Ristorante Martinelli’s – Cagliari
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Sabato 5 maggio, nel giorno in cui il mondo ricorda il passaggio a miglior vita del grande generale Bonaparte, inizia inesorabile, quanto inconsapevole, il tramonto della carriera di chi più di tutti è stato ai margini della scena, seppur come protagonista, ma che nemmeno come spettatore contribuisce in qualche modo alla causa, allo stesso modo di un altro grande condottiero (non più il Napoleon, ma il Magno Alessandro) greco, dalla vita privata chiacchierata quanto quella di Balotelli che riuscì, in soli dodici anni, a conquistare i territori che dall’Egitto vanno fino all’India, tanto da ispirare una produzione letteraria per cui egli appare come un eroe mitologico al pari di Achille, pose fine ai suoi giorni probabilmente in seguito ad un eccessivo abuso di alcool durante una cena.
Non sfuggirà all’attento lettore l’assoluta casualità dei riferimenti storici appena citati, utili solamente per dare colore alle nostre recensioni, e lungi dall’insinuare dubbi o allarmi sull’inevitabile affacciarsi di una nuova era, di nuove avventure, di nuovi personaggi.
Sono le 20:58 quando il telefono di chi Vi scrive squilla perentoriamente; dall’altro capo un irrequieto Ing. marrocu, per l’occasione stranamente in anticipo all’appuntamento.
Ing. M.: “Dottore! dove siete??”
E.: “stiamo girando l’angolo adesso…”
Ing. M.: “non vi vedo…”
E. : “guardi meglio!!..”
Dopo circa ottocento metri e almeno cinque minuti di cammino la Standard and Poor’s asinìna si ritrova al completo, in formazione titolare, presso la soglia alla soglia della nuova destinazione: il ristorante Martinelli’s, nella centralissima via Principe Amedeo.
Il locale è decisamente piccolo ma splendidamente curato ed illuminato. Un piccolo disimpegno separa la porta d’ingresso dalla sala principale, che si sviluppa interamente in lunghezza e nella quale trovano posto una trentina di coperti. Gli arredi nella propria sobrietà risultano elegantissimi: comode sedie rivestite in simil pelle a contorno di tavoli quadrati color noce e piccole tovaglie disposte verticalmente. Fra le pareti chiare e spugnate si aprono graziose decorazioni con mattone sardo e trovano posto diversi mosaici in ceramica che riprendono raffigurazioni Maya. In fondo alla sala una splendida vetrina/cantina nasconde la cassa e l’accesso ai servizi, servizi che, nonostante gli spazi angusti, segnaliamo per raffinatezza e funzionalità. L’illuminazione è garantita da semplici plafoniere in tessuto quadrate con lampade a luce calda.
Il servizio in sala è garantito da due efficienti e simpatiche cameriere, che dimostrano un approccio abbastanza informale, ma alle quali dovremmo appuntare qualche episodio di distrazione.
Veniamo accolti con un insolito apricena costituito da una porzione di patate fritte, inspiegabilmente non accompagnate da un appropriato prosecco. Decidiamo di iniziare le danze con una carrellata di antipasti di mare misti trascurando, secondo quella che si rivelerà una scelta azzardata, il consiglio della cameriera, che suggeriva porzioni ridotte al fine di arrivare a gustare anche i secondi piatti, rispondendo esclusivamente all’avidità delle nostre fauci.
Il nettare eletto per la serata è uno splendido Vermentino Lupus in Fabula delle tenute Olbios di Olbia, annata 2011, servito colpevolmente senza un adeguato rito dell’assaggio, rito che premia sempre le raffinate papille gustative dell’Ing. Marrocu e utile per la scenografia piuttosto che per garantire la correttezza della scelta.
L’approccio con la cucina è sensazionale: si inizia con un eccellente carpaccio di tonno rosso, insaporito con sale nero e impreziosito con germogli di porro, seguito da un altrettanto gustoso carpaccio di salmone guarnito con germogli di finocchio.
Si prosegue con un ottimo piatto di carciofi con scaglie di bottarga e degli squisiti tortini di patate e aringhe affumicate: spettacolo!
Si cede poi il passo agli antipasti caldi e i Donkeys rimangono decisamente impressionati da una sinfonia perfetta di sapori, interpretazione fuori dal comune delle ricette e maestria nel dosaggio degli ingredienti: spettacolare pasticcio di code di gamberi, pomodorini e avocado, servito su conchiglia di capasanta, gradevole tonno in umido con olive, ottima cernia con funghi, per arrivare al piatto forte del ristorante, sontuosa cernia con le mele: chapeau! Chiudono gli antipasti, delle delicatissime frittelle di gianchetti.
Nonostante l’appagamento del gusto, che stimola l’avidità alimentare, fra i Triumviri si affaccia lo spettro di un accenno di saturazione, accenno che diventa poi sentenza inesorabile al cospetto dei primi piatti: tagliolini con pomodoro, dadini di cernia e bottarga per l’Ing. Marrocu e primo del giorno – per questo motivo al di fuori del menu -, per Ettore e Jesus: straordinari spaghetti allo zafferano con pomodirini e filetti di triglia.
I primi piatti si allineano all’eccellenza degli antipasti, ma sono stati serviti in quantità eccessivamente abbondanti, decretando la prossima fine delle ostilità, non prima del passaggio al dessert.
