☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
mar 23 2013

Ranch steak house – Sinnai

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Ranch steak house - Interno

Ranch steak house – Interno

 


Tanto greve mi fu questa carne, che inconsapevole vestì il mio pensiero, che caritatevole raccolse la mia essenza, che severa edificò le prigioni della mia anima.

Tanto ingrato fu il mio sangue, che timoroso cercò in me rifugio, che austero navigò la mia vita, che ribelle cercò di fuggirmi via.

E ora che la vedo lì sul piatto, disinvoltamente placida, smembrata e ferita, lacerata e scomposta, incisa e arsa da fiamme che mai arrivò a sentire, mi chiedo se questa sia ancora la mia, e non il povero banchetto di un burriccu qualunque.
 

Ranch steak house - Rosticini di pecora

Ranch steak house – Rosticini di pecora

 

Sette furono i burricchi, invitati all’ultimo “povero” banchetto del Donkey Challenge, in quel di Sinnai un tiepido Venerdì di Quaresima.
Organicamente disposti su una tavola oblunga, i commensali ammirano e dileggiano il loro Jesus, benedicente al centro. Fortunatamente non sono in tredici, altrimenti avrebbero avuto l’onere di eleggere un traditore d’ordinanza, che sarebbe stato schernito, schironato e cotto al termine della cena, qualora le provvigioni del ristorante “Ranch steak house” non fossero state in linea con le esigenze della loro stessa linea, ovverosia esigenze di ablazione e rimozione mentale.
 

Ranch steak house - Rosticini di maiale

Ranch steak house – Rosticini di maiale

 

Non parlerò della specifica composizione della tavolata, giusto per non disattendere eventuali esigenze di intrallazzo a cui taluni Triumviri ufficiali oggi assenti (non parlo di Jesus, né del Raschione Ettore) ci hanno abituato, e solo brevemente accennerò al come i tre minuti di ritardo di due prestigiosi e puntualissimi burricchi, siano stati cagionati da una difettosa interpretazione degli indirizzi senza civico, da parte di un tecnologico GPS integrato nel Nokia Pureview di Jesus («Il tuo navigatore dice più cazzate del Burriccu Taras»). Penserà il Raschione, ad articolare i doverosi insulti del caso; sottolineo solamente che, per effetto di un ulteriore e increscioso ritardo di una coppia (laica, speriamo) di commensali, non prima delle 21.10, il gruppo asinino ha potuto varcare la soglia del ristorante.
 

Ranch steak house - Antipasti di carne

Ranch steak house – Antipasti di carne

 

Ad una prima osservazione, il “Ranch steak house” si propone come un locale luminoso, ordinato ed asetticamente elegante, in contrapposizione all’idea che potremmo avere di una spartana bisteccheria, come una nostra atavica traduzione archetipica ci imporrebbe. Superato il vestibolo di ingresso ci si immette lateralmente nell’ampia sala da pranzo, caratterizzata da pareti dalle tonalità ocra pallido, terminanti una contro-soffittatura color latte dalle belle linee moderne. Buona parte della muratura, inoltre, è dominata da piccoli mattoncini orizzontali in pietra, occasionalmente interrotti da sagome bronzee, stilizzate sui temi della natura. L’arredamento è rustico ed essenziale mentre, come nostro solito, giudichiamo inopportuna la presenza di un vistoso televisore LCD sul fondo della sala. Per lo meno, in questa occasione, la TV risultava opportunamente silenziata.
 

Ranch steak house - Trofie e tortellini

Ranch steak house – Trofie e tortellini

 

l servizio in sala è affidato a due giovani camerieri, e alla empatica professionalità del titolare che, con fattezze e prorompenza da sportivo (praticamente il sosia di Dejan Stanković) intrattiene gli ospiti, suggerisce i percorsi culinari da intraprendere e, con abile maestria da macellaio, taglia e serve la carne direttamente ai tavoli.
In effetti tale maestria non appare casuale, dato che l’arte della macelleria è di casa in questa steak house, a differenza della celerità del servizio che, nonostante un locale praticamente semi-vuoto, si è dimostrato di una lentezza traumatica – in particolar modo nell’attesa dei primi piatti e dei caffè – tanto da farci concludere la cena dopo oltre tre ore di permanenza, per la gioia di uno dei commensali, che la mattina dopo avrebbe dovuto alzarsi alle sei (per non citarlo, il Burriccu Sollai). Beh, che dire … cazzi suoi…
 

