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lug 21 2014

La Peschiera da Basilio – Sant’Anna Arresi

 Scritto da Jesus | 6 commenti | Commenta

La Peschiera - Interno e Veranda

La Peschiera – Interno e Veranda

 

Cento. Qualcuno mi suggerì di esordire questa recensione, in lode di dieci decine, otto dozzine con ammanco di quattro, quattro quarras col resto di uno, quaranta imbudus e cinque mesus mois.
Abbandoniamo la nostra terra per ammirare una nuova alba, per ritrovare l’entusiasmo che fu, per riconquistare i colori di emozioni sbiadite nel tempo. Dobbiamo alzare l’asticella della passione, alterare la chimica dei pensieri, inquinarci il sangue con non convenzionali veleni, respirare fumi di fuoco, far ribollire la nostra pelle. Tutto questo per darci un Sabato, o una Domenica che non siano sempre lo stesso Sabato o la stessa Domenica. Oggi, ci proviamo con l’impulso a noi più estraneo: la susunkaggine!
 

La Peschiera - Tonno e Pesce spada

La Peschiera – Tonno e Pesce spada

 

«Arrivederci mi pare eccessivo.»
Con queste parole, in quel di Porto Pino, splendida frazione turistica di Sant’Anna Arresi, si concludeva la ciccionata che, ad inizio Luglio, vedeva nuovamente protagonista il più famoso Triumvirato della ristorazione sarda, anche questa volta in gita “a casinu“, guidato trasportato e traslitterato dalla nuova e ben climatizzata quasi cento cavalli del Raschione Ettore.
Tralasciando i dettagli dell’avvicinamento alla destinazione – scandito, come di consueto, dagli insulti rivolti dall’Ing.Marrocu al driver di turno e alla mentalità isolana – vedremo a breve come si collega l’accennata conclusione, con il curioso incipit della recensione stessa.
 

La Peschiera - Antipasti classici

La Peschiera – Antipasti classici

 

Porto Pino. A pochi passi dalla spiaggia, poche centinaia di metri dalle dune di sabbia fine e bianchissima, dalle voci eccitate del mare, dall’afa soffocante del sole di Luglio. E’ qui che, con i suoi confinati specchi d’acqua, appare sulla Via il ristorante “La Peschiera”. L’appendice “Basilio” del nome spunta fuori informalmente e ci ricorda celeberrimi bi-laureati nostrani.
E’ facile e confortevole accomodare l’auto del Raschione nell’ampio parcheggio adiacente al ristorante, mentre poco distante si consuma il delirio organizzato dei servizi esterni alla spiaggia. Successivamente al pranzo, per far sbentiare l’ing.Marrocu, i Burricchi avrebbero tentato di appropinquarsi ai medesimi, senza aver possibilità di usufrutto, a causa del precoce e del tutto estivo, terminare delle risorse disponibili.
 

La Peschiera - Fritti gratinati crostini

La Peschiera – Fritti gratinati crostini

 

Superate le palme che delimitano il parcheggio, incontriamo una bella struttura in stile mediterraneo, con soffitti bassi, intonaci esterni bianchi e tegolato rustico. La sala interna, a parte le arcate in muratura, è interamente dominata dal legno chiaro delle pareti, e dal soffitto scuro con belle travi a vista. La pavimentazione è in simil cotto, mentre il colore delle tovaglie e delle sedie stona un poco con il resto dell’ambientazione, comunque gradevole.
Ci accomodiamo però nella veranda esterna, che dà sulla Peschiera, riparata da una tettoia di canne paravento e (letteralmente) innaffiata, fino ai piedi dei tavoli, dagli erogatori delle aiuole perimetrali; questo, a dire del titolare, per rendere più fresco l’ambiente e dare ristoro ai piccoli uccelli che ogni tanto facevano capolino. Questa premura però, è col passare dei minuti diventata piuttosto fastidiosa, per un difetto di dosaggio o aumento della pressione dell’acqua, tanto da dover chiedere a “su Ziu” l’interruzione del processo erogativo.
 

