Ristorante La Taverna di Castello – Cagliari
La comune tradizione cristiana, prescrive di innalzare i templi della fede popolare, fin su nelle più alte vette, o di elevare maestose cupole e imponenti campanili oltre il culmine delle urbane costruzioni le quali, dal canto loro, con rispetto e reverenza nei secoli passati, mai hanno divisato di sfidare il mistico dominio del culto e della edificazione dello spirito; spirito che, condotto e guidato dalla fede, deve poter toccare il cielo e dall’alto dominare qualsivoglia espressione di umana potenza e superficiale vanità. Di questa reale e surreale consuetudine, abbiamo qui visiva trasfigurazione, nella discreta sagoma del monumento dedicato a San Francesco, ubicato nella piazzetta Carlo Alberto in Cagliari, già piazza del Municipio o – ancora più addietro negli anni, in epoca aragonese -, la “Plazuela”, dimora del patibolo riservato ai nobili della città.
La minuta figura mortale del Santo, viene ivi sovrastata dall’imponente duomo barocco che, con perfetta simmetria e proiezione dell’immagine alle sue spalle, ne ridisegna i contorni dello spirito, elevandoli al cielo, oltre tutto ciò che appare umano e terreno.
Alle ore 20.50 di Venerdì 17 sera Jesus ascendeva, in compagnia dell’ultra-ortodosso Raschione Ettore, verso il culmine del colle di Castello, non seguendo le tracce e gli irti sentieri dell’anima, ma bensì lasciandosi condurre da un meno trascendente ascensore panoramico: «Raschione, sai quanto poco basta a sfracellarsi al suolo dentro queste scatole infernali?»
«Jesus statti zitto, brutta cuccurra, ca…!»
Penitentemente discendendo il colle, tra le pittoresche viuzze del Castello antico, percorso un breve tratto della via “La Marmora”, si possono incontrare l’uscio e la piccola insegna in legno – a onor del vero non particolarmente seducenti – de “La Taverna di Castello”, o “Tavernæ di Castello”, secondo la dizione riportata sulla porta di ingresso.
Alle ore 21.00, Jesus e il Raschione, puntualissimi come da loro abitudine, varcavano la soglia del ristorante, non prima di aver sollecitato telefonicamente un attardato e ingiustificato Ingegner Marrocu, in quel momento impegnato (anche questo come d’abitudine: i responsabili delle forze dell’ordine possono contattarci per avere maggiori dettagli sul suo autoveicolo!) in un parcheggio free-cost al limite della legalità, che ne avrebbe poi condizionato il benessere emotivo per il resto della serata.
L’interno del ristorante è invero delizioso e suggestivo. Discese le brevi scalette all’ingresso, ci si ritrova in quella che appare una piccola cripta o l’anfratto di una antica cantina medioevale. La sala principale, che ospita un esiguo numero di tavoli squadrati, è sormontata da una splendida copertura in legno, integrandosi rusticamente con la caratteristica cucina a vista sul fondo, da essa – non olfattivamente – disgiunta per mezzo di un elegante separè.
Le spesse pareti in pietra sono impreziosite da suppellettili d’arredo familiare, e da alcune gradevoli nicchie scavate nella muratura, che assumono il ruolo di pratiche mensole o piccole librerie.
Ad una seconda graziosa saletta (ancora più minuta della principale e caratterizzata da una robusta volta in pietra), si può accedere discendendo ulteriormente e brevemente di livello. L’illuminazione è garantita da sobri lampadari in ceramica, mentre, dal fondo della cucina, si odono indistinte le note di compilation dei Police e degli U2, prese a pretesto dall’Ing.Marrocu per dare prova di una sconfinata cultura musicale, manifestata per la conoscenza di ricercate composizioni di nicchia, quali “One” o “Sunday bloody Sunday”!
