☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
lug 13 2014

Ristorante Il Dante – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Il Dante - Interno

Il Dante – Interno

 


Giunsero un dì nella val dei mori,
tenendo al passo gravosa soma,
tre anime prave, sanza timori.

Uno narrato per la folta chioma
l’altro fu spoglio, qual è Inverno;
il terzo visse per rasclar la rosa.

Portati qui dallo vagar etterno,
locande, vizi, per tutte l’ore;
e de’ susun’ si facevan scherno.

Sì la tavola lor dava Amore
che di seder non v’era mai pena
ma salir l’erta era dolore.
 

Il Dante - Zuppa di cozze e arselle

Il Dante – Zuppa di cozze e arselle

 


… E or che trovai quella giusta lena
che lo nero rio fa sì che scorra,
i’ cominciai questa nuova piena.

Speriamo invero che nessuno incòrra, in giusta e severa scomunica, per l’aver violato qui quella sacra metrica che da 700 anni riposa serena, e che abbiamo cercato di confinare in terzine da trentatré sillabe ciascuna. Omaggio e infinita reverenza alla potenza espressiva dell’Alighiero, che se avesse tenuto la nostra stessa lena, impiegata nello vergare questi pochi versi, avrebbe dato termine al suo capolavoro, approssimativamente, in quindici x 10 anni!
 

Il Dante - Patatine

Il Dante – Patatine

Il Dante - Focaccia

Il Dante – Focaccia

 


Giovedì sera, nella valle dei mori.

Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, una lonza leggera e presta molto, che di pel macolato era coverta;
La lince, la lussuria.  Il Raschione Ettore, nella opulenta composizione dei suoi abiti firmati, attende pazientemente il Virgilio che lo guiderà a destinazione.


… ma non sì che paura non mi desse la vista che m’apparve d’un leone;
La superbia, la tracotanza, la protervia della 150cv di Jesus, rimbomba per le strade cittadine. Vedendola arrivare, il Raschione sinc’assiccada; a breve, la direzione sarà fissata verso i portici di via Santa Alenixedda (complesso Ormus), in Cagliari.

Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fé già viver grame;
Avaro di puntualità; l’asciutta e longilinea figura dell’Ing.Marrocu compare all’orizzonte, quando già il Raschione e Jesus, da non poco, siedono comodamente al tavolo, del ristorante “Il Dante”, seccatamente impazienti e … morendisì de su famini!

Dopo tanto attendere, finalmente, la ciccionata poteva avere inizio.
 

Il Dante - Scabecciu

Il Dante – Scabecciu

 

Il ristorante “Il Dante” è caratterizzato da una ambientazione che potremmo definire di accennata ma non conclusa eleganza. I tavoli si distribuiscono su tre ambienti. Il primo si trova all’esterno, direttamente sulla passeggiata coperta mentre, volendo, ci si può accomodare in un grazioso cortiletto laterale (dal quale siamo rimasti lontani causa sinzulus!) oltre ché, ovviamente, nella sala interna. Le pareti e il soffitto di quest’ultima – dominata centralmente dal moderno bancone da Bar -, giocano con le tonalità del lilla chiaro e del bianco panna. Chiara è anche la pavimentazione, mentre i tavolini e le sedie sono in stile avveniristico-minimalista. Raffinati e d’atmosfera risultano gli scaffali retroilluminati all’angolo Est. La possibile signorilità della sala, viene però nel complesso mortificata dalle ampie aperture perimetrali, che di fatto creano una sorta di continuità spaziale con l’ambiente metropolitano esterno (compresi quindi graffiti e serrande chiuse). In questo caso un generoso impiego di tendaggi divisori potrebbe risolvere brillantemente il problema, una volta risistemati gli antiestetici frigoriferi distribuiti qua e là. Da segnalare infine, la sagoma cerata del Sommo Poeta, nei pressi dell’ingresso.
 

Il Dante - Linguine

Il Dante – Linguine Cozze Arselle

 

Al contrario di quello che si potrebbe presumere, il “Dante” non offre una cucina tipica del ‘300, ma (a parte il profilo pizzeria/bisteccheria) l’impronta si delinea presto di stampo casalingo-casteddaia, principalmente espressa ai fornelli dalla suocera della titolare. Questa (la titolare), di recente rimpatrio dalla terra dei teutoni, è colei che serve in sala, che ci accoglie, che ci fa accomodare e ci erudisce sul fatto che il menù è mutevole giornalmente. Quasi ci intimorisce, infine, mettendoci in guardia sulla malsana abbondanza delle porzioni; ammonimento che si rivelerà fondato relativamente al solo primo piatto comune. Ordiniamo quindi antipasti e primi, riservandoci eventualmente l’onere di un successivo assaggio di secondi. Dalla carta dei vini, sufficientemente fornita, l’Ing.Marrocu sceglieva una (alla fine saranno due) ottima bottiglia di Vermentino di Gallura Superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura”.
 

