Ristorante Su Cumbidu – Cagliari
Prosegue frenetico, senza soste o impedimento alcuno, per i Biumviri ufficiali Jesus ed Ettore, il lungo itinerario sui deliziosi e tormentati sentieri della cucina (sarda e non solo), alla scoperta e all’assalto di ciò che ristoranti e trattorie del cagliaritano propongono e offrono ai loro affamati o curiosi avventori.
Veniamo di sovente interrogati su quale sia la traccia, la bussola ideale che ci spinge a scegliere un locale piuttosto che un altro, se possa esistere un disegno superiore che tutto ha previsto e tutto ha disposto, disegno che i Burricchi, con estrema devozione o trasporto, pedissequamente assecondano.
Non volendo profondamente addentrarci negli ambiti e tra le maglie della ragione teologica, benché Jesus qui possa facilmente dare una sua impronta autorevole, la risposta meditata e razionale che possiamo concedere, non può essere che: *zzi nostri!
La scelta questa settimana ricade su un altro ristorante dal nome evocativo, situato nella Via Napoli, traversa della storica Via Sardegna, serbatoio principe di alcuni tra i migliori ristoranti cagliaritani.
Ristorante Su Cumbidu. Dal sardo, il termine potrebbe essere tradotto come “l’invito”, come invitante e accogliente appare il locale al suo interno.
L’ambientazione è, senza ombra di dubbio, caratteristica è ben curata; richiama l’aspetto e i costumi estetici di un’antica osteria: pareti in muratura e pietra, arcate ben decorate, soffitto con travi in legno scuro, luci d’atmosfera, mobilia in arte povera. Contiamo per lo meno due sale, una più interna e una includente l’ampio bancone di ingresso, dove con frenesia si preparano e curano le pietanze, servite sui caratteristici “talleris”, giusto vicino alla cucina.
Se si può fare un appunto allo stile dell’ambientazione, riteniamo una stonatura ricoprire i tramezzi del locale con numerose foto degli avventori (fossero state in bianco e nero avrebbero avuto ben più senso) piuttosto che utilizzare vari suppellettili della tradizione sarda come giusto ornamento.
La musica diffusa in sottofondo, dopo un breve passaggio dei sempre graditi ma inadatti Dire Straits, si è in seguito più correttamente allineata ai canoni tradizionali.
I due Biumviri vengono accolti e fatti accomodare in un ampio tavolo. La sala interna è già praticamente piena, cosa che vediamo di rado nei nostri pranzi istituzionali del Sabato. Di solito è il chiaro indice di un peso economico non eccessivo.
Ci serve un gentile ed amichevole giovanotto – con la t-shirt ufficiale del locale, di colore azzurro, decisamente fuori contesto – che frettolosamente ci introduce al costume alimentare de “Su Cumbidu”: non si propone alcun menu cartaceo, né si concedono troppe possibilità di scelta all’avventore. Si mangia e si beve quel che c’è!
Ci lasciamo quindi trasportare dal vento degli eventi; accogliamo ben volentieri il vino rosso novello che ci viene servito su una brocca in terracotta da mezzo litro: sapore e qualità da antica cantina (quelle con la palma all’ingresso, frequentata dai bevitori abituali di Paese, per intenderci). Ancora prima di ambientarci il cameriere si presenta con uno splendido (esteticamente) talleri (tagliere) contenente vari salumi e formaggi della tradizione nostrana, ma sulla cui qualità si potrebbe decisamente discutere.
Degna di nota solo la buona ricotta affumicata, accompagnata da un discreto pecorino semi-stagionato, da alcune fette di salsiccia sarda, prosciutto e, per finire, lonza di maiale che, nell’idioma indigeno, il linguista Ettore indica chiamarsi “sa mustela”. Il tutto – servito su un letto di pane carasau e ornato da un mazzolino di prezzemolo – è risultato tristemente anonimo.
Su un altro tagliere oblungo ci venivano servite tre piccole terrine con, rispettivamente: zizzigorrus (lumache) al sugo piuttosto buone, insignificanti favette saltate con la pancetta e altrettanto mediocri polpette di carne (due).
Ma il peggio di sé credo che la cucina de “Su Cumbidu” l’abbia data con gli assaggi di verdure e ortaggi cotti: cipolle in agrodolce, peperoni, cordolinus (funghi), frittata di cavolo (crediamo), patate (semi-crude), zucchine.
Tutto di qualità discutibile e, soprattutto, servito indecorosamente freddo. Citiamo, per completezza, le bruschette di pane con olio d’oliva che facevano da contorno agli antipasti. Non degne di menzioni particolari.
Non possiamo fare a meno di menzionare invece un assaggio di “casu marzu”, il celeberrimo formaggio marcio con i vermi, espressamente richiesto da Jesus che era riuscito a scorgerlo sulla tavola di altri intraprendenti avventori.
