Picasso Café Restaurant – Cagliari
«A los doce años sabía dibujar como Rafael, pero necesité toda una vida para aprender a pintar como un niño.»
Yo soy Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz y Annibali Picasso – Olè!
L’abbandono della prospettiva, la diserzione dello spazio, l’autorità del colore, sospinti e confinati con violenza sulla tela, afferrati e urlati al mondo in un vortice psichedelico di cognizione ed emozione. Ogni tratto è un segno di vita, ogni dettaglio è un delirio di umana passione.
«Su questo tessuto di tela bianca, che ha come confini la vita fuori dall’arte, scopro il mio campo di battaglia, in cui un solo soldato solitario, combatterà la sua guerra contro se stesso.»
Entro questi ovattati confini, oltre i quali potete trovare quella cosa inutile che non è Donkey Challenge, settimanalmente combattono, i vostri amati donkeys, le loro colorate e allegoriche battaglie, condotte contro l’inedia e il sobrio vivere per conquistare, con fatica e determinazione, le più alte vette della buona cucina e delle nostrane, culinarie tradizioni.
La guernica che adesso qui dipingiamo, descrive la nostra nuova battaglia, vissuta in una tiepida notte di fine Estate in quel di Cagliari. I “feroci nemici” di oggi saranno, vedremo tra breve, due giovani ed avvenenti fanciulle, che hanno sudato non poco nel guerreggiare con quattro esigenti ed incontentabili burricchi, difendendo con passione il loro arrocco.
Giovedì sera. Il giorno prima della ciccionata l’ingegner Marrocu – felicemente integrato in una comitiva “tutti cacciavite” -, viene intercettato dalla donna del presidente, in un noto e pluriburriccato locale cagliaritano. In quell’occasione, sollecitato indirettamente da Jesus – in contatto medianico/mediatico dalla sua cameretta – dichiarava che non avrebbe potuto presentarsi all’empio svolgersi del rito, per imprescindibili impegni di lavoro.
Venerdì sera, ore 20.59. Allorquando Jesus e il Raschione, arrivati nella stretta via Ospedale ed individuata l’antimimetica sagoma del Burriccu Sollai, volgevano lo sguardo verso il ristorante “Picasso café”, riuscivano a scorgere, con trattenuti accenni di giubilo e stupore, la plumbea figura dell’ingegnere, che intanto s’era scientemente celato sull’ingresso del locale, per produrre manifesta e rumorosa sorpresa, già sindacando sul fatto che fosse arrivato qualche minuto prima dei due comunque puntuali burricchi. Ancora prima, aveva paventato telefonicamente la remota ipotesi del suo arrivo, a dispetto del forfait iniziale. Come “ospite” aggiunto alla prima prenotazione, avrebbe poi causato non pochi problemi di benessere ambientale, ai tre più irreprensibili (nella condotta) colleghi.
L’ingresso dei quattro equidi nel ristorante, sembra quasi l’introduzione di una commedia pirandelliana, la cui protagonista è la graziosa e gentilissima cameriera dai tratti nordici che, contemporaneamente al nostro arrivo, vedeva incidentalmente presentarsi altri due gruppi di commensali, all’unisono rivendicanti la loro prenotazione, tanto da creare non poco disordine e caos, fino al punto di indurla a sincretizzare logisticamente i burricchi, con gli avventori di un altro tavolo!
Durante la serata, la stessa cameriera verrà insistentemente importunata dalla puntigliose richieste del Tetriumvirato – di Jesus in particolare – mantenendo, sempre e comunque, un approccio empatico e cordiale, nonché un istintuale ed incorruttibile sorriso sulle labbra. Personalmente, io ci avrei servito il veleno per topi!