Il Dante - Gamberi

Il Dante – Gamberi arrosto

Il Dante - Calamari

Il Dante – Calamari

 

La serata extra-mandibolare dei Burricchi è stata scandita da tre condizioni e avvenimenti di rilevanza particolare.
Primo. Sa pagu classi dell’Ing.Marrocu che, a un certo punto, ha sfoderato il suo fiammante tablet sud-coreano per seguirsi in streaming la partita del giorno.
Secondo. Lo stesso Marrocu, ha intrattenuto una lunga e inconcludente conversazione con la cameriera, sulla possibilità di andare a lavorare in Germania come aspirante assistente gelataio, con tanto di contatti vicendevolmente scambiati. Inconcludente perché, come ampiamente preventivato, l’ingegnere si trova ancora qui tra noi.
Infine, dobbiamo segnalare la presenza in sala di una minuta e austera (e probabilmente oriunda, dall’accento) Beatrice che, dapprima osservandoci insistentemente durante il nostro vagare, ci ha poi raggiunto con un: «io non mi sbaglio, voi siete degli intellettuali (ci ha proprio cassati in pieno, ndr.!)». Da qui una sequenza ininterrotta di surreali scambi di battute, a cavallo tra frasi solenni e attribuzione di giudizi «Lui (il Raschione, ndr.) sta sempre zitto, ma ci sta studiando», di racconti inverosimili, lezioni di vita e di rimproveri, che ci hanno impegnato in una interazione continua con l’anziana Signora (in particolare l’Ing.Marrocu), fino a vederla accomodarsi al nostro tavolo e infine sentirci chiedere di accompagnarla a casa!
 

Il Dante - Macedonia di fragole

Macedonia di fragole

Il Dante – Millefoglie

 

Per tornare alla cronaca culinaria, gli antipasti sono partiti con una abbondante zuppa di cozze e arselle con pomodoro fresco e peperoncino, seguita poi da una esigua porzione (tanto da scatenare una controversia sulla divisione della polpa) di gattuccio di mare a scabecciu, patate fritte, focaccia con pecorino fuso e focaccia con olio d’oliva e origano.
Mediamente, possiamo giudicare la qualità dei piatti discreta ma non particolarmente esaltante, in termini di gusto e di presentazione.
 

Il Dante - Jesus & Dante

Il Dante – Jesus & Dante

 


Buone invece le linguine in rosso, con pomodori cozze e arselle, come già accennato distribuite in quantità sesquipedale.
Dopo un intermezzo con pinzimonio di verdure (immancabile la lezione della Signora sulle qualità anti-ossidanti dei pomodori) arrivavano – intanto, precedentemente ordinati – i secondi: gamberi arrosto con condimento di radicchio, pomodoro, prezzemolo e limone, e calamari arrosto.
Infine i dolci: millefoglie con crema al limone e miele per il Raschione, macedonia di fragole e limone per il Marrocu. Sorbetto (forse) per Jesus.
La cena si concludeva quindi con due semplici caffè. Costo complessivo 40 euro cadauno (determinati principalmente da un sensibile sovraccarico sul vino), da giudicarsi un 15% eccessivo rispetto al giusto dovuto, in funzione della ambientazione e della  qualità generale di cucina e servizio.

 



Punto di forza de “Il Dante” è senza dubbio l’atmosfera rilassata e familiare, che consente di passare delle serate all’insegna della piacevolezza informale. La cucina ha avuto qualche spunto positivo, ma a nostro avviso non supera comunque la soglia per conquistare l’ambito adesivo. Due burricchi.
 


VALUTAZIONE “Il Dante”: Due Burricchi.
Ristorante Il Dante Indirizzo: Via S.Alenixedda 111, Cagliari
Telefono: 07043261    [mostra in google maps]
 

 

A l’alta burriccata qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio a quelle,
sì come la volta che mi scavò la fossa,

il piatto crudo di cozze e arselle.

che l’Iddio ci perdoni.


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feb 2 2014

200. Ristorante Letizia – Nuxis

 Scritto da Pg | | Commenta

Letizia - Interno

Letizia – Interno

 

Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose – come una casalinga pettegola -, e infatti le dirò perché a casa mia non sono io a portare i pantaloni.
Potrei ringraziare il Donkey Challenge per l’avermi concesso una nuova occasione di riscatto, da quel dì della proterva capitis deminutio maxima, ma non lo farò perché stiamo sempre comunque parlando di tre burricchi ignoranti… Potrei infine difendermi oggi, alla ciccionata duecento, da quelle lontane accuse, meschine e menzognere, che portarono alla mia esclusione; ma neppure questo voglio fare, perché so che potrei turbare non poco i sonni e le notti dell’Ing.Marrocu, a quel tempo mio degno sostituto in seno al Triumvirato ufficiale. A lui e a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni però, una cosa voglio dire: siete veramente dei burricchi!!!
 

Letizia - Antipasti

Letizia – Antipasti

 

Sembra limpido il cielo di Cagliari questo Sabato mattina. Mi alzo, mi lavo, mi vesto, faccio quelle faccende di casa che talun villano in malafede asserirebbe essere perdite di tempo. Allineo con rigore cromatico le mie preziose ampolle di creme idratanti, navigo nel forum sul decoupage, cerco di comprendere se per le nuove tendine in salotto starebbe meglio il blu di Persia o l’indaco… e finalmente, il telefono! Adoro il mio iPhone bianco, ma da qualche mese un terribile tarlo mi rode e mi confonde: il nuovo 5c rosa è davvero un amore, però se lo prendo mi accuseranno di nuovo di essere susunku, ma non è colpa mia se il 5s non lo fanno di quel colore! Oh, parli del diavolo e spuntano le corna: ecco quei due rozzi cafoni di Jesus e del Raschione Ettore che già suonano il clacson sotto casa. Adesso mi toccherà concludere la chiamata prima di venti minuti… ahimè!
 

