☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
dic 22 2013

Ristorante Thiamà – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Thiamà - Interno

Thiamà – Interno

 

Aspro e interminato Thiama. Pronto ad accogliere i passi lenti dei miti viandanti, lascivo e rovente nell’accarezzare la pelle di chi osa sfidarti, orgoglioso e spavaldo nel mostrare il tuo mare, gravido degli infiniti colori di vita e bellezza. A Nord scruti Yisra’el. E’ la Terra dove io nacqui, dove ogni anno a Dicembre riecheggia il mio nome, dove in questo istante, tra i tremori dell’Inverno e il venti caldi della tradizione, un vecchio ciccione nutre i suoi burricchi da slitta. Milioni di doni e migliaia di cugurre sono pronte a partire. La Notte più lunga è vicina. Speriamo di non tornare con questo brutto puntore anche stavolta… L’anno prossimo, mi sa che gli compro una 150 cavalli e ci pensiono la decappottabile rossa!
 

Thiamà - Antipasti di mare

Thiamà – Antipasti di mare

 

C’è qualcosa di atavico e di singolare quest’oggi. Si rinnova la tradizione asinina: il Burriccu muove un altro passo verso quello che non sappiamo ancora cosa sia, ma stavolta lo fa tirandosi dietro una anomala comitiva di commensali. C’è Jesus, c’è il Raschione Ettore, c’è la Donna del Presidente, c’è Miss Parker ma, ahimè, manca colui che non posso nominare, perché altrimenti mi censurano la recensione! Gridate quindi voi altri per me, cari fan, forte il suo nome. Che riecheggi per queste pagine come lo stridere di una porta che si spalanca alla verità, che appaia come una spada di Damocle sul capo dei Burricchi, fatale e imprescindibile che,  prima o poi, inesorabilmente colpirà!
 

Thiamà - Carpaccio di mare

Thiamà – Carpaccio di mare

 

Cagliari, Venerdì sera, ore 21.03. Faticosamente risalgono la Via Nazario Sauro Jesus e la Donna del Presidente, dopo vari giri a vuoto alla ricerca di un parcheggio fruibile. Ad attenderli, da qualche minuto, ci sono già il Raschione Ettore e Miss Parker – “burricca” di complemento di vecchia data – pronta subitamente a rimproverare i pochi minuti di ritardo e preventivamente lamentarsi per il “crudo di mare” che non sarebbe riuscita ad assaporare, come da migliore tradizione delle nostre ciccionate comuni. Vedremo che solo parzialmente le sue lamentele si dimostreranno fondate. Senza troppi indugi, dopo pochi convenevoli di rito, la compagnia varcava quindi la soglia del ristorante.
 

Thiamà - Flan di pecorino

Thiamà – Flan di pecorino

Thiamà - Ostriche

Thiamà – Ostriche

 

L’impatto con il locale è decisamente splendido. Di recente ristrutturazione, l’ambiente è caratterizzato da gradevolissime ed eleganti rifiniture, espresse in efficaci geometrie dallo stile pulito e moderno, con superbo utilizzo di colorati punti luce e suppellettili di sobria raffinatezza. L’avventore viene inizialmente accolto nella zona lounge bar, immersa in uno sfumato bagno di luce azzurrognola, per poi accedere lateralmente all’area ristorante, improntata su tonalità più calde. Il sapiente utilizzo della pietra e l’inusuale lucentezza dei pavimenti –  che si mantiene per tutta la superficie, finanche nelle toilette -, non possono che apparire encomiabili, dal punto di vista estetico.

 

Thiamà - Antipasti di terra

Thiamà – Antipasti di terra

 

Il personale del ristorante è gentile e preparato. Per la serata ci interfacciamo principalmente con un giovane cameriere, che ci fa accomodare ad un tavolo comodo e spazioso. Il servizio, a parte qualche trascurabile momento di indecisione iniziale, si rivelerà di  ottimo livello, con rapida e sistematica sostituzione di posate, stoviglie e bicchieri, impeccabile mescita del vino e dosatamente empatici accompagnamento ed assistenza. Da migliorare, invero, il supporto alla definizione della scelta di vino, liquori e amari, da parte dello sprovveduto avventore.  Prendiamo visione dei menù, scartando a priori i pur prestigiosi percorsi degustazione, per concentrarci sulla possibile architettura degli antipasti la quale, con estrema delusione di Miss Parker, non avrebbe potuto contemplare – almeno non nella loro totalità –  le divisate “cruditè di stagione”, limitate ad un assaggio di ostriche (presumibilmente di S.Teodoro). Si sceglieva quindi di articolare l’inizio pasto con tre porzioni di degustazione mista di mare e di terra, e l’integrazione di un carpaccio di mare. Per dovere di cronaca, riportiamo che la Donna del Presidente non gradisce alcuna cruditè, mitili compresi, per la gioia degli altri commensali che  avrebbero visto mancare un  pericoloso concorrente nella spartizione delle vivande.
 