Strutturalmente, il locale si presenta con un grande vestibolo d’ingresso e con accattivanti pareti vermiglie, decorate da riproduzioni d’opere del geniale pittore iberico, verosimilmente riconducibili al periodo cubista analitico. Il vestibolo, muta rapidamente in una graziosa zona bar, in cui sembrano comunque non integralmente valorizzati gli spazi architettonici. Una prima sala da pranzo laterale, ospita le tavolate più consistenti mentre, più in fondo al locale, compare una saletta più intima e riservata, che sarebbe ritrovo ideale per cene all’insegna della quiete e del romanticismo, se non fosse per l’immancabile, molesto, televisore LCD – tra l’altro con un evidente problema di saturazione degli altoparlanti -, che violenta irrimediabilmente l’ambientazione. «Non vi piace? Eppure i nostri clienti lo vogliono per guardarsi il Tg a pranzo». «Allora forse è meglio che cambiate clientela! »
In quest’ultimo riservato ambiente, vengono fatti accomodare i quattro asinini clienti, in un piccolo tavolo quadrato che – come da prenotazione -, doveva e poteva accoglierne esclusivamente tre.
L’esordio relazionale con la cameriera, non mancava di gag subitamente esilaranti.
C.: «Potete scegliere dal menù questo e questo…»
J.: «Ehm, come scusi?»
C.: «Non avete, il coupon? avete “scontu”???»
S.: «No, abbiamo i soldi!»
C.: «Allora scegliete tutto quello che volete!»
Il menù del “Picasso” – tra l’altro interamente scritto a mano su carta quadrettata, con bella calligrafia, 10 anni!!! – si compone quasi esclusivamente di piatti di terra, di non articolatissima composizione, ed è particolarmente ampio e variegato; una diversa e più ricercata filosofia, avrebbe preferito restringere il numero di pietanze proposte, per concentrarsi su piatti di maggiore elaborazione e qualità.
Di buon grado, i burricchi si adeguavano all’offerta della cucina, indirizzandosi obbligatoriamente sugli antipasti di terra, e contestualmente comandavano un rosso DOC “Perdera” di Argiolas.
Gli antipasti erano costituiti da un variopinto tagliere, allestito con pecorino semi stagionato, ricotta vaccina, mortadella speziata, salsiccia sarda piccante, salame, testa in cassetta (tutto senza particolari eccellenze) con successiva appendice di olive sott’olio (simil-saclà) e bruschettine al pomodoro (buone).
Decisamente più interessanti i primi piatti, di marcato proponimento autunnale: trofiette alle noci e gorgonzola per il Raschione Ettore e per l’Ing.Marrocu, Raviolini ai funghi porcini, burro e salvia, per Jesus e il Burriccu Sollai.
A questo punto, già ordinati ed attesi i secondi piatti, l’Ing.Marrocu, dopo esser brevemente uscito dal locale per una malsana pausa sigaretta, ritornava al tavolo con la fronte corrugata e una notizia inquietante da comunicarci: «Ragazzi, la situazione è questa, c’è una ispezione ASL in corso, la cucina è bloccata e io mi devo alzare alle 5 e mezza. Ciao ciao!». La dipartita del preoccupato ingegnere – a dire la verità non contestata o contrastata con partecipazione da nessuno dei commensali – è risultata pressoché frettolosa, perché dopo pochi minuti, conclusasi felicemente l’ispezione, si sarebbe di nuovo materializzata la cortese cameriera (sempre la stessa, solo occasionalmente sostituita da un ragazzo, altrettanto gentile), con le pietanze richieste qualche decina di minuti prima («Vorrei una bistecca, che tagli avete?».«Le facciamo da 350g!»).
Relativamente al burriccu Sollai, trattavasi di una buona costata di manzo, senza condimento (l’alternativa era aglio e prezzemolo), servita con contorno di patatine fritte; Jesus e il Raschione, invero, si erano fatti conquistare da un carpaccio di manzo con rucola e grana, rivelatosi piuttosto buono, benché Jesus non abbia gradito (perché non particolarmente amante di quest’erba) la presenza della rucola, unico difetto, a suo dire, dei carpacci rucola e grana. Vi chiederete, a questo punto, perché un soggetto mentalmente equilibrato, debba ordinare una pietanza che non ama, in presenza di un’ampia scelta di più apprezzate pietanze, e questa domanda contiene già di per sé la risposta che cercate!
