Ristorante dal Pescatore – Sarroch
“Il cielo è pregno di vino, Nut ha messo al mondo sua figlia luce dell’alba, io mi levo altissimo … la mia terza è Sothis“.
L’ombra di un non ultimo sole; i celati raggi del Ra, così come in questo deserto appaiano, sono in realtà gli amorevoli sguardi del nostro padre Osiris, dal Nilo Celeste in cielo, che veglia sulla prosperità delle nostre terre.
E’ il mistero di Orione*, l’Horus della rinascita, il frutto dell’incestuosa unione con Isis-Sothis che, dopo ogni termine, dona nuova vita, nuovo vento alle ali della fenice, mirabilmente tracciato e dipinto dall’eretico saggio dell’Ingegner Bauval.
“Come in cielo, così in Terra“.
E’ il biblico insegnamento che a voi Jesus ha lasciato, ma che un’antica e inarrivabile civiltà, tremila anni prima, aveva di già assunto e vissuto.
E’ Osiride defunto, ucciso dal vile Seth qui sulla Terra, è lo splendente Orione in cielo. E’ Iside incarnata nel nostro Mondo, è Sirio nel Duat celeste, che si ricongiunge al suo sangue per generare l’Horus il quale, a sua volta, un giorno si leverà luce di stella, nell’infinito circolo della fertilità umana.
Vivrete con noi quest’oggi, un parimenti mistico sincretismo, generato e sospinto dalla tormenta di sabbia, che da sempre infuria nella mente del vostro amato Jesus.
Martedì notte, 24 Aprile, giorno pre-festivo.
Seguendo il buio e malcerto tracciato della pedemontana in località Balloi, una pittoresca quanto insolita coventicola, ascendeva verso il cielo stellato di Sarroch.
Destinazione, il loro – per quest’oggi – Duat sulla Terra, eletto nel Ristorante “Dal Pescatore” o “Il Pescatore”, a seconda di differenti possibili interpretazioni.
Jesus e il Raschione Ettore sono, come loro abitudine e orgoglio, i grandi cerimonieri del rituale; defunto e mummificato è invero l’ormai ex Ra (Ra, per questioni di albedo congenito) Ing.Marrocu, nuovamente assente, e da decretarsi prossimo al mitologico annegamento.
E’ il Marrocu sulla sponde del Nilo (o se volete, del viale verso Elmas), è l’Orione (Antonio) nel Donkey Celeste, che dell’inconsapevole ingegnere trasfigura taluni tratti somatici, alcune insalubri abitudini e, di certo, l’attenzione alle faccende economiche, come avremo modo di apprezzare in seguito.
E’ Il mordace Raschione sulla piana di Giza, è il pungente Burriccu Sollai (che a breve potrebbe ricoprire il ruolo di Seth, anche se non siamo certi che apprezzerebbe la conclusione della leggendaria vicenda) nell’Oltremondo. E’ Jesus che si improvvisa saggio Imhotep sui tetti di Saqqara, è il misurato e formale giurista Pisano (Piero), che cerca di delineare il confine tra il dileggio e l’amore per la verità, nell’indecifrabile Universo del Maat.
Il nostro Duat è un ristorante atipico, nelle abitudini e nella collocazione. Nelle abitudini perché, fatto salvo qualche occasionale collaboratore, è custodito e gestito interamente da un ex pescatore (l’Anubi, signor Antonio Palmas) che, su precorsa prenotazione, accoglie un numero (non) limitato di avventori, per offrire loro i piatti della sua cucina, composti con ingredienti probabilmente acquistati ad-hoc, in giornata.
Sebbene questo possa dar luogo di pensare ad una proposta improvvisata e approssimativa, anticipiamo i tempi, affermando che, in realtà, stiamo parlando di prelibatezze di assoluta qualità ed eccellenza; il servizio, inoltre, sebbene il signor Palmas sia conosciuto nell’ambiente come uomo verace e di non ricercata arte diplomatica, nulla ha da invidiare, per gentilezza e attenzioni, a quelli convenzionalmente apprezzabili, in locali di maggior nome e prestigio.