Ranch steak house - Burriccu alla piastra

Ranch steak house – Burriccu alla piastra

 

Il menù è quasi interamente basato sulle carni e suoi formaggi, eccezion fatta per i “primi del giorno” che lo stesso titolare evita comunque di consigliare, non essendo la loro specialità. Ottimamente fornita la cantina, ma la cernita del vino viene affidata alla competenza dello chef (tanto per non citarlo) Taras che, in fase di formalizzazione della comanda, punta silenziosamente il dito verso il tavolo vicino. Trattavasi di un ottimo carignano IGT Isola dei Nuraghi “Misa” 2008, delle tenute di Carlo Pili, servito però un po’ troppo caldo e con un fastidioso difetto di depositi sul fondo. In effetti questa è una caratteristica  strutturale dell’etichetta, ma un attento sommelier avrebbe istruito le doverose ed efficaci contromisure da apportare.
 

Ranch steak house - Parasangue di cavallo

Ranch steak house – Parasangue di cavallo

 

Ineccepibile la qualità delle carni, goduriosamente manifestatesi in tutte le sfumature più o meno tradizionali. Iniziamo col degustare dei fantastici rosticini di pecora all’abruzzese, su un letto di pane carasau con funzione di leccarda post cottura, licenziosamente sbranata una volta ingurgitata l’ultima briciola di carne.
Seguivano inoltre: ottimi spiedini di maiale accompagnati da una salsina messicana ai peperoni;  goulash di carne di cavallo, impiattato in una tortilla su una base di rucola fresca; eccellente (almeno per Jesus) accostamento di prosciutto crudo su base di pecorino fuso, impreziosito da miele tartufato.
Lo chef Taras, inoltre, chiedeva espressamente di assaggiare una tartare di manzo cruda, che dapprima arrivava al nostro tavolo su una base di mozzarella (la cui qualità era discutibile se comparata a quella dell’ingrediente primario), rucola e riduzione di aceto balsamico, per poi – su ulteriore richiesta di semplificazione -, venire derubricata in semplice carne e rucola.
 

Ranch steak house - Fiorentina alla piastra

Ranch steak house – Fiorentina alla piastra

 

Abbiamo già parlato della lentezza con cui sono stati prodotti i primi piatti. Non sappiamo bene cosa sia accaduto in cucina ma di certo, per una disarmonia termica della pasta, dobbiamo ipotizzare che alcune porzioni siano state riscaldate post-cottura, oppure impiattate in modo superficiale.
Ad ogni modo trattavasi di trofie prosciutto crudo e porcini, il cui condimento risultava comunque piuttosto gustoso a merito della indiscutibile qualità dei funghi, e di tortellini al burro e tartufo, molto meno brillanti delle compagne di piatto.
Proseguiva quindi la contrattazione sulle pietanze (ovviamente di carne) che sarebbero seguite come “secondi”. Escluso il pur bramato “sottopancia”, per un onestamente auto-denunciato problema di qualità nei residuati della dispensa, il titolare ci proponeva un trittico di tre differenti tipologia di carne.
 

Ranch steak house - Formaggi assortiti

Ranch steak house – Formaggi assortiti

 

La prima, confessiamo, è un assaggio di asino alla piastra, che abbiamo avuto modo di cannibalizzare a cuor leggero, anche perché magistralmente aromatizzato con pomodoro secco, prezzemolo e aglio, mentre ci sono risultati meno apprezzabili il gusto e la cottura del proposto parasangue di cavallo (comunque buono). Concludeva il trittico una sontuosa bistecca fiorentina di manzo che, come d’abitudine per il “Ranch”, è stata sezionata di fronte ai burricchi, e cotta direttamente sulla piastra al tavolo.
Non parendo oggettivamente interessante la proposta dell’unico dolce disponibile, lo chef Taras suggeriva di procedere con una degustazione di formaggi. In effetti l’assortimento di caprino, pecorino fresco e pecorino semi stagionato, accompagnato da confetture di fichi e di pera, è risultato piuttosto gradevole, almeno per i due terzi dei prodotti inclusi.
Dopo ulteriori attese, concludevamo la serata con dei caffè, con una sprite (marchio di fabbrica del Burriccu Sollai) e con una serie di rum Ron Zacapa 23YO. Costo totale della cena 42€ cadauno, abbastanza in linea con «tottu cussu ca ci seus pappau e buffau».