Il formaggio sardo, buonissimo ma diciamo subito senza l’ombra apparente di un verme per questioni di igiene alimentare, veniva servito su un unico e pittoresco contenitore monolitico, costituito dalla stessa forma di formaggio privata del tappo superiore, migrata dal cameriere di tavolo in tavolo ogni qual volta venisse richiesto.
Dopo una breve attesa, sarebbero arrivati i primi piatti. Ovviamente, non negoziabili.
Trattasi di gnocchi e maloreddus alla campidanese, cucinati con la salsiccia, dignitosi ma sempre con il problema di essere stati messi in tavola non particolarmente caldi. Questo limite pensiamo sia un effetto collaterale diretto dei menù che propongono le pietanze “del giorno”, che non vengono evidentemente preparate in conseguenza delle comande, ma piuttosto cucinate preventivamente, in quantità sufficienti a soddisfare un certo numero di avventori che le richiedessero in seguito.
Per spezzare la pur breve attesa tra i primi e secondi, veniva proposto ai burricchi un intermezzo di verdure quali sedano, finocchi, e gustosissimi pomodorini sardi.
I secondi piatti sarebbero arrivati di lì a poco; in primo luogo il caratteristico proceddu arrosto (maialetto), che Jesus ha trovato non male, ma che l’intenditore Ettore ha giudicato decisamente non all’altezza.
La carne di pecora in umido, viceversa, nonostante non servita bollente come il buon costume imporrebbe, è risultata ottima.
I dessert previsti per la giornata, potevano articolarsi in frutta di stagione, assortimento di dolcetti sardi, o sorbetto a limone/caffè.
I due Donkey sceglievano quest’ultima soluzione. Il sorbetto (al limone) è risultato buonissimo, nonostante venisse servito su un insolito bicchiere da liquore, e un cucchiaino come strumento di degustazione.
Ci veniva inoltre offerto un piccolo assaggio di dolcetti sardi, accompagnato da un bicchierino di non ottima vernaccia.
Due caffè, nella norma, hanno concluso il pasto.
Il costo finale complessivo, come ampiamente previsto, non è stato significativo: 25 € cadauno. Nonostante sia stato un pasto completo (antipasti primo secondo dessert), considerata la qualità complessiva, pretendere un euro di più sarebbe stato un delitto.
Quanto pagato può quindi ritenersi commisurato.
In conclusione, l’ambientazione e l’atmosfera casereccia de “Su Cumbidu” risultano apprezzabili, come del resto la cordialità del personale (o almeno del ragazzo che ci ha servito). La qualità della cucina, nonostante gli sforzi per tenerla in linea con i principi e la tradizione gastronomica sarda, è però da dimenticare.
VALUTAZIONE “Su Cumbidu”: Un Burriccu. | |||
---|---|---|---|
Ristorante Su Cumbidu |
Indirizzo: Via Napoli 11/13, Cagliari Telefono: 070 660017 [mostra in google maps] |
|
– |
Condividi su Facebook |
14 nov 2010 alle 17:08
Un posto da evitare: la qualità del cibo scadente per ogni portata, e il vino era veramente scarso.
Concluderei dicendo che l’orecchio all’unico burricco è stata salvato solamente dalla bontà del sorbetto al limone…
30 apr 2012 alle 13:54
Condivido i giudizi non lusinghieri: a me è sembrato un posto dove in pratica è tutto predisposto come se fosse una catena di montaggio, prezzo finale compreso. E quando le cose vanno così la qualità è conseguente. Trovo inoltre scorretto che non vengano, in qualche modo, mostrati anticipatamente i prezzi. A Cagliari , purtroppo, in questo è in numerosa compagnia. Qualche tempo fa sono stato a Siena e non ho visto un solo ristorante che non avesse il menù coi prezzi esposto all’esterno. Altro stile, altra sensibilità verso il cliente:(.
16 giu 2012 alle 15:24
Sono stato al ristorante sabato scorso dato che volevo portare un’amico a mangiare cucina sarda tipica e ovviamente ho cercato come fanno in molti recensioni sul web che davano pareri discordanti daq molto buono a pessimo, allora mi sono deciso e ci sono andato ugualemente.
Prima di descrivere la serata preferisco dare il mio parere: eccellente!
Il locale è giustamente rustico ma molto grande quindi si può mangiare comodamente fuori o dentro dato che è ben climatizzato.
Ho preferito lasciarmi consigliare dal titolare anzichè prendere menù e stare minuti a selezionare le portate…
Antipasti variegati e abbondanti, insaccati tipici e genuini, mustela, salsiccia (o salciccia), prosciutto, formaggi a detta del mio commensale ottimi, io non ne mangio, ricotta affumicata e pecorino stagionato, verdure grigliate (peperoni, melanzane, zucchine) buonissime, polpettine in brodo (le mie preferite mi ricordavano quelle che mi faceva mia nonna), lumache al sugo, funghi antunna trifolati, e trippa al sugo che però io non mangio…
Come primi un più che discreto assaggio di ravioli al sugo semplice (ricetta che approvo e che non copre il gusto del ripieno) e malloreddus col sugo campidanese alla salsicci (in quantità abbondante) veramente buoni entrambi. Tra un ravanello e un sedano arrivano i secondi, carne di maialetto arrosto e pecora bollita… e qui l’apoteosi, il primo veramente ben cotto, cotenna croccante e carne morbidissima, la seconda tagliata a strice anch’essa deliziosa.