Sebbene in parecchi riescano ad apprezzare il valore delle band sopra citate, sarebbe più opportuno, data l’impronta e l’atmosfera del locale, indirizzare la riproduzione musicale verso stili quali la Classica o il Jazz, e comunque evitare in maniera categorica i Police, in grado di scatenare freudiani malesseri in paranoici avventori quali il buon Ingegnere.
Il servizio, gentile e impeccabile, è garantito da un’unica giovane cameriera, che freneticamente corre per la sala assistendo i comunque non pochi avventori ed accogliendo i nuovi arrivati (anche ad orari non più tollerati da taluni ristoratori).
Il menù, seppur non eccessivamente articolato, svaria tra pietanze di terra e di mare. Per queste ultime – ci viene espressamente indicato -, è prassi e profilassi del ristorante congelare preventivamente gli ingredienti, anche il pescato di giornata, al fine di preservare la salute dei propri clienti. Seppure tale scelta potrebbe far pensare a un subordine nella qualità complessiva, i Donkey accettano la sfida della cucina, impostando la cena nell’ottica dei piatti di mare. Tale audacia, vedremo, risulterà gratificante.
Dopo aver scelto il vino per la serata – un ottimo vermentino DOC Tuvaoes della cantina di Giovanni Cherchi -, e dopo aver apprezzato i favolosi crostini all’olio proposti come panini d’accompagnamento, al tavolo dei burricchi venivano presentati una serie di cinque eccellenti ed originali antipasti, quattro di mare, più una integrazione di terra richiesta da Jesus.
Nell’ordine potevamo quindi apprezzare: crostini con delicatissimo patè di salmone, carpaccio di tonno con verdure, arancia e pepe rosa, eccezionale insalata di polpo con ananas, melone e scorze di arancia, polpette di dentice su letto di rucola e aceto balsamico, per finire con un ottimo piatto di bresaola condita con rucola grana e limone, che a dire il vero ci saremmo aspettati essere carpaccio di manzo (pezza crua), ma che giustamente non sarebbe stato in linea con la filosofia di profilassi precedentemente manifestata.
Di altissimo livello anche i due assaggi di primi, consumati dalla totalità dei commensali: maccarrones de busa con bocconcini di pesce spada, pomodorini e menta, raviolini di cernia con pomodoro fresco e gamberi al profumo di zafferano. Buonissimi!
Differenziati invero i secondi piatti. L’Ing.Marrocu si deliziava con dei classici gamberi cucinati “alla sarda”, con aglio e prezzemolo, mentre il Raschione sceglieva di tralignare dai canoni tradizionali, optando per i gamberi con condimento d’arancia: superbi! Meno fortunata la scelta di Jesus.
La pur buona tagliata di tonno con pomodorini e rucola, non si è rivelata comunque all’altezza di tutte le precedenti pietanze, per un eccesso di cottura del tonno stesso. Questo è l’unico appunto che possiamo muovere quest’oggi alla cucina de “La taverna di Castello”.
Ineccepibile anche la qualità dei dolci: creme caramel con guarnitura di panna montata e fragole per Jesus, cheescake con fragole per il Raschione, crema catalana classica per l’Ing.Marrocu.
Conclusione della cena con due sublimi liquori alla liquirizia (“Eclisse”) più la consueta grappa barricata per Jesus.
Costo finale complessivo, 41€ cadauno, assolutamente inferiori al valore della cena proposta, e quindi integrati con una cospicua e meritata mancia, interamente finanziata da Jesus e dal Raschione perché l’esigentissimo Ing.Marrocu si è proposto ormai da tempo di premiare esclusivamente i ristoranti che raggiungono il sesto burriccu, su una scala di cinque!
Quattro (meno meno, per i difetti evidenziati) sono i burricchi che invece quest’oggi vogliamo attribuire a “La Taverna di Castello”, per una qualità della cucina di primissimo livello e per l’ambientazione intima e suggestiva, che ne fa meta ideale per romantiche serate in compagnia. Assolutamente da non perdere!
