasto prato inglese. Questo, almeno per riferirci alla parte che abbiamo potuto visionare di persona, non potendo e volendo andare in escursione per tutti gli ambienti.
Il Ristorante è di per sé non eccessivamente esteso, ma carino e accogliente. Alcuni tavoli trovano alloggio nella panoramica veranda esterna mentre, all’interno, la sala principale è dominata da un solido caminetto centrale, intorno al quale sono disposti gli altri tavoli lignei. Il caminetto e le chiare pareti del locale sono decorate con bucolici e gradevoli affreschi sul tema delle arance, emblema della gestione passata.
 

Morada - Ravioli

Morada – Ravioli

 

Al nostro arrivo, veniamo accolti dall’unica cameriera di sala – per altro più che sufficiente per il numero modesto di avventori -, che si dimostrerà sufficientemente efficace con il suo stile ultra-formale e dimesso. Ogni tanto baluginava tra i tavoli il (probabile) gestore, per noi prodigo di informazioni sulla storia del ristorante e sui prestigiosi ospiti che esso occasionalmente accoglie (Es. Fiorello!).
E’ anomala invece la prassi per la quale – almeno nel nostro caso – l’avventore, prima che venga consultato nel merito, viene condotto verso un implicito menù degustazione, probabilmente in accordo con quanto offerto agli ospiti dell’Hotel oppure, maliziosamente parlando, a quelli delle cerimonie in corso (in realtà, come detto, le cucine dovrebbero essere separate).
 

Morada - Tonno in crosta di mirto

Morada – Tonno in crosta di mirto

 

Invero, tra tutte le pietanze proposte, abbiamo avuto modo di scegliere singolarmente solo i dessert; le altre sono arrivate al nostro tavolo in maniera improvvisa, naturale e quasi scontata senza che ce ne lamentassimo (come nostra abitudine ci avremmo mangiato tutto ugualmente), non prima però che il Raschione avesse potuto selezionare il vino per la serata (direttamente dal discreto frigorifero alloggiato lateralmente al caminetto): Vermentino di Sardegna DOC “Cannisonis” delle cantine Massidda, a dire il vero non particolarmente apprezzato dall’Ing.Marrocu, che ne ha perfino delegato il rituale dell’assaggio al Raschione, in virtù di una indisposizione dovuta alle recenti fatiche lavorative.
 

Morada - Tortino al cioccolato

Morada – Tortino al cioccolato

 


Nello specifico, tra una boccata d’aria e una visita delle pelose mascotte dell’albergo, arrivavano al nostro tavolo: tempura di pescato e verdure (molto buona, ma fredda, evidentemente preparata qualche ora prima, peccato), ottimo flan di pecorino © su (verosimilmente) vellutata di insalata verde e polvere di bottarga, insalata di gamberi pomodori e zucchine, eccellente tonno alla griglia con cubetti di arance su vellutata di melanzane, buonissime cozze primavera su letto di rucola e spolverata di bottarga, buoni gamberoni arrosto, parzialmente spellati e avvolti nel guanciale.
 

Morada - Croccante

Morada – Croccante

 

Molto buono anche il primo: ravioli con ripieno di gorgonzola e noci, e delicato condimento al pesto di noci e gamberi. E’ soggettivo, invero, il giudizio sulla composizione del secondo: tonno in crosta di mirto con emulsione di aceto balsamico; parrebbe che faccia impazzire Fiorello ma, almeno secondo Jesus, presentava un eccesso di aceto che andava a coprire l’ottimo aroma di mirto. Sontuosi i dessert: semplice sorbetto al limone per Jesus, tortino al cuore di cioccolato e crema di fragole e frutti di bosco per il Raschione, gelato al croccante (sponsorizzato calorosamente dal gestore) con crema di fragole, more e ribes per il satollo ingegnere, che da principio era incerto sul poter terminare la sua porzione, per poi quasi richiedere del pane per riuscire a farne scarpetta!
La cena si concludeva con due caffè e un Rum J.Bally per il Raschione (Il proposto “Mount Gay” era stato scartato per questione di ortodossia cristiana!). Costo complessivo della serata 35€ cadauno, da giudicarsi un quindici per cento inferiore al giusto dovuto.

Il “Morada” non è solo un ristorante e una struttura adatta alle grande cerimonie. Se si ha voglia di addentrarsi tra le colline di Villa San Pietro, ci si può piacevolmente accomodare in un ambiente discreto e rilassante e gustare piatti certamente non comuni. Qualche piccolo difetto di preparazione delle pietanze e la poca flessibilità nella proposta della cucina, non spostano di molto il nostro positivo giudizio. Tre burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.

