☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
dic 29 2013

Ristorante Mondo e Luca – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Mondo e Luca - Interno

Mondo e Luca – Interno

 

Giusto un po’ di freddo non basta a trattenerci l’appetito. Giusto qualche difficoltà a trovar parcheggio, nel primo giorno dei saldi invernali, non ci scoraggia dall’affrontar la strada. Giusto qualche piccolo disequilibrio in seno al Donkey Challenge non ci impedisce di programmare, come ogni settimana, la predestinata e indiscussa incursione a sorpresa in qualchedun ristorante della Sardegna, per regalare a voi e noi il godimento o il fastidio di una inderogabile critique de le restaurant.
Se questo appuntamento ha per voi stessi qualche valore, più che gli elementi della natura e gli eventi del post-creato, abbiate timore della involontà, de sa pagu gana, della monotonia, della noia, in poche parole… di noi stessi. Con questa simpatica prolusione, parte la recensione di quest’oggi.
 

Mondo e Luca - Tris di mare

Mondo e Luca – Polpo, tonno, burrida

 

Venerdì sera. Gelida serata di fine anno, parcheggio “a casino”. Non sono gli zoccoli di qualche tradizionale bipede amico del Triumvirato, ma il rumore dei tacchi della Donna del Presidente (DDP) – e della Cognata del Presidente (CDP) -, a confondere il consueto e banale tramestio della Cagliari by Night. Su verso il colle di Stampace il fiato si fa corto, la fame diviene pungente, il desiderio di conquistare il sonno del giusto, dopo una giornata di assoluto non nulla, inizia a far capolino. Ma chi ha inventato le vacanze?
Alle 21.05, speditamente arrivando in fronte al “Mondo e Luca”, Jesus e il Raschione Ettore, come galateo impone, precedono le due donzelle nel sbirciar oltre la soglia del ristorante.
 

Mondo e Luca - Sedano e bottarga

Sedano e bottarga

Mondo e Luca - Carciofi e bottarga

Carciofi e bottarga

 

Esteticamente, il locale ci stupisce sin dall’entrata. La porta di ingresso, e tutto quello che vi sta attorno, non sono molto dissimili da ciò che si può osservare di fronte ad un comune ufficio postale o una stazione dei vigili urbani, se non fosse per una scostumata escrescenza superiore: una petulante luce stroboscopica che irrompe con psichedelica coercizione sull’avventore in arrivo, importunandolo fin dal marciapiede. Superato un disimpegno ascendente ci si immette in una prima sala (una seconda laterale non l’abbiamo visitata) caratterizzata da sedie di colore verde, mobilia povera e dai tratti tipici di una trattoria, eccezion fatta per una bella successione di tele artistiche sulla parete Nord-Est. Note di demerito da assegnare per lo specchio a forma di cuore nella toilette, e per un disarmonico proteggi muro in vetro/plexiglass, che corre lungo tutto il perimetro della sala. Sostituito da una striscia di tonalità verde acido, o da pietre decorative, darebbe un’impronta totalmente differente all’ambiente.
 

Mondo e Luca - Antipasti

Mondo e Luca – Antipasti

 

Il servizio in sala è verosimilmente tenuto dal titolare (Mondo?) e, a latere, da un secondo ragazzo (Gianluca???), con modalità informali ma piuttosto precise e attente. I quattro asinini commensali vengono assistiti dal più anziano dei due, che si dimostrerà affabile e disponibile. Il menù viene presentato “a la carte”, ma può essere considerato un canovaccio di prima misura, poiché parecchie risulteranno essere le pietanze extra, accessibili visivamente dal bancone in sala o dall’itinerante cesto del pescato del giorno. Dopo qualche minuto di esitazione e un giro turistico al succitato bancone, concordiamo una serie di otto antipasti (sette di mare, uno di terra) che, vedremo, diventeranno nove per un improvviso e insalubre sfizio di Jesus.
 

Mondo e Luca - Spaghetti alle orziadas

Mondo e Luca – Spaghetti alle orziadas

 

Inaspettatamente ben fornita la cantina del ristorante, dal quale il Raschione, per prolungamento ideale rispetto alla settimana precedente, attingeva un Vermentino di Gallura DOCG “Karagnanj” della cantina Tondini, poi seguito da un più classico (sempre Vermentino) “I Graniti” di Pedra Majore.
Gli antipasti erano quindi così organizzati e composti: buone insalata di polpo e buona burrida, anonimo tonno con pomodoro secc0 (che stranamente aveva sapore di sedano!) apprezzabili insalate di sedano e bottarga a scaglie e carciofi con spolverata di bottarga, favette verdi saltate, deliziose maruzzelle (lumachine) di mare piccanti mangiate interamente da Jesus, per finire con una buon guazzetto di cozze in rosso, al peperoncino.
 