Volendo giudicare il “Ranch steak house” per la propria natura di bisteccheria e per le proprie eccellenze, la votazione sarebbe di assoluto valore. Il servizio lentissimo e non sempre attento, la qualità dei primi piatti e l’assenza di una vera carta dei dessert però, ridimensionano inevitabilmente il merito iniziale. Sono stato fino all’ultimo in dubbio se assegnare o meno un terzo burriccu, che formalmente dà la nostra benedizione a un locale.
Beh, considerando che personalmente mi vien voglia di tornarci solo per mangiare gli spiedini di pecora, e avendo considerato tutti i giudizi negativi dei miei commensali – sapendo che questi se ne lamenteranno -, alla fine non ho avuto dubbi: tre burricchi, meno meno meno.

 

VALUTAZIONE “Ranch steak house”: Tre Burricchi.
Ristorante Ranch steak house Indirizzo: Via Gennargentu 15, Sinnai
Telefono: 3933607182 [mostra in google maps]

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set 23 2012

Picasso Café Restaurant – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Picasso - Interno

Picasso – Interno

 

«A los doce años sabía dibujar como Rafael, pero necesité toda una vida para aprender a pintar como un niño

Yo soy Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Annibali Picasso – Olè!

L’abbandono della prospettiva, la diserzione dello spazio, l’autorità del colore, sospinti e confinati con violenza sulla tela, afferrati e urlati al mondo in un vortice psichedelico di cognizione ed emozione. Ogni tratto è un segno di vita, ogni dettaglio è un delirio di umana passione.
 

Picasso - Tagliere di terra

Picasso – Tagliere di terra

 

«Su questo tessuto di tela bianca, che ha come confini la vita fuori dall’arte, scopro il mio campo di battaglia, in cui un solo soldato solitario, combatterà la sua guerra contro se stesso.»

Entro questi ovattati confini, oltre i quali potete trovare quella cosa inutile che non è Donkey Challenge, settimanalmente combattono, i vostri amati donkeys, le loro colorate e allegoriche battaglie, condotte contro l’inedia e il sobrio vivere per conquistare, con fatica e determinazione, le più alte vette della buona cucina e delle nostrane, culinarie tradizioni.
La guernica che adesso qui dipingiamo, descrive la nostra nuova battaglia, vissuta in una tiepida notte di fine Estate in quel di Cagliari. I “feroci nemici” di oggi saranno, vedremo tra breve, due giovani ed avvenenti fanciulle, che hanno sudato non poco nel guerreggiare con quattro esigenti ed incontentabili burricchi, difendendo con passione il loro arrocco.
 

Picasso - Bruschette al pomodoro

Picasso – Bruschette al pomodoro

 

Giovedì sera. Il giorno prima della ciccionata l’ingegner Marrocu – felicemente integrato in una comitiva “tutti cacciavite” -, viene intercettato dalla donna del presidente, in un noto e pluriburriccato locale cagliaritano. In quell’occasione, sollecitato indirettamente da Jesus – in contatto medianico/mediatico dalla sua cameretta – dichiarava che non avrebbe potuto presentarsi all’empio svolgersi del rito, per imprescindibili impegni di lavoro.
Venerdì sera, ore 20.59. Allorquando Jesus e il Raschione, arrivati nella stretta via Ospedale ed individuata l’antimimetica sagoma del Burriccu Sollai, volgevano lo sguardo verso il ristorante “Picasso café”, riuscivano a scorgere, con trattenuti accenni di giubilo e stupore, la plumbea figura dell’ingegnere, che intanto s’era scientemente celato sull’ingresso del locale, per produrre manifesta e rumorosa sorpresa, già sindacando sul fatto che fosse arrivato qualche minuto prima dei due comunque puntuali burricchi. Ancora prima, aveva paventato telefonicamente la remota ipotesi del suo arrivo, a dispetto del forfait iniziale. Come “ospite” aggiunto alla prima prenotazione, avrebbe poi causato non pochi problemi di benessere ambientale, ai tre più irreprensibili (nella condotta) colleghi.
 