 

VALUTAZIONE “Morada”: Tre Burricchi con menzione speciale.
AgriHotel Morada Indirizzo: Loc. Su Guventeddu, Villa San Pietro
Telefono: 070907543    [mostra in google maps]

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ago 24 2013

Ristorante Lucitta – Arbatax

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Lucitta - Terrazza

Lucitta – Terrazza

 

Ogliastra. Terra di spazi aperti, di orizzonti bagnati dal mare. Terra di confine e di arrocco, di grotte e dirupi, di voragini e costoni rocciosi, di alte falesie ancorate su acque dal blu cristallino; di falchi che dominano il cielo, di spiagge e di megaliti, di vento e di chiese di montagna, di coste scoscese e di olivastri centenari, di sole e di ombre, di quiete e di fascino antico. Di antichi misteri, di leggende che si perdono nel tempo, di memoria, di tradizioni millenarie, di cavalli e burricchi allo stato brado, di divertimento e pericolo, di pace e di passione, di frastuono e di infiniti silenzi, che cullano e accarezzano valli e panorami distesi sulla frontiera della nostra storia.
 

Lucitta - Antipasti

Lucitta – Antipasti

 

Estate. Le vacanze non si negano a nessuno, tantomeno alla placida quiete del burriccu, raggiunta con ininterrotta e devota attitudine al duro lavoro, protratta lungo il freddo inverno e finanche alle soglie di questo ultimo, torrido Agosto.
L’Ogliastra è stata scelta dal Donkey Challenge per placare i demoni della fatica, per rigenerare le membra e lo spirito, per dare conforto e nutrimento alle ultime residue energie. Tristemente assente l’Ing.Marrocu, ecco quindi Jesus, il Raschione Ettore, la Donna del Presidente (DDP), la Cognata del Presidente (CDP), e la sua amica Monica, prendere temporaneamente possesso di queste Terre, tra bagni di sole, spiagge, piscine, escursioni in montagna, e una buona dose di componente alcolica nella propria dieta.
I nostri lettori subitamente trasaliranno: ma tutto questo relax, avrà per caso condotto i famosi burricchi, ad interrompere la loro inarrestabile attività mangereccia? Direi proprio di no…
 

Lucitta - Fantasia di crudi

Lucitta – Fantasia di crudi

 

In quel di Arbatax, soleggiata frazione di Tortolì, una fresca serata di vacanza, la pittoresca comitiva di turisti trova accomodo al Ristorante Lucitta, famoso punto di riferimento in ordine alla ristorazione della costa ogliastrina.
Il locale si affaccia direttamente sulla via che porta al mare, a un centinaio di metri dalla spiaggia in località Porto Frailis, ed è strutturalmente identificabile come una sobria casa di villeggiatura che si eleva sul percorso dei bagnanti. Il suo interno, mediamente elegante nello stile, si configura come una piccola sala non nettamente separata dalla zona della cucina, ma si può dire che la gran parte della attività estiva del locale si svolge sull’ampia veranda esterna, che si estende coperta per una prima parte, per poi proseguire totalmente all’aperto sulla terrazza, più verso il mare.
 

Lucitta - Linguine al ragù di mare

Lucitta – Linguine al ragù di mare

 

L’avventore viene accolto, oltre che dal personale, da un curioso avviso che in esordio estingue ogni velleità culinaria a base di pizza. In effetti il movimento di una pizzeria si scorge al di là del muretto di recinzione, nascosto dalle siepi, ma non è chiaro quale sia il suo ingresso. Il servizio in sala del “Lucitta” è garantito da un esperto maître (che ad onor del vero non gestisce tutte le comande) e da due giovani cameriere le quali, nonostante un approccio propositivo ed empatico verso il cliente, gestiscono con minore distacco e professionalità i rapporti con il medesimo, ad esempio discutendo tra loro a due passi dai tavoli, o disapprovando con decisione le scelte dell’avventore, qualora queste rischiassero di condurlo a prolungate attese, per effetto di irrilevanti tecnicismi e limiti strutturali della cucina: «abbiamo solo un bollitore!»
 