Thiamà - Raviolo di spigola

Raviolo di spigola

Thiamà - Trofie al ragù di mare

Trofie al ragù di mare

 

Il vino cernito dal Raschione (in realtà mancava alla cantina la prima scelta) è stato un Torbato DOC di Alghero “Terre Bianche cuvée 161″ di Sella&Mosca, successivamente sostituito (suggerimento da parte di miss Parker) da un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj”, della cantina Tondini.
La degustazione si articolava quindi in: polpo in agrodolce al radicchio, bocconcini di salmone e cernia in agrodolce, cozze primavera (in delicata mousse acidula, simile al salmorejo andaluso), insalata di gamberi e pomodori cherry. Nel buon carpaccio di mare comparivano: tonno, salmone, pesce spada e gambero, impreziositi da una cornucopia di carasau e una foglia di basilico. Dopo l’assaggio di ostriche la nostra attenzione poteva spostarsi sulle pietanze di terra: un “sempreverde” flan di pecorino su vellutata di crescione, seguito da un tagliere (in ardesia)  con pecorino stagionato, sublime ricotta affumicata, salsiccia sarda, prosciutto crudo e guanciale.
 

Thiamà - Linguine all'astice

Thiamà – Linguine all’astice

 

Indiscussa la qualità delle materie prime,  possiamo valutare più che positivi gli antipasti, anche se, dato il contesto, ci saremmo aspettati maggior estro e cura estetica, relativamente alla composizione delle prime pietanze di mare e dei carpacci, oltre ché un miglior dosaggio generale dell’aceto. Tanto di cappello, invero, per la esecuzione media dei primi. Non questo per l’originalità dei piatti, quanto per il superbo equilibrio di sapori che hanno trovato la massima espressione nelle linguine all’astice di Jesus. La Donna del Presidente e il Raschione si sono deliziati invece con ravioli di spigola in rosso, al pomodoro cherry e (quasi impercettibile) bottarga, mentre miss Parker ha optato per delle meno brillanti trofie al ragù di mare, con “gambero, calamaretto, cozze e verde di zucchina”.
 

Thiamà - Millefoglie alla frutta

Millefoglie alla frutta

Thiamà - Tortino al cioccolato

Tortino al cioccolato

 

Paghi di quanto mangiato, la comitiva sceglieva di passare direttamente al dolce: tortino al cioccolato con cuore fondente per il Raschione, millefoglie alla frutta (kiwi, mela verde, fragole, cachi e banane) e crema alla vaniglia per i restanti commensali, che si sono trovati divisi sul giudizio della sfoglia, univocamente d’accordo invero sulla qualità della crema. Il tutto era accompagnato da un suggerito “Barolo Chinato” DOCG, in luogo di un passito che col senno di poi personalmente avrei preferito. La cena si concludeva con due caffè per Jesus e Miss Parker, un amaretto di Saronno con arancia e ghiaccio (vedere commenti in calce!) per la medesima, e un rum Ron Matusalem 23 per il Raschione, che reiterava la sua solita pantomima da esperto bevitore, richiedendo un bicchiere di ghiaccio d’accompagno, a lui assolutamente inutile. Costo complessivo 55€ cadauno, da ritenersi un 10% in eccesso rispetto ad un ipotetico ideale dovuto.

 

Ambientazione accattivante, servizio di ottimo livello; il “Thiamà” è un ristorante di indubbia qualità, che propone una cucina non troppo elaborata e piatti della tradizione sarda. Da questo punto di vista, maggior estro e coraggio nella articolazione del menù sarebbe più in linea con il concept stesso del locale. Data la recente apertura, è probabile che le cose si trasformino nel tempo, in questo senso. Per adesso tre burricchi con menzione speciale per ambientazione e servizio.