La Peschiera - Classici e cruditè

La Peschiera – Classici e cruditè

 

Su Ziu (Basilio?), è l’anziano signore che ci fa accomodare nella veranda, che si farà carico del servizio, e che ci intratterrà per tutta la durata del pranzo con empatia e storie di vita vissuta, in particolar modo relative al periodo del suo affrancamento dal vizio del fumo.
Riguardo il servizio in sè, è stato sufficientemente preciso nei tempi e nella periodica fornitura di piatti e posate, ma dobbiamo di certo censurare certe abitudini “antiche” come quella di porgere coltelli e forchette impugnandoli direttamente dalla punta. Particolare, che di per sé avremmo potuto penalizzare con l’estremo atto di mozzatura dell’orecchia, ma che in questa occasione – per evitare eccessive distorsioni di giudizio – contribuirà solo numericamente all’attribuzione del punteggio finale in termini di burricchi.
 

La Peschiera - Spaghetti ai ricci di Giugno

Spaghetti ricci di Giugno

La Peschiera - Zuppa di pesce

Zuppa di pesce

 

Il Signor Basilio ci informa sulle abitudini di esagerata distribuzione delle portate della peschiera, subito proponendoci una degustazione di 22 antipasti. In realtà, alla fine, i piatti conteggiati saranno “solo” sedici, col difetto del ritardo delle cruditè di mare, arrivate al nostro tavolo solo dopo i primi perché inizialmente escluse, avendo il padrone di casa confuso il nostro ordine con quello del tavolo vicino (per la cronaca, i tavoli occupati erano tre).
Unitamente agli antipasti, ordinavamo primi piatti e vino. Dapprima una bottiglia di Vermentino di Sardegna DOC “Giunco” di Mesa – in onore alle produzioni locali e al suocero del Presidente SDP -, seguita poi da un “Lupus Infabula” della tenute “Olbios” di Olbia.
 

La Peschiera - Cruditè di scampi

La Peschiera – Cruditè di scampi

 

Come detto, gli antipasti si componevano di sedici portate di mare, la cui freschezza degli ingredienti ci pare indiscutibile, frutto dell’approvvigionamento diretto dalla peschiera o dai vicini punti di riferimento (es.: Isola di S.Pietro per il tonno), anche se potremmo discutere sulla qualità finale di talune composizioni, tutte comunque mai particolarmente elaborate o ben presentate.
Nel dettaglio, arrivavano al nostro tavolo: involtini di pesce spada, melanzane e rucola; carpaccio di tonno rosso; musciame di tonno alla catalana (in realtà un assaggio di musciame, sommerso da pomodori e cipolle); cuore di tonno accompagnato da una salsina piccante (simile all’harissa, accostamento discutibile); carpaccio di polpo su letto di radicchio; bottarga con noci; burrida di tonno; gamberi bolliti; cannolicchi gratinati; frittelle di orziadas (anemoni di mare); capesante gratinate con asparagi di mare; crostini di pane accompagnati da crema di bottarga, pomodori e burro salato; cozze primavera; filetti di sarde con uva sultanina e pinoli; bocconi di mare e, per terminare, cruditè di cozze e ostriche. Il sapore di queste ultime, segnaliamo, non ci ha per niente entusiasmato.

 

La Peschiera - Ricotta al miele di corbezzolo

Ricotta al miele

 


Meno brillanti, di fatto, i primi. Mentre si presentava come assolutamente gustosa e accattivante la zuppa di crostacei e mitili scelta dall’ing.Marrocu («con il pesce fresco si va sul sicuro»), composta da gamberi, cozze, arselle, scampi e accompagno di crostini fritti, gli spaghetti “ai ricci di Giugno” ordinati (consapevolmente nonostante fossimo fuori stagione) da Jesus e il Raschione apparivano più come una pasta all’olio ben mantecata, con subordine di uova di riccio insapori e granulose molto simili, in termini di aspetto e gusto, alle gonadi congelate.
 

