Ristorante Tarvenae Arke’ – Quartu S.E.
In principio fu l’Arché. Ente generatore, cosmologica essenza, ordine primo, eterea sostanza di tutto ciò che è sensibile e, di certo, intelligibile.
Da Talete a Spinoza, da Anassimandro all’architetto Mangoni; quanti illustri filosofi, per preziosi istanti, ore e finanche anni del loro tormentato cammino, hanno sottratto all’inarrestabile correre del tempo, all’interminabile circolo dell’esistenza, il genio limpido del proprio pensiero, nel puro esercizio metafisico del limite umano…
Ed eccoci immaginare, duemilacinquecento anni fa, Eraclito di Efeso, innanzi ai bracieri di una antica taverna greca, adagiar le proprie membra per discutere e ragionare sull’essenza e sul calore di quel fuoco, che pareva, in quell’istante di sospensione del pensiero, in quell’attimo di osservazione e rapimento – che tutto così naturalmente lasciava scorrere – l’origine ultima e prima delle cose.
Parecchi secoli più tardi, una triade di pensatori nobili (Jesus, Raschione Ettore, Ing.Marrocu), di nobile lignaggio – o, se più piace, di aìnino pedigree – spinti dall’eterno fuoco della gozzoviglia e della lussuria alimentare, si accingevano a filosofare su una nuova incombente crapula settimanale, adagiando le stanche membra su accomodanti basamenti, per predisporre e disporre un’altra sospensione di pensiero, un ponderato deliquio dei sensi, in luogo di un parimenti nobile libito mandibolare.
Ricettacolo del solenne rito, il Ristorante Tarvenæ Arke’, al principio del nobile (il Raschione Ettore, è a V.stra disposizione per spiegare il perché) Viale Colombo di Quartu S.Elena, che giusto in quel punto confluisce nell’altisonante Viale Marconi, quasi a trasfigurare il circolo ininterrotto di un inafferrabile inizio e di una indeterminabile fine.
Il ristorante si affaccia quindi all’origine del punto di convergenza geometrico tra i due succitati viali, che creano una sorta di ampia isola pedonale, in buona parte invasa dagli spazi del ristorante, a mo’ di gazebo coperto ed esterno alla sala principale. Quest’ultima viene interrotta, nella sua continuità ideale, da un breve accogliente vestibolo, che si risolve dopo un rapido salir di scale, accompagnato dalla fastosa luminosità di uno splendido cesto di agrumi.
Altrettanto splendida e luminosa è quindi, seppur di dimensioni piuttosto limitate, la sala interna.
Nonostante l’intento semiotico di arredi ed ornamenti non appaia consapevolmente espresso, l’impatto complessivo è quello di un ben riuscito sincretismo tra la prorompente modernità dello scorrere urbano – che si fa largo per mezzo delle ampie e luminescenti vetrine – e un più ricercato impegno di colori e luci soffuse, che col ben dosato impiego di tonalità dal rosso pompeiano all’ocra egizio, riconduce il pensiero dall’attuale fredda espressione del nostro presente, alle più antiche e calde atmosfere del romantico tempo passato.
Il servizio di sala, è garantito, per la maggiore, da una giovane gentile cameriera, particolarmente solerte negli intenti, ma nel complesso piuttosto acerba.
Contrattiamo con lei la serie di antipasti di mare più graditi, in contrapposizione alla rigidità degli assaggi proposti dal menu, e congiuntamente già fissiamo nei primi piatti, il termine ultimo del pranzo, per effetto di un contingente impegno alimentare già fissato per la sera.
Ad ogni modo intelligentemente ci viene proposto l’assaggio di un primo di mare e uno di terra, in luogo di una preferenza monofonica.
Assecondiamo con sospetto la proposta di accompagnare le pietanze ad un semplice vinello bianco della casa – rivelatosi infatti piuttosto mediocre – manifestata, forse, a dileggio di una scelta più prestigiosa, per effetto della primitiva impressione che tre affamati burricchi possono destare.