Letizia - Vellutata di ceci

Letizia – Vellutata di ceci

 

Che orrore, Jesus non ha lavato la 150cv, tant’è che ora è impolverata da far schifo, per le piogge di questi giorni. Quasi quasi rimpiango di essermi inventato la scusa del meccanico… Ma d’altronde devo salvaguardare il mio patrimonio, sono più di 100km da fare, andata e ritorno, eppoi sono pressoché sicuro che l’asino sta già in riserva e si fermerà al primo distributore, per accaparrassi il mio contributo benzina: che susunku!
E’ veramente una tortura la guida di Jesus sulle curve verso Nuxis, sembra che lo faccia apposta a far scivolare a destra e a sinistra le mie natiche morbidose su questo sdrucciolevolissimo sedile posteriore in pelle, tanto che alla fine mi sarà inevitabile ancorarmi alla cintura per la totale assenza di attrito disponibile, puranche volvente. Per non parlare poi della musica che ascolta: ma che orrore!!!
 

Letizia - Zuppa fagioli ortiche

Zuppa fagioli ortiche

Letizia - Fettuccine

Fettuccine

 

Che carino il ristorante Letizia! Già è curioso il suo numero civico, 14, che ha un forte impatto emotivo e un enorme valore simbolico per il Raschione («chi 14? 1110?» cit. Anziano). L’interno non è particolarmente raffinato, e a tratti finanche disarmonico – ad esempio per il soffitto da ufficio o per l’inelegante forno nell’angolo Ovest della sala – ma il calore delle pareti lignee, i tavoli rotondi ben drappeggiati, l’eccesso – quasi kitsch –  di consueti o bizzarri suppellettili, il pavimento in tinta massonica, rendono tutto l’ambiente di certo piacevolmente familiare. Peccato per le tendine porpora, quasi quasi dispenso alla proprietà un po’ di dritte sull’armonia cromatica, e magari anche sul decoupage.
 

Letizia - Cinghiale in dolceforte

Letizia – Cinghiale in dolceforte

 

Mi sento già elettrizzato quando un burbero omaccione ci si fa incontro per accoglierci e farci accomodare al tavolo. Si muove serafico, pacato, gentile e sicuro di sé, ed è subito chiaro che sa il fatto suo come maître. Il servizio sarà impeccabile, mentre i tempi della cucina risulteranno allineati allo stesso aplomb.
Sono già gustosissimi (sapidissimi) le bruschette e il pane carasau che ci vengono serviti a tavola, e che divoreremo in attesa degli antipasti. Notevole singolarmente l’olio d’oliva, di produzione indigena: “Nughes”, oleificio dei fratelli Deias.
Diamo un’occhiata al menù: è basato su ricette della tradizione locale e solo per qualche piatto i burricchi ritrovano il caldo nido dei loro bramati frutti del mare. Trovandosi l’Ing.Marrocu in Malesia (non chiedetemi perché) ed essendo io e Jesus prettamente incompetenti, la scelta del vino viene affidata ad Ettore, che subitamente gira la palla al maître il quale, a sua volta, ci consiglia un ottimo rosso IGT “Cagnulari” delle cantine Parpinello. Dopo lunghi momenti di panegirico, alla prova del “tappo”, però, la bottiglia verrà scartata dallo stesso maître. La seconda bottiglia passerà invece il rigoroso test.
 

Letizia - Cassata

Letizia – Cassata

 

D’abord, vi dirò che il mio personalissimo giudizio (che quindi qui non conta niente, ndr.) sulla cucina del “Letizia” differisce al ribasso, rispetto a quello dei miei asinini colleghi, che identificavano come originali e ben studiate la quasi totalità delle pietanze. Per quanto mi riguarda, invece, pur riconoscendo la bontà selettiva di quello che ho assaggiato, non sono riuscito mai a sentire quel guizzo di sapore, quel brividino lungo la schiena, che cerco in ogni attività culinaria.
Gli antipasti, assortiti, erano serviti su un bel vassoio di ceramica bianca:  frittura di funghi all’olio di lentisco; carpaccio di funghetti champignon (avevano finito gli ovuli :-( ) con mele, lattuga, olio extra vergine e bottarga; strudel di ricotta con porcini e zafferano; timballo di polenta al ragu di funghi e pecorino; timballo di melanzane in scapece (alla “schiscionera”, anche se non so cosa voglia dire!).
Confesso di aver frettolosamente cambiato la mia comanda sul primo piatto (sono una persona che sa ritornare sui suoi passi), dopo aver visto delle deliziose fettuccine fresche con porcini e grana al tavolo a fianco (tra l’altro l’unico occupato oltre al nostro). Ettore si è invece deliziato con una vellutata di ceci, con gamberi e porcini, mentre quel rude coltivatore di Jesus non poteva che scegliere la zuppa di fagioli e ortiche.
 

Letizia - Millefoglie

Letizia – Millefoglie

Letizia - Sorbetto al mandarino

Sorbetto al mandarino

 

Do un ulteriore sguardo al menù e leggo negli occhi di Jesus la rozza voglia di cinghiale: in dolceforte con cacao e uvetta (un misto di rudezza e dolcezza) che sarà il nostro assaggio di secondo, anche perché non era disponibile una ulteriore pietanza che avevamo inizialmente individuato.
Per i dolci il mio giudizio si allinea invece con quello dei miei commensali: sontuosi! Ettore sceglieva il millefoglie di carasau dolce con crema chantilly e more selvatiche, Jesus un banale sorbetto al mandarino («Il sorbetto lo gradisce con spumantino»? «No prendo anche io il moscato!»), che tanto banale non era, anzi delizioso, mentre io sceglievo la “cassata come piace a me” (si chiama proprio così) con zucchero, cioccolato e pistacchi. Che goduria! I dolci erano accompagnati da un passito locale.
Il pranzo, dopo poco meno di tre ore, si concludeva con tre caffè e con l’immancabile Rum agricolo (accompagnato dal solito bicchiere di ghiaccio bollente) per Ettore: Saint James royal ambre 45.
Quindi il conto, la parte che più temevo: 40 euro ogni burriccu, tutto sommato giusto.