La Peschiera - Tiramisù alle pesche

Tiramisù alle pesche

 


Eccellente, invero, la qualità del secondo piatto. Questo, scelto in alternativa alla (eccessiva a quel punto) aragosta, in realtà sarebbe andato benissimo come diciassettesimo antipasto: un semplice quanto meraviglioso plateau di scampi crudi con olio e pepe nero.
Buoni anche i dolci: particolare ricotta con miele di corbezzolo e chicchi di caffè per Marrocu, tiramisù alle pesche per il Raschione, semplice sorbetto al limone per Jesus.
Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e acquavite per Jesus e Marrocu. Costo complessivo, 97€ cadauno – su cui hanno pesato 114€ totali di antipasti (forse considerati 22 anziché 16?) e 72€ di scampi crudi, 800g, valutati quindi 90€ al Kg -, che dobbiamo giudicare un 40% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina con ottimi ingredienti ma senza particolari elaborazioni o peculiarità, e una qualità del servizio non proporzionale al costo pagato, superiore a quello di altre esperienze in ristoranti stellati. Sentito quanto avrebbe dovuto esborsare, l’Ing.Marrocu si è ripromesso, per le prossime ciccionate, di richiedere e analizzare preventivamente il menù con il preziario, al grammo. Consigliamo ai nostri lettori, per evitare brutte sorprese, di fare altrettanto, qualunque ristorante visitiate per la prima volta, soprattutto se nei pressi di rinomate località turistiche.

Situato nella suggestiva località di Porto Pino – della quale non è comunque possibile amminare la famosa spiaggia e le dune perché celate allo sguardo degli avventori – il ristorante “La Peschiera” offre una cucina semplice con ingredienti di ottima qualità, ma senza particolari eccellenze. Servizio ben distante dalle ambizioni, anche economiche, della proposta. Valutazione composita di 3 burricchi assegnati alla cucina e 0.5 al servizio. Mediamente: due burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “La Peschiera da Basilio”: Due Burricchi.
Ristorante La Peschiera da Basilio Indirizzo: Via d.Peschiera 15, loc.Porto Pino, S.Anna Arresi
Telefono: 0781.967018    [mostra in google maps]
 

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giu 19 2012

Ristorante La Marinella – Quartu Sant’Elena

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

La Marinella - Ingresso

La Marinella – Ingresso

 

Pochi di voi non conoscono, non amano, non disprezzano o non sono indifferenti, alla discografia di De André.
Ciò che rende godibile e apprezzabile qualsiasi forma d’Arte, che è Arte perché godibile e godibile perché è Arte, non è l’estetica del percettibile – che è di per sé serendipità, e non ha ragion d’essere come valore assoluto nel reale -, ma l’intuito e l’espressione del sensibile che l’hanno generata. L’intuizione e l’espressione, non scindibili e distinguibili oltre i limiti del nucleare secondo Benedetto Croce, riescono a rendere meraviglioso – grazie a un folle impulso interpretativo – un ridicolo, banale motivetto per sdolcinate fanciulle, quale “La canzone di Marinella”, non per l’armonia e la metrica della sua lirica, non per la struggente vicenda d’amore e tragedia che questa dipinge, ma perché narra la storia (vera) di una rozza e villana prostituta, annegata nel fiume Tanaro.
 

La Marinella - Interno

La Marinella – Interno

 

Per chi non avesse mai danzato intorno all’ardente fuoco della realtà, per appena accarezzarlo senza bruciarsi, un poco socchiudendo le palpebre per non restare accecato, preghiamo di non cercare le fiamme tra queste righe, ma di intuire e leggere il calore che ne ha dato ragione.