Diciamo subito, invero, che la sequenza di antipasti arrivata agli occhi e sotto le fauci dei Donkey, è stata veramente apprezzabile. Ingredienti genuini, abbondanza delle pietanze e splendida presentazione, costituiscono senza ombra di dubbio il punto di forza del ristorante Tavernæ Arke’.
Si inizia con una splendida fantasia di gamberi, carciofi amari e bottarga, esteticamente impreziosita da una rosellina (ringraziamo il Raschione Ettore per la delicata espressione poetica) di carota sfoglia. Seguiva una deliziosa insalata di gamberi, sedano e pomodori, un meno eccellente polpo in agrodolce con aceto balsamico (forse un po’ troppo duro).
Seguiva ancora una impressionante quanto squisita zuppa di cozze e arselle, accompagnata da un letto di pane carasau e bruschette inzuppate.
La qualità e il sapore delle cozze è segnalabile come tra le più buone sperimentate dal palato degli esperti burricchi, nella loro lunga peregrinazione.
Altrettanto notevole il piatto successivo: un sfolgorante assortimento di gamberi, passere di mare, calamari, (forse) meduse, triglie fritte su un letto di pane carasau, spaghetti fritti e ornamento di limoni a fette. Buonissimo! Un’ultima cosa degna di segnalazione, nell’ambito degli antipasti e non solo, la bontà e la fragranza del pane che ne guidava l’incedere.
Contraddittorio invece il giudizio che dobbiamo esprimere, nostro malgrado, per il binomio che ha caratterizzato l’assaggio dei primi piatti. Da un lato il primo di terra: trofiette al pecorino, carciofi e guanciale; sull’altro fronte una tipica espressione della cucina di mare: linguine all’astice.
Parliamo di contraddizione in luogo del frapporsi di tre differenti giudizi, positivi e negativi, che si rivolgevano, più o meno simmetricamente e indistintamente, verso il piatto di terra o di mare, da parte di ciascuno dei prestigiosi commensali.
Complessivamente, comunque, non possiamo giudicare queste portate lontanamente all’altezza della magnificenza degli antipasti.
Arrivati a questo punto del pranzo, gli ormai satolli Triumviri non intendevano comunque negarsi la tradizionale e liturgica esperienza del dessert.
Mentre Jesus e il Raschione Ettore, recedevano dalla prima linea di una battaglia iper-calorica, richiedendo un semplice sorbetto al limone, allungato con vodka – che ad onor del vero è risultato penoso – l’irriducibile Ingegner Marrocu ordinava una splendida coppa di affogato al cioccolato con panna e nocciole, da lui stesso definito «delizioso», alla richiesta di giudizio da parte della curiosa cameriera.
Il pasto si è concluso con tre caffè, con un liquore alla liquirizia per il Raschione e una grappa barricata per Jesus.
Da notare l’anomala astemìa dell’Ingegner Marrocu, protratta – ad eccezione del contingente assaggio del «discreto (leggi mediocre)» vino bianco – per l’intero pasto e determinata da un eccesso di inserimento etilico negli avvenimenti intercorsi la sera prima.
Costo del pasto cadauno 30€, da ritenersi adeguato rispetto alla qualità di quanto consumato e del servizio offerto.
Riguardo al giudizio finale, non possiamo non sottolineare la splendida ambientazione del ristorante e l’eccellenza degli antipasti. Il servizio complessivo, qualità dei primi piatti, del vino e del dolce, non sono risultati invece all’altezza. A malincuore, quindi non possiamo che assegnare due soli burricchi, accompagnati da una menzione speciale per la ricercatezza estetica del locale.
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Tavernae Arkè BIS.
A seguito di una successiva, quanto casuale, visita dei Burricchi Ettore e Jesus avvenuta lunedi 30 dicembre 2013, e a seguito di un eccellente percorso eno-gastronomico, che in tale occasione ci è stato proposto, il giudizio ha visto una pesante integrazione di burricchi. Rendicontiamo brevemente e mediaticamente l’esperienza, proponendo la seguente galleria di immagini, che descrivono le fatiche sul campo.