 


VALUTAZIONE “Thiamà”: Tre Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Thiamà Indirizzo: Via Nazario Sauro 3, Cagliari
Telefono: 070278099    [mostra in google maps]
 

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ott 12 2013

Il Tegamino Bianco – Quartu S.Elena

 Scritto da Jesus | 5 commenti | Commenta

Tegamino Bianco - Interno

Tegamino Bianco – Interno

 

Il tegamino è bianco. E’ bianco e sta sui fornelli. Il tegamino sta sui fornelli, e accanto a se ha un cuoco, una massaia; un impiegato, uno sciupafemmine, un marito premuroso o un azzeccagarbugli qualunque, che già per lui prevedono un dovere e una missione, una improrogabile incombenza sull’avanzare del proprio desiderio. Questa sera, in cucina, sarà lui a portare a termine un piccolo ed importante disegno, a determinare la gioia o il disgusto, la noia o la passione, la solitudine o il calore di una festa. E’ solo un tegamino, per di più è bianco, ma quando il coperchio spalanca e per un istante e accoglie i nostri culinari propositi, si trasforma nel primo protagonista della nostra vita: mica poco!
 

Tegamino Bianco - Tris d'autunno

Tegamino Bianco – Tris autunnale

 

Ottobre, giovedì sera. Già vien quasi tenerezza nel ricordare, a distanza di pochi giorni, il colossale appuntoramento che colse l’Ing.Marrocu in quel di Quartu S.Elena, e che ha scandito, nel regolare proporsi di fragorosi starnuti e nell’orografico accumularsi di fazzoletti di carta nei pressi del nostro tavolo, il progressivo evolversi della serata, di cui addì dodici andremo a dar rendiconto; serata, anormalmente organizzata in giorno feriale, proprio per venire incontro  alle esigenze dello stacanovista Ingegnere, che dapprima dichiarava di dover lavorare tutto il weekend – quindi potendo manco meno ipotizzare di scrivere lui questa recensione – per poi comunicare di aver cambiato turno. Tra l’altro, le maldestre quanto inefficaci precauzioni epidemiologiche dell’Ingegnere, hanno prodotto la prima vittima: Jesus, che mentre vi scrive ha la febbre prossima ai 101 gradi Fahrenheit!
 

Tegamino Bianco - Antipasti

Tegamino Bianco – Antipasti

 

E quindi, in quel di Quartu il Triumvirato del Donkey Challenge si ritrovava una sera, supportato dalla gentile ed eterea presenza della Donna del Presidente (DDP), da subito scorgendo, al puntualissimo incontro, l’uscio del novello ristorante “Il tegamino bianco”, che non poco anonimamente si propone sulla Via: la non centralissima “Luigi Merello”.
Apprezzando infinitamente l’araldica denominazione, accomodante l’archetipo dell’utensile di uso comune, suggeriamo di dotare la facciata esterna di insegna e lanternine d’atmosfera, onde rendere più accattivante l’ingresso. Superato quest’ultimo, ci si immette nello spoglio cortile di quella che appare, almeno strutturalmente, una magione campidanese, con copertura sviluppata a forma di elle. Escluso, per il clima non più generosissimo la possibilità di desinare all’aperto, procediamo lateralmente verso l’interno per poi, superato un breve vestibolo, accedere alla sala principale del ristorante.
 

Tegamino Bianco - Tris di primi

Tegamino Bianco – Tris di primi

 

L’atmosfera e lo stile della sala da pranzo sono deliziosamente costruiti sui principi di un arredamento elegante, minimale e moderno. Gli spazi si distribuiscono lungo uno uno splendido pavimento in legno rustico chiaro, dal quale emergono dei tavolini squadrati bianchi, con base impermeabile bruna, che rende superfluo l’utilizzo di tovagliame d’appoggio. Le tonalità cromatiche alle pareti e i punti luci si sviluppano con il raffinato equilibrio tra le sfumature del bianco e del grigio, mentre gli specchi e gli originali suppellettili d’arredo, donano un indiscusso tocco di classe a tutto l’ambiente. Annotiamo positivamente, infine, l’eleganza e la cura della toilette per la quale, invero, dobbiamo segnalare un piccolo difetto dell’uscio: maniglia della porta, rimasta in mano prima al Raschione, poi allo stesso Jesus, che si è dovuto ingegnare per ripristinarla.
 