Lucitta - Tortelli di pesce

Lucitta – Tortelli di pesce

 

In assenza dell’Ing.Marrocu, è il Raschione Ettore il delegato per la scelta del vino, inevitabilmente bianco, in accordo con le esigenze del nostro ordine, e in disaccordo – abbiamo successivamente appreso – rispetto ai gusti personali della ospite Monica: DOC di uve Torbato e Sauvignon “Parallelo 41″ delle cantine Sella&Mosca di Alghero. Il Menù del “Lucitta” si articola in percorsi di terra e di mare e si può subito dire che, per la ricercatezza degli ingredienti, la cura nella preparazione e nelle presentazioni (almeno nell’intenzione, dato che il pignolo Jesus ha avuto qualcosa da ridire!) si pone un gradino sopra la gran parte dei locali della zona, più orientati alle consuetudini della cucina tradizionale, in onore del turista prima che della licenziosa passione alimentare. Segnaliamo come ottimo l’intendimento, da parte del ristorante, di indicare nel menù l’origine delle materie prime, con tanto di riferimento ai produttori e fornitori delle medesime.
 

Lucitta - Tonno in crosta di sesamo

Lucitta – Tonno in crosta di sesamo

 

L’esordio è più che positivo. Per accompagnarci verso gli antipasti ci viene fornito uno stuzzichino caratterizzato da una sorta di crocchetta fritta di tonno, accompagnata da cipolla rossa, salsina agrodolce e riduzione di crema al basilico, non valorizzante, invero, alcun brut di benvenuto, che ne sarebbe stata la sua gradita apoteosi. Da evidenziare, al contrario, l’eccellente fornitura di pane, come accompagno di tutta la cena, declinata in pane carasau, ottimi panini, focacce, pizzette e pane alla cipolla. La parte centrale degli antipasti iniziava con un’ottima fantasia di crudo, composta da tartare di tonno, carpaccio di pesce spada, gamberi rossi e scampi, esaltata da brunoise di pesche, crema di basilico e anguria fresca. Dobbiamo registrare che, in questa portata, la qualità di scampi e gamberi spiccava nettamente sopra il gusto di tonno e pesce spada, decisamente meno apprezzabili.
 

Lucitta - Raviolini

Lucitta – Raviolini

 

Le entrée proseguivano quindi con un delizioso polpo arrostito su crema di patate, paprika e decoro di rosmarino, e con una fantastica tartare di pecora, accompagnata da carasau e fonduta di pecorino, su letto di verdure e decoro di timo: «struppiau!».
Qui le strade dei commensali venivano a dividersi. Jesus, Raschione, DDP e CDP puntavano su un primo, mentre Monica ordinava un buonissimo (e cotto alla perfezione) tonno in crosta di sesamo, con peperoni rossi e riduzione di aceto balsamico, arrivato qualche minuto prima degli altri piatti. Nel dettaglio, Jesus, il Raschione e la CDP ordinavano dei tortelli di pesce con cozze, bottarga e pomodorini arrostiti – a dire il vero apprezzati appieno solo da Jesus -, mentre venivano uniformemente riconosciute come eccellenti, le linguine al ragù di mare con pinoli e basilico, scelti dalla DDP.
 

Lucitta - Sebada

Lucitta – Sebada

Lucitta - Tortino al cioccolato

Lucitta – Tortino

 

Sublimi i dolci: tortino al cuore morbido di cioccolato con con gelato alla vaniglia e crema ai frutti di bosco («da orgasmo!») per il Raschione, sebada al miele con gelato allo zafferano e gocce di estratto di mango per la CDP, raviolini fritti con formaggio fresco di capra e crumble per Jesus e DDP. La cena si concludeva quindi con dei caffè, un rum “Caroni heavy trinidad” per il Raschione, un mirto per Jesus e CDP, e forse qualcos’altro che mi sfugge perché il burriccu è attualmente ammandronato in spiaggia anziché qui a darmi assistenza. Costo complessivo della serata, 42€ cadauno circa, da ritenersi assolutamente adeguati, interamente finanziati dalla CDP, che ha bruciato sullo scatto il lento Raschione, forse appesantito dalla quota in contanti fornitagli da Jesus.

 

Il Ristorante “Lucitta”, è senza dubbio un’isola felice nel cuore dell’Ogliastra, ideale per chi vuole gustare una cucina che va al di là dell’offerta tradizionalmente riservata ai turisti estivi. Ottime e particolari sono le composizioni di mare e i dolci mentre, per compiere il vero salto di qualità, suggeriamo di rivedere le gestualità e i formalismi del servizio, attualmente impostati più verso i caratteri di una pizzeria, in luogo di un ristorante di alto livello. Quattro burricchi, meno meno meno.

 


VALUTAZIONE “Lucitta”: Quattro Burricchi.
Ristorante Lucitta Indirizzo: Viale Europa, Arbatax – Tortolì
Telefono: 0782664095    [mostra in google maps]
 

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