Mondo e Luca - Spaghetti ai ricci

Spaghetti ai ricci

Mondo e Luca - Fregola

Fregola con arselle

 

Terminati gli antipasti, arrivava al nostro tavolo il titolare, brandendo il cesto del pescato, e proponendoci un sesquipedale pesce San Pietro da cuocere al forno. Desiderosi di provare i primi piatti i burricchi declinavano la proposta e rilanciavano con la loro comanda. Stimabile l’iniziativa di Jesus che, avendo intravisto nella vetrina degli antipasti la presenza di arengu (aringhe) affumicate, le domandava come intrattenimento in attesa dei primi e, per la gioia delle sue transaminasi GTP, le ingurgitava per i tre quarti del totale!
I primi piatti risulteranno poi davvero ottimi: inusuali e apprezzati spaghetti alle orziadas (anemoni di mare) per il Raschione, spaghetti con “colata” di ricci di mare per Jesus e CDP,  fregola con arselle per la DDP la quale, con sacrilego sortilegio e come sua abitudine, ha eliminato i molluschi di condimento. Non chiedeteci il perché!
 

Mondo e Luca - Parago carciofi patate

Mondo e Luca – Parago carciofi patate

 


Conclusa quest’ultima sessione di lavoro, ecco ripresentarci il cesto dei pesci entro il quale, in luogo dell’esagerato San Pietro, individuiamo un più contenuto Parago, da cucinare con patate e carciofi (al forno). In realtà Jesus avrebbe preferito una meno originale spigola di media pezzatura, e in effetti qui esiste una certa distanza tra il giudizio dei vari commensali, sul risultato finale del piatto. D’ogni buon conto, dobbiamo comunque segnalare che l’attesa del pesce è stata intrattenuta da graditissimo pinzimonio con verdure di stagione: sedano, radicchio, pomidoro e arravonella rossa.
 

Mondo e Luca - Crema catalana

Crema catalana

Mondo e Luca - Sebada

Sebada al miele

 

La cena – costantemente accompagnata da pane abbrustolito e bruschette di pane carasau all’olio d’oliva- si concludeva con i dessert: sorbetto al limone analcolico per Jesus e DDP, sebada artigianale con dozzinale miele millefiori (perché non usarne uno più prestigioso per dare con semplicità un tono superiore al dolce?) per il Raschione, crema catalana alla fiamma (!) per la CDP. Due caffè pessimi (bruciati) e due insperati rum Ron Zacapa 23YO per Raschione e CDP, decretavano quindi la fine delle ostilità. Costo finale 45€ cadauno, da ritenersi un 10% superiori al giusto dovuto.

 

Il Ristorante Mondo e Luca presenta i caratteri di una buona trattoria, dove si possono trovare pesce fresco e taluni piatti (i primi) cucinati con maestria e generosità. Altre pietanze proposte si mantengono invece, come l’ordine estetico generale del locale e il servizio, in quel limbo della cucina, dove si individuano discontinui elementi di lode, senza però particolari originalità o eccellenze. Per noi, due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Mondo e Luca”: Due Burricchi.
Ristorante Mondo e Luca Indirizzo: Via Goffredo Mameli 101, Cagliari
Telefono: 070670480    [mostra in google maps]
 

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nov 10 2013

Cronta Enoteca WineBar – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Cronta - Interno

Cronta – Interno


 
Fuori dal “Cronta”. Wine driven dixit.
«Tu devi andare in Piazza Yenne e gridare ad alta voce: IO SONO JESUS, allarghi le braccia e ti metti così, come il Cristo redentore! Ma non a Cagliari, perché a Cagliari ti insultano, non ti capiscono. Tu dovresti scrivere canzoni… non ovviamente canzoni intelligenti, ma per Vasco Rossi o per una boy band!»
Dentro il “Contra”. Paranoia driven dixit.
«Ingegnere, mi pare che, mentre passava, un cameriere abbia pronunciato il suo nome, mi sa che stavolta ci hanno sgamato
Nessun esordio, mi pareva oggettivamente più adeguato quest’oggi, anche perché, onestamente, a dispetto di una minuziosa ricerca online sul significato del termine “Cronta”, l’unico interessante riferimento individuato, è stato quello relativo a tale John Cronta, emigrato negli Stati Uniti, e censito in Oklahoma nell’Anno Domini 1910. Ohibò!
 
Cronta - Ostriche Fines de Claire

Cronta – Ostriche Fines de Claire

 

Sabato mattina. Ancora riecheggiano nello spazio adimensionale, le pretestuose e traballanti giustificazioni dell’Ingegner Marrocu, che ha nuovamente negato ai propri fan la possibilità di apprezzare un proprio componimento letterario.
Da qui l’inopinabile scelta di Jesus, di non calcare eccessivamente la mano sulla qualità e sulla appetibilità del presente rendiconto, non foss’altro perché, nel frattempo che esso viene redatto, l’autore sta guardando la TV in streaming, motivo per il quale l’unica spendibile fonte di ispirazione, parrebbe essere la tormentata vicenda di Anna Oxa in quel di Ballando con le stelle. Ohibò!
 

