☆ recensioni del donkey challenge: le ciccionate nei migliori ristoranti di cagliari e della sardegna ☆ powered by seudeu.com ☆
ago 1 2014

Ristorante La Lanterna – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

La Lanterna - Interno

La Lanterna – Interno

 

Trentuno Luglio duemilaquattordici. Serata afosa, quasi un caldo africano. Probabilmente annebbiato dai fumi dell’alcol il Raschione, verso il termine della cena, impavidamente proponeva: «questa recensione posso scriverla io…».
Ventuno Settembre, Autunno. Ormai abbandonato il docciaschiuma alla fragranza di “Solero Exotic”, per un più mascolino “Ginseng Uomo”, finalmente Jesus realizza che due mesi d’attesa possono essere sufficienti, prima che la mucillagine della mandronia soffochi l’oceano della nostra irragionevolezza narrativa.
E’ ora di risvegliarsi da questo torpore, è ora di ridonare al Mondo l’aspro sapore delle nostre recensioni. Stimolati da più parti, speriamo di recuperare presto il lavoro arretrato, e speriamo soprattutto di esservi mancati.
 

La Lanterna - Guazzetto

La Lanterna – Guazzetto

 

Arrivano per tempo Jesus e il Raschione, sulla 150 cavalli, in quel di Via Cugia Pasquale, nei pressi del palazzo di Giustizia, in Cagliari.
Ampia la disponibilità di parcheggi a quell’ora, nella zona, sarebbe di per sé un buon motivo per decidere di cenare alla “Lanterna” alla ricerca, a mo’ di Diogene il pazzo, dell’Uomo, anche se nel nostro caso si tratta più di Gusto o, se appartenete alla categoria dei susunki, di Prezzo onesto.
Fatto sta che, per la cronaca,  l’Ingegner Marrocu, arriverà pochi minuti più tardi preferendo parcheggiare, piuttosto di non fare sette metri di strada in più a piedi, sotto le temibilissime sefore fiorite (ringraziamo cagliarinverde.com per il dettaglio botanico), scelta totalmente insensata per chi abbia voglia di preservare la carrozzeria della propria auto. Alle 21.00 esatte, i tre Burricchi potevano quindi varcare la soglia del ristorante.
 

La Lanterna - Insalata di mare

Insalata di mare

La Lanterna - Polpo

Insalata di polpo

 

La lanterna è un ristorante pizzeria un po’ retrò, in stile fine anni ’80/primi ’90, che conserva ancora il fascino di quel periodo nonostante l’ambientazione abbia chiaramente subito qualche sorta di superficiale “rinfrescata”. La sala principale è separata dal vestibolo di ingresso per mezzo di una composita struttura lignea dal sapore cubista (color mogano) che funge, secondo organizzazione modulare, da mensola, armadio, separè e punto di alloggio per numerose stampe in bianco e nero della città.
Il pur piacevole pavimento in laminato chiaro, contrasta visibilmente con il colore scuro del mogano e ancora più marcatamente con le pareti dalle tonalità rosa. Al centro della parete Sud, fa bella mostra di sé un maestoso veliero in miniatura, mentre ipotizziamo che il caratteristico contro-sofitto sia rimasto quello della prima apertura.
 

La Lanterna - Gamberi

La Lanterna – Gamberi

 

Subito notiamo, al nostro arrivo, la presenza di numerosi avventori, tanto che la sala risulterà particolarmente chiassosa. Solo poi scopriremo che il locale è anche una pizzeria con forno a legna, probabile motivo dell’insolito (per un Giovedì) affollamento.
Abbiamo qualche difficoltà a farci notare dall’indaffarato personale, tanto da restare parecchi minuti sospesi tra il caldo afoso e il brusio di sottofondo, in attesa di poterci almeno dissetare.
Finalmente Marrocu intercetta il cameriere e ordina un aperitivo. Questi scappa via prima che i colleghi asinini possano domandargli uguale trattamento. Per lo meno l’aperitivo arriverà nel giro di trenta secondi!
Dopo ancora qualche minuto, finalmente arriva al tavolo la cameriera, per la comanda principale.
 

La Lanterna – Spaghetti alla lanterna

 

Il menù offre, oltre la pizza, ricette in stile classico cagliaritano, senza particolari ed interessanti variazioni sul tema. Ordiniamo la serie di antipasti di mare e i primi piatti. E’ il Raschione a scegliere il vino da una carta non particolarmente fornita e prestigiosa: Vermentino di Gallura DOCG “Branu”, delle Vigne di Surrau.
Con il vino il personale di servizio compie l’errore più grave che si possa commettere davanti ad un esperto della Scuola di Pirri: la bottiglia, forse per questioni di celerità dato l’elevato numero dei clienti, è stata presentata al tavolo già stappata. Un sacrilegio, che ha stimolato non poco la permalosità del Raschione (già indispettito per l’episodio degli aperitivi) tanto da, assaggiato il nettare, adombrare dubbi sulla sua reale qualità ed origine del vino. Di questa mal-disposizione faranno le spese gli stessi antipasti, giudicati dal Burriccu totalmente non all’altezza. Più moderato e possibilista, invero, il giudizio di Jesus e Marrocu.
 