Picasso - Raviolini ai funghi porcini

Picasso – Raviolini ai funghi porcini

 

L’ingresso dei quattro equidi nel ristorante, sembra quasi l’introduzione di una commedia pirandelliana, la cui protagonista è la graziosa e gentilissima cameriera dai tratti nordici che, contemporaneamente al nostro arrivo, vedeva incidentalmente presentarsi altri due gruppi di commensali, all’unisono rivendicanti la loro prenotazione, tanto da creare non poco disordine e caos, fino al punto di indurla a sincretizzare logisticamente i burricchi, con gli avventori di un altro tavolo!
Durante la serata, la stessa cameriera verrà insistentemente importunata dalla puntigliose richieste del Tetriumvirato – di Jesus in particolare – mantenendo, sempre e comunque, un approccio empatico e cordiale, nonché un istintuale ed incorruttibile sorriso sulle labbra. Personalmente, io ci avrei servito il veleno per topi!
 

Picasso - Trofiette noci gorgonzola

Picasso – Trofiette noci gorgonzola

 

Strutturalmente, il locale si presenta con un grande vestibolo d’ingresso e con accattivanti pareti vermiglie, decorate da riproduzioni d’opere del geniale pittore iberico, verosimilmente riconducibili al periodo cubista analitico. Il vestibolo, muta rapidamente in una graziosa zona bar, in cui sembrano comunque non integralmente valorizzati gli spazi architettonici. Una prima sala da pranzo laterale, ospita le tavolate più consistenti mentre, più in fondo al locale, compare una saletta più intima e riservata, che sarebbe ritrovo ideale per cene all’insegna della quiete e del romanticismo, se non fosse per l’immancabile, molesto, televisore LCD – tra l’altro con un evidente problema di saturazione degli altoparlanti -, che violenta irrimediabilmente l’ambientazione. «Non vi piace? Eppure i nostri clienti lo vogliono per guardarsi il Tg a pranzo». «Allora forse è meglio che cambiate clientela! »
 

Picasso - Bistecca patatine

Picasso – Bistecca patatine

 

In quest’ultimo riservato ambiente, vengono fatti accomodare i quattro asinini clienti, in un piccolo tavolo quadrato che – come da prenotazione -, doveva e poteva accoglierne esclusivamente tre.
L’esordio relazionale con la cameriera, non mancava di gag subitamente esilaranti.

C.: «Potete scegliere dal menù questo e questo…»
J.: «Ehm, come scusi?»
C.: «Non avete, il coupon? avete “scontu”???»
S.: «No, abbiamo i soldi!»
C.: «Allora scegliete tutto quello che volete!»

Il menù del “Picasso” – tra l’altro interamente scritto a mano su carta quadrettata, con bella calligrafia, 10 anni!!! – si compone quasi esclusivamente di piatti di terra, di non articolatissima composizione, ed è particolarmente ampio e variegato; una diversa e più ricercata filosofia, avrebbe preferito restringere il numero di pietanze proposte, per concentrarsi su piatti di maggiore elaborazione e qualità.
 

Picasso - Carpaccio rucola e grana

Picasso – Carpaccio rucola e grana

 

Di buon grado, i burricchi si adeguavano all’offerta della cucina, indirizzandosi obbligatoriamente sugli antipasti di terra, e contestualmente comandavano un rosso DOC “Perdera” di Argiolas.
Gli antipasti erano costituiti da un variopinto tagliere, allestito con pecorino semi stagionato, ricotta vaccina, mortadella speziata, salsiccia sarda piccante, salame, testa in cassetta (tutto senza particolari eccellenze) con successiva appendice di olive sott’olio (simil-saclà) e bruschettine al pomodoro (buone).
Decisamente più interessanti i primi piatti, di marcato proponimento autunnale: trofiette alle noci e gorgonzola per il Raschione Ettore e per l’Ing.Marrocu, Raviolini ai funghi porcini, burro e salvia, per Jesus e il Burriccu Sollai.
A questo punto, già ordinati ed attesi i secondi piatti, l’Ing.Marrocu, dopo esser brevemente uscito dal locale per una malsana pausa sigaretta, ritornava al tavolo con la fronte corrugata e una notizia inquietante da comunicarci: «Ragazzi, la situazione è questa, c’è una ispezione ASL in corso, la cucina è bloccata e io mi devo alzare alle 5 e mezza. Ciao ciao!». La dipartita del preoccupato ingegnere – a dire la verità non contestata o contrastata con partecipazione da nessuno dei commensali – è risultata pressoché frettolosa, perché dopo pochi minuti, conclusasi felicemente l’ispezione, si sarebbe di nuovo materializzata la cortese cameriera (sempre la stessa, solo occasionalmente sostituita da un ragazzo, altrettanto gentile), con le pietanze richieste qualche decina di minuti prima («Vorrei una bistecca, che tagli avete?».«Le facciamo da 350g!»).
 