Cronta - Polpo e Zuppetta cozze arselle

Cronta – Polpo e Zuppetta cozze arselle

 

Ore 12.55. Arrivano con un certo anticipo i Burricchi Jesus e il Raschione Ettore, all’appuntamento in fronte al Ristorante/Enoteca/WineBar “Cronta”, situato nel ultra-trafficato Viale Armando Diaz. E’ stato inaspettatamente e ostinatamente irremovibile Il Raschione, nel proporre di utilizzare la di lui autovettura, per condurre Jesus verso questa nuova avventura. Spirito di sacrificio e dedizione alla causa, penserete voi… Nient’affatto: l’astuto Burriccu potrebbe aver architettato, per le settimane in divenire, una delle sue periodiche ed irritanti ciccionate “a casino”, e per questa ragione aver voluto evitare, strategicamente, che possa verificarsi il suo turno di conduzione. Diciamo subito che non sarà l’unico atto di presunta burriccaggine, da parte sua (e del Marrocu), che tenteremo di smascherare tra le righe di questo resoconto.
 

Cronta - Tartare di salmone

Cronta – Tartare di salmone

 

Da subito enorme ci appare la superficie che il Cronta dedica all’alloggio dei propri avventori. Già all’esterno del locale un certo numero di appoggi rialzati – con botti in legno chiaro a far da basamento – e una serie di garbati divanetti, consentono di desinare o gustare un buon bicchiere di vino sotto l’alto porticato; porticato che risulta trovarsi, invero, a un paio di metri dal caotico traffico cittadino.
All’interno, gli spazi della sala da pranzo sono distribuiti intervallando eleganti file di tavoli – drappeggiati con tovagliame bianco crema -, a solide scaffalature lignee, in cui alloggiano una infinità di bottiglie provenienti da ogni parte del Mondo; talune di queste serializzate in gruppi, qualcheduna disposta nella propria confezione di prestigio. Personalmente avrei maggiormente condito l’ambientazione – e gli scaffali in particolare – con estemporanei suppellettili a tema e, magari, con elementi dal forte impatto bucolico, quali la paglia e il fieno. La possibilità pratica che i clienti passino a pochi centimetri dal tavolo di altri avventori, durante la doverosa analisi delle bottiglie, avrebbe dovuto maggiormente pesare nella scelta della topologia degli ambienti, mentre l’angolo dedicato alla vendita di prodotti enogastronomici risulta percettibilmente slegato dal resto degli arredi, tanto da necessitare, a nostro parere, di un utilizzo opportuno di séparé.
 

Cronta - Tagliolini al tartufo bianco

Cronta – Tagliolini al tartufo bianco

 

Notevole la qualità del servizio. Appena ventenne il (non sedicente tale) responsabile di sala, affiancato da altri colleghi e da un giovane enologo, che sembra di certo avere il polso della propria cantina e, in particolar modo, uno straordinario database di annate ed etichette nella propria testa. Impossibile pensare neanche lontanamente ad una carta dei vini – occorrerebbero su per giù dodici tomi – ma la cernita viene suggerita direttamente dall’enologo o, nel nostro caso, indotta dal lungo pellegrinaggio dell’Ingegner Marrocu tra gli scaffali e il comparto frigo. Dopo circa dieci anni di speculazioni mentali («io non riconosco una sprite da una cocacola») il primo verdetto: bianco Sauvignon neozelandese del 2009 “Sliding Hill” (collina che scivola), della regione dei vini Marlborough. La prima cosa che vogliamo evidenziare di questo vino, non è l’intenso profumo fruttato e il gusto ben strutturato, ma la particolare e disarmonica etichetta, che “scorre” lateralmente lungo una faglia cartacea, e in cui è rappresentato un inquietante sismogramma. De gustibus! A seguito della scelta dei primi e del secondo, convergeremo poi a un rosso cileno Emiliana “Coyam”, sempre del 2009, della Colchagua Valley, scenograficamente decantato (con decanter) e decantato (con lodi) al nostro tavolo.
 

Cronta - Trofie porcini bottarga

Cronta – Trofie porcini bottarga

 

Interessante e ben strutturato è anche il menù stagionale del Cronta, che suggeriamo comunque di aggiornare, onde evitare la privazione di divisate pietanze (quali il tonno non disponibile per le tartare) e nel quale consigliamo di correggere rapidamente quel unwatchable “Ostriche Fin Der Clark”, così prossimo alla nostra istintuale burriccaggine!
Scegliamo quindi, come antipasti, una porzione di sei ostriche (Fines de Claire), due porzioni di deliziosa (almeno secondo Marrocu, meno entusiasti i suoi commensali) zuppetta di cozze e arselle, e due piatti di delicatissimo polpo con patate, radicchio e salsina al limone. Gli antipasti terminano con una concordata tartare di salmone (buona), accompagnata da un trittico di salsine all’olio di oliva piccante, allo yogurt, e una petit brunoise di pomodorini.
 