VALUTAZIONE “La Taverna di Castello”: Quattro Burricchi. | |||
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Ristorante Taverna di Castello |
Indirizzo: Via La Marmora 24, Cagliari Telefono: 0703110056 [mostra in google maps] |
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18 feb 2012 alle 19:26
Venerdi diciasette, l’ombra della cuccurra dall’alto delle mura dell’antico castello incombe sul capoluogo, irradiando disgrazia, disordine, pericolo e panico, soprattutto per gli automobilisti che si trovano, loro malgrado, nelle immediate vicinanze del vettore terrestre approssimativamete condotto da chi proprio il volatile del malaugurio impersona. Al suo fianco il buon Ettore sfida la sorte e scommette sulla serata fortunata all’insegna del trionfo dei sapori.
Chi pare risentire degli effetti della giornata della luna sera è il nostro sempre (sovra)stimato e colpevolmente ritardatario, Ing. Marrocu, per questo contattato con sollecitudine dal sottoscritto, questa sera decisamente turbato da visioni e vortici, imputabili a qualche variante di disturbi della personalità, ma anche preoccupato dall’entrata in vigore della ZTL del quartiere di Castello (ore 24:00), che avrebbe comportato sanzione amministrativa e rimozione del veicolo.
Una serata partita con i migliori auspici non avrebbe potuto regalare migliori emozioni del cibo di ottima qualità sapientemente preparato e accompagnato da un nettare adeguato, che i Burricchi non trovano dappertutto, l’eccellente Tuvaoes, sebbene maldestramente presentato come un rosso dalla confusa cameriera, oltre chè dal siparietto regalatoci dal nostro Ing. Marrocu, che si è esibito in una dettagliata elencazione dei Santi celebrati nell’anno 2012 a seguito di una cattiva predizione dei movimenti delle posate presenti in uno dei vassoi presentatoci, posate finite maldestramente nei propri costosi indumenti.
L’ambientazione suggestiva e una qualità indiscutibile dell’offerta provata, che ha raggiunto l’eccellenza nei raviolini di pesce e nel cheese cake, assicurano l’invidiabile valutazione di quattro somarelli.
Rimane qualche punto da migliorare, come un adeguato sistema di aspirazione dei fumi della cucina che eviterebbe ai clienti di uscire dal locale a fragu de Santa Rega, la sostituzione dei pratici tovaglioli in carta con quelli più nobili in stoffa, e una maggiore attenzione nella descrizione dei piatti e delle eventuali varianti da parte del personale in sala.
Sicuramente un posto da provare, tra l’altro a prezzi decisamente accessibili anche all’utenza più sensibile alla spesa.
20 feb 2012 alle 11:19
Piccolo appunto sulla toponomastica cittadina – e non solo -.
Il Generale a cui è dedicata la via che ospita il ristorante, è Alberto La Marmora. Il sanguinato si scrive correttamente separando l’articolo dal sostantivo e non certo contraendoli in uno sbrigativo “Lamarmora”, come google maps e taluni riferimenti ufficiali, sembrano suggerire.
Tutto questo, sia ben chiaro, solo per condurre una polemica inutile.
28 feb 2013 alle 01:07
ci siamo recati alla Taverna di Castello in questo venerdì pre-elettorale (fato volle che si trattasse anche di venerdì di quaresima giusto per emulare il vostro luminoso esempio); essendo in 6 abbiamo optato per lo scegliere un antipasto a testa, dividere 3 primi e chiudere con un secondo e un dolce a persona. (qui le foto dei cibi scelti https://www.evernote.com/shard/s269/sh/7c7069a7-ff33-47a7-a6ff-e51106e3aadb/94745a0436aa1e368b3b7dd13bc6c7b4)
Malgrado i tempi di attesa non brevissimi tra una portata e l’altra siamo rimasti decisamente soddisfatti sia per la qualità del cibo sia per il servizio cordiale e non invadente.