Sabato mattina, ore 12.50. Di nuovo sulla strada del mare, i due Biumviri Jesus e Raschione Ettore, trovano un cielo quasi plumbeo a scrutare il loro veloce incedere sul Viale Colombo di Quartu. La 150 cv, offre prezioso e confortevole riparo dalla prima, umida calura estiva. Il pensiero si estranea verso terre lontane e, solenne e severo, accarezza il ricordo dell’uccel di bosco Ing.Marrocu, sempre più inconsapevolmente compromesso, nella sua posizione di Triumviro ufficiale in seno al
Donkey Challenge. Pochi minuti ancora, e i due inappuntabili burricchi sarebbero arrivati alla loro ebdomadaria destinazione: ristorante “La Marinella”, storico locale quartese, integrato fin dentro la spiaggia del lungomare.
 

La Marinella - Tonno con uva passa, Pesce spada

La Marinella – Tonno con uva passa, Pesce spada

La Marinella - Burrida, Insalata di mare

La Marinella – Burrida, Insalata di mare

 

Alla sala da pranzo del ristorante, si accede percorrendo dapprima un breve corridoio esterno, superando poi il vestibolo d’ingresso – con la bella vetrina del pesce fresco in mostra -, e svoltando, infine, sulla destra (alla sinistra, pensiamo ci sia l’area riservata ai clienti della pizzeria) dove l’avventore viene accolto in un grande e luminoso salone, ben climatizzato e separato dalla spiaggia da ampie vetrate, probabilmente a specchio, dato l’insistente sbirciare di irriverenti e spigliati marmocchi, con paletta e secchiello d’ordinanza.
 

La Marinella - Salmone affumicato

La Marinella – Salmone affumicato

 

Di colore verde sono le sedie in legno, mentre le tovaglie ai tavoli si presentano con un bel giallo paglierino, così come la parete opposta alla grande vetrata, che è comunque quasi per intero ricoperta da un’esposizione di maglie da giuoco di famosi calciatori (probabilmente essi stessi occasionali avventori) del recente passato sportivo, settorialmente organizzate in funzione del ruolo tattico del giocatore. Senza voler entrare nel merito dell’impatto estetico complessivo di tali atipici elementi d’arredo, registriamo, come accidentale difetto estetico del locale, qualche crepatura nella vetrata, probabile conseguenza di incivili atti vandalici, consumati nottetempo.
Valore aggiunto dell’ambientazione è, come ovvio, il ritrovarsi praticamente sulla spiaggia, dalla quale è possibile ammirare le non frenetiche attività di belle e discinte bagnanti, impegnate nel moderno rituale di doratura e valorizzazione dell’epidermide.
 

La Marinella - Cozze marinate

Cozze marinate

La Marinella - Polpetti alla diavola

Polpetti alla diavola

 

Nonostante qualche piccola sbavatura, è buona la qualità del servizio offerta dal numeroso personale.
Le ordinazioni iniziali vengono prese in carico da un giovinetto e successivamente, da un conciso e puntuale maître più anziano. Richiediamo quindi i canonici antipasti di mare, integrati da una zuppa di cozze e arselle, e ci facciamo sedurre nella scelta di un’etichetta oristanese a noi sconosciuta: Vermentino DOC Pariglia, della cantina Contini, risultato poi particolarmente gradevole per profumo e sapidità, correttamente mesciuto e accomodato nell’apposito secchiello del ghiaccio.
 

La Marinella - Zuppa di cozze e arselle

La Marinella – Zuppa di cozze e arselle

 

Gli antipasti proposti, si articolavano in otto (sette più una) portate, non particolarmente originali ma complessivamente, a parte qualche incertezza, di buona fattura. Venivano quindi serviti: buona insalata di mare con gamberi, polpo, seppie e cozze, delicatissima burrida con noci olio e aceto, mediocre pesce spada con cipolline e cetriolini, ottimo tonno con uva sultanina (consigliamo di abbondare maggiormente con tale condimento, per rendere il piatto ancora più appetitoso), carpaccio di salmone affumicato (per Jesus dal gusto un po’ troppo deciso) con pepe rosso e capperi, buoni polpetti alla diavola, per finire con un abbondante piatto di cozze marinate. Riguardo quest’ultima portata, dobbiamo distinguere il giudizio del Raschione Ettore da quello di Jesus, che ha trovato eccessivo l’utilizzo di olio d’oliva nel condimento.
 