Cronta - Tagliata argentina

Cronta – Tagliata argentina

 

Il meglio di sé, la cucina del “Cronta”, l’avrebbe però evidenziato con i primi piatti. Il Raschione ordinava delle sontuose trofie con porcini e bottarga («ti c… da finanche soffrire di incontinenza») mentre Jesus e il buon Marrocu non potevano farsi scappare il più classico degli aromi autunnali: tagliolini al tartufo bianco d’Alba, che abbiamo avuto modo di gustare solo dopo alcuni minuti dall’arrivo al tavolo in quanto, nel frattempo, l’Ingegnere ancora vagava per la cantina, a mo’ di Diogene alla ricerca del vino più adeguato. Terminati i primi, rimanendo circa tre quarti di bottiglia da decantare e consumare, i tre pensavano bene di comandare una porzione di tagliata di manzo argentina, servita su espressa richiesta praticamente cruda. Gradevole il sapore, ma qualità e presentazione, a contorno, non risultavano paragonabili a quelle dei primi.
 

Cronta - Tiramisù

Cronta – Tiramisù

Cronta - Crostata di albicocche

Cronta – Crostata

 

Inarrivabile la bontà del dolce acquisito dal Raschione e da Marrocu, un classico Tiramisù, notificata dall’ingegnere allo stesso cameriere, mentre più nella norma, per quanto ottimamente presentata, la crostata di albicocche scelta da Jesus («tra il tronchetto al cioccolato e una crostata all’albicocche, non posso che scegliere il piricocco!»). Oggettivamente incommensurabile, invero, il gusto del passito di Pantelleria d’accompagno “Ben Ryé” 2010, delle cantine “Donnafugata”: una spanna sopra qualsiasi altro passito mai provato. Tre bicchieri Gambero Rosso, cinque bottiglie l’Espresso, 95/100 WineEnthusiast Magazine ecc. ecc.
Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè, un rum Ron Zacapa 23YO per il Raschione, Zacapa XO (Extra Old) per l’Ing.Marrocu, che come d’abitudine pretendeva il liquore solo dopo averlo visto magistralmente servito (con tanto di ghiaccio e fette d’arancia) al Raschione. Costo complessivo del pasto, 73 euro cadauno, da valutarsi comunque un 15% oltre il giusto dovuto. Ad ogni modo, in considerazione della piacevole esperienza appena consumata, Jesus elevava di sua sponte a 80 euro la sua quota, non seguito però a ruota dai suoi più susunki commensali, che si arenavano a 75: «Darò di più quando mi affaccerò fuori dal locale e vedrò la Torre Eiffel anziché la Cariplo…. Ops, ma non c’è più nemmeno la Cariplo, dove andremo a finire!»

 
Più di una Enoteca, più di un winebar, più di una brasserie o di un ristorante, il “Cronta” è un caleidoscopio di piaceri per gli amanti del vino e della buona tavola. Encomiabile la fornitura della cantina, mentre la cucina, nell’incedere delle pietanze, si è quasi sempre dimostrata di elevato livello. Quattro burricchi meno meno.

P.S.: Al termine delle ostilità, segnaliamo il verificarsi dell’avvenimento più terribile, l’incubo peggiore per l’anonima intemperanza del Triumvirato: «Allora, quanti burricchi abbiamo vinto???» L’Ing. Marrocu, rivolto a Jesus: «Questa è colpa sua che pubblica la mia foto a destra e a manca!». Impagabile…

 


VALUTAZIONE “Cronta”: Quattro Burricchi.
Ristorante Cronta Indirizzo: Viale Armando Diaz 21, Cagliari
Telefono: 0706670212    [mostra in google maps]
 

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mar 23 2013

Ranch steak house – Sinnai

 Scritto da Jesus | 1 commento | Commenta

Ranch steak house - Interno

Ranch steak house – Interno

 


Tanto greve mi fu questa carne, che inconsapevole vestì il mio pensiero, che caritatevole raccolse la mia essenza, che severa edificò le prigioni della mia anima.

Tanto ingrato fu il mio sangue, che timoroso cercò in me rifugio, che austero navigò la mia vita, che ribelle cercò di fuggirmi via.

E ora che la vedo lì sul piatto, disinvoltamente placida, smembrata e ferita, lacerata e scomposta, incisa e arsa da fiamme che mai arrivò a sentire, mi chiedo se questa sia ancora la mia, e non il povero banchetto di un burriccu qualunque.
 

Ranch steak house - Rosticini di pecora

Ranch steak house – Rosticini di pecora

 

Sette furono i burricchi, invitati all’ultimo “povero” banchetto del Donkey Challenge, in quel di Sinnai un tiepido Venerdì di Quaresima.
Organicamente disposti su una tavola oblunga, i commensali ammirano e dileggiano il loro Jesus, benedicente al centro. Fortunatamente non sono in tredici, altrimenti avrebbero avuto l’onere di eleggere un traditore d’ordinanza, che sarebbe stato schernito, schironato e cotto al termine della cena, qualora le provvigioni del ristorante “Ranch steak house” non fossero state in linea con le esigenze della loro stessa linea, ovverosia esigenze di ablazione e rimozione mentale.
 