La Lanterna - Linguine all'astice

La Lanterna – Linguine all’astice

 

Gli antipasti si componevano di un tris di mare con personale “aggiuntina”: guazzetto di cozze e arselle, condite con aglio e prezzemolo; insalata di mare con gamberi cozze e calamari; insalata di polpo; gamberi bolliti su letto di rucola.
Buoni i primi piatti: linguine all’astice per Jesus e Marrocu, spaghetti “alla Lanterna” (vongole e zafferano) per il Raschione. Da segnalare, nell’attesa dei primi, l’”incursione” al tavolo di fan avventori che, riconosciuto probabilmente l’Ing.Marrocu (Jesus: «non confermo e non smentisco»), a titolo informativo ci esternavano la propria soddisfazione per la cena appena consumata.
Nonostante la volontà dell’Ing. Marrocu di proseguire con l’ordine dei secondi piatti (in contrasto con la necessità di Jesus e Raschione d’alzarsi presto l’indomani), questi recedeva dalla sua intenzione, una volta appreso quale sarebbe stata l’ulteriore proposta culinaria. Passavamo quindi direttamente al dolce.
 

La Lanterna - Sebada

La Lanterna – Sebada

La Lanterna - Ananas

La Lanterna – Ananas

 

L’Ing. Marrocu domandava ordinava allora una (ottima) cruditè di frutta (ananas), il Raschione una sebada al miele, mentre Jesus si “accontentava” di un semplice sorbetto al limone.
La cena si concludeva quindi con due caffè e un amaro (Liquirizia se la memoria non ci inganna) per Marrocu.
Costo complessivo 37€ cadauno circa, da giudicarsi un 15% superiori rispetto al giusto dovuto, in funzione del nostro personale giudizio in merito alla qualità di cucina e servizio.

 

Il Ristorante “La lanterna”, non ha la pretesa di proporre una cucina d’alta scuola, né è caratterizzato da particolari ricercatezze estetico/ambientali. La dimensione ad esso più vicina è quella della trattoria, ideale per cene conviviali non particolarmente impegnative. Il giudizio iniziale sulla qualità complessiva sulla cucina, due burricchi, viene trascinato al ribasso dall’episodio del vino che, in più gravi circostanze, avrebbe prodotto l’onta della mutilazione dell’orecchio. Un burriccu.

 



VALUTAZIONE “La Lanterna”: Un Burriccu.
Ristorante La Lanterna Indirizzo: Via Pasquale Cugia 7, Cagliari
Telefono: 070308207    [mostra in google maps]
 
 Condividi su Facebook 


lug 25 2014

Ristorante Le Notre Rêve – Cagliari

 Scritto da Jesus | 2 commenti | Commenta

Notre Reve - Interno

Notre Reve – Interno

 


Dépit de tout, je me réveille tous les jours,
et mes rêves restent à mes yeux, autant les papillons aiment une même fleur.
J’ai laissé les idées colorées derrière moi, et ce que je vois devant, est maintenant seulement la couleur de mes chaussures, quand je porte attention où je mets mes pieds.
Étape par étape, j’ai traversé villes ternes et champs vierges.
Mes jambes sont lourdes, comme la façon dont je marche. Je ne veux pas donner un nouveau souffle à mes espoirs, et n’attends rien d’autre que m’endormir, rêver encore et enfin me réveiller demain.
 

Notre Reve - Antipasti

Notre Reve – Antipasti

 

E’ terribilmente improbabile e arduo riuscire ad alterare l’azione dei vetusti e cigolanti ingranaggi della macchina delle ciccionate, custodita nelle umide segrete della fortezza medievale dimora del Raschione Ettore.
Era già pronta a vomitare l’ultima feroce sentenza e catapultarci chissà dove nel mare nostrum della ristorazione. Il coraggioso intervento turbativo del guastatore Jesus, con l’utilizzo di una cannuga po figumorisca ben innestata nell’ultimo treno epicicloidale, ha prodotto invece una felice variazione di programma. Unico difetto della soluzione, il difficile alloggiamento delle autovetture dei burricchi – una volta di più colpevoli di diaspora antieconomica -, i quali avrebbero dovuto parcheggiare “a casinu“.
 

Notre Reve - Ravioli di cernia

Notre Reve – Ravioli di cernia

 

La cosa ovviamente, non turbava più di tanto l’Ing.Marrocu capace di trovare, come sua abitudine, un più o meno legittimo approdo, a pochi metri di distanza del locale e in piena zona a traffico limitato, valicandone il confine appena un secondo prima che scattasse il divieto serale. Jesus e il Raschione invero – trovandosi sistemati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro -, si vedevano costretti a risalire l’irta collina pedibus calcantibus, fino a raggiungere, in quel di Via San Giovanni in Cagliari, la loro agognata destinazione. A pochi passi dal già recensito “Kuvee”, chiuso per la stagione estiva, compare il ristorante pub bisteccheria “Le Notre Rêve” (il nostro sogno), pronto ad accogliere l’ebdomadario rito dei Triumviri.
 