Il Ristorante è alloggiato in una bella villa degli anni sessanta, edificata al culmine di una collina, circondata da pinacee, dalla quale è possibile ammirare il mare. All’ampia sala principale, si accede da una splendida terrazza coperta esposta a Sud, panoramico riparo estivo, per le tavolate di accaldati clienti.
L’allestimento interno è un meraviglioso esempio di filosofia Kitsh, con decine di suppellettili, ornamenti, elementi d’arredo della più varia e stravagante natura; si passa dai quadri e le stampe di differenti ed improbabili tematiche (e.g.: il medesimo proprietario) a rari manufatti di tassidermia marina, da un elegante grammofono in ottone accomodato su una credenza in legno povero, al poster di una squadra di calcio degli anni ’70. L’effetto finale è comunque tutt’altro che inelegante o grottesco; inoltre, il prezioso contributo dell’alto tetto spiovente in muratura, rende l’acustica della sala per certi versi miracolosa, tanto da far percepire come rilassante e avvolgente, il lontano strepitio di una dozzinale radiolina accesa.
Non esistendo ovviamente un menù alla carta, le pietanze disponibili sono tutte e sole quelle preparate in giornata dal Sig.Palmas, frequentemente variabili a seconda della circostanza e occasione. Accomodati in un’ampio tavolo rettangolare, i cinque Burricchi potevano iniziare ad apprezzare le ottime olive marinate e lo strepitoso pane carasau, serviti come stuzzichini iniziale e accompagnamento della cena, parimenti a due caraffe di vino (bianco e rosso) della casa, apprezzabili dal secondo bicchiere in su. Segnaliamo ad ogni buon conto che, data la presenza di una piccolo mobile portabottiglie ai margini dell’arredo, con tutta probabilità, sarebbe stato possibile ordinare un nettare maggiormente qualificato, ma di questo non possiamo averne assoluta certezza.
Già dai primi antipasti proposti, la cucina del “Pescatore” si delineava come frutto di una solida e vicendevole contaminazione tra le tradizioni cagliaritana e tabarchina, magistralmente espressa con arte ed esperienza: carpaccio di palmita su letto di arance, sardine marinate, sarago “incavolato”, con cavolo nero, uova di spigola con casu axedu e pomodori, tranci di muggine al vapore su letto di foglie di mirto, meraviglioso (è da solo un valido motivo per visitare il ristorante) pasticcio di lattuminada di pesce san pietro, impreziosito da petali di carote e bacche di lentisco, couscous di verdure con piselli e pomodori, accompagnato da cozze al pesto.
A parte qualche personale e sindacabile distinguo (leggi Orione) per un paio di portate, dobbiamo giudicare questa carrellata di antipasti assolutamente strepitosa in termini di preparazione, gusto, presentazione, e dosaggio delle quantità, tra l’altro ben predisposte per essere agevolmente distribuite fra i cinque competitivi commensali.
Altrettanto strepitosi i primi piatti, piuttosto semplici ma tra i più succulenti mai recensiti: eccellenti spaghetti alle uova di spigola, favolosi tagliolini al nero di seppia con crema di bottarga e piccoli scampi. Gesù!
Dopo un intermezzo di ottima cruditè di ravanelli e finocchi, come secondo piatto il sig.Palmas procedeva a cucinare una notevole (per dimensioni, anche se la riproduzione visiva non le rende onore) spigola al forno di ben oltre un chilogrammo, il cui sughetto salato poteva apparire invero leggermente aggressivo, ma dalla freschezza e dalla bontà impagabili!