Picasso - Torta al cioccolato

Picasso – Torta al cioccolato

 

Relativamente al burriccu Sollai, trattavasi di una buona costata di manzo, senza condimento (l’alternativa era aglio e prezzemolo), servita con contorno di patatine fritte; Jesus e il Raschione, invero, si erano fatti conquistare da un carpaccio di manzo con rucola e grana, rivelatosi piuttosto buono, benché Jesus non abbia gradito (perché non particolarmente amante di quest’erba) la presenza della rucola, unico difetto, a suo dire, dei carpacci rucola e grana. Vi chiederete, a questo punto, perché un soggetto mentalmente equilibrato, debba ordinare una pietanza che non ama, in presenza di un’ampia scelta di più apprezzate pietanze, e questa domanda contiene già di per sé la risposta che cercate!
La cena si concludeva quindi con una discreta torta (gelato) al cioccolato, con la canonica sprite digestiva per Sollai, con una eccellente liquirizia “Tanca dei pavoni” per Ettore, e con un caffè e un “Cynar” per Jesus. Il prezzo finale, 22€ cadauno, è da giudicarsi un 15-20% sotto la soglia ideale.

Lodevole l’iniziativa della bella proprietaria che, visibilmente mortificata, é arrivata in sala per scusarsi personalmente del ritardo – tra l’altro neanche particolarmente pesante -, cagionato dall’ispezione a sorpresa («E’ la prima che subiamo da quando siamo aperti» … chiedetevi perché, proprio in concomitanza con l’arrivo dei burricchi!), con la quale Jesus ha poi imbastito la discussione relativa all’opportunità di tenere o meno un televisore in sala, in luogo di un adeguato impianto di amplificazione acustica, con relativa musica d’atmosfera in sottofondo, e di cacciare a pedate, eventuali clienti che ne richiedessero nuova installazione.
Impagabile l’episodio finale per il quale, già fuori dal locale, siamo stati rincorsi dalla stessa proprietaria, che aveva interpretato come errore di calcolo («Questi non sbagliano, sono Ingegneri … o susunki! cit.») i dieci euro elargiti come mancia, a riconoscimento della comunque piacevole serata:

«Scusi ma i suoi clienti non lasciano mai la mancia?»
«No mai, perché?».
«Gliel’ho detto che deve cambiare clienti!»

Il “Picasso café”, è caratterizzato da un’ambientazione gradevole e da una atmosfera familiare e rilassante, confezionata attraverso l’empatica gentilezza del personale (menzione speciale). Un meno appassionato panegirico, possiamo imbastire per la qualità della cucina (comunque discreta), che sembra compressa e condizionata dalla scelta del target di riferimento. Suggeriamo, a rischio di perdere qualche cliente per l’inevitabile innalzarsi dei prezzi, di puntare di più su una cucina ricercata e di qualità, che potrebbe rendere il ristorante un saldo punto di riferimento della Cagliari culinaria. Due burricchi con menzione speciale.

 


VALUTAZIONE “Picasso café”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Picasso café Indirizzo: Via Ospedale 33, Cagliari
Telefono: 3492901317 [mostra in google maps]
 

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mag 21 2011

Ristorante Sa ‘ide e s’ollia – Quartu S.E.

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Sa 'ide e s'ollia - Interno

Sa 'ide e s'ollia – Interno

 

All’apogeo dello splendente sole della casta dei Donkeys Triumviri, depositari della più alta e nobile liturgia della tavola, non possono che trovarsi, distanti e non distanti, le incerte figure di due già spente o mai luminescenti stelle, qui trasfigurabili dall’ombra composita del burriccone Pg
– al tempo Triumviro ufficiale, oggi tristemente degradato al ruolo di adiposa gigante rossa – nonché dalla occasionale presenza del Dott.Melis, recentemente scornato – per questioni sportive -, confuso ed evanescente satellite della galassia dei più scintillanti Burricchi.
All’apogeo del grigio barlume della luna metropolitana, sbiadita e affogata nell’impetuoso fiume del cemento urbano, dove appena timidamente riesce a riflettersi, derubata del suo naturale e mistico albedo, non possono che trovarsi, vicine e lontane, le immagini sbiadite dei frutti genuini della nostra terra, naufragati nella primordiale via lattea delle nostre campagne.