Ranch steak house - Rosticini di maiale

Ranch steak house – Rosticini di maiale

 

Non parlerò della specifica composizione della tavolata, giusto per non disattendere eventuali esigenze di intrallazzo a cui taluni Triumviri ufficiali oggi assenti (non parlo di Jesus, né del Raschione Ettore) ci hanno abituato, e solo brevemente accennerò al come i tre minuti di ritardo di due prestigiosi e puntualissimi burricchi, siano stati cagionati da una difettosa interpretazione degli indirizzi senza civico, da parte di un tecnologico GPS integrato nel Nokia Pureview di Jesus («Il tuo navigatore dice più cazzate del Burriccu Taras»). Penserà il Raschione, ad articolare i doverosi insulti del caso; sottolineo solamente che, per effetto di un ulteriore e increscioso ritardo di una coppia (laica, speriamo) di commensali, non prima delle 21.10, il gruppo asinino ha potuto varcare la soglia del ristorante.
 

Ranch steak house - Antipasti di carne

Ranch steak house – Antipasti di carne

 

Ad una prima osservazione, il “Ranch steak house” si propone come un locale luminoso, ordinato ed asetticamente elegante, in contrapposizione all’idea che potremmo avere di una spartana bisteccheria, come una nostra atavica traduzione archetipica ci imporrebbe. Superato il vestibolo di ingresso ci si immette lateralmente nell’ampia sala da pranzo, caratterizzata da pareti dalle tonalità ocra pallido, terminanti una contro-soffittatura color latte dalle belle linee moderne. Buona parte della muratura, inoltre, è dominata da piccoli mattoncini orizzontali in pietra, occasionalmente interrotti da sagome bronzee, stilizzate sui temi della natura. L’arredamento è rustico ed essenziale mentre, come nostro solito, giudichiamo inopportuna la presenza di un vistoso televisore LCD sul fondo della sala. Per lo meno, in questa occasione, la TV risultava opportunamente silenziata.
 

Ranch steak house - Trofie e tortellini

Ranch steak house – Trofie e tortellini

 

l servizio in sala è affidato a due giovani camerieri, e alla empatica professionalità del titolare che, con fattezze e prorompenza da sportivo (praticamente il sosia di Dejan Stanković) intrattiene gli ospiti, suggerisce i percorsi culinari da intraprendere e, con abile maestria da macellaio, taglia e serve la carne direttamente ai tavoli.
In effetti tale maestria non appare casuale, dato che l’arte della macelleria è di casa in questa steak house, a differenza della celerità del servizio che, nonostante un locale praticamente semi-vuoto, si è dimostrato di una lentezza traumatica – in particolar modo nell’attesa dei primi piatti e dei caffè – tanto da farci concludere la cena dopo oltre tre ore di permanenza, per la gioia di uno dei commensali, che la mattina dopo avrebbe dovuto alzarsi alle sei (per non citarlo, il Burriccu Sollai). Beh, che dire … cazzi suoi…
 

Ranch steak house - Burriccu alla piastra

Ranch steak house – Burriccu alla piastra

 

Il menù è quasi interamente basato sulle carni e suoi formaggi, eccezion fatta per i “primi del giorno” che lo stesso titolare evita comunque di consigliare, non essendo la loro specialità. Ottimamente fornita la cantina, ma la cernita del vino viene affidata alla competenza dello chef (tanto per non citarlo) Taras che, in fase di formalizzazione della comanda, punta silenziosamente il dito verso il tavolo vicino. Trattavasi di un ottimo carignano IGT Isola dei Nuraghi “Misa” 2008, delle tenute di Carlo Pili, servito però un po’ troppo caldo e con un fastidioso difetto di depositi sul fondo. In effetti questa è una caratteristica  strutturale dell’etichetta, ma un attento sommelier avrebbe istruito le doverose ed efficaci contromisure da apportare.
 

Ranch steak house - Parasangue di cavallo

Ranch steak house – Parasangue di cavallo

 

Ineccepibile la qualità delle carni, goduriosamente manifestatesi in tutte le sfumature più o meno tradizionali. Iniziamo col degustare dei fantastici rosticini di pecora all’abruzzese, su un letto di pane carasau con funzione di leccarda post cottura, licenziosamente sbranata una volta ingurgitata l’ultima briciola di carne.
Seguivano inoltre: ottimi spiedini di maiale accompagnati da una salsina messicana ai peperoni;  goulash di carne di cavallo, impiattato in una tortilla su una base di rucola fresca; eccellente (almeno per Jesus) accostamento di prosciutto crudo su base di pecorino fuso, impreziosito da miele tartufato.
Lo chef Taras, inoltre, chiedeva espressamente di assaggiare una tartare di manzo cruda, che dapprima arrivava al nostro tavolo su una base di mozzarella (la cui qualità era discutibile se comparata a quella dell’ingrediente primario), rucola e riduzione di aceto balsamico, per poi – su ulteriore richiesta di semplificazione -, venire derubricata in semplice carne e rucola.
 