La cena si avviava quindi alla conclusione, dapprima con un buonissimo carpaccio di frutta (arance, fragole e acini d’uva) affogata nel mirto, seguita poi da dolcetti tipici sardi (da una bottiglia di mirto accompagnati), dei quali registriamo l’eccellenza dei celeberrimi gattò (croccanti) alle mandorle. Finale con tre caffè. Costo complessivo dell’operazione 36€ cadauno subito arrotondati a 40, in onoranza del sublime cibo consumato. A tal proposito, registriamo un impagabile sussulto di parsimonia da parte del dottor Orione che, indotto dalle pressioni dei burricchi commensali, al non spontaneo atto dell’elargizione, si incollava successivamente alla bottiglia di mirto, per riuscire a consumare in qualche modo i 4€ di differenza, così degnamente trasfigurandosi nel ruolo di incorreggibile susunku, finora onorato in Terra dall’evanescente Ing.Marrocu.
Messo da parte il possibile iniziale scetticismo, il ristorante “dal Pescatore”, è l’esempio più fulgido e mirabile di come, una cucina di stampo familiare e casalingo possa, con l’intelligenza e la passione, elevarsi al cielo, fino a brillare nel firmamento della ristorazione nostrana. Quattro Burricchi.
VALUTAZIONE “dal Pescatore”: Quattro Burricchi. | |||
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Ristorante dal Pescatore |
Indirizzo: Strada Pedemontana località Balloi, Sarroch Telefono: 3470565187 [mostra in google maps] |
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(*) Il mistero di Orione, R.Bauval, A.Gilbert, Edizioni TEA pp.290.
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25 apr 2012 alle 21:03
Nella serata in cui Orione il Cacciatore si presenta al cospetto del Pescatore, proprio tre Re Magi, che l’Astronomia associa nel nome proprio alle tre stelle dell’omonima cintura, sono chiamati a sostituire il più somaro dei burricchi, trasformando così il consolidato triumvirato in un’inedita cinquina.
Assente ingiustificato, l’ormai traballante Ing. Marrocu non approfitta del turno infra settimanale di recensione per rimediare all’assenza forzata alla precedente ciccionata. Fortunatamente gli ospiti, che hanno partecipato con entusiasmo, hanno garantito il successo della serata.
Navigando a vista, sebbene la dotazione di strumentazione GPS avanzata fosse abbondante nella compagnia, traghettati dal neo burriccu pro-tempore Franco, giungiamo a destinazione, in una splendida tenuta nelle campagne di Sarroch, Ettore, Jesus, Franco, l’Avv. Piero e il Dott. Orione. Vorrei innanzitutto ringraziare i nostri ospiti, per la gradevolissima compagnia e per l’interpretazione perfetta del protocollo ainìno.
Il servizio in sala è garantito dal padrone di casa, il Sig. Palmas, che si presenta inaspettatamente formale, comunque preciso e puntuale.
Dobbiamo subito segnalare l’unica imperfezione di una cena diversamente perfetta, l’impossibilità di scegliere un’etichetta, anche se non eccessivamente prestigiosa, per il nettare che ha accompagnato la serata, dettaglio per cui è saltato anche l’usuale rito dell’assaggio, storicamente riservato all’Ing. Marrocu ma che per l’occasione avremmo voluto vedere interpretato dall’esperto assaggiatore Dott. Orione: censura grave.
Ciascun piatto assaporato è la sintesi perfetta di ingredienti freschissimi, cucina creativa e di alta scuola. Menzione speciale per i primi, fra i migliori mai assaporati, e per la lattuminada di pesce di San Pietro: poesia.
Il pescatore è sicuramente il posto ideale da visitare in compagnia di ospiti non sardi amanti dei sapori del mare, ma anche attenti alla spesa.
Concludo ringraziando ancora gli ospiti, e vorrei sottolineare un’inaspettata somiglianza nei comportamenti tra il Dott. Orione e l’Ing. Marrocu, nei modi di fare e nel rapporto con certe imposizioni della società quali elargizione della mancia, mancia tra l’altro risarcita dalla violenza sulla bottiglia del mirto concessaci in comodato.