Sa 'ide e s'ollia - gamberi fritti, cipolle ripiene, polpettine, pizzette

Gamberi fritti, cipolle ripiene, polpettine, pizzette


La semiosi di questo altrettanto mistico sincretismo, che si trasduce nella contrapposizione/unione tra terra e cielo, così come le antiche civiltà ci insegnano, è governata dai simboli eccelsi della nostra civiltà contadina: l’uva e l’oliva,
sa bide e s’ollia.
Il Raschione Ettore da un lato, l’albedico Dott. Melis al suo opposto. Il tagliente Ing.Marrocu alla sinistra, lo sferoidale Burriccu Pg alla destra; Jesus ovviamente in medium, a chiudere e guidare gli imperscrutabili equilibri e le inarrivabili leggi del nostro Universo, confinato, per questa ennesima anomala ciccionata By Night, negli spazi e tra le mura del ristorante “Sa ‘ide e s’ollia“, sito in un’anonima stretta stradina della cittadina di Quartu Sant’Elena,  poco distante dal regno e dalla dimora di un sesto apprezzato ingegnere. Old System.

Sa 'ide e s'ollia - piatto medioevale, pomodori ripieni, carpaccio, tartine

Piatto medioevale, pomodori ripieni, carpaccio, tartine


Il Ristorante si affaccia sulla via Cagliari con un discreto ma suggestivo ingresso, dominato da graziose lanterne di colore azzurro. Altrettanto suggestiva è la sala interna: pareti in ocra pallido, archi rifiniti in pietra, luci soffuse sapientemente dosate, lumi di candela su una quindicina di tavoli ben apparecchiati, rendono l’atmosfera calda e romantica. Certamente un locale più adatto alle serate vis à vis, piuttosto che alla rumorosa gozzoviglia di cinque impenitenti burricchi ciccioni.
Forse unica nota stonata: la non adeguata musica di sottofondo, in sala.
Il servizio è particolarmente efficiente e viene alternativamente garantito da una acerba giovinetta, da un simpatico signore di mezza età, e da una energica e gentile signora, che prende subito il controllo della situazione e ci preannuncia che lì non avremmo potuto trovare la solita zuppetta “cozze e arselle”, ma una raffinata rivisitazione dei sapori tradizionali. Così è stato.

Sa 'ide e s'ollia - Raviolini di pesce

Sa 'ide e s'ollia – Raviolini di pesce


Ci facciamo quindi, volentieri guidare e trascinare dalla saggezza alimentare del personale, seguendo di buon grado il consiglio del menu degustazione “a sorpresa”. Veniamo messi in guardia sul fatto che il percorso sarebbe stato lungo e articolato, ma che per noi non ci sarebbero stati problemi di sovradosaggio, dato che le porzioni non avrebbero ecceduto in quantità. Colto nell’orgoglio, Jesus trasecola: «No, no, abbondate pure: siamo dei professionisti!»
La scelta del vino, come sarà tutto il resto, è per noi anomala. Ci viene suggerito un rosso “Buonasera” delle cantine Argiolas, vitigno Carignano del Sulcis, “poco strutturato ma amabile e fruttato” (grazie al somelier Ettore per la disamina enologica, ndr.). Ottimo!
Inizia quindi una serie incredibile di eccellenti antipasti, del tutto fuori dal comune, non di mare né di terra ma qualcosa che non si allontana dal loro più sublime componimento.

