Ristorante steak house Jope – Quartu Sant’Elena
Trattenendo per pochi istanti la nostra irreprensibile e istintuale sardità, per intuire e discernere sentimenti ed emozioni lontani alle nostre radicate consuetudini, potremmo con la mente vagare, per qui giustamente onorare, con velleità visionarie, questo ultimo, ormai passato, Venerdì tredici.
Non sarebbe difficile allora, immaginarsi dall’altro capo del Mondo conosciuto, nella calda Australia in una frenetica Sidney primaverile, ed osservare tre indistinte e spigliate giovinette, interagire con un idioma ed uno slang ai più incomprensibile, mentre varcano la soglia del “Jope’s steak-house”, così concedendosi una giusta meritata pausa, dopo i dietetici rigori della settimana.
A ottomila miglia di distanza, in una assolata San Diego, alcuni distinti colleghi di lavoro – dai visi pallidi e spenti -, avanzano con cautela sulla Parsimony Street, ben attenti a non voler sfidare un ricorrenza che, seppur raziocinio imporrebbe di irridere, riesce a far sentire i suoi melliflui, malefici influssi, finanche verso ben saldi uomini di scienza. Destinazione finale ultima: una bistecca da Mr.Jope.
Più presso a noi, infine, ecco due aitanti hombres catalani, sfrecciare per le strade di Barcellona sulla loro possente ciento cincuenta caballos – diretti verso un nuovo alimentare approdo -, impattare una fangosa pozzanghera d’acqua piovana, tanto da inondare lo stesso sfortunato e non tricotico passante, che poche ore prima aveva declinato, adducendo risibili motivazioni, il loro rituale invito: «Jope! hilos de $!@!!!!»
Delegando al Raschione Ettore l’onore e l’onere di descrivere le ragioni (con i relativi insulti) per le quali non possiamo quest’oggi narrare di una ciccionata a tre, avendo dovuto rinunciare alla sempre gradita compagnia dell’Ing.Marrocu – che Jesus, con tutta probabilità, avrà modo di incontrare nel prossimo fine settimana, mentre sarà impegnato nell’esercizio delle sue funzioni in quel di Elmas -, procediamo ad introdurre il ristorante/bisteccheria che quest’oggi aveva la (s)fortuna di ospitarci.
Quartu, Via Polonia, sotto un ampio ma freddo porticato di probabile recente costruzione, si affaccia il quasi anonimo ingresso del locale.
A parte la copertura superiore, discretamente composta ma vagamente dozzinale, l’interno del ristorante è piuttosto curato. Un piccolo bancone in legno accoglie i visitatori e li introduce nell’unica (crediamo) non amplissima sala, con una decina di tavoli squadrati, pareti colore paglierino, decori in pietra, eleganti separè in tela, mensole con prestigiose bottiglie di vino in bella mostra, punti luce d’atmosfera, che difettano però per l’impianto elettrico poco decorosamente a vista. L’arredamento potrebbe di per sé garantire un sufficiente impatto di raffinatezza e romanticismo, alimentato dalla ben calibrata musica di sottofondo, se non fosse per i quasi irritanti brusio e chiassosità ambientale, gradualmente manifestatisi con il progredire del pasto, che non sappiamo se attribuire a una strutturale compromissione acustica, o alle moleste abitudini degli avventori il Venerdì sera.
Il servizio in sala veniva garantito da tre gentili, frenetiche ed efficienti cameriere, che non davano però l’impressione di essere o venire rigorosamente coordinate, in una pur risoluta anarchia generale.
Come i nostri lettori potranno dedurre dal prefisso al nome del ristorante, il “Jope” propone una cucina quasi esclusivamente di terra e, in virtù dello stupore percepito alla comanda, immaginiamo non siano molti i clienti che scelgono di articolare il loro pasto in termini di antipasti, primi secondi e dolce, anziché la comune bistecca con contorno e birra. Pur tuttavia, ad eccezione dei secondi piatti interamente dedicati alla carne, possiamo giudicare il menù alla carta sufficientemente distinto e adeguato.