Ranch steak house - Fiorentina alla piastra

Ranch steak house – Fiorentina alla piastra

 

Abbiamo già parlato della lentezza con cui sono stati prodotti i primi piatti. Non sappiamo bene cosa sia accaduto in cucina ma di certo, per una disarmonia termica della pasta, dobbiamo ipotizzare che alcune porzioni siano state riscaldate post-cottura, oppure impiattate in modo superficiale.
Ad ogni modo trattavasi di trofie prosciutto crudo e porcini, il cui condimento risultava comunque piuttosto gustoso a merito della indiscutibile qualità dei funghi, e di tortellini al burro e tartufo, molto meno brillanti delle compagne di piatto.
Proseguiva quindi la contrattazione sulle pietanze (ovviamente di carne) che sarebbero seguite come “secondi”. Escluso il pur bramato “sottopancia”, per un onestamente auto-denunciato problema di qualità nei residuati della dispensa, il titolare ci proponeva un trittico di tre differenti tipologia di carne.
 

Ranch steak house - Formaggi assortiti

Ranch steak house – Formaggi assortiti

 

La prima, confessiamo, è un assaggio di asino alla piastra, che abbiamo avuto modo di cannibalizzare a cuor leggero, anche perché magistralmente aromatizzato con pomodoro secco, prezzemolo e aglio, mentre ci sono risultati meno apprezzabili il gusto e la cottura del proposto parasangue di cavallo (comunque buono). Concludeva il trittico una sontuosa bistecca fiorentina di manzo che, come d’abitudine per il “Ranch”, è stata sezionata di fronte ai burricchi, e cotta direttamente sulla piastra al tavolo.
Non parendo oggettivamente interessante la proposta dell’unico dolce disponibile, lo chef Taras suggeriva di procedere con una degustazione di formaggi. In effetti l’assortimento di caprino, pecorino fresco e pecorino semi stagionato, accompagnato da confetture di fichi e di pera, è risultato piuttosto gradevole, almeno per i due terzi dei prodotti inclusi.
Dopo ulteriori attese, concludevamo la serata con dei caffè, con una sprite (marchio di fabbrica del Burriccu Sollai) e con una serie di rum Ron Zacapa 23YO. Costo totale della cena 42€ cadauno, abbastanza in linea con «tottu cussu ca ci seus pappau e buffau».

Volendo giudicare il “Ranch steak house” per la propria natura di bisteccheria e per le proprie eccellenze, la votazione sarebbe di assoluto valore. Il servizio lentissimo e non sempre attento, la qualità dei primi piatti e l’assenza di una vera carta dei dessert però, ridimensionano inevitabilmente il merito iniziale. Sono stato fino all’ultimo in dubbio se assegnare o meno un terzo burriccu, che formalmente dà la nostra benedizione a un locale.
Beh, considerando che personalmente mi vien voglia di tornarci solo per mangiare gli spiedini di pecora, e avendo considerato tutti i giudizi negativi dei miei commensali – sapendo che questi se ne lamenteranno -, alla fine non ho avuto dubbi: tre burricchi, meno meno meno.

 

VALUTAZIONE “Ranch steak house”: Tre Burricchi.
Ristorante Ranch steak house Indirizzo: Via Gennargentu 15, Sinnai
Telefono: 3933607182 [mostra in google maps]

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feb 20 2011

Ristorante Tarvenae Arke’ – Quartu S.E.

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Arke' - Interno

Arke' – Interno

 

In principio fu l’Arché. Ente generatore, cosmologica essenza, ordine primo, eterea sostanza di tutto ciò che è sensibile e, di certo, intelligibile.
Da Talete a Spinoza,  da Anassimandro all’architetto Mangoni; quanti illustri filosofi, per preziosi istanti, ore e finanche anni del loro tormentato cammino, hanno sottratto all’inarrestabile correre del tempo, all’interminabile circolo dell’esistenza, il genio limpido del proprio pensiero, nel puro esercizio metafisico del limite umano…
Ed eccoci immaginare, duemilacinquecento anni fa, Eraclito di Efeso, innanzi ai bracieri di una antica taverna greca, adagiar le proprie membra per discutere e ragionare sull’essenza e sul calore di quel fuoco, che pareva, in quell’istante di sospensione del pensiero, in quell’attimo di osservazione e rapimento – che tutto così naturalmente lasciava scorrere – l’origine ultima e prima delle cose.