Notre Reve - Tagliatelle

Notre Reve – Tagliatelle

 

Dopo aver atteso pazientemente che l’Ing.Marrocu terminasse di sfruttare a pieno il suo abbonamento mobile “Fastdonkey”, alle ore 21 in punto oltrepassavamo l’uscio del locale.
La struttura interna di quest’ultimo si articola su due sale. La prima è una sorta di salotto dedicato alla zona pub, con sedili in legno e stoffa, pareti color ocra e pavimentazione rustica.
La seconda sala, allo stesso tempo adiacente e separata dalla prima, ospita una decina di piccoli tavoli squadrati, sedie rustiche, tovagliame chiaro e una pavimentazione scura, discretamente composita ed elaborata. Ci accomodiamo all’angolo Est, e subito ci sorprendiamo per la maestosa effige del Dio Bacco che fa capolino da una tela sistemata in una sorta di nicchia alle nostre spalle.
 

Notre Reve - Tonno scottato

Tonno scottato

Notre Reve - Scottona bavarese

Scottona bavarese

 

Abbiamo qualche difficoltà iniziale a relazionarci con il maître: un ragazzo spigliato e gentile, che ci intima subitamente di rivolgerci a lui con il “tu”. Rispondiamo, altrettanto velocemente: «come lei desidera!»
A parte l’aver dovuto richiedere più volte l’arrivo dell’acqua al tavolo, il servizio è stato piuttosto attento e metodico, comunque non particolarmente oberato di lavoro per il numero esiguo di astanti.
 

Notre Reve - Pera al cannonau

Notre Reve – Pera al cannonau

 

Come nostra abitudine, ordiniamo antipasti e primi piatti trovandoli ben categorizzati, sul menù cartaceo, in sapori di mare e di terra. Scegliamo ovviamente anche i vini. Il primo è un bianco: Vermentino di Gallura DOCG “Branu” di Surrau, per il quale l’Ing.Marrocu, già scramentau in passato, chiederà notizie certe sul prezzo. Per sua gioia il corrispettivo si rivelerà assolutamente abbordabile, se misurato rispetto al prestigio dell’etichetta. La seconda bottiglia sarà un rosso (monica, cannonau, bovale), in esclusiva funzione dell’ultima portata di carne: “La Giara”, della omonima cantina di Usellus.
Gli antipasti sono ottimi. Iniziamo con un incredibile pecorino fuso (provenienza: stessa madre del maître!) su letto di pane carasau, del quale L’ing.Marrocu pretenderà a gran voce il bis. Seguiranno poi dei succulenti bocconcini di tonno al brandy e arancio, un polpo  con patate alla glassa di aceto balsamico e uno squisito tris di affumicati: pesce spada, tonno rosso e salmone (unico ingrediente non nostrano), su letto di verdure, accompagnate da una curiosa e voluminosa testa di radicchio, disposta al centro del plateau.
 

Notre Reve - Sebada

Notre Reve – Sebada

 

Impeccabili i primi. Buoni i ravioli di cernia con pomodorini e bottarga richiesti da Jesus e Marrocu, eccellenti le tagliatelle “flambate” al brandy, con gamberi e zucchine, scelte dal Raschione.
Per i secondi, i Burricchi optavano a favore di un bis terra-mare, con bistecca di scottona bavarese (cottura richiesta al sangue) e tonno scottato, al vinaigrette di agrumi e pepe rosa. Memore di lamentele subite da vari clienti, in riferimento alla cottura del tonno, il maître teneva a precisare che per la cucina scottato significava “poco cotto”. Quando, a fine serata, lo chef si sarebbe presentato al nostro tavolo Jesus boriosamente avrebbe affermato: «tutto buono, ma il tonno era un po’ troppo cotto».
Risposta: «la prossima volta ve lo porto vivo!»
Buoni anche i dolci. Seadas di Tertenia al miele di anacardo con fiocchi d’arancio per il Raschione Ettore, meno brillanti pere al cannonau con cioccolato e nocciole, per Jesus e Marrocu.
La cena si concludeva quindi con tre caffè e due rum “Ron Zacapa” 15YO per Marrocu e Raschione, servito con bicchiere di ghiaccio e cioccolatini. Costo finale, 44€ cadauno, da ritenersi adeguati al valore della cena.

 

Con piatti semplici ma non banali, il ristorante “Le Notre Reve” propone una cucina di tutto rispetto, nel cuore della Cagliari cittadina. L’ambientazione e l’atmosfera che fanno da contorno sono gradevoli, anche se non guasterebbero un po’ più di eleganza e formalismi da parte del personale. Tre burricchi.

 


VALUTAZIONE “Le Notre Reve”: Tre Burricchi.
Ristorante Le Notre Reve Indirizzo: Via S.Giovanni 222, Cagliari
Telefono: 070.665629    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


lug 23 2014

Ittioturismo Marceddì – Terralba

 Scritto da Jesus | | Commenta

Marceddì - Esterno

Marceddì – Esterno

 

Il mare senza mare, volendo raggiungerlo, non lo troveremmo sui monti impervi o sui freddi altopiani, ma dovremmo allora scendere a valle, dove l’acqua termina la sua strada, dove le piogge d’Autunno trovano la loro galera, dove l’Inverno ansima con fiato breve,  dove è lontano il ritmo della Primavera e dove, infine, l’Estate attira il canto dei grilli e gli animali da soma; all’abbeveraggio, alla ricerca di refrigerio, di beltà e soddisfazione animale.
Beviamo d’un fiato a questa fonte, tanto forte da prosciugane l’essenza, tanto copiosamente da divorare i suoi frutti, tanto pazientemente da assaporare il crescere delle stagioni. Ora, infine, apriamo la porta ed entriamo.
 