 

Il posto è accattivante e confortevole, la cucina è buona e non banale, i dolci ottimi, il servizio notevole. Anche se non siete proprio della zona, forse vale la pena farsi il viaggio. Tre burricchi con menzione speciale, per me, per Egli e per George Michael, che non guasta mai. Grazie per aver supportato il Donkey Challenge per queste duecento ciccionate.

 


VALUTAZIONE “Letizia”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Letizia Indirizzo: Via S.Pietro 13, Nuxis
Telefono: 0781957021    [mostra in google maps]
 

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dic 22 2013

Ristorante Thiamà – Cagliari

 Scritto da Jesus | 3 commenti | Commenta

Thiamà - Interno

Thiamà – Interno

 

Aspro e interminato Thiama. Pronto ad accogliere i passi lenti dei miti viandanti, lascivo e rovente nell’accarezzare la pelle di chi osa sfidarti, orgoglioso e spavaldo nel mostrare il tuo mare, gravido degli infiniti colori di vita e bellezza. A Nord scruti Yisra’el. E’ la Terra dove io nacqui, dove ogni anno a Dicembre riecheggia il mio nome, dove in questo istante, tra i tremori dell’Inverno e il venti caldi della tradizione, un vecchio ciccione nutre i suoi burricchi da slitta. Milioni di doni e migliaia di cugurre sono pronte a partire. La Notte più lunga è vicina. Speriamo di non tornare con questo brutto puntore anche stavolta… L’anno prossimo, mi sa che gli compro una 150 cavalli e ci pensiono la decappottabile rossa!
 

Thiamà - Antipasti di mare

Thiamà – Antipasti di mare

 

C’è qualcosa di atavico e di singolare quest’oggi. Si rinnova la tradizione asinina: il Burriccu muove un altro passo verso quello che non sappiamo ancora cosa sia, ma stavolta lo fa tirandosi dietro una anomala comitiva di commensali. C’è Jesus, c’è il Raschione Ettore, c’è la Donna del Presidente, c’è Miss Parker ma, ahimè, manca colui che non posso nominare, perché altrimenti mi censurano la recensione! Gridate quindi voi altri per me, cari fan, forte il suo nome. Che riecheggi per queste pagine come lo stridere di una porta che si spalanca alla verità, che appaia come una spada di Damocle sul capo dei Burricchi, fatale e imprescindibile che,  prima o poi, inesorabilmente colpirà!
 

Thiamà - Carpaccio di mare

Thiamà – Carpaccio di mare

 

Cagliari, Venerdì sera, ore 21.03. Faticosamente risalgono la Via Nazario Sauro Jesus e la Donna del Presidente, dopo vari giri a vuoto alla ricerca di un parcheggio fruibile. Ad attenderli, da qualche minuto, ci sono già il Raschione Ettore e Miss Parker – “burricca” di complemento di vecchia data – pronta subitamente a rimproverare i pochi minuti di ritardo e preventivamente lamentarsi per il “crudo di mare” che non sarebbe riuscita ad assaporare, come da migliore tradizione delle nostre ciccionate comuni. Vedremo che solo parzialmente le sue lamentele si dimostreranno fondate. Senza troppi indugi, dopo pochi convenevoli di rito, la compagnia varcava quindi la soglia del ristorante.
 

Thiamà - Flan di pecorino

Thiamà – Flan di pecorino

Thiamà - Ostriche

Thiamà – Ostriche

 

L’impatto con il locale è decisamente splendido. Di recente ristrutturazione, l’ambiente è caratterizzato da gradevolissime ed eleganti rifiniture, espresse in efficaci geometrie dallo stile pulito e moderno, con superbo utilizzo di colorati punti luce e suppellettili di sobria raffinatezza. L’avventore viene inizialmente accolto nella zona lounge bar, immersa in uno sfumato bagno di luce azzurrognola, per poi accedere lateralmente all’area ristorante, improntata su tonalità più calde. Il sapiente utilizzo della pietra e l’inusuale lucentezza dei pavimenti –  che si mantiene per tutta la superficie, finanche nelle toilette -, non possono che apparire encomiabili, dal punto di vista estetico.

 

Thiamà - Antipasti di terra

Thiamà – Antipasti di terra

 

Il personale del ristorante è gentile e preparato. Per la serata ci interfacciamo principalmente con un giovane cameriere, che ci fa accomodare ad un tavolo comodo e spazioso. Il servizio, a parte qualche trascurabile momento di indecisione iniziale, si rivelerà di  ottimo livello, con rapida e sistematica sostituzione di posate, stoviglie e bicchieri, impeccabile mescita del vino e dosatamente empatici accompagnamento ed assistenza. Da migliorare, invero, il supporto alla definizione della scelta di vino, liquori e amari, da parte dello sprovveduto avventore.  Prendiamo visione dei menù, scartando a priori i pur prestigiosi percorsi degustazione, per concentrarci sulla possibile architettura degli antipasti la quale, con estrema delusione di Miss Parker, non avrebbe potuto contemplare – almeno non nella loro totalità –  le divisate “cruditè di stagione”, limitate ad un assaggio di ostriche (presumibilmente di S.Teodoro). Si sceglieva quindi di articolare l’inizio pasto con tre porzioni di degustazione mista di mare e di terra, e l’integrazione di un carpaccio di mare. Per dovere di cronaca, riportiamo che la Donna del Presidente non gradisce alcuna cruditè, mitili compresi, per la gioia degli altri commensali che  avrebbero visto mancare un  pericoloso concorrente nella spartizione delle vivande.
 

