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feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

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dic 31 2011

Ristorante S’Apposentu (di casa Puddu) – Siddi

 Scritto da Jesus | 9 commenti | Commenta

S'Apposentu - Casa Puddu

S'Apposentu – Casa Puddu

 


Addì MMXI, in Siddi. Il trentesimo giorno del dodicesimo mese dell’anno solare. Anno Domini, anno Christi, anno Jesus. Hanno Jesus e i Triumviri ufficiali lontano trascinato, questi ultimi deliranti sospiri del vecchierel canuto e stanco, all’approssimarsi dell’ancestrale rituale del passaggio;
la periodica mutazione, la fenice che muore e rinasce dalle sue ceneri nel continuum dell’infinito e dell’eterno divenire.
Buon anno Jesus: che quest’ultimi giorni di malinconico affanno, siano il solo pegno per i mesi di felice passato. E che non esista mai per te la parola addio.

S'Apposentu - Interno

S'Apposentu – Interno

 

Buon anno Raschione Ettore: che l’impronta di un fiero destino segua sempre i tuoi passi, ad annunciare e proclamare la rincorsa e conquistata gloria.
Buon anno Ing.Marrocu: che una ritrovata saviezza la conduca verso un nuovo equilibrio dei sensi, in cui la misurata parsimonia non arda e bruci nel suo cuore.
Buon anno Burriccu Pg, ex triumviro ufficiale pre capitis deminutio: che questa ostile società riconosca infine la differenza tra indigenza e susunkaggine, non abusando più oltre della tua rispettabile essenza, per le sue sciagurate mistificazioni (prego di voler leggere il commento di Jesus in fondo alla pagina).

S'Apposentu – Gamberi scottati

 

Buon anno Dottor Melis, buon anno Amit, buon anno caro V.O., buon anno S.L.M. e buone nuove a tutti coloro che, di sigle insigniti o meno, hanno varcato occasionalmente o periodicamente la soglia della casa del Donkey Challenge, fino a raggiungere la vera stanza dei piaceri, che noi con cura arrediamo.
Buona fine e gioioso inizio naturalmente a Voi tutti, nostri adorati e adoranti fan, vicini e lontani, e buon anno finanche a coloro che, pur giustamente abominandoci, contribuiscono, loro malgrado, ad incrementare in maniera diretta o indiretta il contatore delle visite qui di fianco. :-D

S'Apposentu – Antipasti, Panini

 

Buon anno infine, doverosamente, al gradito ospite che ha contraddistinto quest’ultima positiva esperienza del MMXI: il venerabile “Su fotografu”, valido collega del Raschione Ettore e già paesaggista ufficiale ai tempi d’oro del Donkey Team.
Quattro erano quindi i commensali che, per concludere felicemente questo periodo di soddisfazioni alimentari, hanno scelto un’ultima lontana destinazione fuori porta, contraddistinta da sicuro e fascinoso spessore: ristorante S’Apposentu – del noto chef Roberto Petza -, collocato e immerso nel Paese di Siddi, circondato dalle campagne del medio Campidano.

S'Apposentu - Spaghetti alla chitarra di gragnano

S'Apposentu – Spaghetti alla chitarra di gragnano

 

Il ristorante ha sede nella storica “Casa Puddu”, maestosa e splendida villa padronale in stile liberty del secolo scorso, già dimora di don Ciccittu, ricco possidente agricolo, panificatore e sindaco della cittadina. La sala da pranzo è distribuita su varie stanze (apposentus) della villa, mentre le cucine sono integrate nei vecchi alloggi della servitù. L’interno è sobriamente ed elegantemente arredato, tanto da far rivivere le atmosfere della signorilità contadina, orgoglio del nostro non lontano passato: tetto e mensole in legno, tovaglie di raso bianco, preziosi arazzi, graziosi soprammobili della vita quotidiana, disegnano un ambiente rustico e raffinato.

S'Apposentu - Raviolini di gallina

S'Apposentu – Raviolini di gallina

 

Veniamo accolti da due gentili e particolarmente flemmatici camerieri, abbigliati con gli indumenti ufficiali del ristorante: lungo grembiule bruno e paglietta chiara sul capo, che poi scopriremo avere una duplice funzionalità, come elemento di igiene e di richiamo alla radici contadine del Paese. Ci accomodiamo in un’ampia e confortevole tavola rotonda, che risulta splendidamente ed insolitamente imbandita, con posate d’argento, cristalli da vino, flùte, e bicchieri multicolore per l’acqua. Il centrotavola era invero costituito da un solido vassoio oblungo di colore nero, base per un candeliere d’argento a singolo stelo, su cui già ardeva una candela d’atmosfera.

S'Appusentu – Zuppa di fregua di casa

 

A contorno del criptico vassoio, la cui l’audace fisionomia inopinatamente stimolava la macabra idea di un sepolcro, erano disposte delle pietruzze o ciottoli di fiume, elementi di forte rappresentazione votiva negli antichi rituali pagani della fertilità, e simboli di rinascita e successione padre-figlio nella sacre cerimonie funebri di rito ebraico.
Il passaggio dal morente periodo al nascente nuovo anno, così come l’irrazionale passaggio del sole da ovest a est nella rinascita di un nuovo giorno, era in accordo con questa rappresentazione, in cui gli ainini commensali, topologicamente disposti in corrispondenza dei punti cardinali simboleggiavano, con il numero quattro, l’idea del trapasso, come nelle terre ad oriente è suggestivamente inteso (in lingua nipponica, il numero quattro e la parola “morte” si pronunciano allo stesso modo).