Marceddì - Antipasti

Marceddì – Antipasti

 

Il canovaccio è sempre lo stesso. Sabato di Luglio “casinu“. Il Raschione Ettore, avendogli la macchina delle ciccionate espresso la sua preferenza, convoca poco eco-compatibilmente, il Triumvirato al punto di incontro prescelto: un ampio centro commerciale, situato in uno splendido Paese del cagliaritano – il cui nome inizia per S e finisce per U – celebre per l’inappuntabile piano urbanistico e per la impeccabile manutenzione delle strade cittadine, perfette per fare da set a un possibile remake di “Apocalypse now”. Anche la mia opinione, se venissi interrogato a tal proposito, inizierebbe per “Su c…” e finirebbe con “…gau”!
All’ora stabilita, Jesus l’Ing.Marrocu e il Raschione erano pronti a partire.
 

Marceddì - Guazzetto di cozze

Guazzetto di cozze

Marceddì - Cruditè di cozze

Cruditè di cozze

 

Per fortuna il Raschione, avendo un appuntamento in serata e volendo assumere il controllo dei tempi di rientro, decide nuovamente di mettere a disposizione del gruppo i servigi e le sospensioni della sua nuova “quasi cento” cavalli. Verrà comunque giustamente ricompensato da un generoso rimborso carburante, prodotto – almeno da Jesus – all’atto di estinzione del conto.
 

Marceddì - Fregola

Marceddì – Fregola

 

Tra gli insulti e le pontificazioni dell’Ing.Marrocu, tra i deliri di due differenti navigatori all’opera, il lungo viaggio verso quel di Marceddì, frazione di Terralba, aveva infine termine, non prima di aver comunque potuto apprezzare la geometrica e rigorosa organizzazione delle Vie dei campi.
Persa però qualunque speranza di raggiungere – con esattezza per lo meno decametrica -, la destinazione finale, seguendo le capziose informazioni elargite dagli strumenti elettronici di bordo, i tre chiedevano chiarimenti a un gentilissimo indigeno il quale, rispondendo con marcato accento fiorentino, volgeva il proprio dito indice oltre l’orizzonte, in direzione di una vistosa costruzione azzurra. Avevamo trovato l’ittioturismo “Marceddì”, la nostra ambita e ultima meta.
 

Marceddì - Muggini arrosto

Marceddì – Muggini  e orata arrosto

 

E’ splendido, invero, l’orizzonte indicato dall’oriundo. Al di là del nostro sguardo le coltivate pianure del campidano, dietro di noi il caldo Mediterraneo, di qua uno specchio d’acqua ribollente di vita che si perde in lontananza e riappare fin sotto la veranda esterna al locale, confinata alla base da una schiera di motori atti al condizionamento termico e una serie di fioriere spente dal sole, il cui contenuto l’Ing.Marrocu avrebbe poi tentato di incendiare con la combustione prodotta dal suo personal Thanatos. La costruzione principale è una sorta di estesa magione la cui prima declinazione epidermica dovrebbe, negli intenti, richiamare il colore dell’acqua, ma che di fatto si riduce ad un bianco-azzurro laziale identificabile, nel suo contesto, come inadatto rumore cromatico.
All’interno gli spazi sono ampi. La struttura in muratura iniziale, è stata visibilmente ampliata con (almeno) una appendice laterale, caratterizzata da un bel soffitto in legno, che produce una sorta di gradino a dente di sega con il profilo spiovente primigenio.
Le ampie vetrate danno occasione di godere della Natura circostante, mentre le lunghe tavolate con mobilia in plastica verde, escludono ogni possibile ricercata eleganza.
 

Marceddì - Sparlotte fritte

Marceddì – Sparlotte fritte

 

Al nostro arrivo, gli antipasti sono già serviti. Cambiamo di tavolo perché un quarto possibile commensale ci ha abbandonato all’ultimo secondo. Ovviamente la quarta porzione è rimasta con noi! Il menù è fisso mentre gli ingredienti, trovandoci di fatto in una peschiera (cooperativa San Domenico), sono di certo freschissimi e genuini. Diciamo subito, però, che non abbiamo potuto identificare alcuna particolare eccellenza o elaborazione di rilievo tra i piatti proposti. Il vino è quello “della casa”, un vinello bianco sufficientemente gradevole. Frutto di evidente navigata esperienza su un menù invariante, la cucina e il servizio, invero, ci paiono metodici, rapidi e ben organizzati.
Gli antipasti si articolano in una serie di sei portate, da cui viene escluso, per ragioni economiche e di stagione, un assaggio di oro del Sinis: la bottarga.
Ad ogni modo, potevamo in sequenza gustare: acciughe in salamoia; crostini di patè di salmone e prezzemolo (?); insalata di polpo e sedano; muggini (cefalo) al forno con condimento di verza; guazzetto di cozze e, per terminare, un ottimo piatto di cozze crude, quasi interamente ingurgitate da Jesus, nonostante le palesi cuccurre del Raschione: «ho una brutta sensazione»! Per la cronaca, nessun avvenimento intestinale nefasto, deve essere segnalato nei giorni successivi alla ciccionata.
 