Sa 'ide e s'ollia - Chicchette ai profumi d'autunno

Sa 'ide e s'ollia – Chicchette ai profumi d'autunno


Vediamo pervenire al nostro tavolo, una interminabile successione di portate, accompagnate dal veloce eloquio della docente cameriera. Solo la strabiliante memoria dell’attento Raschione Ettore
– contrapposta a quella aracnidea dell’Ing. Marrocu, che a metà pasto non si ricordava già più il nome del vino – ci consente di riportarvi pedissequamente i dettagli particolari della doverosa cronaca.
Iniziamo ordunque con una frittura di gamberi e aceto balsamico, cipolle ripiene con ragu di tonno, polpettine fritte con polpa di granchio – servite in un’originale scrigno ligneo -, pizzette sfoglie con formaggio e bottarga, carpaccio di polpo marinato con limone, un pasticcio di origine medioevale, fatto con carne di maiale e cozze triturati, pomodori arrosto ripieni di crema di tonno e formaggio, carpaccio di salmone con crema di pecorino e rucola, tartine di formaggio con mele fresche. Tutto sublime!

Sa 'ide e s'ollia - Triglia in letto di patate, controfiletto di manzo

Sa 'ide e s'ollia – Triglia in letto di patate, controfilettoIl


Altrettanto originale la presentazione dei primi piatti.
Si inizia con un assaggio di eccellenti Raviolini di pesce con crema di orziadas, per poi passare a delle spettacolari “Chicchette ai profumi di autunno”, con funghi, carciofi, asparagi, serviti dentro una forma cava di pecorino stagionato, alle pareti della quale era possibile attingere, con un cucchiaio, per divisare un ulteriore eccellente condimento. Che Iddio li abbia in gloria!
Un minimo di difetto troviamo invece nella composizione e nell’assaggio dei secondi piatti; la buonissima triglia, servita su un letto finissimo di patate arrosto e pancetta, era invero affiancata da un non eccellente
– probabilmente per una accidentale ma non esemplare qualità della carne – controfiletto di manzo, con crema di formaggio e cacao amaro.
Il tutto, comunque, splendidamente decorato con un fiore di verdure e stelo di cioccolato.
Immancabili i dolci: crema catalana per l’Ing.Marrocu, torta di ricotta e pere per il Raschione e il Buriccu Pg, eccellente sorbetto alla pesca e mandarino per Jesus e il Dott. Melis. Il tutto accompagnato da vari amari e un caffè per Jesus, per questo rimasto in piedi fino alle quattro del mattino!
Conto finale, 34€ cadauno, 10-15€ al di sotto di quanto ci saremmo aspettati, per la gioia e il sollievo del Dott.Melis, il quale, in virtù della sua ben sperimentata indole di burriccu sensibile all’impegno finanziario, veniva continuamente stimolato da fantascientifiche proiezioni di spesa da parte del sadico Jesus. Ovviamente, alla fine, ben meritata e abbondante mancia (da parte di Jesus Ettore e il Burriccu Pg, ovviamente).
Il Ristorante è eccellente, anche se ha manifestato qualche minimo difetto, che pensiamo essere facilmente arginabile. Jesus è stato fino all’ultimo in dubbio se concedere l’onore del quarto Burriccu ma, come si sa, Egli è misericordioso!

Nota: Il Ristorante ha chiuso, ed al suo posto è stato aperto “Su Ziru Mannu“, già visitato e recensito dai Burricchi.



VALUTAZIONE “Sa ‘ide e s’ollia”: Quattro Burricchi.
Ristorante Sa ‘ide e s’ollia Indirizzo: Via Cagliari 167, Quartu Sant’Elena
Telefono: 070881297    [mostra in google maps]
 

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apr 16 2011

Ristorante Peek-a-Boo – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Peek a Boo - Interno

Peek a Boo – Interno

 

Per chi non fosse avvezzo agli idiomi di origine non indigena, esordiamo con l’esemplificare brevemente il significato della locuzione “peek-a-boo”, che nella cultura popolare anglosassone identifica l’equivalente del nostro “bubu-settete” o “cucù”, ovverosia il non troppo impegnativo gioco di intrattenimento – rivolto in particolar modo a spettatori al di sotto dei 36 mesi di età – che consiste nel celare ripetutamente e non troppo minuziosamente il proprio volto e/o corpo, per poi prorompere ex abrupto, fragorosamente, con l’improbabile tentativo di sorprendere o spaventare il proprio divertito interlocutore.