I due burricchi commensali, sceglievano quindi di esordire con gli antipasti, declinati in un misurato binomio terra mare: affettati misti con prosciutto crudo, speck, salsiccia sarda, mortadella, coppa e pecorino stagionato, più una insalata di gamberetti rucola e pomodori. Abbondanza e presentazione degli antipasti apprezzabile, ma qualità e composizione assolutamente mediocri! Censurabile in particolar modo il valore dei gamberi surgelati, dal gusto e consistenza pressoché impalpabili. Il tutto era comunque accompagnato da un ottimo vino rosso: carignano del Sulcis DOC, “Rocca Rubia”, della cantina Santadi, scelto dal Raschione e servito colpevolmente in ritardo, dopo l’arrivo delle entrée.
Decisamente di tutt’altro spessore il primo piatto, comune a Jesus ed Ettore, che, pur non rappresentando un picco di eleva scuola culinaria, riusciva ad avere un degno impatto emotivo, nell’ottica di un caldo pasto invernale: trofiette ai porri, funghi porcini e tartufo d’alba. Discreto.
Ovviamente il piatto forte della serata doveva essere quello di carne.
Esclusa per Jesus la possibilità di gustare un filetto al cannonau (che a dire della cameriera nei fine settimana non si prepara!?), la scelta ricadeva su un Angus argentino, rivelatosi poi di eccellente qualità e di superba cottura.
Considerata l’abbondanza delle porzioni, si sceglieva quindi di terminare la cena con un semplice ma ottimo sorbetto al limone, senza degustare i proposti dessert della casa o – terminata la amata liquirizia – richiedere l’assaggio di ulteriori alcolici.
Costo effettivo della cena, 46€ cadauno, da ritenersi un 15-20% in eccesso rispetto alla qualità media delle portate proposte, al servizio approssimativo e a una non raggiunta gradevolezza ambientale.
La sintesi e la valutazione complessiva del ristorante “Jope”, che centellinando i nostri ben collaudati indici misureremmo in un burriccu e mezzo, per divina misericordia e in considerazione dell’eccellenza proposta nell’ambito della natura propria della steakhouse, viene arrotondata e mitigata in una più onorevole: due burricchi meno meno.
VALUTAZIONE “Jope”: Due Burricchi. | |||
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Ristorante Bisteccheria Jope |
Indirizzo: Via Polonia 123, Quartu S.E. Telefono: 070861497 [mostra in google maps] |
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14 gen 2012 alle 18:26
Jope, meta di sedicenti buongustai che ne tessono gli elogi della cucina, questo è il verbo che circola in rete, soprattutto nei gruppi di avventori particolarmente attenti a far girare (poco) l’economia, e che arriva alle prolungate orecchie dei ridimensionati, causa diserzione dell’Ing. Marrocu, Donkeys.
Vorrei rispondere subito all’appello del caro Jesus di commentare questa ennesima ingiustificata omissione di pubblico ufficio da parte dell’ormai traballante ipotricotico Burriccu, che sostiene di aver preso degli impegni inderogabili, al punto da non trovare un accordo su data e ora del consueto rito del fine settimana. Essere Triumviro impone di offrire un servizio che deve avere la priorita assoluta su qualsiasi altro impegno che non sia lavorativo e la recidiva violazione di questo principio ci costringe a mettere il somaro in questione sotto osservazione, con l’eventualità non remota di qualche sanzione disciplinare.
A questo proposito ricordo all’interessato che nemmeno il compito di riproduzione della specie è contemplata fra le scusanti accettabili.
Riagganciandomi invece al mero compito di illustrare i fatti di venerdi sera, terrei a precisare che la nobile denominazione di ristorante, rispetto a quella di trattoria, bisteccheria, impone soprattutto un protocollo di stile del rapporto tra il personale in sala e il cliente per cui a quest’ultimo non deve avere la sensazione di essere abbandonato dai camerieri, ma con i giusti tempi deve essere fatto accomodare e deve poter avere prima di tutto le bevande richieste e deve essere accompagnato nella scelta, con l’illustrazione dei dettagli poco di un menu di per sè poco chiaro, specificando le voci al momento non disponibili, risparmiando frasi come: “il filetto al cannonau nel weekend non lo facciamo, altrimenti il cuoco mi lancia la comanda“.