Tegamino Bianco - Raviolini allo zafferano

Tegamino Bianco – Raviolini allo zafferano

 

Il servizio in sala, di sicuro livello, è garantito (per quanto abbiamo intuito) dagli stessi soci che hanno preso in carico il ristorante: una solare ed elegante signora – con abbigliamento in tinta all’ambiente – e un più informale collega: eleganza prossima a quella di Jesus, fate voi. Il terzo socio apprendiamo essere il cuoco, ovviamente indaffarato in cucina.
Notevole il menù, in particolar modo per la non convenzionalità delle pietanze, ma per certi versi dispersivo nella presentazione. Per definire il nostro percorso ci districhiamo tra le varie proposte, attingendo dall’interessante “Menù dell’oste impazzito” (di base 20 euro, per i nostri più susunki lettori), dalle “Specialità d’Autunno” e dal Menù a la carte. Volendo spaziare “per monti e per mare”, decidiamo di scegliere un rosso di prestigio: IGT Isola dei Nuraghi “Cagnulari”, delle cantine Chessa di Usini, perfettamente mesciuto dalla titolare e, come consuetudine, ben valutato dall’Ing.Marrocu.
 

Tegamino Bianco - Asado australiano

Tegamino Bianco – Asado australiano

 

Dopo un primo brindisi, con un prosecco di benvenuto, i burricchi potevano dar fuoco alle polveri, e allora esordire con un assaggio di eccellenti ostriche di San Teodoro, degustate dai tre quarti dei commensali, perché alla DDP non piacciono!
La naturale tendenza femminile all’inedia, si è più volte manifestata durante tutta la cena, tanto da dover richiedere un super lavoro mandibolare da parte di Jesus per consumarne gli avanzi, e infino provocare l’interessata presa di posizione da parte dell’Ing.Marrocu: «la prossima volta mi siedo io vicino a lei!». Gli antipasti proseguivano quindi con un fantastico tris di prelibatezze: baby sufflè al pecorino erborinato ”Brebiblu” (prodotto da Argiolas, erroneamente traslitterato come “Breby blu”), crostini con lardo e spolverata di tartufo nero,  cono (in realtà fagottino) di frittura di polpettine di carne e funghi porcini; il tutto accompagnato da presenza abbondante di foglie di songino (valerianella). Seguivano poi: crostini di burrata e alici su letto di carasau e songino, con condimento di un’erbetta aromatica non meglio identificata (Jesus l’aveva indicata come cipollina, ma il pistillo nero ci fa dubitare); ottime frittelle con fiori di zucca e pecorino e, per terminare, goduriosa impepata di cozze, ingurgitata per la metà delle porzioni da Jesus, in virtù del fatto che la DDP ne gradiva solo il sugo di condimento! Nota di merito, vogliamo anticipare, per la qualità estetica dei piatti da portata, mentre l’ingegner Marrocu, per ragioni di funzionalità manuale, si è più volte lamentato della usabilità delle forchette! Segnaliamo, infine, cestinetti di pane d’accompagno molto gustosi.
 

Tegamino Bianco - Creme Caramel

Tegamino Bianco – Creme Caramel

 

Primi piatti. Nel mentre che la DDP sceglieva sobriamente di dedicarsi ad un’unico primo piatto, gli ingordi triunviri pretendevano di ordinare un tris di pietanze che comprendessero quella di cui sopra: raviolini in crema di zafferano e brebiblu, paccheri al ragù di bue rosso, cous cous di pesce (nell’occasione astice) e verdure del “tegamino bianco”. Buonissimi!
Non paghi, i quattro (i tre) divisavano almeno un assaggio di carne. Dalla voluminosa proposta di carni alla brace, estrapolavano quindi un allettante asado australiano, servito praticamente vivo, con salsa chimichurri, su letto di pane carasau e decoro di rosmarino e pomodorini: eccellente!
 

Tegamino Bianco - Tiramisù retrò

Tiramisù retrò

Tegamino Bianco - Cheese cake

Cheesecake

 

La cena andava quindi concludendosi con i dessert: tiramisù “retrò” con amarene e piccolo cachi in recipiente di latta, su basamento di ardesia, per Jesus e DDP, creme caramel (senza lattosio) per l’Ing.Marrocu, cheesecake alle fragole e caramello per il Raschione, inevitabilmente accompagnati da ottimo passito di Pantelleria.
Fattosi tardi, e in considerazione della prossima dipartita del moribondo Ingegnere, i commensali decidevano di terminare le ostilità, senza caffè o amari. Costo complessivo della cena, 40€ cadauno, da giudicarsi un 20% al di sotto del giusto dovuto, in considerazione di qualità di portate e servizio.

Quartu Sant’Elena ci stupisce una volta di più, per l’ospitare un ulteriore nuovo ristorante di alto livello. Ambientazione elegante, servizio puntuale ed attento, menù originale ed appagante, attenzione estetica per i dettagli, fanno del “Tegamino bianco” un sicuro ricettacolo di amanti della cucina. Qualche segnalato difetto possiamo attribuirlo alla prima fase, di rodaggio e di apertura. Quattro burricchi con menzione speciale per l’ambientazione.