La cena si concludeva quindi con una discreta torta (gelato) al cioccolato, con la canonica sprite digestiva per Sollai, con una eccellente liquirizia “Tanca dei pavoni” per Ettore, e con un caffè e un “Cynar” per Jesus. Il prezzo finale, 22€ cadauno, è da giudicarsi un 15-20% sotto la soglia ideale.
Lodevole l’iniziativa della bella proprietaria che, visibilmente mortificata, é arrivata in sala per scusarsi personalmente del ritardo – tra l’altro neanche particolarmente pesante -, cagionato dall’ispezione a sorpresa («E’ la prima che subiamo da quando siamo aperti» … chiedetevi perché, proprio in concomitanza con l’arrivo dei burricchi!), con la quale Jesus ha poi imbastito la discussione relativa all’opportunità di tenere o meno un televisore in sala, in luogo di un adeguato impianto di amplificazione acustica, con relativa musica d’atmosfera in sottofondo, e di cacciare a pedate, eventuali clienti che ne richiedessero nuova installazione.
Impagabile l’episodio finale per il quale, già fuori dal locale, siamo stati rincorsi dalla stessa proprietaria, che aveva interpretato come errore di calcolo («Questi non sbagliano, sono Ingegneri … o susunki! cit.») i dieci euro elargiti come mancia, a riconoscimento della comunque piacevole serata:
«Scusi ma i suoi clienti non lasciano mai la mancia?»
«No mai, perché?».
«Gliel’ho detto che deve cambiare clienti!»
Il “Picasso café”, è caratterizzato da un’ambientazione gradevole e da una atmosfera familiare e rilassante, confezionata attraverso l’empatica gentilezza del personale (menzione speciale). Un meno appassionato panegirico, possiamo imbastire per la qualità della cucina (comunque discreta), che sembra compressa e condizionata dalla scelta del target di riferimento. Suggeriamo, a rischio di perdere qualche cliente per l’inevitabile innalzarsi dei prezzi, di puntare di più su una cucina ricercata e di qualità, che potrebbe rendere il ristorante un saldo punto di riferimento della Cagliari culinaria. Due burricchi con menzione speciale.
VALUTAZIONE “Picasso café”: Due Burricchi con menzione speciale. | |||
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Ristorante Picasso café |
Indirizzo: Via Ospedale 33, Cagliari Telefono: 3492901317 [mostra in google maps] |
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23 set 2012 alle 19:13
Per gli amanti dell’arte della cucina nonchè cultori della poesia applicata alla cronaca arriva il momento per i burricchi, totalmente incompetenti in materia di cucina e di poesia, di celebrare il rito della ciccionata settimanale presso il locale intitolato all’ultimo grande maestro della pittura, che ha inaugurato il periodo del cubismo inteso come esplosione dei dettagli della bellezza, bellezza che sarà argomento dominante della serata.
Gradito ospite della serata un botteriano burriccu Sollai, presentatosi al rientro da una battuta di cocciula; inattesa e dell’ultimo minuto la presenza dell’Ing. Marrocu, che manda all’aria gli impegni inderogabili sostenuti in settimana, creando non poco imbarazzo per l’ampliamanto della tavolata in un locale dagli ambienti molto ristretti. Gradevole l’ambientazione, sebbene incrinata dalla fastidiosa presenza di un TV LCD, che usurpava il posto ad un ben più consono impianto di diffusione acustica, nella sala ospitante la comitiva asinìna.
Le opere d’arte che arredano le vermiglie pareti lasciano subito il posto alla graziosità della simpatica camieriera, non eccessivamente formale, ma sufficientemente pronta a soddisfare tutte le richieste della famelica tavolata. Eccessivamente lungo e mal organizzato il menu, che non distingue con chiarezza i menu business launch, i menu con coupon di sconto, e l’offerta delle pietanze alla carta, nella naturale separazione tra quelle di mare e di terra; limitata l’offerta della cantina, che ha comunque riservato una dignitosa etichetta al Quadriumvirato, servito con l’assaggio da parte dell’Ing. Marrocu, ma poi abbandonato dal secondo cameriere a centro tavola senza distribuirlo tra i commensali.