Marceddì - Dolci

Marceddì – Dolci

 

Primo piatto piuttosto anonimo. Una fregola ai frutti di mare con cozze e granchi. Nulla da dire per il condimento, ma la pasta in sé era insipida e mal amalgamata, oltre ad avere origine certamente industriale.
Dopo un intermezzo di pinzimonio di verdure (carote, pomodorini, lattuga), giungevano abbondantissimi i secondi: un enorme piatto di muggini (in cui compariva anche un’orata) arrosto, semplici ma gustosi e ben cucinati, accompagnati da sparlotte (saraghi) fritte.
Saremmo riusciti a terminare il tutto, se il Raschione non si fosse sentito alla fine “pienino”, costringendoci a subire lo scherno del cuoco, che intanto era arrivato in sala per presentarsi ai tavoli e informarsi sull’aggradimento degli astanti.
Il pranzo si concludeva con i dolci: assaggi di crostate di frutta, a cui Jesus preferiva un sorbetto al limone. Infine, con tre caffè e due acquavite fatte in casa si concludevano le ostilità.
Costo complessivo, 33€ cadauno, da giudicarsi adeguati.

 

Con l’Ittioturismo Marceddì si va sul sicuro. La cucina e il servizio sono ben sperimentati, i prodotti sono di qualità, anche se il menù è rigido e piuttosto convenzionale. Menzione speciale per l’ambientazione naturale circostante, che però  non viene sufficientemente valorizzata dalla struttura ricettiva, precludendo così l’esibizione della stella. Due burricchi meno.

 


VALUTAZIONE “Marceddì”: Due Burricchi.
Ittioturismo Marceddì Indirizzo: Loc.Stagno Pauli Biancu Turri, Terralba
Telefono: 348.3934232    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


lug 21 2014

La Peschiera da Basilio – Sant’Anna Arresi

 Scritto da Jesus | 6 commenti | Commenta

La Peschiera - Interno e Veranda

La Peschiera – Interno e Veranda

 

Cento. Qualcuno mi suggerì di esordire questa recensione, in lode di dieci decine, otto dozzine con ammanco di quattro, quattro quarras col resto di uno, quaranta imbudus e cinque mesus mois.
Abbandoniamo la nostra terra per ammirare una nuova alba, per ritrovare l’entusiasmo che fu, per riconquistare i colori di emozioni sbiadite nel tempo. Dobbiamo alzare l’asticella della passione, alterare la chimica dei pensieri, inquinarci il sangue con non convenzionali veleni, respirare fumi di fuoco, far ribollire la nostra pelle. Tutto questo per darci un Sabato, o una Domenica che non siano sempre lo stesso Sabato o la stessa Domenica. Oggi, ci proviamo con l’impulso a noi più estraneo: la susunkaggine!
 

La Peschiera - Tonno e Pesce spada

La Peschiera – Tonno e Pesce spada

 

«Arrivederci mi pare eccessivo.»
Con queste parole, in quel di Porto Pino, splendida frazione turistica di Sant’Anna Arresi, si concludeva la ciccionata che, ad inizio Luglio, vedeva nuovamente protagonista il più famoso Triumvirato della ristorazione sarda, anche questa volta in gita “a casinu“, guidato trasportato e traslitterato dalla nuova e ben climatizzata quasi cento cavalli del Raschione Ettore.
Tralasciando i dettagli dell’avvicinamento alla destinazione – scandito, come di consueto, dagli insulti rivolti dall’Ing.Marrocu al driver di turno e alla mentalità isolana – vedremo a breve come si collega l’accennata conclusione, con il curioso incipit della recensione stessa.
 

La Peschiera - Antipasti classici

La Peschiera – Antipasti classici

 

Porto Pino. A pochi passi dalla spiaggia, poche centinaia di metri dalle dune di sabbia fine e bianchissima, dalle voci eccitate del mare, dall’afa soffocante del sole di Luglio. E’ qui che, con i suoi confinati specchi d’acqua, appare sulla Via il ristorante “La Peschiera”. L’appendice “Basilio” del nome spunta fuori informalmente e ci ricorda celeberrimi bi-laureati nostrani.
E’ facile e confortevole accomodare l’auto del Raschione nell’ampio parcheggio adiacente al ristorante, mentre poco distante si consuma il delirio organizzato dei servizi esterni alla spiaggia. Successivamente al pranzo, per far sbentiare l’ing.Marrocu, i Burricchi avrebbero tentato di appropinquarsi ai medesimi, senza aver possibilità di usufrutto, a causa del precoce e del tutto estivo, terminare delle risorse disponibili.
 