Peek a Boo - Frittura paranza agrumi

Peek a Boo – Frittura paranza agrumi




Sorprende non poco invece – e forse per questo il nome del ristorante (o lounge restaurant se si vuole fare i fighi!) è del tutto adeguato – il veder comparire un locale di raffinata e ricercata eleganza, pienamente integrato nella struttura di un noto mercato civico rionale (San Benedetto), crocevia per l’incontro di affrettate massaie ed annoiati pensionati, con le buste della spesa in mano.
L’interno è splendido. Un unico grande ambiente, distribuito su un livello inferiore e un ampio soppalco, converge sulla imponente e altissima vetrina del BAR che, arrampicandosi fino al soffitto accarezzata da una sorta di pergolato in legno, mette in mostra numerose bottiglie di vino su composite nicchie squadrate, retro-illuminate da una luce d’atmosfera azzurro-elettrica.
Peek a Boo - Maccarronis frutti di mare

Peek a Boo – Maccarronis frutti di mare



Oggetti d’arredamento dal gusto retrò, solleticati da una generale impronta post-moderna, tracciano i contorni glamour e “di tendenza” del ristorante, ideale confinamento per i fighetti della Cagliari bene e per alcune pseudo-celebrità che riusciamo ad intravedere all’ingresso.
Ci accomodiamo, scortati da una gentile autorevole signorina, ad un piccolo tavolo rettangolare ai margini del soppalco e con vista spiovente sul BAR di sotto, dirimpetto alla vetrina. Ci servono alternativamente due gentili e frenetici camerieri. Il menù per l’ora di pranzo non é invero particolarmente vario, tanto da rendere quasi obbligate le nostre scelte. Amplissima invece la carta dei vini (150 etichette disponibili), dalla quale scegliamo un’ottima bottiglia di Vermentino Is Argiolas D.O.C.
Peek a Boo - Tagliata di manzo

Peek a Boo – Tagliata di manzo



Ordiniamo entrambi, come antipasto monolitico, una “frittura di paranza con agrumi”, insolitamente accompagnata da una salsina di soia; tutto piuttosto buono, ma abbastanza povero in termini di qualità dei singoli elementi e di abbondanza complessiva, anche perché, per un censurabile errore del cameriere, i due piatti richiesti sono stati contratti in un unico “antipasto abbondante”, da condividere tra Jesus e il Raschione Ettore, unici attori dello spettacolo di oggi, per una nuova ingiustificata assenza dell’Ing. Marrocu.
Si proseguiva con dei “Maccarronis ai frutti di mare”, che a dire del cameriere sarebbero dovuti essere oltremodo abbondanti, non però per il più severo giudizio basato sui parametri fuori-scala degli esperti Donkeys: buoni e ben presentati («notate gli scampi che abbracciano il basilico») ma non del tutto convincenti al palato dell’esigente Raschione.
Peek a Boo - Trancio di salmone alla piastra

Peek a Boo – Trancio di salmone alla piastra



Secondi piatti differenziati per i due commensali: tagliata di manzo con rucola, grana aceto balsamico e contorno di insalata per Jesus, trancio di salmone alla piastra per il buon Raschione Ettore.
Nonostante una manifestata preferenza ideologica del cameriere per le bistecche al sangue, la tagliata di Jesus presentava un fastidioso eccesso di cottura; comunque, l’ottima qualità della carne in sé, ne garantiva una discreta apprezzabilità.
Meno margine di tolleranza invece per il trancio del Raschione, giudicato stopposo e privo di gusto.
I (due) possibili dessert proposti per concludere il pranzo non erano di pieno gradimento a Jesus, che quindi preferiva saltare la sua porzione. In virtù e per causa di questo forzato difetto lipidico, il vostro amato ometteva di immortalare la buona “torta ai frutti di bosco” richiesta dal Raschione.
Due buoni caffè e un amaro Cynar (per Jesus) terminavano le ostilità alimentari di quest’oggi.
Costo complessivo del pranzo: 45€ cadauno, che riteniamo di dieci euro superiore rispetto ad una ponderata stima ideale.
Il ristorante  “Peek a boo” presenza senz’altro una eccellenza dal punto di vista dell’ambientazione, della carta dei vini e della presentazione dei piatti. Meno lodevole la qualità complessiva delle pietanze e la varietà del menu, che condizionano inevitabilmente il giudizio finale.


VALUTAZIONE “Peek a Book”: Due Burricchi.
Ristorante Peek a Boo Indirizzo: Via Pacinotti 4, Cagliari
Telefono: 0703495393    [mostra in google maps]
 

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