L’offerta della casa ha fatto ricadere le scelte su una selezione di piatti di terra. Troppo ristretto l’assaggio di antipasti, limitato ad un tagliere di salumi e formaggi e ad un assaggio di bruschette al pomodoro, di qualità sufficiente, ma non indimenticabile. Gradevoli i primi piatti e buono il carpaccio di manzo. Nella media il dessert, mentre superbo il liquore di liquirizia.
I tempi del servizio sono stati pregiudicati da una ispezione della ASL avvenuta nel bel mezzo delle ordinazioni, ispezione superata con successo per la titolare, che si è sentita in dovere di scusarsi con tutti i clienti proprio per i ritardi: brava… bella e brava!!
L’alternanza di resa al palato dei piatti assaporati in serata, seppur garantisca una sufficienza,, non può premiare il locale con il confermimento del terzo burriccu e del conseguente adesivo-rating, ma la cordialità e la simpatia del personale meritano sicuramente una menzione speciale, e con questo quoto in pieno il giudizio del buon Jesus.
30 set 2012 alle 19:59
Colpevolmente con ingiustificato ritardo, integro le impressioni dei più titolati burrichi, sulla serata che mi ha visto loro ospite, ancora una volta per un’esperienza non indimenticabile, tanto dal farmi venire il sospetto di essere una cugurra più che un aspirante burriccu!!
La serata è stata stravolta immediatamente dal comparire di un’inaspettata figura longilinea dal cranio lucido che risponde al nome dello stimato Marrocu, che ci imponeva una suddivisione degli spazi a tavola, risultata abbastanza angusta. Secondo disagio, ben più grave, la mancanza di “campo” telefonico, che ha destabilizzato non poco la proverbiale calma del presidente Jesu, che ormai non può fare a meno di coinvolgere i suoi seguaci con un’innumerevole serie di twitt, superata con lo sfruttamento (a scrocco) della rete wifi del locale, e di un piccolo sforzo dello stesso presidente, che per cogliere una tacca di segnale, continuava a fare una sorta d’inchino verso il Raschione.
Dalla presentazione dei menù, si è capito che non sarebbe stata una serata indimenticabile. Non riesco a capire per quale motivo la maggior parte dei ristoranti, abbiano un numero di menù pari alla metà dei coperti disponibili… Lo stesso menù è strutturato in maniera quasi incomprensibile, con una serie di suddivisioni tra pranzo, cena, coupon… e un’altra serie di variabili da incrociare tra loro per poter capire come ordinare. Ho trovato quasi singolare la presenza di un solo antipasto nel menù, antipasto che si è dimostrato di scarsissima qualità e quantità. Non capisco sinceramente la logica di proporre un unico antipasto, e non impegnarsi perché lo stesso sia come minimo dignitoso. Ho trovato invece di buona qualità il primo piatto, raviolini ai funghi con burro e salvia, discreta la carne di manzo, e immangiabili le patatine fritte. Il dolce era una sorta di Viennetta, al cioccolato, senza infamia e senza lode. Il servizio abbastanza gradevole, anche se un po’ alla buona, giudicato dai miei commensali in maniera decisamente fuorviata dall’estetica delle cameriere…se fossero stati due cacciavite sono certo che il giudizio sarebbe stato ben diverso.
Per concludere trovo il ristorante privo di personalità, molto più orientato ad una ristorazione low cost e con coupon, piuttosto che ad una ristorazione ricercata, come l’ambientazione potrebbe far immaginare.
30 set 2012 alle 20:30
Ringraziamo il Burriccu Sollai per la contro-recensione 10years, e lo invitiamo a registrarsi sul sito con tanto di foto personale, da proporre parimenti alle faccione dei suoi colleghi.