Vino: bianco Vermentino DOC “Tuvaoes” 2012 delle cantine Cherchi, Usini.
Antipasti: Zuppa di cozze e funghi porcini; carpaccio di tonno rosso con arancia e spezie; cruditè di gamberi e scampi; ostriche “Fine de Claire”(Bretagna).
Primi piatti: spettacolari spaghetti mantecati ai ricci e orziadas (anemoni di mare) con pomodorini e orziadas fritte per Ettore; sontuosi raviolini al ripieno di cernia con ricci e scampi per Jesus.
Dessert: eccellente tortino alla ricotta e arancia servito su letto di cioccolato fuso.
Passito: Moscato artigianale.
Liquori: Rum Matusalem Gran Reserva 23YO per Ettore.
Nella nostra ri-valutazione il Ristorante Arkè ci stupisce per un’ottima qualità della cucina, risultato di un eccellente connubio tra ingredienti di prima scelta e una assoluta maestria nell’intrepretare felici accostamenti di sapori che hanno reso l’esperienza di altissimo livello. Rispetto alla prima valutazione ci ha impressionato soprattutto la capacità del matre in sala di capire e soddisfare le esigenze delle diverse tipologie della variegata clientela, clientela che occupavo la quasi totalità dei coperti disponibili, seppure si trattasse di un lunedi pomeriggio antivigilia dei festeggiamenti del nuovo anno. Quattro somarelli stiracchiati.
VALUTAZIONE “Tavernæ Arke’”: Quattro Burricchi. | |||
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Ristorante Tavernæ Arke’ |
Indirizzo: Viale Colombo 9, Quartu S.E. Telefono: 070883663 [mostra in google maps] |
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20 feb 2011 alle 18:10
Sempre attento il caro Jesus all’ambientazione e alla descrizione di quella che dovrebbe essere una sinfonia fra le scelte architettoniche e le soluzioni d’arredo… encomiabile soprattutto per l’assoluta incompetenza in materia che viene mascherata dalla capacità, spesso definita dai filosofi “di fare lingua…” (cit.)
Le impressioni sull’esperienza sono sicuramente condivisibili, anche per me antipasti sopra le righe e primi maldestramente assemblati, soprattutto in quella che doveva essere l’espressione dei sapori del mare, invece coperti da una sugo eccessivamente pesante oltre chè da un eccessiva economia nel dosaggio del costoso astice.
Correttamente Jesus definisce un po “acerba” la cameriera, interpretando velatamente la metafora del frutto poco maturo, che però sarà sicuramente gradita ai lettori che sposano le idee del Centro Destra. Confermo un po’ di inesperienza della ragazza, e soprattutto per la poca personalità dimostrata nel non consigliare una qualche etichetta costosa ai facoltosi avventori, consiglio che, unito al sorriso avrebbe sicuramente piegato la volontà dei triumviri.
Mi rimane comunque il rammarico di non aver provato ad imporre il secondo piatto anzichè il primo… ma consiglio ai lettori di provare il posto e di segnalarci eventuali impressioni, magari usando questa opzione.
11 lug 2011 alle 08:43
L’Arkè è uno dei miei ristoranti preferiti per l’ambiente (sala interna, luci soffuse e musica lounge davvero molto accoglienti), la gentilezza del titolare e del personale e la cura dei piatti, quasi tutti, peraltro, molto buoni. La zuppa cozze e porcini, in particolare, è una favola.
La volta che ho assaggiato le linguine all’astice erano squisite.
Un difetto può essere la monotonia del menù degustazione, sempre lo stesso, comunque sopperibile facendosi suggerire il pesce fresco del giorno (che non manca di certo). E comunque il rapporto qualità / prezzo è stratosferico: 30 € per antipasti misti, un primo, un secondo, un dolce, vino e caffè con quella qualità, presentazione e ambiente è praticamente imbattibile.