La Marinella - Fregola con le arselle

La Marinella – Fregola con arselle

 

Meno marcato, tale eccesso si è palesato anche nella zuppa di cozze e arselle
– richiesta come supplemento agli antipasti- , risultata comunque complessivamente ottima e in grado, vista la consistenza qualitativa e quantitativa, di costituire di per sé un secondo, capace di soddisfare le ambizioni alimentari dei due esigenti Burricchi.
La scelta del primo piatto è stata condizionata dal desiderio del Raschione Ettore di consumare il suo piatto preferito: fregola con arselle; il vincolo imposto dal menù, di ordinare perlomeno due porzioni della pietanza, ha quindi indotto il misericordioso Jesus ad adeguarsi, nonostante non sia un particolare estimatore di questa specialità. Ad ogni modo, seppur visibilmente non artigianale, la fregola è risultata piuttosto buona, anche per effetto della eccellente qualità delle arselle.
 

La Marinella - Sebada al miele

La Marinella – Sebada al miele

 

Per la cronaca e per il piacere del Burriccu Sollai, registriamo agli atti che, in caso di libertà nella scelta, Jesus avrebbe optato per degli spaghetti alla bottarga («Ma itta seusu in ristoranti o da zia mia?», cit.)!
Meno positivo l’approccio ai dolci; dal non amplissimo ventaglio di proposte, Jesus optava per un semplice  sorbetto al limone (buono), mentre il raschione sceglieva di deliziarsi con una tradizionale sebada al miele, il cui condimento risultava però un dozzinale e poco brillante millefiori.
Conclusione del pasto con due caffè e un liquore alla liquirizia (poi rivelatosi l’”odiato” Animanera) per il Raschione.
Costo complessivo del pranzo 42€ cadauno, forse da ritenersi un 10% eccessivo rispetto alla qualità complessiva della cucina, ma adeguato data la comunque accattivante ubicazione.
Con la sua ambientazione particolare e pittoresca – che ha storicamente assunto la sua impronta e non sarebbe corretto pensare di cambiare -, il ristorante “La Marinella” è un luogo dove si può apprezzare una buona cucina, in un contesto suggestivo e al contempo poco impegnato. Dal nostro modesto punto di vista, inoltre, non sarebbe difficile, curando maggiormente alcuni dettagli nella preparazione dei piatti e nella scelta degli ingredienti, fare un grosso salto di qualità in cucina. Due Burricchi con menzione speciale per la location.

 

VALUTAZIONE “La Marinella”: Due Burricchi con menzione speciale.
Ristorante La Marinella Indirizzo: Viale Golfo di Quartu 47, Quartu S.E. – CA
Telefono: 070810126    [mostra in google maps]

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mag 20 2012

Ristorantino Sa Tuedda – Settimo S.Pietro

 Scritto da Jesus | 13 commenti | Commenta

Sa Tuedda – Interno


 
All’approssimarsi della bella stagione, in una giornata che offre ai figli della Terra il piacere di un luminoso e confortevole sole, può risultare gradevole e non scontato abbandonare i grigi confini della città, per inoltrarsi verso la luce, alla ricerca di più ampi e incontaminati spazi.
Seppure risulti discutibile cosa s’intenda oggi per “incontaminato”, non è difficile regalare al nostro sguardo, il piacere di risolte ma ininterrotte figure di colori, che non concedano – giusto per il breve tempo di un faticoso sogno ad occhi aperti -, nel loro veloce avanzare, alcun onore al cemento, o alle violente stonature della asfissiante modernità.

 

Sa Tuedda - Bruschette olio Dolianova

Sa Tuedda – Bruschette olio Dolianova

Sa Tuedda - Razza bollita con patate e bottarga

Sa Tuedda – Razza bollita con patate e bottarga

 

Risulta facile quindi, percorrendo i pochi chilometri che ci separano dalle campagne, oltre le disordinate cittadine del cagliaritano, trovarsi tra verdi disabitate colline, interminati campi di grano, o irregolari variopinte coltivazioni, che disegnano un paesaggio ed un passaggio, in grado di offrirci l’antico sapore di un lontano, sconfinato orizzonte.
Terminato questo onirico stordimento, nei più miti confini dell’animo umano, si fa però strada un nuovo desiderio di intimità, per retrocedere, dalla vastità del latifondo, alla compostezza dell’aiuola e dell’orto di casa.