Thiamà - Raviolo di spigola

Raviolo di spigola

Thiamà - Trofie al ragù di mare

Trofie al ragù di mare

 

Il vino cernito dal Raschione (in realtà mancava alla cantina la prima scelta) è stato un Torbato DOC di Alghero “Terre Bianche cuvée 161″ di Sella&Mosca, successivamente sostituito (suggerimento da parte di miss Parker) da un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj”, della cantina Tondini.
La degustazione si articolava quindi in: polpo in agrodolce al radicchio, bocconcini di salmone e cernia in agrodolce, cozze primavera (in delicata mousse acidula, simile al salmorejo andaluso), insalata di gamberi e pomodori cherry. Nel buon carpaccio di mare comparivano: tonno, salmone, pesce spada e gambero, impreziositi da una cornucopia di carasau e una foglia di basilico. Dopo l’assaggio di ostriche la nostra attenzione poteva spostarsi sulle pietanze di terra: un “sempreverde” flan di pecorino su vellutata di crescione, seguito da un tagliere (in ardesia)  con pecorino stagionato, sublime ricotta affumicata, salsiccia sarda, prosciutto crudo e guanciale.
 

Thiamà - Linguine all'astice

Thiamà – Linguine all’astice

 

Indiscussa la qualità delle materie prime,  possiamo valutare più che positivi gli antipasti, anche se, dato il contesto, ci saremmo aspettati maggior estro e cura estetica, relativamente alla composizione delle prime pietanze di mare e dei carpacci, oltre ché un miglior dosaggio generale dell’aceto. Tanto di cappello, invero, per la esecuzione media dei primi. Non questo per l’originalità dei piatti, quanto per il superbo equilibrio di sapori che hanno trovato la massima espressione nelle linguine all’astice di Jesus. La Donna del Presidente e il Raschione si sono deliziati invece con ravioli di spigola in rosso, al pomodoro cherry e (quasi impercettibile) bottarga, mentre miss Parker ha optato per delle meno brillanti trofie al ragù di mare, con “gambero, calamaretto, cozze e verde di zucchina”.
 

Thiamà - Millefoglie alla frutta

Millefoglie alla frutta

Thiamà - Tortino al cioccolato

Tortino al cioccolato

 

Paghi di quanto mangiato, la comitiva sceglieva di passare direttamente al dolce: tortino al cioccolato con cuore fondente per il Raschione, millefoglie alla frutta (kiwi, mela verde, fragole, cachi e banane) e crema alla vaniglia per i restanti commensali, che si sono trovati divisi sul giudizio della sfoglia, univocamente d’accordo invero sulla qualità della crema. Il tutto era accompagnato da un suggerito “Barolo Chinato” DOCG, in luogo di un passito che col senno di poi personalmente avrei preferito. La cena si concludeva con due caffè per Jesus e Miss Parker, un amaretto di Saronno con arancia e ghiaccio (vedere commenti in calce!) per la medesima, e un rum Ron Matusalem 23 per il Raschione, che reiterava la sua solita pantomima da esperto bevitore, richiedendo un bicchiere di ghiaccio d’accompagno, a lui assolutamente inutile. Costo complessivo 55€ cadauno, da ritenersi un 10% in eccesso rispetto ad un ipotetico ideale dovuto.

 

Ambientazione accattivante, servizio di ottimo livello; il “Thiamà” è un ristorante di indubbia qualità, che propone una cucina non troppo elaborata e piatti della tradizione sarda. Da questo punto di vista, maggior estro e coraggio nella articolazione del menù sarebbe più in linea con il concept stesso del locale. Data la recente apertura, è probabile che le cose si trasformino nel tempo, in questo senso. Per adesso tre burricchi con menzione speciale per ambientazione e servizio.

 


VALUTAZIONE “Thiamà”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Thiamà Indirizzo: Via Nazario Sauro 3, Cagliari
Telefono: 070278099    [mostra in google maps]
 

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ott 19 2013

Wazobia Food – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Wazobia - Ingresso

Wazobia – Ingresso

 

Sento il suo respiro nel silenzio della mia casa; scopro il calore patrigno del suo sole dentro il tepore dei nostri inverni. Infinitamente corro per i suoi altopiani, stando qui immobilmente costretto, e lascio la vermiglia terra sotto i miei piedi rivoltarsi e sconvolgersi in nuvole che la pioggia porterà via, fino a inseguire e cercare il profumo della salsedine, dove il grande Kworra si libera della vita, dove maggiormente brillano le stelle del Sud, dove ancora più immensi mi appaiono gli orizzonti dell’amore divino, “Amore” che forse riuscirà finanche a trovare il fiato per leggere questi lunghissimi e sconsiderati capoversi, al termine dei quali, finalmente, parleremo d’Africa e di Nigeria (a tavola).
 

Wazobia - Interno

Wazobia – Interno

 

Venerdì sera. Gira la manopola, muove le leve, preme freneticamente tutti i bottoni… in una nuvola di fumo nero, tra l’assordante rumore degli ingranaggi e il fischiare del vapore, nelle cupe segrete della propria dimora, il Raschione Ettore governa l’infernale macchina delle ciccionate, che nessuno ha mai visto, nessuno sa bene di cosa si nutra, né quali mirabolanti algoritmi implementi al suo interno, ma che ogni settimana, immancabilmente, discerne la nostra – perfino all’ultimo misterosa – destinazione. Dopo l’ennesimo sbuffo soffocato, e un acuto botto finale, sporco di fuliggine fin giù nelle mutande, il Burriccu dispensa il suo verdetto: «stasera si va da Wazobia.». Perché? «Non fare domande, ha deciso lei!». Non fateci quindi domande sull’opportunità, sui paragoni, sulle regole, sui parametri di giudizio, sulla burriccaggine e sulla sanità mentale di chicchessia: ha deciso lei, punto e basta!
 