La Peschiera - Fritti gratinati crostini

La Peschiera – Fritti gratinati crostini

 

Superate le palme che delimitano il parcheggio, incontriamo una bella struttura in stile mediterraneo, con soffitti bassi, intonaci esterni bianchi e tegolato rustico. La sala interna, a parte le arcate in muratura, è interamente dominata dal legno chiaro delle pareti, e dal soffitto scuro con belle travi a vista. La pavimentazione è in simil cotto, mentre il colore delle tovaglie e delle sedie stona un poco con il resto dell’ambientazione, comunque gradevole.
Ci accomodiamo però nella veranda esterna, che dà sulla Peschiera, riparata da una tettoia di canne paravento e (letteralmente) innaffiata, fino ai piedi dei tavoli, dagli erogatori delle aiuole perimetrali; questo, a dire del titolare, per rendere più fresco l’ambiente e dare ristoro ai piccoli uccelli che ogni tanto facevano capolino. Questa premura però, è col passare dei minuti diventata piuttosto fastidiosa, per un difetto di dosaggio o aumento della pressione dell’acqua, tanto da dover chiedere a “su Ziu” l’interruzione del processo erogativo.
 

La Peschiera - Classici e cruditè

La Peschiera – Classici e cruditè

 

Su Ziu (Basilio?), è l’anziano signore che ci fa accomodare nella veranda, che si farà carico del servizio, e che ci intratterrà per tutta la durata del pranzo con empatia e storie di vita vissuta, in particolar modo relative al periodo del suo affrancamento dal vizio del fumo.
Riguardo il servizio in sè, è stato sufficientemente preciso nei tempi e nella periodica fornitura di piatti e posate, ma dobbiamo di certo censurare certe abitudini “antiche” come quella di porgere coltelli e forchette impugnandoli direttamente dalla punta. Particolare, che di per sé avremmo potuto penalizzare con l’estremo atto di mozzatura dell’orecchia, ma che in questa occasione – per evitare eccessive distorsioni di giudizio – contribuirà solo numericamente all’attribuzione del punteggio finale in termini di burricchi.
 

La Peschiera - Spaghetti ai ricci di Giugno

Spaghetti ricci di Giugno

La Peschiera - Zuppa di pesce

Zuppa di pesce

 

Il Signor Basilio ci informa sulle abitudini di esagerata distribuzione delle portate della peschiera, subito proponendoci una degustazione di 22 antipasti. In realtà, alla fine, i piatti conteggiati saranno “solo” sedici, col difetto del ritardo delle cruditè di mare, arrivate al nostro tavolo solo dopo i primi perché inizialmente escluse, avendo il padrone di casa confuso il nostro ordine con quello del tavolo vicino (per la cronaca, i tavoli occupati erano tre).
Unitamente agli antipasti, ordinavamo primi piatti e vino. Dapprima una bottiglia di Vermentino di Sardegna DOC “Giunco” di Mesa – in onore alle produzioni locali e al suocero del Presidente SDP -, seguita poi da un “Lupus Infabula” della tenute “Olbios” di Olbia.
 

La Peschiera - Cruditè di scampi

La Peschiera – Cruditè di scampi

 

Come detto, gli antipasti si componevano di sedici portate di mare, la cui freschezza degli ingredienti ci pare indiscutibile, frutto dell’approvvigionamento diretto dalla peschiera o dai vicini punti di riferimento (es.: Isola di S.Pietro per il tonno), anche se potremmo discutere sulla qualità finale di talune composizioni, tutte comunque mai particolarmente elaborate o ben presentate.
Nel dettaglio, arrivavano al nostro tavolo: involtini di pesce spada, melanzane e rucola; carpaccio di tonno rosso; musciame di tonno alla catalana (in realtà un assaggio di musciame, sommerso da pomodori e cipolle); cuore di tonno accompagnato da una salsina piccante (simile all’harissa, accostamento discutibile); carpaccio di polpo su letto di radicchio; bottarga con noci; burrida di tonno; gamberi bolliti; cannolicchi gratinati; frittelle di orziadas (anemoni di mare); capesante gratinate con asparagi di mare; crostini di pane accompagnati da crema di bottarga, pomodori e burro salato; cozze primavera; filetti di sarde con uva sultanina e pinoli; bocconi di mare e, per terminare, cruditè di cozze e ostriche. Il sapore di queste ultime, segnaliamo, non ci ha per niente entusiasmato.

 

La Peschiera - Ricotta al miele di corbezzolo

Ricotta al miele

 


Meno brillanti, di fatto, i primi. Mentre si presentava come assolutamente gustosa e accattivante la zuppa di crostacei e mitili scelta dall’ing.Marrocu («con il pesce fresco si va sul sicuro»), composta da gamberi, cozze, arselle, scampi e accompagno di crostini fritti, gli spaghetti “ai ricci di Giugno” ordinati (consapevolmente nonostante fossimo fuori stagione) da Jesus e il Raschione apparivano più come una pasta all’olio ben mantecata, con subordine di uova di riccio insapori e granulose molto simili, in termini di aspetto e gusto, alle gonadi congelate.
 