 


VALUTAZIONE “Il tegamino bianco”: Quattro Burricchi con menzione speciale.
Ristorante Il tegamino bianco Indirizzo: Via Merello 166, Quartu S.Elena
Telefono: 0708676237    [mostra in google maps]
 

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ott 13 2012

Ristorante Jacaranda – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Jacaranda - Interno

Jacaranda – Interno

 


Nel grigio senza luce. Ebbene non è piacevole il Poetto d’Autunno. Triste, spoglio, privo di gioia, di luce, di voglia di luce, d’animo di celebrazione e di festa.
E delle lunghe camminate sotto la luna, delle mille insegne, del milione di passi confusi tra le gaie risa e lo squillante tramestio delle bicchierate goduriose, ora che ne rimane?
Dei licenziosi balli, degli inviti a nozze, delle conquiste e delle delusioni, della mistica magia dei movimenti di Salsa del Prof.Gessa, non ci sovviene altro che uno sbiadito ricordo, nel buio di quest’ultimo fine settimana?
 

Jacaranda - Antipasti

Jacaranda – Antipasti

 

Alla ricerca del colore. Venerdì sera, ore 20.55. Jesus e il Raschione Ettore, “inconsolabilmente” privi della compagnia del terzo triumviro ufficiale, Ing.Marrocu, temporaneamente disperso tra le Street e le Avenue di Nuova York, parcheggiano – nel buio e nel silenzio del Viale Poetto -, senza sforzi e poco distanti dalla loro destinazione: uno dei pochi vantaggi del lungomare in bassa stagione.
Un’esplosione di colori. La Jacaranda (iacaranda), pianta di origine tropicale, è in natura un inno al colore, al giubilo, alla festa, espressa e manifestata con le infinite e prorompenti sfumature del blu dei suoi fiori.
Di questo infinito blu, nel ricordo dell’Estate ormai andata via, in questa notte di metà Ottobre, i Burricchi fanno ricerca. Alle ore 21 in punto, gentilmente accolti dal gestore/cameriere, il monco Triumvirato faceva discretamente ingresso al “Jacaranda”.
 

Jacaranda - Gamberi al vapore con crema di ceci

Jacaranda – Gamberi al vapore con crema di ceci

 

Il Ristorante è felicemente ubicato all’altezza della “prima fermata” del lungomare Poetto, a pochi passi dalla famosa “spiaggia dei centomila”, ed è riservatamente integrato nella struttura dell’Hotel “Chentulunas”, di cui riprende l’apprezzabile tema estetico generale, e diversi pregevoli decori dell’interno.
Alcuni tavolini bianchi sono disposti all’esterno del locale – coperti da eleganti tentaggi -, ad usufrutto della bella stagione mentre, lateralmente, individuiamo una piccola veranda più riparata.
Dapprima, i burricchi si accingevano a quivi soggiornare poi, scorgendo taluni bellicosi nematoceri sulle pareti, sceglievano di riparare nella sala interna.
 

Jacaranda - Ostriche S. Teodoro

Jacaranda – Ostriche S. Teodoro

 

La non estesa sala principale, si estende in maniera irregolare, longitudinalmente accarezzata da un suggestivo bancone da bar, da cui emergono una splendida specchiera, una strana lampada a forma di riccio di mare, e altri piccoli elementi di arredo, ben armonizzati nel loro contesto. Le sfumature del lilla dominano cromaticamente la scena, mentre i piccoli tavoli in legno, le sedie minimaliste, i bicchieri multicolore, stampe di vecchi casotti e vari suggestivi punti luce, disegnano un ambiente elegante e moderno. Apprezzabile la diffusione acustica di musica anni 70/80, mentre dobbiamo appuntare su certi piccoli peccati d’estetica – a cui facilmente si potrà porre rimedio -, quali: la presenza di tasselli non pienamente nascosti nella muratura, una vetrina della frutta non brillantemente allestita, la porta della cucina sempre aperta, e una pila di sedie, maldestramente abbandonate in fondo alla sala.
 