25 apr 2012 alle 23:21
Vi sto picchiando!! L’ulteriore bicchiere di mirto che ho definito “a compensazione” era necessario per salvaguardare l’onore da Carlofortino mezzosangue…non potete capire!
Domani con calma aggiungo qualcosa sul cibo (splendido) e sul vino(mediocre).
Ps “la ghe” il muggine era al vapore, non marinato
26 apr 2012 alle 09:16
Caro dottor Orione, non dubito della natura candida e positiva del suo istintuale amore per la susunkaggine, mi è sfuggito però di illustrarLe, agli esordi della serata di martedì, uno dei fondamentali postulati del Donkey Challenge, per il quale ciaschedun comportamento dei burricchi commensali può essere oggetto di attenta analisi e amplificazione mediatica, proporzionale comunque al grado e il livello di importanza attribuito al soggetto particolare.
Nella fattispecie, credo che possa ritenersi onorato del fatto che tutta la recensione sia ruotata intorno alla sua accesa figura. La ringrazio, inoltre, per la segnalazione del refuso sul muggine.
26 apr 2012 alle 09:47
Carissimo Jesus, sono doppiamente onorato, sia per l’invito, sia per l’impostazione alla Zahi Hawass di cui persino Giacobbo sarebbe invidioso, mi era però sfuggito il rischio di cadere sotto la falce del sarcasmo mediatico!
Prometto solennemente di fare pubblica ammenda in occasione della prossima ciccionata interforze!
26 apr 2012 alle 10:47
In qualita’ di Burricu pro tempore, ringrazio il nuovo invito da parte dei triumviri ufficiali, e
mi assumo la totale responsabilita’ sulla inadeguatezza del candidato burricu Orione.
Pensavo che una somiglianza notevole con il stimato e diffidato Ing. Marrocu, soprattutto
per la ormai inesistente chioma, potessere bastare a proporre la matricola Orione
come naturale sostituto.
A rafforzare la mia convinzione, le conosciute doti di susunkaggine
dello stesso candidato, essendo mezzosangue tabarchino, ed a questo punto,
crediamo mezzosangue genovese!!
Mi scuso ancora per averlo sovrastimato, e chiedo a
sua santita’ Jesus di pubblicare la penitenza che vorra’ infliggermi!!
26 apr 2012 alle 10:53
Caro Franco, sei troppo duro con te stesso. Ti ricordo infatti che, considerando la equivalente inadeguatezza dell’Ingegner Marrocu a ricoprire con onore il suo Ufficio, paradossalmente il buon Orione ne diventa suo sostituto ideale, motivo per il quale ritengo la tua iniziativa assolutamente lungimirante e in accordo con la nostra linea editoriale, che possiamo sintetizzare nell’esigenza mediatica di valorizzare un burriccu espiatorio, da esporre al pubblico ludibrio.