La Peschiera - Tiramisù alle pesche

Tiramisù alle pesche

 


Eccellente, invero, la qualità del secondo piatto. Questo, scelto in alternativa alla (eccessiva a quel punto) aragosta, in realtà sarebbe andato benissimo come diciassettesimo antipasto: un semplice quanto meraviglioso plateau di scampi crudi con olio e pepe nero.
Buoni anche i dolci: particolare ricotta con miele di corbezzolo e chicchi di caffè per Marrocu, tiramisù alle pesche per il Raschione, semplice sorbetto al limone per Jesus.
Il pranzo si concludeva quindi con tre caffè e acquavite per Jesus e Marrocu. Costo complessivo, 97€ cadauno – su cui hanno pesato 114€ totali di antipasti (forse considerati 22 anziché 16?) e 72€ di scampi crudi, 800g, valutati quindi 90€ al Kg -, che dobbiamo giudicare un 40% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina con ottimi ingredienti ma senza particolari elaborazioni o peculiarità, e una qualità del servizio non proporzionale al costo pagato, superiore a quello di altre esperienze in ristoranti stellati. Sentito quanto avrebbe dovuto esborsare, l’Ing.Marrocu si è ripromesso, per le prossime ciccionate, di richiedere e analizzare preventivamente il menù con il preziario, al grammo. Consigliamo ai nostri lettori, per evitare brutte sorprese, di fare altrettanto, qualunque ristorante visitiate per la prima volta, soprattutto se nei pressi di rinomate località turistiche.

Situato nella suggestiva località di Porto Pino – della quale non è comunque possibile amminare la famosa spiaggia e le dune perché celate allo sguardo degli avventori – il ristorante “La Peschiera” offre una cucina semplice con ingredienti di ottima qualità, ma senza particolari eccellenze. Servizio ben distante dalle ambizioni, anche economiche, della proposta. Valutazione composita di 3 burricchi assegnati alla cucina e 0.5 al servizio. Mediamente: due burricchi meno meno.

 


VALUTAZIONE “La Peschiera da Basilio”: Due Burricchi.
Ristorante La Peschiera da Basilio Indirizzo: Via d.Peschiera 15, loc.Porto Pino, S.Anna Arresi
Telefono: 0781.967018    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook 


giu 13 2014

Ristorante Sa Furria – Cagliari

 Scritto da Jesus | | Commenta

Sa Furria - Esterno

Sa Furria – Esterno

 

Mia nonna, senza rifletterci, un tempo mi ripeteva:
«Su baddarincu. Poni mesu tottu nudda e furria».
Metti, mezzo, nulla, tutto… e ritorna.
La girandola della vita. Prendi, lascia, togli, afferra, vinci, perdi, mangia, digerisci e mangia ancora. Jesus, il Raschione Marrocu. Ieri, oggi, domani e sempre.
Ci vediamo, ci ritroviamo intorno a una tavola. Non è stabile, non è in piano, ma cosa in realtà lo è davvero; neanche la terra sotto i nostri piedi… Tanto vale aspettare che ci scivoli sopra qualcosa, rotolando dalla cima della collina fin qui. Dopo di ché, se la cena sarà soddisfacente, rotoleremo pure noi; sulla pancia, sulla schiena, avanti, indietro e furria.
 

Sa Furria – Olive bruschette

 

Non c’è burriccu più ignorante e ottuso, di quello che non sa tornare sui propri passi, rivedere le sue opinioni, recedere da posizioni di comodo e rinunciare ad orgogliose testardaggini per rendere omaggio alla verità, piuttosto che al proprio personale interesse. Pochi sono i virtuosi che possano vantarsi per tali qualità e beh, certamente non li troverete tra i molentis di questo blog.
Né qui troverete oggi romanzata una vicenda per la quale possa manifestarsi l’occasione di dimostrare virtuosismi di onestà intellettuale. Quasi logisticamente ci staremmo, oggi. La via Sassari, sentiero primario della ristorazione cagliaritana abbiamo bazzicato in lungo e in largo prima di oggi, negli anni passati. Ristoranti che un tempo v’eran ivi, più o meno bene da noi valutati, oggi non quisquiliano più.
 

Sa Furria - Antipasti

Sa Furria – Antipasti

 

E’ il caso questo del ristorante che fu al civico 86, il “Bataclan“, uno dei primi che ha ospitato le ciccionate del Triumvirato, quando il Burriccu Pg non era stato ancora divorato dal demone della susunkaggine, quando l’Ing.Marrocu era un imberbe freelancer della ristorazione, non ancora integrato ed elevato al rango di Burriccu ufficiale.
Qui siamo ritornati ma l’insegna non è più la stessa. Ora c’è “Sa Furria”, ma il Bataclan in un certo senso è ancora lì, negli interni e negli arredi, che notiamo identici alla precedente gestione (e che quindi non ri-descriveremo), nel nome vergato sul menù, nell’atmosfera che sa di via Sassari. Qualcosa di diverso c’è, a partire dal gazebo esterno che ci accoglie, piacevolmente in una calda domenica primaverile, nonostante il via vai di persone alle nostre spalle e le macchine che circolano a un metro di distanza. C’è di nuovo anche il personale. Ricordavamo una sobria signora a quel tempo. Oggi invero ci accoglie un volenteroso cameriere oriundo tuttofare che, nonostante le apparenze, svolgerà più che dignitosamente il proprio compito, dimostrandosi gentile, puntuale e sufficientemente attento. Aiutato, c’è da dire, dal fatto che nel locale, per buona parte del tempo, eravamo presenti solo noi.
 