Sa Tuedda - Anguilla in sugo con uva sultanina

Sa Tuedda – Anguilla in sugo con uva sultanina

 

Il veloce tratto di strada, che separa la dimora di Jesus dalla cittadina di Settimo S.Pietro, è un breve, disagevole assaggio, dei sentimenti e delle emozioni sopra tracciate, che il vostro amato, nel fine mattinata di Sabato, affrontava in compagnia del Raschione Ettore e dell’ospite, ormai ricorrente, Ing. V-Hot, che i più cari e affezionati fan ben ricorderanno. Assente (questa volta giustificato) il terzo Triumviro ufficiale, Ing.Marrocu, oggi impegnato in gioviali attività e avvenimenti di Casata.
Destinazione dei tre Burricchi, il ristorantino
“Sa Tuedda” (tr.: l’aiuola, il piccolo orto), in quel di Settimo San Pietro, a pochi chilometri dal centro di Cagliari.

 

Sa Tuedda - Zuppetta di cozze

Sa Tuedda – Zuppetta di cozze

 

Il ristorantino (così recita l’insegna), è un piccolo gioiello a conduzione familiare, affacciato, in Settimo, nella esteticamente disimpegnata Via San Salvatore, arteria principale che attraversa longitudinalmente il Paese.
In effetti, l’impatto scenico esterno del locale non è particolarmente efficace, anche per via del temporaneo cantiere, predisposto al piano superiore del piccolo edificio.
L’allestimento interno, è invece gradevole e ben curato. Un’unica piccola sala con pareti dalle tonalità verdognole, è dominata dal suggestivo banconcino in pietra, dotato di una vetrinetta porta bottiglie, e sormontato da una struttura pensile, decorata con piccoli archi in legno e tegole in cotto, che fanno da riparo all’ingresso della cucina.

 

Sa Tuedda - Spaghetti al cartoccio di mare

Sa Tuedda – Spaghetti al cartoccio di mare

 

L’ambientazione, semplice ma di buon gusto, si compone di grandi e piccoli elementi d’arredo, quali quadri, mensole, libri, una bella credenza, e altri misurati decori.
Varcata la soglia del locale, veniamo accorti da un gentile e distinto signore – che poi si rivelerà essere un imprenditore edile occasionalmente prestato alla ristorazione -, che ci fa accomodare su un ampio e comodo tavolo, nei pressi della vetrina che dà sulla strada.
Nel concordare la scelta del menù, veniamo quindi eruditi sulla filosofia e sulle abitudini de “Sa Tuedda”: a parte qualche riconosciuta divagazione tracciata dal menù cartaceo, le pietanze del giorno che si possono gustare, sono quelle preparate dalla cuoca (la signora di casa) per soddisfare, equivalentemente e quotidianamente, le esigenze alimentari degli avventori o dei suoi fortunatissimi familiari.

 

Sa Tuedda - Fritturina di pescato

Sa Tuedda – Fritturina di pescato

 

Questo non significa, invero, che la cucina del ristorante e il servizio siano banali o poco qualificati: tutt’altro!
La richiesta fatta dai tre affamati Burricchi è quella di esordire con degli antipasti di mare, proseguire con un primo piatto, ed eventualmente terminare con un secondo. Il titolare, svelatosi successivamente fine conoscitore di vini – nonché pratico alchimista di sofisticate grappe casalinghe -, ci consiglia, tra le numerose e ricercate etichette della cantina, un vino bianco, vermentino DOCGS Aghiloia di Monti, composito dell’uvaggio fruttato del Funtanaliras, e quello più asciutto del S’Eleme; in quest’ultima annata, eccezionale!