Wazobia - Arancini

Wazobia – Arancini

Wazobia - Patate nigeriane

Patate nigeriane

 

Via Inglesias. 20.39. Nella primissima sera, per venire incontro alle prossime esigenze lavorative dell’Ingegner Marrocu – Inizialmente escluso dalla ciccionata per sequenziali misunderstanding e c..zzi e c.nni vari -, i tre Burricchi si trovano, proprio di fronte l’uscio, pittoresco ed anonimo nel medesimo tempo, della gastronomia “Wazobia Food”, elevata a ristorante per la presenza, al suo interno, di un limitato numero di tavolini e sedie in plastica rossa, e di una lunga mensola d’appoggio a muro, grazie ai quali è possibile quivi desinare, essendo affettuosamente serviti dalla solare titolare Helen. Non v’inganni però l’ampiezza de l’intrare, i generosi insulti rivolti al Raschione da parte di un iper-appuntorato Jesus e dell’Ing.Marrocu, hanno presto lasciato unicamente spazio ai complimenti per la cucina delle chef.
 

Wazobia - Risotto Pecora

Wazobia – Risotto Pecora

 

Il locale, piccolo, spoglio, ma molto pulito e dignitosamente arredato, si compone – monoliticamente e nello stesso ambiente – di sala da pranzo – delimitata da due piccole arcate successive – , bancone della gastronomia e dello spazio cucina, entro il quale abilmente armeggiano la titolare e l’aiuto-cuoca, e dal quale non abbiamo invero avvertito particolare fastidi, in termini di fumi o odori molesti. Nota più che positiva per la toilette: più linda e ordinata che in numerosi locali di livello, visitati! I pochi supellettili alle pareti, ricordano le origini nigeriane di Helen, alle quali la cucina del “Wa-Zo-Bia” si ispira. Molto interessanti sono la genesi e il significato del termine. Esso, sincreticamente, sintetizza la parola “venire” nelle tre lingue principali del Paese, definendone una nuova, comune (maggiori dettagli qui). Praticamente: vieni, vieni, vieni, ma anche “vengo, vengo, vengo”, in favore dei più maialoni e delle più maialone che ci seguono, appassionati/e del genere hard-cooking!
 

wazobia - riso kebab carote

Wazobia – Riso kebab carote

 

Il servizio del locale è pragmatico e dismesso. Al “wazobia” non troverete ceramiche raffinate o solida argenteria, ma piatti e posate di plastica e tovagliolini monouso. Troverete invero tutta la gentilezza, la disinteressata attenzione e le sincere premure della chef, non facilmente comprensibili e interpretabili  se non vicino alla linea dell’Equatore. Ne fa in qualche modo le spese Jesus che, dopo un ultimo fragoroso starnuto, deve subire circa dieci minuti di opera di convincimento che, tra l’ilarità dei commensali, lo porteranno a cedere sulla necessità di mettere il suppostone: «va bene, mi hai convinto, dopo provvedo e pubblico le foto su instagram!»
 

Wazobia - Tortini di patate

Wazobia – Fagottini di patate

 

Abbiamo una qualche difficoltà ad interpretare il menù del Wazobia in funzione dei nostri canoni tradizionali. I piatti sono per la grande maggioranza “unici”, ben sufficienti per soddisfare gli appetiti più gravosi. Le foto delle pietanze, trasposte altresì sulla parete, sono un aiuto significativo per l’inesperto avventore, ma la grafica minuta ci impedisce di cogliere come qualcuna di queste sia accessibile esclusivamente previa prenotazione, ingenerando una qualche delusione negli ingordi astanti. Non si fa qui riferimento a una cucina prettamente nigeriana, ma con contaminazioni che hanno estrazioni ben differenti: arabe (Es. il Kebab), indiane, nostrane, africane e medio-orientali.
La cantina è limitata al frigo posto quasi a ridosso del nostro tavolo, dal quale attingiamo liberamente la birra. Jesus, ormai in preda ai fumi della febbre, riesce a versare della “Ichnusa” nel bicchiere già colmo di “Heineken” del Raschione. Moderata e serafica la sua reazione: solo un dieci per cento del calendario tirato giù!
Mettiamo subito in chiaro le cose. Le pietanze e il servizio non sono quelli a cui siamo e siete abituati, ma possiamo certamente affermare che la cucina del Wazobia, nella sua essenza più pura e generosa, è inopinatamente «sontuosa»!
 

Wazobia - Dolce

Wazobia – Dolce

 

Dopo aver ordinato i piatti, arrivano al nostro tavolo (a sorpresa) dei deliziosi arancini siciliani con riso basmati allo zafferano, melanzane, piselli e carote, accompagnati da piccantissima salsa al peperoncino (utilizzata da Jesus per liberarsi le vie aeree) e salsina acidula, allo yogurt (utilizzata da Jesus per neutralizzare la prima salsa). Più tardi assaggeremo le tipiche patate nigeriane (sapore simile a quelle americane ma più delicato) arrivate «via nave» e messe a nostra disposizione per l’assenza del platano, indisponibile per i piatti successivi. Le pietanze principali sono una goduria in termini di corposità dei sapori e abbondanza: l’Ing.Marrocu e Jesus scelgono una composizione di riso basmati alle verdure e spezie, cotto al vapore, carote e gustosissimo e abbondante kebab di carne di vitella e tacchino. Il Raschione richiedeva invece lo spezzatino (rice & stew) di pecora con spezie e riso basmati: «questo spezzatino è una lezione di cucina per tutti i sedicenti chef nostrani»! Jesus riusciva ad accaparrassi un pezzo di pecora schizzando visibilmente sugli abiti degli attoniti commensali.
Nonostante l’abbondanza e la pienezza degli stomachi, i burricchi desideravano testare qualche altra prelibatezza. Veniva quindi ordinato un assaggio di “meat pie”, buonissimi fagottini di patate, carote e carne. Altrettanto buono il dolce, unica scelta disponibile: millefoglie al cocco con miele e caramello.
La cena terminava così, velocemente e senza caffè o amari: «Raschione ti sfido a ordinare un rum agricolo, ora!». Costo complessivo 18 euro cadauno, da giudicarsi adeguato in funzione di un servizio e una ambientazione più che spartani, al cospetto di una cucina genuinamente appagante.