26 apr 2012 alle 11:42
Nelle pause tra gli studi giuridici ed il cercare “di delineare il confine tra il dileggio e l’amore per la verità, nell’indecifrabile Universo del Maat” mi accingo a palesarvi le mie (ottime) impressioni sull’ainina ciccionata cui ho partecipato con grande entusiasmo, su caloroso invito del burricu Sollai, spacciatore personale del desinare infrasettimanale…
Un’allegra compagnia che, come detto, vedeva coinvolti oltre ai venerati burricchi (ufficiali ed ufficiosi), anche l’ “appenaconosciutodipersona” Dott. Orione, diventato in fin di serata corresponsabile dell’esaurirsi del mirto (sì, nessuno lo notò ma,ahimè…confesso…non solo lui fu a finirlo…). Cena veramente ottima in un ambiente molto informale in cui il sig. Palmas, “cuocotitolareproprietario”, ha dato una prova ai deliziati presenti di quelle che possono essere le potenzialità gastronomiche del posto. Purtroppo non posso usare il termine “eno”-gastronomiche, perchè il vino automaticamente collocato in tavola non é riuscito (…a voler esser buoni) ad esaltare la bontà di quanto proposto. In particolare per ciò che attiene a piatti, come i due primi indicati, dal sapore deciso. A voler poi essere cattivo, ma riesce difficile con questo locale, non é accettabile (ma lo accetti perchè sei già satollo e felice)che a conclusione di una cena simile il caffè venga servito in bicchierini di cartone premarcati dalla società che consegna le relative cialde. E’ d’uopo dotarsi di moka e di servizio da caffè che renda quest’ultimo degno di essere assaporato e non trangugiato… Onorato di aver visitato con cotanta compagnia un locale di così alta classifica, resto a disposizione di lorsignori per futuri locali di altrettanto alto lignaggio
26 apr 2012 alle 13:31
Con la presente Jesus intende ringraziare gli eminenti ospiti integrati ed integranti nel circo mediatico ainino, piacevolmente verificando la di loro spiccata propensione nel contribuire attivamente, con spunti piacevoli ed efficaci, al dibattito post ciccionata; condizione che, considerata la cronica accìdia dell’Ingegner Marrocu, ormai per questo inconsapevolmente prossimo alla squalifica, non ci era dato modo di apprezzare dai tempi dei ricorrenti improperi riversati sulla figura del Burriccu Pg, maldestramente arginati dal medesimo, su queste stesse pagine.
Grazie!
26 apr 2012 alle 18:41
Cosa aggiungere che non sia già stato detto?
Ho molto apprezzato, anche se la presentazione iniziale del locale mi aveva un po’ spaventato( zero menu’ mi mette ansia, le caraffe di vino gia’ sulla tavola, primo arrivo le sardine..Argh dove mi avranno portato?)
Il pescatore mi ha invece sorpreso, nessun antipasto banale o visto e stramangiato, ma splendide novità negli accostamenti, primi piatti deliziosi e anch’essi mai assaggiati altrove, non posso che confermare il vostro insidacabile giudizio!
Segnalo:
1)La lattuminada di pesce di San Pietro e’ da orgasmo organolettico!
2)Pur detestando il plebeo muggine, questo “alla griva” era favoloso
3)Il condimento al basilico delle cozze e’ una bella invenzione. (vero Piero?)
4)Non facevo la scarpetta al sugo della pasta dall’82, i primi sono stati davvero sorprendenti.
5) La pazienza del ristoratore nei confronti dei clienti pibinchi.
6) L’ottimo mirto(ma questo s’era gia’ capito), presumibilmente fatto in casa
7) Last but not list, la compagnia
Non ho apprezzato:
1) Il vino bianco che non ha permesso di esaltare degnamente i sapori(ma forse colpa notra, avremmo dovuto chiedere una bottiglia)
2)La sala interna e le stoviglie un po’ tristi.(tazzine di carta comprese)
3)Sardine e cous cous non all’altezza delle altre portate.
4)L’essere un po’ fuorimano che m’impedisce di frequentarlo quanto vorrei
20 mag 2012 alle 21:28
Dopo una iniziale diffidenza dovuta al locale dall’arredamento discutibile e dalla scarsa presenza di altri avventori, dopo i primi antipasti ci siamo dovuti ricredere grazie alla varieta e genuinità dei piatti.
Spiccano la lattuminada, il muggine al mirto, il tonno all’arancia, i ravioli al nero di seppia (i diavolotti), l’orata al forno con vermentino e succo di arancia e un finale di carpaccio di frutta al mirto ed dolci sardi di loro produzione.
Il tutto servito con cortesia ed ad un ottimo rapporto qualita-quantità/prezzo, il conto infatti non supera i 40 euro.
Assolutamente da consigliare.
Massimo