Arke' - Zuppa cozze e arselle

Arke' – Zuppa cozze e arselle


Parecchi secoli più tardi, una triade di pensatori nobili (Jesus, Raschione Ettore, Ing.Marrocu), di nobile lignaggio – o, se più piace, di aìnino pedigree – spinti dall’eterno fuoco della gozzoviglia e della lussuria alimentare, si accingevano a filosofare su una nuova incombente crapula settimanale, adagiando le stanche membra su accomodanti basamenti, per predisporre e disporre un’altra sospensione di pensiero, un ponderato deliquio dei sensi, in luogo di un parimenti nobile libito mandibolare.
Ricettacolo del solenne rito, il Ristorante Tarvenæ Arke’, al principio del nobile (il Raschione Ettore, è a V.stra disposizione per spiegare il perché) Viale Colombo di Quartu S.Elena, che giusto in quel punto confluisce nell’altisonante Viale Marconi, quasi a trasfigurare il circolo ininterrotto di un inafferrabile inizio e di una indeterminabile fine.

Arke' - Gamberi carciofi bottarga

Arke' – Gamberi carciofi bottarga


Il ristorante si affaccia quindi all’origine del punto di convergenza geometrico tra i due succitati viali, che creano una sorta di ampia isola pedonale, in buona parte invasa dagli spazi del ristorante, a mo’ di gazebo coperto ed esterno alla sala principale. Quest’ultima viene interrotta, nella sua continuità ideale, da un breve accogliente vestibolo, che si risolve dopo un rapido salir di scale, accompagnato dalla fastosa luminosità di uno splendido cesto di agrumi.
Altrettanto splendida e luminosa è quindi, seppur di dimensioni piuttosto limitate, la sala interna.
Nonostante l’intento semiotico di arredi ed ornamenti non appaia consapevolmente espresso, l’impatto complessivo è quello di un ben riuscito sincretismo tra la prorompente modernità dello scorrere urbano – che si fa largo per mezzo delle ampie e luminescenti vetrine – e un più ricercato impegno di colori e luci soffuse, che col ben dosato impiego di tonalità dal rosso pompeiano all’ocra egizio, riconduce il pensiero dall’attuale fredda espressione del nostro presente, alle più antiche e calde atmosfere del romantico tempo passato.

Arke' - Insalata gamberi sedano pomodori

Arke' – Insalata gamberi sedano pomodori


Il servizio di sala, è garantito, per la maggiore, da una giovane gentile cameriera, particolarmente solerte negli intenti, ma nel complesso piuttosto acerba.
Contrattiamo con lei la serie di antipasti di mare più graditi, in contrapposizione alla rigidità degli assaggi proposti dal menu, e congiuntamente già fissiamo nei primi piatti, il termine ultimo del pranzo, per effetto di un contingente impegno alimentare già fissato per la sera.
Ad ogni modo intelligentemente ci viene proposto l’assaggio di un primo di mare e uno di terra, in luogo di una preferenza monofonica.
Assecondiamo con sospetto la proposta di accompagnare le pietanze ad un semplice vinello bianco della casa – rivelatosi infatti piuttosto mediocre – manifestata, forse, a dileggio di una scelta più prestigiosa, per effetto della primitiva impressione che tre affamati burricchi possono destare.

Arke' - Polpo in agrodolce

Arke' – Polpo in agrodolce


Diciamo subito, invero, che la sequenza di antipasti arrivata agli occhi e sotto le fauci dei Donkey, è stata veramente apprezzabile. Ingredienti genuini, abbondanza delle pietanze e splendida presentazione, costituiscono senza ombra di dubbio il punto di forza del ristorante Tavernæ Arke’.
Si inizia con una splendida fantasia di gamberi, carciofi amari e bottarga, esteticamente impreziosita da una rosellina (ringraziamo il Raschione Ettore per la delicata espressione poetica) di carota sfoglia. Seguiva una deliziosa insalata di gamberi, sedano e pomodori, un meno eccellente polpo in agrodolce con aceto balsamico (forse un po’ troppo duro).

Arke' - Fritto misto

Arke' – Fritto misto


Seguiva ancora una impressionante quanto squisita zuppa di cozze e arselle, accompagnata da un letto di pane carasau e bruschette inzuppate.
La qualità e il sapore delle cozze è segnalabile come tra le più buone sperimentate dal palato degli esperti burricchi, nella loro lunga peregrinazione.
Altrettanto notevole il piatto successivo: un sfolgorante assortimento di gamberi, passere di mare, calamari, (forse) meduse, triglie fritte su un letto di pane carasau, spaghetti fritti e ornamento di limoni a fette. Buonissimo! Un’ultima cosa degna di segnalazione, nell’ambito degli antipasti e non solo, la bontà e la fragranza del pane che ne guidava l’incedere.