 

Non è un ristorante nell’accezione che comunemente gli attribuiamo, non è adatto a chi ama consumare le sue serate in ambienti eleganti e confortevoli, ma se volete immergervi anima e corpo in una esperienza etnico-sensoriale lontana dal rigore dei soliti schemi, il Wazobia food non potrà che soddisfarvi. Una cucina pragmatica e semplice, ma dal risultato al palato più che «sontuoso». Empatia del personale, infinita. In termini di soddisfazione nostra: tre burricchi pieni!

 


VALUTAZIONE “Wazobia Food”: Tre Burricchi.
Ristorante Wazobia Food Indirizzo: Via Iglesias 23, Cagliari
Telefono: 3883647720 ‎    [mostra in google maps]
 

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apr 20 2013

Hostaria Sa Osa – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Sa Osa - Interno Ing. Marrocu

Sa Osa – Interno. Ing. Marrocu

 

E’ facile e difficile, allo stesso tempo, ricondurre razionalmente il pensiero a qualcosa di non circoscritto, non delimitato da solide geometrie e simbolicamente tracciato nell’immediatezza del segno o dell’allegoria. E’ difficile e facile, al tempo inverso, affermare una propria identità reale nel disordine dell’indefinito, nell’evanescenza dell’indeterminato, nell’olismo del complessivo, che accarezza la cinica prorompenza del nulla.
Adesso che la vedo qui, questa ‘osa, non mi è chiaro se mi sia più semplice scegliere la strada del trascendentale, tracciata dal buon Immanuel – che mai sono riuscito seriamente a dominare – o abbandonarmi alla ricchezza morale della Natura, così come suggerito da Google. Bene, ho deciso che prima mi preoccupo di questo dovere, poi eventualmente ci penso!
 

Sa Osa - Bruschette

Sa Osa – Bruschette

Sa Osa - Pre antipasto

Sa Osa – Pre antipasto

 

E’ già uno sforzo mentale, impegnarsi nel proprio diletto, conoscendo l’incombenza di un gravoso destino. Per questo le prime lodi di stasera vogliamo farle all’Ing.Marrocu che, nonostante gli impegni lavorativi e l’antelucano risveglio del giorno che sarebbe presto arrivato, ha scelto di non mancare al solenne appuntamento alimentare del fine settimana asinino. E auto-elogiamo pure tutti noi, i Burricchi del Donkey Challenge che, indefessamente da anni sostengono l’ebdomadario rito, nonostante la costante e istintuale certezza, che il giorno dopo si risveglieranno comunque Burricchi.
 

Sa Osa - Fritturina

Sa Osa – Fritturina

 

Venerdì sera, ore 20.45. In leggero anticipo per venire incontro agli impegni dell’Ing.Marrocu, il Triumvirato in formazione tipo si riunisce causalmente e casualmente per le vie della “Marina”. Dopo brevi convenevoli di benvenuto, che si accordavano con il passo spedito dei burricchi senza mai comunque interromperlo, i tre giungevano rapidamente alla loro destinazione: l’”Hostaria Sa Osa”; è lo stesso locale che, per un colpevole difetto di programmazione da parte del Raschione, qualche settimana prima aveva loro risolutamente negato asilo. Prima di varcare la soglia del locale, gli intensi profumi dei focolari, sfuggenti il mosaico di angiporto dell’antica Lapola, pervadono i sensi di Jesus, che manifesta tutto il suo apprezzamento per i ritrovati colori della città. Lo stesso Ing.Marrocu sembra lasciarsi cogliere, per un istante, dall’euforico risvegliarsi di una primaverile umanità cittadina, tanto da consigliare al Burriccu una diversa e più intensa destinazione: Istanbul!
 

Sa Osa - Antipasti

Sa Osa – Antipasti

 

L’hostaria “Sa Osa” è il ristorante che sostituisce la gestione del “Al Cavour”, collocato nell’omonima Via in quel del quartiere “Marina”. L’architetura e gli arredi del locale non hanno subito significative ricomposizioni con la nuova proprietà, motivo per il quale vi rimandiamo alla nostra recensione per maggiori dettagli sull’estetica generale. Registriamo e apprezziamo invero, un più accentuato buon gusto nella disposizione di decori e suppellettili in riferimento, ad esempio, al sobrio arazzo che potete notare dietro il malcelato capo dell’Ing.Marrocu, o al significativo e simbolico simulacro dedicato alla Dea Madre, su un davanzale della sala principale, dove ci siamo comodamente alloggiati. Ottima la scelta e la qualità della diffusione musicale in sala, anche se inizialmente ha procurato una richiesta di ridimensionamento dei decibel ambientalmente ingenerati.
 