Sa Furria - Zuppa di cozze

Zuppa di cozze

Sa Furria - Polpo alla diavola

Polpo alla diavola

 

Dignitosamente il suo compito non lo svolgerà, ahimè, la 150cv, inizialmente deputata al traghettamento di Jesus e del Raschione, poi messa in garage per l’improvviso danneggiamento del radiatore :-( .
L’ingegner Marrocu, irriducibile promotore della industria teutonica, con serafica supponenza dichiarava: «non voglio neanche affrontare l’argomento!».
Responsabilità maggiore va attribuita però a quel c… di marciapiede e relativo scivolo con pendenza del 50%, sulla via del garage di Jesus.
Ad ogni modo, sostituita la vettura con la nuova quasi-100cv del Raschione, nessun sensibile ritardo è stato accumulato, anche grazie ad un imponderabile colpo di fortuna del medesimo Burriccu, che riuscirà a farsi varco tra le sature strisce blu di Piazza Yenne. Alle ore 21.02, come concordato, i burricchi erano comodamente seduti nello spazio esterno del ristorante, e consultavano il menù.
 

Sa Furria - Tagliolini agli scampi

Sa Furria – Tagliolini agli scampi

 

E’ facile la composizione della nostra cena. Il menù è ben dettagliato, ma non tutte le voci saranno disponibili, almeno non con ingredienti freschi. Ordiniamo gli assaggi di mare, che nella serata comprendevano quattro portate fredde e due calde. Ancora prima, nella breve attesa che ha preceduto l’arrivo delle prime pietanze, siamo stati intrattenuti da buone bruschette all’olio e da delle classiche olive in salamoia. Non si tratterà di piatti particolarmente elaborati, ma una serie di specialità della cucina cagliaritana (nota: il sito web riporta la possibilità di gustare pietanze finanche calabresi, indiane o bengalesi, che comunque non abbiamo notato), complessivamente, di discreta fattura. Il vino che le ha accompagnate è stato un ottimo Vermentino di Gallura Superiore DOCG “Canayli”, della cantina Gallura. Nell’ordine arrivavano al nostro tavolo: carpaccio di tonno fresco con rucola, olio e pepe; insalata di mare, con gamberi, polpo, seppie, olive nere sottolio e pomodoro ciliegino; carpaccio di sardine con olio, prezzemolo e peperoni, su letto di radicchio; sardine fritte impanate con radicchio e limone. Questo relativamente ai piatti freddi. Quelli caldi erano polpo alla diavola (nel menù indicati come moscardini al pomodoro piccante) e zuppetta di cozze, entrambe con un sugo assolutamente di tutto rispetto, probabilmente l’elemento più positivo di tutta la cena, tanto da innescare una forte competizione tra Jesus e l’Ing.Marrocu a colpi di bruschetta, per l’ultimi assaggio di scarpetta!
 

Sa Furria - Risotto ai frutti di mare

Sa Furria – Risotto ai frutti di mare

 

Buoni i primi. Scenografici tagliolini agli scampi, con prezzemolo e pomodorini per Jesus e l’Ing. Marrocu – con forse il crostaceo un po’ troppo cotto -, risotto ai frutti di mare (gamberi) per il Raschione.
Qui finiva la cena di Jesus, che rinunciava al secondo («magari assaggio quelli degli altri»), ricevendo subitamente il generoso apprezzamento da parte dei propri commensali: «col cazz…!».
Il Raschione optava per un piatto di tonno cotto alla piastra con granella di mandorle (inizialmente il cameriere dichiarava non fossero disponibili, ma è stato presto smentito dallo chef), visivamente una sorta di tataki molto cotto. L’Ing. Marrocu si deliziava invece con un filetto di orata cotta al forno, alla vernaccia, condita con prezzemolo e olive verdi. Devo dire che, nonostante l’apprezzamento dell’Ingegnere, all’assaggio Jesus l’ha trovata altresì apprezzabile ma non esaltante.
 

Sa Furria - Tonno

Sa Furria – Tonno

Sa Furria - Orata

Sa Furria – Orata

 

Infine i dolci. La scelta per Jesus e Marrocu è ricaduta sulla frutta. Ananas per l’Ingegnere, melone per Jesus («dov’è il sale?»). Anche qui discorde l’opinione dei due burricchi, con un Jesus possibilista e il collega: «si vede che di melone non ci capisci nulla».
Il Raschione invero non rischiava, lanciandosi su un classico tiramisù della casa.
Niente caffè né amari, la ciccionata si concludeva qui. Costo totale, 38 euro cadauno, da giudicarsi un 15% superiori al giusto dovuto, in funzione di una cucina onorevole, ma senza menzioni particolari.
 

Sa Furria - Tiramisù

Sa Furria – Tiramisù

Sa Furria - Melone

Sa Furria – Melone

Sa Furria - Ananas

Sa Furria – Ananas

 


Sa Furria è un discreto ristorante, che esprime una cucina semplice a tratti piacevole, senza però note di particolare rilievo. Comunque da non disdegnare, anche in virtù dalla atmosfera rilassata ed empatica creata dal personale. Due burricchi.

 


VALUTAZIONE “Sa Furria”: Due Burricchi.
Ristorante Sa Furria Indirizzo: Via Sassari 86, Cagliari
Telefono: 3881274120    [mostra in google maps]
 

 Condividi su Facebook