Jacaranda - Tagliatelle al nero, astice cognac

Jacaranda – Tagliatelle al nero, con gamberi astice e cognac

 

Seduti e accomodati al proprio tavolo, i burricchi prendevano subito confidenza con l’ambiente e con il cameriere che, durante l’evolversi della serata, è stato capace di garantire un servizio di ottimo livello, accompagnato da una ben equilibrata dose di empatia. C’è da dire che, data l’esigua presenza di avventori in sala, sia il servizio che la cucina non sono mai stati particolarmente sollecitati. Qualche piccola accidentale distrazione, ha invece prodotto la rottura di alcune stoviglie, senza che venissero per questo scomodate benemerite figure della misticità popolare: «Jesus, io veramente non capisco come sia possibile rompere un bicchiere senza chiamare in causa qualche Santo del Paradiso!»
 

Jacaranda - Filetto di spigola al sauvignon

Jacaranda – Filetto di branzino al Sauvignon

 

Il menù del “Jacaranda”, parimenti alla selezione dei vini, è ben strutturato e di elevatissima caratura.
Dalla selezione à la carte (presenti anche menù fissi più economici) sceglievamo di esordire con un assortimento di sei (l’alternativa era quattro) portate d’antipasti, accompagnate da un eccellente vermentino IGT superiore Capichera Viormennay, Isola dei Nuraghi: delizioso pasticcio di seppie al cabernet-sauvignon su letto di carasau; insalata di polpo, rucola, pomodorini e aceto balsamico; frittelle di gianchetti aromatizzati all’arancia; impeccabile soutè di cozze gratinate; gustosi gamberi al vapore con crema di ceci, e un assaggio di impareggiabili ostriche di San Teodoro: «Queste ostriche sono come le sarde, piccole ma buonissime!»
 

Jacaranda - Gelato alla birra con pinoli

Jacaranda – Gelato alla birra con pinoli

 

Di pari e più elevato livello, è risultato il primo piatto, ordinato comune dai due belligeranti burricchi: strepitose tagliatelle al nero con astice fresco, gamberi e Cognac, conditi con pomodori e foglioline di prezzemolo. Chapeau!
La cena è stata un crescendo di deliziose emozioni, che sono culminate nella scelta di un unico secondo piatto (da dividere in due, ma in realtà le porzioni erano più che abbondanti): filetto di branzino al Sauvignon, con polpa di ricci e asparagi di mare; questi ultimi (Salicornia) sono vegetali non comunissimi per le nostre tavole, dotati di una sapidità piuttosto marcata, e capaci di garantire un gradevolissimo e strutturato apporto, nella salatura dei piatti di mare. A domanda precisa di Jesus, il cameriere rispondeva: «questi li compriamo dal “Cozzaro Nero”, al mercato del pesce di San Benedetto».
 

Jacaranda - Semifreddo menta e cioccolato

Jacaranda – Semifreddo menta e cioccolato

 

Ugualmente apprezzabile la selezione dei dolci, con portate tradizionali e altre meno comuni, quali il Gelato alla birra e pinoli (la ricetta indicata sul menù prevedeva le arachidi, non disponibili), comandato dal Raschione Ettore, e un ben appariscente semifreddo alla menta e cioccolato – divorato da Jesus-, servito su uno scenografico accomodo di cristallo blu, in memoria del mare e dell’Estate che questa sera, almeno dal punto di vista dei nostri peccati di gola, abbiamo ritrovato.
La cena si concludeva quindi, con un caffè e un amaro “Cynar” per Jesus, nonché con una grappa barricata “Anghelu Ruju” di Sella&Mosca per il Raschione. Costo complessivo dell’esperienza, 65€ cadauno, sicuramente ben commisurati all’elevatissimo livello qualitativo di cucina e servizio, e rimpinguati con una adeguata mancia.
Da segnalare, il gradevole scambio di vedute, a fine serata, con l’illuminato gestore/proprietario, in merito a vari aspetti della gestione del Turismo a Cagliari, e sul fatto che, in città, dovrebbero essere più numerosi i locali frequentati e apprezzati, non solo per il basso costo e il televisore in sala!

Il giudizio che diamo al “Jacaranda”, non può che essere pregno di elogi e apprezzamenti, conseguiti per una cucina di altissimo livello, prodotti e materie prime di primissima qualità, e un servizio più che all’altezza. Ci informano che, in realtà, le specialità dello chef sono legate all’ingrediente dei ricci di mare; sarebbe quindi doveroso visitare questo delizioso ristorante, all’appropinquarsi della loro stagione. Quattro Burricchi!

 

VALUTAZIONE “Jacaranda”: Quattro Burricchi.
Ristorante Jacaranda Indirizzo: Viale Poetto 122, Cagliari
Telefono: 0704510266    [mostra in google maps]
 

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