Sa Osa - Tartare di tonno

Sa Osa – Tartare di tonno

 

Il tavolo a noi riservato era inizialmente diversamente collocato ma il cameriere che ci ha accolto, acutamente intuita una nostra possibile titubanza, ha provveduto subitamente a sistemarci in un migliore accomodo. In effetti il personale, numericamente adeguato, giovanile e alla mano, è risultato appropriatamente preparato ed efficiente, come più in generale – a parte qualche sbavatura che vedremo – lo è stato tutto il servizio. Perfetti, dobbiamo far notare, i tempi della cucina, che ha fatto registrare giusto un piccolo fisiologico rallentamento sul finire della cena, ma che ha gestito in maniera impeccabile i ritmi di presentazione delle differenti portate.
 

Sa Osa - Natalis di Araj ragù di polpo

Sa Osa – Natalis di Araj ragù di polpo

 

Jesus, che per sua abitudine prende in considerazione il menù cartaceo allo stesso modo con cui un maschio medio legge un manuale di istruzioni qualunque, giudica inizialmente piuttosto ordinari i piatti. In realtà verrà presto parzialmente smentito.
Il Raschione concorda con il maître un percorso di antipasti di mare (presente anche un menù di terra), mentre l’Ing.Marrocu rivendica nuovamente un suo presunto ius primae vini, scegliendo dalla «molto ben fornita» cantina un bianco Greco di Tufo DOCG del 2011, “Loggia della Serra” di Montefusco, che verrà proposto ed approvato con la consueta inopportuna teatralizzazione: «E’ solo per perdere tempo, tanto l’esito dell’assaggio è scontato».
In attesa degli antipasti, ci viene presentato un ottimo pre-antipasto composto da pomodorino confit su vellutata di cavolfiore e olive disidratate; delizia questa, che pensiamo sarebbe stato più opportuno accompagnare ad uno spumante di benvenuto, piuttosto che presentare come primo coinvolgimento del Greco di Tufo.
 

Sa Osa - Linguine

Sa Osa – Linguine

 

Gli antipasti, ottimamente presentati in porzioni singole e su stoviglie pre-riscaldate, si articolavano in alcune pietanze di eccellente fattura, accostate ad altre di meno unanime approvazione: fritturina del golfo con verdure “pastellate”, piuttosto buona relativamente a calamari, gamberetti e verdure, da dimenticare considerato nello specifico il gusto dei latterini; polpo in crema di patate tiepida allo zafferano di San Gavino con ornamento di prezzemolo, di cui era molto buona la crema ma non altrettanto ben dosata la cottura del polpo (abbastanza gommoso); eccellente zuppetta di cozze in rosso, con salsa di pomodoro piccante; discutibile insalatina di ceci, gamberi, rucola e pomodori, che sulla carta sarebbero dovuti essere ciliegini, ma che per la loro eccessiva acidità si slegavano totalmente dal gusto complessivo ed erano in antitesi con la riduzione di aceto balsamico; tonno fritto in agrodolce (in carpione) con cipolle, che dubitiamo fossero di Tropea; buona tartare di tonno crudo con salsa citronette (olio sale e limone, senza pepe). Registriamo, relativamente agli antipasti, l’accompagnamento della cena con ottime bruschette all’olio e pane Civraxu mentre, nell’ottica della ricerca dell’eccellenza, consigliamo di sostituire più spesso le posate con l’alternarsi delle varie portate.
 

Sa Osa - Millefoglie

Sa Osa – Millefoglie

 

Nonostante l’altisonanza dei primi piatti e la loro apprezzabile presentazione, il nostro giudizio non può andare molto oltre la sufficienza: Natalis (mezze maniche) di “Araj” al ragù di polpo, con pomodorini ciliegia e olio allo scalogno per il Raschione e l’Ing.Marrocu; linguine de “Sa Osa” allo (verosimilmente) zafferano, con gamberi, asparagi selvatici e pomodori per Jesus.
In funzione di una insospettabile inappetenza dell’Ing.Marrocu e dell’abbondanza dei primi, i Burricchi sceglievano di passare direttamente al dolce: particolarissimo sorbetto al limone fresco (probabilmente spremuto sul momento, e per questo troppo acido) per Jesus, ottimo millesfoglie con crema di zuppa inglese e granella di cioccolato, per i due restanti Triumviri. Considerata la fornitura di liquori – non di primissimo livello se confrontata con quella dei vini -, la cena si concludeva con un “Cynar” e un caffè per Jesus, e una grappa alla vernaccia per il Raschione («è più buono il mio colluttorio»), vampirizzata dal ripensamento del Marrocu, che formalmente dichiarava di voler saltare il giro.
Conto finale di difficile interpretazione: la composizione delle pietanze comandate era in qualche modo riconducibile (ma eccedente) ai menu fissi da 25€, conteggiati quindi in numero di quattro anziché tre, tanto da cagionare una spesa finale di 33€ cadauno, prezzo di certo inferiore alla qualità di quanto assaggiato e al servizio di cui abbiamo goduto.

La nuova “Hostaria Sa Osa” è senza dubbio un ristorante dalla buona impostazione generale, che presenta le sue eccellenze nella qualità del servizio e – ad esclusione dei liquori – nella cantina. La cucina appare a tratti brillante, a volte meno convincente, mentre l’ambientazione e la proposta musicale disegnano per gli avventori un’atmosfera di certo piacevole e rilassante. Ottimi i margini di miglioramento; per ora, tre burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “Hostaria Sa Osa”: Tre Burricchi.
Ristorante Hostaria Sa Hosa Indirizzo: Via Cavour 48, Cagliari
Telefono: 0707568536    [mostra in google maps]
 

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