Dopo una sterile discussione con la cameriera sull’offerta dei dolci e sull’abbondanza delle porzioni, si decide per una zuppa inglese per l’Ing. Marrocu, mousse al cioccolato per un (non) amante del genere, Jesus, e con un iperglicemico quanto scenografico vassoio di assaggi per Ettore: tiramisu, zuppa inglese, mousse al cioccolato con panna e sciroppo di frutti di bosco, mousse di frutti di bosco con panna e sciroppo di ciliegie. Dessert ineccepibili come gusto e presentazione. La cena si conclude con dell’ottimo liquore di liquirizia della casa per Ettore e l’Ing. Marrocu e una grappa barricata per Jesus.
Costo della serata: 50€ cad. Burriccu, da ritenersi in linea con la straordinaria qualità della cucina, ma subito rimpinguata da una cospicua mancia finanziata dai soliti noti(due).
Il ristorante Martinelli’s può vantare un’eccellenza nella scelta, preparazione e presentazione dei piatti, sebbene ci sia da appuntare un servizio un po’ distratto, e una carta dei vini bianchi che non include etichette particolarmente prestigiose. Si tratta comunque di difetti di lieve entità, che sicuramente non compromettono l’accesso alla zona Champions della nostra classifica: quattro somarelli più che meritati.
VALUTAZIONE “Martinelli’s”: Quattro Burricchi. | |||
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Ristorante Martinelli’s |
Indirizzo: Via principe Amedeo 18, Cagliari Telefono: 070654220 [mostra in google maps] |
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06 mag 2012 alle 18:10
Già mentalmente dispensato dall’onere e dai condizionamenti percettivi (che impongono l’elevarsi dell’attenzione percettiva) legati alla recensione, il vostro amato Jesus affronta la serata concentrandosi sui problemi di allergia ai pollini, sugli antistaminici e sulle strane stigmate che compaiono sulla sua epidermide, al di fuori dei canonici tempi quaresimali.
Avevamo già sentito parlare del “Martinelli’s” in termini più che positivi ma, in virtù di approssimative descrizioni o delle irrequiete mutazioni dell’intelletto presidenziale, non mi aspettavo di più che un bugigattolo pittoresco e tenebroso, piuttosto che un locale luminoso, elegante, e dai dettagli ottimamente curati. In particolare, per una volta, una splendida cantina in alluminio, non costituisce motivo di censura estetica, ma piuttosto un originale elemento d’arredo, ben integrato e valorizzato nel contesto dell’ambientazione.
“Ei fu Marrocu immobile”, oserei abozzare e parafrasare, seguendo la ricorrenza del giorno, per introdurre l’antitesi dell’immobilità del Marrocu, improvvisamente precipitatosi fuori dal locale alla ricerca di campo GSM, non appena veniva informato da Jesus di varie movimentazioni di carattere sentimentale, che avvenivano in quegli istanti sulla sua pagina Facebook. Quando si dice, “il sonno del giusto”.
Ineccepibili, originali, e superbamente preparate le pietanze presentate al cospetto dei burricchi, sulle quali il Raschione Ettore ha già ampiamente posto l’accento e per le quali quindi, non voglio dilungarmi oltre.
Le uniche contingenti critiche che si possono muovere al ristorante sono da ricercarsi, da un lato, nella eccessiva chiassosità della piccola sala, per l’accidentale presenza di una tavolata di venti persone (ma per questo possiamo immaginare che in serate meno affollate tale problema non si porrebbe) e dall’altro in qualche difetto di ricercatezza del servizio: stappare sbrigativamente la bottiglia di vino senza assicurare all’Ing.Marrocu l’opportunità di esibirsi nello scenografico rituale dell’assaggio, ha limato leggermente al ribasso la nostra valutazione, mitigando ogni ragione di menzione speciale.
Abbondantissime le porzioni tanto che Jesus, dopo aver sfidato a viso aperto la gentile cameriera sulla quantità degli antipasti, veniva successivamente schernito dalla medesima, per la manifestata apatia nei confronti del primo piatto (lasciato a metà) e del dolce (poco più che assaggiato).
A giustificazione del vostro amato burriccu, il malcelato diordine del suo equilibrio biochimico, alterato nella serata dalla massiccia assunzione di farmaci.
“Lupus in fabula” il nome del vino. Vi lascio immaginare chi, tra i tre burricchi, possa a pieno titolo assumere il ruolo dell’ammazzagalline. Dopo tutto, il lupo perde il capello ma non il vizio…
ps.: vorrei qui ricordare ai nostri fan l’ormai ricorrente evento sportivo che vedrà coinvolta la squadra del Donkey Team, finanziata e sponsorizzata dal nostro sito. per maggiori informazioni e per candidarsi a diventare fan ufficiale della squadra (per le ragazze in regalo fantastici gadget quali la maglietta ufficiale), visitate la pagina: http://seud.eu/?donkeyteam
26 ago 2012 alle 20:56
Sono stato spesso in questo locale, sia con la vecchia gestione (col tavolone in legno) che con la nuova e ho sempre mangiato molto bene. Prima si trattava di un locale meno curato ma sempre ineccepibile sulla bontà delle pietanze ma ora si presenta anche molto bene. Devo però fare un appunto: l’ultima volta eravamo in sei e siamo stati sistemati in un tavolo troppo piccolo. La situazione si è in seguito aggravata per un costante apporto di piatti che è andato a saturare ogni spazio disponibile sulla già striminzita tavola, tale da impedirci quasi di mangiare e da provocare la caduta di un calice ricolmo di vino, cosa che non ha mancato di turbarmi. Ora, capisco che i coperti siano pochi ma il confort degli avventori è fondamentale. Riuscissero a limare aspetti di così facile soluzione, magari con un semplice carrello lato tavola, Martinelli’s potrebbe realmente aspirare all’Olimpo culinario di Cagliari perché sulla bontà dei cibi hanno ben pochi rivali. In ogni caso è un posto in cui si torna sempre molto volentieri.