Arke' - Trofiette pecorino e Linguine all'astice

Arke' – Trofiette pecorino e Linguine all'astice


Contraddittorio invece il giudizio che dobbiamo esprimere, nostro malgrado, per il binomio che ha caratterizzato l’assaggio dei primi piatti. Da un lato il primo di terra: trofiette al pecorino, carciofi e guanciale; sull’altro fronte una tipica espressione della cucina di mare: linguine all’astice.
Parliamo di contraddizione in luogo del frapporsi di tre differenti giudizi, positivi e negativi, che si rivolgevano, più o meno simmetricamente e indistintamente, verso il piatto di terra o di mare, da parte di ciascuno dei prestigiosi commensali.
Complessivamente, comunque, non possiamo giudicare queste portate lontanamente all’altezza della magnificenza degli antipasti.

Arke' - Affogato al cioccolato

Arke' – Affogato al cioccolato


Arrivati a questo punto del pranzo, gli ormai satolli Triumviri non intendevano comunque negarsi la tradizionale e liturgica esperienza del dessert.
Mentre Jesus e il Raschione Ettore, recedevano dalla prima linea di una battaglia iper-calorica, richiedendo un semplice sorbetto al limone, allungato con vodka – che ad onor del vero è risultato penoso – l’irriducibile Ingegner Marrocu ordinava una splendida coppa di affogato al cioccolato con panna e nocciole, da lui stesso definito «delizioso», alla richiesta di giudizio da parte della curiosa cameriera.
Il pasto si è concluso con tre caffè, con un liquore alla liquirizia per il Raschione e una grappa barricata per Jesus.
Da notare l’anomala astemìa dell’Ingegner Marrocu, protratta – ad eccezione del contingente assaggio del «discreto (leggi mediocre)» vino bianco – per l’intero pasto e determinata da un eccesso di inserimento etilico negli avvenimenti intercorsi la sera prima.
Costo del pasto cadauno 30€, da ritenersi adeguato rispetto alla qualità di quanto consumato e del servizio offerto.

Riguardo al giudizio finale, non possiamo non sottolineare la splendida ambientazione del ristorante e l’eccellenza degli antipasti. Il servizio complessivo, qualità dei primi piatti, del vino e del dolce, non sono risultati invece all’altezza. A malincuore, quindi non possiamo che assegnare due soli burricchi, accompagnati da una menzione speciale per la ricercatezza estetica del locale.

 
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Tavernae Arkè BIS.

 
A seguito di una successiva, quanto casuale, visita dei Burricchi Ettore e Jesus avvenuta lunedi 30 dicembre 2013, e a seguito di un eccellente percorso eno-gastronomico, che in tale occasione ci è stato proposto, il giudizio ha visto una pesante integrazione di burricchi. Rendicontiamo brevemente e mediaticamente l’esperienza, proponendo la seguente galleria di immagini, che descrivono le fatiche sul campo.

Arkè - Pane carasau con olio

Arkè – Bruschette carasau con olio

Arkè - Zuppa cozze porcini

Arkè – Zuppa cozze porcini

Arkè - Ostriche fin de claire

Arkè – Ostriche fin de claire

Arkè - Carpaccio tonno

Arkè – Carpaccio tonno all’arancia

Arkè - Crudite gamberi scampi

Arkè – Crudite gamberi scampi

Arkè - Raviolini di cernia ricci scampi

Arkè – Raviolini di cernia ricci scampi

Arkè - Spaghetti orziadas ricci

Arkè – Spaghetti orziadas ricci

Arkè - Tortino ricotta arance

Arkè – Tortino ricotta arance

Arkè - Rum Matusalem 23YO

Arkè – Rum Matusalem 23YO





Vino: bianco Vermentino DOC “Tuvaoes” 2012 delle cantine Cherchi, Usini.
Antipasti: Zuppa di cozze e funghi porcini; carpaccio di tonno rosso con arancia e spezie; cruditè di gamberi e scampi; ostriche “Fine de Claire”(Bretagna).
Primi piatti: spettacolari spaghetti mantecati ai ricci e orziadas (anemoni di mare) con pomodorini e orziadas fritte per Ettore; sontuosi raviolini al ripieno di cernia con ricci e scampi per Jesus.
Dessert: eccellente tortino alla ricotta e arancia servito su letto di cioccolato fuso.
Passito: Moscato artigianale.
Liquori: Rum Matusalem Gran Reserva 23YO per Ettore.

Nella nostra ri-valutazione il Ristorante Arkè ci stupisce per un’ottima qualità della cucina, risultato di un eccellente connubio tra ingredienti di prima scelta e una assoluta maestria nell’intrepretare felici accostamenti di sapori che hanno reso l’esperienza di altissimo livello. Rispetto alla prima valutazione ci ha impressionato soprattutto la capacità del matre in sala di capire e soddisfare le esigenze delle diverse tipologie della variegata clientela, clientela che occupavo la quasi totalità dei coperti disponibili, seppure si trattasse di un lunedi pomeriggio antivigilia dei festeggiamenti del nuovo anno. Quattro somarelli stiracchiati.
 


VALUTAZIONE “Tavernæ Arke’”: Quattro Burricchi.
Ristorante Tavernæ Arke’ Indirizzo: Viale Colombo 9, Quartu S.E.
Telefono: 070883663   [mostra in google maps]
 

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