 

Sa Tuedda - Seadinas alla ricotta

Sa Tuedda – Seadinas alla ricotta

 

Dopo aver gustato delle ottime ed invitanti bruschette condite da olio extra-vergine d’oliva dell’oleificio Perra di Dolianova, ci veniva quindi proposto un trittico di semplici, genuini, ma fenomenali antipasti: ali di razza bollita con patate e spolverata di bottarga, tranci di anguilla in sugo, con uva sultanina e prezzemolo, su letto di pane carasau (gustosissima), per finire con una inarrivabile zuppetta di cozze in salsina piccante. Il gusto delle cozze era talmente entusiasmante che Jesus, appena reduce da una personale intossicazione da mitili, capricciosamente pregava di poterne assaggiare una cruda. Quando si dice, su molenti chi non scrammenta mai!

 

Sa Tuedda - Crème brûlée

Sa Tuedda – Crème brûlée

Sa Tuedda - Sebada al miele di cardo

Sebada al miele di cardo

 

Il primo piatto può considerarsi all’altezza, se non superiore, alla squisitezza degli antipasti: spaghetti al cartoccio di mare con gamberi, cozze, calamari e granchione. Semplicemente, come direbbe il Raschione, sontuosi!
A quel punto, riconosciuta la propensione e l’amore per la cucina di mare, da parte degli asinini commensali, l’abile maître proponeva loro una fritturina di pescato di giornata, in luogo di già accennati piatti di terra quali agnello alla vernaccia o carne di pecora, che probabilmente già divisava di consumare lui stesso per intero, anziché condividerli con tre difficili competitor alimentari.

Sa Tuedda - Liquirizia, grappa Poli

Sa Tuedda – Liquirizia, grappa Poli

 

La piccola fritturina, di ottima fattura generale, era composta da calamari, muggine, gallinelle di mare e murena. Prendendo spunto dalle fette di limone poste a decoro, impagabili la discussione e gli aneddoti, relativi all’utilizzo del medesimo.
Concluse le portate principali, si passava quindi all’offerta dei dolci, che venivano accompagnati da uno strepitoso moscato della cantina di Ambrogio Locci, di Monserrato. Si iniziava con un assaggio condiviso di deliziose seadinas di ricotta, impreziosita da abb’e mele (saba di miele), per proseguire con una prima dicotomia di indirizzo: sebada al miele di cardo selvatico per il Raschione e il V.O., ottima Crème brûlée, servita in terrina di cotto per Jesus. Negata la possibilità di un caffè, per via dell’improvviso difetto del sistema di preparazione a cialde, si passava subitamente agli amari: liquore alla liquirizia “Tanca dei pavoni” per Ettore (a suo dire, la migliore mai consumata), grappa barricata “Poli” (tasso alcolico 55°) di Bassano del Grappa per Jesus e il V.O.
Da lì in poi, inizia una disquisizione rispetto ai termini di preparazione delle grappe, che porterà il vostro amato a prendere personalmente “visione”, di alcuni dei preparati alchemici sopra citati, tra cui una strepitosa grappa al miele. Gesù!
Costo finale del pranzo, 30€ cadauno, assolutamente ridicoli, in considerazione della qualità/quantità di quanto mangiato e del servizio che, a parte qualche piccola trascurabile sbavatura, si è rivelato sempre puntuale e attento.
Lontana dall’idea del latifondo della ristorazione, dalla sistematica e industriale organizzazione della cucina, “Sa Tuedda” rappresenta il piccolo orticello familiare, una piccola preziosa aiuola, dalla quale attingere i frutti più prelibati della nostra Terra, quando si abbia voglia di assaporare i veri e genuini sapori dell’intima tradizione culinaria, campidanese e non.
Tre meritati Burricchi, con menzione speciale.
 

VALUTAZIONE “Sa Tuedda”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Sa Tuedda Indirizzo: Via San Salvatore 14, Settimo S.Pietro
Telefono: 3280510511    [mostra in google maps]

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