Per finire dolci sardi con bicchierini di vernaccia. Il tutto accompagnato da del buon vino rosso sfuso onesto e gradevole, credo sia un cannonau almeno per il gusto morbido tipico del vitigno e il sentore di miele.
Prezzo 25€ a persona, per una cena così ci metterei la firma non una ma svariate volte.
Conculsioni d’obbligo. Consiglio vivamente il ristorante a tutti coloro i quali vogliono mangiare piatti tipici della Sardegna, a chi vuole mamgiare genuino e a chi ricerca pietanze che normalmente non trova nelle grandi città o non gli è possibile cucinare a casa. Il personale è veloce gentile ed efficiente, il cuoco che ho conosciuto e simpaticissimo e il suo aiuto idem, il titolare col quale ho amabilmente chiacchierato è una persona a mio parere onesta e schietta come i sardi dovrebbero sempre essere.
Ultimo consiglio per turisti mediapremium e sardi che preferiscono pensare in lumbard: se volete mangiare tipico sardo, o gustare il “maialino” (accezione del termine tipica continentale, odiosa) e siete troppo attenti a quanto le vostre hogan siano abbiate al cellulare e poco alle lumache al sugo, forse è meglio che andiate da Mac Donald, è uguale in tutto il mondo e non vi riserverà sorprese, non tarderanno nel consegnarvi il cheesburgher (non so se si scriva così io non ci vado mai…) e soprattutto nessuno vi manderà a quel paese se il piatto è leggermente freddo in una serata stracolma di clienti con “esseri umani” che in cucina, fanno di tutto per soddisfare i vostri desideri per 25€ e con i tempi di crisi… forse è meglio che vi facciate dare 1€ da vostra nonna…
16 giu 2012 alle 15:39
Ciao, anche noi su questo ristorante abbiamo ricevuto più di un parere e, a parte la nostra singola e irripetibile esperienza, ci siamo più o meno fatti la seguente opinione.
La cucina offre un livello di qualità abbastanza variabile a seconda delle giornate. Non sappiamo da cosa possa dipendere (magari dal cuoco di turno o dal fornitore di materie prime) ma, di certo, se il giorno prima mangio benissimo (come è capitato a te) e il giorno dopo la qualità scende drasticamente di livello, non è una nota in assoluto positiva per un ristorante.
Un altro aspetto è il prezzo finale: sempre attorno ai 25 euro massimi, qualsiasi cosa si mangi. Questo è di certo un fattore positivo in tempo di crisi, ed è motivo di lode per chi cerca sempre e comunque un buon rapporto qualità prezzo quando esce a cena.
Ti sembrerà irrazionale, ma tale rapporto non è mai stato considerato nell’esercizio del nostro giudizio sintetico, che si basa esclusivamente sulla qualità.
In questo caso, e in quella giornata, anche se avessimo pagato 5 euro o 50, la valutazione sarebbe per noi stata la medesima: mediocre.
24 ago 2012 alle 12:15
anche io un giorno sono entrato in questo ristorante visto che ero di passaggio a Casteddu e dovevo recarmi all’ aereoporto dal centro percio’ bazzicando in via Roma ho avuto la brillante idea di infilarmi in questo ristorante,a onor del vero il servizio me lo ricordo attento e il posto ben arredato e pulito.
Il cibo e’ una scimmiottatura dei piatti tipici dell’ entroterra sardo (sono nato in quella zona), l unica cosa che si salvava per cio’ che mi ricordo erano i malloreddus alla campidanese (in quanto piatto tipico locale ci sta che fossero almeno decenti),il problema e’ che forse i gestori e chi cucina sono della zona e a mio avviso e’ normale che non possano offrire la stessa qualita’ di cio’ che e’ tipico a in Barbagia,Ogliastra o Logudoro.
D altronde non e’ nemmeno una buona idea a Nuoro chiedere al ristorante o in trattoria un insalata di mare,i risultati saranno altrettanto disastrosi,e’ proprio il concetto che a me risulta sbagliato.
In ogni caso non consigierei a nessuno di andare a mangiare in questo ristorante se si vogliono provare piatti di carne,casu marzu etc. credo che anche a me in fin dei conti venne dato un conto di 25 euro senza pero’ secondi,solo antipasti,primi (2) e dolcetti sardi.
13 feb 2013 alle 18:56
Ottimo ristorante, cibo di prima scelta e porzioni abbondanti. Il personale molto cordiale