S'Apposentu - Scaloppa di dentice

S'Apposentu – Scaloppa di dentice

 

Il servizio è risultato assolutamente puntuale, rituale ed ineccepibile. Si inizia con un brindisi di benvenuto offerto dalla casa, condotto con spumante francese classico e accompagnato da un primo delizioso assaggio di antipasto: carpaccio di palamita sarda, decorata con erbette di campo. Segnaliamo subito la presenza a tavola di abbondanti provvigioni di eccellente pane carasau, bagnato con olio d’oliva Uselis DOC, e una non trascurabile varietà di superbi differenti panini di varia farinacea estrazione: buonissimi. Vino scelto per la serata, l’ormai a voi celeberrimo vino bianco IGT Karmis, della cantina Contini, pluridecorato e medagliato ai Vinitaly delle passate edizioni.

S'Apposentu - Germano reale

Germano reale

Zuppetta e filetti di triglia

 

Gli antipasti scelti alla carta (non potendo richiedere un assaggio di tutto, i commensali li hanno piuttosto informalmente condivisi) sono stati: gamberi scottati con sughetto, polpa di limone prezzemolo e rape, piccolo fritto di paranza con funghi e verdurine di campo, mattonella di bietole selvatiche croccante con prosciutto di Mamoiada e salsa di pomodoro, gelato di cipolla del campidano con ricciola affumicata e prosciutto croccante. Originalità, ricercatezza e tecnica di preparazione delle entrée straordinarie, anche se dobbiamo appuntare sulla qualità dei gamberi proposti, non all’altezza delle altre pietanze.

S'Apposentu – Sorbetto al mandarino

 

Altrettanto ricercati ed altisonanti i primi piatti: goduriosi raviolini di gallina al mirto e fegato grasso affumicato, con salsa di burro, uvetta e pinoli per Jesus, zuppa di fregua di casa con brodo di pesce di scoglio, arselle, filettini di pesce e peperoncino per Ettore, spaghetti alla chitarra di gragnano con ragù di carciofi, cozze arselle e ricci di mare per l’Ing.Marrocu e su fotografu.
Dopo una salutare attesa, consumata da Jesus nella aristocratica sala lettura che fa da anticamera ai servizi igienici – impreziosita da uno bizzarro albero di natale luminescente, addobbato da spazzolini da denti e tubetti di dentifricio! – potevano arrivare i secondi: germano reale cotto sul carbone con frutta secca, verdurine amare e salsa di cottura scelto dal vostro amato, zuppetta ristretta con filetti di triglia avvolti nel pane carasau, carciofi saltati, capperi e rosmarino consumato dal Raschione, scaloppa di dentice di lenza arrostita in padella con sughetto di cozze e verdurine selvatiche per i rimanenti commensali. Chapeau!

S'Apposentu – Dessert

 

Come intermezzo prima dei doverosi dessert, ai satolli Burricchi veniva offerto un piacevole sorbetto al mandarino, impreziosito da ciuffetti di menta fresca. Buonissimo! I dolci, invero, sono risultati impagabili per fattura e gusto: fantastica
“la castagna si fa i cachi suoi” (zuppettina con base di cachi, gelato alla panna, cioccolato e castagne) per Jesus, cannolo croccante ripieno con crema al cardamonio, pere al cannonau, composta di limone, corbezzoli e cachi per Ettore, sfogliatina calda di fichi, pinoli e vaniglia con crema inglese e gelato per Marrocu, gelato allo zaffenaro di San Gavino con gateau di mandorle e miele di bosco per Su Fotografu.
La cena terminava con la proposta di piccoli deliziosi dolcetti e semifreddi alla crema inglese e uvetta, accompagnati da una grappa barricata per chi vi scrive, una grappa alla liquirizia gustata dal Raschione e un caffè per il quarto ospite. Costo complessivo della serata, 67€ cadauno, da giudicarsi adeguati alla qualità del mangiato, anche in considerazione delle due bottiglie di Karmis, impassibilmente tracannate.
Un crescendo di sensazioni, un tripudio di gusto che avvolge e seduce, in una ambientazione dal sapore aristocratico e familiare. Tutto questo è “S’Apposentu”. Se pur distante da Cagliari è una meta imprescindibile per gli amanti della cucina più ricercata e prelibata.
Permettetemi, in conclusione, di unirmi all’auspicio, introdotto e manifestato in sede di commento dal Raschione Ettore, che il MMXII sia un anno gravido di soddisfazioni e gioie per tutti Voi e che, soprattutto, sia l’anno del burriccu!

 

VALUTAZIONE “S’Apposentu”: Quattro Burricchi.
Ristorante S’Apposentu Indirizzo: Vico Cagliari 3, Siddi
Telefono: 0709341045    [mostra in google maps]
 

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