Per quanto riguarda la qualità del cibo devo ammettere che, seppur siamo andati in crescendo, siamo partiti da antipasti decisamente scadenti, passando per un primo piatto piuttosto anonimo nonostante l’altisonanza dei sapori che risultava dalla denominazione, fino ad approdare ad un ottimo angus, anche se questo è arrrivato dopo diversi giri di clessidra.
Per cui non posso che allinearmi al giudizio del nostro ipertricotico Burriccu e confermare due burricchi stiracchiati, che rappresentano la sufficienza minima secondo il giudizio ainìno.
16 gen 2012 alle 13:12
non avete preso le patate fritte come da mio suggerimento.
gli sarebbe valsa un mezzo burricco in +
11 feb 2012 alle 14:52
Ma chi é il pazzo che per recensire una bisteccheria ordina i gamberi? Se dovete recensire un sushi bar ordinate il porchetto? dovreste utilizzare un metro di giudizio allineato alla tipologia di ristorante, altrimenti rendete il sito un mediocre blog
11 feb 2012 alle 17:27
La follia qui è di casa, ma mi chiedo chi sia il pazzo che, cercando i giudizi espressi su un ristorante, si affida al nostro blog.
A parte questo, le recensioni sono fatte (nel limite del possibile) sull’intera offerta del locale. Se vengono proposti dei gamberetti sul menù, questi ci sia aspetta siano preparati con altrettanta cura rispetto alle “specialità della casa” che – se hai letto con attenzione le conclusioni della recensione -, sono comunque state prese nella giusta considerazione, altrimenti il giudizio finale sarebbe stato invero inferiore.
14 feb 2012 alle 17:52
Io sono il pazzo che mi fido dei vostri giudizi preferisco il giudizio di chi recensisce senza scopo di lucro rispetto ad una guida Michelin. La mia critica voleva essere costruttiva perchè mi piace molto questo sito. In bocca al lupo, continuò a leggervi e a dire la mia. Ciao
30 apr 2012 alle 13:07
Condivido l’idea che Jope debba venir considerato una bisteccheria più che un ristorante. Se però offre anche altro può leggittimamente essere giudicato anche per quell’altro purchè sia chiaro che lo si sta valutando in tal senso.
Come bisteccheria secondo me è buono e condivido anche l’opinione sulle patate fritte.
26 ago 2012 alle 12:29
Ci ho mangiato una volta e ne sono uscito con i capelli ritti. La maleducazione e l’inefficenza del personale è ai massimi livelli e direttamente proporzionale al conto astronomico. Ma come si può dire, in estate, di fronte ad una richiesta di vino bianco che vino bianco non ce n’è? A parte la carne, molto buona, tutto il resto della cena è stato pessimo. Altro che burricchi, nemmeno un cane morto gli darei.
26 ago 2012 alle 21:21
Aggiungo: Jope ha un menu’ di carne e uno di pesce ma quello di pesce non lo preparano (ricordo che parlo di agosto 2011) da qui l’assenza del vino bianco. Aggiungo la mancanza di risposta delle cameriere: sono dovuto andare personalmente in cucina per prendere un cestino col pane. Dulcis in fundo, a un certo momento ci è stato puntato contro il condizionatore che ci sparava addosso una lama gelata sui 10°. Alla richiesta di ridirezionare il condizionatore c’è stato risposto che una coppia si era lamentata per il freddo e così l’avevano direzionato su di noi. Roba da congestione. Anche in questo caso mi sono dovuto alzare per spegnerlo personalmente. Ripeto che la pietanza di carne è stata squisita (e non uso con leggerezza tale aggettivo) ma nel suo complesso, tenendo conto che avevo ospiti dal Lazio, l’esperienza è stata umiliante (considerata la ‘famosa’ ospitalità sarda) e in una parola: pessima.